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Document 52018IE0927

Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Finanziare il pilastro europeo dei diritti sociali» (parere d'iniziativa)

EESC 2018/00927

GU C 262 del 25.7.2018, p. 1–7 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

25.7.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 262/1


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Finanziare il pilastro europeo dei diritti sociali»

(parere d'iniziativa)

(2018/C 262/01)

Relatrice:

Anne DEMELENNE

Decisione dell'Assemblea plenaria

15.2.2018

Base giuridica

Articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno

 

Parere d'iniziativa

Sezione competente

Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

Adozione in sezione

26.3.2018

Adozione in sessione plenaria

19.4.2018

Sessione plenaria n.

534

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

155/3/4

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

I principi del pilastro europeo dei diritti sociali (il «pilastro sociale») e la necessità di attuarlo, unitamente all'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, dovrebbero costituire una delle linee guida dei negoziati sul prossimo quadro finanziario pluriennale dell'UE per il periodo successivo al 2020.

1.2.

Realizzare il pilastro sociale richiederà una serie di miglioramenti negli Stati membri. Il quadro di valutazione sociale, elaborato per accompagnare il pilastro, evidenzia i punti deboli e le significative divergenze che si registrano all'interno dell'UE. Per superare queste carenze è necessario un impegno a tutti i livelli, in particolare da parte degli Stati membri, delle parti sociali e dei soggetti della società civile. Bisognerà inoltre prevedere una solida base di bilancio, nonché investimenti e una spesa corrente robusti, e occorrerà riflettere sulle modalità di finanziamento.

1.3.

Le esigenze di spesa sono particolarmente forti in paesi con bassi livelli di reddito e in quelli che hanno registrato un calo del reddito negli ultimi anni. Tutti questi Stati membri devono scontrarsi, in qualche misura, con i vincoli imposti dalle norme dell'UE in materia di bilanci e di livelli del debito. Un margine per un incremento della spesa può essere creato negli Stati membri, con l'aiuto di una serie di programmi dell'UE.

1.4.

Se vengono realizzate le opportune condizioni normative, gli investimenti del settore privato possono dare un contributo in alcuni ambiti, ad esempio per quanto riguarda un accesso più esteso alle tecnologie digitali. Tuttavia, gli investimenti del settore privato non sono di per sé sufficienti e non rappresentano una garanzia contro l'esclusione delle categorie sociali più deboli — un tema, questo, che riveste grande importanza nell'ambito del pilastro sociale.

È possibile promuovere la realizzazione di maggiori investimenti pubblici negli Stati membri con un riferimento ad una «regola d'oro» relativa a investimenti pubblici con una finalità sociale: una simile regola consentirebbe una maggiore flessibilità delle regole di bilancio (1) allo scopo di conseguire gli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali.

1.5.

Un aiuto a realizzare maggiori investimenti pubblici può venire inoltre dal ricorso a strumenti esistenti dell'UE, in particolare ai fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE), i quali possono essere più chiaramente mirati a obiettivi messi in risalto nel pilastro sociale. Anche la Banca europea per gli investimenti può sostenere gli investimenti pubblici con il contributo del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), che negli ultimi anni ha consentito alla BEI di mantenere i propri livelli di credito. Questo sostegno dovrebbe espressamente includere obiettivi collegati al pilastro sociale, dato che questo è conforme al mandato della Banca.

1.6.

Politiche fiscali adeguate, che prevedano anche misure efficaci di lotta contro la frode fiscale, l'elusione fiscale e la pianificazione fiscale aggressiva, dovrebbero consentire agli Stati membri e all'UE di raccogliere risorse supplementari per contribuire al finanziamento del pilastro sociale. Per garantire un impiego efficiente di questi finanziamenti supplementari è necessario applicare i programmi d'azione e le tabelle di marcia per l'attuazione del pilastro sociale che formano parte integrante del semestre europeo, in particolare per quanto riguarda l'elaborazione dei programmi nazionali di riforma e dei programmi di convergenza. A tale proposito, l'UE dovrebbe anche esplorare nuove strade per aumentare le sue risorse proprie.

