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Document 52015AE0105

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Lo sviluppo del sistema di governance proposto nell’ambito del quadro 2030 per il clima e l’energia» (parere esplorativo richiesto dalla Commissione europea)

GU C 291 del 4.9.2015, p. 8–13 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

4.9.2015   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 291/8


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Lo sviluppo del sistema di governance proposto nell’ambito del quadro 2030 per il clima e l’energia»

(parere esplorativo richiesto dalla Commissione europea)

(2015/C 291/02)

Relatore:

Richard ADAMS

Correlatrice:

Ulla SIRKEINEN

La Commissione, in data 16 gennaio 2015, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo sul tema:

Lo sviluppo del sistema di governance proposto nell’ambito del quadro 2030 per il clima e l’energia

(parere esplorativo).

La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell’informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 8 aprile 2015.

Alla sua 507a sessione plenaria, dei giorni 22 e 23 aprile 2015 (seduta del 23 aprile), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 152 voti favorevoli, 6 voti contrari e 5 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il quadro per il clima e l’energia dell’UE si basa su importanti normative adottate in precedenza, alcune delle quali non completamente recepite e attuate in modo inefficace. La creazione dell’Unione dell’energia richiederà l’elaborazione di ulteriori nuove norme e in particolare una loro rigorosa attuazione. È fondamentale un solido quadro di governance: la legislazione è solo un primo passo e la chiave del successo è appunto la governance. L’attuazione delle politiche richiede impegno, coinvolgimento, partecipazione attiva e buona volontà da parte di tutti i soggetti interessati. Il tipo di governance più efficace è quello in cui la definizione dei metodi per determinare e realizzare gli obiettivi è vista come un’attività comune cui partecipano tutte le parti interessate. Il CESE formula pertanto le seguenti raccomandazioni:

al processo di governance deve essere collegato un dialogo strutturato con la partecipazione di tutti i soggetti interessati se si vogliono ridurre gli ostacoli sociali alle misure regolamentari e politiche e favorire nuovi comportamenti e nuovi atteggiamenti da parte dei cittadini;

le istituzioni legislative dell’Unione dovrebbero articolare e sviluppare un chiaro orientamento politico per dare vita e partecipare a un dialogo e a un impegno globali sulle questioni relative alla transizione energetica (per esempio clima, giustizia sociale e sicurezza) includendo i soggetti interessati, come processo che affianca e sostiene l’Unione dell’energia e la lotta dell’Europa contro i cambiamenti climatici;

andrebbe avviato un dialogo con le parti sociali per garantire una transizione energetica che unisca la dimensione ambientale e le istanze sociali;

questo dovrebbe assumere essenzialmente la forma di un Dialogo europeo per l’energia (DEE) indipendente e affidabile che consenta a tutte le parti interessate, rappresentate in modo equo, di scambiare informazioni, esprimere opinioni, influenzare il processo di elaborazione delle politiche in materia energetica e, di conseguenza, impegnarsi attivamente nella transizione energetica;

in particolare, il CESE invita il Consiglio europeo e il Parlamento europeo ad adottare, al momento di considerare il pacchetto relativo all’Unione dell’energia, le misure descritte al capitolo 6 del presente parere sull’attuazione del Dialogo europeo per l’energia a sostegno del processo di governance, e a farne dei punti d’azione;

tale dialogo sarà organizzato in particolare nel quadro di una struttura specifica che consenta la partecipazione di tutti i diretti interessati.

2.   Introduzione

2.1.

Lo sviluppo di un’Unione dell’energia nell’UE e l’importanza dei colloqui per l’accordo sul clima che si terranno a Parigi alla fine del 2015 richiedono sistemi di governance efficaci riguardanti la transizione energetica. In seguito alla comunicazione della Commissione sul quadro per le politiche dell’energia e del clima 2030, il Consiglio europeo ha approvato questo approccio e ha inoltre convenuto di sviluppare un sistema di governance affidabile e trasparente al fine di contribuire a garantire che l’UE realizzi i propri obiettivi di politica energetica. Il quadro 2030 propone una nuova governance basata su piani nazionali per un’energia competitiva, sicura e sostenibile nonché una serie di indicatori chiave per valutare i progressi compiuti nel tempo. Tale quadro dovrebbe consentire di raggiungere gli obiettivi per il 2030 e facilitare la coerenza a livello dell’UE, offrendo nel contempo una certa flessibilità a livello nazionale. Un forte processo di governance fornirebbe inoltre un modello incoraggiante e rappresenterebbe un esempio nel contesto dei negoziati mondiali sul clima.

