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Document 52020IR1066

Parere del Comitato europeo delle regioni — Strategia dell’UE per rivitalizzare le comunità rurali

COR 2020/01066

GU C 37 del 2.2.2021, p. 16–21 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/16


Parere del Comitato europeo delle regioni — Strategia dell’UE per rivitalizzare le comunità rurali

(2021/C 37/03)

Relatore:

Enda STENSON (IE/AE), consigliere della contea di Leitrim

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni preliminari

1.

osserva che nell’Unione europea le zone rurali e intermedie costituiscono l’88 % del territorio, e in esse vive il 55 % della popolazione, si produce il 43 % del valore aggiunto lordo e si trova il 56 % dei posti di lavoro. Rileva inoltre che le zone rurali non sono omogenee, ma che alcune di esse devono affrontare importanti sfide demografiche (spopolamento, problemi legati all’invecchiamento della popolazione, ecc.) che ne ostacolano lo sviluppo economico e sociale. Lo sviluppo rurale è pertanto estremamente importante per il Comitato delle regioni e rappresenta uno strumento essenziale per raggiungere l’obiettivo della coesione territoriale sancito dal Trattato di Lisbona;

2.

sottolinea che la nuova visione a lungo termine per le zone rurali dovrebbe essere trasformata in un quadro strategico concreto, ossia l’agenda rurale. L’agenda rurale dovrebbe proporre una serie di politiche integrate che mettano le comunità rurali in condizione di trasformare le sfide in vantaggi e diano loro i mezzi per farlo; tali sfide comprendono la decarbonizzazione, i cambiamenti climatici, la digitalizzazione, la gestione attiva delle risorse naturali, la mobilità sostenibile, eque opportunità di lavoro e di reddito, il ricambio generazionale, l’integrazione di nuovi migranti e l’innovazione sociale;

3.

sottolinea che l’agenda rurale dovrebbe:

assicurare che i collegamenti reciprocamente vantaggiosi tra zone rurali e urbane siano integrati in tutte le politiche dell’UE, in linea con gli obiettivi della coesione territoriale, sfruttando al meglio le forti interdipendenze tra le zone rurali e urbane;

diversificare i punti di accesso e integrare le questioni relative alle zone rurali in tutte le politiche dell’UE. Le esigenze delle zone rurali vanno ben al di là di ciò che la politica di sviluppo rurale può conseguire, ma ciò che i fondi dell’UE attualmente offrono presenta carenze in termini sia di quantità che di qualità;

armonizzare i diversi regolamenti e reintegrare il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale nel regolamento recante disposizioni comuni, al fine di incoraggiare e agevolare i progetti plurifondo, non necessariamente legati all’agricoltura, nelle zone rurali;

monitorare la spesa dell’UE utilizzando un approccio improntato sulla verifica dell’impatto sulle zone rurali;

ripensare la tipologia urbana-rurale per migliorare l’orientamento del sostegno;

accrescere il ruolo dei livelli locale e regionale nello sviluppo e nella governance delle politiche rurali. Occorre rafforzare il coinvolgimento dei gruppi di azione locale nell’attuazione di questo tipo di governance, data la loro capacità di rappresentare il territorio e di attuare politiche di sviluppo adeguate alle richieste e alle esigenze delle zone spopolate o a rischio demografico, grazie all’impegno delle parti interessate e dei cittadini delle zone rurali attraverso iniziative dal basso come LEADER e lo sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD);

combattere lo spopolamento e l’esclusione sociale promuovendo, ad esempio, l’iniziativa «Piccoli comuni intelligenti», la bioeconomia e l’innovazione sociale, nonché colmando il divario digitale;

4.

pone in evidenza l’obiettivo della formulazione di una vera e propria agenda per la rinascita rurale che deve comprendere quanto segue: la promozione di comunità rurali sostenibili e dinamiche, il sostegno alle imprese, l’istruzione, la formazione, l’occupazione e la creazione di posti di lavoro, uno sviluppo urbanistico che tenga conto delle realtà demografiche locali, il miglioramento della connettività digitale, dei servizi pubblici (sanità, istruzione, giustizia, ecc.) e delle infrastrutture, la massimizzazione del potenziale del turismo rurale in un paesaggio naturale e agricolo sano e differenziato e la valorizzazione della creatività e del potenziale culturale delle zone rurali;

5.

