COMMISSIONE EUROPEA
Bruxelles, 1.2.2017
COM(2017) 56 final
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO
Valutazione 2016 dei progressi realizzati dagli Stati membri nel 2014 nel conseguimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica entro il 2020 e nell'attuazione della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica a norma dell'articolo 24, paragrafo 3, della direttiva stessa
Indice
1.
Introduzione
2.
Progressi realizzati nel conseguimento dell’obiettivo di efficienza energetica dell’UE per il 2020
3.
Obiettivi nazionali
4.
Tendenze del consumo energetico e valutazione delle misure nazionali per settore
4.1.
Settore industriale
4.2.
Settore residenziale
4.3.
Settore dei servizi
4.4.
Settore pubblico
4.5.
Settore dei trasporti
4.6.
Settore della generazione di energia elettrica e calore
4.7.
Recepimento della direttiva sull’efficienza energetica
5.
Conclusione
1.Introduzione
L’aumento dell’efficienza energetica è indispensabile per affrontare le sfide future dell’Unione europea. Ridurre la domanda di energia e “mettere l’efficienza energetica al primo posto” è quindi uno dei cinque principali obiettivi dell’Unione dell’energia. Nel 2015 gli Stati membri hanno confermato l’assoluta necessità di raggiungere l’obiettivo del 20% di efficienza energetica entro il 2020. Le politiche di efficienza energetica consentono ai consumatori di risparmiare e raccogliere benefici in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, sicurezza dell’approvvigionamento, competitività, sostenibilità dell’economia europea e creazione di posti di lavoro. Nel novembre 2016 la Commissione ha quindi proposto di rafforzare questo fondamentale settore d’intervento oltre il 2020, puntando verso un obiettivo vincolante di efficienza energetica dell’UE pari al 30% entro il 2030.
La relazione 2016 fornisce una valutazione dei progressi realizzati fino al 2014 nel conseguimento dell’obiettivo del 20% di efficienza energetica entro il 2020 e nell’attuazione della direttiva sull’efficienza energetica; comprende inoltre una serie di raccomandazioni per gli Stati membri. Sulla scorta delle relazioni annuali 2016 degli Stati membri e degli ultimi dati 2014 di Eurostat, essa prende avvio dalla relazione 2015 sui progressi realizzati nell’efficienza energetica.
Le principali conclusioni della relazione sono elencate di seguito.
L’UE ha compiuto notevoli progressi negli ultimi anni. Nel 2014 il consumo di energia primaria (CEP) sforava solo dell’1,6% l’obiettivo 2020; il consumo di energia finale (CEF) era addirittura 2,2% sotto l’obiettivo 2020. Tuttavia, nel 2015 il consumo di energia primaria ha registrato un aumento di circa l’1,5% e quello di energia finale di circa il 2% rispetto ai livelli del 2014. Il rialzo è dovuto al fatto che il 2014 è stato un anno eccezionalmente caldo; i dati 2015 sono un ritorno alla normale.
Gli Stati membri si sono impegnati ad attuare politiche ambiziose in materia di efficienza energetica e hanno aumentato considerevolmente gli sforzi compiuti negli ultimi anni in tutti i settori.
Stando ad un’analisi disaggregata svolta per l’UE-28, il calo del consumo di energia primaria dal 2005 al 2014 era dovuto principalmente ad un miglioramento dell’intensità energetica. Il rallentamento dell’economia, le modifiche nel mix energetico e i cambiamenti strutturali hanno avuto un ruolo relativamente minore.
Sono necessari sforzi costanti per rinnovare gli edifici esistenti, in un’ottica di risparmio energetico e di riduzione dei costi dell’energia dei consumatori. Per questo motivo, le condizioni di finanziamento degli investimenti nell’efficienza energetica devono essere ulteriormente migliorate negli Stati membri. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) possono svolgere un ruolo importante in questo senso, fornendo ai consumatori strumenti utili a rafforzare la sensibilizzazione e a gestire il consumo di energia in modo intelligente.
