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Document 52012DC0672
COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS Report on the Review of the European Water Scarcity and Droughts Policy
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Relazione sul riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Relazione sul riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità
/* COM/2012/0672 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Relazione sul riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità /* COM/2012/0672 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL
PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO
E AL COMITATO DELLE REGIONI Relazione sul riesame della politica europea
in materia di carenza idrica e di siccità 1. Introduzione Nell’ultimo decennio sono aumentate le
preoccupazioni dovute agli eventi di siccità e di carenza idrica nell’UE, in
particolare per quanto riguarda gli squilibri di lungo termine nella domanda e
nella disponibilità di acqua in Europa. Nel 2003, in seguito a
una delle siccità di maggior entità, che ha colpito oltre 100 milioni di
persone, un terzo del territorio dell’UE, con un costo di almeno 8,7 miliardi
di euro, il Consiglio dei ministri dell’UE ha chiesto alla Commissione
europea di interessarsi a questo tipo di problematica nell’UE. La Commissione ha risposto a questo invito per
mezzo della comunicazione intitolata “Affrontare il problema della carenza
idrica e della siccità nell’Unione europea”[1], che ha delineato una gerarchia
dell’acqua, nella quale la gestione della domanda idrica occupa il primo posto,
seguita dalle opzioni alternative di approvvigionamento solo una volta esaurito
il potenziale di efficienza idrica. A tal fine la comunicazione ha identificato
sette opzioni strategiche principali, illustrate individualmente alle sezioni
da 3.1.1 a 3.1.7 in appresso. La Commissione ha valutato i progressi
compiuti nell’attuazione di tali strategie attraverso le relazioni annuali di
follow-up del 2008, 2009 e 2010. La presente relazione corrisponde alla
richiesta formulata nel 2007 dal Consiglio di valutare entro il 2012 se la
strategia in questione abbia raggiunto gli obiettivi di ridurre la carenza
idrica e la vulnerabilità ai periodi di siccità. La relazione intende inoltre
esaminare se le azioni adottate per realizzare la direttiva quadro in materia
di acque[2]
abbiano contribuito ad affrontare il problemi di carenza idrica e di siccità.
Tale valutazione si basa su diversi studi[3]
svolti dalla Commissione europea e sulla valutazione dei piani di gestione dei
bacini idrografici degli Stati membri (PGBI). Si tratta di uno dei pilastri a
sostegno dello sviluppo del piano della Commissione per la salvaguardia delle
risorse idriche europee. Ulteriori informazioni sono reperibili nell’allegato
documento di lavoro dei servizi della Commissione. 2. Carenza idrica e siccità in Europa Nel 2011 e 2012 vaste regioni meridionali,
occidentali e persino settentrionali sono state colpite da siccità. La siccità
del 2011 è considerata la peggiore dell’ultimo secolo, con precipitazioni ridotte
fino al 40% rispetto alla norma. In entrambi gli anni la disponibilità delle
risorse idriche risultava fortemente ridotta durante la primavera e in vaste
regioni dell’UE si erano adottate misure di razionamento idrico. Negli ultimi
trent’anni gli episodi di siccità si sono notevolmente moltiplicati per numero
ed effetti. Fra il 1976 e il 2006 il numero di zone e persone colpite da
siccità è aumentato di quasi il 20%, mentre il costo totale della siccità ha
raggiunto 100 miliardi di euro. Nel 2007 almeno l’11% della popolazione dell’UE
e il 17% del suo territorio hanno vissuto l’esperienza della carenza idrica e
il fenomeno mostra segni di peggioramento, considerato che una parte importante
dei bacini idrografici può essere ritenuta a forte stress idrico tutto l’anno.
