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Document 52014IR0672

    Parere del Comitato delle regioni — Misure volte a favorire la creazione di ecosistemi di startup high-tech

    GU C 415 del 20.11.2014, p. 5–8 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    20.11.2014   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 415/5


    Parere del Comitato delle regioni — Misure volte a favorire la creazione di ecosistemi di startup high-tech

    2014/C 415/02

    I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

    IL COMITATO DELLE REGIONI

    Introduzione

    Recenti studi (1) suggeriscono che l’economia di Internet nei mercati sviluppati del G-20 ha un tasso di crescita annuale previsto dell’8 % per i prossimi 5 anni. Inoltre la forza lavoro di sviluppatori di applicazioni salirà in Europa da 1 milione nel 2013 a 2,8 milioni nel 2018 (2). Il personale di supporto e quello di marketing generano 1,8 milioni di posti di lavoro totali nel 2013, in crescita a 4,8 milioni nel 2018. Questi dati suggeriscono di prestare particolare attenzione al fenomeno delle startup high-tech che, se adeguatamente gestito, potrebbe diventare per l’Europa un vero e proprio motore di crescita e di nuova occupazione. Tuttavia occorre prendere atto del fatto che nel vecchio continente l’imprenditoria non è stata coltivata in modo sistematico; da ora in avanti gli sforzi dovranno essere ben più intensi ed efficaci. Gli enti locali e regionali infatti, in quanto responsabili di un terzo della spesa pubblica e di due terzi degli investimenti pubblici, sono decisivi per il perseguimento degli obiettivi dell’UE e la promozione dello spirito imprenditoriale.

    Considerazioni di base

    1.

    Gli ecosistemi di startup high-tech sono un’entità che non è possibile progettare e tracciare a priori se non in parte. Nell’ecosistema molte delle variabili non sono controllabili. È comunque possibile identificare fattori che agevolano l’imprenditorialità quali: un miglior accesso al credito, una regolamentazione ed una tassazione efficienti, la promozione della cultura imprenditoriale e di una maggiore propensione al rischio di impresa. Questi aspetti sono stati sottolineati in diverse occasioni dalla Commissione europea e in particolare nel Piano d’azione Imprenditorialità 2020 (3). Al tempo stesso, l’esistenza dell’infrastruttura che permette l’accesso alla banda larga costituisce un requisito preliminare per promuovere lo spirito imprenditoriale high-tech.

    2.

    Non è quindi possibile stabilire a priori dove nascerà un ecosistema. A scegliere dove le startup si insedieranno non saranno i policy maker, ma le startup stesse in base alle condizioni favorevoli allo sviluppo che saranno loro offerte.

    3.

    A sostegno di tali ecosistemi occorrerà mobilitare la pubblica amministrazione, i policy maker, il sistema imprenditoriale, il mondo accademico, gli studenti e tutti gli altri player, e arricchirli di un alfabeto e di una cultura appositi. L’educazione ha un ruolo decisivo in questa partita dove all’origine dell’eccellenza e dell’innovazione vi saranno le persone.

    4.

    Onde ridurre al minimo il rischio di insuccessi e di inefficienze occorre, con una logica di coordinamento a livello nazionale, polarizzare e concentrare le risorse su alcuni ecosistemi individuati in base a criteri ben definiti. Il livello regionale è quello giusto per pensare a delle forme di aggregazione di risorse.

    5.

    In Europa vi è una frammentazione eccessiva delle iniziative sia nazionali che regionali. Si avverte l’esigenza di un framework comune di riferimento.