2.2.

L’esigenza di una governance efficiente non potrà essere mai sottolineata abbastanza. Il mancato raggiungimento degli obiettivi nei termini stabiliti dal terzo pacchetto sull’energia, che mira a completare un mercato unico dell’energia stabile nell’UE, può essere in gran parte attribuito alle carenze a livello di governance. Hanno prevalso gli interessi nazionali, se questi non erano in linea con le richieste volte a rafforzare l’UE nel suo insieme. Un nuovo processo di governance dovrà ovviare a questa situazione.

2.3.

Si propone di stabilire, inizialmente, obiettivi nazionali e di definire un processo iterativo, sia per lo sviluppo interno di tali piani sia per il loro coordinamento in un quadro coerente a livello dell’Unione capace di soddisfare gli obiettivi concordati dall’UE. Sono previste tre fasi:

1)

elaborazione, da parte della Commissione, di orientamenti in materia di governance e di piani nazionali;

2)

presentazione, da parte degli Stati membri, dei loro piani nazionali sulla base di un processo iterativo con la Commissione e previa consultazione dei paesi confinanti;

3)

successiva valutazione, da parte della Commissione, della capacità dei piani nazionali di conseguire obiettivi attraverso adeguamenti negoziati nell’ambito di un processo continuo da portare avanti fino al raggiungimento degli obiettivi stessi. La possibilità di fissare per legge una struttura di governance viene lasciata aperta, qualora l’approccio volontario dovesse fallire.

2.4.

La Commissione europea ha una vasta esperienza nell’elaborazione e nell’attuazione di strutture di governance, esperienza applicabile anche a questa serie di questioni strategiche. Nel presente parere il CESE condivide tale approccio ma ritiene che quest’ultimo debba essere realizzato con determinazione e convinzione, con scadenze ravvicinate per il processo iterativo e con relazioni annuali contraddistinte da un’analisi incisiva e coraggiosa. Come indicato nel parere in merito al Quadro per le politiche dell’energia e del clima per il periodo 2020-2030  (1), il CESE ribadisce il suo invito agli Stati membri a reagire in maniera positiva a una procedura di governance solida ed efficace e a stabilire con la Commissione e la società civile in che modo detta procedura possa essere pienamente attuata.

2.5.

Il CESE ritiene che tale quadro dovrebbe essere attivato e potenziato stimolando e raccogliendo un vasto appoggio da gran parte dei soggetti interessati, incluse le parti sociali (datori di lavoro e sindacati), attraverso un Dialogo europeo per l’energia adeguatamente strutturato.

3.   Il carattere del processo di governance

3.1.

Il processo di governance deve essere coerente con il quadro giuridico entro il quale opera, il quale stabilisce gli obiettivi e i metodi per realizzarli e deve conferire alla politica certezza e continuità sul lungo termine, in particolare per gli investimenti, la formazione e l’occupazione. Esso dovrebbe anche fornire i corrispondenti indicatori. Il processo di governance, che deve essere completo e includere tutte le norme in materia di energia, deve poter risolvere questioni complesse in cui sussistono differenze di opinione e conflitti di interesse. La governance è chiamata a sostenere e a integrare il processo decisionale, offrendo nel contempo la flessibilità necessaria per poter affrontare cambiamenti potenzialmente rapidi. In sostanza, la governance dovrebbe, tra le altre cose, essere reattiva rispetto alle percezioni della collettività, all’evoluzione tecnologica, agli sviluppi geopolitici e alle tendenze del mercato.

3.2.

Il sistema di governance deve anche consentire che le opinioni, le preferenze, le percezioni e i valori vengano espressi in modo costante, equilibrato e rappresentativo, e fare in modo che questi contribuiscano a una formazione continua delle decisioni e alla messa a punto delle politiche. La governance deve facilitare l’adattabilità, non attraverso frequenti cambiamenti bensì anticipando possibili ambiti di divergenza e creando una dinamica coerente e inclusiva.

3.3.