sottolinea che la diversità culturale e quella biologica non sono solo strettamente legate tra loro in tutta Europa ma che insieme formano un’identità unica per le regioni, e che il rafforzamento di questo vincolo può contribuire in maniera significativa al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Unione europea. È indispensabile una comprensione più profonda poiché le strategie di sviluppo rurale e le direttive sulla protezione della natura non tengono conto delle conoscenze ecologiche tradizionali. Essa è necessaria per rafforzare i legami tra l’uomo e la natura attraverso il concetto di diversità bioculturale, in quanto componente identitaria essenziale. Il ricco capitale naturale delle regioni europee è fondamentale per l’economia e contribuisce in modo significativo agli obiettivi dell’UE in materia di sviluppo sostenibile e biodiversità. Esistono molteplici legami tra le comunità locali e il loro territorio, le preziose conoscenze ecologiche tradizionali e le tecnologie rispettose dell’ambiente. Questi elementi, pur essendo tuttora presenti in tutta Europa, hanno bisogno di essere maggiormente collegati tra di loro e più ampiamente riconosciuti a tutti i livelli della società;

6.

sottolinea che l’attuale crisi pandemica ha evidenziato e aggravato le conseguenze di una serie di minacce cui le zone rurali sono esposte da tempo e ha reso ancora più urgente la rinascita rurale nelle regioni dell’Unione europea. Le zone rurali e le città e i piccoli comuni rurali hanno fortemente risentito, tra l’altro, della riduzione della domanda di prodotti agricoli a causa del blocco del settore ricettivo e del turismo, dell’impossibilità di reperire l’essenziale forza lavoro stagionale, di un evidente isolamento sociale e di una vulnerabilità relativamente più elevata alla pandemia a causa dei servizi limitati presenti nei piccoli ospedali regionali;

7.

osserva che, in una prospettiva a più lungo termine, la pandemia può cambiare i modelli di produzione e di consumo, le abitudini del lavoro a distanza, l’importanza della qualità della vita e le forme di mobilità, cosa che può offrire nuove opportunità di crescita sostenibile nelle regioni rurali, specialmente in quelle che si trovano vicino ai centri metropolitani e sono ben collegate a essi. Inoltre, un ripensamento della delocalizzazione delle catene di produzione potrebbe aprire nuove opportunità in alcune zone rurali;

8.

osserva che le regioni rurali dell’UE hanno notevoli potenzialità di fornire soluzioni alle sfide attuali ed emergenti. Rispondendo ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e alla depressione economica, mettendo a disposizione misure per l’attenuazione e la cattura (assorbimento) dei gas a effetto serra, biotopi, e opportunità economiche attraverso la produzione alimentare sostenibile e le energie rinnovabili, le regioni rurali apportano contributi significativi al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e alla realizzazione del Green Deal europeo, quantunque sia chiaro che è nelle aree urbane che occorre porre maggiore enfasi sulla riduzione dell’inquinamento dovuto alle emissioni di gas a effetto serra;

9.

rammenta, nello spirito della coesione territoriale e dell’equilibrio tra zone rurali e urbane, l’importanza del fatto che tutte le politiche e le risorse europee garantiscano il rispetto dei principi definiti come le tre E:

equivalenza del tenore di vita tra le zone rurali e le zone urbane, che dovrebbe essere incluso come principio fondamentale in tutte le politiche europee;

eguaglianza di diritti per tutti i cittadini, a prescindere dal fatto che vivano in città o in zone rurali (cfr.la Carta dei diritti fondamentali);

equità di mezzi e di pratiche fra tutti i soggetti e tutti i territori, in particolare grazie allo sfruttamento di scambi e competenze condivise per compensare le esigenze specifiche dei territori rurali.

Finanziamento della politica di sviluppo rurale

10.

chiede che nel prossimo periodo di programmazione venga dedicata maggiore considerazione alle zone rurali, aumentando il livello del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e facendo in modo che tutte le politiche dell’UE riservino la pertinente attenzione allo sviluppo rurale in senso lato, invece di concentrarsi esclusivamente sulle questioni connesse all’agricoltura;

11.

chiede di aumentare il bilancio europeo destinato allo sviluppo rurale, data l’importanza delle zone rurali in Europa. In considerazione della preoccupante riduzione della dotazione prevista dal nuovo quadro finanziario pluriennale rispetto all’attuale periodo di programmazione, chiede di invertire tale situazione e di aumentare il finanziamento delle zone rurali, soprattutto per il periodo 2023-2027; allo stesso tempo chiede di utilizzare su grande scala i nuovi fondi e programmi per la ripresa e la resilienza a favore dello sviluppo rurale, dato che le zone rurali figurano tra quelle più vulnerabili;

