Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52015AE6712

    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro» [COM(2015) 692 final]

    GU C 177 del 18.5.2016, p. 41–46 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    18.5.2016   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 177/41


    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro»

    [COM(2015) 692 final]

    (2016/C 177/07)

    Relatore:

    Michael IKRATH

    Correlatrice:

    Anne DEMELENNE

    La Commissione europea, in data 22 dicembre 2015, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

    «Raccomandazione a favore di una raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro»

    [COM(2015) 692 final].

    La sezione specializzata unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 3 marzo 2016.

    Alla sua 515a sessione plenaria, dei giorni 16 e 17 marzo 2016 (seduta del 17 marzo 2016), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 201 voti favorevoli, 3 voti contrari e 6 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1.

    Il CESE approva in linea di principio la creazione di programmi economici prioritari per stimolare la crescita nei paesi dell’area dell’euro all’inizio del semestre europeo. Il Comitato, tuttavia, si rammarica della mancata consultazione della società civile e in particolare delle parti sociali nell’ambito della concezione dei programmi e dei processi nazionali del semestre europeo.

    1.2.

    Il CESE ritiene che in nessun caso si debba, attraverso tali raccomandazioni, ampliare il divario esistente tra i paesi dell’Eurogruppo e gli altri Stati membri, che al contrario deve essere ridotto. In particolare, l’obiettivo consiste nel non perdere di vista il lungo termine per sviluppare l’euro in modo che diventi la moneta comune di tutti gli Stati membri.

    1.3.

    Il CESE riconosce l’importanza del documento della Commissione per l’approfondimento dell’Unione economica e monetaria (UEM). Il Comitato è decisamente favorevole, come ha già indicato in precedenti pareri (1), a un ulteriore rafforzamento e al completamento dell’UEM. Gli Stati membri, agendo sia singolarmente che collettivamente, dovrebbero prendere tutte le misure necessarie per garantire maggiore convergenza ed integrazione, soprattutto in campo economico. A questo approccio si dovrebbero accompagnare progressi verso un’Unione di bilancio (incluso un bilancio specifico), un’Unione sociale e una rappresentanza esterna unificata nelle istituzioni finanziarie internazionali per la zona euro

    1.4.

    Il CESE riconosce la necessità politica di fornire alla zona euro un solido fondamento politico e istituzionale, elemento non presente al momento dell’introduzione dell’Unione monetaria e che tuttora fa difetto (2). Singole iniziative quali la creazione di un’Unione bancaria o un’Unione dei mercati dei capitali sono da accogliere con favore, ma non sostituiscono la solida architettura richiesta.

    1.5.

    È inoltre evidente che i recenti programmi di investimento per creare attivamente posti di lavoro non hanno raggiunto i loro obiettivi in misura sufficiente. Per conseguire una ripresa della crescita e dell’occupazione è necessaria una combinazione di politiche finanziarie, fiscali, di bilancio, economiche e sociali. Contrariamente alla raccomandazione della Commissione, la politica di bilancio dovrebbe essere progettata in modo da porre l’accento più sull’espansione che sulla neutralità.

    1.6.

    Il CESE ritiene che un orientamento di bilancio neutro, sebbene preferibile al proseguimento di una politica di austerità di bilancio, non sia appropriato nelle circostanze attuali. Dato che la recessione conduce a un minore potenziale di crescita, le politiche di bilancio nell’area dell’euro devono essere più incisive rispetto alla norma per stimolare l’economia della zona euro nel suo complesso. Al momento i rischi di un surriscaldamento delle economie sono molto inferiori a quelli di una persistenza di bassi tassi d’inflazione o di deflazione il CESE raccomanda pertanto uno stimolo di bilancio concentrato sugli investimenti pubblici: ciò garantirebbe un rafforzamento della domanda nel breve termine, ma espanderebbe anche il potenziale di crescita a lungo termine.

    1.7.

