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Document 52012JC0014
JOINT COMMUNICATION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS Delivering on a new European Neighbourhood Policy
COMUNICAZIONE CONGIUNTA AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Realizzare una nuova politica europea di vicinato
COMUNICAZIONE CONGIUNTA AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Realizzare una nuova politica europea di vicinato
/* JOIN/2012/014 final */
COMUNICAZIONE CONGIUNTA AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Realizzare una nuova politica europea di vicinato /* JOIN/2012/014 final */
COMUNICAZIONE CONGIUNTA AL PARLAMENTO
EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO
DELLE REGIONI Realizzare una nuova politica europea di
vicinato Introduzione Lo scorso anno l’Unione europea ha reagito
prontamente ai cambiamenti nei paesi del vicinato, soprattutto quelli del
Mediterraneo meridionale ma anche quelli dell’est europeo. Nel giro di qualche
settimana l’alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica
di sicurezza e la Commissione europea hanno definito una risposta immediata
agli eventi storici in corso in una comunicazione congiunta su un partenariato
per la democrazia e la prosperità condivisa che, unitamente alla revisione
della politica di vicinato (PEV), ha dato vita ad una nuova strategia per un
vicinato europeo in mutamento[1].
La risposta dell’Unione ha inviato un chiaro messaggio di solidarietà e di
appoggio: l’Europa si è schierata a sostegno della lotta dei popoli del sud del
Mediterraneo per la democrazia, la dignità e la prosperità e per sfuggire alla
persecuzione. Non solo: l’Europa ha messo a loro disposizione la propria
esperienza e le proprie conoscenze per aiutarli nel passaggio dall’autoritarismo
alla democrazia. Questa è stata infatti la priorità cardine del nuovo Servizio
europeo per l’azione esterna (SEAE) e della Commissione europea. Basandosi
sulle realizzazioni del partenariato orientale, la nuova politica ha risposto
inoltre alle aspirazioni dei partner orientali di approfondire l’associazione
politica e l’integrazione economica con l’Unione europea. L’attuazione del
nuovo approccio ha acquisito peraltro slancio grazie al successo del vertice
del partenariato orientale di Varsavia e alla dichiarazione congiunta che ne è
seguita. La nuova linea presenta diversi aspetti innovativi:
definisce un approccio “more for more”, rafforza la responsabilità
reciproca dell’Unione e dei suoi partner, individua la necessità di partenariati
non solo con i governi ma anche con la società civile (ONG, imprese,
mondo accademico, media, sindacati e gruppi religiosi) e riconosce il ruolo
speciale delle donne, tanto in politica quanto nella società. Riconoscendo inoltre l’importanza della differenziazione
e di relazioni che si attaglino al livello di ambizione dei partner, la
nuova linea d’azione della PEV è imperniata sul rispetto delle peculiarità e
del percorso riformatore proprio a ciascuno di essi. Questa nuova politica,
improntata ad una maggiore flessibilità, definisce un quadro che permette di
approntare risposte su misura in funzione dei requisiti propri dei singoli
paesi, del loro procedere sulla strada delle riforme e del tipo di partenariato
che desiderano stringere con l’Unione. A distanza di un anno, la presente
comunicazione congiunta dell’alta rappresentante e della Commissione valuta l’attuazione
del nuovo approccio e, suffragata da una serie di documenti di lavoro congiunti
dei servizi[2],
mostra che l’Unione ha agito con prontezza nel porre le nuove basi e che la
maggior parte dei paesi interessati hanno risposto positivamente, dicendosi
pronti a seguire con rinnovata determinazione la strada delle riforme politiche
e economiche e ad assumere un impegno più strutturato nei confronti dell’Unione. Una serie di innovazioni è particolarmente
degna di nota: ·
a luglio 2011 il Consiglio ha nominato un
rappresentante speciale dell’Unione europea per la regione del Mediterraneo
meridionale. Questa nuova figura, che lavora a stretto contatto con la
Commissione e con il SEAE, ha contribuito alla risposta dell’UE, dando maggiore
efficacia e visibilità all’Unione tramite il dialogo politico e la cooperazione
economica con tutte le parti impegnate nel processo di trasformazione
democratica della regione. Questi obiettivi sono realizzati mediante task force
che affiancano i paesi partner e mettono a disposizione, in funzione delle
esigenze specifiche di ciascun paese, le competenze e le risorse dell’Unione,
degli Stati membri, della Banca europea per gli investimenti, della Banca
europea per la ricostruzione e lo sviluppo, di altre istituzioni finanziarie
internazionali e del settore privato. Le task-force UE-Tunisia e UE-Giordania
si sono rivelate efficaci strumenti di sostegno al cambiamento democratico in
grado di accelerare l’erogazione dell’assistenza finanziaria coinvolgendo una
vasta gamma di istituzioni. Fungendo da catalizzatore, la task force permette
di intensificare le relazioni tra l’Unione e i paesi partner,
personalizzandole, differenziandole e orientandole ai risultati. ·
La Commissione ha predisposto programmi finanziari “ombrello”
(SPRING per il vicinato meridionale e EaPIC per quello orientale) per
mobilitare più velocemente gli ulteriori fondi annunciati nel 2011 a sostegno
della transizione democratica, del potenziamento istituzionale e della crescita
nei paesi partner. ·
Alla luce della difficile congiuntura economica in
Europa, l’alta rappresentante e la Commissione hanno agito con determinazione
mobilitando a sostegno della transizione dei paesi del vicinato fondi esterni
al bilancio dell’Unione. Il massimale di prestito della Banca europea per gli
investimenti a favore dei paesi partner è stato così aumentato a 1,15 miliardi
di EUR[3]
e il mandato della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo è stato
esteso ai paesi del Mediterraneo meridionale e orientale. ·
A settembre è
stato introdotto uno strumento per la
società civile – con una copertura iniziale di 26 milioni di EUR per il 2011 e
un importo di simile entità previsto per il 2012 – a beneficio di tutti i
paesi della politica di vicinato. Sebbene non si
siano riscontrati progressi in tutti i paesi, dallo scorso anno molti partner
si muovono con coraggio per accelerare i processi di democratizzazione e di
riforma. Si è assistito a elezioni più libere e eque e a una migliore tutela
dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Va inoltre allargandosi lo
spazio per un dibattito pubblico aperto, con una conseguente assunzione di
responsabilità maggiore da parte dei governi. “More for
more” Il principio “more
for more” è il perno della nuova linea politica: solo
davanti alla volontà dei partner di intraprendere riforme politiche e garantire
il rispetto dei valori universalmente condivisi dei diritti umani, della
democrazia e dello Stato di diritto, l’Unione ha proposto gli elementi più
gratificanti della sua politica: integrazione economica (tramite la creazione
di zone di libero scambio globali e approfondite - DCFTA), mobilità delle
persone (partenariati per la mobilità) e maggiore sostegno finanziario. Nello stesso spirito l’Unione ha ridotto il proprio
impegno in presenza di violazioni dei diritti umani e delle norme democratiche. “More for more”nella pratica · In risposta ai passi decisivi della Tunisia nel processo di transizione democratica, l’Unione ha raddoppiato l’assistenza finanziaria – da 80 milioni di EUR nel 2010 a 160 milioni di EUR nel 2011 – e ha fornito assistenza tecnica per l’organizzazione delle elezioni dell’assemblea costituente. · Negoziati per la creazione di zone di libero scambio globale e approfondite (DCFTA) sono stati avviati con la Repubblica moldova e la Georgia e verranno intavolati a breve anche con l’Armenia. Il Consiglio ha inoltre adottato direttive di negoziato per accordi DCFTA con Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia. Questi accordi sono destinati a favorire l’integrazione economica dei paesi partner nel mercato interno dell’Unione. · In Siria, in risposta al deteriorarsi della situazione, l’Unione ha deciso di sospendere l’assistenza finanziaria al governo e di imporre sanzioni. L’alta rappresentante e la Commissione hanno sostenuto attivamente gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite e della Lega araba e la Commissione eroga assistenza umanitaria alla popolazione. · L’Unione ha concluso di recente un partenariato per la mobilità con l’Armenia e prevede di fare altrettanto con Marocco e Tunisia. · Per sostenere ulteriormente lo sforzo riformista dei paesi partner, i programmi nazionali in corso sono stati dotati di altri 670 milioni di EUR erogati tramite due programmi “ombrello” (SPRING per il sud e EaPIC per l’est)[4] a beneficio di quei paesi partner che realizzano i maggiori progressi verso sistemi democratici sostenibili. Le assegnazioni sono già state annunciate a favore di Algeria, Giordania, Marocco e Tunisia. · L’Unione ha siglato l’accordo di associazione con l’Ucraina e la velocità del processo di associazione politica e di integrazione economica con l’Unione, anche ai fini della conclusione e della successiva attuazione dell’accordo, sarà determinata dai progressi del paese, soprattutto sotto il profilo del rispetto dei valori comuni e dello Stato di diritto. In tal senso, i processi e i verdetti contro i leader dell’opposizione mettono seriamente in dubbio il rispetto delle regole del processo equo e l’indipendenza della magistratura. · La ripresa dei colloqui ufficiali “5+2” per la risoluzione del conflitto transnistriano nella Repubblica moldova ha permesso all’Unione di approfondire la cooperazione con il governo moldovo, di varare misure di rafforzamento della fiducia su larga scala e di rivedere di volta in volta le sanzioni contro la Transnistria, riconoscendo parallelamente l’atteggiamento costruttivo della sua nuova leadership. · A sottolineare la profonda apprensione per il mancato rispetto sistematico dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto in Bielorussia, l’Unione ha adottato una serie di misure restrittive e ha riassegnato buona parte degli aiuti a favore della società civile. L’Unione ha inoltre intavolato con l’opposizione e con la società civile un dialogo europeo sulla modernizzazione. L’Unione coopera inoltre intensamente con i
