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Document 52012IE1304

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il rapporto di monitoraggio 2011 sulla strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile: la valutazione del CESE» (parere d’iniziativa)

    GU C 229 del 31.7.2012, p. 18–23 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    31.7.2012   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 229/18


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il rapporto di monitoraggio 2011 sulla strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile: la valutazione del CESE» (parere d’iniziativa)

    2012/C 229/04

    Relatore: PALMIERI

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 25 ottobre 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema:

    Il rapporto di monitoraggio 2011 sulla strategia dell'Unione europea per lo sviluppo sostenibile: la valutazione del CESE.

    (parere d'iniziativa).

    La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 11 maggio 2012.

    Alla sua 481a sessione plenaria, dei giorni 23 e 24 maggio 2012, (seduta del 23 maggio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 138 voti favorevoli, 9 voti contrari e 12 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene che il rapporto di monitoraggio dell'Eurostat (2011 monitoring report of the EU sustainable development strategy) sia uno strumento utile e importante per:

    fare il punto sui progressi finora compiuti in direzione degli obiettivi e dei target della strategia di sviluppo sostenibile europea;

    rivedere e perfezionare obiettivi, azioni e misure della stessa strategia UE per lo sviluppo sostenibile, nonché affinare le metodologie e gli strumenti di misurazione dello sviluppo sostenibile attualmente impiegati;

    affrontare le nuove sfide che si profilano, in particolare alla luce degli effetti sulla strategia di sviluppo sostenibile prodotti dalla crisi economica e finanziaria globale.

    1.2   A tale riguardo, il CESE si rammarica per l'assenza della relazione della Commissione sullo stato di attuazione della strategia di sviluppo sostenibile nell'UE e sollecita la reazione della Commissione e delle altre istituzioni dell'UE ai risultati del rapporto Eurostat, quale parte integrante della strategia stessa e strumento fondamentale per una valutazione politica delle misure messe finora in atto e per definire gli orientamenti da intraprendere nel futuro.

    1.3   Il CESE ritiene, pertanto, che sia necessario un impegno politico più efficace per attuare gli obiettivi della strategia, a cominciare proprio dagli sforzi da compiere per una corretta misurazione dello stato dello sviluppo sostenibile che implica una valutazione di carattere sia scientifico che politico in termini di efficacia delle misure di policy attuate a sostegno della sostenibilità.

    1.4   A tal fine, il Comitato economico e sociale europeo rinnova l'invito a tenere conto degli stimoli e delle riflessioni maturate su questi temi nell'ambito del suo Osservatorio sullo sviluppo sostenibile, allo scopo di dare voce alla società civile. La transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile potrà essere efficace solo attivando processi democratici che alimentino la consapevolezza e la partecipazione del pubblico ai processi decisionali, attraverso lo sviluppo di strutture di dialogo tra la società civile e i responsabili politici.

    1.5   Il CESE sottolinea l'opportunità di rafforzare i collegamenti della strategia per lo sviluppo sostenibile con le altre iniziative politiche di rilievo dell'UE. È lo stesso carattere trasversale e pervasivo del concetto di sostenibilità dello sviluppo a richiedere una stretta connessione con tutte le altre priorità politiche emergenti (l'equità sociale, la lotta alla povertà e alla disoccupazione, la giustizia sociale, l'efficienza nell'uso delle risorse, la protezione del capitale naturale, la coesione sociale, la cooperazione allo sviluppo).

    1.5.1   Questa esigenza di interconnessione tra le varie strategie politiche dell'UE assume particolare rilievo proprio nell'attuale fase storica. Le gravi conseguenze provocate dalla crisi economica globale rendono necessario distinguere tra gli impatti derivanti dalla congiuntura economica mondiale e lo sviluppo di profonde e strutturate strategie di sviluppo sostenibile di lungo periodo.

    1.5.2   In particolare, il CESE ribadisce la necessità di una migliore cooperazione e integrazione tra la strategia europea per lo sviluppo sostenibile e la strategia Europa 2020 in modo da garantire che le azioni di quest'ultima siano effettivamente orientate alla realizzazione di una maggiore sostenibilità dello sviluppo. L'analisi e la ricerca di nuovi indicatori consentono di valutare l'effettività delle misure di incoraggiamento dei modelli di consumo e produzione sostenibili e altresì di alimentare il processo di monitoraggio di Europa 2020.