La maggior parte degli Stati membri dovrebbe migliorare ancora l’efficienza energetica nel settore dei trasporti per sfruttare appieno le ulteriori potenzialità di risparmio energetico.
La Commissione è fiduciosa che l’obiettivo del 20% del consumo di energia primaria potrà essere raggiunto se gli Stati membri rispettano gli impegni presi e continuano ad attuare la legislazione vigente dell’UE sull’efficienza energetica e i programmi che hanno dato risultati positivi in materia.
2.Progressi realizzati nel conseguimento dell’obiettivo di efficienza energetica dell’UE per il 2020
Il consumo di energia finale nell’Unione europea è sceso dell’11%, passando da 1 191 Mtep nel 2005 a 1 062 Mtep nel 2014, ovvero al di sotto dell’obiettivo 2020, pari a 1 086 Mtep. In termini assoluti, il consumo di energia finale è diminuito in tutti gli Stati membri dal 2005, fatta eccezione per Lituania, Malta e Polonia.
Nel 2014 il settore dei trasporti rappresentava la quota maggiore del consumo totale di energia finale (33%), seguito dall’industria (26%), dal settore residenziale (25%), dai servizi (13%) e da altri (3%).
Il consumo di energia primaria nell’UE è sceso da 1 712 Mtep nel 2005 a 1 507 Mtep nel 2014 (12%): ancora leggermente al di sopra dell’obiettivo 2020, ossia 1 483 Mtep.
In termini assoluti, il consumo di energia primaria è diminuito in tutti gli Stati membri dal 2005, fatta eccezione per Estonia, Finlandia e Polonia. L’Estonia ha registrato il più forte incremento annuale (2,6%), mentre in Finlandia il consumo di energia primaria è rimasto sostanzialmente stabile nel periodo 2005-2014. Sostanziali riduzioni annuali si sono registrate in Grecia, Lituania e Regno Unito.
3.Obiettivi nazionali
Gli Stati membri hanno definito i rispettivi obiettivi nazionali indicativi di efficienza energetica per il 2020 nel 2013; nel 2014, il consumo di energia finale di 17 Stati membri era già al di sotto del loro obiettivo indicativo per il 2020. Analogamente, 19 Stati membri hanno registrato un consumo di energia primaria al di sotto del loro obiettivo indicativo per il 2020 già nel 2014.
I rimanenti Stati membri sono ancora lontani dagli obiettivi indicativi nazionali espressi in consumo di energia finale e/o primaria per il 2020.
4.Tendenze del consumo energetico e valutazione delle misure nazionali per settore
La maggior parte degli Stati membri ha ridotto il consumo di energia primaria e finale tra il 2005 e il 2014 ad un ritmo che, se mantenuto, basta a raggiungere i rispettivi obiettivi di consumo di energia primaria e finale entro il 2020. Per il consumo di energia primaria, fanno eccezione l’Estonia, Malta e la Svezia; per il consumo di energia finale, fanno eccezione l’Austria, il Belgio, la Germania, la Lituania, Malta e la Slovacchia.
Le maggiori riduzioni del consumo di energia primaria dal 2013 al 2014 sono state registrate in Belgio (8%), Danimarca (7%) e Regno Unito (7%). I Paesi Bassi hanno avuto il più forte calo nel consumo di energia finale (8%), seguiti da Francia (7%) e Belgio (6%). Solo i Paesi Bassi e il Lussemburgo hanno diminuito il consumo finale di energia in tutti i settori. Il maggior aumento nel consumo finale di energia è stato riscontrato a Malta (3%), in Bulgaria (3%) e in Lituania (2%).