12.

respinge l’idea di aumentare il cofinanziamento per il secondo pilastro della PAC poiché ciò penalizzerebbe maggiormente gli agricoltori più poveri, le regioni meno sviluppate e le zone rurali;

13.

propone di trasferire fino al 15 % dei fondi dal primo al secondo pilastro della PAC senza co-finanziamenti, unitamente a un ulteriore 15 % per le misure ambientali e climatiche e al 2 % per i giovani agricoltori;

14.

chiede di diversificare i punti di accesso e integrare le questioni relative alle zone rurali in tutte le politiche dell’UE. Tutte le politiche strutturali dovrebbero fare dello sviluppo rurale uno dei loro obiettivi prioritari, conformemente all’obiettivo della coesione territoriale sancito dal Trattato di Lisbona;

15.

chiede che, nel nuovo QFP, sia istituito un Fondo per lo sviluppo rurale specificamente dedicato alle zone rurali;

16.

chiede che gli strumenti finanziari siano ulteriormente sviluppati e adattati ai progetti su piccola scala, eventualmente attraverso la creazione di «banche di sviluppo rurale», che potrebbero fungere da intermediari tra le istituzioni di credito e i beneficiari dei prestiti;

17.

chiede una maggiore armonizzazione tra il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e altri fondi europei, come il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e Orizzonte Europa, per far fronte allo sviluppo sostenibile nelle zone rurali. Tali sinergie consentirebbero agli attori rurali di affrontare meglio le questioni trasversali, rafforzare la cooperazione e migliorare la qualità della vita nelle zone rurali;

18.

incoraggia la semplificazione dei Fondi strutturali e di investimento e chiede inoltre una semplificazione della notifica e del monitoraggio dei programmi, in particolare grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Aumento del ruolo dei livelli locale e regionale nella governance delle politiche rurali

19.

osserva che la proposta legislativa sui piani strategici della PAC tende a emarginare o persino compromettere il ruolo e l’autonomia delle regioni europee nella gestione della PAC, affidando loro esclusivamente il compito di attuare le misure stabilite a livello nazionale;

20.

è a favore di una PAC futura che mantenga una relazione diretta con le zone del territorio rurale mediante il ruolo attivo delle regioni dell’UE, che svolgono un compito fondamentale per quanto riguarda la definizione e l’attuazione delle politiche di sviluppo rurale a livello locale;

21.

chiede flessibilità nelle norme in materia di aiuti di Stato e l’introduzione di regimi di rinnovamento rurale e dei piccoli comuni per consentire lo sviluppo delle zone rurali. Occorre inoltre che vi sia una maggiore consapevolezza in merito alle strategie locali e regionali di sviluppo rurale, e che tali strategie siano integrate nei quadri nazionali di pianificazione. Gli enti locali e regionali possono fungere da intermediari dell’innovazione nelle comunità locali.

Spopolamento

22.

prende atto della tendenza preoccupante allo spopolamento rurale che, con l’evolversi dell’agricoltura, concentra la creazione di posti di lavoro principalmente intorno ai centri urbani con un conseguente calo della fornitura di servizi nelle zone rurali;

23.

incoraggia la definizione di criteri per delimitare le zone rurali con problemi di spopolamento al di sotto della suddivisione NUTS3, al fine di affrontare il declino demografico di tali zone e di ridurre gli squilibri esistenti;

24.

suggerisce, tuttavia, che lo spopolamento richiede nuovi modi di concepire lo sviluppo rurale, che riconsiderino la contrazione, non come un onere, bensì come una possibile opportunità positiva;

25.

ritiene che accettare la contrazione possa contribuire a riorientare le politiche rurali e le decisioni di investimento verso una nuova crescita su una base più verde e più ristretta, offrire nuove opportunità di innovazione, e modernizzare la governance e i servizi pubblici tramite strategie più olistiche, proattive e basate sul territorio;

26.

incoraggia l’uso del telelavoro e della digitalizzazione, l’istruzione e la formazione digitali; ritiene che l’istruzione, la formazione e il lavoro in mobilità e a distanza nel corso dell’attuale pandemia mostrino il potenziale che potrebbe essere realizzato nelle zone rurali se i servizi fossero disponibili;

