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Document 52013IR5293

Parere del Comitato delle regioni — Aiuti di stato per la pesca e l'acquacoltura

GU C 114 del 15.4.2014, p. 33–36 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

15.4.2014   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 114/33


Parere del Comitato delle regioni — Aiuti di stato per la pesca e l'acquacoltura

2014/C 114/07

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore il riesame delle norme sugli aiuti di Stato nel settore della pesca e dell'acquacoltura e la recente consultazione pubblica avviata dalla Commissione europea nel quadro di questo riesame;

2.

sottolinea l'importanza di contestualizzare il riesame nel quadro (i) della riforma della politica comune della pesca (PCP), (ii) dei negoziati sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), sugli altri Fondi strutturali e d'investimento (ESIF) e su altri programmi di finanziamento dell'UE pertinenti per la pesca e l'acquacoltura, e (iii) dell'agenda più ampia sulla modernizzazione degli aiuti di Stato portata avanti dalla DG Concorrenza;

3.

sostiene con forza le finalità più generali della riforma della PCP tesa a compiere passi avanti verso una pesca sostenibile, e accoglie favorevolmente l'accordo politico che è stato raggiunto su questo punto durante la presidenza irlandese del Consiglio dell'UE;

4.

ribadisce che la riforma dei regolamenti sugli aiuti di Stato per la pesca e l'acquacoltura deve essere intrapresa considerando che il principio sottostante fondamentale consiste nel sostenere e facilitare la realizzazione della riforma della PCP; analogamente, i negoziati sul FEAMP devono assicurare che questo fondo sia utilizzato per rispettare gli obiettivi della PCP;

5.

evidenzia che per sostenibilità del settore della pesca si intendono la vitalità e la durabilità a lungo termine degli stock ittici nelle acque dell'UE, oltre al futuro socioeconomico delle comunità di pescatori in tutta l'UE e che occorre quindi trovare un equilibrio nello sviluppo di queste due dimensioni;

6.

richiama l'attenzione sul paradosso cui l'UE è posta di fronte con, da un lato, una forte dipendenza dalle importazioni di prodotti della pesca e dell'acquacoltura (circa il 60 % del consumo totale) per soddisfare le aspirazioni e la domanda dei consumatori nell'UE e, dall'altro, l'assoluta necessità di ritrovare e rispettare il rendimento massimo sostenibile degli stock ittici dell'UE per assicurare che tali stock siano ancora disponibili per le generazioni future; a questo proposito ricorda come le attività acquicole contribuiscano a fornire un prodotto equivalente a quello della pesca marittima, pur con modalità sostenibili e senza compromettere la conservazione degli stock ittici; inoltre l’acquacoltura garantisce livelli occupazionali elevati svolgendo la funzione di un vero e proprio ammortizzatore sociale nei periodi di crisi;

7.

sottolinea l'importanza di erogare gli aiuti in modo mirato ed efficiente, affinché le flotte artigianali, che costituiscono la maggioranza della flotte complessive dell'UE in termini di numeri, ricevano una quota degli aiuti erogati a titolo della PCP e del FEAMP che rispecchi questa loro prevalenza numerica e socioeconomica, a patto che operino secondo pratiche di pesca sostenibili;

8.

sottolinea che un utilizzo più sostenibile delle sovvenzioni pubbliche nel settore della pesca richiede una volontà politica forte e un'azione a tutti i livelli di governance nel quadro dell'UE, come dimostrato dall'incapacità delle riforme della PCP del 2002 di raggiungere gli obiettivi ambientali, sociali ed economici stabiliti (soltanto il 22 % degli stock ittici era al rendimento massimo sostenibile, il 35 % era sfruttato in modo eccessivo e il 43 % era sceso al di sotto del limite biologico di sicurezza; (fonte: studio del 2011 realizzato dall'IEEP per il Parlamento europeo);

9.