Nei mesi estivi la carenza idrica è maggiormente pronunciata nell’Europa
meridionale ma si sta rivelando un fenomeno frequente anche nei bacini
settentrionali, compresi quelli britannici e tedeschi. Le tendenze appaiono stabili. Una localizzazione
modellizzata dei bacini colpiti da carenza idrica in estate e durante l’anno
per il 2030 mostra che il numero dei bacini idrografici in sofferenza dovrebbe
aumentare fino al 50%[4]. Sia la siccità, sia la carenza idrica possono
causare perdite economiche nei settori chiave che fanno uso di acqua, con
impatti ambientali sulla biodiversità, la qualità dell’acqua, il deterioramento
e la perdita di zone umide, congiuntamente a erosione, degrado del suolo e
desertificazione. Alcuni effetti sono di breve termine e le condizioni si
ripristinano rapidamente, mentre altri possono diventare permanenti. 3. Strategia per la lotta alla carenza
idrica e alla siccità in Europa Gli strumenti identificati nella comunicazione
del 2007 e la direttiva quadro in materia di acque rappresentano entrambi
elementi di rilievo per invertire le tendenze relative alla carenza idrica e
alla vulnerabilità ai periodi di siccità nell’UE. Le sezioni in appresso
mostrano la misura in cui si sono finora prodotti tali fenomeni e identificano
le carenze nella vigente politica in materia. 3.1. Attuazione delle opzioni
strategiche del 2007 3.1.1. Attribuire un giusto prezzo
all’acqua L’attuazione di quanto prescritto dalla
direttiva quadro sulle acque in merito al recupero dei costi e incentivi di
prezzo è stata limitata. I PGBI forniscono informazioni sulle tariffe vigenti
dei servizi idrici, dove la relativa definizione spesso non è in linea con l’interpretazione
della Commissione in quanto ne limita l’ambito d’applicazione alla fornitura di
acqua potabile e di trattamento delle acque reflue, fatta eccezione per l’autoestrazione,
la protezione dalle inondazioni, l’energia idroelettrica, la navigazione, ecc[5]. Anche dove si usi una
definizione più ampia dei servizi idrici, il recupero dei relativi costi
finanziari non costituisce ancora la norma in tutti gli Stati membri, mentre
spesso non sono presi in considerazione i costi ambientali o delle risorse. Se le tariffe del settore sono fissate a un
livello inferiore al recupero dei costi, il grado di sostituzione dei beni nei
sistemi per l’acqua potabile può non essere sufficiente per ridurre le
dispersioni a livelli accettabili e i fondi disponibili per il trattamento
possono non essere sufficienti per conseguire gli obiettivi ambientali[6]. Nell’agricoltura, il settore dal maggior
consumo, di acqua nell’UE, i costi di esercizio per l’approvvigionamento idrico
in dieci Stati membri sono recuperati solo in parte, mentre i costi di capitale
sono spesso sovvenzionati. Anche nelle zone a stress idrico una parte
importante delle estrazioni di acqua destinata all’agricoltura nell’UE non ha
un prezzo, mentre non esiste alcun meccanismo finanziario che consenta di
recuperare i costi ambientali e delle risorse delle singole estrazioni o di
erogare incentivi per un uso più efficiente dell’acqua. La misurazione è
una precondizione per una distribuzione e una formazione del prezzo dell’acqua
efficienti[7]. 3.1.2. Maggiore efficienza nella
distribuzione dell’acqua e nel relativo finanziamento In linea di principio, in tutti gli Stati
membri esistono procedure di autorizzazione per l’estrazione o l’uso di acqua,
ma differiscono tra loro in modo importante e le estrazioni illecite restano
una questione irrisolta in diverse regioni d’Europa. La prassi di razionare l’acqua
in tempi di carenza idrica o di siccità fa parte delle strategie di
distribuzione dell’acqua in molti Stati membri. In alcuni Stati membri il razionamento è
determinato a seconda di una gerarchia di utenti dell’acqua, dove l’ambiente è
talvolta incluso come settore distinto. Talvolta le norme che disciplinano l’estrazione
sono più rigorose nelle zone soggette a carenza idrica ricorrente. Si fa sempre maggior ricorso agli schemi di
flusso ecologico[8]
in quanto elementi di distribuzione dell’acqua per razionare l’uso dell’acqua,
definire i limiti superiori dei cambiamento dei corpi idrici, mantenere un
certo stato biologico e aiutare a correggere impatti di azioni precedenti. In Europa, la Spagna è l’unico paese dove dal 1999
è possibile lo scambio di diritti per l’uso dell’acqua e dal 2005 sono emersi
mercati dell’acqua con una diversità di meccanismi di scambio formali e
informali. Durante il periodo di siccità 2005-2008 in Spagna gli scambi sui
mercati dell’acqua hanno migliorato le condizioni dei bacini maggiormente
colpiti da carenza idrica. Si sono registrati
progressi nell’integrare gli aspetti quantitativi della questione nella
politica agricola comune (PAC) e le disposizioni contenute nella proposta della
Commissione affinché la PAC includa le prescrizioni della direttiva sulle acque
per progetti d’irrigazione e per stabilire condizioni relative all’uso dei
fondi per lo sviluppo rurale sono essenziali per far proseguire tale tendenza.
