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Document 52017AE4948

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Coesione economica e sociale e integrazione europea dei Balcani occidentali — sfide e priorità» (parere esplorativo)

EESC 2017/04948

GU C 262 del 25.7.2018, p. 15–21 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

25.7.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 262/15


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Coesione economica e sociale e integrazione europea dei Balcani occidentali — sfide e priorità»

(parere esplorativo)

(2018/C 262/03)

Relatore:

Andrej ZORKO

Correlatore:

Dimitris DIMITRIADIS

Consultazione

Presidenza bulgara, 5.9.2017

Base giuridica

Articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea

Articolo 30 del Regolamento interno del CESE

 

 

Sezione competente

REX

Adozione in sezione

28.3.2018

Adozione in sessione plenaria

19.4.2018

Sessione plenaria n.

534

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

189/2/1

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si rallegra della scelta della presidenza bulgara di iscrivere tra le sue priorità l'integrazione nell'UE dei paesi dei Balcani occidentali e la loro coesione economica e sociale.

1.2.

Il CESE è convinto che l'allargamento dell'Unione europea e, in particolare, la diffusione dei suoi valori democratici e norme giuridiche nella regione dei Balcani occidentali siano nell'interesse sia dei paesi dei Balcani occidentali che della stessa UE. La politica di allargamento rappresenta un elemento chiave della strategia globale dell'UE nonché il fondamento della stabilità e della prosperità dell'Europa. Di conseguenza, il CESE propone che in futuro l'integrazione dei paesi dei Balcani occidentali figuri tra le principali priorità dell'UE, a condizione che tali paesi proseguano il loro cammino verso la realizzazione delle condizioni necessarie per l'adesione all'UE (1).

1.3.

Il CESE accoglie con favore il vertice dei capi di Stato e di governo UE-Balcani occidentali che si terrà il 17 maggio a Sofia e, in previsione di tale vertice, organizzerà, in collaborazione con i suoi partner, la conferenza della società civile dei Balcani occidentali (15 maggio, Sofia). Il CESE si è infatti assunto l'impegno di organizzare, prima di ogni vertice di questo tipo, un evento congiunto con i rappresentanti delle organizzazioni della società civile (2) dei Balcani occidentali e dell'UE. Il CESE invita le istituzioni europee e gli Stati membri dell'UE a coinvolgere regolarmente i capi di Stato dei paesi dei Balcani occidentali nei vertici UE, a dimostrazione che l'UE considera questa regione parte integrante del proprio futuro.

1.4.

Il CESE spera che il vertice di Sofia confermerà il rinnovato impulso per l'impegno dell'UE nella regione e incoraggerà le altre future presidenze a mantenere l'integrazione dei paesi dei Balcani occidentali tra le loro priorità principali. L'allargamento dell'Unione europea a questi paesi dovrebbe procedere in parallelo con il rafforzamento del progetto politico dell'UE e delle sue istituzioni.

1.5.

Il CESE invita i capi di Stato a manifestare chiaramente, in occasione di tale vertice, il loro impegno a favore di un sostegno più coerente e diretto alle organizzazioni della società civile a tutti i livelli, e a promuovere un sostegno pubblico più diretto per i mezzi di comunicazione indipendenti.

1.6.

Il CESE invita i capi di Stato partecipanti al vertice di Sofia ad assumere un ruolo proattivo nelle controversie bilaterali, promuovendo una cooperazione mirata con l'OSCE e il Consiglio d'Europa, e sostenendo il ruolo della società civile nella risoluzione di tali controversie.

1.7.

Il CESE ritiene inoltre che l'effettivo ampliamento dell'Unione europea e la promozione dei suoi valori nei paesi dei Balcani occidentali garantiscano la sicurezza e la stabilità, rafforzino lo sviluppo economico e sociale e la prosperità, consolidino la democrazia e lo Stato di diritto, agevolino la libera circolazione delle persone e delle merci, stimolino la politica degli investimenti e promuovano la mobilità.

1.8.

Il CESE ritiene che il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti delle minoranze rivesta un'importanza fondamentale per lo sviluppo democratico, economico e sociale dei paesi dei Balcani occidentali.

1.9.

Il CESE ritiene anche che il ruolo dell'istruzione e di mezzi di informazione liberi e indipendenti sia molto importante al fine di superare le controversie del passato e rafforzare i valori democratici.

1.10.