    Inoltre, il CESE si schiera a favore di un alleggerimento dell’imposizione fiscale sul lavoro, sempre che la sostenibilità finanziaria dei sistemi di sicurezza sociale, che sono già indeboliti, non ne risulti minacciata. Il Comitato ricorda che i sistemi moderni di sicurezza sociale dovrebbero fondarsi sul principio di solidarietà e su quello delle parti opportunità e non soltanto sulla promozione dell’occupabilità. A livello di bilancio, inoltre, occorrerà prendere in considerazione le conseguenze della robotica e della digitalizzazione, che provocheranno perturbazioni nel mercato del lavoro, con un impatto probabile sulle entrate fiscali.

    1.8.

    Il CESE si compiace del fatto che la nozione di flessibilità sia stata riesaminata, ma i contratti temporanei dovrebbero trasformarsi idealmente in contratti permanenti e non in posti di lavoro precari. Per lottare contro le ineguaglianze sociali crescenti, è necessario creare occupazione e mettere l’accento sulla qualità del lavoro. Allo stesso tempo, dovrebbe essere messo a frutto e non indebolito il potenziale dell’economia della condivisione (sharing economy) e devono essere introdotte nuove forme di occupazione ovvero di lavoro a vantaggio della società, senza compromettere i di ritti dei lavoratori e i sistemi di protezione sociale.

    1.9.

    Negli ultimi otto anni la crescita nella zona euro ha sofferto a causa della debolezza della domanda e non a causa di un’offerta insufficiente. L’aggiustamento dei mercati del lavoro è stato squilibrato e asimmetrico, essendosi realizzato principalmente attraverso la riduzione dei salari nominali e reali e del costo unitario del lavoro negli Stati membri più duramente colpiti dalla crisi. Pertanto, il CESE è giunto alla conclusione che le sole riforme strutturali, volte a migliorare il lato dell’offerta delle economie, stimolando per questa via gli investimenti e la crescita, non possono risolvere il problema della debolezza della ripresa. Quantomeno dovrebbe essere data priorità, secondo il CESE, alle riforme strutturali che possono avere effetti positivi sulla domanda a breve termine e anche in condizioni di stretta creditizia per famiglie e imprese.

    1.10.

    Il CESE chiede inoltre uno sforzo coordinato per creare un contesto più favorevole alle attività economiche per le piccole e medie imprese (il 99 % delle imprese dell’UE, che occupano circa il 60 % dei lavoratori, ovvero circa 65 milioni di persone) grazie all’approccio Legiferare meglio e alla riduzione sostanziale della burocrazia e alla garanzia di finanziamenti sufficienti e adeguati («accesso ai finanziamenti») (3) nonché ad una sistematica agevolazione delle esportazioni verso mercati al di fuori dell’Unione europea. Questo genera margini per le imprese per investimenti nella crescita e nell’occupazione.

    1.11.

    Il CESE accoglie con favore le iniziative per il finanziamento delle PMI nel quadro dell’Unione dei mercati dei capitali. Tuttavia, vi è particolare bisogno di aprire nuove opportunità di finanziamento per le microimprese e le imprese in fase di avviamento (start up), ad esempio capitale d’avviamento e capitale di rischio, finanziamento e investimento collettivo (Crowd Investing and Financing) e forme innovative di finanziamento come i fondi di private equity. In questo contesto, il CESE sottolinea la necessità della creazione, già prevista, di un fondo di capitale di rischio UE. È urgentemente necessaria una valutazione per capire le opportunità che potrebbero offrire per il finanziamento delle imprese nell’UE nuovi modelli di attività bancaria (4).

    2.   Contesto

    2.1.

    A seguito della relazione dei cinque presidenti Completare l’Unione economica e monetaria dell’Europa, nel semestre europeo è stato introdotto un approccio rinnovato volto al rafforzamento dell’integrazione tra la zona euro e i livelli nazionali. È la prima volta che la Commissione pubblica una raccomandazione per la zona euro in novembre, insieme all’analisi annuale della crescita 2016, al fine di integrare meglio la dimensione della zona euro e quelle nazionali della governance economica dell’UE.

    2.2.