1.7.

La realizzazione del pilastro sociale richiede la titolarità, la responsabilità e la partecipazione attive delle competenti parti interessate a tutti i diversi livelli: le istituzioni dell'UE, gli Stati membri e gli enti locali e regionali, nonché le parti sociali e altri soggetti della società civile.

2.   Contesto del parere

2.1.

Il pilastro europeo dei diritti sociali, che è stato proclamato e firmato dal Consiglio dell'UE, dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea il 17 novembre 2017, è stato concepito come un passo avanti inteso a rafforzare i diritti sociali e a produrre effetti positivi sulla vita delle persone nel breve e medio termine. La realizzazione degli obiettivi di tale «pilastro sociale» dipende dall'impegno e dalla responsabilità condivisi tra l'Unione europea, gli Stati membri e le parti sociali.

2.2.

Il pilastro riflette la dichiarata consapevolezza da parte dei leader di 27 Stati membri del fatto che è prioritario affrontare l'insicurezza economica e sociale (2). Tra i motivi per cui è urgente realizzare il pilastro sociale si possono citare: gli insufficienti risultati economici e sociali registrati in molti paesi dal 2008 ad oggi; le nuove opportunità offerte e le nuove sfide poste dalla globalizzazione, dai cambiamenti climatici, dai movimenti migratori di grandi dimensioni, dalla digitalizzazione e dall'invecchiamento demografico; l'accresciuta diversità dei livelli economici e sociali all'interno dell'UE sulla scia della crisi finanziaria ed economica; e gli sviluppi politici verificatisi in numerosi paesi che implicano una minaccia per l'unità e la coesione future dell'Europa. Fare in modo che l'UE meriti «una 'tripla A' del sociale» è stato indicato come un obiettivo «altrettanto importante della 'tripla A' in campo economico-finanziario» dal Presidente eletto della Commissione europea nel discorso pronunciato dinanzi al Parlamento europeo nell'ottobre 2014 (3). Per conseguire questo traguardo è chiaramente necessario che ciascun livello all'interno dell'UE si faccia carico delle proprie responsabilità. Il raggiungimento di un simile obiettivo dovrebbe riuscire a migliorare la coesione, la stabilità politica e sociale e i risultati economici, senza dimenticare l'importanza degli stabilizzatori automatici in caso di shock economici.

2.3.

Il CESE ha già riconosciuto (4) che il pilastro sociale è una dichiarazione politica di intenti, dal momento che non è tuttora disponibile una chiara tabella di marcia per la sua attuazione. Sotto questo aspetto, il pilastro è ancora incompleto e manca del riconoscimento di nuovi diritti e doveri. Nel contesto di un'economia solida e di una tassazione equa, devono essere messe a disposizione adeguate risorse finanziarie a livello di Stati membri con il sostegno dell'Unione europea: sarà, questo, un aspetto di fondamentale importanza per la realizzazione del pilastro sociale.

2.4.

La Commissione europea dovrebbe presentare le sue proposte per il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) nel maggio 2018. È essenziale che il pilastro sociale, unitamente agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, rappresentino una delle linee guida che le istituzioni europee e gli Stati membri seguiranno nel predisporre il prossimo bilancio dell'UE che verrà applicato sul lungo periodo a partire dal 2020.

2.5.

