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Document 52017IR3465

Parere del Comitato europeo delle regioni — Il rilancio delle zone rurali attraverso i piccoli comuni intelligenti

GU C 164 del 8.5.2018, p. 45–49 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

8.5.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 164/45


Parere del Comitato europeo delle regioni — Il rilancio delle zone rurali attraverso i piccoli comuni intelligenti

(2018/C 164/08)

Relatore:

Enda Stenson (IE/AE), consigliere della contea di Leitrim

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore l’iniziativa della Commissione europea di pubblicare il documento EU Action for Smart Villages [azione dell’UE per i piccoli comuni intelligenti] in quanto riconoscimento della necessità di azioni mirate intese a sostenere il rilancio delle zone rurali quali luoghi in cui vivere e lavorare; rileva che l’aumento della prosperità rurale e della vitalità delle zone rurali figura tra i compiti più urgenti, in quanto uno sviluppo territoriale più equilibrato può costituire la base per conseguire una maggiore sostenibilità socioeconomica e ambientale;

2.

rileva che il documento della Commissione e la partecipazione dei commissari responsabili per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, la Politica regionale, la Mobilità e i Trasporti forniscono una solida base per garantire l’adozione di un approccio coordinato e trasversale nello sviluppo di questa iniziativa;

3.

si rammarica, tuttavia, della mancanza di ambizione del documento, che costituisce semplicemente una raccolta di iniziative preesistenti; invoca una maggiore ambizione e l’elaborazione di una politica mirata e lungimirante in materia di piccoli comuni intelligenti nella prospettiva del periodo successivo al 2020, che nasce dall’esigenza di consolidare l’ampia gamma di strumenti «intelligenti» dell’UE basati sul territorio;

4.

sottolinea che i lavori preparatori vanno intrapresi fin d’ora per poter realizzare un programma sostenibile ed efficace per i piccoli comuni intelligenti nel prossimo periodo di finanziamento, che preveda tra l’altro un coordinamento e sinergie migliori tra la politica dell’UE in materia e i flussi di finanziamento mediante lo sviluppo di una politica integrata e di un meccanismo di sostegno per i piccoli comuni intelligenti;

5.

attira l’attenzione sull’importanza di uno stretto coordinamento a tutti i livelli di governo, nel dovuto rispetto del principio di sussidiarietà, al fine di individuare soluzioni «dal basso verso l’alto» e basate sul territorio. Evidenzia il ruolo centrale delle amministrazioni locali e regionali nell’attuazione del quadro politico;

6.

propone di estendere il concetto di «piccoli comuni intelligenti» a quello di «territori rurali intelligenti» e di integrare l’iniziativa nell’agenda rurale europea, in modo da favorire e sviluppare anche le sinergie tra i piccoli comuni limitrofi, all’interno dei territori rurali intelligenti;

7.

in tale contesto, sostiene l’importanza della dichiarazione di Cork 2.0 in quanto fornisce un quadro per il rafforzamento della politica rurale ed agricola, e sostiene con convinzione i dieci orientamenti individuati, tra cui il riconoscimento della necessità di rivolgere un’attenzione particolare al superamento del divario digitale (1);

8.

sottolinea che il recupero delle zone rurali deve servire ad affrontare la sfida a lungo termine dello spopolamento mediante azioni volte a incoraggiare e sostenere la sostenibilità, il rinnovo generazionale e la capacità delle zone rurali di attrarre nuova popolazione;

9.

invita la Commissione a pensare a delle azioni semplici, facilmente replicabili e accessibili anche dai comuni di piccolissima dimensione, che spesso non hanno una struttura sufficiente in grado di porre in essere in modo agevole delle azioni intelligenti;

10.

propone di attribuire una particolare attenzione alle sfide cui devono far fronte le regioni rurali periferiche che devono superare gravi difficoltà in materia di trasporti e connettività energetica, oltre che di infrastrutture a banda larga, e di conseguenza la mancanza di accesso ai servizi pubblici più importanti. Ritiene che il concetto di «verifica rurale» (2) dovrebbe essere inserito nell’iniziativa «territori rurali intelligenti» al fine di applicare tale approccio allo sviluppo di iniziative politiche di più ampio respiro con implicazioni per i territori rurali.