Il CESE osserva che il processo di adesione all'UE rimane un'importante motivazione per l'attuazione di riforme nei paesi dei Balcani occidentali; rileva la mancanza di attenzione per gli effetti economici e sociali delle riforme realizzate, tenuto conto della notevole differenza nel livello di sicurezza economica e sociale di cui godono i cittadini degli Stati membri dell'UE e quelli dei paesi candidati all'adesione; e raccomanda pertanto di considerare la coesione sociale, economica e territoriale nel valutare il soddisfacimento dei criteri per l'adesione all'UE.

1.11.

Il CESE ritiene che alle questioni concernenti le infrastrutture, i trasporti e l'energia debba essere attribuita una priorità elevata nei negoziati con i paesi dei Balcani occidentali. Reputa inoltre che la creazione di una società digitale e lo sviluppo delle competenze digitali in tutti i paesi dei Balcani occidentali dovrebbero andare a beneficio sia del settore pubblico che di quello privato. L'UE può e dovrebbe contribuire, in tali paesi, al miglioramento delle infrastrutture e alla creazione di una rete a banda larga che, in alcuni casi, è ampiamente al di sotto della media UE.

1.12.

Il CESE propone alle istituzioni dell'UE di prendere in considerazione l'esistenza di un effettivo dialogo sociale e civile come uno dei criteri per l'adesione all'UE.

1.13.

L'UE dovrebbe elaborare una tabella di marcia specifica per i negoziati con i paesi dei Balcani occidentali, che preveda un calendario preciso e impegni tangibili per ciascuno di tali paesi. Sarebbe necessario anche mettere a punto una strategia di comunicazione per gli Stati membri dell'UE, che permetta di evidenziare i vantaggi della politica di allargamento dell'UE per i paesi dei Balcani occidentali, specialmente per quanto riguarda il mantenimento della pace e la garanzia di stabilità, prosperità e sviluppo economico e sociale.

1.14.

Il CESE incoraggia la Commissione a includere il rispetto dei diritti delle minoranze e la parità di genere tra le principali priorità nei negoziati di adesione all'UE con i paesi dei Balcani occidentali.

1.15.

Il CESE accoglie con favore la nuova strategia della Commissione per i Balcani occidentali Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell'UE per i Balcani occidentali (3), pubblicata il 6 febbraio 2018, e le sue sei iniziative faro che riguardano il consolidamento dello Stato di diritto, il rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza e migrazione attraverso le squadre investigative comuni, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, l'ampliamento dell'Unione dell'energia dell'UE ai Balcani occidentali, la riduzione delle tariffe di roaming e la diffusione della banda larga nella regione.

1.16.

Il CESE esprime la propria disponibilità ad impegnarsi con la società civile dei Balcani occidentali per contribuire all'adozione di azioni concrete in materia di Stato di diritto, sicurezza e migrazione, sviluppo socioeconomico, connettività, agenda digitale nonché riconciliazione e relazioni di buon vicinato, come indicato nel piano d'azione a sostegno della trasformazione dei Balcani occidentali per il periodo 2018-2020.

1.17.

Il CESE è convinto che la Commissione potrebbe sviluppare programmi specifici che consentano ai paesi dei Balcani occidentali di accelerare la convergenza sociale. La discontinuità e la lentezza dei progressi compiuti nell'affrontare tali questioni sono chiaramente un fattore importante, che contribuisce in generale alla lentezza del loro processo di integrazione nell'UE. È quindi urgente imprimere un nuovo slancio all'europeizzazione.

1.18.

Le parti sociali e le altre organizzazioni della società civile, a livello sia UE che nazionale, devono essere coinvolte in modo significativo nell'intero processo di integrazione dei paesi dei Balcani occidentali nell'UE. È necessario rafforzare le capacità delle organizzazioni della società civile attraverso un sostegno tecnico ed economico, facilitando il loro accesso alle fonti di finanziamento europee (Commissione, Banca europea per gli investimenti, BERS, ecc.) e informandole in modo tempestivo e dettagliato sul processo dei negoziati di adesione.

1.19.

Il CESE incoraggia le parti sociali e le altre organizzazioni della società civile dei paesi dei Balcani occidentali a collaborare strettamente durante il processo di integrazione europea, sia a livello nazionale che a livello regionale.

2.   Situazione politica

2.1.

I Balcani occidentali sono tuttora una regione politicamente instabile, ma presentano anche un considerevole potenziale di crescita.