Si è proceduto ad una prima analisi disaggregata per valutare l’impatto di diversi fattori sulle tendenze tradizionali nel consumo di energia primaria a livello dell’UE negli ultimi dieci anni (2005-2014), sulla base di dati Eurostat. L’analisi ha valutato i rispettivi contributi dell’attività economica, della struttura, del mix energetico e dell’intensità energetica alla riduzione globale del consumo di energia primaria sul periodo in questione (206 Mtep). In particolare, l’effetto dell’attività ha comportato un incremento del consumo di energia pari a 123 Mtep, compensato tuttavia da un calo quasi triplo (-353 Mtep) dovuto a significativi miglioramenti nell’intensità energetica.
D’altra parte, l’incidenza dei cambiamenti strutturali e del mix energetico per l’UE-28 è trascurabile. L’effetto strutturale è stato pari a +25 Mtep, attribuibile alla crescita relativa delle economie nazionali a più forte intensità energetica rispetto a quelle a minore intensità. Vi è stato un lieve effetto negativo del mix energetico (-0,5 Mtep), indizio di una leggera tendenza verso carburanti più puliti e di significativi miglioramenti nell’efficienza energetica negli ultimi dieci anni.
Figura 1: Scomposizione delle variazioni del consumo di energia primaria dell’UE-28 per il periodo 2005-2014 (approccio additivo LMDI ( Logarithmic Mean Divisia Index approach))
Fonte: Analisi del JRC.
Una prima analisi disaggregata del consumo finale di energia è stata effettuata a livello di Stati membri sul periodo 2005-2014 per i settori produttivi dell’economia. I risultati preliminari indicano effetti dell’attività negativi in Grecia, Croazia, Italia e Portogallo, con conseguente riduzione del consumo di energia finale, che corrisponde al rallentamento economico in questi paesi. L’effetto strutturale è stato negativo nella maggior parte degli Stati membri, il che indica una maggiore attività in settori a minore intensità energetica. Solo l’Estonia, la Polonia, l’Ungheria e l’Austria hanno registrato un leggero spostamento verso settori a più alta intensità energetica, il che ha comportato un consumo energetico più elevato, nel periodo in questione, rispetto allo status quo.
Effetti negativi dell’intensità energetica, corrispondenti a miglioramenti dell’intensità energetica stessa sono stati registrati in tutti gli Stati membri eccetto Lettonia e Cipro. Significativi miglioramenti dell’intensità energetica, che si sono tradotti in una riduzione del consumo di energia, si sono prodotti in Bulgaria, Repubblica ceca, Romania e Slovacchia. La Commissione ritiene che il motore dei miglioramenti nell’efficienza energetica sia stata la politica pubblica le stesse conclusioni sono state confermate recentemente dall’Agenzia internazionale per l’energia e dall’analisi disaggregata del progetto Odyssee-Mure.
4.1.Settore industriale
Il consumo di energia finale dell’industria è diminuito in termini assoluti da 328 Mtep nel 2005 a 275 Mtep nel 2014 (16%).
Nel 2014 tredici Stati membri hanno registrato un calo del consumo di energia finale industriale rispetto ai livelli del 2013. Paesi con il maggiore incremento del consumo energetico industriale: Cipro (19%), Grecia (9%), Ungheria (6%). Ragioni principali addotte da alcuni Stati membri per la crescita dal 2013 al 2014: aumento del valore aggiunto industriale e aumento dei consumi nei cementifici e nelle fabbriche produttrici di trucioli di legno.
In termini di intensità di energia finale dell’industria vi è una sostanziale differenza tra lo Stato membro a più alta intensità energetica, la Bulgaria, e gli Stati con la minore intensità, Danimarca e Irlanda; se su questo dato incide la quota delle industrie ad alta intensità energetica, d’altro canto nel 2014 proprio l’intensità energetica dell’industria è diminuita nella maggior parte degli Stati membri rispetto al 2005, ad eccezione di Cipro, Grecia, Ungheria e Lettonia. Non si sono registrati miglioramenti di rilievo nell’intensità energetica di Austria e Finlandia.
