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Document 52016IP0424

    Risoluzione del Parlamento europeo del 27 ottobre 2016 sulla sicurezza nucleare e la non proliferazione (2016/2936(RSP))

    GU C 215 del 19.6.2018, p. 202–207 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    19.6.2018   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 215/202


    P8_TA(2016)0424

    Sicurezza nucleare e non proliferazione

    Risoluzione del Parlamento europeo del 27 ottobre 2016 sulla sicurezza nucleare e la non proliferazione (2016/2936(RSP))

    (2018/C 215/31)

    Il Parlamento europeo,

    vista la sua risoluzione del 17 gennaio 2013 sulle raccomandazioni della Conferenza di revisione del trattato di non proliferazione nucleare (TNP) relative alla creazione di una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente (1),

    vista la sua risoluzione del 10 marzo 2010 sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari (2),

    visti i seminari dell'UE sulla non proliferazione e sul disarmo nonché le riunioni periodiche del consorzio dell'UE per la non proliferazione,

    vista la strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003,

    visto il mancato accordo su un documento finale in occasione della Conferenza di revisione del TNP del 2015,

    viste le conclusioni del Consiglio sulla nona Conferenza di revisione delle parti del trattato di non proliferazione delle armi nucleari (8079/15),

    visti i documenti adottati nella primavera del 2016 al vertice di Washington sulla sicurezza nucleare,

    vista la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2310(2016) sul 20o anniversario del trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT),

    vista la dichiarazione di Tbilisi del 2016 adottata per consenso dall'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa,

    vista la risoluzione 66/61 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 13 dicembre 2011, sulla creazione di una zona libera da armi nucleari nella regione del Medio Oriente,

    vista la decisione 2012/422/PESC del Consiglio, del 23 luglio 2012, che sostiene un processo volto alla creazione di una zona senza armi nucleari e tutte le altre armi di distruzione di massa in Medio Oriente (3),

    viste la risoluzione 70/33 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 7 dicembre 2015, sulla prosecuzione dei negoziati multilaterali sul disarmo nucleare e la relazione del gruppo di lavoro aperto dell'ONU (OEWG) all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, adottata il 19 agosto 2016 (A/71/371),

    visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

    A.

    considerando che la situazione globale in materia di sicurezza, in particolare per quanto riguarda l'UE, è significativamente peggiorata e sta divenendo più instabile, più precaria e meno prevedibile; che le minacce sono di natura convenzionale, non convenzionale e ibrida e sono create da soggetti regionali e mondiali, sia statali che non statali;

    B.

    considerando che la pace, la sicurezza e la stabilità internazionali sono messe in grave pericolo da una serie di eventi, compreso il deterioramento delle relazioni tra Stati dotati di armi nucleari, come la Federazione russa e gli Stati Uniti o l'India e il Pakistan, e l'ulteriore sviluppo delle capacità nucleari della Corea del Nord;

    C.

    considerando che la proliferazione delle forme biologiche e chimiche di armi di distruzione di massa (ADM) è mantenuta al minimo e progressivamente arrestata grazie a un'applicazione efficace a livello internazionale del divieto e degli obblighi contenuti nella Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche (BTWC) del 1972 e nella Convenzione sulle armi chimiche (CWC); che, tuttavia, la proliferazione delle armi di distruzione di massa nucleari e dei relativi vettori rappresenta uno dei più grandi timori della comunità mondiale;

    D.

    considerando che, a gennaio 2016, nove Stati (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Repubblica popolare democratica di Corea — RPDC) possedevano in totale circa 15 395 armi nucleari, rispetto a circa 15 850 nel 2015;

    E.

    considerando che è prioritario impedire ai terroristi o a qualsiasi altro Stato di ottenere o utilizzare armi nucleari, ridurre ed eliminare tutti gli arsenali nucleari e procedere verso un mondo privo di armi nucleari;

    F.

    considerando che in determinate regioni del mondo esistono già trattati relativi a zone libere da armi nucleari, in particolare in America latina e nei Caraibi, nel Pacifico meridionale, nel Sud-est asiatico, in Africa e in Asia centrale;