paesi partner su un ampio ventaglio di questioni settoriali, sulla base delle
norme e degli standard dell’UE. I paesi partner devono percorrere con rinnovato
vigore la strada delle riforme per sostenere una crescita socioeconomica inclusiva,
creare posti di lavoro (in particolare per le giovani generazioni), ridurre la
povertà e attrarre più investimenti esteri. Misure di sostegno finanziario
mirato e di potenziamento della capacità istituzionale, dialoghi strategici
settoriali potenziati e il graduale accesso a programmi e agenzie permettono
all’Unione e ai paesi partner di tener conto pienamente della complessità di
questo processo, che richiede scelte difficili e misure di accompagnamento a
tutela dei più vulnerabili. Un partenariato con le società L’Unione è
andata rinsaldando i legami con la società
civile in
tutti i paesi del vicinato, anche quelli soggetti a sanzioni mirate o verso i
quali ha sospeso l’assistenza finanziaria. Questo impegno è in genere
apprezzato tanto dai paesi partner che dalle organizzazioni della società
civile locali e internazionali. L’Unione intende continuare su questa strada,
soprattutto coinvolgendo le organizzazioni della società civile nella
preparazione e nel monitoraggio di piani d’azione o documenti simili. Passi concreti verso la creazione di un partenariato con le società civile · A settembre 2011 è stato introdotto uno strumento per la società civile – con una copertura iniziale di 26 milioni di EUR per il 2011 e importi di simile entità previsti per il 2012 e il 2013 – a beneficio di tutti i paesi del vicinato. · A complemento dei dialoghi del partenariato orientale sui diritti umani si sono tenuti seminari congiunti con la società civile, mentre il forum della società civile del partenariato orientale è diventato oramai membro permanente di tutte e quattro le piattaforme multilaterali. · Nel vicinato meridionale l’Unione ha potenziato il sostegno alla Fondazione Anna Lindh impegnata a mobilitare e rivitalizzare la società civile nella regione. · L’impegno del Consiglio d’Europa nei paesi del vicinato è andato intensificandosi e la Commissione ha sostenuto l’operato del Consiglio istituendo un primo strumento per il vicinato orientale, cui si è affiancato poi uno strumento specifico, con una dotazione di 4,8 milioni di EUR dedicato alle attività del Consiglio d’Europa nei paesi del sud del Mediterraneo. · A sostegno della libertà di espressione l’Unione ha lanciato la strategia “no disconnect” che aiuta le organizzazioni della società civile e i singoli cittadini a ovviare alle situazioni in cui l’accesso ai mezzi di comunicazione elettronica è arbitrariamente perturbato. · A dicembre 2011 il Consiglio ha adottato i principi che sottendono alla creazione del Fondo europeo per la democrazia, inizialmente, ma non esclusivamente, orientato ai paesi del vicinato dell’Unione. · Nei paesi che continuano a violare i diritti umani, l’Unione ha sospeso o riassegnato gli aiuti fornendo maggiore sostegno finanziario alle associazioni della società civile. · Per facilitare i contatti interpersonali, l’Unione ha inoltre offerto alla Bielorussia di negoziare accordi di riammissione e di facilitazione del visto, offerta rimasta finora lettera morta. Gli Stati membri dell’Unione si impegnano a sfruttare al massimo la flessibilità offerta dal codice dei visti, soprattutto in fatto di esenzione o riduzione dei diritti di rilascio dei visti per alcune categorie di cittadini bielorussi o in casi singoli. · L’Unione è impegnata a offrire ulteriori opportunità per modernizzare i sistemi d’istruzione superiore e favorire la mobilità accademica e gli scambi di giovani. Nel 2012 e nel 2013 saranno raddoppiati i finanziamenti per la partecipazione dei paesi del vicinato ai programmi europei di cooperazione per l’istruzione superiore e verranno create nuove opportunità di scambio di giovani e di collegamento in rete fra giovani lavoratori. Sono stati inoltre avviati, o stanno per essere avviati, numerosi dialoghi regionali in materia di istruzione e politiche giovanili e culturali. Responsabilità reciproca Nell’ambito dell’approccio globale “more for
more”, e in consultazione con i paesi partner, l’Unione si è dotata di
strumenti d’azione per promuovere la responsabilità reciproca e rendere il
dialogo politico più schietto e interattivo. Strumenti per potenziare la responsabilità reciproca · Contatti e dialoghi formali e informali sempre più frequenti a livello politico permettono di rafforzare l’orientamento strategico delle riforme nei paesi partner e il relativo sostegno dell’Unione. · Da quest’anno le relazioni sui progressi compiuti saranno più dirette nel valutare i progressi, soprattutto verso sistemi democratici radicati e sostenibili. Sulla base delle relazioni verrà applicato l’approccio basato sugli incentivi e saranno rinsaldati i nessi con i rilevanti aspetti della risposta dell’Unione, non da ultima l’assistenza finanziaria. Le relazioni formuleranno raccomandazioni specifiche che il paese partner sarà invitato a tener presenti. · Contatti più intensi a tutti i livelli – con alti funzionari, parti interessate, organizzazioni della società civile – hanno permesso ai rappresentanti dei paesi partner di commentare l’attuazione del nuovo approccio e esprimersi sul rispetto da parte dell’Unione dei propri impegni. Questi incontri sono destinati a diventare più regolari. 1. Sviluppi
nei paesi del vicinato 1.1 Un anno di progressi rapidi e
discontinui Dopo anni di relativa stasi, la democrazia va
sempre più radicandosi nei paesi del vicinato, sulla scia delle rivoluzioni
democratiche dello scorso anno nell’Africa del nord. In una serie di paesi si
sono tenuti importanti eventi elettorali cui ha partecipato una pluralità di
partiti politici. In generale la tendenza è verso una maggiore democrazia,
verso forme di governo più responsabili e verso un rispetto più radicato dei
diritti umani e delle libertà fondamentali. Ci sono tuttavia ambiti, di
cruciale importanza per la sostenibilità delle riforme politiche in corso, dove
si registrano progressi più limitati e, in alcuni casi, fasi di stallo o addirittura
segni di regressione. Dove perseguite, le riforme strutturali
aiutano a ridurre la povertà e ad attrarre gli investimenti esteri, sebbene
rimangano aperte importanti sfide sociali. Il costante avvicinamento alle norme
e agli standard dell’Unione contribuisce a potenziare i legami commerciali,
malgrado la congiuntura economica sfavorevole. Una sempre più stretta
cooperazione settoriale con l’Unione contribuisce a far fronte alle strozzature
dei sistemi di trasporto e di approvvigionamento energetico e alle sfide
ambientali e climatiche. 1.2 Costruire democrazie
sostenibili In Egitto, Giordania,
Marocco e Tunisia è in corso un processo di riforma
costituzionale mirante a promuovere la responsabilità dell’esecutivo
davanti al parlamento democraticamente eletto, a potenziare l’indipendenza del
potere giudiziario e a rimuovere gli ostacoli che impediscono una più ampia
partecipazione politica. Per la prima volta dall’indipendenza, la Tunisia
ha designato l’assemblea costituente con elezioni democratiche e credibili
e in Egitto e Marocco i parlamenti nazionali sono stati eletti in
modo libero e trasparente. Nell’insieme le libertà di espressione,
di riunione e di associazione sono più rispettate rispetto al passato. La Repubblica
moldova e ora anche la Tunisia si sono dotate di quadri giuridici
che tutelano in modo soddisfacente la libertà di riunione e associazione.
Rimane comunque molto da fare in tutto il vicinato perché questa libertà venga
pienamente garantita tanto nel diritto quanto nella pratica e per assicurare
alla società civile lo spazio necessario per esercitare il proprio ruolo
fondamentale. In Egitto si nota una certa apertura dello spazio
politico, anche se spesso la libertà di espressione, l’attivismo civile e le
manifestazioni democratiche sono stati repressi. In Azerbaigian le
libertà civili continuano ad essere osteggiate. Il problema della corruzione è sempre
più seguito, anche se dichiarazioni politiche coraggiose non sempre sono
seguite da interventi decisi. Quando ciò accade, come in Georgia, il
rispetto dello Stato di diritto ne risulta rafforzato e si instaura un clima
commerciale in grado di stimolare l’imprenditoria e attrarre gli investimenti
esteri. Tutti i paesi del vicinato devono impegnarsi
maggiormente affinché lo Stato di diritto sia tutelato e garantito da un sistema
giudiziario efficiente, imparziale e indipendente, che assicuri pari
accesso alla giustizia, con norme sulle garanzie processuali e sul processo
equo e tramite la riforma del settore della sicurezza. Il processo
di transizione democratica e le riforme costituzionali, in corso in una serie
di paesi del vicinato, non hanno infatti ancora lasciato spazio ad una
giustizia più rapida, trasparente e equa, né sono in grado di infondere
maggiore sicurezza tra la popolazione. In Egitto la popolazione civile è
tuttora giudicata da tribunali militari. Costruire una democrazia sostenibile vuol dire
anche garantire la parità di genere e una maggiore partecipazione
delle donne alla vita economica e democratica. Disposizioni di legge varate in
alcuni paesi per garantire una rappresentanza parlamentare più equilibrata si
sono scontrate nella pratica a resistenze che ne hanno vanificato l’effetto.