4.2.Settore residenziale
In termini assoluti, il consumo di energia finale del settore residenziale è sceso del 15%, passando da 309 Mtep nel 2005 a 263 Mtep nel 2014, per vari motivi, tra cui maggiore efficienza energetica degli apparecchi e miglioramenti nel rendimento energetico del parco immobiliare in seguito alla graduale attuazione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia e delle norme minime sulla progettazione ecocompatibile. Le informazioni trasmesse ai consumatori attraverso gli attestati di prestazione energetica degli edifici e la misurazione del consumo energetico hanno contribuito a questa tendenza positiva in quanto hanno fornito ai consumatori strumenti utili a migliorarne la consapevolezza dei consumi energetici.
Nessuno degli Stati membri ha segnalato un aumento nel consumo di energia finale del settore residenziale dal 2013 al 2014; si è anzi rilevato un calo sensibile, pari al 20%, nei Paesi Bassi, seguiti dal Belgio, con il 18%.
Il 2014 è stato un anno insolitamente caldo che dovrebbe comportare una riduzione della domanda di riscaldamento. Tuttavia, sebbene il 2014 sia stato più caldo del 2013, in 17 Stati membri i dati del consumo energetico residenziale corretti per il clima rivelano in aumento nel 2014 rispetto al 2013; uno dei motivi potrebbe essere che gli aggiustamenti per il clima non tengono conto dei gradi-giorno di raffreddamento; occorre quindi prenderli in considerazione nelle analisi in futuro, in particolare perché il raffreddamento svolgerà un ruolo sempre più importante nel fabbisogno energetico nei paesi del Sud.
Tra il 2005 e il 2014 anche il consumo di energia finale pro capite corretto per il clima è diminuito in media annualmente dello 0,7%. I miglioramenti più sensibili nel periodo in questione si sono registrati in Belgio, Irlanda e Regno Unito. Anche il consumo di energia per metro quadro è migliorato in tutti gli Stati membri tra il 2005 e il 2014, con le più forti diminuzioni riscontrate a Cipro, in Lettonia e in Portogallo.
4.3.Settore dei servizi
Nei servizi il consumo di energia finale è diminuito del 2%, passando da 144 Mtep nel 2005 a 141 Mtep nel 2014. La notevole riduzione del 6% nel 2014 rispetto al 2013 si spiega in parte con la mitezza dell’inverno 2014 in quanto secondo le stime, nel settore dei servizi, il riscaldamento rappresenta il 62% del consumo di energia finale.
Nel 2014 tutti i paesi hanno rilevato un consumo di energia in diminuzione o stabile in termini assoluti nei rispettivi settori dei servizi rispetto al 2013, fatta eccezione per Estonia, Lettonia, Malta, Portogallo e Svezia. Le tendenze stabili o in aumento sono spiegate da Cipro e Malta con un aumento del turismo e variazioni climatiche che richiedono un maggiore consumo di energia per riscaldamento, ventilazione e condizionamento d’aria. La Lettonia ha collegato l’aumento dei consumi all’aumento del valore aggiunto lordo dei servizi, mentre il Portogallo ha menzionato l’aumento dell’orario di lavoro nel settore pubblico come possibile ragione.
L’intensità di energia finale nei servizi è migliorata in media dell’1% l’anno nel periodo 20052014. I miglioramenti più sensibili nel periodo in questione si sono registrati in Ungheria, Irlanda e Slovacchia. Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia e Italia hanno registrato un’intensità di energia finale stabile o in aumento nello stesso periodo. Questi ultimi Stati membri dovrebbero concentrarsi sui servizi per aumentare l’efficienza energetica e la competitività di questo settore che si prevede in crescita.