osserva che nella relazione speciale n. 12/2011 la Corte dei conti europea afferma che l'eccesso di capacità della flotta di pesca continua a rappresentare una delle ragioni principali del fallimento della PCP nell'assicurare un'attività di pesca sostenibile;

10.

riconosce che il raggiungimento dell'obiettivo della stabilità richiede cambiamenti strutturali e la diversificazione del settore della pesca, e sottolinea che le norme e le misure sugli aiuti di Stato devono facilitare questi cambiamenti, incentrandosi in particolare sul sostegno allo sviluppo dell'economia onshore (industria di trasformazione, acquacoltura sostenibile, mercati ittici locali, nuovi prodotti, catene di approvvigionamento locali, ecc.), di forme nuove e sostenibili di pesca nei mari e negli oceani che lambiscono l'Europa (sottolineando in particolare, il ruolo delle flotte dedite alla piccola pesca costiera e alla pesca artigianale, ma prestando anche un'attenzione speciale ai miglioramenti nella selettività, nell'efficienza energetica, ecc., degli altri segmenti della flotta che contribuiscono a fornire prodotti ittici nell'Unione europea, specialmente per il consumo umano) e di un'economia marina e acquicola più ampia. Gli aiuti di Stato non devono essere impiegati per appoggiare pratiche di pesca non sostenibili;

11.

riconosce il valore e l'importanza del settore della pesca per l'UE e, al tempo stesso, fa presente l'alta concentrazione di posti di lavoro in taluni territori e regioni d'Europa, oltre all'impatto che la ristrutturazione del settore della pesca esercita direttamente su queste comunità;

12.

ritiene che le pressioni sulle comunità rurali, costiere e di pescatori siano particolarmente acute nel quadro dell'attuale crisi socioeconomica cui l'Europa è posta di fronte, e questo significa che un sostegno mirato a livello territoriale è d'importanza cruciale per la prosperità e la vitalità nel lungo termine di queste comunità;

13.

osserva che il settore della pesca, come molti altri settori, è sovvenzionato e questa situazione rappresenta una sfida considerevole — in termini di eccessiva dipendenza dal finanziamento pubblico — e allo stesso tempo un'opportunità, in quanto dà alla Commissione europea, agli Stati membri e agli enti locali e regionali la capacità di utilizzare le risorse pubbliche per aprire un varco alle riforme cruciali in questo settore;

14.

ribadisce la necessità di impiegare tutte le risorse disponibili nel modo più efficiente possibile e chiede che venga data assoluta priorità alla preparazione degli accordi di partenariato e dei futuri programmi operativi per gli ESIF per sostenere le comunità costiere e di pescatori, sullo sfondo di un quadro normativo modificato sugli aiuti di Stato che sia sensibile e reattivo alle esigenze economiche di queste comunità;

15.

chiede flessibilità nell'utilizzo degli ESIF per garantire che le risorse vengano destinate alle comunità rurali, costiere e di pescatori, ed esorta la Commissione europea a impegnarsi chiaramente nella revisione delle norme sugli aiuti di Stato per assicurare che tali norme consentano di fatto di raggiungere questo obiettivo invece di creare ostacoli;

16.

afferma che queste risorse, se mobilitate in modo efficace ed efficiente, forniscono l'opportunità di trasformare le industrie europee della pesca e dell'acquacultura, e contribuiscono a compiere passi avanti verso un settore della pesca e dell'acquacoltura sostenibile, oltre a sostenere le aspirazioni più ampie della strategia della crescita blu tese a rafforzare l'economia marina e acquicola e i suoi legami con l'economia terrestre, in particolare accrescendo il valore del pescato attraverso lo sviluppo dell'economia onshore, dei mercati locali, dei prodotti innovativi e della consapevolezza del consumatore (in particolare in relazione a tematiche quali filiera corta, stagionalità, tipicità del prodotto, ecc.);

17.

esorta la Commissione europea, gli Stati membri e altre autorità pubbliche di tutta l'Europa a cogliere questa opportunità e a utilizzare gli anni 2014-2020 come il periodo in cui portare avanti un reale cambiamento;