    L’obiettivo è quello di offrire opportunità di dibattito e aprire la possibilità di raccomandazioni in merito alla zona euro, in anticipo rispetto alle discussioni specifiche per paese, in modo che le sfide comuni siano pienamente rispecchiate nelle misure specifiche per paese. Si tratta di un cambiamento importante rispetto ai cicli del semestre europeo precedenti, nei quali le raccomandazioni per la zona euro venivano proposte verso la fine di ciascun semestre, insieme con quelle specifiche per paese.

    2.3.

    La Commissione ha presentato le seguenti quattro raccomandazioni sulla politica economica della zona euro:

    attuare politiche che sostengano la ripresa, promuovano la convergenza, favoriscano la correzione degli squilibri macroeconomici e migliorino la capacità di aggiustamento;

    attuare riforme che combinino contratti lavorativi flessibili e affidabili, strategie complete di apprendimento permanente, politiche efficaci per aiutare i disoccupati a reinserirsi nel mercato del lavoro, sistemi moderni di protezione sociale e mercati dei prodotti e dei servizi aperti e competitivi. Ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, in particolare per i lavoratori a basso reddito, in maniera neutra dal punto di vista del bilancio al fine di incentivare la creazione di posti di lavoro;

    mantenere il previsto orientamento prevalentemente neutro delle politiche di bilancio nel 2016. In vista del 2017, ridurre il debito pubblico al fine di ripristinare riserve di bilancio evitando la prociclicità, nel pieno rispetto del patto di stabilità e crescita;

    agevolare la graduale riduzione dei prestiti in sofferenza delle banche e migliorare le procedure di insolvenza di imprese e famiglie.

    3.   Osservazioni generali

    3.1.

    Per la prima volta, il progetto di raccomandazioni per la zona euro è pubblicato all’inizio del ciclo del semestre europeo insieme all’analisi annuale della crescita e alla relazione sul meccanismo di allerta e al progetto di relazione comune sull’occupazione. Il CESE concorda sul fatto che questo nuovo processo può contribuire a tenere maggiormente conto di considerazioni che fanno riferimento alla zona euro nella concezione delle politiche nazionali presentate nei programmi di stabilità e nei programmi nazionali di riforma.

    3.2.

    Il CESE si rammarica dell’assenza di consultazioni delle parti sociali, e della società civile in generale, in merito alla definizione del progetto di raccomandazioni per la zona economica dell’euro e del mancato adeguamento dei processi nazionali a questa nuova procedura per il semestre europeo. Nel quadro del semestre UE il dialogo sociale può costituire una forza trainante per riforme riuscite, sostenibili e inclusive nel campo dell’economia, dell’occupazione e in campo sociale. Le parti sociali a tutti i livelli dovrebbero concordare con i poteri pubblici un coinvolgimento effettivo, tempestivo e significativo nel semestre UE. Inoltre, il CESE raccomanda vivamente l’instaurazione in futuro di una cooperazione continua e stretta tra la sezione specializzata ECO del CESE e la commissione ECON del PE.

    3.3.

    Il CESE è d’accordo che si ponga l’accento su un approccio coordinato da parte di tutti gli Stati membri della zona euro ma anche tra le politiche monetarie, di bilancio e quelle strutturali/dell’offerta. Inoltre, il CESE suggerisce che nel quadro delle riforme strutturali l’attenzione dovrebbe essere rivolta alle misure politiche, in modo da sostenere la ripresa economica nel breve termine. Per quanto riguarda la flessibilità dei mercati del lavoro, la sua attuazione non dovrebbe comportare, come negli anni precedenti, una perdita del potere d’acquisto dei lavoratori, in modo da non compromettere la domanda interna come fattore chiave di crescita. Ciò significa che la concorrenza deve essere realizzata attraverso un miglioramento della qualità e la crescita della produttività ottenuta attraverso l’innovazione e non attraverso prezzi e salari bassi.

    3.4.