27.

ritiene che l’accettazione della tendenza allo spopolamento rurale e all’abbandono delle aziende agricole imponga l’elaborazione di politiche rurali e strategie volte ad aumentare la resilienza del territorio abbandonato agli effetti dei cambiamenti climatici, quali l’erosione, le inondazioni o i grandi incendi, a potenziare la riduzione dell’impronta di carbonio e a promuovere la conservazione della natura e del paesaggio; ritiene pertanto che la promozione del settore forestale e il sostegno alle comunità forestali offrano un grande potenziale;

28.

segnala la necessità di valorizzare lo stile di vita rurale e di contrastare l’egemonia culturale e sociale di quello urbano al fine di eliminare gli stereotipi e contribuire a migliorare l’immagine e la reputazione dei territori maggiormente colpiti dai rischi demografici generando empatia territoriale e incoraggia la commercializzazione territoriale: le zone rurali devono migliorare la loro immagine e promuovere la migliore qualità di vita delle persone che scelgono di viverci. Ciò può essere realizzato sviluppando la rappresentanza regionale e le politiche di accoglienza e migliorando la comunicazione in merito alle offerte di lavoro disponibili nella regione, ivi comprese le possibilità di lavoro e formazione a distanza;

29.

ritiene che sia opportuno prestare particolare attenzione alle esigenze dei giovani per incoraggiarli a rimanere nelle zone rurali, offrendo loro interessanti opzioni di istruzione, qualificazione/riqualificazione e formazione, attuate a livello locale, per evitare che sia necessario lasciare tali zone per proseguire gli studi (anche attraverso l’apprendimento a distanza quando necessario); occorre altresì introdurre misure che consentano loro, dopo la loro formazione, di ritornare al luogo di origine;

30.

esorta a rendere più moderna l’offerta di formazione professionale e di opportunità di qualificazione/riqualificazione nelle zone rurali e ad adeguarla alle condizioni della concorrenza globale e alle esigenze delle imprese locali, nonché a sviluppare ulteriormente i finanziamenti del FSE per la formazione professionale nelle zone rurali;

31.

rivolge nuovamente alla Commissione e agli Stati membri l’esortazione a dimostrarsi più proattivi nell’incoraggiare e favorire l’insediamento di donne nelle zone rurali, attraverso la promozione di attività che consentano loro di conciliare meglio vita professionale e vita privata (1), ampliando l’offerta di servizi di cura e assistenza ai minori e ai familiari a carico.

Crescita verde

32.

riconosce che le zone rurali devono cogliere le opportunità per sviluppare ecosistemi energetici e alimentari a livello locale e una più forte integrazione con le zone urbane;

33.

ritiene essenziale rafforzare la partecipazione e la leadership delle donne nei gruppi di azione locale e nelle reti di sviluppo rurale, riconoscendo il ruolo delle donne quale fattore chiave nella strutturazione territoriale, economica e sociale delle zone rurali;

34.

accoglie con favore il Green Deal europeo e la strategia «Dal produttore al consumatore» ed è del parere che essi possano creare posti di lavoro ed evitare un travaso economico dalle zone rurali. È necessario investire per trarre vantaggio da progetti partecipativi e sostenibili, che si orientano verso modelli di economia circolare che valorizzino le filiere produttive, creando posti di lavoro e riducendo l’impronta di carbonio;

35.

sostiene una PAC sostenibile sotto tre profili — economico, sociale e ambientale — che, grazie alle sue norme ambientali, rappresenti un ulteriore strumento per attuare la strategia «Dal produttore al consumatore» e la strategia per la biodiversità e per essere in grado di conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo;

36.

raccomanda che gli agricoltori, gli allevatori e i silvicoltori siano formati e finanziati per individuare opportunità nella gestione sostenibile dell’ambiente naturale e nelle opzioni di commercializzazione dei loro prodotti, integrando queste produzioni con quelle nei settori dell’energia, del turismo e dello stoccaggio del carbonio e negli ecosistemi locali. La creazione di cooperative per riunire i piccoli produttori in tutti i settori dovrebbe ricevere maggiore sostegno.