2.2.

Il CESE raccomanda alla Commissione, al Consiglio e al Parlamento europeo di intensificare gli sforzi di comunicazione per illustrare i vantaggi e le sfide della politica di allargamento ai cittadini europei; le OSC, dal canto loro, dovrebbero collaborare da vicino in tale processo e farsi portavoce dei relativi messaggi (4).

2.3.

È estremamente importante che in futuro l'integrazione dei Balcani occidentali continui a rappresentare una priorità per l'UE, non solo durante la presidenza bulgara, e che l'UE contribuisca attivamente alla pace e alla stabilità dei Balcani occidentali e offra a tali paesi la prospettiva di adesione alle organizzazioni euroatlantiche. Tali adesioni possono anche dare un contributo alla stabilità della regione, garantendo la sicurezza e la prosperità, e offrire a queste nazioni la prospettiva di riunificarsi in un'Europa senza frontiere.

2.4.

Il CESE accoglie con favore l'annunciato vertice UE di Sofia con i leader dell'UE e dei paesi dei Balcani occidentali, ma ritiene che tale vertice dovrebbe anche prevedere un ruolo più attivo per i rappresentanti delle organizzazioni della società civile a livello dell'UE.

2.5.

Il CESE accoglie con favore il recente annuncio dell'agenda «processo di Berlino Plus» (5), che mette a disposizione finanziamenti speciali per lo sviluppo di imprese, la formazione professionale, le infrastrutture e la tecnologia, nonché per progetti volti a creare collegamenti di trasporto tra i paesi della regione meno connessi. Questo «piano Marshall» dovrebbe accelerare la creazione di un'unione doganale e di un mercato comune nei Balcani. Tuttavia, tale cooperazione regionale non deve causare un ritardo nel processo di allargamento o essere considerata come un suo sostituto.

2.6.

Il CESE constata nei paesi dei Balcani occidentali la volontà e la disponibilità a realizzare delle riforme che porterebbero all'integrazione nell'Unione europea, ma sottolinea che il successo di tali riforme continua a dipendere dalla misura in cui le istituzioni pubbliche saranno in grado di attuarle e applicarle efficacemente, nonché dal livello di titolarità del processo raggiunto dalle organizzazioni della società civile e dalla popolazione in generale. Una tabella di marcia specifica per i negoziati di adesione all'UE che preveda un calendario preciso e impegni tangibili per ciascun paese dei Balcani occidentali potrebbe indurre tali paesi ad attuare le riforme necessarie in tempi più brevi.

2.7.

Il CESE afferma di aver sviluppato ottimi contatti con le organizzazioni della società civile nei Balcani occidentali e di essere ben consapevole della situazione in tali paesi. È altresì convinto che i comitati consultivi misti con la società civile (CCM) dovrebbero cercare di inserirsi nelle «nicchie» non occupate da altri organi coinvolti nel processo negoziale e concentrarsi su una serie di ambiti specifici. A questo proposito, il CESE chiede un migliore scambio di informazioni tra i CCM e la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo. Sollecita inoltre un rafforzamento del ruolo dei CCM (6).

2.8.

La corruzione, l'impatto della criminalità organizzata, la debolezza generale delle istituzioni pubbliche e dello Stato di diritto, le controversie bilaterali, come pure le discriminazioni nei confronti dei gruppi minoritari, rappresentano altrettanti problemi importanti e persistenti sia per la partecipazione che per l'integrazione.

2.9.

I criteri di Copenaghen sono le norme che stabiliscono se un paese è ammissibile a entrare a far parte dell'Unione europea (7). In base a tali criteri, lo Stato deve disporre delle istituzioni atte a garantire la governance democratica e lo Stato di diritto, rispettare i diritti umani, avere un'economia di mercato funzionante e accettare gli obblighi e la missione dell'UE.

2.10.

I paesi dei Balcani occidentali non potranno aderire tutti contemporaneamente all'UE. Il CESE si compiace del fatto che la Serbia e il Montenegro siano attualmente in prima fila nel processo di integrazione. Inoltre, esprime l'auspicio che l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e l'Albania inizino i negoziati con l'UE non appena possibile. Si rallegra del fatto che la Bosnia-Erzegovina abbia presentato le risposte al questionario della Commissione e che quest'ultima stia attualmente valutando la possibilità di concederle lo status di paese candidato all'UE.