Per colmare il divario tra cittadini e istituzioni sono peraltro fondamentali enti
locali e regionali in grado di promuovere una cultura di partecipazione
politica sul territorio e fare in modo che le scelte politiche tengano conto
delle esigenze locali. Si registrano progressi anche per quanto
riguarda il rispetto di altri diritti umani: la Tunisia ha
ratificato una serie di protocolli facoltativi a importanti convenzioni sui
diritti umani, Marocco e Tunisia hanno ratificato il protocollo
facoltativo alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, mentre in Armenia
e Marocco va affermandosi il rispetto per i diritti delle minoranze.
Ciononostante in molti paesi le forze di sicurezza continuano a praticare la
tortura e a imporre trattamenti disumani o degradanti. Sono inoltre tuttora
diffuse forme di discriminazione fondate sulla religione, le convinzioni
personali, l’origine etnica e l’orientamento sessuale, mentre la tratta degli
esseri umani è un serio problema in molti paesi. Durante lo scorso anno la situazione in Bielorussia
è andata notevolmente deteriorandosi dopo la repressione dell’opposizione e
della società civile all’indomani delle elezioni presidenziali di dicembre 2010,
eventi a fronte dei quali l’Unione ha reagito ripristinando e rafforzando le
sanzioni. La situazione nel paese continua a destare grande preoccupazione, soprattutto
a fronte del rifiuto delle autorità bielorusse di liberare e riabilitare i
prigionieri politici e porre fine all’oppressione dell’opposizione, dei media e
della società civile. Le autorità bielorusse non hanno tuttora risposto all’offerta
dell’Unione di negoziare accordi di riammissione e di facilitazione del visto,
privando così i cittadini della possibilità di beneficiare delle facilitazioni
di viaggio verso l’Unione europea. Attualmente non sussistono le condizioni per
una piena partecipazione del paese alla politica europea di vicinato. La
Bielorussia partecipa infatti unicamente alla dimensione multilaterale del
partenariato orientale. L’Unione è intenzionata a rafforzare il partenariato
con la popolazione bielorussa e continua a sostenere le organizzazioni
della società civile. Il processo di riforme politiche avviato in Algeria
ha portato, nei primi mesi del 2012, all’adozione di nuove leggi sul codice
elettorale, sulla partecipazione delle donne agli organi elettivi, su
associazioni, media e partiti politici, sulla decentralizzazione e sull’incompatibilità
dei mandati politici. Dopo le elezioni legislative del 10 maggio è previsto l’avvio
della riforma costituzionale. In considerazione del nuovo orientamento della
PEV verso un approccio personalizzato e differenziato, l’Algeria ha
deciso di aderirvi e sono già in corso le discussioni per l’elaborazione di un piano
d’azione PEV. Finita la guerra civile, la situazione in Libia
va gradualmente stabilizzandosi. L’Unione, che sostiene il processo di
transizione, discute regolarmente con le autorità le questioni collegate al
rispetto dei diritti umani. L’Unione è pronta ad intavolare negoziati con l’amministrazione
libica per la conclusione di un accordo contrattuale e a discutere, in tale
ambito, l’eventuale partecipazione della Libia alla PEV, partendo da un impegno
condiviso a favore dei valori della democrazia, dello Stato di diritto e del
rispetto dei diritti umani. 1.3 Conflitti Trovare soluzioni pacifiche ai conflitti che
si protraggono è una grande sfida in tutto il vicinato. La responsabilità in
tal senso incombe principalmente alle parti in conflitto che devono sforzarsi
per raggiungere un’intesa, in uno spirito di compromesso autentico, in assenza
della quale gli sforzi che l’Unione europea e i mediatori internazionali
continuano a profondere rimarranno infruttuosi. Perché la PEV possa esprimere a
pieno le proprie potenzialità, i paesi del vicinato devono impegnarsi in modo
più credibile e determinato per trovare una risoluzione ai conflitti. L’Unione
dal canto suo è pronta a fornire il sostegno necessario all’attuazione degli
accordi una volta raggiunti. Nel caso della Siria, l’Unione ha
condannato duramente le sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate
dal regime. L’Unione ha chiesto al presidente Assad di dimettersi e di lasciar
spazio alla transizione pacifica e democratica. Insieme agli Stati membri dell’UE
in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’Unione non ha
risparmiato gli sforzi per assicurare che la comunità internazionale esprima un
sostegno unanime al piano dell’inviato speciale congiunto dell’ONU e della Lega
degli Stati arabi, Kofi Annan. L’alta rappresentante e il SEAE hanno
partecipato alle riunioni del gruppo “amici della Siria” e l’alta rappresentate
ha convocato regolarmente la piattaforma di
crisi che riunisce tutti i servizi pertinenti del SEAE e della Commissione
(sanzioni, aiuti umanitari, cooperazione allo sviluppo, contatto con le
delegazioni e sostegno all’ONU). In risposta alla crisi, l’Unione
ha sospeso qualsiasi forma di cooperazione e ha imposto misure restrittive che
rivede regolarmente. Gli unici aiuti ancora in corso sono quelli a sostegno
della popolazione siriana, degli studenti, dei difensori dei diritti umani e
dell’opposizione. L’Unione ha destinato 10 milioni di EUR in aiuti umanitari
alla Siria e ai paesi confinanti maggiormente colpiti e, in stretto
coordinamento con i paesi del
vicinato siriano, la Commissione ha proposto misure speciali che destinano 23 milioni
di EUR dai fondi IPA a sostegno in particolare della società civile siriana,
dei profughi e delle popolazioni colpite dei paesi confinanti. La delegazione dell’UE a Damasco, che è
rimasta operativa per sostenere il popolo siriano e per aiutare a coordinare la
risposta dell’Unione alla crisi, ospita diversi diplomatici degli Stati membri
che hanno deciso di chiudere le proprie ambasciate. Nel 2011 l’Unione
europea ha riscosso un certo successo nel ridare slancio al quartetto e ha
continuato ad impegnarsi per incoraggiare tanto Israele quanto l’Autorità
palestinese a sedersi di nuovo al tavolo dei negoziati. Nella dichiarazione
del 23 settembre, il quartetto ha chiesto la ripresa senza indugi o
precondizioni dei negoziati bilaterali diretti affinché venga raggiunto un
accordo entro una data stabilita dalle parti e non oltre la fine del 2012. Il
quartetto ha inoltre chiesto alle parti di astenersi da azioni di provocazione
e di onorare gli obblighi della roadmap. Nel vicinato
orientale i colloqui formali sulla risoluzione del conflitto in Transnistria
sono ripresi in un’atmosfera positiva grazie agli sforzi congiunti della
formazione 5 + 2, di cui fa parte anche l’Unione. Si sono tenute riunioni ad
alto livello e si è cominciato a potenziare le misure di rafforzamento della fiducia
– ad es. possibilità per le imprese della Transnistria di registrarsi nella Repubblica
moldova e di beneficiare di preferenze commerciali autonome; registrazione
per l’esenzione dal visto per i viaggi in Transnistria; creazione di un gruppo
di lavoro incaricato di esaminare ulteriori misure di rafforzamento della
fiducia; esame, da parte delle autorità doganali e ferroviarie, delle modalità
per facilitare le esportazioni di beni. I colloqui sul Nagorno-Karabkah tra i
presidenti di Armenia e Azerbaigian, supportati dal gruppo di
Minsk dell’OSCE che ha fatto da mediatore, non hanno conseguito progressi
significativi mentre sono andate avanti le discussioni internazionali di
Ginevra su Abkhazia e Ossezia meridionale sotto gli auspici congiunti dell’Unione,
dell’ONU e dell’OSCE, in particolare per quanto riguarda il non ricorso alla
forza. 1.4. Sviluppo economico inclusivo
e commercio La maggior parte
dei partner orientali dell’Unione, in ripresa dalla crisi del 2009, hanno
conosciuto una crescita stabile che ha
permesso a paesi come l’Armenia, l’Azerbaigian e la Repubblica
moldova di compiere progressi verso la riduzione della povertà e della
disoccupazione. La Repubblica
moldova e la Georgia perseguono con determinazione la strada delle riforme
strutturali, mentre invece l’Ucraina è in una fase di stallo e il
programma con il Fondo monetario internazionale (FMI) è bloccato. Nel vicinato
