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Document 52021AE1530

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale» [COM(2021) 118 final]

EESC 2021/01530

GU C 374 del 16.9.2021, p. 22–27 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/22


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale»

[COM(2021) 118 final]

(2021/C 374/05)

Relatore:

Gonçalo LOBO XAVIER

Consultazione

Commissione europea, 21.4.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Mercato unico, produzione e consumo

Adozione in sezione

15.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

207/0/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il piano della Commissione europea per la bussola per il digitale 2030 giunge in un momento critico per l’Unione e per il mondo intero. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) plaude all’iniziativa e all’obiettivo di utilizzare le tecnologie digitali per migliorare la vita dei cittadini, creare nuovi posti di lavoro, promuovere il progresso e stimolare la competitività europea. La pandemia ha messo in luce l’importanza e le possibilità degli sviluppi digitali, ha evidenziato la necessità di adeguamenti e ha cambiato il nostro modo di socializzare e di lavorare. L’Unione europea deve affrontare queste sfide in modo adeguato. Al fine di trasformare le intenzioni in azioni concrete, è fondamentale avere una strategia ovvero un piano con obiettivi specifici e un sistema per misurare i progressi.

1.2.

Il CESE ritiene che l’innovazione digitale debba sempre tutelare i diritti fondamentali, garantendo la salute e la sicurezza e preservando la vita privata di ciascuno (protezione dei dati personali). È essenziale che i cittadini percepiscano gli sviluppi e la crescita come fattori che producono un impatto positivo sulla qualità della loro vita. Gli effetti delle nuove tecnologie che ci aiutano nella nostra vita quotidiana devono essere positivi ed equamente distribuiti, al fine di giovare effettivamente alla società; il diritto alla salute, inoltre, deve sempre prevalere ed essere riconosciuto tra i diritti fondamentali della cittadinanza digitale.

1.3.

Il CESE invoca la necessità di ripristinare la fiducia pubblica e di migliorare la cibersicurezza e la ciberresilienza attraverso il principio di «security by design» lungo l’intera catena di valore digitale, al fine di offrire alle persone una scelta migliore e consentire un controllo più efficace sui loro dati («etica dei dati») e di definire la responsabilità degli intermediari per contrastare i contenuti nocivi e illegali.

1.4.

L’accessibilità online di tutti i principali servizi pubblici europei e nazionali costituisce un obiettivo giustificato. Ciononostante, il CESE ammonisce che nessuno dovrebbe essere lasciato indietro e che è essenziale fornire supporto a coloro che non possono beneficiare immediatamente del processo di digitalizzazione. Vi è tuttora un considerevole numero di cittadini che non dispone delle conoscenze e delle capacità, né di hardware e software necessari per beneficiare di tali strutture. Il CESE esorta la Commissione a sostenere coloro che si trovano in un processo di transizione.

1.5.

Il CESE pone in evidenza l’enorme rischio degli svantaggi legati all’apprendimento che possono derivare da un investimento squilibrato. Partendo dai bambini fino a giungere alle persone più anziane, bisogna tenere conto degli effetti della povertà digitale, pertanto occorre assolutamente rivolgere particolare attenzione ai rischi effettivi. Gli investimenti nelle infrastrutture devono essere effettuati contestualmente a quelli operati nel settore della formazione al fine di ridurre il divario.

1.6.

Il CESE sottolinea la necessità di sostenere le persone per quanto concerne il miglioramento del livello delle competenze e la riconversione professionale attraverso la creazione di pari opportunità, stimolando partenariati pubblico-privati per lo sviluppo e la riqualificazione delle competenze (sia per l’attuale forza lavoro che per i discenti adulti) e promuovendo in tal modo un’attitudine orientata all’apprendimento permanente per tutti.

1.7.

Il CESE ritiene che sia necessario modernizzare l’istruzione alla luce della società digitale. È fondamentale stimolare la digitalizzazione dei sistemi di istruzione facendo convergere i contenuti formativi all’era digitale, e creare ecosistemi pubblico-privati con l’obiettivo di attuare nuove metodologie di istruzione che siano aperte e accessibili per fornire a tutti le stesse opportunità.

