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Document 52012AE0480

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'istituzione del programma «Salute per la crescita» , terzo programma pluriennale d'azione dell'UE in materia di salute per il periodo 2014-2020 — COM(2011) 709 definitivo — 2011/0339 (COD)

GU C 143 del 22.5.2012, p. 102–106 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

22.5.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 143/102


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'istituzione del programma «Salute per la crescita», terzo programma pluriennale d'azione dell'UE in materia di salute per il periodo 2014-2020

COM(2011) 709 definitivo — 2011/0339 (COD)

2012/C 143/19

Relatrice generale: OUIN

Il Parlamento europeo, in data 30 novembre 2011, e il Consiglio, in data 12 dicembre 2011, hanno deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'istituzione del programma "Salute per la crescita", terzo programma pluriennale d'azione dell'UE in materia di salute per il periodo 2014-2020

COM(2011) 709 final - 2011/0339 (COD).

L'Ufficio di presidenza del Comitato economico e sociale europeo, in data 6 dicembre 2011, ha incaricato la sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, di preparare i lavori del Comitato in materia.

Vista l'urgenza dei lavori, il Comitato economico e sociale europeo, nel corso della 478a sessione plenaria, dei giorni 22 e 23 febbraio 2012 (seduta del 23 febbraio), ha nominato relatrice generale Béatrice OUIN e ha adottato il seguente parere con 169 voti favorevoli, 1 voto contrario e 4 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore l'iniziativa della Commissione: in questo periodo di crisi, il terzo programma rappresenta un messaggio positivo rivolto ai cittadini europei. Plaude inoltre all'adozione di un programma specifico dedicato alla salute e la cui dotazione, seppur modesta, è stata aumentata;

1.2

il CESE apprezza la rifocalizzazione su un numero ridotto di priorità e l'aumento del massimale di sovvenzione destinato ai paesi il cui reddito nazionale lordo pro capite è inferiore al 90 % della media UE (1);

1.3

il CESE concorda sulla necessità di pervenire ad un impiego più razionale delle risorse finanziarie e umane, ma mette in guardia contro la tentazione di tagliare i bilanci e ridurre le prestazioni dei servizi sanitari pubblici in periodo di crisi;

1.4

il CESE ritiene che, nel campo della salute, il valore aggiunto europeo consista nell'incentivare gli scambi di buone pratiche e la diffusione dei principi di integrazione della salute in tutte le politiche, di lotta alle disuguaglianze in materia di salute e di lotta alla povertà e all'esclusione sociale;

1.5

il CESE insiste sul fatto che, se si vuole che i cittadini si mantengano in buona salute, è necessario fare opera di prevenzione: educazione sanitaria, miglioramento delle condizioni lavorative, di vita e abitative. Invecchiare in buona salute è un processo che si prepara durante tutta la vita;

1.6

il CESE afferma che, data la generale carenza di personale in tutto il settore della salute, è opportuno cercare soluzioni condivise: parità uomo-donna nella vita professionale, rivalutazione delle competenze e dei salari, riconoscimento dell'elevata tecnicità delle professioni sanitarie, attenzione alle competenze sviluppatesi con il lavoro informale svolto in famiglia, eterogeneità degli impieghi, miglioramento delle condizioni lavorative e dell'organizzazione dell'orario di lavoro, formazione lungo tutto l'arco della vita, condizioni più favorevoli alla fine della carriera per tener conto dell'usura fisica e psicologica del personale medico e paramedico;

1.7

secondo il CESE, è preferibile formare i disoccupati alle professioni sanitarie piuttosto che attrarre lavoratori già formati provenienti da paesi terzi o da altri paesi dell'Unione, onde evitare che i paesi d'origine siano privati delle loro competenze;

1.8

il CESE insiste sulla necessità di fornire alle famiglie e alla comunità di appartenenza (amici, vicini, ecc.) i mezzi per occuparsi dei malati e delle persone non autosufficienti, grazie anche a una migliore ripartizione dell'orario di lavoro lungo tutto l'arco della vita;