meridionale la crescita è stata più lenta, soprattutto in presenza di tensioni
sociali, scioperi e instabilità politica che hanno accompagnato la transizione
democratica o per influsso dei conflitti nei paesi confinanti. Per fronteggiare la crescente disoccupazione e
scongiurare ulteriori tensioni interne, molti paesi hanno allentato la politica
di bilancio, aumentando la spesa pubblica e, di conseguenza, il deficit. Queste tendenza va invertita se si vuole mantenere
la stabilità macroeconomica e evitare eventuali problemi di finanziamento del
debito. In Israele le proteste hanno
messo in risalto una preoccupazione diffusa per il tema della giustizia sociale
e per le crescenti disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza. In tutto il vicinato, come nella stessa Unione,
bisogna mirare a uno sviluppo economico più inclusivo promuovendo la
coesione interna e riequilibrando le disparità regionali e sociali. 2. Cooperazione
UE-paesi partner 2.1 Un anno di realizzazioni La maggior parte dei paesi partner hanno
accolto con favore il nuovo approccio incentrato sulla differenziazione e sulla
responsabilità reciproca e si sono mostrati pronti a proseguire sulla strada
delle riforme politiche e economiche con rinnovata determinazione e a
sottoscrivere un impegno più deciso nei confronti dell’Unione. E i risultati si
vedono già. La comunicazione dello scorso maggio ha ridato
slancio allo sviluppo del partenariato orientale ad est. Tracciando un bilancio
dei risultati conseguiti, il vertice di Varsavia del partenariato
orientale ha confermato gli impegni politici dell’Unione e dei paesi del
vicinato orientale per un’associazione politica e un’integrazione economica
maggiori e ha riconosciuto le aspirazioni europee e la scelta per l’Europa
fatta da alcuni partner. Al vertice è stato deciso di mettere a punto una “roadmap
del partenariato orientale” che, adottata contestualmente alla presente
comunicazione[5],
si propone come guida pratica per monitorare l’attuazione del partenariato fino
al prossimo vertice previsto per l’autunno 2013. A tre anni dalla creazione, il partenariato
orientale registra progressi significativi: l’Unione e i partner orientali
hanno intensificato il dialogo sui diritti umani; sono stati avviati i
negoziati per accordi di associazione con tutti i paesi partner, ad eccezione
della Bielorussia, e si sono conclusi quelli con l’Ucraina; i
negoziati per la creazione di zone di libero scambio globali e approfondite
(DCFTA) procedono e continuano con successo i lavori per l’introduzione dell’esenzione
dal visto, a tempo debito, e degli altri elementi dell’agenda di cooperazione
del partenariato orientale. Nel vicinato meridionale l’Unione ha risposto
attivamente ai cambiamenti epocali e si è impegnata con le organizzazioni
regionali (in particolare la Lega degli Stati arabi) per cercare soluzioni ai
conflitti. L’alta rappresentante e la Commissione hanno espresso soddisfazione
per l’esito delle elezioni democratiche e si sono dichiarate pronte a
collaborare con i nuovi governi. L’Unione è intervenuta immediatamente erogando
aiuti umanitari dove richiesto, riorientando l’assistenza a vantaggio dei paesi
più bisognosi e proponendo di instaurare una cooperazione e un dialogo nuovi su
scambi e mobilità. L’Unione si è inoltre guadagnata riconoscimento e fiducia
partecipando alla preparazione, all’organizzazione e al monitoraggio delle
elezioni e ha rafforzato sostanzialmente l’impegno e il sostegno a favore delle
organizzazioni della società civile in tutta la regione. Su proposta dell’alta rappresentante, il
Consiglio ha nominato un rappresentante speciale dell’Unione europea per la
regione del Mediterraneo meridionale incaricato di imbastire il dialogo con i
paesi in transizione, di potenziare la mobilitazione e il coordinamento dell’UE
e degli Stati membri e di assicurare il coordinamento con le istituzioni
finanziarie internazionali e il settore privato. Questa misura sta già dando i
primi risultati tangibili nella regione. La prima task force, creata in Tunisia
a settembre 2011, ha annunciato un pacchetto di aiuti internazionali molto
cospicuo, sotto forma di sovvenzioni e prestiti, al quale la Commissione ha
contribuito con sovvenzioni per 400 milioni di EUR per il biennio 2011-2013. La
seconda task force, costituita in Giordania a febbraio 2012 per
incoraggiare e sostenere il processo di riforme politiche e economiche, si
avvale del contributo dei partiti politici e delle organizzazioni della società
civile. Anche in questa occasione è stato annunciato un sostanzioso pacchetto
finanziario internazionale. Lungi dall’essere un’operazione isolata, queste
task force sono un vero e proprio processo nell’ambito del quale l’attuazione e
le realizzazioni sono valutate da riunioni di follow up a diversi livelli. Gli
organi congiunti istituiti nell’ambito dell’accordo di associazione
monitorizzano in che modo viene dato seguito alle raccomandazioni della task
force. Nel 2012 sarà creata anche in Egitto una task force, dopo la
tenuta delle elezioni presidenziali e il trasferimento dei poteri al governo
civile. 2.2 Costruire democrazie
sostenibili La rinnovata centralità che assumono per l’Unione
la costruzione di democrazie radicate[6]
e la promozione dei
diritti umani e delle libertà fondamentali si sostanzia in un’azione decisa.
Per supportare la transizione democratica l’Unione
ha intensificato la cooperazione con il Consiglio d’Europa lavorando in
sinergia con la sua assemblea parlamentare, che ha offerto ai parlamenti dei
paesi del Mediterraneo meridionale lo status di “partner per la democrazia”. Lo
status è stato riconosciuto al Marocco e all’Autorità palestinese.
L’Unione ha inoltre elaborato con il Consiglio d’Europa un programma a sostegno
del processo riformatore nei paesi del partenariato orientale che riguarda il
riordino dei sistemi giudiziari e il rispetto dei diritti umani nell’amministrazione
della giustizia penale, la conformità alle norme elettorali europee, la lotta
anticorruzione e contro forme gravi di cibercriminalità. Di recente si è
aggiunto un programma simile per i paesi del vicinato meridionale incentrato
sulle riforme costituzionali, del sistema giudiziario e di quello elettorale. L’Unione ha assistito tecnicamente le autorità
tunisine nella preparazione delle prime elezioni democratiche sostenendo
peraltro la partecipazione della società civile alla tornata elettorale, ha
inviato una vera e propria missione di osservazione elettorale in Tunisia
e esperti elettorali in Marocco. Su invito dell’Algeria, l’Unione
ha inviato una missione di osservazione elettorale che dovrà monitorare le
elezioni parlamentari del prossimo 10 maggio. In Egitto l’UE ha prestato
assistenza tecnica all’alta commissione elettorale e, tramite le organizzazioni
della società civile, ha fornito sostegno a iniziative di sensibilizzazione
degli elettori e agli osservatori nazionali. La Libia ha invitato l’Unione
a monitorare le prossime elezioni dell’assemblea costituente. 2.3 Promuovere lo sviluppo
economico inclusivo, il commercio e la cooperazione settoriale Sviluppo socioeconomico In un contesto caratterizzato da gravi
difficoltà economiche e finanziarie nella zona euro e nella maggior parte dei
paesi del mondo arabo (dovute in parte anche alle ripercussioni della primavera
araba), i dialoghi macroeconomici si sono rivelati particolarmente
utili, tanto per l’Unione che per i suoi partner, consentendo uno scambio di
informazioni e pareri schietto e approfondito sulle sfide economiche in corso e
sulle risposte politiche approntate da entrambe le parti, da cui è emersa la
necessità di riforme strutturali. Per promuovere lo sviluppo economico inclusivo,
l’Unione ha provveduto a aumentare l’assistenza finanziaria e a potenziare
la capacità di prestito delle istituzioni finanziarie europee (si veda la
sezione 2.4) e ha rilanciato il dialogo politico su occupazione e questioni
sociali. Commercio I negoziati per la creazione di zone DCFTA si
sono conclusi con l’Ucraina, sono stati avviati con la Repubblica
moldova e la Georgia e saranno avviati a breve anche con l’Armenia.