    Mapping

    Il punto di partenza per prendere decisioni al fine di raggiungere degli obiettivi è quello di avere informazioni chiare ed esaustive sul fenomeno da gestire. Il CdR ritiene quindi opportuno:

    6.

    realizzare un assessment di ciò che è stato concretamente già fatto, tenuto conto che diverse regioni europee si sono già dotate di strumenti e/o adottano policy a favore di startup high-tech. Ciò permetterà di costruire una dashboard in grado di offrire una lettura semplice e immediata;

    7.

    organizzare i dati in cluster in modo da individuarne i principali: saremo quindi in grado di leggere in maniera analitica le misure già adottate dalle regioni e individuare delle linee di tendenza;

    8.

    creare un apposito database dove i livelli di governance decentrata potranno condividere le best practices adottate. Di conseguenza sarà anche possibile attuare pratiche di benchmarking, molto utili soprattutto a quelle regioni più arretrate sotto il profilo della regolamentazione;

    9.

    introdurre un meccanismo di valutazione dell’efficacia degli interventi in modo da effettuare verifiche periodiche e intermedie dei risultati raggiunti;

    10.

    avere ben chiaro quali siano, a livello regionale, gli stakeholder più rilevanti e quali le loro responsabilità nel supportare le startup. Anche strumenti già a disposizione ed utilizzati in altri progetti europei saranno utilizzati a tale scopo (Dynamic Mapping of Web Entrepreneurs and Startups’ ecosystem, Cluster Observatory).

    Semplificare e uniformare la burocrazia

    11.

    Premesso che il concetto di startup è legato a quello di flessibilità, occorre ridurre al minimo il carico burocratico. Gli ostacoli burocratici sono ancora oggi avvertiti come uno dei problemi principali su cui agire. Il CdR propone quindi di:

    11.1.

    semplificare e uniformare le normative regionali in modo da non andare ad appesantire quelle nazionali;

    11.2.

    rendere disponibili online quante più informazioni utili possibili e in maniera strutturata nel rispetto delle norme sulla protezione dei dati;

    11.3.

    stabilire uno standard minimo relativo alle informazioni da fornire, in modo da consentire operazioni di valutazione e comparazione da parte dei destinatari delle stesse;

    11.4.

    rendere disponibili online tutte le pratiche da sbrigare riducendo al minimo la loro ridondanza e dare la possibilità di sbrigare le pratiche burocratiche direttamente online;

    11.5.

    rendere disponibili le informazioni online sia nella lingua locale che in lingua inglese.

    12.

    I punti da 11.1 a 11.5 andranno implementati anche utilizzando strumenti già esistenti, quale il portale http://ec.europa.eu/internal_market/eu-go/

    Qualificare il personale delle pubbliche amministrazioni

    All’interno della strategia complessiva volta a favorire la creazione di ecosistemi di strart-up high-tech il CdR sottolinea che:

    13.

    occorre formare il personale delle pubbliche amministrazioni regionali e locali. Persone chiamate a tracciare il futuro dell’economia devono essere preparate al meglio e «vivere sulla frontiera dell’innovazione».

    14.

    Occorre sviluppare nelle amministrazioni locali e regionali, e negli individui in generale, la capacità di progettare e cioè la capacità di concepire un programma che consenta di raggiungere un risultato. Una formazione anche di tipo imprenditoriale è necessaria.

    15.

    Occorre progettare dei meccanismi di valutazione sulla qualità dei servizi offerti affinché le pubbliche amministrazioni siano stimolate a dare il meglio.

    16.

    Occorre far sì che anche le regioni, al pari dei governi, inizino a pensare in maniera digitale. Ciò permetterebbe un aumento di efficienza ed una maggior efficacia dei servizi resi al cittadino.

    17.

    Occorre impegnarsi ancora di più affinché ogni regione, così come ogni Stato membro, incarichi un Chief Digital Officer (CDO). Dei CDO permanenti e a tempo pieno aiuteranno ad assicurare che le innovazioni digitali abbiano un impatto quanto più esteso ed efficace possibile.

    18.

    Occorre rendere i dati regionali pubblici, nel rispetto delle norme sulla protezione dei dati. Essi costituiscono la linfa vitale per le startup. Rendere i dati regionali pubblici aumenterebbe la trasparenza e la fiducia. Ciò aumenterebbe inoltre le possibilità che le aziende innovative intercettino potenziali opportunità.

    19.