La proposta della Commissione per il periodo 2014-2020 ha determinato che un
approvvigionamento idrico e una gestione della domanda idrica efficienti
costituiscono gli elementi fondamentali degli investimenti nell’ambito del FESR
e del fondo di coesione per quanto riguarda la gestione dell’acqua. Nel
contempo una comunicazione[9]
ha ricordato agli Stati membri l’esigenza di aumentare il sostegno all’efficienza
idrica nell’uso dei fondi di coesione. Il ricorso ai fondi BEI per affrontare
le questioni di carenza idrica e di siccità è ancora limitato. Adeguare l’uso del suolo per ridurre la
vulnerabilità delle risorse idriche non è prassi diffusa fra gli Stati membri,
mentre si promuovono invece azioni e misure tecniche di sostegno molto
frammentate anziché pianificare l’uso integrato di acqua e suolo. L’efficienza sotto il profilo dei costi e l’analisi costi-benefici è
stata di rado fruita dagli Stati membri per conferire priorità agli
investimenti nell’ambito del processo PGBI, tale processo non si è pertanto
tradotto univocamente in un meccanismo di coordinamento per destinare le risorse
finanziarie alle questioni prioritarie6. 3.1.3. Migliorare la gestione del
rischio di siccità Lo sviluppo di piani di gestione della siccità
ha mostrato progressi, ma la relativa attuazione e integrazione con i PGBI e
gli altri documenti di pianificazione resta limitata. Alcune misure contenute
nei PGBI mirano a ridurre l’estrazione di acqua da parte di diversi settori e
possono contribuire a ridurre la vulnerabilità alla siccità, ma restano
tuttavia principalmente incentrate sulla carenza idrica. Un prototipo dell’osservatorio europeo sulla
siccità è stato ulteriormente sviluppato e sono stati stabiliti accordi di
interoperabilità con le principali banche dati a livello europeo, regionale e
locale. Esistono ora indicatori di siccità a livello dell’UE su
base preliminare per quanto riguarda precipitazioni, suolo, umidità, risposta
vegetale nonché un indicatore combinato di siccità specifico per la siccità che
colpisce l’agricoltura. Sono necessari ulteriori sviluppi per sottoporre a
prova e migliorare l’insieme degli indicatori per aggiungere ulteriori dati
relativi al livello dei bacini nazionali e idrografici, sottoporre a prova e
attuare previsioni di siccità di medio e lungo termine, oltre che effettuare
analisi di pericolosità e dei rischi. Si sono registrati progressi limitati nell’uso
dei fondi europei di solidarietà nel settore della siccità. Il meccanismo di
finanziamento è stato attivato solo una volta, in occasione della siccità del 2008
a Cipro. Le norme di applicazione sono ora in corso di revisione. 3.1.4. Considerare la creazione di
ulteriori infrastrutture per l’approvvigionamento idrico In alcuni Stati membri sono state sviluppate
infrastrutture idriche supplementari prima di sfruttare pienamente il
potenziale delle misure di risparmio idrico, nonostante la gerarchia delle
acque. Gli stati membri non hanno preso sistematicamente in considerazione gli
eventuali impatti ambientali dei piani relativi alle nuove infrastrutture
idriche. In circa il 30% dei PGBI esaminati, lo
sviluppo o l’adeguamento dei serbatoi e di altre infrastrutture è inteso ad
aumentare la disponibilità delle risorse idriche e a ridurre gli impatti
socioeconomici della carenza di acqua. Il 25% dei PGBI comprende lo sviluppo o l’adeguamento
dei regimi di trasferimento dell’acqua ma a diversi gradi di rilevanza, nel 50%
dei casi si prevede il riutilizzo delle acque reflue e il 30% dei PGBI
contempla la raccolta dell’acqua piovana. Lo sviluppo o l’aggiornamento degli impianti
di dissalazione è presente solo in pochi PGBI ma riveste un’importanza
fondamentale per i bacini idrografici dell’Europa meridionale. I piani non
tengono in sufficiente considerazione gli impatti ambientali negativi di tale
azione. 3.1.5. Promuovere le tecnologie e le
pratiche che consentono un uso efficiente dell’acqua Anche se si sono conseguiti risparmi notevoli
nelle colture irrigue, è possibile ottenere ulteriori risparmi di rilievo
migliorando i programmi di irrigazione e modernizzando le tecnologie d’irrigazione.