Lo scorso dicembre il Consiglio ha adottato direttive di negoziato con Giordania,
Marocco e Tunisia e entro la fine dell’anno potrebbero essere
avviati i negoziati, previo esame esplorativo della capacità dei partner di
avvicinarsi all’acquis dell’Unione, previsto nel 2012. L’accordo
sui prodotti agricoli e della pesca siglato con il Marocco entrerà in
vigore a luglio e, come sottolineato dal Consiglio europeo di marzo, l’Unione
punta a progressi rapidi anche per altri negoziati in corso, come l’omologo
accordo con la Tunisia. La convenzione regionale sulle norme di
origine paneuromediterranee, aperta alla firma a giugno 2011, è stata
firmata da Giordania e Marocco ed è opportuno che gli altri
partner del Mediterraneo meridionale che non hanno ancora firmato completino le
procedure di firma e ratifica. Nel 2012 è previsto l’avvio di altri negoziati
per la conclusione di accordi sulla valutazione della conformità e l’accettazione
dei prodotti industriali (ACAA) finalizzati all’apertura dei mercati dei
prodotti industriali con la Tunisia prima, e con Egitto, Giordania e
Marocco poi. Cooperazione settoriale La convergenza
verso le regole dell’Unione e le altre regole di mercato ad essa applicabili,
fondamentale per facilitare gli scambi commerciali e lo sviluppo economico,
viene promossa, nel quadro del partenariato orientale, tramite i programmi
globali di potenziamento istituzionale e tramite altre specifiche misure
di assistenza. Il processo di preparazione ai negoziati DCFTA con l’Armenia,
la Georgia e la Repubblica moldova e la conclusione dei
negoziati DCFTA con l’Ucraina hanno dato impeto al lavoro legislativo
nazionale, soprattutto in materia di norme sanitarie e fitosanitarie e di normativa
tecnica, con ripercussioni positive anche sulla sicurezza dei prodotti
nazionali in generale e di quelli alimentari in particolare. La gestione delle
finanze pubbliche è uno dei settori che necessitano ulteriori miglioramenti. L’integrazione dei
mercati e la convergenza regolamentare con l’UE servono anch’esse da sprone
alle riforme settoriali che si rendono decisamente necessarie. Si
tratta in genere di riforme di lungo periodo che richiedono investimenti
sostanziosi. La cooperazione tra l’Unione e i paesi partner è andata
intensificandosi in tutti i settori, come mostrano i documenti di lavoro
congiunti dei servizi allegati alla presente comunicazione. L’Unione ha lanciato ad esempio la strategia “no
disconnect” per aiutare le organizzazioni della società civile e i singoli cittadini ad ovviare alle situazioni in cui l’accesso
ai mezzi di comunicazione elettronica è arbitrariamente perturbato. L’Unione ha
varato inoltre il programma europeo di vicinato per l’agricoltura e lo sviluppo
rurale, che presta sostegno agli investimenti e assistenza tecnica mirati a
modernizzare la produzione agricola nei paesi partner, a creare opportunità a
livello locale e a preparare il paese partner ad interagire in modo più
efficace con i mercati dell’Unione. La Commissione è inoltre pronta a sviluppare
il dialogo e la cooperazione settoriali negli ambiti regionali del partenariato
orientale e dell’Unione per il Mediterraneo. Questo tipo di dialoghi
contribuirà a consolidare la comprensione comune delle priorità settoriali e
contribuiranno a stimolare progetti e iniziative concrete. Nell’ambito del
partenariato orientale vengono inoltre intavolati dialoghi informali come
ulteriore mezzo per rinsaldare il nesso tra i processi bilaterali e
multilaterali, per infondere maggiormente il senso di titolarità congiunta del
partenariato orientale e dare slancio alla dinamica regionale. Questi dialoghi
informali multilaterali, con cadenza semestrale, tra i ministri degli esteri
dei paesi partner, da un lato, e l’alta rappresentante e il commissario
responsabile della politica di vicinato, dall’altro, sono un’occasione per
discutere informalmente a livello ministeriale gli sviluppi nei paesi partner e
i progressi delle riforme, permettendo così di monitorare l’attuazione della
roadmap del partenariato orientale. In questo contesto si svolgono inoltre
incontri di dialogo informali tra i ministri dei settori interessati e i
competenti commissari dell’UE per rafforzare la cooperazione settoriale
multilaterale tra l’Unione e i partner del vicinato orientale. Nell’ambito dell’Unione
per il Mediterraneo (UpM), il Consiglio ha deciso di trasferire la copresidenza
per la sponda settentrionale dell’UpM all’Unione e la Commissione è pronta a
rilanciare le riunioni ministeriali settoriali. Sono in corso discussioni con i
paesi partner per stabilire una serie di riunioni su commercio, trasporti,
energia, ambiente e politiche settoriali. Queste riunioni ministeriali
settoriali serviranno a individuare obiettivi congiunti della cooperazione
regionale e eventuali progetti concreti da svolgere nell’ambito dell’UpM. Nel quadro del
nuovo approccio e del rinnovato impegno nei confronti dei paesi del vicinato, l’Unione
ha potenziato ulteriormente il sostegno alla partecipazione dei paesi della
PEV ai programmi e alle agenzie dell’UE. I protocolli sulla
partecipazione della Repubblica moldova e dell’Ucraina ai
programmi dell’Unione sono già entrati in vigore, il protocollo sulla
partecipazione del Marocco ha ricevuto il parere favorevole del
Parlamento europeo e entrerà in vigore a breve e il protocollo con la Giordania
è in fase di negoziato. È inoltre in corso l’elaborazione di un
progetto per sostenere le misure preparatorie delle agenzie dell’Unione che
agevoleranno la partecipazione dei paesi partner ai loro lavori. La
partecipazione dei paesi partner ai programmi dell’Unione può essere
cofinanziata con i fondi dell’Unione. Mobilità Si registrano progressi verso la
liberalizzazione dei visti con i paesi del vicinato orientale e sono in corso
partenariati per la mobilità con Armenia, Georgia e Repubblica
moldova. Nella Repubblica moldova e in Ucraina sono in fase
di attuazione i piani d’azione per la liberalizzazione del visto. Prima dell’estate
potrebbe essere avviato un dialogo sui visti con la Georgia. Sulla scia
dell’attuazione positiva di accordi di riammissione e di facilitazione del
visto con Georgia, Repubblica moldova e Ucraina, sono
stati avviati i negoziati per la conclusione di simili accordi anche con Armenia
e Azerbaigian. Nel vicinato meridionale, l’Unione ha proposto
di intavolare dialoghi di partenariato su migrazione, mobilità e sicurezza con
Egitto, Marocco e Tunisia. Questi dialoghi riguardano la
migrazione regolare e irregolare, la tratta degli esseri umani, la
riammissione, i visti, l’asilo e la protezione internazionale. Grazie ai
notevoli passi avanti realizzati, i dialoghi con il Marocco e la Tunisia
sono stati avviati ad ottobre 2011 e nei prossimi mesi è prevista la firma di
dichiarazioni congiunte che apriranno la strada a partenariati per la mobilità.
Finora l’Egitto ha declinato l’invito a impegnarsi in discussioni
concrete. L’alta rappresentante e la Commissione propongono di avviare un
dialogo su migrazione, mobilità e sicurezza con la Giordania. 2.4 Sostegno finanziario Per sostenere finanziariamente lo sforzo
riformista dei paesi partner, l’Unione ha agito su due livelli. Il primo livello è consistito nel rafforzare
il nesso tra il nuovo approccio strategico e i programmi di assistenza
finanziaria in corso. Nel vicinato meridionale 600 milioni di EUR di
finanziamenti esistenti sono stati così riorientati verso il
raggiungimento degli obiettivi definiti dalla comunicazione congiunta “Un
partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo
meridionale”[7]
e sono stati avviati nuovi programmi di consolidamento istituzionale miranti ad
esempio alla riforma del settore giudiziario e alla lotta anticorruzione. Il secondo livello è consistito nel rendere
disponibili ulteriori risorse finanziarie dal bilancio dell’Unione.
La comunicazione congiunta “Una risposta nuova ad un vicinato in mutamento” di
maggio 2011 propone di mobilitare risorse aggiuntive fino a 1,24 miliardi di
EUR per sostenere l’attuazione del nuovo approccio. Di questo importo, un
miliardo di EUR è stato destinato ai paesi partner. L’alta rappresentante e
la Commissione si rammaricano che nel Consiglio non sia stato raggiunto un
consenso a sostegno della proposta della Commissione di autorizzare la BEI a
riutilizzare i rientri, il che produrrà un ammanco di 240 milioni di EUR
rispetto alla proposta originaria. La maggior parte delle risorse aggiuntive (670
milioni di EUR) verrà erogata tramite due programmi ombrello: SPRING nel
Mediterraneo meridionale, con una copertura di bilancio di 540 milioni di EUR
per il periodo 2011-2013, e EaPIC nel vicinato orientale, con una copertura di
bilancio di 130 milioni di EUR per il periodo 2012-2013. Entrambi i programmi
mireranno a promuovere la trasformazione democratica e il consolidamento
istituzionale e a stimolare la crescita sostenibile e inclusiva. I fondi
rimanenti sono stati in buona parte assegnati a programmi di mobilità (Tempus,
Erasmus Mundus, ecc.) e indirizzati a sostegno delle organizzazioni della
società civile e degli attori non statali. La proroga ad ottobre del mandato della Banca
europea per gli investimenti (BEI) ha spianato la strada alla concessione
di ulteriori prestiti per 1,15 miliardi di EUR ai paesi partner[8] e prestiti fino a un miliardo
di EUR per i cambiamenti climatici. Ulteriori contributi volontari degli Stati
membri al fondo fiduciario creato nell’ambito del Fondo euromediterraneo di
investimenti e partenariato (FEMIP) permetteranno alla BEI di potenziare le
operazioni sui capitali di rischio nel vicinato meridionale. L’ambito operativo della Banca europea per
la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) è stato ampliato alle operazioni in Egitto,
Giordania, Marocco e Tunisia e sono stati assegnati fino a 100
milioni di EUR, provenienti in parte dal bilancio dell’Unione, per sostenere l’individuazione
e la preparazione dei progetti. La BERS mobiliterà ulteriori risorse (fino a un
miliardo di EUR) tramite i suoi Fondi speciali non appena un numero sufficiente
di parti interessate avrà ratificato le necessarie modifiche dell’accordo
istitutivo della BERS[9].
L’assistenza in corso nell’ambito dello strumento europeo di vicinato e
partenariato è stata anch’essa riorientata per promuovere lo sviluppo delle PMI
e sostenere iniziative per l’occupazione, in particolare in Algeria, Egitto,
Giordania e Tunisia. Alla fine del 2011 le assegnazioni dal Fondo
d’investimento per la politica di vicinato (NIF) ammontavano ad un
totale di 400 milioni di EUR (174 milioni di EUR per il vicinato orientale e 226
milioni di EUR per quello meridionale), dando impulso a progetti per un costo
totale di 13,6 miliardi di EUR (4,2 miliardi di EUR nel vicinato orientale e 9,4
miliardi di EUR in quello meridionale). L’aumento sostanziale delle
sovvenzioni disponibili nell’ambito del NIF per il periodo 2011-2013 (450
milioni di EUR) dovrebbe fare in modo che, tramite l’effetto leva, l’aumento
delle risorse per la concessione di prestiti si traduca rapidamente in
investimenti in infrastrutture (ambiente e cambiamenti climatici,
interconnessioni con i paesi partner) e in PMI, contribuendo così a riassorbire
la disoccupazione in tutto il vicinato. L’Unione intende potenziare il sostegno alle
operazioni sui capitali di rischio nel vicinato meridionale tramite il Fondo
euromediterraneo di investimenti e partenariato (FEMIP) e, insieme alla BEI,
alla BERS e a altre istituzioni finanziarie europee, sta definendo ulteriori
possibilità di sostegno a queste operazioni e ai regimi di garanzia nel
vicinato orientale. A dicembre la
Commissione ha adottato la proposta legislativa per un nuovo strumento
finanziario, lo strumento europeo di vicinato (ENI), destinato a
sostituire l’attuale strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI) dopo
il 2014. Rispetto all’ENPI, l’ENI rafforzerà ulteriormente il nesso tra linea
politica e assistenza e consentirà di differenziare ulteriormente la
cooperazione in funzione dell’impegno dei paesi partner verso i valori
universali, dei progressi verso una profonda democratizzazione e di obiettivi
comunemente convenuti. L’ENI, che indirizza le attività di cooperazione a un
numero ristretto di obiettivi politici, potenziandone quindi l’incisività,
renderà il processo di programmazione meno lungo e complesso e
semplificherà le disposizioni di attuazione, anche quelle riguardanti la
cooperazione transfrontaliera alle frontiere esterne dell’Unione. La dotazione
proposta, pari a 18,2 miliardi di EUR per sette anni, rappresenta un aumento
del 22% in termini reali rispetto alle attuali prospettive finanziarie. L’ENI contribuirà a realizzare l’obiettivo dell’Unione
di aumentare almeno al 20% la quota del bilancio dell’UE destinata al clima, in
linea con l’intento dichiarato dalla Commissione nella comunicazione di giugno 2011
sul quadro finanziario pluriennale 2014–2020[10].