Si tratta di requisiti impegnativi ed è anche necessario rispondere al crescente scetticismo circa la capacità dell’UE di conseguire una transizione energetica equa ed efficace. Il processo di governance in quanto tale richiede dunque un quadro preciso, accettato dai partecipanti. Il CESE è del parere che un processo di governance convenzionale non sia in grado di conseguire i già citati obiettivi senza il coinvolgimento e il sostegno della società civile di tutta Europa. Questo è riconosciuto nella visione dell’Unione per l’energia: «Ma soprattutto la nostra visione è quella di un’Unione dell’energia che mette in primo piano i cittadini che svolgono un ruolo attivo nella transizione energetica» (2). Pertanto, un meccanismo affidabile e trasparente per la realizzazione degli obiettivi in materia di energia e clima e dell’Unione dell’energia dovrebbe essere sviluppato parallelamente a un processo basato sul dialogo multilivello che ruota intorno all’informazione e alla partecipazione di tutti gli interessati. Ciò è di vitale importanza e la transizione energetica, per essere giusta, deve tener conto dei cambiamenti in atto nel mercato del lavoro evitando ripercussioni sociali negative.

3.4.

Per il CESE, governance non significa aumento della burocrazia, ma adozione di un solido approccio basato sui principi, incentrato sulle politiche e volto al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’UE. La governance dovrebbe permeare tutti i livelli e trarre vantaggio dall’integrazione di conoscenze tanto specialistiche quanto quotidiane. L’UE si fonda su valori quali la pace, la democrazia, la dignità umana, il pluralismo, la tolleranza e la solidarietà. Questi valori, che occorre tradurre in chiari principi etici, costituiscono i presupposti per valutare le questioni cruciali nel campo della transizione energetica e possono fornire una base universale per un accordo. La sfida consiste nel trasformare questi principi in un processo attuabile ed efficiente che tenga conto delle aspettative della società.

3.5.

Il CESE ritiene che i valori sociali di base connessi con la produzione e l’utilizzo dell’energia meritino un maggiore rilievo in questo processo di governance. Il fatto che i cittadini sentano i loro valori e le loro opinioni riconosciuti e discussi nell’ambito di un forum che presenta una prospettiva pienamente europea apporterà benefici significativi, consentirà una maggiore coerenza politica e svilupperà una maggiore fiducia fornendo al tempo stesso una difesa contro cambiamenti politici imprevisti. Il dialogo dovrebbe individuare i fattori soggiacenti alle decisioni prese da un paese in materia di transizione energetica. Questi fattori spesso si basano sui giudizi di valore della società che li esprime, per esempio sull’ambiente, al di là delle considerazioni tecniche ed economiche. In tali circostanze, e soprattutto considerando che le posizioni sull’energia varieranno a livello nazionale, regionale, locale e personale, il richiamo a una prospettiva coerente, comune o europea, può andare oltre la tendenza a soddisfare interessi personali, locali, a breve termine o nazionali.

3.6.

Più in particolare, un dialogo multilivello implica la comunicazione di tali principi a tutte le parti interessate e l’istituzione di un quadro all’interno del quale questi principi possano essere discussi e una serie di questioni risolte, ove possibile, a livello locale, regionale, nazionale e di paesi confinanti. Non si tratta di un processo decisionale, ma i responsabili delle decisioni hanno il dovere di ascoltare e di essere disposti ad accettare i contributi: un aspetto che i partecipanti dovrebbero comprendere.

4.   Il dialogo multilivello come elemento essenziale della governance

4.1.

Le politiche dell’UE e degli Stati membri nel campo dell’energia hanno un impatto diretto e significativo sulla vita dei cittadini. Tuttavia, il contenuto e le motivazioni di tali politiche spesso non sono chiari all’opinione pubblica e possono essere fraintesi dalla società civile. Come conseguenza, il sostegno pubblico è generalmente inadeguato o vi sono malintesi riguardo agli aspetti essenziali del futuro sviluppo dell’UE. Tutto ciò ha delle ripercussioni negative e in molti casi la società civile non viene informata e coinvolta in materia di politica energetica sia a livello nazionale sia a livello UE, il che determina una mancanza generale di fiducia e l’elaborazione di politiche non sempre in grado di raggiungere i risultati desiderati.

4.2.

Per garantire che questo processo sia di natura inclusiva, i cittadini, le organizzazioni della società civile, le autorità nazionali e locali e tutti i tipi di organismi attivi nel campo dell’energia devono poter partecipare attraverso il dialogo, in modo da fornire un contributo al sistema di governance proposto. Questo dialogo unirà una prospettiva regionale, nazionale ed europea con l’obiettivo di apportare un valore aggiunto operativo all’elaborazione e all’attuazione delle politiche. Le azioni devono essere condotte a livello nazionale/regionale ma tenendo conto di un contesto (europeo) più ampio.