La corretta attuazione del pilastro sociale dipenderà dalla realizzazione di opportune riforme politiche nei vari Stati membri, ad esempio per quanto riguarda l'introduzione di meccanismi adeguati per la creazione di posti di lavoro di qualità, per il miglioramento delle competenze e per la garanzia di un impiego efficiente delle risorse pubbliche. Sulla scia di raccomandazioni formulate in precedenti pareri, il CESE invoca l'attuazione di riforme strutturali orientate allo sviluppo sociale ed economico: un maggior numero di posti di lavoro di migliore qualità, crescita sostenibile, qualità dell'amministrazione e delle istituzioni, e sostenibilità ambientale (5). Queste riforme non dovrebbero risultare dall'adozione di un approccio indifferenziato per tutti gli Stati membri, bensì essere specifiche per ciascun paese e coerenti con i programmi nazionali di riforma (PNR) al fine di migliorare il benessere e godere di sostegno democratico (6).

2.6.

Per attuare correttamente il pilastro sociale sarà inoltre necessario potenziare le risorse finanziarie disponibili (7). Attualmente la spesa dell'UE destinata agli affari sociali rappresenta, in media, appena lo 0,3 % del totale della spesa pubblica sociale nell'UE, e la maggior parte di tale quota proviene dai bilanci degli Stati membri (8). L'uscita del Regno Unito dall'Unione europea avrà conseguenze molto rilevanti per il bilancio dell'UE. Il CESE sottolinea che occorre mettere a disposizione risorse sufficienti per l'attuazione delle politiche sociali: appoggia la richiesta del Parlamento europeo secondo cui l'attuale massimale dell'1 % previsto per la spesa dell'UE dovrebbe essere aumentato portandolo all'1,3 % dell'RNL (9), e ritiene che incrementare le risorse proprie dell'UE, ad esempio con un aumento dell'IVA, sarebbe particolarmente ingiusto sul piano sociale. Il Comitato insiste inoltre sulla necessità di destinare maggiori risorse al sostegno alla politica di coesione, oltre che al sostegno per i lavoratori e i cittadini in generale. Particolare attenzione sarà rivolta all'acquisizione di competenze da parte dei lavoratori quale fattore di rafforzamento dell'economia. Al tempo stesso, il CESE conviene quanto al fatto che l'aumento dei finanziamenti non dovrebbe essere limitato ai soli settori della sicurezza, della difesa e del controllo delle frontiere esterne. Il Fondo sociale europeo è un fattore di spinta importante verso una maggiore convergenza e il CESE sottolinea ancora una volta che, se si vogliono vincere le sfide future, esso non dovrebbe subire alcun taglio in vista del prossimo quadro finanziario pluriennale dell'UE (10).

2.7.

Il quadro di valutazione sociale che accompagna la pubblicazione del pilastro europeo dei diritti sociali da parte della Commissione (11) è pensato come uno strumento per monitorare i progressi compiuti verso il traguardo di un'Europa più giusta dotata di una dimensione sociale rafforzata. Le critiche rivolte a questo specifico strumento hanno riguardato la scelta di taluni indicatori, i periodi selezionati per svolgere i confronti e, in alcuni casi, le relative interpretazioni (12). Il CESE ha già chiesto di migliorare il quadro di valutazione sociale (13).

2.8.

In alcuni casi gli indicatori utilizzati sono chiaramente inadeguati, ad esempio per quanto riguarda i progressi registrati nel ridurre il divario retributivo e occupazionale tra uomini e donne. Sia gli uni che le altre hanno subito una diminuzione delle ore di lavoro prestate, ma tale riduzione è maggiore per gli uomini che per le donne, cosicché un divario più ridotto (l'indicatore usato nel quadro di valutazione sociale) non riflette un netto miglioramento. Inoltre i periodi selezionati per valutare i progressi compiuti variano, talvolta si tratta di un solo anno e talvolta di periodi più lunghi, fino a risalire a prima dello scoppio della crisi nel 2008. Un periodo di tempo più lungo è più idoneo per individuare le tendenze più a lungo termine. Non solo, ma gli indicatori vanno interpretati con una certa flessibilità e adattati nel corso del tempo, servendosi di conoscenze e competenze che evolvono con il tempo e attingendo a dati da fonti come Eurofound. La revisione e l'aggiornamento degli indicatori dovrebbe essere frutto di una discussione aperta, in cui siano coinvolte le parti sociali e altri soggetti della società civile.