    Tutte le regioni dovrebbero fissare almeno un numero limitato di obiettivi quantitativi in termini di crescita intelligente e creazione di ecosistemi di start-up high-tech; in alternativa, dovrebbero adottare un approccio qualitativo consistente in un «percorso positivo di cambiamento» che contribuisca al conseguimento degli obiettivi.

    20.

    Il monitoraggio e la valutazione delle politiche dovranno essere affidati a un apposito Comitato tecnico costituito da esperti indipendenti. A seguito dell’attività di monitoraggio ogni regione dovrà pubblicare una relazione periodica (almeno annuale) sui progressi nell’attuazione degli obiettivi fissati. Tale relazione dovrebbe innanzi tutto esaminare l’attuazione della strategia di specializzazione intelligente RIS3 della regione, tenendo conto in particolare dei progressi compiuti nello sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione e del modo in cui è stata promossa la crescita e sono state create nuove imprese di successo. Un altro obiettivo della valutazione è promuovere il coordinamento europeo delle attività in questo campo. La relazione non dovrebbe però creare ulteriori oneri amministrativi per gli enti locali e regionali.

    21.

    È necessaria la messa a punto tempestiva di un’adeguata base statistica a livello regionale e locale, nonché la definizione di indicatori di progresso regionali utili al monitoraggio dei risultati raggiunti. L’obiettivo è capire quali politiche siano risultate più efficaci e quali meno al fine di indirizzare le politiche future.

    Sostenere l’educazione imprenditoriale e ispirare l’innovazione

    L’evidenza empirica mostra come il successo imprenditoriale sia correlato positivamente al livello di istruzione degli imprenditori indipendentemente dal profilo del percorso formativo (4). In alcuni Stati membri i dati indicano che i laureati magistrali che a 5 anni dalla laurea dichiarano di essere imprenditori sono pari solo all’1 %. Emerge inoltre un crescente divario tra le necessità dei datori di lavoro e le capacità dei lavoratori: il 26 % dei datori di lavoro in Europa ha difficoltà ad assumere per mancanza di talenti (5). Il CdR sottolinea quindi l’importanza di:

    22.

    avere una figura di riferimento che si occupi in via continuativa della promozione della cultura imprenditoriale. Questa andrebbe stimolata attraverso testimonianze di realtà di successo esistenti. Occorre rendere noto ai giovani di tutta Europa quali sono le possibilità che oggi vengono offerte grazie anche alle nuove tecnologie;

    23.

    promuovere un atteggiamento proattivo da parte dei giovani eliminando barriere culturali e psicologiche che limitano l’accesso all’imprenditorialità. Ciò rimanda alla necessità di una strategia globale per la formazione imprenditoriale, come il CdR ha già sottolineato nel suo parere sul tema Ripensare l’istruzione  (6);

    24.

    creare entusiasmo nel fare impresa. Gli imprenditori di successo le cui attività hanno un impatto reale sulla vita della gente dovrebbero essere celebrati e presi come modelli di riferimento. Abbiamo bisogno di essere stimolati sia sull’imprenditorialità che sull’innovazione;

    25.

    inserire gli incubatori di imprese nei programmi di studio e collegare il mondo dell’istruzione con quello delle imprese. Ciò permette agli studenti di avere un assaggio di cosa significhi iniziare a gestire un’azienda senza dover rinunciare agli studi che, in caso di fallimento, rappresenterebbero la loro rete di sicurezza;

    26.

    sostenere i programmi di studio ad orientamento internazionale svolti da soggetti terzi in collaborazione con il mondo delle imprese, destinati alle startup e alle imprese ad elevata crescita, che riuniscano le tecnologie di avanguardia e lo sviluppo dell’impresa e del design con la scoperta imprenditoriale. Essi comportano evidenti ricadute sul territorio e hanno dimostrato di saper produrre ottimi risultati;

    27.