1.8.

Gli sviluppi digitali comportano rischi quali frodi, violazioni della vita privata e mancanza di trasparenza, fattori che potrebbero pregiudicare gli obiettivi definiti nel documento. Il CESE ritiene necessario creare condizioni volte a prevenire tali rischi e disciplinare le responsabilità a livello di UE.

1.9.

Il CESE sottolinea la necessità di prendere in considerazione strategie finalizzate ad affrontare i possibili trasferimenti di posti di lavoro risultanti dallo «spiazzamento tecnologico». Come è stato affermato in precedenti pareri, si riconosce che l’intelligenza artificiale (IA) e la robotica sostituiranno e trasformeranno determinati posti di lavoro, ne elimineranno alcuni e ne creeranno altri. In ogni caso, l’UE deve assicurare che tutti i lavoratori, che siano dipendenti, lavoratori autonomi o lavoratori autonomi fittizi, abbiano accesso alla protezione sociale, in linea con l’insieme dei diritti sociali europei. Il dialogo sociale su tali aspetti deve essere promosso a tutti i livelli e l’allineamento di obblighi e doveri con l’attuale economia digitale basata sulle piattaforme deve costituire una priorità.

1.10.

Il CESE ritiene che, al fine di gestire la transizione digitale in modo inclusivo e socialmente responsabile e di affrontare la perdita di posti di lavoro, in particolare nel periodo post-COVID, una priorità deve essere costituita da un fondo europeo, alimentato principalmente tramite la tassazione delle più grandi imprese del settore tecnologico, con l’obiettivo di giovare ai lavoratori che perderanno la loro occupazione e le loro aziende a causa della digitalizzazione dell’economia, attraverso una formazione adeguata, il miglioramento del livello delle competenze e la riconversione professionale.

1.11.

Il CESE chiede altresì una politica coordinata che affronti efficacemente il punto di partenza dell’Europa e si allinei ai cambiamenti tecnologici e sociali a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e che sono stati accelerati dalla pandemia: è fondamentale disporre di una strategia industriale, che includa una politica per la concorrenza e una regolamentazione specifica per settore, vale a dire capace di garantire una connettività sicura.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Il CESE sostiene il piano della Commissione europea per la bussola per il digitale 2030: il percorso europeo per il decennio digitale, nel quadro di un piano d’azione più ampio volto a stimolare l’economia e la ripresa sociale dell’Europa.

2.2.

La crisi della COVID-19 ha messo in luce un elevato grado di dipendenza esterna per quanto concerne la tecnologia e il trattamento dei dati, questioni che devono essere affrontate con efficienza e rapidità. Le risorse di cui dispone l’Europa in tali ambiti devono essere sfruttate meglio e i cittadini europei devono essere maggiormente coinvolti.

2.3.

Il CESE sottolinea il concetto secondo cui nessun cittadino dovrebbe essere lasciato indietro. In Europa il tasso di analfabetismo digitale, secondo la Commissione pari al 35 %, è tuttora elevato ed è necessario far fronte alla mancanza di accesso alle risorse digitali. Tuttavia, nelle relazioni economiche e amministrative deve essere garantito l’accesso alla presenza umana. È altresì importante far sì che i vantaggi della digitalizzazione non vengano sfruttati solo da poche persone. Il decennio digitale deve apportare benefici a tutti.

2.4.

Le imprese europee, in particolare le PMI, devono ricevere supporto negli sforzi profusi a favore della digitalizzazione e devono essere dotate dei mezzi necessari per competere su scala globale. Laddove l’UE possieda o finanzi risorse informatiche, quali computer con accelerazione quantistica, il relativo accesso deve essere distribuito in modo equo, sulla base di criteri oggettivi.

2.5.

Tuttavia, i fondi pubblici e le risorse finanziarie ambiziose non produrranno da soli i risultati auspicati. Necessitiamo altresì di una politica coordinata che affronti efficacemente il punto di partenza dell’Europa e si allinei ai cambiamenti tecnologici e sociali a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e che sono stati accelerati dalla pandemia: è fondamentale disporre di una strategia industriale, che includa una politica per la concorrenza e una regolamentazione specifica per settore, vale a dire capace di garantire una connettività sicura.