2.9.

Malgrado queste riserve, il quadro di valutazione sociale fornisce un'indicazione delle dimensioni del lavoro che ci aspetta se intendiamo raggiungere gli obiettivi prefissi. Dal quadro emergono punti deboli in tutti gli Stati membri e livelli significativamente divergenti tra i paesi UE che possono portare a un aumento delle disuguaglianze sociali. Non in tutti gli Stati membri si sono chiaramente raggiunti livelli accettabili di reddito, nonché di condizioni di vita, di sicurezza sociale, di prestazioni sociali, di tasso di istruzione e di accesso alle tecnologie digitali.

2.10.

I dati sui tassi di occupazione e di disoccupazione mostrano quanto grandi siano le divergenze. Il tasso di occupazione in Grecia è del 56 %, mentre in Svezia è arrivato all'81 %. Il tasso di disoccupazione in Grecia è pari al 23 % a fronte del 4 % in Germania, il livello più basso nell'intera UE. Questi dati tratti dal quadro di valutazione sociale indicano ampie divergenze di condizione sociale in tutta l'UE, con livelli molto più elevati di potenziale non utilizzato in alcuni paesi rispetto ad altri.

2.11.

Numerosi altri indicatori puntano nella stessa direzione. Ad esempio, la percentuale di abbandono prematuro dell'istruzione tocca il 20 % della popolazione di età compresa tra i 18 e i 24 anni in Spagna, ma è inferiore al 3 % in Croazia. Quest'ultimo dato può fornire un quadro distorto delle condizioni generali della gioventù croata: in base all'indicatore del tasso di disoccupazione giovanile, infatti, la situazione della Croazia è tra le peggiori dell'UE in questo campo. La percentuale di popolazione a rischio di povertà è del 40 % in Bulgaria, a fronte di una media UE del 23 %.

2.12.

Il tasso di NEET (14) (percentuale di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che non lavorano, non studiano e non seguono una formazione) va dal 20 % dell'Italia a meno del 5 % nei Paesi Bassi. Il sostegno all'attivazione (inclusi formazione, incentivi all'occupazione e misure analoghe) è adottato dal 54 %, di chi vuole lavorare in Danimarca, ma da meno del 3 % di chi vuole lavorare in Bulgaria.

2.13.

La percentuale di bambini da 0 a 3 anni che beneficiano di un'assistenza all'infanzia a tempo pieno va dall'1,1 % in Slovacchia a oltre il 77 % in Danimarca. La percentuale di esigenze di assistenza sanitaria non soddisfatte, di solito a causa di restrizioni finanziarie, è, secondo quanto riferito, di oltre il 12 % in Estonia e in Grecia, ma è invece trascurabile in Austria.

2.14.

Nell'UE nel suo complesso il 44 % della popolazione dispone di un livello insufficiente di competenze digitali, ma la percentuale va dal 74 % in Bulgaria al 14 % nel Lussemburgo.

2.15.

Realizzare il pilastro sociale, quindi, non solo migliorerebbe le condizioni sociali e del mercato del lavoro di molti cittadini europei, ma, così facendo, rafforzerebbe anche il potenziale economico dell'Unione europea. Il pilastro significherebbe una convergenza verso l'alto per i paesi che oggi rimangono ancora indietro. Benché alcuni indicatori mostrino che si sono registrati miglioramenti proprio nell'ultimo periodo, questo non è vero per tutti e, anche in tal caso, permangono ampi divari.

2.16.