2.5 Un approccio più concertato
con le altre istituzioni dell’Unione La riforma della PEV
del 2011 ha dato luogo ad un ampio dibattito tra le istituzioni dell’Unione da
cui è emerso un vasto consenso sulla necessità di un impegno deciso dell’UE
verso il vicinato. Particolarmente degna di nota è la relazione sulla PEV
adottata a dicembre dal Parlamento europeo. I contatti sulla PEV tra il
Parlamento europeo, la Commissione e l’alta rappresentante in merito ai singoli
partner si sono notevolmente intensificati. Il Parlamento europeo
ha peraltro intensificato i contatti e la cooperazione con le assemblee
elettive dei paesi PEV nell’intento di migliorare il dialogo politico e di
potenziarne la capacità di esercitare il controllo di responsabilità sul
governo. Sono andate intensificandosi le attività nell’ambito di Euronest e
dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo. Anche il Comitato
economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni (in particolare tramite
le due assemblee ARLEM e CORLEAP) hanno dato prova di un maggiore impegno. 2.6 Un approccio concertato con
gli altri donatori e con le istituzioni internazionali Nel rispondere alle crisi umanitarie,
promuovere la transizione democratica e sostenere lo sviluppo economico dei
paesi partner, l’Unione europea collabora a stretto contatto con gli altri
paesi donatori e con le istituzioni internazionali. Durante la crisi libica l’Unione, in prima
linea nella risposta umanitaria internazionale, ha agito in stretto
coordinamento con gli altri donatori e con le organizzazioni internazionali per
garantire che le necessità fossero tempestivamente individuate e che gli aiuti
fossero erogati in modo rapido e efficiente. L’Unione ha dato un contributo decisivo alla
creazione del partenariato di Deauville, su iniziativa del G8, che coordina gli
sforzi internazionali a sostegno della transizione democratica nel Mediterraneo
meridionale e collabora a stretto contatto con le organizzazioni internazionali
che hanno promesso di sostenere il partenariato in occasione della riunione dei ministri delle finanze del G8 tenutosi
a settembre a Marsiglia. Tramite lo strumento dell’assistenza macrofinanziaria,
l’Unione collabora inoltre fianco a fianco con il Fondo monetario
internazionale e con le altre organizzazioni internazionali per aiutare i paesi
partner interessati[11]
a riequilibrare gli scompensi macroeconomici e perseguire riforme strutturali
orientate alla crescita. Paesi come la Russia e la
Turchia possono apportare un contributo sostanziale alla stabilità regionale.
La Svizzera ha partecipato al massimo livello alla riunione della task force
UE-Tunisia. Infine il gruppo di informazione e
coordinamento del partenariato orientale, cui partecipano anche paesi non UE e
le istituzioni finanziarie internazionali interessate, promuove il
coordinamento dei donatori e, più in generale, lo sviluppo del partenariato
stesso. 3. Guardando al futuro Il 2011 è stato un anno all’insegna del
cambiamento per i paesi del vicinato. I primi segnali sono incoraggianti ma
occorrono sforzi decisi per consolidare gli sviluppi positivi. In molti paesi
le società sono attraversate da profonde trasformazioni ed è fondamentale
comprendere e rispettare il ritmo del processo di riforma in ciascuno di essi.
L’Unione deve perciò assicurare un dialogo costante, essere particolarmente attenta
e garantire uno stretto monitoraggio. Se i paesi partner sono chiamati ad
intensificare gli sforzi riformisti in una serie di settori, l’Unione, dal
canto suo, deve agire con maggior prontezza per onorare gli impegni in
determinati ambiti. 3.1. Sfide future Democrazie sostenibili In una serie di paesi del vicinato meridionale
la trasformazione democratica fa emergere sulla scena politica nuovi partiti,
alcuni dei quali vantano radici islamiche. L’Unione europea deve ed è pronta a
intavolare un dialogo con queste formazioni e con i governi democraticamente
eletti. Gli strumenti esistenti e il Fondo europeo per la democrazia,
una volta istituito, permetteranno ai partiti politici dell’Unione di
promuovere il dialogo e lo scambio di esperienze. Fino al prossimo vertice, i partner dell’Europa
orientale continueranno a porre in essere la vasta e corposa agenda del
partenariato orientale, come definita dalla roadmap. Su questa linea, il consolidamento
democratico rimane un fattore determinante e le prossime elezioni
parlamentari in Armenia, Georgia e Ucraina sono una tappa
decisiva per ciascuno di questi paesi. Nel vicinato meridionale, le prossime
elezioni in Algeria, Giordania, Libia e Tunisia
saranno anch’esse fondamentali per il radicamento del processo democratico. Le libertà di associazione, di espressione
e di riunione vanno pienamente garantite, sia nel diritto che nella
pratica, e occorre sviluppare una solida cultura di rispetto dei diritti umani
a tutti i livelli, lottando in particolare contro ogni forma di discriminazione
nella vita politica e nel quotidiano. I paesi
partner sono quindi invitati a tener conto delle raccomandazioni specifiche
rivolte a ciascuno di loro nelle relazioni sui progressi compiuti che
accompagnano la presente comunicazione. L’intento
è creare lo spazio necessario perché la società civile possa esercitare
il proprio ruolo fondamentale di attore della democratizzazione garantendo
processi di riforma sostenibili e inclusivi. La
piena operatività dello strumento per la società civile permetterà all’Unione
di sostenere ulteriormente questo processo. Nel
vicinato meridionale, la Fondazione Anna Lindh contribuirà a far progredire il
dialogo interculturale tra le organizzazioni della società civile individuando
gli attori del cambiamento e mettendo in contatto organizzazioni che di solito
non interagiscono, il che permetterà di promuovere il dialogo con le
organizzazioni dell’Unione. Le donne, che hanno avuto un
ruolo centrale nella primavera araba, dovranno continuare a essere in primo
piano nelle trasformazioni successive. L’Unione continuerà ad impegnarsi per
promuovere i diritti delle donne in tutta la regione, per garantire che tutte
le pertinenti attività di cooperazione diano centralità all’uguaglianza di
genere e per promuovere azioni efficaci contro la tratta delle donne in tutti i
paesi del vicinato. Nei paesi del vicinato sono necessari
ulteriori sforzi per assicurare sistemi giudiziari efficienti e
indipendenti che tutelino il diritto a un processo equo e l’imparzialità
delle sentenze in modo che sia garantita la certezza del diritto per le imprese
e gli investitori. Perché la democratizzazione sia sostenibile occorre
inoltre riformare il settore della sicurezza. Per sostenere lo sforzo
dei partner, l’Unione è pronta a potenziare l’assistenza tecnica e finanziaria
finalizzata a strategie nazionali globali, utilizzando le risorse aggiuntive
che la riforma della PEV dello scorso anno ha reso disponibili. Sviluppo economico inclusivo e commercio Disoccupazione, esclusione sociale,
disuguaglianza e povertà gettano ombre lunghe sul
futuro dei cittadini. Questi problemi, da cui derivano l’instabilità e i
disordini sociali, vanno affrontati per garantire una democratizzazione
sostenibile. I paesi partner sono chiamati ad attuare le riforme secondo un
approccio integrato che inglobi diverse tematiche: economia, bilancio,
occupazione, politiche sociali e istruzione. L’Unione è pronta a sostenere le
riforme con misure mirate che permettano di promuovere la coesione sociale e l’occupazione
(soprattutto delle giovani generazioni). Per promuovere gli investimenti nei paesi
partner, l’Unione ha previsto di inserire nei DCFTA che si accinge a negoziare
con Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia dei regimi di
protezione degli investimenti. L’intento è negoziare gradualmente
disposizioni simili anche con gli altri paesi del vicinato, sia tramite accordi
separati che nell’ambito di DCFTA futuri. In partenariato con l’OCSE e con la
Banca mondiale, la Commissione lancerà il prossimo giugno un regime destinato a
ridurre i costi assicurativi per gli investimenti su larga scala nella regione
del Mediterraneo meridionale, in modo da attrarre maggiori investimenti esteri
diretti. Procedono inoltre i preparativi per un meccanismo di garanzia esteso a
tutta l’UE in virtù del quale le PMI dell’Unione che investono in PMI dei paesi
partner saranno protette dai rischi legati ad eventi politici. Il regime, che
coprirà l’intero vicinato, partirà molto probabilmente entro la fine dell’anno.