2.11.

I paesi dei Balcani occidentali risentono tuttora delle ferite di guerre e conflitti, dell'odio etnico, di progetti irredentisti e di conflitti congelati che potrebbero esplodere nuovamente. È necessario promuovere con forza la risoluzione delle questioni bilaterali più pressanti prima dell'adesione all'UE, anche se insistere sulla risoluzione di tutte le questioni in sospeso potrebbe ritardare tale processo.

2.12.

Il CESE ritiene inoltre che la società civile possa svolgere un ruolo importante facendo incontrare le nuove generazioni di paesi diversi e aprendo un dialogo pubblico su una serie di questioni che sono di cruciale importanza per la regione. Lo sviluppo economico e il miglioramento delle condizioni di vita, come pure l'occupazione e la sicurezza sociale, sono alla base della coesistenza pacifica nella regione.

2.13.

I paesi dei Balcani occidentali potrebbero istituire dei consigli nazionali per l'integrazione europea nei quali si riunirebbero periodicamente autorità politiche ad alto livello e le organizzazioni di maggior rilievo della società civile con l'intento di rendere più trasparente il processo d'integrazione con l'UE e di pubblicizzarlo in misura maggiore (8).

2.14.

Il CESE ha già individuato il ruolo della società civile durante il processo di adesione e indicato molto chiaramente che la partecipazione della società civile al processo di adesione assume varie forme: 1) coinvolgimento diretto nei negoziati veri e propri (ossia analisi, definizione delle posizioni nazionali, controllo dei progressi compiuti); 2) dialogo sociale e civile in materia di formulazione delle politiche e di armonizzazione legislativa in riferimento all'acquis; 3) partecipazione alla programmazione dei finanziamenti di preadesione; 4) monitoraggio indipendente dei progressi realizzati e dell'impatto sociale dei processi di riforma. L'esercizio di queste funzioni richiede un adeguato sostegno finanziario, attraverso il governo nazionale in questione e i finanziamenti di preadesione dell'UE (9).

2.15.

Il CESE constata un calo dell'interesse dell'Unione per un'integrazione rapida ed efficace dei paesi dei Balcani occidentali nell'UE, dovuto ad altre priorità politiche e alla mancanza di una strategia di allargamento dell'UE, ma anche ad approcci politici diversi da parte degli Stati membri. Negli ultimi anni, a causa delle aspettative deluse, l'euroscetticismo nei paesi dei Balcani occidentali è cresciuto, il che ha ridotto l'impatto dei criteri di adesione e rallentato le riforme. Ciò è particolarmente evidente in termini di garanzia dello Stato di diritto, libertà dei mezzi di informazione e prevenzione della corruzione.

2.16.

I paesi dei Balcani occidentali si stanno riformando, ma a ritmi molto diversi. Occorre fare molto di più per combattere la corruzione imperante, la criminalità organizzata e il riciclaggio di denaro. Anche l'indipendenza della magistratura è essenziale per una democrazia sana.

2.17.

Il CESE ritiene necessario rafforzare la lotta contro il terrorismo nei paesi dei Balcani occidentali e sostiene con forza l'iniziativa per la lotta al terrorismo nei Balcani occidentali (WBCTi) (10).

2.18.

Il CESE ritiene che la cooperazione tra i paesi dei Balcani occidentali e l'UE e le sue agenzie competenti (come Europol) dovrebbe essere ulteriormente ampliata al fine di accelerare il processo di allargamento. Questa misura è particolarmente urgente in settori quali la sicurezza e la migrazione.

3.   Stabilità economica e prosperità

3.1.

Le economie dei paesi dei Balcani occidentali continuano a crescere, con una crescita reale del PIL della regione stimata al 2,6 % nel 2017, in aumento al 3,0 % nel 2018, per effetto di consumi e investimenti privati, della graduale ripresa del credito, delle rimesse e dei grandi progetti infrastrutturali. Rispetto alla situazione del 1995, il tenore di vita è aumentato considerevolmente in tutti e sei gli Stati dei Balcani occidentali. Ciò nonostante, tali paesi restano tuttora tra i più poveri d'Europa. Inoltre, la convergenza economica degli Stati dei Balcani occidentali ha perso slancio dall'inizio della crisi e resta indietro rispetto alla convergenza dei nuovi Stati membri dell'Europa centro-orientale e sud-orientale.

3.2.