    G.

    considerando che la Conferenza di revisione del TNP del 2010 ha riacceso l'attenzione sull'impatto umanitario delle armi nucleari, tema che è stato sollevato dai governi della Norvegia, del Messico e dell'Austria mediante una serie di conferenze sull'impatto umanitario delle armi nucleari e le relative relazioni, così come dalla promessa umanitaria internazionale lanciata dall'Austria e presentata alla Conferenza di revisione del TNP del 2015, che ha ricevuto il sostegno di 127 paesi membri delle Nazioni Unite;

    H.

    considerando che vi è la necessità di rafforzare ulteriormente gli obiettivi centrali di non proliferazione e disarmo dei tre pilastri del TNP, ossia non proliferazione, disarmo e cooperazione per un utilizzo dell'energia nucleare a fini pacifici; che gli Stati dotati di armi nucleari e firmatari del TNP stanno modernizzando e potenziando i loro arsenali di armi nucleari e ritardando le azioni per ridurli o eliminarli e per staccarsi da una dottrina militare di deterrenza nucleare;

    I.

    considerando che sono stati formalmente conseguiti progressi nella messa in sicurezza del materiale fissile civile grazie ai vertici sulla sicurezza nucleare, che si sono tenuti mediante un processo complementare esterno al TNP e hanno contribuito a rendere tale trattato più forte aumentando la credibilità della componente sulla non proliferazione, ma che il recente rifiuto della Russia di collaborare e il deterioramento delle relazioni con gli Stati Uniti pregiudicano gli ulteriori sforzi volti a mettere in sicurezza e ridurre il materiale fissile;

    J.

    considerando che la Convenzione sulla protezione fisica delle materie nucleari costituisce uno strumento internazionale giuridicamente vincolante nel campo della protezione fisica delle materie nucleari che stabilisce misure connesse alla prevenzione, l'individuazione e la repressione delle infrazioni legate al materiale nucleare;

    K.

    considerando che la Russia e gli Stati Uniti continuano ad attuare il nuovo trattato START che decadrà nel 2021 se non verrà prorogato da entrambe le parti; che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nel discorso pronunciato a Berlino nel 2013, ha presentato una proposta concreta di riduzione delle testate nucleari, ribadita poi a Washington nel 2016; che questi segni di apertura per l'avvio di negoziati su un accordo successivo al nuovo START non sono stati corrisposti dalla Federazione russa e che non è stato ancora negoziato nessun accordo successivo al nuovo trattato START per ottenere la riduzione delle armi nucleari strategiche e non strategiche in vista della loro eliminazione;

    L.

    considerando che le esplosioni nucleari sperimentali e/o ogni altra esplosione nucleare costituiscono una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali e pregiudicano il regime globale di disarmo nucleare e non proliferazione; che il trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT) rappresenta il modo più efficace di vietare gli esperimenti nucleari; che il 2016 segna il 20o anniversario dell'apertura alla firma, il 24 settembre 1996, del CTBT;

    M.

    considerando che la Conferenza sulla creazione di una zona libera da armi nucleari e da tutte le altre armi di distruzione di massa in Medio Oriente, che avrebbe dovuto tenersi entro dicembre 2012, conformemente al consenso dei paesi firmatari del TNP alla Conferenza di revisione del 2010, non ha avuto luogo, nonostante gli sforzi profusi per convocarla;

    N.

    considerando che il concetto strategico del 2010 della NATO e la sua revisione della strategia di difesa e deterrenza del 2012 impegnano la NATO a creare le condizioni per un mondo primo di armi nucleari; che gli accordi di condivisione nucleare e bilaterali della NATO prevedono che un numero stimato compreso tra 150 e 200 bombe nucleari statunitensi, a corta gittata e a caduta libera, considerate armi nucleari tattiche o sub-strategiche, continui ad essere schierato in cinque paesi della NATO non dotati di armi nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia) e che il loro schieramento in tali paesi segue le attuali politiche della NATO;

    O.