4.4.Settore pubblico
A norma dell’articolo 5 della direttiva sull’efficienza energetica, gli Stati membri sono tenuti a ristrutturare ogni anno il 3% della superficie totale degli edifici riscaldati e/o raffreddati di proprietà del governo centrale che non soddisfano i requisiti minimi di prestazione energetica di cui alla direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia. In alternativa è possibile ricorrere ad altre misure per realizzare risparmi equivalenti. Per conformarsi agli obblighi di cui all’articolo 5, 18 Stati membri adotteranno misure alternative, vale a dire incentivi intesi a modificare il comportamento degli occupanti; gli altri hanno optato per l’approccio di base, ossia ristrutturare il 3% della superficie totale.
Stando alle relazioni annuali 2016, gli Stati membri che hanno deciso di applicare l’approccio di base hanno comunicato di aver rinnovato un parco immobiliare ammissibile di circa 1 245 000 m² nel 2014 e di 995 000 m² nel 2015. Gli Stati membri che hanno adottato l’approccio alternativo hanno comunicato alla Commissione un risparmio energetico per il 2014 e il 2015, anche se sussistono alcune incertezze in merito (ad es. scelta delle unità o dati mancanti). Indagini preliminari sostengono la conclusione che il modello alternativo adottato in Austria, Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi, Polonia, Svezia e Regno Unito ha generato i risparmi energetici annui necessari nel periodo 2014-2015. Croazia, Finlandia e Svezia hanno comunicato di aver superato gli obiettivi. Per quanto riguarda l’approccio di base, gli Stati membri che sostengono di aver soddisfatto i requisiti di ristrutturazione nel 2014 e 2015 sono l’Estonia, la Spagna, l’Ungheria, l’Italia e la Lettonia. La Commissione continuerà a monitorare da vicino l’attuazione di questa disposizione.
4.5.Settore dei trasporti
Il consumo di energia finale in termini assoluti nei trasporti dell’UE-28 è sceso da 369 Mtep nel 2005 a 353 Mtep nel 2014 (-4%): nel 2014, in 13 Stati membri i consumi di energia in questo settore sono aumentati rispetto ai livelli del 2005: in modo considerevole, di oltre il 20% dal 2005, in Lituania, Malta, Polonia, Romania e Slovenia. Sono invece calati del 21% in Grecia e del 20% in Spagna nel 2014 rispetto ai livelli del 2005.
Nell’UE-28 il consumo di energia finale nei trasporti è aumentato dell’1% dal 2013 al 2014: 20 Stati membri hanno comunicato un aumento rispetto al 2013; si tratta di un cambiamento significativo rispetto all’anno precedente, per il quale era stata osservata una tendenza al rialzo solo in 11 Stati membri. Tra i paesi con il maggiore aumento: Bulgaria (11%), Ungheria (12%) e Lituania (11%). Il calo dei prezzi dell’energia è stato citato tra le ragioni principali dell’aumento del consumo energetico nei trasporti; altre ragioni includono l’aumento del numero dei veicoli e del traffico di merci/passeggeri. A Malta il notevole aumento degli arrivi di turisti è stato associato a un aumento del consumo energetico nei trasporti aerei e automobilistici.
Nel 2014 la quota del trasporto collettivo dei passeggeri varia dall’11% in Portogallo al 35% in Ungheria. A livello unionale, nel 2014 la quota del trasporto collettivo dei passeggeri è rimasta stabile intorno al 18% rispetto al 2005, con il maggiore aumento segnalato in Belgio e nella Repubblica ceca. Per quanto riguarda le merci, la quota modale del trasporto stradale è in lieve calo, dal 76% al 75% del totale del trasporto interno delle merci tra il 2005 e il 2014. A livello nazionale, la quota del trasporto di merci per ferrovia e navigazione interna varia da 0% a Cipro e Malta all’81% in Lettonia nel 2014. Romania e Bulgaria hanno registrato il più forte aumento delle rispettive quote nel 2014 rispetto al 2005.