    1.6   Il CESE raccomanda il rafforzamento della dimensione sociale dello sviluppo sostenibile, soprattutto in seguito alle ripercussioni sulle questioni sociali generate dalla crisi economica - in particolare, in termini di aumento della disoccupazione, delle diseguaglianze e del rischio di esclusione sociale - che colpiscono in misura maggiore le categorie più vulnerabili e producono effetti a catena di lungo termine sulle condizioni di vita delle persone, limitando anche i margini di intervento in favore della tutela dell'ambiente.

    1.7   Il CESE sostiene con forza la promozione di uno sviluppo economico che sia in grado di garantire la crescita dell'economia neutralizzando le conseguenze negative per l'ambiente e che tenga conto dei principi chiave di equità, cooperazione e giustizia sociale (alla base del concetto stesso di sviluppo sostenibile).

    1.7.1   Il Comitato economico e sociale europeo appoggia il concetto di crescita verde e lo sviluppo di una green economy che si realizzi nel contesto di lungo termine dello sviluppo sostenibile, riducendo le disuguaglianze o l'ineguaglianza delle opportunità nella transizione verso un modello di sviluppo low carbon  (1).

    1.7.2   Il CESE accoglie in tal senso le raccomandazioni dell'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) sui posti di lavoro verdi affinché nella transizione verso un'economia verde siano garantite ai lavoratori e alle lavoratrici condizioni di lavoro dignitose (decent work) e lavori di alta qualità, evitando così che l'economia verde possa replicare le divisioni sociali che si sono verificate in altre fasi di trasformazione.

    1.8   Nella transizione verso la sostenibilità è fondamentale che si rafforzi l'investimento nella ricerca e nell'innovazione, soprattutto in campo energetico, per promuovere un modello di sviluppo maggiormente basato sulle fonti di energia rinnovabile e meno dipendente dal consumo dei combustibili fossili e perseguire la riduzione dell'intensità energetica dell'economia, ma anche per le esternalità positive sulla crescita e gli spazi occupazionali che si possono determinare, avviando nuove attività e promuovendo la competitività dell'economia.

    1.9   Accanto alla qualità della ricerca e dell'innovazione tecnologica anche la formazione svolge un ruolo fondamentale: essa accompagna la società civile nel cammino verso un diverso modello di sviluppo, fornendo gli strumenti idonei per fronteggiare efficacemente le sfide che esso comporta e rafforzandone il ruolo di agente attivo del cambiamento.

    1.10   Garantire adeguati percorsi di sensibilizzazione e formazione in materia di sviluppo sostenibile è pertanto un obiettivo cruciale, che deve procedere di pari passo con quello dell'implementazione di più efficaci parametri per misurare i progressi compiuti verso una maggiore sostenibilità.

    1.11   In particolare, è opportuno proseguire nel cammino intrapreso dal CESE nel supportare l'elaborazione di nuovi indicatori per la misurazione del progresso economico al di là del PIL (2) e coniugare dimensioni d'analisi sia quantitative che qualitative, aprendosi anche alla rilevazione delle modalità di percezione e valutazione degli attori sociali sulle questioni della sostenibilità.

    1.12   È solo attraverso un processo partecipato e condiviso tra gli esperti, le forze politiche e sociali e la società civile che sarà possibile costruire una nuova cultura politica e sociale in grado di programmare un'idea di sviluppo che abbracci, ricongiungendole, le tre sfere – economica, sociale e ambientale – sulle quali poggia il concetto di qualità e sostenibilità del progresso umano.

    2.   Introduzione

    2.1   L'attuale rapporto di monitoraggio dell'Eurostat (2011 monitoring report of the EU sustainable development strategy), fotografando la strategia di sviluppo sostenibile dell'UE nel 2011, offre un quadro dettagliato della situazione degli Stati membri (SM) dell'Unione a due anni dalla crisi e consente, pertanto, di effettuare una valutazione critica in merito sia alle profonde trasformazioni in atto nelle nostre società, sia al dibattito in corso sulla possibilità che la transizione ad un'economia low carbon costituisca un'opportunità per combattere la recessione, stimolando un processo di rilancio produttivo e contrastando il calo dell'occupazione.