    Un buon criterio da adottare per garantire che i diversi programmi di studio e di formazione professionale rispondano effettivamente alle esigenze del mercato potrebbe essere quello del co-investimento e/o della copertura parziale dei costi: le imprese potrebbero e, per alcuni programmi, dovrebbero in parte impiegare risorse proprie per dimostrare che credono davvero nell’iniziativa. Nel migliore dei casi tali programmi riunirebbero personale di imprese operanti in regioni e in settori differenti, metterebbero a loro disposizione le conoscenze e le tecnologie più recenti e genererebbero progetti di partenariato tra imprese e istituti di istruzione e di ricerca.

    28.

    Occorre inoltre snellire la procedura di accreditamento di tali programmi;

    29.

    Si sottolinea l’esigenza di creare sinergie tra i vari progetti europei a sostegno dell’imprenditorialità, in particolare tra Orizzonte 2020, il programma per la competitività delle imprese e le PMI (COSME) e i fondi strutturali e di investimento europei (ESIF).

    Specializzazione intelligente degli ecosistemi

    Come già sottolineato nel precedente parere Colmare il divario in tema di innovazione  (7) il CdR ribadisce che:

    30.

    il Consiglio dell’UE ha sottolineato il ruolo intrinseco della specializzazione intelligente nel quadro della strategia Europa 2020. Il manuale dell’UE sulle strategie di ricerca e innovazione per la specializzazione intelligente (RIS3) definisce tali strategie come programmi di trasformazione economica integrati a base locale;

    31.

    La piattaforma intelligente di specializzazione (piattaforma S3) deve fornire maggiore sostegno alle attività a livello locale e regionale, con particolare attenzione alle regioni meno sviluppate. Ciò significa soprattutto sostenere, in ciascuna regione, i processi orientati verso l’individuazione delle attività ad alto valore aggiunto nella regione stessa ed offrire le migliori opportunità per rafforzare la competitività della regione e la gamma di politiche da attuare per definire le relative strategie intelligenti di specializzazione;

    32.

    Il CdR sottolinea l’importanza del finanziamento a livello dell’UE e regionale per ecosistemi dell’innovazione e della produzione con forti caratteristiche locali, regionali o transregionali.

    Altre misure utili

    Il CdR incoraggia calorosamente le regioni dei vari Stati membri a:

    33.

    coordinare gli interventi dei vari attori dell’ecosistema. Stimolare l’interazione e la creazione di network tra i player dell’ecosistema è il compito principale delle pubbliche amministrazioni;

    34.

    acquistare di più dalle PMI high-tech . In tutta l’UE la maggior parte dei contratti di appalti pubblici sono presi da grandi aziende multinazionali. Occorre adeguarsi tempestivamente a quanto previsto dalle nuove direttive sugli Appalti pubblici (8) che migliorano sensibilmente l’accesso al mercato per le PMI;

    35.

    favorire l’insediamento di aziende high tech leader in modo da accrescere il bacino di talenti tecnologici e generare spillover. Il tutto andrebbe pianificato all’interno di un quadro con un respiro che non sia solamente locale.

    Bruxelles, 7 ottobre 2014.

    Il presidente del Comitato delle regioni

    Michel LEBRUN


    (1)  Boston Consulting Group (BCG), The $4.2 Trillion Opportunity — the Internet Economy in the G-20, marzo 2012.

    (2)  Gigaom Research, Sizing the EU App Economy, febbraio 2014.

    (3)  http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2012:0795:FIN:IT:PDF

    (4)  Commissione europea, Effects and impact of entrepreneurship programmes in higher education (Effetti e impatto dei programmi a favore dell’imprenditoria nell’istruzione superiore), marzo 2012.

    (5)  McKinsey Global Institute, Help wanted: The future of work in advanced economies, a cura di James Manyika, Susan Lund, Byron Auguste e Sreenivas Ramaswamy, marzo 2012.

    (6)  CdR 2392/2012.

    (7)  CdR 2414/2012 fin.

    (8)  Direttiva 2014/24/UE che abroga la direttiva 2004/18/CE, direttiva 2014/25/UE che abroga la direttiva 2004/17/CE.


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