4.6.Settore della generazione di energia elettrica e calore
Insieme al sistema di scambio di quote di emissione dell’UE, politiche mirate possono aumentare l’efficienza nel settore della generazione di energia elettrica, ad esempio promuovendo la cogenerazione ad alto rendimento di calore ed energia elettrica, l’efficienza nel teleriscaldamento e teleraffreddamento, le energie rinnovabili, l’ulteriore diffusione di strumenti delle TIC e di software dedicato a integrare meglio le fonti variabili di energia. Il settore del riscaldamento e del raffreddamento ha un ruolo fondamentale in questo senso.
Il calo del consumo di energia primaria negli ultimi anni è dovuto a una riduzione del consumo di energia finale e a un cambiamento strutturale nel settore della generazione di energia elettrica. In particolare, negli ultimi anni cambiamenti strutturali hanno consentito un passaggio dalla generazione di energia termica verso fonti di energia rinnovabili. Con una quota pari al 16% del consumo di energia finale lorda nel 2014, l’UE e la maggior parte degli Stati membri sono sulla buona strada e hanno perfino superato le rispettive traiettorie indicative di diffusione delle energie rinnovabili. Le fonti energetiche rinnovabili per la generazione di energia elettrica possono contribuire in maniera significativa a ridurre il consumo di energia primaria.
La generazione di calore da impianti di cogenerazione è diminuita in quasi tutti gli Stati membri nel 2014 rispetto al 2013; questa tendenza al ribasso può essere osservata in 14 Stati membri anche per il periodo 2005-2014.
Il rapporto output/input della generazione di energia termica è diminuito in 17 Stati membri nel 2014 rispetto al 2013, e per 13 Stati membri è diminuito nel 2014 rispetto al 2005. Le ragioni possono essere diverse, ad esempio il passaggio ad altri combustibili.
Un sistema unionale di scambio di quote di emissioni efficiente con una riserva stabilizzatrice del mercato e politiche mirate possono fornire un incentivo complementare per aumentare l’efficienza nel settore dell’energia elettrica. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero dare concreta attuazione alla valutazione dei potenziali di efficienza nella generazione e nelle reti di trasmissione e distribuzione ai sensi dell’articolo 15 della direttiva sull’efficienza energetica e all’analisi costi-benefici della cogenerazione e del teleriscaldamento e teleraffreddamento di cui all’articolo 14 della direttiva sull’efficienza energetica.
4.7.Recepimento della direttiva sull’efficienza energetica
La direttiva sull’efficienza energetica non è ancora pienamente recepita in alcuni Stati membri, i quali non sono quindi in grado di coglierne pienamente i vantaggi. Solo a recepimento pienamente ed effettivamente avvenuto è possibile concretare il contributo della suddetta direttiva al conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica entro il 2020 e il 2030, al corretto sviluppo dei mercati dell’efficienza energetica e al rafforzamento del potere dei consumatori e degli operatori del mercato.
A questo scopo, la Commissione continua a monitorare attentamente l’attuazione della direttiva: ha chiuso 22 dei 27 procedimenti d’infrazione inizialmente avviati per notifica mancante o solo parziale, da parte degli Stati membri, della legislazione nazionale necessaria al recepimento di ciascuna disposizione della direttiva; è tuttora in contatto con alcuni Stati membri in merito alla corretta attuazione dell’articolo 7. Nel 2017 la Commissione avvierà un dialogo con tutti gli Stati membri per verificare la conformità della legislazione nazionale alla direttiva, ossia che tutti gli obblighi e i requisiti della direttiva siano correttamente tradotti nella legislazione nazionale.
L’attuazione dell’articolo 7 indica che gli Stati membri hanno compiuto buoni progressi verso il conseguimento dell’obiettivo cumulativo di risparmio entro il 2020. In realtà nel 2014 l’UE-28 ha conseguito un risparmio energetico di 12 Mtep, equivalente al 5% della somma degli obblighi di risparmio totale trasmessi dagli Stati membri. Inoltre, il risparmio comunicato da otto Stati membri – Francia, Ungheria, Italia, Malta, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia e Regno Unito – ha raggiunto o superato l’obiettivo di risparmio annuo atteso per il 2014
.