1.9

il CESE incoraggia gli scambi di esperienze in merito all'uso di sistemi di sanità elettronica da parte sia degli operatori sanitari che dei semplici cittadini, e chiede la definizione di quadri europei per:

tutelare i dati riservati nell'ambito di scambi transfrontalieri di cartelle cliniche o prescrizioni mediche,

garantire la correttezza delle informazioni riportate sui siti web accessibili a tutti mediante un sistema di accreditamento da parte delle autorità sanitarie competenti;

1.10

il CESE reputa che agli attuali obiettivi prioritari (lotta al tabagismo, all'alcolismo, all'obesità e all'HIV) ne vadano aggiunti altri, riguardanti i nuovi rischi legati a:

cambiamenti climatici, inquinamento, diffusione di prodotti chimici, nanotecnologie,

sicurezza dei medicinali e delle protesi, consumo eccessivo di medicinali,

cambiamento degli stili di vita e delle abitudini alimentari, e conseguenti effetti sulla riproduzione umana,

salute mentale (stress, depressione, morbo di Alzheimer);

1.11

il CESE reputa che sia necessario promuovere ulteriormente le nuove tecnologie nel campo della salute al fine di ridurre il carico di lavoro del personale sanitario e innalzare il livello qualitativo dell'assistenza e del sostegno offerti ai pazienti nonché migliorare e incoraggiare la mobilità degli anziani.

2.   Contesto

2.1

Negli ultimi due anni il CESE ha adottato numerosi pareri su temi relativi alla salute: dalla lotta alle disuguaglianze sanitarie a quella contro l'alcolismo, il morbo di Alzheimer e il cancro, passando per la lotta contro il tabagismo e per la sicurezza dei pazienti (2).

2.2

Se il settore dell'assistenza sanitaria può senz'altro apportare un contributo prezioso alla crescita economica, è altrettanto vero che la salute non si riassume solo in questo. Per migliorare la sostenibilità dei sistemi sanitari, che intervengono quando la malattia è già presente, è innanzitutto necessario preservare la buona salute dei cittadini mediante misure di prevenzione e di sanità pubblica, nonché integrare la salute in tutte le politiche. A tal fine, sarebbe utile disporre di un maggior numero di dati statistici sulle attività dei sistemi sanitari.

2.3

La crisi economica induce ad operare drastici tagli di bilancio che mettono a repentaglio la qualità dei servizi sanitari pubblici e l'accesso universale alle cure sanitarie. Se si vuole preservare la buona salute della popolazione in un contesto di trasformazioni demografiche e cambiamenti climatici, è indispensabile consacrare risorse adeguate a questo obiettivo.

2.4

Rimanere in buona salute richiede un'educazione sanitaria sin dall'infanzia (acquisita in famiglia, oltre che dispensata dalla scuola e dai media), un'alimentazione sana a tutte le età, una limitazione dell'esposizione ai prodotti pericolosi, condizioni di vita e di lavoro dignitose, ecc. Un'attenzione particolare deve essere rivolta all'invecchiamento in buona salute, poiché i maggiori consumatori di assistenza sanitaria sono - oltre ai neonati - proprio gli anziani. L'invecchiamento in buona salute deve essere preparato in anticipo.

2.5

Condizioni di vita e di lavoro più sane sono, insieme alla prevenzione, gli strumenti più efficaci per preservare lo stato di salute della popolazione e per ridurre, di conseguenza, l'assenteismo e la spesa sanitaria.

2.6

Le prime piaghe da combattere sono la povertà e l'esclusione sociale: il freddo, la fame, un regime alimentare non equilibrato, la scarsa igiene, le cattive condizioni abitative - fattori ai quali spesso si aggiunge la solitudine -, l'assenza di medicina preventiva ecc., creano terreno fertile per l'insorgere di malattie e in particolare di quelle croniche, che comportano una spesa molto elevata per i sistemi di protezione sociale, ossia per tutti i cittadini che contribuiscono a finanziarli.

2.7

Il CESE condivide l'obiettivo di contribuire alla creazione di sistemi sanitari innovativi e sostenibili, che richiedono l'elaborazione di strumenti e meccanismi comuni per sopperire alla carenza di risorse umane e finanziarie. È essenziale investire maggiori risorse nelle cure domiciliari e nella sanità leggera, riqualificando la spesa sanitaria ospedaliera: ciò consentirà di riconoscere la cruciale importanza del ruolo delle famiglie ai fini del mantenimento della salute dei cittadini e del miglioramento della sostenibilità del sistema sanitario.