Le consultazioni hanno infine confermato l’opportunità di estendere la portata
geografica del Fondo europeo per gli investimenti (FEI) in modo da coprire
esplicitamente anche i paesi del vicinato. Nei prossimi mesi la Commissione
intende proporre al Consiglio di vigilanza del FEI una modifica dello statuto
del Fondo che tenga conto di questo sviluppo. Verrà così facilitata anche la
partecipazione dei paesi partner a programmi futuri dell’Unione, come il
programma per la competitività, le imprese e le PMI (COSME). Per garantire la convergenza normativa che
i DCFTA implicano in diversi ambiti – dalle questioni sanitarie e fitosanitarie
alle norme tecniche, dalle procedure doganali agli appalti pubblici e la
concorrenza – i paesi partner sono chiamati a profondere un intenso sforzo di
riforma della normativa nazionale e a dotarsi di mezzi adeguati di attuazione e
applicazione. In questo ambito rientrano la
lotta anticorruzione e antifrode e il potenziamento della gestione delle
finanze pubbliche. L’Unione è pronta a
sostenere ancora una volta lo sforzo dei partner fornendo ulteriore assistenza
al consolidamento istituzionale. Mobilità Bisogna portare avanti l’agenda sulla
mobilità. Nel vicinato orientale questo implica la conclusione degli
accordi di riammissione e di facilitazione del visto con alcuni partner (Armenia,
Azerbaigian e Bielorussia) e l’avvio dei dialoghi sui visti con
altri (Georgia prima e Armenia e Azerbaigian poi). L’Ucraina
e la Repubblica moldova dovranno fare ulteriori progressi nell’attuazione
dei piani d’azione per la liberalizzazione del visto. L’Azerbaigian si è
detto interessato a negoziare un partenariato per la mobilità sulla falsariga
di quelli conclusi con altri partner orientali. Nel vicinato meridionale, far
progredire l’agenda sulla mobilità significa creare partenariati per la
mobilità con Marocco e Tunisia e avviare i dialoghi sulla
mobilità con Egitto e Giordania. Per realizzare gli obiettivi nel settore dell’istruzione
e promuovere i contatti tra imprese e gli scambi culturali e interpersonali, l’alta
rappresentante e la Commissione invitano gli Stati membri a sfruttare più
sistematicamente le possibilità offerte dal codice dei visti europeo.
Andrebbero rilasciati in particolare visti d’ingresso multipli a quanti sono in
grado di provare la necessità di recarsi regolarmente e in buona fede nell’Unione
per affari o per motivi familiari, ai rappresentanti delle organizzazioni della
società civile e agli studenti che partecipano a programmi finanziati dall’Unione.
Andrebbero inoltre esentati dai diritti di rilascio dei visti i giovani di meno
di 25 anni che partecipano a seminari, conferenze, eventi sportivi, culturali o
educativi organizzati da organizzazioni senza scopo di lucro e i minori al di
sotto dei 12 anni. Cooperazione settoriale I diritti umani, la democrazia e lo Stato di
diritto sono valori fondanti dell’Unione europea che delineano la cooperazione
tra gli Stati membri e che si riflettono nelle
leggi, nelle norme e negli standard dell’Unione. L’allineamento alle norme e
agli standard dell’UE nell’ambito della cooperazione settoriale corrisponde
alla volontà dei partner di approssimarsi all’UE ed è cruciale per la
promozione dei valori dell’Unione. Le riforme e la cooperazione settoriali
contribuiscono quindi a migliorare la governance politica e economica, la
trasparenza e la responsabilità politica e amministrativa, favoriscono lo
sviluppo socioeconomico, aiutano a prevenire e risolvere i conflitti e
agevolano il consolidamento dello Stato e il coinvolgimento della società
civile. In molti settori, soprattutto trasporti e
energia, l’interesse della Commissione è rivolto in particolare alle regioni
PEV, un approccio che si propone di sviluppare ulteriormente[12]. Nello
stesso spirito, e senza alcuna pretesa di esaustività, la presente
comunicazione congiunta enumera qui di seguito una serie di questioni
settoriali sulle quali la cooperazione tra l’Unione e i paesi partner
potrebbe intensificarsi e raggiungere risultati concreti nei prossimi anni. · Nel settore dell’energia la Commissione continuerà a sostenere
lo sviluppo del corridoio meridionale del gas e a collaborare con i partner
dell’Europa orientale per garantire la sicurezza del transito energetico,
assicurando il funzionamento trasparente della rete. Nel 2012 l’Unione si
consulterà inoltre con i partner del Mediterraneo meridionale per instaurare
partenariati per l’energia, come primo passo verso l’integrazione del mercato
regionale dell’elettricità e delle fonti rinnovabili e nella prospettiva di
lungo periodo di creare una comunità dell’energia tra i paesi del Mediterraneo
meridionale e l’Unione europea. · In materia di politica industriale e delle imprese, la Carta
euromediterranea per le imprese andrebbe rivista nell’ottica di un “small
business act” euromediterraneo, mentre le reti e le misure settoriali e
intersettoriali dell’Unione andrebbero estese ai partner del Mediterraneo
meridionale. Sarebbero inoltre opportuni scambi di informazioni e buone
pratiche sul turismo sostenibile. · Nel settore del trasporto aereo, nel 2012 i negoziati per la
conclusione di accordi globali sui servizi aerei dovranno essere accelerati con
l’Ucraina, rilanciati con la Tunisia e avviati con l’Azerbaigian.
· L’Unione continuerà a promuovere pratiche e procedure doganali
moderne per favorire al massimo gli scambi, anche nell’ambito dei quadri
strategici per la cooperazione doganale con i partner orientali e dei negoziati
DCFTA in corso e futuri. · L’Unione aiuterà i paesi partner a sviluppare le capacità per porre
rimedio al degrado ambientale, promuovere l’uso sostenibile delle
risorse naturali – soprattutto per quanto riguarda acque, inquinamento
industriale, pesticidi pericolosi, qualità dell’aria, gestione dei rifiuti,
conservazione della natura e gestione delle foreste – e potenziare i sistemi di
informazione e la governance ambientali. L’UE sosterrà inoltre i paesi partner
nell’integrare meglio le tematiche ambientali in altre politiche settoriali in
modo da promuovere il passaggio verso un’economia più verde, anche per quanto
riguarda il consumo e la produzione sostenibili. L’Unione si accinge infine ad
intensificare la cooperazione con i partner PEV in vista della conferenza
mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del 2012. · La concezione e l’attuazione di politiche climatiche ambiziose
sono due sfide fondamentali che vedono l’Unione pronta a collaborare fianco a
fianco con i paesi partner. L’Unione aiuterà i partner nella transizione verso
uno sviluppo a basse emissioni di carbonio e una maggiore resilienza ai
cambiamenti climatici con interventi di potenziamento della capacità, scambi di
informazioni e investimenti. L’intento è aiutare i partner a applicare gli
accordi di Cancun e Durban e in particolare a elaborare strategie di sviluppo a
basse emissioni, potenziare la resilienza climatica e disporre di dati
aggiornati sugli obiettivi o le azioni che intendono perseguire. · In ambito PEV, la politica della società dell’informazione mira
a garantire un mercato delle telecomunicazioni equo, moderno, aperto e
trasparente, un uso dinamico della rete internet aperto a tutti e un ambiente
mediatico pluralista. Garantire la sicurezza, la stabilità e la resilienza
della rete internet e degli altri mezzi di comunicazione elettronica è
non solo fondamentale per la democrazia ma favorisce anche un clima imprenditoriale
dinamico e innovativo. Per sfruttare a pieno le potenzialità della società dell’informazione
per la crescita e la produttività, la Commissione sosterrà ulteriori riforme
regolamentari, anche tramite le reti di regolatori. Verrà infatti potenziata la
rete dei regolatori del Mediterraneo e verrà creata una rete orientale. La
Commissione sosterrà inoltre il potenziamento delle comunicazioni elettroniche,
ad esempio per le interconnessioni di reti e per la sanità elettronica, e il
miglioramento della connettività ad alta velocità delle infrastrutture
elettroniche regionali per la ricerca e l’istruzione. Verranno infine promossi
un uso attivo e democratico delle TIC e di internet e lo sviluppo di un
contesto normativo trasparente e efficiente per i media e l’audiovisivo. · Per quanto riguarda lo sviluppo di uno “Spazio comune di conoscenza
e innovazione”, la Commissione potenzierà la cooperazione con i partner e
sosterrà un networking e un coordinamento migliori tra i paesi partner e l’Unione
definendo e sincronizzando le priorità di ricerca. Per promuovere un più ampio
coinvolgimento delle comunità scientifiche dei paesi PEV nel Settimo programma
quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (7° PQ), la Commissione
sosterrà il potenziamento della capacità di ricerca dei paesi partner, favorirà
una più intensa collaborazione tra i ricercatori e gli istituti di ricerca dei
paesi PEV e dell’Unione e potenzierà la rete di punti di contatto del 7° PQ. La
Commissione sosterrà inoltre campagne di informazione sulle opportunità offerte
dal 7° PQ ed è pronta a negoziare con i partner PEV memorandum d’intesa per la
loro partecipazione al programma che seguirà il 7° PQ. · Il nuovo programma europeo di vicinato per l’agricoltura e lo
sviluppo rurale (ENPARD) aiuta i paesi partner ad operare in modo più
efficiente sui mercati esteri, a trarre il massimo vantaggio dai DCFTA futuri e
a stimolare il comparto agricolo nazionale. In questo contesto, la Commissione
intavolerà con i paesi partner intensi dialoghi politici per promuovere
strategie di sviluppo agricolo e rurale di lungo periodo, in stretta
collaborazione con tutte le parti interessate. · Sul versante delle statistiche, l’Unione sosterrà l’adozione del
codice delle statistiche europee e del principio dell’indipendenza delle fonti
statistiche, la produzione e la diffusione di dati di elevata qualità nei
principali settori socioeconomici, in linea con gli standard e le metodologie
dell’UE, e l’impiego di dati statistici nel processo decisionale su basi
fattuali, componente essenziale del buon governo. A sostegno di questo lavoro,
saranno potenziate l’assistenza inter pares e la dimensione regionale. · Nell’ambito della politica marittima, l’Unione potenzierà la
cooperazione con i paesi del vicinato per favorire la definizione di obiettivi
comuni mirati alla crescita e all’occupazione sostenibili nei comparti
marittimi tradizionali e emergenti e lo sviluppo di progetti pilota in settori
di interesse regionale; l’Unione si adopererà inoltre a rendere più coerenti le
azioni finanziate dagli strumenti interni e esterni dell’UE in questo ambito. In particolare, nella regione del Mediterraneo la
Commissione intende lanciare un’iniziativa comune, in collaborazione con la BEI
e l’Organizzazione marittima internazionale (IMO), destinata ad attrarre
investimenti privati e a coinvolgere le istituzioni finanziarie nel settore
marittimo, soprattutto per quanto riguarda infrastrutture, formazione e
sorveglianza marittima. Verrà inoltre potenziata la cooperazione con i
paesi partner costieri nell’ambito delle organizzazioni regionali di
gestione della pesca per promuovere lo sfruttamento sostenibile delle
risorse alieutiche, potenziare il controllo della pesca e combattere la pesca
illegale, non dichiarata e non regolamentata. I piani d’azione PEV di nuova generazione (o
documenti equivalenti), attualmente oggetto di negoziato con molti paesi
partner, offriranno un quadro politico aggiornato grazie al quale l’Unione e
gli Stati membri potranno coordinare meglio l’assistenza tecnica e finanziaria.