Connettività digitale

37.

osserva che gran parte di tali investimenti si è concentrata in aree ad alta densità, ma che occorre dare priorità agli investimenti nelle zone rurali, per garantire che queste ultime dispongano di un’adeguata infrastruttura per la connettività digitale, ad esempio poli digitali e dell’innovazione che facilitino l’istruzione e il lavoro a distanza, lo spazio imprenditoriale e la realizzazione di formazioni all’uso di nuove tecnologie che contribuiranno, ad esempio, alla promozione e alla commercializzazione dei prodotti legati al territorio;

38.

sottolinea che le reti di telecomunicazione ad alta velocità sono fondamentali per la competitività rurale e la crescita economica e che occorre profondere sforzi per garantire la stessa capacità per tutte le regioni, in conformità degli obiettivi fissati nel contesto dell’agenda digitale europea 2020;

39.

chiede che il dispositivo per la ripresa e la resilienza con un bilancio di 560 miliardi di EUR investa a favore dell’aumento e del miglioramento della connettività e si concentri sulla chiusura del divario digitale tra le zone rurali e urbane;

40.

chiede:

che l’accesso a Internet venga riconosciuto quale diritto pubblico a livello dell’UE e che venga preso atto della necessità di accelerare lo sviluppo dell’Internet ad alta velocità nelle zone rurali;

il sostegno per l’accesso ai finanziamenti a favore degli investimenti nelle reti a banda larga per i progetti su piccola scala;

che venga riconosciuta l’esigenza di digitalizzare i servizi pubblici, che vengano organizzate misure di formazione all’uso delle tecnologie digitali per le differenti fasce di età della popolazione e che in tale contesto l’insegnamento venga adattato al pubblico destinatario;

iniziative volte a rafforzare la formazione, la sensibilizzazione e lo sviluppo nel settore delle TIC per le PMI;

rendere più facile per le imprese di servizi Internet offrire una copertura completa del territorio.

Accesso ai servizi

41.

sottolinea che le comunità rurali hanno diritto a uno standard di base per i servizi, come i servizi sanitari (medicina generale), alla possibilità di accedere ai servizi postali, bancari e assicurativi nelle zone rurali, nonché all’accesso alla partecipazione politica, all’arte e alla cultura;

42.

prende atto della sovrapposizione tra l’assenza di disponibilità di infrastrutture digitali e la mancanza di accesso ai servizi e invita gli Stati membri ad assicurare un’armoniosa accessibilità per tutti i cittadini e per le imprese insediate nelle regioni rurali. Si possono sviluppare poli per un uso multifunzionale, ad esempio centri di istruzione e lavoro a distanza, di formazione, sanitari e di sanità elettronica, bar, uffici postali, spazi creativi, laboratori mobili di fabbricazione digitale e centri di comunità;

43.

prende atto della necessità di sistemi di trasporto sostenibili/innovativi che consentano l’accesso ai servizi essenziali, e considera detti mezzi di trasporto come un’estensione dei servizi pubblici di base dai comuni più popolosi ai comuni più piccoli dell’ambiente rurale.

Qualità della vita

44.

osserva che la crescita economica e la creazione di posti di lavoro sono importanti, ma devono essere integrate, tra l’altro, da un’offerta sufficiente di servizi di qualità, alloggi, istruzione, apprendimento lungo tutto l’arco della vita e sistemi sanitari, onde garantire che le zone rurali non siano soltanto sostenibili, ma anche luoghi attraenti in cui vivere;

45.

accoglie con favore la creazione di un’infrastruttura di dati interoperabile in linea con la strategia della Commissione europea in materia di dati del 19 febbraio 2020, con spazi di dati specializzati (ad esempio spazi di dati sulla mobilità, spazi di dati ambientali, agricoli, amministrativi, sanitari, energetici), infrastruttura basata sull’infrastruttura per i dati territoriali in Europa ai sensi della direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (2) (INSPIRE) quale componente trasversale e che possa così garantire i servizi pubblici e privati nelle zone rurali in modo sostenibile ed efficiente;

46.

chiede un piano di azione innovativo, volto ad affrontare l’assenza di connettività dei trasporti alle regioni rurali, montane, insulari e ultraperiferiche; è favorevole a una mobilità sostenibile per tutti, grazie al sostegno dello sviluppo di nuovi modi di trasporto puliti e alternativi per le persone e le merci (veicoli elettrici o alimentati a idrogeno, car sharing e car pooling, nonché una combinazione di diversi tipi di servizi per la riduzione dei costi — trasporto su richiesta);

47.