Permane tuttavia incertezza riguardo alle modalità con cui il risparmio idrico
sui singoli campi si traduca effettivamente in un risparmio complessivo per l’azienda
agricola e il bacino idrografico. In alcuni casi la modernizzazione ha condotto
a un’intensificazione o a un’estensione delle colture piuttosto che a una
riduzione dell’uso dell’acqua[10].
Sussistono ancora margini di miglioramenti nell’edilizia, per esempio
relativamente alla progettazione ecocompatibile dei rubinetti e delle docce. Nell’UE si osserva un’ampia diversità per
quanto riguarda l’efficienza dei sistemi di approvvigionamento dell’acqua
potabile. In alcuni casi i sistemi di distribuzione dell’acqua a bassa
efficienza (tasso di dispersione elevato) può rappresentare il massimo livello
di efficienza economica, il che significa che eventuali investimenti
supplementari volti a ridurre le dispersioni si tradurrebbero in maggiori costi
per il pubblico senza però comportare benefici per il pubblico né per l’ambiente6. La valutazione dei PGBI mostra che questi
spesso non sono stati coordinati adeguatamente con altri programmi fisici e
socioeconomici, per esempio sull’uso dei suoli. Tale carenza di coordinamento,
congiuntamente all’assenza di piani di sostegno finanziario, ostacolano
gravemente l’attuazione dei PGBI in generale e delle misure afferenti alle
questioni di carenza idrica a siccità (comprese le misure in materia di
efficienza idrica) in particolare. 3.1.6. Favorire lo sviluppo di una
cultura del risparmio idrico in Europa Gli Stati membri stanno mettendo in opera un’ampia
gamma di attività di sensibilizzazione per promuovere il risparmio idrico ma
non sono sempre presenti altri strumenti, quali i prezzi incentivanti, il
finanziamento dei meccanismi di risparmio idrico, la progettazione
ecocompatibile delle apparecchiature che fanno uso di acqua, ecc. Nell’ambito del consumo sostenibile stanno
emergendo due tendenze principali relative alla certificazione e ai sistemi di
etichettatura dei prodotti alimentari e agricoli: sistemi incentrati sulla
comunicazione di informazioni relative all’impronta idrica di un prodotto e
sistemi incentrati sulla promozione di un buon mantenimento delle acque. L’etichettatura
sulla base dell’impronta idrica al momento non è raccomandata poiché la maggior
parte dei consumatori non possiede conoscenze sufficienti in materia per
interpretare le informazioni, considerate le questioni inerenti la trasparenza
e l’affidabilità in merito nonché la sua inefficacia nell’affrontare gli
impatti dell’acqua consumata[11]. Lo European Water Partnership (Partenariato
europeo per l’acqua) ha sviluppato il sistema European Water Stewardship (EWS)
nell’intento di promuovere prassi efficienti presso i principali utilizzatori d’acqua.