    2.2   Dato il proprio ruolo di ponte tra le istituzioni UE e la società civile organizzata, il CESE intende contribuire alla riflessione originata dal suddetto rapporto, favorendo la partecipazione delle istituzioni rappresentative dei cittadini europei alla valutazione dei temi e dei progetti rilevanti per il perseguimento della sostenibilità economica, sociale e ambientale dello sviluppo.

    2.3   Il presente parere intende altresì dare continuità ai precedenti pareri elaborati dal CESE in preparazione della conferenza dell'ONU sullo sviluppo sostenibile (UN Conference on Sustainable Development- UNCSD) che si terrà a Rio de Janeiro (Rio + 20) a giugno 2012.

    2.3.1   L'attuale parere rappresenta un contributo della società civile in vista dei negoziati del vertice Rio + 20 in particolare rispetto ad una delle due sfide chiave che saranno al centro del summit: il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile.

    3.   Considerazioni di carattere generale

    3.1   L'analisi dei dati del rapporto 2011 mette in rilievo come alcuni dei risultati raggiunti, nella direzione tracciata dagli obiettivi della strategia UE per lo sviluppo sostenibile, possano essere attribuiti più all'effetto dell'attuale congiuntura economica mondiale che all'implementazione di strutturate strategie di lungo periodo finalizzate alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Analizzare e affrontare le variazioni esistenti tra gli Stati membri nel perseguimento di questi obiettivi rappresentano una priorità.

    3.1.1   Sul fronte degli sviluppi favorevoli, evidenziati dal rapporto nell'arco temporale tra il 2000 ed oggi, si assiste a:

    una riduzione del numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale (sebbene sia aumentata la quota dei lavoratori poveri);

    un aumento delle aspettative di vita ed un miglioramento del quadro generale della salute pubblica (per quanto continuino a persistere ineguaglianze nell'accesso alla tutela della salute);

    una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra ed un aumento del consumo di energie rinnovabili;

    una stabilità nell'abbondanza e varietà delle specie di uccelli comuni, come buona proxy dello stato complessivo della biodiversità e della integrità dei sistemi naturali.

    3.1.2   Per quanto concerne gli sviluppi di segno sfavorevole si assiste a:

    un aumento della domanda di materiali, pur essendosi registrato un trend positivo di incremento della produttività delle risorse;

    un aumento del tasso di impiego dei lavoratori anziani che tuttavia non raggiunge il target previsto per il 2010;

    il mantenimento delle attività di pesca oltre i livelli di sostenibilità per gli stock ittici;

    il raggiungimento di un decoupling attualmente solo relativo tra sviluppo economico e consumo di energia nei trasporti, e la mancanza di uno spostamento del trasporto di merci e persone su modalità a minor impatto ambientale;

    il mancato raggiungimento del target previsto per il 2010 dello 0,56 % del reddito nazionale lordo per l'assistenza ufficiale allo sviluppo.

    3.2   Riguardo all'influenza della crisi sullo sviluppo favorevole/sfavorevole dei trend analizzati nel rapporto Eurostat, si nota che la riduzione delle emissioni di gas climalteranti, da un lato, è attribuibile ad un uso più efficiente dell'energia ed al maggior ricorso a combustibili low carbon ma, dall'altro, è stata anche determinata dagli effetti recessivi originati dalla crisi.

    3.2.1   L'energia, in quanto presupposto di tutte le attività economiche, appare come la variabile più strettamente legata alla crescita dell'economia, come mostrato dal decremento del consumo di energia finale in parallelo alla caduta del PIL. Ciò rende fondamentale fare ulteriori passi in avanti sul fronte del decoupling tra crescita economica e pressione ambientale attraverso il disaccoppiamento tra la produzione di ricchezza e il consumo di energia.