promuove la cooperazione intercomunale, i cosiddetti «contratti di reciprocità tra città e campagna», che riconoscono la diversità delle zone rurali e cercano di promuovere i collegamenti tra zone rurali e urbane;

48.

sottolinea che questo tipo di approccio per l’assetto territoriale richiede strategie più ampie che riconoscano l’importanza di una rete urbana policentrica per lo sviluppo delle zone connesse a tali aree metropolitane, ivi comprese le città di piccole e medie dimensioni situate nelle vicinanze. L’obiettivo consiste nel colmare il divario tra zone urbane e rurali, promuovendo partenariati vantaggiosi per tutti in settori quali la transizione ambientale ed energetica, lo sviluppo economico, la qualità dei servizi e l’organizzazione amministrativa, nonché nel colmare il divario tra comunità urbane e rurali nei settori dell’istruzione e della formazione;

49.

accoglie con favore gli esiti del progetto SIMRA (3) (Innovazione sociale nelle aree rurali marginali), che ha dimostrato che l’innovazione sociale può essere un elemento essenziale per far fronte alle sfide rurali come l’emigrazione, la diversificazione delle imprese rurali, i cambiamenti climatici, il cambiamento degli stili di vita e la ristrutturazione delle economie rurali;

50.

accoglie con favore gli inviti mirati di Orizzonte 2020 in funzione della fase di sviluppo dell’innovazione sociale e chiede che tale miglioramento sia attuato per tutti i Fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE).

Zone rurali e piccoli comuni intelligenti

51.

accoglie con favore l’iniziativa della Commissione europea riguardante l’azione dell’UE per i piccoli comuni intelligenti, che rappresenta un primo passo verso il riconoscimento della necessità di azioni mirate per sostenere il rilancio delle zone rurali quali luoghi sostenibili in cui vivere, studiare e lavorare, sebbene ciò non sia sufficiente;

52.

osserva che nel parere sui piccoli comuni intelligenti il CdR invita a integrare tale agenda in tutte le politiche e le opportunità di finanziamento. Non si tratta soltanto di fornire la banda larga, ma anche di come trovare modalità intelligenti per sviluppare la fornitura di energia, i servizi alle comunità e una vera, nuova rivoluzione per quanto riguarda il modo di integrare le strutture nelle zone rurali;

53.

si compiace dell’insieme di misure di sviluppo rurale della rete europea per lo sviluppo rurale che gli Stati membri possono attuare per sostenere i piccoli comuni intelligenti, e di conseguenza l’innovazione sociale, e che comprendono: la cooperazione (in particolare LEADER), lo scambio di conoscenze, le reti della PAC, l’insediamento dei giovani imprenditori e l’avvio di nuove imprese e industrie rurali, gli investimenti, ecc. Ha sottolineato, tuttavia, che sono inoltre necessarie misure di sostegno più flessibili per l’innovazione in attività non agricole integrate e funzionali all’attività primaria che permettano di potenziare la bioeconomia e valorizzare il territorio; ne fanno parte, oltre all’incentivazione di nuove imprese rurali, anche la possibilità di favorire attività commerciali al di fuori del settore agricolo; ciò dovrebbe essere previsto nell’articolo 69 del regolamento PAC — piani strategici;

54.

chiede che le città rurali di medie dimensioni abbiano anch’esse accesso ai finanziamenti urbani; sottolinea che tali città sono fondamentali per le zone rurali e sono spesso escluse dai programmi a causa delle loro dimensioni;

55.

sottolinea il ruolo positivo del futuro programma LEADER, dello strumento plurifondo di sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) e di altre iniziative dal basso verso l’alto;

56.

pone in evidenza che le questioni concernenti le zone rurali riguardano le persone e comunità che le abitano, nonché l’ambiente in cui esse vivono. Il CdR ritiene che, attraverso la verifica dell’impatto delle politiche dell’UE di gestione attiva e conservazione sulle zone rurali e un lavoro trasversale ai programmi e alle politiche, si possano ottenere maggiori risultati per garantire che le zone rurali siano luoghi ideali in cui vivere, lavorare, produrre e creare una famiglia.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  GU C 225 del 27.7.2012, pag. 174 e GU C 207 del 30.6.2017, pag. 57.

(2)  Direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 marzo 2007, che istituisce un’Infrastruttura per l’informazione territoriale nella Comunità europea (Inspire) (GU L 108 del 25.4.2007, pag. 1).

(3)  http://www.simra-h2020.eu/.


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