Fare del pilastro sociale una realtà costituirà una sfida enorme, tale da richiedere l'impegno degli Stati membri con il sostegno dell'Unione europea. Sarà inoltre necessario coinvolgere pienamente le parti sociali, nonché incoraggiarne e promuoverne le iniziative congiunte, in particolare la conclusione di accordi collettivi e l'ottenimento di un ambito di applicazione migliorato di tali accordi, soprattutto in materia di sicurezza e qualità dell'occupazione, condizioni salariali e salute e sicurezza sul lavoro. Anche le organizzazioni della società civile, grazie alle loro competenze e alla loro conoscenza dei problemi, possono fornire un contributo determinante. Un apporto importante può venire anche dall'imprenditoria privata attraverso partenariati pubblico-privato e investimenti nello sviluppo di competenze e qualifiche all'interno delle imprese.

3.   Ambiti d'intervento

3.1.

Le diverse fasi di un'ulteriore attuazione del pilastro possono prevedere l'adozione di nuove misure sia legislative che non legislative, e in particolare la garanzia che le politiche già concordate siano effettivamente attuate negli Stati membri, il ricorso al semestre europeo e le raccomandazioni specifiche per paese formulate nel quadro del relativo processo (15). Il coinvolgimento delle parti sociali a tutti i livelli è essenziale per attuare con successo queste iniziative.

3.2.

Le raccomandazioni specifiche per paese del 2015 e/o del 2016 riguardavano una serie di settori menzionati anche nel pilastro sociale, soprattutto in tema di pensioni, servizi pubblici, assistenza sociale, assistenza sanitaria, assistenza all'infanzia, alloggi, miglioramento delle competenze, politiche attive del mercato del lavoro e istruzione.

3.3.

Perché abbiano un senso, tuttavia, queste raccomandazioni devono basarsi sul presupposto che saranno messi a disposizione i finanziamenti necessari ad attuarle. L'UE può svolgere un ruolo positivo al riguardo attraverso il suo ventaglio di programmi e grazie alla flessibilità della sua regolamentazione in materia di bilanci pubblici e livelli di debito pubblico.

3.4.

Le questioni degli investimenti e dei finanziamenti emergono a vario titolo in tutti i settori contemplati dal pilastro sociale. Il quadro di valutazione sociale è di aiuto anche nel dimostrare che è necessario realizzare investimenti in settori specifici in tutti gli Stati membri, e in particolare in quelli con i livelli di reddito più bassi. Pertanto il tema del finanziamento del pilastro sociale è collegato a questioni di politica macroeconomica, a politiche di governance economica orientate verso la convergenza — e non la divergenza — sociale, al dibattito sulla gestione della zona euro e alle politiche di promozione degli investimenti, compresi gli investimenti sociali.

3.5.

Il CESE ha già illustrato gli argomenti a favore dei molteplici effetti positivi derivanti da investimenti sociali ben pianificati, efficaci ed efficienti: questi, come riconosce la Commissione europea nel suo pacchetto di investimenti sociali, dovrebbero essere considerati non come un fattore di costo ma come un investimento nel potenziale di crescita e di occupazione dell'Europa. Il CESE si è rammaricato che non si sia fatto di più per attuare questi obiettivi in modo efficace. Gli investimenti sociali generano in prospettiva una serie di ricadute economiche e sociali in termini di incremento dell'occupazione o dei redditi da lavoro, migliori condizioni generali di salute, riduzione della disoccupazione, migliore livello di istruzione, diminuzione della povertà e dell'esclusione sociale, ecc. Inoltre, essi apportano più benessere e prosperità ai singoli, oltre a favorire nel contempo la ripresa economica garantendo una forza lavoro meglio qualificata, un'accresciuta produttività e un aumento dell'occupazione. Tali investimenti, in particolare quando promuovono la crescita sostenibile, contribuirebbero anche a rafforzare le qualifiche e le competenze dei cittadini e a migliorare le loro opportunità nella società e nel mercato del lavoro, nonché a stimolare l'economia, aiutando l'UE a superare la crisi diventando più forte. Inoltre essi assicurerebbero una spesa pubblica più efficiente ed efficace, con conseguenti risparmi dei bilanci pubblici nelle finanze a medio e a lungo termine (16). Il CESE ha inoltre messo in evidenza i costi a lungo termine dell'inazione e dei mancati investimenti nel settore sociale. Non solo, ma a tale riguardo ha pure messo l'accento sull'importanza di investire in solidi sistemi di sicurezza sociale, i quali hanno anche una funzione di stabilizzatore automatico (17).