    3.3   In definitiva, lo scenario dipinto nel rapporto Eurostat mostra che l'Unione europea ha fatto importanti progressi sul cammino in direzione di uno sviluppo ambientale, economico e sociale sostenibile; tuttavia l'economia dell'UE è ancora energy & carbon intensive e occorre pertanto intensificare gli sforzi in favore di mutamenti strutturali profondi in grado di avviare un processo di transizione di lungo periodo, libero dagli effetti dell'attuale congiuntura economica mondiale.

    4.   Considerazioni di carattere particolare

    4.1   L'analisi degli indicatori che misurano la dimensione dello sviluppo socioeconomico nella sua evoluzione dal 2000 al 2011 mostra in modo particolarmente marcato gli effetti della recessione generata dalla crisi economica globale. Ciò è evidente soprattutto nell'esame del PIL, degli investimenti e della produttività del lavoro.

    4.1.1   Andamenti negativi si registrano in riferimento alla disoccupazione e all'occupazione, con tassi particolarmente preoccupanti per quanto riguarda la disoccupazione giovanile. Trend di segno positivo si rilevano, invece, nella ripresa dei risparmi delle famiglie come risposta alla crisi; nella crescita della spesa per ricerca e sviluppo e nel miglioramento dell'intensità energetica, per la quale si registra un decoupling assoluto.

    4.1.2   L'area dello sviluppo socioeconomico misura i progressi compiuti nel costruire una società basata su un'economia innovativa ed ecoefficiente che provvede alti standard di vita alla società civile. La crisi economica ha influito negativamente sul raggiungimento di questi obiettivi. Tuttavia, lo sviluppo di un processo di greening dell'economia può costituire una potente leva per fronteggiare la recessione, contribuendo al rilancio produttivo e occupazionale.

    4.2   L'analisi dei progressi raggiunti in favore di modelli di produzione e consumo sostenibili mostra andamenti contraddittori. Nonostante l'UE sia diventata più efficiente nell'uso delle risorse, si assiste a un continuo incremento della domanda di materiali. Sul piano energetico, cresce il consumo di elettricità, ma si assiste ad un decremento del consumo di energia finale. Riguardo alla questione dei rifiuti, se si rileva un aumento della produzione di rifiuti pericolosi, si scopre invece un abbassamento della quantità di rifiuti non minerali ed un aumento del riciclo. Inoltre si segnala il continuo aumento del numero di automobili, ma si registra una riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti in buona parte derivante dal decremento registrato nel settore dei trasporti e dalla diffusione di motori più performanti.

    4.2.1   Il quadro di contrasti che emerge dagli indicatori analizzati mostra che nonostante i progressi compiuti sono necessari ulteriori sforzi per conseguire l'obiettivo di spezzare il legame tra crescita economica ed uso delle risorse, nel rispetto della capacità di carico degli ecosistemi. È inoltre fondamentale considerare il consumo e la produzione in maniera più interdipendente, promuovendo il concetto di ciclo di vita dei prodotti. Occorre pertanto investire maggiormente in azioni di sensibilizzazione a favore di modelli produttivi e di consumo più responsabili verso l'ambiente.

    4.3   Gli indicatori relativi all'inclusione sociale mostrano trend di sviluppo piuttosto favorevoli, con una riduzione del rischio di povertà o esclusione sociale. Tuttavia, si assiste ad un aumento del rischio di povertà per il gruppo di persone in età dai 25 ai 49 anni e, in misura più lieve, per quelle dai 18 ai 24 anni ad un aumento del tasso di disoccupazione giovanile. Risultano invece essersi ridotti: l'intensità della povertà, l'ineguaglianza di reddito, il tasso di disoccupazione a lungo termine, il gap di genere sui salari.

    4.3.1   Tra i trend di segno sfavorevole si rilevano: l'aumento della quota dei lavoratori poveri; la crescita della partecipazione al life-long learning in maniera non sufficiente a raggiungere il target previsto per il 2010; la necessità di ridurre maggiormente il tasso degli abbandoni scolastici prematuri.