4.3.

Questo processo di dialogo si concentrerà sull’energia quale componente fondamentale per realizzare una transizione sostenibile ed equa e attuare, con buoni risultati, una politica rispettosa del clima. Esso deve riconoscere le esigenze dei soggetti svantaggiati e l’ampio ventaglio di preoccupazioni sociali e ambientali collegate al tema dell’energia. Il Dialogo europeo per l’energia, comprese le questioni relative al clima, formulerà un approccio volontario e stabilirà un accordo (che porterà il nome di «Contratto sociale in materia di energia») che potranno essere utilizzati dai responsabili decisionali come un quadro sostanziale e socialmente pertinente. Il dialogo, da portare avanti in modo continuativo, contribuirà all’attuazione delle misure concrete da parte dei cittadini e degli altri diretti interessati. A breve termine, per motivi di efficacia e per l’esigenza di rispettare i requisiti del processo di governance, il Dialogo europeo per l’energia dovrebbe concentrarsi su iniziative politiche concernenti problemi essenziali di accettabilità e titolarità.

4.4.

Un processo di questo tipo inoltre consentirà una maggiore coerenza tra le politiche e il consolidamento delle conoscenze in settori specifici, ad esempio per quanto riguarda le esigenze specifiche delle isole e le relazioni esistenti nel settore dell’energia con i paesi non appartenenti all’UE.

5.   Uno stretto legame con il processo di governance

5.1.

Il quadro per il clima e l’energia nel suo complesso è da considerarsi orientato al conseguimento di obiettivi. Esso implica per gli Stati membri la necessità di ridefinire il loro mix energetico e le loro strategie in materia di efficienza energetica in modo da mantenere la sovranità nazionale ma restando al tempo stesso complementari con i paesi vicini e convergendo su obiettivi concordati a livello dell’UE. La struttura di governance delineata (cfr. il punto 2.3) consiste in un quadro di orientamento generale proposto dalla Commissione, seguito da un dibattito regionale, dalla presentazione, valutazione e revisione di programmi nazionali e da un adeguamento costante fino al raggiungimento di una conclusione soddisfacente.

5.2.

Il CESE sostiene con forza questo approccio, ritenendo che sia coerente con la necessità urgente di garantire una fornitura di energia più sicura, più competitiva e più verde a tutti i cittadini d’Europa. La struttura di governance dovrebbe inoltre contribuire a ridurre al minimo gli obblighi di rendicontazione e a snellire la burocrazia che ne deriva. Essa dovrebbe tenere debitamente conto delle pertinenti e crescenti caratteristiche regionali e transfrontaliere delle attività energetiche. Tuttavia, l’efficacia di tale approccio richiederà una volontà politica coesa che deve basarsi sulla convergenza degli atteggiamenti dei cittadini in tutti i 28 Stati membri.

5.3.

Il CESE ritiene che il Dialogo europeo per l’energia debba svolgere un ruolo formativo in questo processo e mantenere la propria funzione in termini di attuazione e di sostegno delle parti interessate una volta raggiunto un accordo. Bisogna pertanto istituire al più presto, attraverso una forte leadership politica, il Dialogo europeo per l’energia come processo di fondazione correlato, soprattutto considerando che i piani nazionali, stando alle anticipazioni, saranno concordati e operativi prima del 2020. Il Comitato, che aveva già raccomandato l’inclusione del dialogo sull’energia nella comunicazione sull’Unione dell’energia, rileva con soddisfazione che questo è avvenuto: «avviare un dialogo sull’energia con i portatori di interesse per contribuire all’elaborazione delle politiche e sostenere l’impegno attivo nella gestione della transizione energetica» (3). Rileva che tuttora non è stato identificato alcun punto d’azione specifico in materia di governance che fornisca il sostegno necessario per costruire le strutture di supporto del Dialogo europeo per l’energia, e chiede che il Consiglio e il Parlamento pongano rimedio a questa situazione adottando le misure sul dialogo proposte al capitolo 6 del presente parere.

5.4.