Nel 2014, Belgio, Danimarca, Estonia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Portogallo e Slovenia hanno comunicato di aver realizzato almeno il 50% dei risparmi annui previsti per l’anno in questione ai sensi dell’articolo 7. Bulgaria, Croazia, Cipro, Lussemburgo e Svezia hanno conseguito meno del 50% dei risparmi previsti per il 2014. Nei suddetti Stati membri sarebbero necessari ulteriori sforzi nei prossimi anni per soddisfare i rispettivi obblighi globali di risparmio cumulativo entro il 2020.
Lettonia e Lussemburgo nel 2014 non hanno comunicato risparmi da regimi obbligatori di efficienza energetica in quanto i regimi non erano ancora in vigore. La Grecia ha inizialmente comunicato solo misure alternative, ma intende istituire un regime obbligatorio di efficienza energetica dal 1º gennaio 2017
. Lituania e Estonia hanno di recente annunciato
che non prevedono più di istituire un regime obbligatorio di efficienza energetica. Nel complesso, nelle relazioni annuali 2016 otto Stati membri
hanno trasmesso aggiornamenti alle misure adottate. La Repubblica ceca ha aggiornato l’obbligo di risparmio.
5.Conclusione
Come sottolineato nella comunicazione Energia pulita per tutti gli europei, l’efficienza energetica dovrebbe essere la prima fonte di energia in quanto svolge un ruolo chiave nell’accelerare la transizione verso l’energia pulita e nello stimolare la crescita e la creazione di posti di lavoro, e contribuisce alla sicurezza dell’approvvigionamento unionale. L’efficienza energetica è risparmio, ed è diventata un modello imprenditoriale sostenibile; gli Stati membri a maggioranza ne hanno riconosciuto i molteplici vantaggi e si sono impegnati non solo a conseguire obiettivi ambiziosi entro il 2020, ma anche a predisporre diversi programmi e misure in materia.
Questi sforzi hanno avuto un forte impatto: da un’analisi disaggregata del Centro comune di ricerca è emerso che il consumo di energia primaria nell’UE-28 è calato di 206 Mtep nel periodo 2005-2014, grazie soprattutto del miglioramento dell’intensità energetica; in altre parole, nel 2014 il consumo di energia primaria sarebbe stato più elevato del 23% senza i miglioramenti che dal 2005 sono stati apportati all’intensità energetica. Questo livello di risparmio energetico nel 2014 ha ridotto le bollette energetiche dei consumatori, e le emissioni di gas a effetto serra, secondo le stime, di circa 800 milioni di tonnellate di CO2.
Per sbloccare ulteriormente investimenti pubblici e privati nell’efficienza energetica, nel 2016 la Commissione ha presentato l’iniziativa Accelerare il ricorso all’energia pulita nell’edilizia, che verte sulle sfide e le opportunità che gli investimenti nell’energia sostenibile rappresentano per il settore edilizio e che contiene l’iniziativa Finanziamenti intelligenti per edifici intelligenti. Quest’ultima sostiene l’uso più efficace dei fondi pubblici, lo sviluppo di riserve di progetti finanziabili in base a meccanismi di aggregazione e assistenza e la riduzione dei rischi sugli investimenti nell’efficienza energetica per promotori dei progetti, finanziatori e investitori. Insieme alle suddette iniziative la Commissione ha inoltre adottato una strategia dedicata intitolata Nuovo slancio all’innovazione nel settore dell’energia pulita. La comunicazione delinea una strategia globale per i tre principali strumenti politici di cui l’UE può avvalersi per stimolare l’innovazione nel settore dell’energia pulita e concentra il finanziamento a titolo di Orizzonte 2020 sulla decarbonizzazione del parco immobiliare dell’UE in quanto una delle quattro priorità. La Commissione avvierà immediatamente tutte le iniziative, il cui impatto diretto contribuirà a colmare il divario con gli obiettivi di efficienza energetica nel breve termine.