    considerando che la sicurezza delle armi nucleari statunitensi schierate in Turchia è oggetto di una crescente attenzione in conseguenza del conflitto armato in Siria nei pressi della base aerea di Incirlik e degli eventi verificatisi alla base di Incirlik e nei dintorni durante e dopo il tentativo fallito di colpo di Stato del 15 luglio 2016;

    P.

    considerando che il 5 dicembre 2015 si è celebrato il ventesimo anniversario della firma del memorandum di Budapest; che l'Ucraina ne ha rispettato tutte le disposizioni e ha adottato posizioni proattive sulle questioni del disarmo e della non proliferazione nucleare, al contrario della Federazione russa, che ha invece violato i propri impegni occupando parte del territorio ucraino (Crimea) e sferrando un attacco armato nell'Ucraina orientale; che tale situazione ha creato un precedente pericoloso, dal momento che uno Stato che aveva garantito la sicurezza dell'Ucraina in risposta alla decisione di quest'ultima di aderire al TNP in qualità di Stato non dotato di armi nucleari ha violato la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina, compromettendo la credibilità dello strumento delle garanzie di sicurezza negative fornite dagli Stati dotati di armi nucleari e danneggiando pesantemente tale strumento in generale nonché lo stesso TNP e l'idea di portare avanti il disarmo e la non proliferazione nucleare a livello mondiale sulla base del diritto internazionale e dei trattati multilaterali; che sono estremamente preoccupanti le dichiarazioni minacciose di alti funzionari russi, secondo cui la Russia ha il diritto di schierare e tenere armi nucleari in Crimea, il che avrebbe conseguenze a livello mondiale; che la nuova dottrina militare russa del dicembre 2014, che ammette il ricorso ad armamenti nucleari contro uno Stato che non ne dispone, è fonte di preoccupazione;

    Q.

    considerando che la Russia ha schierato a Kaliningrad missili Iskander a corta gittata con capacità nucleare ed effettua esercitazioni e sorvoli con sistemi a capacità nucleare e che le dichiarazioni rilasciate dai leader russi sull'importanza della deterrenza nucleare nonché la decisione della Russia di sospendere l'accordo sulla gestione e lo smaltimento del plutonio concluso con gli Stati Uniti nel 2000 hanno accresciuto le preoccupazioni circa il maggiore affidamento della Russia sulle armi nucleari;

    R.

    considerando che l'UE svolge un ruolo importante in quanto parte del piano d'azione congiunto globale concordato con l'Iran, anche in considerazione del suo ruolo di membro a pieno titolo della commissione congiunta che monitora l'attuazione dell'accordo;

    S.

    considerando che il 9 settembre 2016 la RPDC ha eseguito il suo quinto esperimento nucleare, solo alcuni mesi dopo quello del 6 gennaio 2016; che questo esperimento, che la RPDC ha definito «un test con una bomba all'idrogeno effettuato con successo», viola palesemente gli obblighi internazionali del paese nel quadro delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la dichiarazione di denuclearizzazione intra-coreana del 1992, la quale stabilisce che le due Coree non svilupperanno né deterranno armi nucleari; che la proliferazione di qualsiasi arma di distruzione di massa, e in particolare delle armi nucleari e dei relativi vettori, rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali; che la RPDC ha annunciato nel 2003 di ritirarsi dal trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), effettua esperimenti nucleari dal 2006 e ha dichiarato ufficialmente nel 2009 di aver sviluppato un ordigno nucleare per deterrenza, il che ha amplificato la minaccia posta dalla RPDC ai paesi vicini nell'Asia nordorientale e alla pace e alla sicurezza a livello regionale e internazionale;

    T.

    considerando che, secondo la strategia europea per la sicurezza del 2003, la proliferazione delle armi di distruzione di massa costituisce potenzialmente la più grande minaccia alla nostra sicurezza, tenendo conto anche della possibilità di una corsa alle armi di distruzione di massa, e che l'UE è impegnata nel conseguimento dell'adesione universale ai trattati multilaterali nonché nel rafforzamento dei trattati e delle relative disposizioni in materia di verifica; che la strategia globale dell'UE per il 2016 omette qualsiasi riferimento alle ADM, alla non proliferazione e al controllo delle armi;