2.6.

Il CESE accoglie con favore l’intento di sviluppare un ecosistema di istruzione e innovazione digitale e sottolinea la necessità di fare leva sugli istituti accademici e scientifici europei di alto livello al fine di raggiungere tale obiettivo.

2.7.

Vi è la necessità di incentivare la cooperazione pubblica e privata esistente e creare maggiori sinergie per assicurare un nuovo «Digital Deal», basato su un modello di governance capace di coniugare gli aspetti sociali, ambientali ed economici, al fine di raggiungere una transizione digitale equa, inclusiva e sostenibile nel lungo periodo.

2.8.

Il CESE sottolinea la necessità di prendere in considerazione strategie finalizzate ad affrontare i possibili trasferimenti di posti di lavoro risultanti dallo «spiazzamento tecnologico». Come è stato affermato in precedenti pareri (1), si riconosce che l’IA e la robotica sostituiranno e trasformeranno determinati posti di lavoro, ne elimineranno alcuni e ne creeranno altri. In ogni caso, l’UE deve assicurare che tutti i lavoratori, che siano dipendenti, lavoratori autonomi o lavoratori autonomi fittizi, abbiano accesso alla tutela sociale, in linea con l’insieme dei diritti sociali europei. Il dialogo sociale su tali aspetti deve essere promosso a tutti i livelli. Occorrerebbe adottare e coordinare misure volte a sostenere le persone che subiscono uno spostamento del posto di lavoro, possibilmente ricorrendo a un finanziamento alimentato da un’imposta europea sulle società che traggono maggiore profitto dall’economia digitale.

2.9.

Il ruolo del capitale di rischio, dei mercati azionari e degli investimenti privati in generale non deve essere trascurato. Lo sviluppo tecnologico in Europa sarà trainato da società private e l’UE sarà capace di competere su scala globale solo se rimane un «posto accogliente» per tali investimenti. Tutti ciò deve avvenire nel dovuto rispetto delle norme sociali.

2.10.

Gli obiettivi ambiziosi relativi alla connettività dovrebbero andare di pari passo con un impegno volto a realizzare un quadro normativo più favorevole a sostegno degli investimenti privati nelle infrastrutture di rete. Sarà di fondamentale importanza orientare la strategia industriale dell’UE e la visione per una leadership europea nel settore della connettività digitale alla politica di concorrenza e alla prassi regolamentare per il settore delle telecomunicazioni.

2.11.

La tabella di marcia per il decennio digitale delinea una serie di piani volti a sviluppare «infrastrutture e capacità cloud proprie» europee, per evitare che i dati generati in Europa vengano trasferiti all’estero, cosa che avviene al momento per oltre il 90 % dei dati europei. L’Europa non deve mostrarsi ingenua e deve continuare la sua lotta per acquisire maggiore indipendenza e mantenere nell’ambito dei propri confini i dati dei suoi cittadini, in particolare i dati sensibili. A tale riguardo, l’obiettivo perseguito nel piano per il decennio digitale di raggiungere 10 000 nodi periferici e cloud a impatto climatico zero e altamente sicuri costituisce un passo nella giusta direzione. Il progetto GAIA-X deve essere accelerato e divenire rapidamente operativo.

2.12.

Il CESE sostiene l’idea di promuovere un settore tecnologico europeo per ridurre la dipendenza dai giganti tecnologici cinesi e americani e per recuperare terreno in ambiti quali la diffusione del 5G, la fabbricazione dei chip e la gestione dei dati, ma mette in guardia rispetto all’approccio di un’economia dei dati protezionistica in Europa. Dovrebbero essere promossi i partenariati internazionali e la cooperazione.

2.13.