2.8

È in tenera età e in seno alla famiglia che si inizia a ricevere un'educazione sanitaria, comprendente nozioni di igiene, di equilibrio alimentare e di comportamento, nonché a godere di un ambiente affettivo stabile. La famiglia, inoltre, è il primo luogo dove non solo si apprendono le regole per mantenersi in buona salute ma ci si occupa anche dei malati: da un lato perché molte malattie non richiedono un ricovero in ospedale e i pazienti rimangono a casa, nella loro famiglia, e dall'altro perché, quando un malato viene ricoverato, le visite dei familiari e delle altre persone care gli procurano un sostegno sia psicologico che materiale, accanto a quello offerto dal personale ospedaliero. Tale funzione essenziale della famiglia e più in generale della cerchia degli affetti deve essere preservata, poiché, quando la malattia diminuisce le facoltà dell'individuo, è anzitutto da amici e congiunti che si sente il bisogno di essere attorniati e sostenuti.

2.9

Le modifiche del nucleo familiare non sono prive di effetti sulla salute psicofisica della persona, cosicché occorre agire preventivamente sui fattori che fanno sì che la famiglia continui ad essere un ambiente rassicurante.

2.10

La diminuzione della "disponibilità di cure informali in ambito familiare" non è un processo inesorabile. Non è dagli operatori sanitari che i malati preferiscono essere curati. È vero che la famiglia non può sostituire gli operatori sanitari per gli interventi che richiedono competenze tecniche specialistiche; tuttavia, i pazienti e le loro famiglie devono poter scegliere riguardo a tutti i compiti associati al mantenimento dei pazienti nel loro domicilio. Di qui l'esigenza di permettere a tutti i lavoratori attivi di assentarsi dal luogo di lavoro qualora un membro della loro famiglia necessiti di cure sanitarie.

2.11

In un momento in cui si richiede una revisione di tutti i sistemi pensionistici, bisogna approfittarne per riequilibrare gli orari di lavoro lungo tutto l'arco della vita. Se l'allungamento della vita rende possibile lavorare più a lungo, uomini e donne devono avere la possibilità di beneficiare, durante la vita lavorativa, di congedi lunghi, a tempo pieno o parziale, finanziati al pari della pensione, per occuparsi delle persone care malate oppure anziane e non autosufficienti. Bisognerebbe introdurre una maggior libertà di scelta, affinché i lavoratori possano disporre del tempo finanziato dal loro lavoro secondo le loro esigenze, e non solo quando sono ormai in pensione. Avendo già negoziato l'introduzione del congedo parentale, le parti sociali europee potrebbero proseguire sulla stessa linea e discutere dell'adozione di questo nuovo tipo di congedi, resi possibili da un sistema di "accantonamento e prelievo" di ore di lavoro ("banca delle ore") e necessari per soddisfare l'esigenza di una migliore conciliazione tra vita familiare e professionale.

2.12

Inoltre, affinché la famiglia rimanga il primo luogo in cui si realizza la solidarietà, è necessario che essa disponga dei mezzi adatti. È opportuno prendere in considerazione fin d'ora, nel calcolo dei diritti di protezione sociale e della pensione, il tempo trascorso dalle persone che assistono una persona cara malata o non autosufficiente.

2.13

Occorre inoltre creare dei servizi di assistenza alle persone non autosufficienti che li aiutino nelle loro incombenze quotidiane: accompagnamento in bagno e cura della persona, pulizia della casa, preparazione dei pasti, assistenza notturna. Questo settore lavorativo di assistenza alla famiglia è in pieno sviluppo e sta generando nuovi posti di lavoro. In troppi paesi il lavoro domestico è ancora informale, non dichiarato, non tutelato e senza riconoscimento di titoli, nonché svolto in molti casi da lavoratrici immigrate. Si tratta di un settore di fondamentale importanza per la parità uomo-donna, nel quale però persistono ancora parecchi stereotipi, quando invece questi impieghi domestici, contraddistinti dal mancato riconoscimento delle necessarie competenze tecniche, da contratti precari o dall'assenza di contratti e da salari molto bassi, sono indispensabili per il funzionamento dell'economia. La convenzione appena adottata dall'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) in merito al lavoro dignitoso per i lavoratori domestici dovrebbe imprimere un carattere morale e professionale a tale settore, a condizione però che vengano individuate fonti di finanziamento adeguate, che non potranno provenire unicamente dai malati che necessitano di tali servizi o dalle loro famiglie.