    4.3.2   Se il quadro dipinto nel rapporto Eurostat è abbastanza favorevole, occorre migliorare i risultati relativi all'abbandono scolastico e al life-long learning. Il rischio di povertà colpisce infatti in misura maggiore proprio le persone che hanno una bassa istruzione. Inoltre, l'istruzione e la formazione rivestono un ruolo cruciale per poter beneficiare delle opportunità occupazionali connesse allo sviluppo dell'economia verde, che richiede lo sviluppo di nuove tecnologie ecoefficienti e il riadattamento delle competenze in linea con i processi di innovazione tecnologica. L'attività di formazione è quindi fondamentale, sia nel favorire l'inserimento lavorativo dei giovani sia nel rispondere alle esigenze di chi già lavora e si trova a dover affrontare nuove domande provenienti dalle trasformazioni in atto.

    4.4   L'analisi dei cambiamenti demografici presenta significativi miglioramenti relativi al tasso di impiego dei lavoratori anziani, all'aspettativa di vita oltre i 65 anni, alla riduzione del rischio di povertà per gli over 65 anni.

    4.4.1   Tuttavia, a fronte di tali miglioramenti, si assiste a un incremento dei livelli quantitativi e qualitativi della spesa per il welfare e del debito pubblico. I cambiamenti demografici ai quali assistiamo - in particolare, i più bassi tassi di fertilità e le aspettative di vita più lunghe – e gli squilibri intergenerazionali che ne derivano – impongono di rispondere alla sfida di creare una società mutuamente inclusiva mantenendo livelli sostenibili per la spesa pubblica, modulando la spesa per il welfare in base alle mutate esigenze che implicano una maggiore domanda per le pensioni, la salute e le cure a lungo termine.

    4.5   L'analisi della salute pubblica indica miglioramenti in favore di una vita più lunga e più in salute: aumentano le aspettative di vita, si riducono i decessi per malattie croniche e il numero dei suicidi; si registrano inoltre abbassamenti della produzione di sostanze chimiche tossiche, del tasso degli incidenti gravi sul lavoro, dell'esposizione all'inquinamento acustico. A fronte di questo quadro favorevole, persistono però ancora ineguaglianze nell'accesso all'assistenza sanitaria tra i diversi gruppi socioeconomici.

    4.5.1   Il concetto di salute pubblica abbraccia vari aspetti sociali, economici ed ambientali dello sviluppo (la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, i finanziamenti alle cure mediche, l'esposizione agli agenti inquinanti, ecc.), rappresentando una delle sfide chiave della strategia UE per lo sviluppo sostenibile che richiede maggiori sforzi in direzione di un approccio analitico integrato per ricongiungere le tre sfere della sostenibilità che invece spesso finiscono per essere considerate separatamente.

    4.6   L'analisi degli indicatori relativi a cambiamento climatico ed energia mostra alcuni significativi miglioramenti; tuttavia, è stato anche considerevole l'impatto su questi trend della crisi economica, a causa dello stretto legame che intercorre tra energia e sviluppo economico. Sul piano dei cambiamenti di segno favorevole si osservano: la riduzione dell'emissione di gas serra che ha avvicinato l'UE al raggiungimento dei target di riduzione del 20 % nel 2020 e all'obiettivo di Kyoto fissato al 2012; la crescita della quota di energia da fonti rinnovabili, che potrebbe raggiungere, entro il 2020, l'obiettivo del 20 % di energia da fonti rinnovabili a copertura del consumo interno lordo di energia, e l'incremento dell'uso delle rinnovabili nei trasporti. Si rileva, infine, una riduzione della domanda di energia.

    4.6.1   Sul piano dei cambiamenti di segno sfavorevole si nota, invece: la crescita dal 2000 al 2009 della dipendenza dall'energia importata; il non raggiungimento della quota del 21 % di rinnovabili nella produzione di elettricità; il modesto progresso della cogenerazione e nello spostamento del carico fiscale dal lavoro all'uso delle risorse.

    4.6.1.1   La produzione e il consumo di energia sono i maggiori fattori di emissioni di CO2 e, quindi, di impatto ambientale globale. Ciò rende estremamente importante l'innovazione tecnologica in campo energetico. Peraltro, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica, oltre ad abbattere le emissioni di gas climalteranti, può altresì generare benefici economici e sociali determinando nuove attività che creano posti di lavoro, coniugando le istanze della tutela dell'ambiente con quelle della crescita economica e del lavoro.