I criteri di certificazione sono strettamente collegati ai principali requisiti
della direttiva sulle acque e tale strumento può quindi risultare utile per
ottimizzare la gestione idrica a livello di bacino idrografico. 3.1.7. Migliorare le conoscenze e la
raccolta di dati La copertura a livello unionale e le serie di
dati di lungo periodo relative ai quantitativi d’acqua non sono ancora
disponibili, pertanto la prima fase dell’identificazione dei bacini idrografici
a rischio di carenza idrica resta un ostacolo da superare. Necessitano ancora
di miglioramento dati organizzati relativi a stato e pressioni, impatti ed
efficacia delle risposte per affrontare le questioni di carenza idrica e di
siccità. Nell’ambito della strategia comune per l’attuazione
della direttiva sulle acque si sono compiuti progressi nell’applicazione di
indicatori comuni in materia di carenza idrica e siccità. Sono stati
finora adottati tre indici: ·
L’indice SPI (Standardized Precipitation Index) per
la siccità meteorologica ·
L’indice fAPAR (fraction of Absorbed
Photosynthetically Active Solar Radiation) per l’impatto della siccità sulla
vegetazione ·
L’indice WEI+ (Water Exploitation Index Plus) per
la pressione sulle risorse idriche dovuta alle estrazioni d’acqua. Questi indici possono essere calcolati sulla
base di informazioni, siano esse già disponibili o in fase di sviluppo, per
esempio gli equilibri fisici dell’acqua in corso di sviluppo da parte dell’AEA. La ricerca sulla
carenza idrica e l’efficienza nell’uso dell’acqua è ripartita fra il 6° e il 7° Programma
quadro di ricerca, ma sono necessari maggiori sforzi per sviluppare sinergie
con le attività di ricerca condotte dagli Stati membri, fra l’altro sui
risparmi idrici e l’efficienza nonché per garantire un coordinamento adeguato
con le esigenze strategiche. Progetti di recente varo mirano ad attuare
gradualmente tali sinergie. 3.2. Integrazione delle misure
relative alla carenza idrica e alla siccità nei PGBI Le modalità di copertura delle questioni di
carenza idrica e di siccità da parte dei PGBI sono state esaminate per tutti i
paesi che hanno presentato tali piani, escludendo quindi Portogallo, Grecia e
parti di Spagna e Belgio[12]. Si tratta di questioni considerate importanti
nei PGBI in tutta l’UE. La carenza idrica è un fenomeno comune a tutta l’area
mediterranea e anche ad alcune zone dell’Europa centrale, orientale e
settentrionale. Il 41% dei PGBI non considera la carenza idrica una fonte di
preoccupazione. La siccità è un fenomeno noto in un’ampia gamma di distretti
idrografici in tutta Europa ma il 40% dei PGBI non la considera un elemento di
rilievo. L’analisi degli aspetti quantitativi dell’acqua
non dispone di un’adeguata base in molti PGBI: i dati quantitativi sono
insufficienti e la carenza idrica spesso non è distinta chiaramente dalla
siccità e viceversa. Gli scenari di domanda idrica sono presenti solo nel 35%
dei casi, mentre quelli relativi alla disponibilità delle risorse idriche
rappresentano meno del 25% dei PGBI. L’80% dei piani non valuta l’incertezza
dei dati e il 90% non specifica le fonti dei fondi destinati ad attuare le
misure pertinenti. Le misure volte a garantire la realizzazione
degli obiettivi afferenti alla carenza idrica e alla siccità per mezzo del
rafforzamento della capacità di adattamento degli ecosistemi sono inserite nel 45%
dei PGBI. I PGBI attribuiscono una priorità elevata al razionamento nei
confronti dei nuovi sviluppi idrovori solo a pochi bacini soggetti a carenza
idrica. L’incidenza di altre politiche settoriali
sulla riduzione della carenza idrica e l’attenuazione degli effetti della
siccità non è coperta in modo sufficiente: per solo il 12% dei PGBI si
identificano le pressioni sulle risorse idriche esercitate dai diversi settori. Per quanto riguarda i bacini internazionali,
esiste un divario ancora maggiore nelle questioni relative ai quantitativi d’acqua
per ridurre i rischi di conflitti e contribuire a realizzare gli obiettivi
relativi alla carenza idrica e alla siccità. Solo il 5% dei PGBI internazionali
esaminati comprende misure coordinate di lotta contro la carenza idrica e la
siccità elaborate per l’intero distretto idrografico. 3.3. Lacune nell’attuale politica