Il processo di programmazione che verrà avviato nel secondo semestre dell’anno
nel quadro del nuovo strumento ENI offrirà agli Stati membri interessati l’opportunità
concreta di programmare l’assistenza congiuntamente con l’Unione. Cooperazione
regionale La primavera
araba crea nuove opportunità di cooperazione regionale nei paesi del
vicinato meridionale. Molte sfide presenti in questi paesi possono essere
efficientemente affrontate solo a livello regionale o subregionale. L’Unione
assicura attualmente la copresidenza per la sponda settentrionale dell’Unione
per il Mediterraneo (UpM), il che favorirà la complementarità tra l’UpM e la
PEV e conferirà maggiore efficacia al sostegno dell’UE nei paesi del
Mediterraneo meridionale. L’Unione continuerà a sostenere il segretariato dell’UpM
in grado di catalizzare progetti che apportano reali benefici ai popoli della
regione del Mediterraneo. La Commissione è inoltre determinata a rivitalizzare
i dialoghi settoriali nell’ambito dell’UpM. L’UE ha intavolato con la
Lega degli Stati arabi (LAS) un dialogo più strutturato, cui si aggiungono
regolari incontri tra l’alta rappresentante e il segretario generale della
Lega, e ha avviato una cooperazione concreta, con la creazione della sala di
situazione della Lega degli Stati arabi e con azioni di formazione per
diplomatici e di osservazione elettorale. Si notano già segnali incoraggianti verso un
dialogo più fruttuoso tra Algeria e Marocco che spianerebbe la
strada ad una maggiore cooperazione subregionale nel Maghreb, anche in seno al
gruppo 5+5. L’Unione è pronta a sostenere questi e altri processi di
cooperazione e integrazione regionali o subregionali e a cooperare con le
organizzazioni o i meccanismi regionali interessati. L’alta rappresentante e la
Commissione intendono presentare una serie di proposte per rafforzare i
rapporti tra l’Unione e il Maghreb nel quadro di una comunicazione congiunta
che appronteranno nei prossimi mesi, sempre che lo sforzo di cooperazione
regionale dei partner del Maghreb consegua evidenti progressi. In risposta all’invito del Consiglio europeo
di marzo a presentare entro la fine dell’anno una tabella di marcia intesa a
definire e orientare l’attuazione della politica dell’UE nei confronti dei
partner del Mediterraneo meridionale, la relazione sull’attuazione del partenariato
per la democrazia e la prosperità condivisa che accompagna la presente
comunicazione congiunta individua gli obiettivi, gli strumenti e le azioni
necessari fino al 2013. Nel vicinato orientale la cooperazione regionale
sulla gestione delle frontiere è andata intensificandosi nel quadro della
missione dell’Unione europea di assistenza alle frontiere con la Repubblica
moldova e l’Ucraina (EUBAM) e del progetto di gestione integrata
delle frontiere nel Caucaso meridionale (SCIBM). La comunicazione congiunta
sulla roadmap del partenariato orientale fornisce ulteriori dettagli sulle
attività individuate in questo ambito. Conclusioni A maggio dell’anno scorso la politica europea
di vicinato ha subito un profondo riordino per permettere all’Unione di
rispondere ad una serie di sfide: sostenere il processo di democratizzazione
nel vicinato meridionale, tener conto delle aspirazioni europee di alcuni
partner orientali, intensificare il partenariato orientale e sfruttare le nuove
opportunità offerte dal trattato di Lisbona A un anno di distanza, la
valutazione è promettente. Sotto molti aspetti il vicinato dell’Unione è oggi
più democratico e aperto al cambiamento di quanto non fosse un anno fa. Il
nuovo approccio politico dell’Unione, ormai consolidato, è stato accolto con
favore dalla maggior parte dei paesi partner che si dicono pronti a proseguire
sulla strada delle riforme politiche e economiche con rinnovata determinazione
e a sottoscrivere un impegno più deciso nei confronti dell’UE. Questo è comunque un periodo di transizione: i
paesi sono intenti a definire un nuovo assetto costituzionale e istituzionale,
a creare un consenso nazionale a sostegno della transizione democratica e ad
eleggere nuove leadership politiche. È un processo impegnativo e in alcuni casi
addirittura rischioso e per questo motivo i paesi dovranno, in alcuni casi,
consolidare il processo interno prima di riprendere pienamente il dialogo sulle
riforme con l’Unione e di impegnarsi in negoziati che potrebbero rafforzare i
legami commerciali e l’integrazione economica e settoriale e favorire la
mobilità. A fronte di questa situazione, è importante
che l’Unione onori i suoi impegni nei confronti del vicinato meridionale e
potenzi quelli nel vicinato orientale, contribuendo al contempo anche alla
propria sicurezza e alla propria prosperità. La credibilità dell’Unione in
quanto attore globale dipende in larga misura dalla sua capacità di agire con
determinazione nel vicinato. È per questo motivo che, malgrado le difficoltà
economiche, l’Unione deve continuare ad avere uno sguardo aperto e rivolto all’esterno,
potenziando semmai ulteriormente le relazioni con i paesi del vicinato e
sostenendo solidamente l’impegno dei partner per la democrazia, la prosperità
e, in ultima, istanza la stabilità. [1] COM(2011) 303 dell’25.5.2011. [2] La presente comunicazione congiunta si accompagna dei
seguenti documenti: dodici relazioni sui progressi nell’attuazione della PEV
nel 2011 per ciascuno dei dodici paesi PEV con i quali è stato convenuto un
piano d’azione o un documento equivalente; due relazioni regionali che rendono
conto dei progressi del 2011 nell’attuazione del partenariato orientale e del
partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa; un allegato
statistico. [3] 1 miliardo di EUR per il vicinato meridionale e 150
milioni di EUR per quello orientale. [4] SPRING (sostegno al partenariato, alle riforme e alla
crescita inclusiva); EaPIC (programma di integrazione e cooperazione del
partenariato orientale). [5] COM (2012) … del 15.5.2012, “Partenariato orientale: una
roadmap fino al vertice dell’autunno 2013”. [6] Una democrazia radicata e sostenibile è
caratterizzata dai seguenti elementi: elezioni libere ed eque; libertà di
associazione, di espressione e di riunione e libertà della stampa e dei mezzi
d’informazione; Stato di diritto amministrato da una magistratura indipendente
e diritto al processo equo; lotta anticorruzione; riforma del settore della
sicurezza e dell’attività di contrasto (comprese le forze di polizia);
sottomissione delle forze armate e di sicurezza al controllo democratico. [7] COM(2011) 200 dell’8.3.2011. [8] 1 miliardo di EUR per il vicinato meridionale e 150
milioni di EUR per quello orientale. [9] A dicembre 2011 la Commissione ha
adottato la proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che
modifica l’Accordo che istituisce la Banca europea per la ricostruzione e lo
sviluppo (BERS) (COM(2011) 905 del 21.12.2011). [10] COM (2011) 500 definitivo del 29.6.2011, “Un bilancio per
la strategia 2020”. [11] Armenia, Repubblica moldova, Ucraina e probabilmente in
futuro Egitto e Georgia. [12] Si vedano nello specifico le comunicazioni della
Commissione: “L’Unione europea e le regioni limitrofe: un approccio rinnovato
alla cooperazione in materia di trasporti”, COM(2011) 415 del 7.7.2011 e
“La politica energetica dell’UE: un impegno con i partner al di là delle nostre
frontiere”, COM(2011) 539 del 7.9.2011.