    4.6.1.2   A tal fine bisogna evitare che la crisi economica metta a repentaglio i processi di greening dell'economia che si stanno attuando, ma che appaiono particolarmente vulnerabili in questa fase di recessione.

    4.7   Anche i cambiamenti rilevati nell'ambito del trasporto sostenibile sono in parte riconducibili alle conseguenze della crisi economica. In particolare, al minor volume dei trasporti che ne deriva è attribuibile la riduzione degli incidenti stradali, così come il decremento nell'emissione di gas serra e del consumo di energia, che hanno fatto registrare un decoupling, peraltro, solo relativo.

    4.7.1   In termini di trend di segno positivo si notano progressi sia nella riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dalle nuove auto, che nella decrescita delle emissioni di inquinanti nell'aria. Sul versante dei trend negativi si osserva invece che, sia nel campo del trasporto merci che in quello del trasporto passeggeri, non si assiste ad uno spostamento su modalità di trasporto a minor impatto ambientale.

    4.7.1.1   Quello del trasporto è un settore complesso i cui elementi critici sono da ricondurre a cause di diversa natura, fino a coinvolgere gli stili di vita e i modelli culturali di consumo. In questo senso i trasporti sono un esempio di come la lotta al cambiamento climatico, per essere efficace, non debba limitarsi a chiamare in causa solo l'azione politica e le scelte tecniche, ma anche, in prima persona, i cittadini nelle loro routine quotidiane.

    4.8   Gli sforzi compiuti in direzione della tutela delle risorse naturali hanno portato ad alcuni risultati positivi, ma ci sono ancora importanti passi da compiere. Se risulta stabile l'abbondanza e la varietà di molte specie di uccelli comuni, permane tuttavia il sovrasfruttamento degli stock ittici (3). Se aumenta la designazione di aree naturali, continua però anche l'espansione delle aree urbane a scapito dei terreni agricoli e semi naturali.

    4.8.1   Non solo le risorse naturali sono il presupposto per lo sviluppo delle attività di produzione e consumo degli uomini, ma da esse dipendono gli equilibri ecosistemici la cui alterazione può avere conseguenze irreversibili per tutto il pianeta. Per questo motivo occorre un maggior impegno nell'arrestare il degrado ambientale, tramite la conservazione del capitale naturale del suolo e delle sue risorse di biodiversità.

    4.8.2   C'è un pressante bisogno di affrontare il gap che esiste per gli indicatori ecologici con l'aggiunta di indicatori addizionali, in modo da riflettere meglio la condizione delle risorse biologiche ed i benefici pubblici, attuali e futuri, derivati dal funzionamento degli ecosistemi.

    4.9   Lo sviluppo della global partnership, dal 2000 in poi, mostra segnali positivi, nonostante l'impatto negativo che la crisi ha avuto sui flussi di commercio (attraverso l'incremento delle importazioni dai paesi in via di sviluppo e la riduzione dei sussidi all'agricoltura UE), sui finanziamenti in favore dello sviluppo sostenibile e sulla gestione delle risorse naturali.

    4.9.1   D'altro canto, però, si assiste ad un basso incremento della quota di reddito nazionale lordo utilizzato per l'assistenza ufficiale allo sviluppo dei paesi in via di sviluppo che non consente di raggiungere il target previsto per il 2010. Si osserva inoltre un restringimento del gap di emissioni di CO2 tra l'UE ed i paesi in via di sviluppo per via di un incremento delle emissioni di queste ultime a fronte di un decremento registrato nei paesi dell'Unione.

    4.9.2   La global partnership è una dimensione fondamentale della strategia UE per lo sviluppo sostenibile: combattere la povertà diffusa, le disuguaglianze e il mancato accesso alle risorse nei paesi meno sviluppati e quelli in via di sviluppo sono infatti sfide chiave dello sviluppo sostenibile. Da qui deriva l'impegno ad aiutare i paesi più poveri a tenere il passo in modo equo con la transizione verso la sostenibilità, facendo fronte alla crescita della popolazione mondiale, alle aspettative crescenti in termini di tenore di vita e all'aumento dei consumi di materie prime.