Il processo di convergenza economica nei Balcani occidentali è estremamente lungo. È pertanto fondamentale creare un ambiente che renda possibili/acceleri gli investimenti esteri, adottare riforme economiche adeguate, rafforzare la competitività e creare posti di lavoro di qualità.

3.3.

Il CESE accoglie con favore i progressi compiuti in termini di integrazione economica dei paesi dei Balcani occidentali, dato che i leader della regione si sono impegnati ad approfondire i legami e a lavorare insieme verso l'adesione all'Unione europea, e chiede un maggiore coinvolgimento delle parti sociali e di altre organizzazioni della società civile nell'elaborazione dei programmi di riforma economica (ERP), nonché conclusioni congiunte con raccomandazioni specifiche per ciascun paese della regione (11).

3.4.

Il CESE è convinto che i paesi candidati abbiano bisogno di maggiori incentivi per le riforme. In particolare, occorre promuovere una più stretta cooperazione regionale, al fine di facilitare il rispetto dei criteri per l'adesione all'UE.

3.5.

Il CESE ritiene necessario mobilitare i nuovi afflussi di investimenti esteri diretti nei settori manifatturieri, sostenendo le catene di approvvigionamento locali e rafforzando le competenze e le capacità tecnologiche delle PMI.

3.6.

L'energia e i trasporti dovrebbero essere un fattore di sviluppo e di interconnettività per la regione. Ciò garantirebbe che i cittadini dei paesi dei Balcani occidentali si facciano un'idea chiara dei vantaggi sociali, economici e ambientali derivanti dall'adesione all'UE. Ad esempio, l'efficienza energetica e il risparmio di energia consentono di generare attività per le imprese e di creare posti di lavoro, sia verdi che tradizionali.

3.7.

Il CESE sostiene il trattato che istituisce la Comunità dei trasporti firmato dall'UE e dai paesi dei Balcani occidentali il 12 luglio 2017, e incoraggia le parti a svilupparlo ulteriormente. A tale riguardo, la Commissione europea, la Banca europea per gli investimenti e i paesi dei Balcani occidentali dovrebbero concentrare i loro investimenti sui collegamenti tra la rete centrale TEN-T dell'UE e le infrastrutture dei Balcani occidentali. Pertanto, è ora necessario elaborare un programma condiviso, che individui i fondi disponibili e definisca un calendario comune.

3.8.

Il miglioramento delle infrastrutture permetterà di ridurre i costi dei trasporti e dell'energia e faciliterà l'arrivo di investimenti consistenti nella regione. Inoltre, la promozione di una migliore digitalizzazione nei Balcani occidentali favorirà lo sviluppo di attività economiche, l'aumento della produttività e miglioramenti nella qualità della vita.

3.9.

Il CESE ritiene inoltre che gli investimenti in approcci complementari alle tradizionali politiche economiche (economia circolare, economia sociale, integrazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile) possano assicurare crescita e occupazione in generale.

3.10.

Il CESE osserva che in tutti i paesi dei Balcani occidentali lo Stato continua a svolgere un ruolo eccessivamente ampio, mentre il settore privato è inferiore a quello delle sette piccole economie in transizione dell'Europa (12).

3.11.

Il CESE ritiene che lo Stato debba diventare più efficiente e affidabile nell'erogazione dei servizi pubblici e garantire un contesto favorevole per le imprese private.

3.12.

Il CESE ritiene che le piccole e medie imprese, che rappresentano la maggioranza delle imprese, potrebbero diventare i motori della crescita economica in tutti e sei i paesi dei Balcani occidentali. Per conseguire quest'obiettivo, occorrono una riduzione della burocrazia, un'amministrazione pubblica più trasparente, un'azione di lotta contro la corruzione e la piena indipendenza della magistratura.

3.13.

Il CESE sostiene le conclusioni del sesto Forum della società civile dei Balcani occidentali ed esprime profonda preoccupazione per la riduzione dello spazio per la società civile in un numero crescente di paesi dei Balcani occidentali. Rileva che l'UE e i suoi Stati membri si sono impegnati a promuovere lo spazio per la società civile e a intensificare il sostegno allo sviluppo delle capacità delle OSC per rafforzare la loro voce nel processo di sviluppo e portare avanti il dialogo politico, sociale ed economico.

3.14.