3.   Obiettivi del programma

3.1

Per sopperire alla carenza di manodopera, il programma in esame propone di diffondere soluzioni innovative. In questo periodo di massiccia disoccupazione per l'Europa, occorre chiedersi perché il settore dell'assistenza sanitaria abbia difficoltà ad impiegare nuovi addetti. Le professioni sanitarie sono caratterizzate da una forte presenza femminile e non attraggono un numero sufficiente di uomini e di giovani, e ciò per tutta una serie di motivi: riconoscimento di qualifiche e competenze insufficiente, condizioni e orari di lavoro usuranti, salari bassi. La parità tra uomini e donne sul lavoro dipende anche dalla rivalutazione dei salari, da un più adeguato riconoscimento delle competenze tecniche e dall'accesso alla formazione lungo tutto l'arco della vita.

3.2

Un'innovazione importante, che esigerebbe l'adozione di misure specifiche, consisterebbe nell'aumentare la presenza maschile in questa categoria professionale. Le parti sociali dovrebbero promuovere politiche che favoriscano la presenza di gruppi sottorappresentati. Occorre esercitare una particolare vigilanza nel caso degli operatori sanitari con statuto di "auto-imprenditore", i quali tendono a trascurare le pause necessarie e a lavorare fino all'esaurimento delle forze. Un'attenzione particolare deve essere rivolta poi a tutte le innovazioni tecniche, organizzative e sociali che consentiranno di migliorare le condizioni di lavoro e di ridurne il carattere usurante.

3.3

Nel settore dell'assistenza sanitaria gli operatori sono necessariamente soggetti a forti vincoli: i malati abbisognano di cure 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, e il lavoro notturno, gli orari difficilmente conciliabili con la vita familiare, sono esigenze di cui non si può fare a meno. Per giungere a condizioni di lavoro accettabili, è allora indispensabile un intenso coinvolgimento del personale nelle decisioni da prendere. Nell'ambito del dialogo sociale settoriale, le parti sociali devono studiare l'attuazione di visioni innovative del luogo di lavoro, tra cui la gestione individuale dell'orario di lavoro (self-rostering), che può beneficiare del sostegno degli strumenti delle TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione).

3.4

Le parti sociali devono lavorare con le autorità pubbliche per sostenere la formazione e l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, la mobilità interna dei posti di lavoro e l'acquisizione di competenze in materia di gestione e organizzazione. Per consentire una più agevole conciliazione tra lavoro e formazione, esse devono tenere conto di una serie di opzioni, tra cui il distacco dei lavoratori, la formazione impartita sul posto di lavoro, l'apprendimento mediante e-learning, ecc. L'ampliamento delle opportunità di carriera è essenziale per trattenere il personale.

3.5

Rispondere alla carenza di manodopera favorendo la formazione dei disoccupati e promuovendo salari adeguati appare una soluzione migliore rispetto all'attrarre lavoratori già formati provenienti da paesi terzi: i medici, gli infermieri, i fisioterapisti ecc. originari dell'Africa, dell'Asia o dell'America Latina rappresentano infatti una perdita per i rispettivi paesi, che ne hanno finanziato la formazione. Le parti sociali europee del settore sanitario hanno elaborato un codice etico di condotta per quanto riguarda le assunzioni e il trattenimento di personale del comparto ospedaliero in contesti transfrontalieri, un codice che dovrebbe essere applicato e ampliato. Ciò nondimeno, per i casi in cui operatori sanitari provenienti da paesi terzi intendano trasferirsi in Europa il CESE ha proposto, in un parere del 2007 sul tema La salute nel contesto del fenomeno migratorio, di creare un fondo speciale di compensazione destinato a consentire la formazione di altri operatori sanitari nei rispettivi paesi d'origine (3).