11.

sottolinea che le regioni frontaliere periferiche devono affrontare difficoltà crescenti, e segnala la necessità di rafforzare le possibilità di cooperazione transfrontaliera e i relativi programmi per superare tali difficoltà.

Riduzione del divario digitale

12.

sottolinea che l’offerta di servizi digitali e la capacità di funzionare correttamente in un’economia globalizzata richiedono connessioni a banda larga rapide e affidabili. Le infrastrutture TIC si stanno pertanto dimostrando un fattore determinante per il potenziale di sviluppo delle regioni dell’UE;

13.

ribadisce pertanto che andrebbero compiuti sforzi per garantire una rete di telecomunicazioni ad alta velocità dotata di una capacità uniforme in tutta l’UE quale condizione imprescindibile per la competitività e la crescita economica dei territori rurali, in linea con gli obiettivi fissati nell’Agenda digitale europea 2020 (3);

14.

si rammarica che i progressi si mantengono insufficienti e disomogenei, con disparità persistenti, soprattutto tra le regioni urbane e quelle rurali. La portata della sfida si percepisce nel fatto che, nel 2012, 9,1 milioni di famiglie non erano ancora coperti da reti fisse a banda larga, 90 % dei quali abitanti nei territori rurali (4);

15.

rileva che, al livello dell’UE, l’obiettivo è quello di disporre di una connessione di una velocità superiore a 30 MB/s operativa entro il 2020 in tutta Europa, comprese le zone rurali e isolate. Si tratta però di una media UE che varia sensibilmente a seconda dei paesi e delle località, soprattutto nelle zone rurali e in quelle più remote dove non è raro che, perfino negli Stati membri economicamente avanzati, si abbia una velocità di connessione di 10MB/s. Questo è lo standard normale perché un nucleo domestico tipo possa beneficiare dei servizi on line più popolari. La mancanza di una connessione a banda larga sufficiente costituisce al giorno d’oggi una grave minaccia per la coesione territoriale. Invita la Commissione europea a intensificare gli sforzi per sviluppare una connessione Internet ad alta velocità nei territori rurali attraverso modelli di finanziamento accessibili che non limitino l’accesso di alcuni Stati membri ai finanziamenti per investire nelle reti a banda larga e sostengano l’accesso ai finanziamenti per gli investimenti nelle reti a banda larga a favore dei progetti su piccola scala. Chiede inoltre che vengano specificamente destinati dei fondi per lo sviluppo della banda larga nelle zone rurali e che tali fondi non possano essere impiegati per altre misure;

16.

intenzionato a realizzare la promessa dell’iniziativa Piccoli comuni intelligenti, raccomanda vivamente di riconoscere nell’accesso a Internet un servizio di interesse pubblico a livello dell’UE e, se opportuno, a livello nazionale, di stabilire standard minimi tollerabili per la banda larga che, oltre a garantire l’affidabilità dell’accesso a Internet, possano anche prevenire futuri cambiamenti nell’erogazione dei servizi (a seguito, tra l’altro, dell’abbandono delle linee telefoniche in cavo di rame e dell’introduzione della generazione successiva, la tecnologia 4G) e prevedano inoltre servizi di emergenza, in particolare per le comunità isolate dal punto di vista digitale, come già avviene in Svizzera e in Finlandia, dove tale accesso è garantito fino all’ultimo miglio; quantomeno, dovrebbe trattarsi di una condizionalità ex ante connessa a qualunque finanziamento previsto per i piccoli comuni intelligenti;

17.

sottolinea l’importanza di sviluppare la tecnologia associata alle iniziative per i «piccoli comuni intelligenti» attraverso l’applicazione di standard aperti, un fattore che promuoverà la cooperazione tra amministrazioni e imprese, nonché il reimpiego delle soluzioni trovate, oltre a favorire la loro interoperabilità;

18.