    4.10   Gli indicatori che misurano il livello di good governance mostrano trend sia positivi che negativi. Per quanto riguarda gli sviluppi di segno favorevole si nota: a) una significativa riduzione dei casi di infrazione delle leggi UE a livello nazionale; b) che dal 2007 al 2009 la trasposizione delle direttive europee è stata al di sopra del target del 98,5 %; c) un aumento della disponibilità dell'e-governement per i servizi pubblici di base e del suo utilizzo da parte dei cittadini dei paesi membri; d) che metà dei cittadini intervistati ha dichiarato di avere fiducia nel Parlamento europeo. Per quanto concerne gli sviluppi sfavorevoli si osserva: e) un calo dell'affluenza alle urne alle elezioni nazionali unita alla partecipazione alle elezioni del Parlamento europeo che è risultata più bassa della partecipazione alle elezioni nazionali (più del 20 % di differenza in 27 paesi, con solo un paese che presenta il risultato contrario); f) che non sono ancora stati fatti sufficienti passi in avanti nello spostamento della tassazione verso una più ampia quota di tasse ambientali sul totale delle entrate fiscali.

    4.10.1   Il concetto di governance è strettamente legato allo sviluppo sostenibile e all'affermazione di un principio di equità sociale ed intergenerazionale che richiede che gli interessi delle future generazioni siano parte degli accordi delle generazioni attuali. Una good governance richiede lo sviluppo di una società democratica, attraverso una piena partecipazione dell'economia, delle parti sociali e della società civile, mediante la messa a punto di strutture di dialogo tra i cittadini e i responsabili politici.

    4.11   Il coinvolgimento e la partecipazione della società civile è considerata dal CESE di fondamentale importanza per il raggiungimento di ulteriori progressi nella realizzazione dello sviluppo sostenibile e per il consolidamento della stessa strategia UE per lo sviluppo sostenibile. Per assicurare la partecipazione della società civile e consentirle di contribuire alla realizzazione dello sviluppo sostenibile è necessario ampliare l'accesso alla conoscenza e all'informazione sui temi della sostenibilità.

    4.12   Per garantire una comunicazione maggiormente efficace è anche necessario implementare più efficaci parametri per misurare i progressi compiuti nella realizzazione di uno sviluppo sostenibile. In particolare, è opportuno proseguire nel cammino intrapreso dal CESE nel supportare l'elaborazione di nuovi indicatori per la misurazione del progresso economico al di là del PIL (4) che siano in grado di inserire la valutazione della qualità ambientale e sociale in quella economica; ed è necessario coniugare dimensioni sia quantitative che qualitative, aprendosi anche alla rilevazione delle modalità di percezione e valutazione degli attori sociali sulle questioni della sostenibilità.

    4.13   Invero, lo sviluppo di un valido sistema informativo, lungi dall'avere un mero interesse conoscitivo, si inserisce nel processo decisionale e politico, costituendo la base sulla quale innestare il sistema delle preferenze sociali. È per questo motivo che la riflessione sul significato stesso di progresso sociale e ambientale e la conseguente ricerca di nuovi indicatori e strumenti interpretativi deve avvenire mediante un coinvolgimento attivo degli esperti, delle forze politiche e sociali e della società civile, attraverso una partecipazione democratica alle decisioni.

    4.14   Il CESE dovrebbe anche prendere nota della mancanza di un report sulle prospettive future risultante dal lavoro Eurostat e chiedere chiarimenti su come lo sviluppo delle politiche e delle traiettorie future sarà incorporato sia nel lavoro della Commissione che in quello degli Stati membri.

    Bruxelles, 23 maggio 2012

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Staffan NILSSON


    (1)  Parere del CESE sul tema La posizione del CESE in merito alla preparazione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Rio + 20), GU C 143 del 22.5.2012, pag. 39.

    (2)  Parere del CESE sul tema Non solo PIL – Il coinvolgimento della società civile nella selezione di indicatori complementari, GU C 181 del 21.6.2012, pag. 14.

    (3)  Parere del CESE in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'organizzazione comune dei mercato nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura, GU C 181 del 21.6.2012, pag. 183.

    (4)  Parere del CESE sul tema Non solo PIL – Il coinvolgimento della società civile nella selezione di indicatori complementari, GU C 181 del 21.6.2012, pag. 14.


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