3.6

Il primo obiettivo del programma in esame consiste nel "favorire la collaborazione europea in materia di valutazione delle tecnologie sanitarie (VTS) e [nell‧] esplorare il potenziale della sanità elettronica e delle TIC per la salute. È necessario definire dei quadri europei per tutelare i dati riservati nell'ambito degli scambi transfrontalieri (ad es. di cartelle cliniche o prescrizioni mediche).

3.7

Il secondo obiettivo del programma è "migliorare l'accesso alle competenze mediche e alle informazioni concernenti patologie specifiche anche su scala transnazionale e sviluppare soluzioni condivise e orientamenti per migliorare la qualità della sanità e della sicurezza dei pazienti allo scopo di migliorare l'accesso a un'assistenza sanitaria migliore e più sicura per i cittadini europei". Sono disponibili, e ampiamente consultati, siti Internet per il grande pubblico dedicati ai temi della salute che divulgano informazioni mediche e contribuiscono all'educazione sanitaria. Consultare queste fonti d'informazione per la cura dei disturbi benigni può evitare di ricorrere al medico. Dal momento che informano sugli effetti benefici delle medicine tradizionali o di quelle alternative, della fitoterapia, delle cure termali, dei massaggi ecc., questi siti aiutano a mantenersi in buona salute. Diffondere una migliore conoscenza di sé e delle proprie esigenze psicologiche e fisiologiche è utile per mantenere i cittadini in buona salute e limitare il consumo eccessivo sia di cure mediche che di medicinali. È opportuno organizzare scambi e definire quadri europei al fine di garantire la correttezza delle informazioni divulgate al grande pubblico (sistema di accreditamento) e di evitare il proliferare di millantatori che abusino della credulità dei malati per trarne profitto.

3.8

Occorre incoraggiare lo scambio di buone pratiche sui meccanismi attuati in questa o quella regione, allo scopo di migliorare l'accesso alle cure sanitarie, nonché permettere la permanenza o l'insediamento di medici e di personale infermieristico qualificato nelle zone rurali o nei quartieri più poveri; vanno inoltre promossi gli scambi in materia di pianificazione dei sistemi sanitari, delle politiche nel campo della salute e dei servizi di assistenza alle persone.

3.9

Con il suo terzo obiettivo, il programma si propone di "individuare, diffondere e promuovere l'adozione di buone pratiche convalidate per misure di prevenzione efficaci sotto il profilo dei costi, affrontando i principali fattori di rischio, segnatamente il tabagismo, l'abuso di alcol e l'obesità, nonché l'HIV/AIDS". In un programma che punta molto sull'innovazione, occorre anche promuovere lo scambio di esperienze in merito ai nuovi fattori di rischio, altrettanto importanti in una prospettiva futura.

3.10

A causa dei cambiamenti climatici, di un inquinamento sempre più diffuso, dell'adozione di nuovi stili di vita (sedentarietà, lunghe ore trascorse davanti al computer o al televisore, ecc.) e alla diffusione di numerosi agenti chimici, i cui effetti a lungo termine sulla salute sono ancora ignoti, stanno emergendo nuovi disturbi e nuove patologie croniche: grandi problemi che il XXI secolo dovrà affrontare.

3.11

Tra la fine del XIX secolo, quando cominciò ad essere utilizzato nell'industria e nell'edilizia, e la fine del XX secolo, quando fu vietato, l'amianto ha ucciso decine di migliaia di lavoratori.

3.12

L'agricoltura impiega pesticidi e altri prodotti chimici la cui nocività per l'organismo si manifesta solo nel lungo periodo. I risultati di alcuni studi sembrano confermare i timori circa il tasso di incidenza delle neoplasie sugli agricoltori. Più in generale, tali sostanze si diffondono nell'aria, nell'acqua e negli alimenti; e, per conservare gli alimenti più a lungo e modificarne il gusto, l'industria agroalimentare fa ricorso anche agli additivi.