    U.

    considerando che, durante la fase preparatoria della Conferenza di revisione del TNP del 2015, l'UE non è purtroppo stata in grado di concordare una posizione comune sul disarmo nucleare, riconoscendo per la prima volta l'esistenza di «opinioni divergenti» circa le conseguenze delle armi nucleari; che la conferenza non è riuscita ad adottare un documento finale, in ragione di disaccordi sul proseguimento degli sforzi regionali volti alla creazione di una zona libera da ADM in Medio Oriente;

    V.

    considerando che l'Unione europea si è impegnata ad avvalersi di tutti gli opportuni strumenti a sua disposizione per prevenire, scoraggiare, arrestare e, ove possibile, eliminare i programmi di proliferazione che rappresentano un motivo di preoccupazione su scala globale, come emerge chiaramente dalla strategia UE contro la proliferazione delle ADM adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003, e che ha assicurato una più profonda cooperazione dei gruppi europei di riflessione sulla non proliferazione nel quadro del consorzio dell'UE per la non proliferazione;

    W.

    considerando che è importante sostenere e rafforzare, in maniera trasparente, la partecipazione della società civile a tale processo internazionale;

    1.

    esprime profonda preoccupazione per il deterioramento del contesto della sicurezza nell'area circostante l'Unione europea e al di là del suo vicinato, che potrebbe portare alla ricomparsa delle armi nucleari come un deterrente attivo e alla possibile proliferazione tra soggetti statali e non statali, nonché per la mancata attuazione di misure efficaci di disarmo e non proliferazione;

    2.

    invita tutti gli Stati che possiedono armi nucleari ad adottare misure provvisorie concrete per ridurre il rischio di esplosioni di armi nucleari, segnatamente per indebolire lo stato di operatività delle armi nucleari e passare dal loro dispiegamento al loro stoccaggio, ridimensionare il ruolo delle armi nucleari nelle dottrine militari e ridurre rapidamente tutti i tipi di armi nucleari;

    3.

    esprime profonda preoccupazione per le potenziali violazioni del trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF);

    4.

    esprime profonda preoccupazione per le crescenti minacce nucleari derivanti dall'atteggiamento della Russia, che hanno implicazioni per la sicurezza, la stabilità e la prevedibilità a livello mondiale, e per il deterioramento delle relazioni con la NATO, comprese le potenziali violazioni del trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF), le dichiarazioni che indicano una maggiore propensione a fare uso di armi nucleari e le affermazioni secondo cui sarebbe allo studio un eventuale dispiegamento di armi nucleari in altri territori in Europa; richiama l'attenzione sulle esercitazioni militari russe che simulano l'impiego di armi nucleari contro la Polonia ed esprime profonda preoccupazione per il dispiegamento di sistemi missilistici Iskander con capacità nucleare nell'enclave di Kaliningrad, che confina con Stati membri dell’UE quali la Polonia e la Lituania; ricorda che, nel parere consultivo del 1996, la Corte internazionale di giustizia ha statuito che, in base al vigente diritto internazionale, essa non poteva formulare una conclusione definitiva quanto alla legittimità o illegittimità dell'uso di armi nucleari da parte di uno Stato in un caso estremo di legittima difesa;

    5.

    appoggia il vertice del 2016 sulla sicurezza nucleare, riconoscendo che il commercio non autorizzato e l'impiego di materiale nucleare costituiscono una minaccia grave e immediata per la sicurezza globale, e auspica la completa tracciabilità e la messa in sicurezza fisica di tutti i materiali per uso militare;

    6.

    si compiace per la conclusione delle attività del gruppo di lavoro aperto dell'ONU (OEWG), incaricato di proseguire i negoziati multilaterali sul disarmo nucleare, in conformità della risoluzione 70/33 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite; accoglie con favore la raccomandazione rivolta all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, contenuta nella relazione finale dell'OEWG (A/71/371) e adottata con ampio sostegno il 19 agosto 2016, di convocare una conferenza nel 2017, aperta a tutti gli Stati, al fine di negoziare uno strumento giuridicamente vincolante che vieti le armi nucleari e apra la strada alla loro completa eliminazione; riconosce che ciò rafforzerà gli obiettivi di non proliferazione e disarmo nonché gli obblighi contenuti nel TNP, oltre a contribuire a creare le condizioni per la sicurezza globale e per un mondo senza armi nucleari;