18.

rileva che il regolamento de minimis e quello di esenzione per categoria non rappresentano il quadro completo delle sovvenzioni per il settore della pesca e dell'acquacoltura, in quanto gli Stati membri hanno la possibilità di istituire regimi di aiuto notificati (richiedendone l'approvazione preventiva alla Commissione europea);

19.

fa presente che il settore della pesca beneficia anche di esenzioni dalle accise sui carburanti, che forniscono un vantaggio diretto — in termini di costi di esercizio dei pescherecci — che nell'UE è stimato pari a circa 1,5 miliardi di euro l'anno; inoltre anche gli aiuti de minimis offrono la possibilità di concedere alle navi sovvenzioni per il carburante;

20.

richiama l'attenzione su uno studio commissionato nel 2009 dalla DG Affari marittimi e pesca, secondo le cui stime circa 718 milioni di euro sarebbero disponibili in base al regolamento sugli aiuti de minimis, sebbene i dati reali sugli aiuti de minimis siano difficili da ottenere a causa della mancanza di un monitoraggio efficiente a livello dell'UE; si stima che altri 8 milioni di euro l'anno vengano concessi in base al regolamento di esenzione per categoria;

21.

rileva che lo studio del 2009 per la DG Affari marittimi e pesca ha anche evidenziato una serie di rischi nell'attuazione del regolamento de minimis, tra cui: (i) il potenziale effetto negativo sull'utilizzo del Fondo europeo per la pesca (FEP) negli Stati membri in cui è stata data la priorità al sostegno de minimis, (ii) il potenziale effetto distorsivo della variabilità nell'utilizzo degli aiuti de minimis da parte di Stati membri differenti, e (iii) il rischio che gli aiuti de minimis vengano utilizzati per mantenere in attività navi andando contro gli obiettivi più vasti della riforma tesi a ridurre le dimensioni e la grandezza della flotta di pesca;

22.

accoglie con favore la trasparenza introdotta negli aiuti de minimis con l'inclusione di questi dati nella relazione annuale degli Stati membri sugli aiuti di Stato, che costituisce un importante elemento per garantire la trasparenza dell'intero regime;

23.

riconosce che la Commissione europea deve trovare un equilibro nei suoi sforzi tesi a ridurre la burocrazia e a snellire gli obblighi di monitoraggio e, al tempo stesso, a garantire una trasparenza e un controllo sufficienti, e ribadisce che le finalità più generali delle riforme della PCP — forniscono una giustificazione sufficiente per un monitoraggio più energico e trasparente dell'utilizzo degli aiuti di Stato in questo settore;

24.

riconosce che da più parti è stato chiesto di aumentare le attuali soglie degli aiuti de minimis (30 000 euro a impresa nell'arco di tre esercizi finanziari) per dare maggiore flessibilità agli enti locali e regionali nel sostenere gli interventi a livello territoriale, che è considerato particolarmente importante vista l'alta concentrazione di attività di pesca in certe regioni e comunità; riconosce altresì che in qualsiasi revisione delle attuali soglie degli aiuti de minimis si dovrebbe tenere conto dell'esigenza di rispettare la concorrenza e il mercato unico;

25.

afferma tuttavia che esiste il rischio che l'aumento delle soglie de minimis possa fornire ulteriori opportunità per appoggiare pratiche di pesca non sostenibili, compromettendo di conseguenza la finalità più generale delle riforme della PCP che consiste nel realizzare una pesca sostenibile nell'UE, anche se è possibile prevenire questo rischio in casi specifici e di portata nazionale in cui la mancata sostenibilità è dovuta a cause estranee al settore produttivo o estrattivo;

26.

esorta pertanto la Commissione europea a fornire, nella valutazione d'impatto per i regolamenti riveduti e nel quadro della sua valutazione delle risposte pervenute in rapporto alla consultazione, un'analisi dettagliata dell'impatto potenziale — in termini di realizzazione delle riforme più ampie della PCP — (i) del mantenimento delle attuali soglie de minimis per il settore, (ii) dell'aumento delle soglie de minimis e (iii) della riduzione o completa abolizione delle soglie de minimis;