Per raggiungere questi obiettivi, entro il 2030 dovranno essere impiegati negli ambiti di attività pertinenti 20 milioni di specialisti nel settore della tecnologia, rispetto all’attuale numero pari a 7,8 milioni. Nel 2019, solo il 18 % dei 7,8 milioni di lavoratori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) era costituito da donne. La diversità nei settori digitali è fondamentale e contribuirà a plasmare la visione del mondo e delle relative sfide, ossia a ridurre il rischio che venga meno l’imparzialità. L’obiettivo di conseguire una composizione di genere più equilibrata deve essere attentamente monitorato e occorre promuovere l’accesso delle donne alle discipline STEM. Il dialogo sociale dovrebbe essere incentivato a tutti i livelli (di impresa, di industria e nazionale), in quanto può contribuire al conseguimento di tale obiettivo. Negli Stati membri dovrebbero essere promosse campagne efficaci, a partire dalle scuole elementari, in modo tale da incoraggiare le ragazze a scegliere discipline tecnologiche e scientifiche. Il divario digitale costituisce una grande sfida. In molte zone rurali non è ancora disponibile neppure il 3G. L’Europa e gli Stati membri dovrebbero offrire incentivi per stimolare gli investimenti nelle zone rurali al fine di garantire che nessun cittadino sia lasciato indietro.

2.14.

Tali investimenti potrebbero stimolare la coesione territoriale e lo sviluppo regionale, e consentire alle persone, se lo desiderano, di vivere una vita più appagante al di fuori dei grandi centri urbani (i «piccoli comuni intelligenti» a cui si fa riferimento nella comunicazione). Il lavoro a distanza deve essere sviluppato attraverso il dialogo sociale e una contrattazione collettiva a tutti i livelli, al fine di salvaguardare la salute e il benessere dei lavoratori.

2.15.

Il CESE esorta la Commissione europea a realizzare incentivi affinché le persone si trasferiscano al di fuori delle grandi aree urbane, promuovendo in tal modo lo sviluppo economico e sociale delle zone rurali. Ciò sarà possibile solo se verrà resa disponibile l’infrastruttura adatta, in particolare nel settore dei trasporti e delle telecomunicazioni.

2.16.

Vi sono considerevoli sfide ambientali che dovranno essere affrontate nel prossimo decennio e tutte le azioni intraprese in tale contesto dovrebbero anche tenere conto dell’aspetto ambientale. Inoltre, la bussola per il digitale dovrebbe essere utilizzata come ulteriore strumento per contribuire a realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo e a ridurre l’impatto ambientale.

2.17.

Analogamente, le tecnologie digitali devono essere trasparenti, inclusive, non discriminatorie, eque e imparziali. Tale aspetto è ancora più importante man mano che i servizi pubblici diventano sempre più digitali. Attualmente, secondo la Commissione, il 65 % dei cittadini europei dispone di competenze digitali di base. L’obiettivo è fare in modo che tale percentuale raggiunga l’80 % entro il 2030. La questione relativa all’inclusione e al sostegno da fornire al restante 20 % di persone (che corrisponde a circa 90 milioni di cittadini nell’UE) è determinante per ridurre la povertà e l’esclusione. Tra questi cittadini si annoverano solitamente i più poveri e i più anziani, i quali vivono nelle zone rurali e possono diventare ancora più vulnerabili per quanto riguarda il ricorso ai servizi pubblici e privati, che diventano sempre più digitalizzati. Il CESE sottolinea che, nelle relazioni economiche e amministrative, debba essere garantito l’accesso a servizi forniti da «personale umano».

2.18.

Il CESE appoggia pienamente l’obiettivo di rendere disponibili online tutti i principali servizi pubblici europei; anche le cartelle cliniche dei cittadini europei dovranno essere completamente digitali, poiché si prevede che l’80 % dei cittadini utilizzerà un’identità digitale. Ciò richiederà tuttavia anche un impegno coordinato e volontà politica da parte di tutti gli Stati membri. Il CESE chiede un coinvolgimento delle organizzazioni della società civile per raggiungere tale obiettivo. In linea di principio, le infrastrutture digitali di base per i servizi pubblici dovrebbero essere liberamente accessibili. In ogni caso, la digitalizzazione dei servizi pubblici non deve causare l’insorgere di maggiori barriere finanziarie per gli utenti.

3.   Osservazioni particolari

3.1.

La crescente digitalizzazione in tutti gli ambiti della vita richiede una riflessione accurata in termini di cibersicurezza e suscettibilità alle frodi; è inoltre fondamentale informare i cittadini al riguardo. La regolamentazione della tecnologia indossabile è particolarmente preoccupante e merita quindi un’attenzione speciale.