L’UE ha già ottenuto notevoli riduzioni nel consumo energetico e ha ridotto il proprio consumo di energia finale al di sotto dell’obiettivo fissato per il 2020. Anche con un lieve aumento del consumo di energia primaria nel 2015 rispetto al 2014, la Commissione confida che l’UE sia sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo: il consumo di energia primaria nel 2014 ha infatti sforato solo dell’1,6% l’obiettivo di consumo di energia primaria in termini assoluti entro il 2020.
Come nella relazione 2015 sui progressi realizzati nell’efficienza energetica, nella presente relazione gli indicatori di rendimento mostrano differenze tra gli Stati membri nel periodo 2005-2014. Tuttavia, la maggior parte degli indicatori sono migliorati a livello dell’UE.
La maggior parte degli Stati membri ha migliorato l’intensità energetica finale nell’industria e nel settore dei servizi, il che è incoraggiante.
Come risulta dall’analisi, nel periodo 2005-2014 la maggior parte degli Stati membri ha ridotto il consumo di energia in media per metro quadro nel settore residenziale. Tuttavia, il consumo di energia finale pro capite corretto per il clima è aumentato in molti Stati membri. Come sottolineato nel pacchetto Energia pulita per tutti gli europei, gli Stati membri dovrebbero continuare a concentrarsi sulla ristrutturazione degli edifici esistenti per permettere alle famiglie di ottenere gli stessi livelli di comfort o perfino migliori a un costo inferiore. Le TIC svolgono qui un ruolo fondamentale, in quanto forniscono ai consumatori strumenti che servono a migliorare la competenza del consumo energetico, e consentono di gestire in modo intelligente e in tempo reale apparecchi energivori evitando gli sprechi. Occorrono inoltre misure più mirate per affrontare con efficacia il problema della povertà energetica.
Il settore dei trasporti è stato l’unico a subire un aumento del consumo di energia finale nel 2014 rispetto al 2013: 20 Stati membri hanno notificato un aumento rispetto al 2013 e 13 hanno subito un aumento rispetto al 2005. Tutti gli Stati membri dovrebbero sfruttare gli esempi positivi di altri Stati membri per invertire la tendenza al rialzo. Si dovrebbero promuovere gli spostamenti attivi (in bicicletta e a piedi), un più ampio uso del trasporto collettivo dei passeggeri e modi di trasporto delle merci più sostenibili (vale a dire per ferrovia e vie navigabili interne), così come l’uso di energie alternative a basse emissioni per i trasporti, veicoli e navi efficienti e la diffusione delle infrastrutture attinenti, ad esempio l’installazione di punti di ricarica per veicoli elettrici secondo quanto proposto dalla Commissione.
La Commissione continuerà a seguire da vicino i progressi degli Stati membri verso il conseguimento degli obiettivi nazionali indicativi di efficienza energetica entro il 2020 e l’attuazione della direttiva sull’efficienza energetica; aggiornerà la propria valutazione nel quadro della relazione sullo stato dell’Unione dell’energia.
La Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio a esprimere il proprio parere sulla presente valutazione.
Tabella 1: Panoramica indicatori
Fonte: Eurostat, DG ECFIN, Odyssee-Mure
* Il segno “+” è usato quando gli Stati membri hanno ridotto il consumo di energia primaria e finale tra il 2005 e il 2014 ad un ritmo superiore a quello che sarebbe necessario nel periodo dal 2005 al 2020 per raggiungere i rispettivi obiettivi di consumo di energia primaria e finale entro il 2020. Il segno “-” è usato negli altri casi.
Tabella 2: Panoramica indicatori