3.6.

Tra le questioni elencate nel pilastro sociale che è impossibile affrontare senza maggiori investimenti o con gli attuali livelli di spesa figurano: il diritto ad un'istruzione, una formazione e un apprendimento permanente di qualità e inclusivi; il sostegno alla ricerca di un impiego; il miglioramento della parità di genere e la riduzione del divario retributivo di genere; la prevenzione della povertà lavorativa; l'accesso ai servizi di assistenza; l'accessibilità economica dei servizi di educazione e cura della prima infanzia; un'adeguata protezione sociale; indennità di disoccupazione adeguate; pensioni che garantiscano un reddito adeguato; una vecchiaia dignitosa; un'assistenza sanitaria preventiva e curativa di qualità e a prezzi accessibili; servizi di assistenza a lungo termine di qualità e a prezzi accessibili; alloggi sociali o assistenza abitativa di qualità; e infine l'accesso all'acqua, ai servizi igienico-sanitari, all'energia, ai trasporti, ai servizi finanziari e alle comunicazioni digitali.

3.7.

I principali fondi dell'UE destinati a sostenere la crescita economica e sociale sono i fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE), l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile (Youth Employment Initiative — YEI), i programmi per la competitività e il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS). Gli investimenti possono anche essere realizzati attingendo ai bilanci degli Stati membri e a risorse del settore privato.

3.8.

I fondi strutturali e di investimento europei sono la fonte di risorse finanziarie più importante, oltre che dotata di procedure complesse per il controllo e la valutazione degli investimenti, che in un precedente parere il CESE ha indicato come uno strumento idoneo per effettuare un maggior numero di investimenti nell'economia reale. I fondi SIE hanno portato ad un aumento degli investimenti pubblici nei paesi con livelli di reddito più bassi, ma non sono stati sufficienti a compensare la diminuzione degli investimenti provenienti da altre fonti o a garantire una rapida convergenza a livello economico e sociale. È importante fare in modo che questi fondi siano potenziati e aumentati, al fine di accompagnare gli sforzi di attuazione del pilastro sociale. Il CESE ribadisce di essere favorevole a rivedere i regolamenti che disciplinano i fondi SIE e di voler migliorare la valutazione dell'efficacia e dell'efficienza del contributo fornito da tali fondi (18).

3.9.

È possibile garantire che gli investimenti siano mirati per allinearli con gli obiettivi del pilastro sociale, tanto sotto il profilo delle attività intraprese quanto in termini di clausole di garanzia di condizioni di lavoro eque e di sostegno a gruppi sociali altrimenti esclusi.

3.10.

Il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) fornisce una garanzia alla Banca europea per gli investimenti che consente a quest'ultima di mantenere livelli di credito che, in assenza della garanzia, avrebbero dovuto subire una riduzione. Come nel caso dei progetti della BEI in generale, il FEIS può sostenere progetti coerenti con gli obiettivi del pilastro sociale, e questo è quel che avviene in alcuni casi (a sostegno di alcune imprese sociali e di determinati progetti di assistenza sanitaria e sociale). Si è osservata una tendenza a sostenere maggiormente progetti commerciali tradizionali, tanto che le ricadute sociali positive sono più un sottoprodotto che un obiettivo in sé.

3.11.