3.2.

Le norme europee inerenti all’economia digitale sono in rapida evoluzione. I cittadini e le imprese devono essere sensibilizzati in merito ai loro diritti e doveri nel mondo digitale. Dovrebbero essere profusi sforzi continui tesi a consolidare le iniziative legislative e a rendere la normativa più facile da comprendere e applicare per i cittadini e le imprese.

3.3.

Il CESE accoglie con favore il monitoraggio periodico degli obiettivi e il sistema di governance presentati nella comunicazione e ritiene che i progetti multinazionali siano determinanti al fine di realizzare la visione delineata.

3.4.

Il CESE propone l’elaborazione di studi di caso per determinati settori negli Stati membri e nei paesi terzi, al fine di adottare o promuovere le buone pratiche a livello europeo. Dovrebbero essere promossi spazi di sperimentazione normativa che forniscano un ambiente sicuro per testare nuovi modelli e idee aziendali. Un’economia digitale ambiziosa deve istituire campi sperimentali agili e tolleranti.

4.   Una popolazione dotata di competenze digitali e professionisti altamente qualificati nel settore digitale

4.1.

Il CESE sostiene l’obiettivo di avere 20 milioni di specialisti impiegati nel settore delle TIC, con una convergenza tra donne e uomini (2) (scenario di riferimento 2019: 7,8 milioni). Ovviamente ciò renderà necessari investimenti in sistemi di istruzione adeguati a sostegno di questo obiettivo.

4.2.

La digitalizzazione dei servizi delle libere professioni strettamente connessi agli interessi pubblici quali sanità, sicurezza, diritto e tenore di vita ha un impatto notevole sulla società e richiede nuovi approcci professionali ed etici (3). Il successo dipende sia dai professionisti altamente qualificati sia dalle competenze digitali e dalla comprensione da parte di utenti, pazienti, clienti e consumatori.

4.3.

Il CESE sottolinea la crescente necessità di sostenere le persone per quanto concerne lo sviluppo e la riqualificazione delle competenze, promuovendo un’attitudine orientata all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita per tutti.

4.4.

La pandemia ha innescato una forte espansione dell’apprendimento a distanza. Nel contempo, è risultato evidente che ciò comporta un elevato rischio in termini di ritardi nell’apprendimento per i bambini appartenenti alle classi sociali inferiori. Contestualmente alla realizzazione del piano d’azione per gli obiettivi digitali 2030, occorre rivolgere una particolare attenzione alla povertà digitale.

5.   Il ruolo globale dell’UE nel decennio digitale e condizioni di parità per le PMI

5.1.

Per quanto concerne le PMI, è ovviamente essenziale sostenere i loro sforzi volti alla digitalizzazione attraverso vari approcci, ma è anche importante sottolineare il ruolo delle PMI come motore per l’innovazione nelle tecnologie digitali.

5.2.

Lo sviluppo dei software costituisce un sottosettore in rapida crescita nell’ambito del processo digitale. Le azioni di sostegno alle PMI innovative meritano un’attenzione particolare. Il CESE appoggia i meccanismi finanziari che possono garantire un sostegno adeguato alle PMI per consentire loro una transizione agevole. Al contempo deve essere assicurata continuità; ciò significa che gli aggiornamenti alle versioni più recenti vengono forniti in modo tale che gli utenti non debbano costantemente investire in nuovi programmi.

5.3.

Tutte le società, che siano PMI, start-up o scale-up, necessitano di capitale. Gli obiettivi definiti nel documento sottolineano l’urgenza di realizzare un’Unione dei mercati dei capitali, che prenda in considerazione soluzioni di mercato e riduca la dipendenza dal credito bancario, favorendo misure di sostegno per facilitare il trasferimento di risparmi tra i vari Stati membri alla ricerca del massimo rendimento, e mettono in risalto la necessità di eliminare la distorsione fiscale a favore del debito. Le società innovative hanno bisogno di pari opportunità e di un regime fiscale che non penalizzi eccessivamente gli imprenditori con aliquote d’imposta marginali sui loro guadagni in conto capitale.