è favorevole all’offerta di formazione, destinata a diverse fasce di età della popolazione, su come utilizzare le tecnologie digitali e all’adattamento dell’insegnamento al pubblico destinatario, in vista della digitalizzazione di taluni servizi pubblici a livello non soltanto locale (ordinazioni di documenti, dichiarazioni dei redditi, fatture elettroniche, tracciabilità, PAC ecc.). Rivendica inoltre il diritto all’alfabetizzazione digitale, in modo da garantire a tutti i cittadini l’accesso a un’apposita formazione per l’esecuzione di funzioni basilari nel nuovo contesto digitale, una formazione che deve poter contare su finanziamenti erogati attraverso i fondi strutturali e di investimento europei;

19.

ritiene che l’estensione della banda larga nelle zone rurali e la sfida dell’erogazione di servizi fino all’ultimo miglio siano direttamente legate alla posizione dominante sul mercato e ai fornitori tradizionali. La questione non sarà risolta fintanto che il quadro normativo non incentiverà l’ingresso sul mercato di operatori alternativi per installare reti di accesso di nuova generazione (NGA) e non incoraggerà lo sviluppo di progetti innovativi promossi dalle collettività;

20.

ritiene che gli agricoltori e il settore agricolo in generale dovrebbero essere un gruppo a cui destinare in via prioritaria la formazione digitale, al fine di agevolare l’utilizzo e lo sviluppo di strumenti e metodi dell’agricoltura elettronica (e-farming);

21.

raccomanda di potenziare le risorse destinate alla formazione e quelle volte a far conoscere meglio le opportunità che l’attuale contesto dell’economia digitale offre alle imprese delle zone rurali, come l’accesso a nuovi mercati, lo sviluppo di nuovi prodotti o la fidelizzazione dei clienti;

22.

riconosce le diverse iniziative di «hub digitali» attualmente operative in diversi Stati membri in cui la banda larga ad alta velocità, pur non essendo presente in ogni abitazione rurale, è comunque disponibile in appositi centri (5);

23.

riconosce i vantaggi supplementari offerti da questi «hub», oltre semplicemente a superare il problema del divario digitale, in termini di ridefinizione degli spazi pubblici in collaborazione con la collettività (il cosiddetto «placemaking»), rilancio dei centri abitati dei paesi, offerta di posti di lavoro e opportunità di formazione per gli abitanti delle zone rurali;

24.

riconosce che gli «hub» possono attrarre altri servizi elettronici, tra cui la sanità elettronica (ad esempio, le consultazioni online), la consulenza legale elettronica, la e-governance (ad esempio il voto online, le dichiarazioni dei redditi, le richieste di indennità), il commercio elettronico (ad esempio i servizi bancari e le vendite online ecc.).

Le città e i territori rurali intelligenti

25.

ritiene che, al pari del modello della città intelligente, un’iniziativa «territori rurali intelligenti» dovrebbe adottare un approccio di ampio respiro allo sviluppo e all’innovazione al fine di tener conto delle sei dimensioni che seguono:

a)

un’economia intelligente, innovativa, imprenditoriale e produttiva;

b)

una mobilità potenziata, con reti di trasporto accessibili, moderne e sostenibili;

c)

una visione dell’energia nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità;

d)

una cittadinanza qualificata ed impegnata;

e)

una buona qualità della vita in termini di cultura, salute, sicurezza e istruzione;

f)

un’amministrazione efficiente, trasparente ed ambiziosa;

26.

accoglie con favore la nuova iniziativa Wifi4EU volta a migliorare la connettività Internet nelle comunità locali, ma osserva che i progetti saranno selezionati in ordine di presentazione, secondo un approccio equilibrato dal punto di vista geografico. Nella selezione dei progetti si dovrebbero considerare le difficoltà supplementari per i comuni rurali più piccoli, che dispongono di risorse minori rispetto alle grandi città.