    Anche se il CESE riconosce le enormi sfide rappresentate dall’ulteriore rafforzamento e sviluppo dell’euro necessari in questo momento e nel prossimo futuro per fornire una protezione duratura per l’euro e per la zona euro, ritiene auspicabili i seguenti obiettivi:

    istituzione di una rappresentanza unificata dell’area dell’euro nelle sedi internazionali (Fondo monetario internazionale, OCSE ecc.) (5);

    Creazione di un’Unione di bilancio della zona euro;

    Istituzione di un’Unione sociale, la quale comporta che le parti sociali devono essere incluse in maggior misura da parte della Commissione, del Consiglio e del Parlamento in tutte le iniziative legislative.

    3.5.

    In vista della revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020 e della preparazione delle riflessioni sul QFP post 2020, il CESE propone che la zona euro abbia un bilancio specifico che dovrebbe: i) prevedere un trasferimento di risorse temporaneo ma significativo in caso di shock regionali; ii) contrastare recessioni gravi nell’intera zona; iii) garantire la stabilità finanziaria. Nello stesso ordine di idee, la zona euro deve avere, come primo passo verso un governo economico, il proprio ministro delle finanze con un sistema di risorse proprie dedicate guidato dai principi di semplicità, trasparenza, equità e rendicontabilità democratica.

    4.   Osservazioni specifiche

    4.1.    Squilibri macroeconomici

    4.1.1.

    Il CESE concorda con la Commissione sul fatto che le riforme strutturali negli Stati membri dovrebbero continuare in linea con le circostanze specifiche di ciascun paese in modo da promuovere la convergenza e facilitare la correzione degli squilibri macroeconomici. Vi deve tuttavia essere un equilibrio tra le riforme strutturali e gli investimenti nelle attività produttive che portano alla creazione di posti di lavoro.

    4.1.2.

    Il CESE accoglie con favore la raccomandazione della Commissione europea in base alla quale gli Stati membri con forti avanzi delle partite correnti dovrebbero applicare in via prioritaria misure che aiutino a incanalare l’eccesso di risparmi verso l’economia interna e, così facendo, a dare impulso agli investimenti interni. Tuttavia, tali misure non dovrebbero essere limitate al lato dell’offerta (per esempio, le riforme dei mercati dei prodotti) ma comprendere anche iniziative dei governi più decise sul fronte degli investimenti pubblici come l’attuale piano Juncker (6).

    4.1.3.

    Il CESE ritiene che gli aiuti statali dovrebbero dirigersi in particolare verso le PMI innovative Al fine di consentire a questa categoria di imprese un più facile accesso ai finanziamenti, è compito dello Stato, da un lato, concedere finanziamenti che forniscano uno stimolo e, dall’altro, fornire un sistema di garanzie pubbliche. Le interazioni pertinenti tra Stato, PMI e università e istituti di ricerca sono un elemento importante del sistema di investimento.

    4.1.4.

    Il CESE sottolinea il fatto che le esportazioni rappresentano un importante motore di crescita per le PMI nella zona euro. Oltre al favorevole tasso di cambio euro/dollaro frutto della politica monetaria della BCE, accordi di libero scambio sono essenziali al fine di aumentare le esportazioni. Sebbene il CESE sia d’accordo con l’attenzione che si concentra attualmente sui negoziati TTIP, raccomanda altresì di concludere un accordo che agevoli l’accesso al mercato per le imprese europee nei loro scambi commerciali con i mercati emergenti a forte crescita. È importante garantire la protezione dei diritti dell’uomo e la tutela delle norme dell’OIL, dei diritti dei consumatori e delle norme ambientali in vigore nell’UE.

    4.2.    Mercati del lavoro, dei prodotti e dei servizi

    4.2.1.

    Il CESE osserva che, sebbene, come dice Commissione europea, la situazione dei mercati del lavoro continui a migliorare gradualmente, non si fa alcuna menzione del fatto che il tasso di occupazione nella zona euro, pari al 68,9 % nel 2015, si situa ben al di sotto dell’obiettivo prioritario del 75 % stabilito nella strategia Europa 2020. Il CESE osserva che, in base ai dati forniti dai servizi della Commissione europea (base dati LABREF), non sembra esistere una relazione positiva tra il numero di riforme del mercato del lavoro attuate in un dato momento (prima o dopo la crisi) e l’efficienza del mercato del lavoro degli Stati membri (7).