di lotta contro la carenza idrica e la siccità La valutazione che precede evidenzia una
varietà di lacune strategiche interconnesse per quanto riguarda la lotta alla
carenza idrica e alla siccità in Europa. Tra queste si annoverano: · Lacune concettuali: la comprensione del nesso causale fra motori,
pressioni, stati e impatti in grado di aiutare a identificare le misure più efficaci
sotto il profilo dei costi nella lotta alla carenza idrica e alla siccità non è
ancora sufficiente. La carenza idrica e la siccità spesso non sono distinte e
gli indici intesi a illustrare i due fenomeni si sono rivelati finora
insufficienti. I nuovi indici concordati devono essere calcolati per tutta l’UE
su una scala geografica e temporale adeguata, il che richiede una serie di dati
coerente per l’UE. · Lacune informative: i PGBI comprendono solo dati limitati relativi alla
domanda e alla disponibilità idriche attuali e future, nonché alle misure di
lotta alla carenza idrica e alla siccità, alla disponibilità di finanziamento e
al loro impatto previsto su tali fenomeni. L’assenza di informazioni affidabili
ostacola la corretta valutazione dell’efficacia e dell’impatto socioeconomico
delle misure. · Lacune strategiche, amministrative e attuative: nel complesso, la
maggior parte delle azioni e delle misure di sostegno proposte dagli Stati
membri per affrontare la carenza idrica e la siccità mirano a pressioni, stati
e impatti, attribuendo la priorità alle misure volte a incrementare l’approvvigionamento
idrico. Le misure mirate ai principali motori all’origine dei due fenomeni o l’attuazione
delle misure d’accompagnamento, quali la misurazione, la fissazione dei prezzi,
le sovvenzioni e il razionamento del consumo idrico sono proposte solo da pochi
PGBI. Le responsabilità e il finanziamento delle misure proposte non sono
chiari. Un adeguato coordinamento con gli altri processi di pianificazione e la
disponibilità delle risorse finanziarie non sono chiari. Non sono infine ben
definiti i collegamenti fra carenza idrica e flussi ecologici. 4. Affrontare meglio le questioni legate
alla disponibilità delle risorse idriche nel futuro L’obiettivo principale in quest’ambito è
ripristinare o mantenere l’equilibrio idrico in tutti i bacini idrografici
europei, tenendo in debita considerazione le esigenze idriche degli ecosistemi
acquatici. Mentre le prescrizioni della direttiva quadro
sulle acque non sono delineate in modo particolareggiato per quanto riguarda le
acque superficiali[13],
è inverosimile raggiungere un buono stato ecologico in un corpo idrico dai
flussi fortemente alterati, a causa per esempio di un’estrazione eccessiva. Ne
consegue che un’adeguata gestione della disponibilità delle risorse idriche
costituisce una prescrizione implicita della direttiva in questione. Nell’ambito
del processo della strategia di adozione comune si è raggiunta una posizione
comune relativa alla carenza idrica e alla siccità, che deve essere
attentamente tenuta in considerazione nella stesura dei prossimi PGBI. Il Partenariato europeo per l’innovazione
relativo all’acqua[14]
può svolgere un ruolo di primo piano nell’agevolare lo sviluppo di soluzioni
innovative per le questioni di distribuzione idrica, mentre il partenariato
europeo per l’innovazione (PEI) su produttività e sostenibilità dell’agricoltura[15] interessa la gestione delle
acque a livello di azienda agricola, in modo da contribuire a un uso più
efficiente dell’acqua in agricoltura. Esistono inoltre numerosi strumenti
importanti per migliorare la gestione della distribuzione idrica nei futuri
PGBI, in appresso sono illustrati i principali: 4.1. Definizione e attuazione dei
flussi ecologici L’istituzione e l’applicazione di flussi
ecologici adeguati per tutti i corpi idrici in Europa sono essenziali per
affrontare efficacemente le questioni di carenza idrica e di siccità nonché per
conseguire un buono stato ecologico, come prescritto dalla direttiva sulle
acque e realizzare inoltre importanti benefici collaterali in termini di
risparmio energetico, attenuazione e adattamento ai cambiamenti climatici,
natura e biodiversità. A tal fine è necessario adattare l’attuale distribuzione
idrica per integrarvi le esigenze ecologiche degli ecosistemi dipendenti dall’acqua.