27.

sottolinea che i concetti di «città intelligente» e «piccoli comuni/territori rurali intelligenti» non dovrebbero essere messi in contrapposizione, ma, piuttosto, essere considerati complementari; ciascuno dovrebbe cioè sostenere e rafforzare il successo dell’altro. In termini di strategia, un territorio non termina ai suoi confini amministrativi, ma interagisce con le entità territoriali vicine, rurali o urbane che siano, e programma il proprio sviluppo in armonia con il suo ambiente circostante. Si dovrebbe riflettere sulla creazione di interrelazioni positive tra le popolazioni rurali e urbane, e non solo sulle zone rurali quali erogatrici di servizi per quelle urbane. Sottolinea a questo proposito che l’intero sistema di insediamenti sarà sostenibile soltanto quando tutti i suoi elementi lo saranno, dalle grandi città ai piccoli comuni;

28.

ammette, tuttavia, l’importanza di riconoscere le diverse caratteristiche di ciascun modello. In particolare il modello della città intelligente può avvalersi di numerosi attori per promuovere e dare impulso alle iniziative, a differenza delle zone rurali in cui le risorse, in termini sia di persone che di capacità amministrativa, sono generalmente più limitate. Queste differenze dovrebbero riflettersi nella programmazione di un futuro quadro politico e delle possibilità di finanziamento;

29.

prende atto che la direzione generale Energia della Commissione ha lanciato un partenariato di innovazione europeo (EIP) sulle città e comunità intelligenti inteso a promuovere e rafforzare le esperienze dei territori intelligenti nell’UE. Deplora che i territori rurali non siano stati inseriti in via prioritaria nell’attività condotta finora.

Mobilità ed energia

30.

ritiene che, nel realizzare l’iniziativa Piccoli comuni/territori intelligenti, collegamenti e reti di trasporto sostenibili sono fondamentali tanto quanto una maggiore connettività digitale, date le particolari sfide che le zone rurali si trovano ad affrontare in termini di popolazione sparsa sul territorio e costi più elevati. Rileva che il documento della Commissione sui piccoli comuni intelligenti fa riferimento al meccanismo per collegare l’Europa (CEF) come una forma di sostegno UE ai piccoli comuni intelligenti e chiede maggiori dettagli sul modo in cui tale finanziamento potrebbe essere utilizzato per sostenere la connettività rurale, soprattutto nelle regioni rurali più periferiche;

31.

ricorda le opportunità economiche, sociali e ambientali di localizzazione della produzione energetica (elettricità e calore), e le possibili sinergie con lo sviluppo rurale/regionale e la PAC (tramite il secondo pilastro). Si pensi ad esempio al ruolo del vento, del sole, della biomassa e del biogas per la produzione di energia elettrica, o al ruolo della biomassa (ad esempio il legno) e/o del biogas per il riscaldamento a livello locale; sottolinea l’importanza di affidare agli enti locali e regionali l’iniziativa e la gestione di misure agroambientali mirate e di consentire loro di stilare contratti territoriali da sottoscrivere congiuntamente con i fornitori rurali di fonti di combustibile/elettricità di produzione locale (6).

Sostegno agli approcci dal basso

32.

riconosce i successi ottenuti dagli approcci dal basso allo sviluppo locale sul genere di Leader e, più di recente, dello sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD);

33.

ritiene, tuttavia, che non si possa dipendere in misura eccessiva da tali approcci, e che altri operatori (per esempio, gli intermediari di innovazione) possano svolgere il ruolo di catalizzatori del potenziale delle zone rurali. L’intermediario di innovazione opera al fine di individuare punti di forza e opportunità all’interno del piccolo comune/zona rurale in questione e mettere in contatto le istituzioni pertinenti (università, enti locali, fonti di finanziamento ecc.) per coordinare le attività esistenti e future e le possibili fonti di finanziamento. Il suo ruolo è coinvolgere e informare la comunità, nonché ottenerne l’appoggio perché questa sviluppi una sua visione, si responsabilizzi e condivida i relativi vantaggi;

34.

ritiene che tali intermediari possano incentivare lo sviluppo di prodotti da parte delle piccole imprese e affrontare con decisione le barriere di accesso al mercato, nonché incoraggiare il consumo di prossimità e le filiere brevi di distribuzione dei prodotti agroalimentari e delle energie rinnovabili di produzione locale;

35.

ritiene che gli enti locali e regionali si trovino in una posizione ideale per svolgere tale funzione che, in alcuni casi, già espletano tramite i consigli di sviluppo, gli sportelli per le imprese, le gare d’appalto ecc.;