    4.2.2.

    Le riforme strutturali dei mercati del lavoro devono favorire gli investimenti sociali, vale a dire misure che sostengano la formazione continua dei lavoratori occupati e disoccupati e garantiscano la promozione della loro sicurezza finanziaria, in particolare di quella dei disoccupati. Inoltre, il CESE è favorevole alla riduzione dell’imposizione sul lavoro, purché essa sia compensata da altre fonti di gettito pubblico. Nel medio termine anche una più elevata partecipazione al mercato del lavoro può contribuire a questo processo.

    4.2.3.

    Per risolvere il problema della competitività e della sostenibilità europea, il CESE raccomanda la creazione di una Holding digitale europea sul modello del gruppo Airbus che ha ottenuto egregi risultati. Questo gruppo basato sulla cooperazione internazionale comprende diverse filiali di Stati membri differenti ed è un attore cruciale dell’economia e dell’industria europea.

    4.2.4.

    La posizione dominante degli Stati Uniti nel campo del digitale rappresenta già una nuova forma di dominio globale. Si possono constatare in particolare effetti drammatici nel settore finanziario, dove le grandi banche di investimento americane hanno già creato fortissimi legami di capitale con le società tecnologiche finanziarie (fintech) innovative, fatto che a sua volta minaccia il modello europeo delle classiche banche al dettaglio («Boring banks») e può far loro concorrenza nel loro principale settore di attività.

    4.2.5.

    Per progettare e sviluppare i dettagli di un modello comparabile di Holding digitale europea, il CESE propone la creazione a breve termine di un gruppo di progetto interdisciplinare. Di questo gruppo dovrebbero far parte rappresentanti della Commissione (il commissario Oettinger) e del Parlamento europeo (commissione ITRE) e esso dovrebbe funzionare con la partecipazione del CESE. Per quanto riguarda la questione del finanziamento, è importante fin dall’inizio prestare attenzione alla compatibilità con il piano di investimenti Juncker. Un forte slancio per la crescita e per nuovi posti di lavoro sarà dato da una stretta cooperazione tra imprese leader della Holding digitale con le stesse PMI.

    4.3.    Politiche di bilancio

    4.3.1.

    Il CESE accoglie con favore l’accento posto dalla Commissione europea sulla considerazione complessiva dell’orientamento di bilancio per la zona euro in sede di definizione degli orientamenti per le politiche di bilancio nazionali. Tuttavia, il CESE rileva, senza pregiudizio per l’indipendenza della BCE, la mancanza notevole di un’analisi degli sviluppi di politica monetaria nella zona euro al momento di valutare l’opportunità di una politica di bilancio neutra. Ciò è quanto meno singolare, dal momento che i membri del consiglio direttivo della BCE hanno ripetutamente e pubblicamente fatto riferimento alle politiche di bilancio dell’area dell’euro (8).

    4.3.2.

    Si tratta di una preoccupante omissione nella misura in cui l’area dell’euro è attualmente in una situazione in cui la capacità della politica monetaria di stimolare la domanda è fortemente limitata. La domanda è debole da così tanto tempo che l’inflazione (anche se non si tiene conto del prezzo del petrolio) è ben al di sotto dell’obiettivo della BCE del 2 %, mentre i principali tassi d’interesse della BCE sono quasi pari a zero, non consentendo ulteriori riduzioni sostanziali. L’economia della zona euro si trova in una cosiddetta «trappola della liquidità» e rischia di cadere in una «trappola della deflazione» se l’inflazione non riprende presto a salire. Se ciò avvenisse, l’economia dell’area dell’euro rimarrebbe in stagnazione per diversi anni, minacciando alla fine la sostenibilità economica e politica dell’euro.

    4.3.3.