Se gli schemi di distribuzione idrica rispecchiano i requisiti di flusso
ecologico, è possibile prevenire o attenuare gli effetti della carenza idrica e
della siccità. 4.2. Definizione e attuazione
degli obiettivi di efficienza idrica I PGBI devono comprendere dati quantitativi
relativi alla domanda e alla disponibilità delle risorse idriche, compresa una
migliore capacità previsionale della disponibilità e del consumo della risorsa.
I dati devono inoltre essere più trasparenti, in modo da evidenziare
incertezze, tempi e fonti. Nelle regioni soggette a siccità, le ipotesi dei
PGBI devono tener conto delle incertezze e delle variazioni (per es. della
disponibilità delle risorse idriche), senza interpretarle come eventi naturali
inattesi. Esiste ancora un ampio potenziale per adottare
misure di efficienza idrica in tutti i principali settori che fanno uso dell’acqua:
l’agricoltura, l’industria, le reti di distribuzione, l’edilizia e la
produzione energetica. Il potenziale di risparmio idrico è tuttavia
strettamente legato al contesto ed è meglio fissare gli obiettivi a livello
locale con le parti interessate che hanno un’approfondita conoscenza dei
diversi settori che utilizzano l’acqua e i componenti del ciclo idrogeologico,
poiché esse sono in grado di garantire che gli obiettivi siano coerenti e che
le misure di efficienza siano attuare con i minori costi. 4.3. Promozione degli incentivi
economici all’uso efficiente dell’acqua Ai fini dell’attuazione dell’articolo 9 della
direttiva sulle acque, è fondamentale affrontare la carenza idrica e la
siccità. È necessario ampliare l’ambito d’applicazione degli attuali strumenti
economici per garantire che offrano gli incentivi per un’estrazione e un uso
sostenibile dell’acqua: dove non esistono tariffe, è necessario adottarle, è
necessario promuovere tariffe basate sul consumo idrico, il ruolo dei canoni e
delle tasse per l’estrazione deve essere ampliato in modo che i costi
ambientali e delle risorse siano contabilizzati nelle decisioni degli
utilizzatori dell’acqua. Garantire che gli strumenti economici
rispecchino meglio il valore economico dell’acqua servirà anche da incentivo
per investimenti supplementari mirati al controllo delle dispersioni da parte
dei fornitori di servizi idrici, contribuendo sia all’intero recupero dei
costi, sia alla sostenibilità e all’efficienza di lungo termine dell’erogazione
dei medesimi servizi. Infine, destinare entrate finanziarie a misure connesse
alla carenza idrica e alla siccità sarà un ulteriore aiuto per conseguire gli
obiettivi in materia. L’istituzione di meccanismi di mercato/scambio
dell’acqua con un limite definito per l’ambiente rappresenta un meccanismo in
grado di offrire l’opportunità di pagamento per i servizi ecosistemici,
realizzando così un equilibrio sostenibile per i bacini idrografici carenti.
Fra i benefici collaterali figura la redistribuzione temporanea o permanente
dei diritti per l’uso dell’acqua fra gli utenti economici in grado di generare
benefici economici supplementari. 4.4. Orientare l’uso dei suoli per
rispondere alla carenza idrica Garantire che il nuovo sviluppo economico sia
coerente con la disponibilità delle risorse idriche costituisce la base per la
sostenibilità di lungo termine e richiede di conferire un’attenzione specifica
per l’uso dei suoli. Questo ribadisce l’esigenza di una corretta integrazione
tra i PGBI e gli altri processi di pianificazione economici e fisici. A tal fine i PGBI devono essere adeguatamente
coordinati con gli altri piani fisici e socioeconomici prima della loro
adozione, identificando le risorse finanziarie necessarie alla loro adozione.