Il CESE ha invocato un rafforzamento della dimensione sociale degli interventi del FEIS ad esempio in materia di istruzione, formazione e formazione professionale per le competenze e l'apprendimento permanente, sviluppo delle industrie creative e culturali, soluzioni sanitarie e medicine innovative, servizi sociali, alloggi sociali e assistenza all'infanzia, infrastrutture turistiche e di protezione dell'ambiente. Il piano di investimenti per l'Europa dovrebbe sostenere chiaramente gli impegni assunti nel quadro della COP 21 (19).

3.12.

Inoltre, non viene posto sufficientemente l'accento sulla valutazione e sulla supervisione di progetti relativi alle condizioni di lavoro, all'inclusione di gruppi svantaggiati e agli investimenti in infrastrutture fisiche per i servizi sociali.

3.13.

Poiché inizialmente era stato preso l'impegno ad evitare qualsiasi considerazione di carattere geografico nell'assegnazione delle risorse del FEIS, certi paesi UE a basso reddito, che pure possono dimostrare di averne grandemente bisogno, ricevono una quota molto ridotta di tali fondi. Con opportune modifiche alle norme è possibile garantire che, nella seconda fase d'intervento, venga data priorità ai paesi meno sviluppati.

3.14.

Il finanziamento della realizzazione del pilastro sociale dipenderà anche in gran parte dalle risorse disponibili a livello di singolo Stato membro. Saranno necessari fondi attinti ai bilanci pubblici da destinare agli investimenti ma anche ai costi di esercizio delle attività nei prossimi anni, e questo potrebbe scontrarsi con i vincoli imposti dalle norme dell'UE in materia di bilancio e di debito (20). Come già ribadito dal CESE in più occasioni (21), si dovrebbero prendere in considerazione dei modi per rafforzare la flessibilità consentita all'interno di queste regole, introducendo ad esempio una «regola d'oro» che permetta di realizzare investimenti pubblici con una finalità sociale, allo scopo di conseguire gli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali, in particolare aumentando i livelli di reddito, rafforzando la coesione sociale, prevenendo l'esclusione di gruppi svantaggiati che non potrebbero altrimenti partecipare pienamente alla società, e generando al tempo stesso una crescita economica sostenibile.

3.15.

Per il finanziamento degli obiettivi sociali è essenziale anche la responsabilità delle imprese. Gli investimenti privati non consentiranno, da soli, di realizzare gli obiettivi del pilastro sociale: dovrebbe quindi esserci un margine perché gli investimenti privati, abbinati alla responsabilità pubblica, diano un contributo in molti dei settori interessati (tra cui, ad esempio, occupazione, miglioramento delle competenze digitali e assistenza sociale), soprattutto con gli adeguati quadri normativi e un qualche sostegno finanziario fornito da risorse pubbliche, come i fondi strutturali e di investimento europei e/o la BEI.

3.16.

La necessità di risorse finanziarie per attuare il pilastro sociale andrebbe riconosciuta e pianificata. Sono già disponibili quadri istituzionali idonei. La missione affidata ai fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) e al FEIS dovrebbe essere meglio precisata in modo da fare esplicito riferimento al pilastro sociale, e i costi relativi al perseguimento degli obiettivi del pilastro dovrebbero poter trovare spazio sia nel bilancio dell'UE che nei bilanci degli Stati membri.

3.17.

Infine, nel quadro della lotta contro la frode fiscale, i paradisi fiscali e la pianificazione fiscale aggressiva, e nell'ottica di una riduzione della concorrenza fiscale sleale tra Stati membri (22), andrebbero rafforzate le misure adottate dalla Commissione europea in materia di tassazione equa (relative alle società multinazionali e ai singoli contribuenti) nonché le misure per contrastare l'appropriazione indebita delle risorse del bilancio dell'UE e le frodi in materia (23). Per quanto riguarda la ricerca di nuove fonti di gettito fiscale per finanziare il pilastro sociale, sarebbe opportuno, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà, promuovere forme di tassazione che tengano conto della capacità contributiva di ciascuno, pur senza pregiudicare gli incentivi ad una crescita economica sostenibile.