    La politica di accomodamento monetario (quantitative easing) non convenzionale attuata con convinzione dalla BCE sin dall’inizio del 2015 non sembra aver fatto molta differenza (9) per quanto riguarda lo stimolo della domanda. In tali circostanze, e data la presenza dei fenomeni di isteresi summenzionati (in cui la recessione conduce a un minore potenziale di crescita), le politiche di bilancio nella zona euro devono essere più incisive della norma per stimolare l’economia della zona euro nel suo complesso (10). Dati i vincoli della politica di bilancio negli Stati membri del sud dell’area dell’euro, le politiche di bilancio negli Stati membri con un’inflazione al di sotto dell’obiettivo, con un basso costo dell’indebitamento pubblico, con coefficienti debito pubblico/PIL relativamente bassi e con avanzi delle partite correnti dovrebbero espandersi per spingere l’inflazione al di sopra dell’obiettivo della BCE del 2 %, in modo che, in media, l’inflazione nella zona euro possa accelerare nuovamente e avvicinarsi all’obiettivo. Al momento i rischi di un surriscaldamento delle economie sono molto inferiori a quelli di una persistenza di bassi tassi d’inflazione o di deflazione.

    4.3.4.

    Date, tuttavia, le preoccupazioni circa la sostenibilità del debito pubblico, in un contesto di cambiamenti demografici, possono e dovrebbero essere attuate, soprattutto negli Stati membri con forti avanzi delle partite correnti, politiche di bilancio espansionistiche, aumentando la spesa per gli investimenti pubblici. Uno stimolo di bilancio che si concentrasse sugli investimenti pubblici garantirebbe un rafforzamento della domanda nel breve termine, ma espanderebbe anche il potenziale di crescita a lungo termine. Tali investimenti pubblici potrebbero concentrarsi non solo sulle infrastrutture, ma anche sulle politiche in materia di istruzione e qualificazioni («investimenti sociali»).

    4.4.    Il settore finanziario

    4.4.1.

    Il CESE chiede l’adozione di una normativa europea sull’insolvenza, da un lato per aprire la possibilità di riduzione dei debiti per le famiglie e, dall’altro, per rendere più facile per le imprese in fase di avviamento gestire il fallimento. In questo modo si aumenterà il potere d’acquisto delle famiglie e sarà incoraggiata la costituzione di nuove imprese.

    4.4.2.

    Un problema grave, ancora da risolvere, è il fatto che vi siano circa 900 miliardi di euro di prestiti inesigibili in esistenza nelle banche dell’area dell’euro. Solo riducendo tali sofferenze, le banche potranno espandere la loro attività di prestito alle imprese ed alle famiglie, aumentando così l’efficacia della politica monetaria accomodante della BCE diretta a migliorare le prospettive di crescita e rafforzare la fiducia dei mercati. Le pertinenti istituzioni politiche e di vigilanza della zona euro dovrebbero essere tenute a presentare progetti rilevanti su questo tema.

    4.4.3.

    In seguito alla crisi finanziaria, si era d’accordo sul fatto che uno degli obiettivi centrali fosse la riduzione significativa dei rischi sovrani negli stati patrimoniali delle banche europee. La situazione attuale della maggior parte delle banche dimostra che i rischi sovrani sono aumentati drasticamente. Il CESE sottolinea che la prima priorità è quello di ridurre tali rischi sovrani nei bilanci per garantire in futuro la stabilità delle banche e del settore finanziario, anche alla luce della recente proposta in merito all’EDIS (sistema europeo di assicurazione dei depositi) (11).

    4.4.4.

    Il CESE osserva che, perché si materializzino effetti positivi sulla domanda delle famiglie e delle imprese non dovrebbero esservi vincoli alla liquidità. Ripristinare flussi di credito positivi contribuirebbe a stimolare la domanda, ma anche ad aumentare l’efficacia della politica monetaria della BCE nel migliorare le prospettive di crescita e rafforzare la fiducia dei mercati. Le pertinenti istituzioni politiche e di vigilanza della zona euro dovrebbero essere tenute a presentare progetti rilevanti su questo tema.

    4.4.5.