In questo modo si garantirà che i costi e i benefici delle azioni siano
correttamente tenuti in considerazione e che l’attuazione del principio dell’efficacia
in termini di costi contenuto nella direttiva sulle acque sia applicato per
realizzare gli obiettivi del PGBI al costo minimo. 4.5. Migliorare la gestione della
siccità in Europa Sviluppare ulteriormente l’osservatorio
europeo sulla siccità affinché funga da sistema di allerta preventiva sarà la
via maestra per aiutare gli Stati membri e gli operatori economici ad agire il
più presto possibile e prepararsi alle prossime siccità. È necessario abbinare
quest’azione a un adattamento efficace del fondo europeo di solidarietà in caso
di emergenza siccità per affrontare i danno che non si sono potuti evitare. Sono necessari ulteriori sforzi per sviluppare
e attuare un insieme di azioni coerenti mirate a fronteggiare la siccità a
livello dei bacini idrografici nell’ambito del processo di pianificazione
previsto dalla direttiva sulle acque. Gli sviluppi dell’uso dei suoli devono
essere coerenti con la disponibilità delle risorse idriche dei bacini
idrografici, compresa la relativa variabilità. A tal proposito, in quanto
misure di ritenzione, le infrastrutture verdi possono svolgere un ruolo
estremamente positivo. È inoltre possibile affidarsi alle opzioni
alternative di approvvigionamento idrico a basso impatto ambientale, come il
riutilizzo delle acque. 4.6. Promuovere la capacità di
adattamento ai cambiamenti climatici Si prevede che i
cambiamenti climatici siano destinati a peggiorare gli impatti degli stress
idrici già esistenti, come i cambiamenti nelle precipitazioni, abbinati alle
temperature in crescita, poiché tutti questi elementi causeranno mutamenti
significativi nella qualità e nella disponibilità delle risorse idriche. Nelle
risposte strategiche alla carenza idrica e alla siccità si deve inserire una
combinazione di misure di adeguamento. 5. Conclusioni La finalità complessiva della strategia di
lotta contro la carenza idrica e la siccità, intesa a invertire la tendenza,
non è stata realizzata, anche se si sono registrati progressi nell’attuazione dei
sette strumenti strategici identificati nella comunicazione della Commissione
del 20071. Tale strategia è stata in una certa misura
ritenuta a sé stante da parte degli Stati membri ed è essenziale una maggior
attenzione agli aspetti relativi alla disponibilità in fase di attuazione della
direttiva sulle acque. Nei prossimi cicli di attuazione della direttiva in
questione è necessario garantire tale aspetto, congiuntamente a un’ulteriore
integrazione delle questioni di disponibilità delle risorse idriche nelle politiche
settoriali. La maggioranza delle misure applicate dagli
Stati membri sono incentrate su pressioni, stati e impatti, mentre solo poche
interessano i principali motori. Le lacune strategiche identificate e le
opzioni concrete per affrontarle sono presentate nella comunicazione della
Commissione dal titolo “Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee”
al fine di inserire le questioni relative alla disponibilità delle risorse
idriche nel quadro di riferimento globale. Se del caso, è possibile inserire
ulteriori misure strategiche nella strategia per l’adattamento ai cambiamenti
climatici, prevista nella primavera 2013. [1] COM(2007) 414 definitivo. [2] Direttiva 2000/60/CE, GU L 327 del 22.12.2000, pag. 1. [3] http://ec.europa.eu/environment/water/quantity/building_blocks.htm [4] Modellizzazione effettuata nell’ambito del progetto Clim.Wat.Adapt. [5] La Commissione ha avviato procedure d’infrazione nei
confronti di otto Stati membri. La valutazione in corso dei PGBI degli Stati
membri mostra che solo in sei dei ventitré Stati membri valutati si è
comunicata un’ampia definizione dei servizi idrici. [6] “Resource
and economic efficiency of water distribution networks”, relazione
finale di ERM alla Commissione europea, 2012. [7] “The
role of water pricing and water allocation in agricolture”, relazione
finale di Arcadis et al. alla
Commissione europea, 2012. [8] I regimi di flusso necessari per mantenere processi essenziali per
avere ecosistemi fluviali più sani nonché un buono stato ecologico dei corpi
idrici. [9] COM(2011) 17 definitivo. [10] “Water saving potential in agriculture in Europe”, relazione finale del
Bio Intelligence Service alla Commissione europea, 2012. [11] “Water footprinting and product labelling”, relazione finale di RPA
alla Commissione europea, 2011. [12] La relazione è pertanto suscettibile di sottovalutare la
sfida posta dalla carenza idrica e dalla siccità in Europa. [13] I requisiti quantitativi sono chiari per quanto riguarda le acque
sotterranee. [14] COM(2012) 216 definitivo. [15] COM(2012) 79 definitivo.