Il CESE osserva che le organizzazioni della società civile dovrebbero essere coinvolte in modo significativo nel processo di riforma economica, sociale, pubblica e legislativa in tutti i paesi dei Balcani occidentali. È necessario rafforzare le loro capacità attraverso un sostegno tecnico e finanziario, facilitando il loro accesso alle fonti di finanziamento europee e informandole in modo tempestivo sul processo di adesione.

4.   Stabilità sociale — disoccupazione — emigrazione

4.1.

Dall'inizio della crisi economica, la convergenza dei redditi, e in particolare la convergenza sociale, tra i paesi più ricchi e più poveri all'interno dell'UE ha subito un rallentamento e, in alcuni casi, addirittura un'inversione di tendenza. Questo dato mette un freno alle ambizioni dell'UE e rimette in questione l'attrattiva che essa esercita sui futuri membri. La povertà, la disoccupazione elevata, l'economia informale, i bassi salari, la corruzione, le condotte illecite, l'emigrazione di lavoratori qualificati, la discriminazione contro le minoranze e la fuga di cervelli sono fenomeni che interessano tutti i paesi dei Balcani occidentali.

4.2.

Sebbene nei paesi dei Balcani occidentali sia in atto un processo di convergenza verso i livelli dell'UE-28, tale processo avanza con un ritmo piuttosto lento, e i paesi della regione sono in ritardo rispetto agli Stati membri dell'UE. I dati indicano che la piena convergenza con gli standard di vita dell'UE può richiedere fino a 40 anni.

4.3.

La convergenza dei salari nei paesi dei Balcani occidentali non è stata raggiunta. In alcuni paesi il divario retributivo con l'UE è addirittura aumentato, il che compromette la sicurezza economica e sociale dei cittadini dei paesi dei Balcani occidentali. Nella maggior parte dei paesi dei Balcani occidentali non si è registrato alcun aumento dei salari reali dall'inizio della crisi. Sebbene i salari minimi garantiti esistano in tutti gli Stati dei Balcani occidentali, in molti casi essi non arrivano ad assicurare un livello minimo di sussistenza per le famiglie.

4.4.

Il CESE rileva inoltre che, a causa dell'elevato tasso di disoccupazione, la migrazione di manodopera da tutti e sei i paesi dei Balcani occidentali rimane una questione centrale. Si stima che un quarto della popolazione dei sei paesi dei Balcani occidentali si sia trasferito all'estero. Anche se le rimesse dei lavoratori emigrati sono un'importante fonte di reddito e contribuiscono all'economia nazionale a breve termine, la migrazione di massa e la perdita di popolazione hanno gravi conseguenze a lungo termine per il potenziale di sviluppo economico di questi paesi (13).

4.5.

Con l'eccezione del Montenegro, nella regione dei Balcani occidentali il calo dell'occupazione ha colpito in misura maggiore le donne e i giovani poco qualificati. Un altro dato essenziale è che nel 2015, in tutti e sei i paesi dei Balcani occidentali, oltre il 70 % dei disoccupati era senza lavoro da più di un anno in media (14).

4.6.

Il CESE è convinto che l'UE e i paesi dei Balcani occidentali dovrebbero prestare maggiore attenzione alla qualità della vita e alla sicurezza sociale dei cittadini di questi Stati. Propone quindi che si consideri la possibilità di applicare i principi del pilastro europeo dei diritti sociali nel valutare il soddisfacimento dei requisiti per l'adesione all'UE. La Commissione potrebbe inoltre mettere a punto programmi specifici che consentano ai paesi dei Balcani occidentali di accelerare la convergenza sociale.

4.7.

Il CESE, inoltre, prevede che sarà necessario aumentare ulteriormente la competitività e intensificare le riforme strutturali in tutti e sei i paesi dei Balcani occidentali, al fine di rafforzare il mercato del lavoro e rallentare l'emigrazione. Le organizzazioni della società civile dovrebbero essere realmente consultate in sede di elaborazione delle riforme strutturali (15).

4.8.

Il CESE sottolinea che le tendenze del mercato del lavoro nella regione indicano elevati tassi di inattività tra le donne ed esorta i governi a fornire assistenza per garantire il raggiungimento di livelli di occupazione più elevati per le donne. Incoraggia altresì la Commissione a includere la parità di genere tra le principali priorità nei negoziati di adesione all'UE con i paesi dei Balcani occidentali.

4.9.