    7.

    invita gli Stati membri dell'UE a sostenere l'organizzazione di tale conferenza nel 2017 e a partecipare in maniera costruttiva ai relativi lavori; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante Federica Mogherini e il Servizio europeo per l'azione esterna a contribuire in modo costruttivo alle attività della conferenza di negoziato del 2017;

    8.

    ricorda il 20o anniversario dell'apertura alla firma, il 24 settembre 1996, del CTBT e sottolinea che un trattato universale sulla messa al bando degli esperimenti, effettivamente verificabile a livello internazionale, rappresenta lo strumento più efficace per la messa al bando delle esplosioni nucleari, sperimentali e di qualunque altro tipo;

    9.

    esorta i restanti paesi elencati all'allegato II del CTBT, che devono ancora ratificarlo affinché possa entrare in vigore, a firmare e/o ratificare il trattato con un rinnovato senso di urgenza, al fine di conferire pieno valore giuridico a questo importante strumento internazionale senza ulteriori indugi; si compiace, a tale riguardo, dell'adozione da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite della risoluzione 2310 (2016);

    10.

    esprime apprezzamento per i progressi significativi compiuti dalla commissione preparatoria dell'Organizzazione del trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBTO) nel completare e gestire il suo efficace sistema internazionale di monitoraggio, che, anche senza l'entrata in vigore del trattato, contribuisce alla stabilità regionale in quanto importante misura di rafforzamento della fiducia, rafforza il regime di non proliferazione e disarmo nucleare e reca ulteriori vantaggi civili e scientifici per gli Stati; esprime la propria convinzione che, ai fini del funzionamento continuo del sistema di monitoraggio, la commissione preparatoria della CTBTO continuerà a dipendere dai contributi finanziari degli Stati;

    11.

    deplora il fatto che, nonostante gli auspici in senso contrario, le armi nucleari stiano riacquistando importanza nella pianificazione strategica degli Stati dotati di armi nucleari; chiede l'approfondimento del dialogo con tutti gli Stati dotati di armi nucleari, nell'ottica di perseguire un'agenda comune mirante alla progressiva riduzione delle scorte di testate nucleari; sostiene in particolare i provvedimenti adottati dagli Stati Uniti e dalla Russia intesi a ridurre le loro armi nucleari dispiegate, come convenuto nel nuovo trattato START;

    12.

    deplora l'assenza, dall'entrata in vigore del nuovo trattato START nel 2011, di ulteriori negoziati sulla tanto necessaria riduzione delle testate nucleari dispiegate e non, nonché di misure, come deciso precedentemente da Stati Uniti e Russia, volte a ridurre ed eliminare le armi nucleari a corto raggio e di teatro considerate armi nucleari sub-strategiche o non strategiche;

    13.

    riconosce che l'eliminazione comune e simultanea dal territorio europeo di testate nucleari a corto raggio, di teatro e considerate sub-strategiche potrebbe contribuire in maniera positiva a creare le condizioni per la realizzazione di ulteriori zone prive di armi nucleari, aiutando in tal modo ad adempiere agli obblighi di non proliferazione e disarmo previsti dal TNP e creando nel contempo un precedente per un ulteriore disarmo nucleare;

    14.

    plaude all'istituzione di zone denuclearizzate come passo positivo verso un mondo libero dal nucleare; ritiene, a tale proposito, che una zona denuclearizzata in Medio Oriente, sulla base di intese liberamente raggiunte, sia di fondamentale importanza per conseguire una pace duratura e globale nella regione; esprime, in questo contesto, profonda delusione per la mancata organizzazione della Conferenza 2012, nel quadro del TNP, sulla creazione di una zona libera da ADM in Medio Oriente;

    15.