27.

sostiene che questa valutazione d'impatto dovrebbe anche considerare la funzione svolta dalle misure di aiuto de minimis nel quadro del pacchetto più ampio di interventi pubblici nel settore, in particolare in quale modo tali aiuti affrontano le "lacune del sistema" che non possono essere colmate dal nuovo FEAMP, dal regolamento generale di esenzione per categoria per il settore della pesca e dell'acquacoltura e dai regimi di aiuto notificati per questo settore;

28.

sottolinea la necessità che nel periodo 2014-2020 il FEAMP sia utilizzato in modo più efficiente di quanto fatto sinora con il FEP, visto che il FEAMP è un meccanismo di finanziamento cruciale attraverso il quale il sostegno può essere destinato ai settori della pesca e dell'acquacoltura per il raggiungimento delle finalità più generali delle riforme della PCP;

29.

reputa che valga la pena sondare la possibilità di spostare il sostegno per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura dai regolamenti de minimis e di esenzione per categoria settoriali ai regolamenti de minimis e di esenzione per categoria generali;

30.

sostiene che questo spostamento risponde alla logica sottesa all'obiettivo della Commissione europea di creare un settore della pesca e dell'acquacoltura più commercializzato e più incentrato sull'attività imprenditoriale, nonché di sondare i modi per accrescere il valore dei prodotti della pesca attraverso lo sviluppo delle catene di approvvigionamento, della più ampia economia onshore e di approcci nuovi e innovativi;

31.

osserva che lo spostamento del sostegno per le attività onshore del settore della trasformazione della pesca e di quello dell'acquacoltura sostenibile all'interno del regolamento de minimis generale permetterebbe a queste misure di beneficiare delle soglie d'intervento più alte stabilite da quel regolamento (attualmente, 200 000 euro), contribuendo così a superare gli ostacoli agli investimenti nell'economia onshore e a raggiungere l'obiettivo perseguito di massimizzare il potenziale "valore aggiunto" per le comunità locali di pescatori;

32.

esorta la Commissione europea a prendere in considerazione questo aspetto nel riesame dei regolamenti sugli aiuti di Stato per la pesca e l'acquacoltura, in particolare valutando — da un lato — i vantaggi economici potenziali che tale approccio potrebbe avere per l'economia onshore e le comunità di pescatori e — dall'altro — in quale misura tale cambiamento potrebbe portare a "conseguenze indesiderate", come un aumento delle pratiche di pesca non sostenibili;

33.

invita la Commissione europea a rivedere l'elenco delle misure di aiuto contenute nel regolamento di esenzione per categoria per assicurare che tali misure siano in linea con la riforma della politica comune della pesca, oltre che per garantire che non esista alcuna possibilità attraverso alcun regolamento sugli aiuti di Stato (né attraverso il FEAMP) di appoggiare pratiche di pesca non sostenibili;

34.

mette l'accento sul campo di applicazione del regolamento di esenzione per categoria che sostiene un ventaglio di misure idroambientali e di conservazione, ed esorta la Commissione europea a mantenere e allargare tale campo di applicazione per consentire investimenti che proteggano, conservino e rafforzino l'ambiente marino e acquicolo, compreso il sostegno per la ricerca marina/acquicola, la raccolta di dati, il sostegno al settore nei casi specifici e di portata nazionale in cui la mancata sostenibilità sia dovuta a cause esterne al settore produttivo o estrattivo, ecc.;

35.

esorta gli Stati membri, gli enti locali e regionali e altri parti interessate a considerare con creatività le opportunità offerte da questi regolamenti (e dal FEAMP), per assicurare che vengano ottimizzate tutte le misure che rafforzano la sostenibilità del settore della pesca, dell'acquacoltura, dell'ambiente marino e delle comunità costiere.

Bruxelles, 29 novembre 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


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