3.18.

Quanto al finanziamento del bilancio dell'UE, il CESE concorda con l'analisi svolta nella relazione sul Futuro finanziamento dell'UE del gruppo ad alto livello sulle risorse proprie, in cui si chiede un bilancio dell'Unione costituito in prevalenza da risorse proprie autonome, trasparenti ed eque (24). Inoltre, il CESE ritiene che dovrebbe essere realizzato un aumento del bilancio.

Bruxelles, 19 aprile 2018.

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  Trarre insegnamento dal passato per evitare il rigore delle politiche di austerità nell'UE, punto 1.6, non ancora pubblicato; Politica economica della zona euro 2018, punti 1.8 e 3.6, non ancora pubblicato; GU C 327 del 12.11.2013, pag. 11; Analisi annuale della crescita 2018, punto 1.4, non ancora pubblicato; GU C 226 del 16.7.2014, pag. 21.

(2)  Opuscolo sul Pilastro europeo dei diritti sociali, pag. 6, (ISBN 978-92-79-74092-3).

(3)  http://europa.eu/rapid/press-release_SPEECH-14-1525_it.htm

(4)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 145.

(5)  Ad esempio: migliorare il contesto economico, il finanziamento delle imprese e la spesa in R&S; aumentare la produttività di imprese, settori ed economie; promuovere la creazione di posti di lavoro di qualità e con salari migliori riducendo al tempo stesso il numero di posti di lavoro temporanei e precari con bassi salari; rafforzare la contrattazione collettiva e l'autonomia delle parti sociali nel quadro di tale processo, nonché il dialogo sociale a livello locale, regionale, nazionale ed europeo; riformare la pubblica amministrazione per renderla più efficiente per lo sviluppo economico e sociale, oltre che più trasparente per i cittadini; promuovere sistemi di istruzione e formazione di qualità per i lavoratori al fine di creare pari opportunità e di conseguire risultati per tutti i gruppi sociali.

(6)  Sostegno alle riforme strutturali negli Stati membri, punto 3.9, non ancora pubblicato.

(7)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 145.

(8)  Documento di riflessione sulla dimensione sociale dell'Europa, pag. 24.

(9)  Risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2018 sul prossimo QFP: preparazione della posizione del Parlamento in merito al QFP per il periodo successivo al 2020 (2017/2052(INI)) (correlatori: Jan Olbrycht, Isabelle Thomas), punto 14.

(10)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 145; GU C 81 del 2.3.2018, pag. 131.

(11)  https://composite-indicators.jrc.ec.europa.eu/social-scoreboard/#

(12)  Galgoczi, B. et al, The Social Scoreboard Revisited (Il quadro di valutazione sociale riconsiderato), ETUI (Istituto sindacale europeo), 2017.

(13)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 145.

(14)  Not in education, employment or training (persone che non lavorano, non studiano né seguono una formazione).

(15)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 145.

(16)  GU C 125 del 21.4.2017, pag. 10.

(17)  GU C 226 del 16.7.2014, pag. 21.

(18)  GU C 303 del 19.8.2016, pag. 94.

(19)  GU C 75 del 10.3.2017, pag. 57.

(20)  GU C 177 del 18.5.2016, pag. 35.

(21)  Trarre insegnamento dal passato per evitare il rigore delle politiche di austerità nell'UE, punto 1.6, non ancora pubblicato; Politica economica della zona euro 2018, punti 1.8 e 3.6, non ancora pubblicato; GU C 327 del 12.11.2013, pag. 11; Analisi annuale della crescita 2018, punto 1.4, non ancora pubblicato; GU C 226 del 16.7.2014, pag. 21.

(22)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 131.

(23)  Analisi annuale della crescita 2018, punto 3.3.4, non ancora pubblicato.

(24)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 131.


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