    Inoltre, il CESE chiede che il programma di riforma e gli organismi di vigilanza pongano maggiormente l’accento su una maggiore trasparenza e sulla supervisione degli istituti non bancari o delle banche ombra al fine di assicurare in maniera sostenibile la stabilità dei sistemi finanziari e ripristinare la loro funzione per l’economia reale, in particolare nel campo della cartolarizzazione (12). In particolare, è opportuno garantire che esse non siano essere utilizzate come strumenti di investimento speculativo da parte di fondi speculativi (hedge fund) e istituti finanziari che hanno obiettivi di massimizzazione dei rendimenti da rispettare («fondi avvoltoio»).

    4.4.6.

    Poiché la crisi finanziaria è stata in gran parte causata dalle attività speculative delle banche d’investimento, l’attività bancaria speculativa resta una minaccia latente per la stabilità dei mercati finanziari. Non è ancora stato esaminato in maniera approfondita il modo in cui le attività di negoziazione (trading) altamente speculative, quali le negoziazioni ad alta frequenza, possono essere realizzate quando l’obiettivo voluto sono mercati mondiali più stabili, ed è necessario tenere rigorosamente separate le pratiche d’investimento a basso rischio e l’attività di prestito dalle attività ad alto rischio delle banche d’investimento. A tal fine, esiste già una serie di modelli quali il modello Vickers e la regola Volcker. Il CESE raccomanda l’adozione nell’UE di una normativa equivalente alla Legge Glass-Steagall, in un momento in cui altri mercati finanziari (come gli USA e i paesi BRIC) stanno discutendo della reintroduzione di questo tipo di norme per migliorare la stabilità del settore bancario. Ciò eviterebbe rischi per i risparmiatori e per i contribuenti.

    Bruxelles, 17 marzo 2016

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Georges DASSIS


    (1)  Cfr. i pareri del CESE: Completare l’Unione economica e monetaria — La prossima legislatura europea, (GU C 451 del 16.12.2014, pag. 10) e Completare l’UEM: il pilastro politico, (GU C 332 dell’8.10.2015, pag. 8).

    (2)  Ibidem.

    (3)  Cfr. il parere del CESE sul tema Piano d’azione per la creazione dell’Unione dei mercati dei capitali, (GU C 133 del 14.4.2016, pag. 17).

    (4)  Cfr. per esempio le osservazioni sulla finanza islamica contenute nei precedenti pareri del CESE sul tema Strutture di finanziamento per le PMI nel contesto dell’attuale situazione finanziaria, (GU C 48 del 15.2.2011, pag. 33) e sul tema Un piano d’azione per migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti (GU C 351 del 15.11.2012, pag. 45).

    (5)  Cfr. il parere del CESE sul tema Rappresentanza esterna della zona euro (cfr. pag. 16 della presente Gazzetta ufficiale).

    (6)  OFCE, IMK, ECLM AK-Wien, INE-GSEE (2015), The Independent Annual Growth Survey 2016, Paris (Analisi annuale indipendente della crescita).

    (7)  ETUI/CES (2015), Benchmarking Working Europe (Analisi comparativa dell’Europa che lavora) 2015, Bruxelles, Istituto sindacale europeo (ETUI), pag. 26.

    (8)  L’esempio più importante è stato il discorso «La disoccupazione nell’area dell’euro» pronunciato dal presidente Draghi a Jackson Hole nell’agosto 2014 (https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2014/html/sp140822.en.html).

    (9)  http://epthinktank.eu/2015/12/10/the-ecbs-quantitative-easing-early-results-and-possible-risks/.

    (10)  Theodoropoulou S. (2015), How to avert the risk of deflation in Europe: rethinking the policy mix and European economic governance, (Come evitare il rischio di deflazione in Europa: ripensare il mix di politiche e la governance economica europea) Bruxelles ETUI.

    (11)  Cfr. il parere del CESE sul tema Sistema europeo di assicurazione dei depositi (cfr. pag. 21 della presente Gazzetta ufficiale).

    (12)  Cfr. il parere del CESE Quadro giuridico per la cartolarizzazione (GU C 82 del 3.3.2016, pag. 1).


    Top