    appoggia gli ulteriori sforzi intesi a rafforzare il mandato dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), compresa la generalizzazione dei protocolli aggiuntivi agli accordi di salvaguardia dell'AIEA, e altre iniziative finalizzate a definire misure volte a creare un clima di fiducia; intende garantire che siano messe a disposizione di tale organizzazione risorse sufficienti che le consentano di adempiere al suo mandato fondamentale, vale a dire rendere sicure le attività nucleari; invita a compiere progressi in occasione del prossimo comitato preparatorio del TNP del 2017 e della Conferenza ad alto livello del 2018 in materia di disarmo nucleare;

    16.

    accoglie con favore l'accordo tra i P5+1 e l'Iran relativo alle ambizioni nucleari di quest'ultimo e incoraggia la cooperazione continua tra entrambe le parti, al fine di assicurare la piena attuazione del piano d'azione congiunto globale (PACG); ritiene che il PACG, altrimenti noto come accordo nucleare con l'Iran, sia stato un risultato notevole della diplomazia multilaterale, e della diplomazia europea in particolare, che dovrebbe non solo consentire un miglioramento sensibile delle relazioni UE-Iran, ma anche contribuire alla promozione della stabilità in tutta la regione; ritiene che tutte le parti siano ora responsabili di garantirne una rigorosa e piena attuazione; accoglie con favore l'istituzione della commissione congiunta, composta di rappresentanti dell'Iran e del gruppo E3/UE+3 (Cina, Francia, Germania, Federazione russa, Regno Unito e Stati Uniti), con il VP/AR; sostiene pienamente il VP/AR nel suo ruolo di coordinatore della commissione congiunta istituita nel quadro del PACG, e ritiene che una piena e rigorosa attuazione di tale piano continui a rivestire la massima importanza;

    17.

    condanna i recenti esperimenti nucleari condotti dalla RPDC e il rifiuto, da parte di tale paese, delle varie risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, compresa la più recente, del 2 marzo 2016 (2070); esorta la RPDC ad astenersi dall'intraprendere ulteriori azioni provocatorie, abbandonando i propri programmi nucleari e balistici in modo completo, verificabile e irreversibile, a cessare tutte le attività correlate e a rispettare immediatamente tutti gli obblighi internazionali, comprese le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e del Consiglio dei governatori dell'AIEA, come pure le altre norme internazionali in materia di disarmo e non proliferazione, e a tornare al tavolo dei negoziati; invita la RPDC a ratificare senza indugio il trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari; auspica una soluzione diplomatica e politica della questione nucleare della RPDC e appoggia la ripresa dei colloqui a sei; esorta la Cina a esercitare maggiori pressioni sulla RPDC;

    18.

    si compiace dell'inclusione di clausole di non proliferazione delle ADM negli accordi con paesi terzi e nei piani di azione dell'UE; evidenzia che tali misure devono essere attuate da tutti i paesi partner dell'UE senza eccezione;

    19.

    accoglie con favore la presentazione della strategia globale dell'UE ed esorta il SEAE, come misura di follow-up, ad aggiornare e ampliare la strategia dell'UE del 2003 contro la proliferazione delle ADM e le nuove linee d'azione del 2009, tenendo conto delle questioni e delle problematiche summenzionate, in modo da consentire all'UE di svolgere un ruolo trainante nel rafforzamento e nella prosecuzione degli accordi multilaterali sul disarmo e la non proliferazione nucleari;

    20.

    accoglie con favore gli scambi periodici su queste tematiche attraverso il consorzio dell'UE per la non proliferazione e altre organizzazioni della società civile e i gruppi di riflessione; invita il consorzio dell'UE per la non proliferazione, guidato dal consigliere principale e inviato speciale dell'UE per la non proliferazione e il disarmo, ad ampliare il proprio programma e a includere la questione del disarmo;

    21.

    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione agli Stati membri, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Alto commissario delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo, all'Organizzazione del trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, al direttore generale dell'AIEA nonché ai parlamenti dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

    (1)  GU C 440 del 30.12.2015, pag. 97.

    (2)  GU C 349 E del 22.12.2010, pag. 77.

    (3)  GU L 196 del 24.7.2012, pag. 67.


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