Un processo di governance costituisce l’interfaccia tra politica e attuazione. Nel caso dell’energia il suo compito è di agevolare la ricerca di soluzioni su una vasta gamma di accomodamenti e compromessi che saranno necessari nella vita reale. Il Comitato ritiene che la sua proposta di un Dialogo europeo per l’energia sia indispensabile per rendere più agevole questo processo. La transizione energetica implica il movimento, il cambiamento e, inevitabilmente, un certo attrito. Il Dialogo europeo per l’energia può ridurre questo attrito tra le parti interessate a tutti i livelli e tra gli Stati membri.

5.5.

Il Dialogo europeo per l’energia sarà un processo volto a sostenere l’attuazione degli obiettivi dell’Unione dell’energia, in quanto consentirà a tutte le parti interessate di scambiarsi informazioni, esprimere opinioni e influenzare l’elaborazione delle politiche in campo energetico. Tale dialogo favorirà la comprensione dei compromessi necessari, la titolarità della visione, la partecipazione alla ricerca di soluzioni e la loro accettazione, determinando in ultima analisi cambiamenti comportamentali a sostegno delle misure politiche su cui si basa l’Unione dell’energia. Un ampio Dialogo europeo per l’energia contribuirà a trasmettere in modo più adeguato le preferenze energetiche nazionali e a tenerne conto a livello dell’UE; esso sarà inoltre utile ai responsabili decisionali.

Il Dialogo europeo per l’energia consentirà di realizzare i seguenti obiettivi:

una migliore comprensione della definizione e dell’attuazione dell’Unione dell’energia, tale da contribuire alla visibilità, all’accettazione e al successo di questa priorità fondamentale della Commissione;

la possibilità che i cittadini si facciano un’opinione informata, garantendo in tal modo maggiore certezza politica, e la prova di un processo aperto, mirato e orientato ai risultati. Sarà la combinazione pratica tra il Dialogo europeo per l’energia interattivo su scala europea e le conoscenze tratte dalla vita quotidiana a produrre questa opinione informata;

una migliore comprensione, da parte degli utilizzatori di energia, del ruolo che essi svolgono e delle misure di cui dispongono per migliorare il risparmio energetico, il che accrescerà la partecipazione dei consumatori, alla base di un rinnovato e positivo rapporto con i fornitori di energia;

uno «spazio neutro di discussione», capace di promuovere la fiducia e la legittimità inquadrando e facilitando il dibattito piuttosto che suggerendo una conclusione prestabilita.

6.   Possibile percorso di attuazione

6.1.

Come accade per il processo formale di governance, il Dialogo europeo per l’energia, pur essendo di natura paneuropea, dovrà essere istituito in ciascuno Stato membro; a tal fine occorrerà riconoscere le iniziative nazionali esistenti in materia di dialogo sull’energia, includendo però tra le finalità gli obiettivi stabiliti nel quadro per il clima e l’energia. Laddove i dialoghi nazionali per l’energia sono già in vigore, l’integrazione con il Dialogo europeo per l’energia apporterebbe vantaggi a entrambe le parti e costituirebbe un meccanismo strutturato ma più flessibile di sostegno alla Commissione nel compito di riesaminare gli elementi del piano nazionale; esso inoltre offrirebbe un punto di riferimento per informare i consumatori, aiutare i fornitori di energia a impegnarsi e a consolidare la fiducia, e fornire un canale di trasmissione per le numerose preoccupazioni dei diversi gruppi in materia di sicurezza, accessibilità e sostenibilità energetica. In sintesi, risulterebbero necessarie le seguenti azioni:

reperire finanziamenti e risorse consistenti per il Dialogo europeo per l’energia. Sarà istituito un sistema per creare un fondo di finanziamento indipendente e imparziale, al quale contribuiscono principalmente le parti interessate di tutta la catena di produzione e di approvvigionamento energetico e che sarà integrato con un adeguato sostegno pubblico da parte dell’UE e degli Stati membri. Nel complesso, il Dialogo europeo per l’energia rappresenterà, dal punto di vista dell’efficacia dei costi, uno strumento valido in grado di coinvolgere tutti i tipi di consumatori nella modulazione energetica nonché di riconoscere e stimolare il contributo dei consumatori professionali;

pur constatando che la Commissione dovrebbe fornire orientamenti chiari in merito alla struttura dei piani nazionali, alla possibilità di apportare aggiornamenti o revisioni, alla fissazione degli obblighi di rendicontazione e all’esecutività dei piani nazionali, consentire al Dialogo europeo per l’energia, attuato in consultazione con la Commissione e con tutti i principali soggetti interessati, di elaborare orientamenti sull’istituzione di dialoghi nazionali per l’energia;