Il CESE è convinto che il rispetto dei diritti delle minoranze e della loro cultura sia fondamentale per lo sviluppo di una società civile democratica in tutti i paesi dei Balcani occidentali.

4.10.

Il CESE ritiene che il ruolo dell'istruzione in tutti i paesi dei Balcani occidentali, compresa la parità di accesso ai sistemi d'istruzione, sia un fattore fondamentale in termini di promozione dei valori europei, educazione alla tolleranza nei confronti delle minoranze, lotta contro i pregiudizi e rafforzamento della coesione sociale.

4.11.

Il CESE è inoltre dell'avviso che un'«agenda della coesione sociale» dovrebbe risolvere il problema della carenza di competenze e degli squilibri tra domanda e offerta di competenze, migliorando l'efficienza e l'efficacia dei sistemi di istruzione. Un maggiore sostegno finanziario per programmi di istruzione professionale contribuirebbe a ridurre lo squilibrio tra domanda e offerta di competenze nel mercato del lavoro e gli elevati livelli di disoccupazione.

4.12.

Il CESE accoglie con favore le iniziative lanciate da istituzioni pubbliche del settore della cultura e dell'istruzione, dal mondo accademico o da organizzazioni della società civile per favorire la riconciliazione, le relazioni di buon vicinato e un approccio critico nei confronti del passato.

Bruxelles, 19 aprile 2018.

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  I principi fondamentali della strategia dell'UE nei confronti dei Balcani occidentali sono stati fissati dalla Commissione il 6 febbraio 2018 nella comunicazione Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell'UE per i Balcani occidentali, COM(2018) 65 final.

(2)  Nel presente parere, che utilizza la terminologia consolidata del CESE, i concetti di «società civile» e di «organizzazioni della società civile» comprendono le parti sociali (ovvero datori di lavoro e sindacati) e tutti gli altri attori non statali.

(3)  COM(2018) 65 final, del 6.2.2018.

(4)  GU C 133 del 14.4.2016, pag. 31.

(5)  http://shtetiweb.org/berlin-process/.

(6)  GU C 133 del 14.4.2016, pag. 31.

(7)  https://ec.europa.eu/neighbourhood-enlargement/policy/glossary/terms/accession-criteria_en.

(8)  GU C 133 del 14.4.2016, pag. 31.

(9)  GU C 133 del 14.4.2016, pag. 31.

(10)  http://wbcti.wb-iisg.com/, https://ec.europa.eu/neighbourhood-enlargement/sites/near/files/ipa_ii_2016_039-858.13_mc_pcve.pdf.

(11)  Dichiarazione finale del sesto Forum della società civile dei Balcani occidentali.

(12)  Gruppo della Banca mondiale, The Western Balkans: Revving up the Engines of Growth and Prosperity («I Balcani occidentali: riaccendere i motori della crescita e della prosperità»), 2017.

(13)  «Il tasso di disoccupazione nella regione dei Balcani occidentali è significativamente superiore alla media dell'UE-28, con alcuni miglioramenti negli ultimi anni. In particolare, la Bosnia-Erzegovina, l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e il Montenegro continuano a registrare elevati livelli di disoccupazione, ma persino l'attuale tasso di disoccupazione del 13,5 % della Serbia, il più basso della regione dopo i recenti miglioramenti, è troppo elevato rispetto agli Stati membri dell'UE. Nonostante l'elevatissimo tasso di disoccupazione, nella regione sono stati creati circa 230 000 posti di lavoro nei 12 mesi fino a giugno 2017 (con un aumento del 3,8 %), di cui oltre la metà nel settore privato. Di conseguenza, l'occupazione (in termini di numero di posti di lavoro, ma non di ore lavorate) è tornata ai livelli antecedenti il 2008 in tutti i paesi dei Balcani occidentali, ad eccezione della Bosnia-Erzegovina», Gruppo della Banca mondiale, Western Balkans Regular Economic Report («Relazione economica periodica sui Balcani occidentali»), n. 12, autunno 2017.

(14)  Gruppo della Banca mondiale, Western Balkans Labor Market Trends 2017 («Le tendenze del mercato del lavoro nei Balcani occidentali, 2017»).

(15)  Come indicato nel parere del CESE (GU C 133 del 14.4.2016, pag. 31) e nella Dichiarazione finale del sesto Forum della società civile dei Balcani occidentali organizzato dal CESE a Sarajevo il 10 e l'11 luglio 2017.


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