6.   Rischi e garanzie

6.1.

La necessità di sicurezza, prevedibilità e salute fisica e mentale deve costituire altresì una priorità in questo programma. È importante sensibilizzare i cittadini in merito alla sicurezza e accrescere la consapevolezza riguardo alla tecnologia come mezzo in grado di migliorare la qualità della vita e del lavoro. In base a questo principio, il CESE ritiene opportuno che la Commissione europea, nella prevista attività annuale di monitoraggio dedicata a indagare la percezione dei cittadini europei riguardo al rispetto dei loro diritti e valori, si assicuri dell’effettiva tutela del diritto alla salute.

6.2.

Analogamente, il CESE raccomanda all’UE di elaborare una strategia di monitoraggio specifica che copra tutto l’inquinamento elettromagnetico generato dalle varie tecnologie attualmente disponibili per accompagnare questa nuova rivoluzione industriale. Gli effetti elettromagnetici potrebbero quindi essere monitorati in tutta Europa in vista dell’elaborazione di un corpus di letteratura su questo tema al fine di garantire lo stato di salute dei cittadini una volta che siano state introdotte le cartelle cliniche elettroniche europee e che i dati possano essere oggetto di riferimenti incrociati. Ogni Stato membro dovrebbe monitorare questo aspetto, e i risultati dovrebbero confluire in un’unica banca dati europea. Occorre mettere a punto una politica europea tesa a rafforzare la fiducia dei cittadini in questo settore.

6.3.

Le tecnologie digitali dovrebbero essere al servizio dei cittadini europei, i quali non dovrebbero mai essere trattati come oggetti o semplici fonti di dati. Si dovrebbe tenere conto degli orientamenti etici e tecnici esistenti, quali gli orientamenti etici per un’IA affidabile elaborati dal gruppo di esperti ad alto livello sull’intelligenza artificiale.

6.4.

Alla luce dei rischi posti dal trattamento dei dati, il CESE raccomanda di adottare misure adeguate volte a garantire che non vengano conservati più dati di quanto risulti effettivamente necessario per l’azienda, e che vengano conservati per il tempo strettamente necessario. Nel contempo, l’innovazione basata sui dati rappresenta un fattore decisivo per essere competitivi nell’ambiente digitale e le autorità dovrebbero insistere su un quadro normativo intersettoriale di condivisione dei dati per consentire una condivisione dei dati incentrata sull’utente. Il quadro applicabile deve promuovere l’accesso ai dati ed essere focalizzato sull’interoperabilità.

6.5.

Il 20 % del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF, Recovery and Resilience Facility) è destinato alla connettività digitale e il 37 % è stanziato a favore della transizione verde. Ciò richiede una visione ambiziosa e coerente per l’industria europea delle telecomunicazioni e un impegno a sostegno di un quadro normativo più favorevole che promuova gli investimenti privati nelle infrastrutture di rete, nonché lo sviluppo di servizi di telecomunicazione sovrani integrati con cloud, sistemi di edge computing e tecnologie basate sull’IA.

6.6.

Il CESE ritiene che la transizione digitale debba essere in linea con la transizione verso un’economia più verde e debba tenere conto dell’impatto ambientale. L’utilizzo delle risorse, tra cui quelle limitate, e il relativo consumo energetico devono essere ragionevoli. La trasparenza sull’impronta di carbonio dei servizi cloud dovrebbe essere richiesta a livello europeo per consentire a qualsiasi organizzazione di calcolare la propria impronta di carbonio digitale ed elaborare piani adeguati per ridurla.

6.7.

Il CESE sottolinea l’importanza di tenere il passo con la rapida evoluzione della tecnologia e dei modelli aziendali, nell’intento di eliminare lacune normative, in particolare quelle che possono nuocere ai consumatori e ai cittadini più vulnerabili.

Bruxelles, 7 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  GU C 440 del 6.12.2018, pag. 1.

(2)  Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) «2b1». Attualmente la percentuale di donne che figurano tra gli specialisti impiegati nel settore delle TIC è solo del 18 %.

(3)  GU C 286 del 16.7.2021, pag. 8.


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