istituire, nell’ambito del Dialogo europeo per l’energia, un organo totalmente indipendente di coordinamento al fine di incoraggiare l’adozione di iniziative e la loro attuazione in tutti gli Stati membri. Questa struttura dovrebbe contribuire, tra le altre cose, alla necessaria revisione, da parte della Commissione, del contenuto e delle ambizioni dei piani nazionali, nonché alla loro attuazione. Ciò consentirà di evidenziare il contributo che le parti interessate possono apportare all’elaborazione delle politiche;

instaurare in ciascuno Stato membro un processo nazionale di partecipazione e di sostegno delle parti interessate, della durata di 12 mesi, che porterà alla definizione di un programma di coinvolgimento e dialogo nel quale il dibattito sui punti principali del piano nazionale avrà priorità assoluta. Tale processo dovrebbe anche cercare di garantire la prevedibilità e la stabilità dei piani nazionali;

dar luogo inoltre a un dibattito sui piani nazionali e a discussioni regionali con i gruppi responsabili del Dialogo europeo per l’energia dei paesi vicini. I piani nazionali degli Stati membri dovrebbero fornire un resoconto delle consultazioni con gli Stati membri confinanti, tra l’altro nell’ambito del Dialogo europeo per l’energia, e dei relativi settori di cooperazione regionale;

organizzare, successivamente, discussioni a livello dell’UE tra tutti i gruppi attivi nel dialogo sull’energia. Tali discussioni, condotte nell’ambito della struttura di coordinamento indipendente, dovrebbero essere considerate alla stregua di una consultazione con le istituzioni dell’UE e migliorare l’efficacia in termini di costi delle politiche dell’UE e degli Stati membri;

utilizzare appieno gli strumenti online, per esempio quelli elaborati dalla DG CONNECT, al fine di sostenere l’evoluzione delle politiche attraverso la partecipazione e l’impegno.

6.2.

Una descrizione più dettagliata del Dialogo europeo per l’energia è contenuta nel parere del CESE sul tema Bisogni e metodi per il coinvolgimento e l’impegno dei cittadini nel campo della politica energetica  (4). Esso è considerato come un «dialogo permanente», più precisamente come un processo indipendente che coinvolge tutti i soggetti interessati ricorrendo alle buone pratiche di partecipazione e ha il compito di attuare, in modo costante e affidabile, la transizione energetica. Il CESE appoggia pienamente questa iniziativa, intende assumerne la leadership e garantire, insieme ad altri soggetti, un sostegno attivo in proposito.

7.   Osservazioni conclusive

7.1.

Il CESE accoglie con favore la dichiarazione della Commissione (5) secondo cui la struttura di governance dovrà essere sviluppata tenendo conto del punto di vista del Parlamento europeo, degli Stati membri e delle parti interessate. L’accordo e il sostegno espliciti da parte della società civile agevolano il cammino verso il raggiungimento di quelli che sono obiettivi impegnativi. Creando un legame con la vita e le preoccupazioni delle persone, il processo di governance sostenuto dal Dialogo europeo per l’energia contribuirà a porre l’Unione dell’energia in sintonia con le aspettative dei cittadini. Esso garantirà la comprensione delle sfide e dei compromessi in campo energetico, e migliorerà l’accettabilità e la fiducia, non da ultimo dimostrando la capacità di ascoltare e coinvolgere le parti interessate.

7.2.

Si avrà inoltre una riduzione significativa del costo politico a lungo termine, dato che sarà attuato un processo che prevede il coinvolgimento di tutte le parti interessate nella definizione di quella transizione energetica che la maggioranza delle persone desidera e che rappresenta uno sviluppo pragmatico e lungimirante. Si tratta di una questione che tocca ciascun individuo e che può portarlo a rivedere positivamente la propria percezione dell’UE e dei suoi processi e a riconoscere il valore aggiunto dell’Unione e l’importanza della governance aperta.

Bruxelles, 23 aprile 2015

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Henri MALOSSE


(1)  GU C 424 del 26.11.2014, pag. 39.

(2)  COM(2015) 80 final.

(3)  COM(2015) 80 final, pag. 19.

(4)  GU C 161 del 6.6.2013, pag. 1.

(5)  Comunicazione Quadro per le politiche dell’energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030 [COM(2014) 15 final].


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