36.

giudica essenziale che siano resi disponibili finanziamenti per i progetti di piccole dimensioni accessibili a livello di ente locale. In tale contesto dovrebbe figurare anche il sostegno a iniziative e progetti innovativi che possono essere adattati alle esigenze specifiche delle comunità rurali in tutta l’UE, comprese le regioni periferiche;

37.

chiede una semplificazione delle domande di accesso ai flussi di finanziamento — nell’attuale programma di sviluppo rurale non sono stati compiuti significativi passi avanti dall’invito a manifestare interesse alla domanda completa a causa della difficoltà di soddisfare i requisiti richiesti. Sottolinea che non dovrebbe intercorrere un lasso di tempo tra la conclusione del programma di sviluppo rurale in corso e l’inizio del PSR per il dopo 2020 al fine di mantenere lo slancio e la fiducia;

38.

ritiene che l’accettazione delle domande di finanziamento debba incoraggiare la creazione e la partecipazione a reti e cluster, e la cooperazione, che sono di norma necessari nei territori rurali intelligenti per allargare il raggio d’azione e rafforzare l’apprendimento;

39.

propone che i territori intelligenti attingano al loro patrimonio socioculturale per sviluppare e mettere in evidenza una chiara dimensione di luogo, con tutte le infrastrutture, in particolare i servizi generali, necessari per far funzionare un’attività, e incoraggino la delocalizzazione delle imprese urbane;

40.

riconosce che il fatto di mantenersi aggiornati sulle possibilità di finanziamento e di avere accesso a tali risorse costituisce un’ulteriore sfida per gli enti locali e regionali. A tal fine sarà necessario un ruolo attivo da parte delle pertinenti direzioni generali della Commissione e delle autorità che gestiscono i relativi flussi di finanziamento dell’UE a livello nazionale e regionale. Il CdR può, da parte sua, svolgere un ruolo importante nello scambio di informazioni, nel sostenere le reti e fornire esempi di buone pratiche, anche attraverso il contributo della piattaforma CdR — Commissione europea per la banda larga;

41.

ritiene che l’istituzione, a cura della Commissione, di un premio annuale che riconosca i risultati conseguiti dal piccolo comune/territorio intelligente di maggior successo, nell’arco di tale periodo, nell’UE potrebbe favorire una comunicazione più efficace delle opportunità disponibili a livello unionale. Si potrebbe anche ricorrere alle reti già esistenti, come l’Enterprise Europe Network (EEN) e ai loro partner locali negli Stati membri, per fornire informazioni aggiornate su una serie di argomenti di interesse per gli imprenditori situati nei piccoli comuni e nelle zone rurali;

42.

sottolinea il ruolo di facilitatori che gli enti locali e regionali possono svolgere adottando un «approccio intelligente» nell’opera di pianificazione e nelle strategie territoriali a livello regionale, le quali comprendono una valutazione delle capacità e delle risorse regionali, l’individuazione di siti per la co-ubicazione di servizi e l’adozione di politiche economiche di facilitazione.

Bruxelles, il 1o dicembre 2017

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Karl-Heinz LAMBERTZ


(1)  Dichiarazione di Cork 2.0, 2016, punto 3.

(2)  Per verifica rurale si intende il fatto di assicurarsi che le esigenze e gli interessi delle popolazioni, comunità e imprese rurali siano adeguatamente considerate in sede di definizione e attuazione di tutte le politiche e di tutti i programmi. Per il governo centrale, la verifica rurale consiste in una valutazione delle opzioni politiche per garantire l’adozione delle soluzioni più eque per i territori rurali.

(3)  Parere del CdR sul tema Innovazione e modernizzazione dell’economia rurale, GU C 120 del 5.4.2016, pag. 10.

(4)  Sesta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale, luglio 2014.

(5)  Ad esempio il Ludgate Hub (IE) e The Hive nella contea di Leitrim (IE).

(6)  Parere del CdR Verso una politica alimentare sostenibile dell’UE che porti occupazione e crescita nelle regioni e città d’Europa, GU C 272 del 17.8.2017, pag. 14.


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