3.13

A queste preoccupazioni si aggiungono quelle legate ai detergenti che si utilizzano in casa e nei luoghi di lavoro, ai numerosi prodotti utilizzati nell'industria ed ai medicinali. Il consumo eccessivo di questi ultimi ha del resto già causato una resistenza dei ceppi batterici agli antibiotici, i quali, inoltre, vengono somministrati anche agli animali d'allevamento e contaminano le acque, mentre altri prodotti (come gas e polveri sottili) si diffondono nell'aria. Queste sostanze compongono nel loro insieme un "minestrone chimico" ambientale che potrebbe essere all'origine, a quanto sembra, del rapido aumento delle allergie e dei tumori. E disturbi per la salute possono essere provocati anche dalle onde elettromagnetiche.

3.14

Un altro tema preoccupante è quello delle conseguenze che l'esposizione alle sostanze e alle radiazioni e i cambiamenti nello stile di vita possono avere sulla capacità riproduttiva degli esseri umani. Se le cause del basso tasso di natalità sono in primo luogo di natura sociologica, bisogna tener conto delle crescenti difficoltà fisiologiche che numerose coppie incontrano quando decidono di avere un figlio.

3.15

Tra i nuovi rischi constatati, lo stress lavorativo è una delle cause scatenanti di depressioni, che a volte possono anche spingere al suicidio. Lo stress accumulato dai disoccupati e, più in generale, da tutti coloro che si sentono inutili per la società è un altro fenomeno che dovrebbe essere combattuto. La salute mentale è infatti una componente fondamentale dello stato di salute generale della popolazione.

3.16

Invecchiare bene è un processo che si prepara durante tutta la vita. Le condizioni lavorative svolgono un ruolo determinante al riguardo: la speranza di vita non è la stessa per gli impiegati d'ufficio, i lavoratori a turni o i coltivatori diretti. Diminuire il carattere usurante dell'attività lavorativa, limitare il lavoro notturno, ridurre il livello di stress, sono altrettanti modi di prepararsi alla vecchiaia mantenendosi in buona salute.

3.17

Per invecchiare in buona salute, è essenziale continuare a ritenersi utili alla società, essere inseriti in una rete di relazioni e conservare una curiosità pronta e vivace, oltre che mantenersi impegnati nella professione o nel volontariato, praticare attività sportive e avere una buona igiene di vita.

3.18

La fase finale della vita è un altro tema che dovrebbe essere al centro di scambi a livello europeo, perché riguarda la responsabilità del cittadino e il rapporto con la sua personale idea di una vita dignitosa. Oggi la stragrande maggioranza della popolazione muore in ospedale. Anche la qualità di tale fase della vita è una questione importante.

3.19

Per i casi in cui il paziente è in fase terminale e le cure mediche sono inefficaci, è indispensabile sviluppare dei servizi di cure palliative che gli permettano di evitare la sofferenza. Tali servizi non sono presenti in tutti gli ospedali, che non possono accogliere tutti i pazienti che ne hanno bisogno.

3.20

Il quarto obiettivo del programma è "sviluppare approcci comuni e comprovarne il valore per essere più preparati e coordinarsi meglio nelle emergenze sanitarie al fine di proteggere i cittadini dalle minacce sanitarie transfrontaliere". Poiché le epidemie non conoscono confini nazionali, la cooperazione in questo ambito è fondamentale. Onde evitare sprechi inutili, bisognerebbe trarre insegnamento dalle misure adottate e operare una distinzione tra misure di prevenzione, che rientrano nel campo dell'educazione e possono essere rese permanenti, e misure che comportano l'acquisto di prodotti la cui durata di vita è limitata. Uno scambio di esperienze riguardo ai costi di tali misure e ai risultati da esse ottenuti consentirebbe di elaborare metodi adeguati agli obiettivi da raggiungere.

Bruxelles, 23 febbraio 2012

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Ad esempio Estonia, Ungheria, Lettonia.

(2)  Cfr. i seguenti pareri del CESE:

 

GU C 18 del 19.1.2011, pag. 74

 

GU C 339 del 14.12.2010, pag. 1

 

GU C 255 del 22.9.2010, pag. 72 e 76

 

GU C 128 del 18.5.2010, pag. 89

 

GU C 228 del 22.9.2009, pag. 113

 

GU C 318 del 23.12.2009, pag. 10

 

GU C 306 del 16.12.2009, pag. 64

 

GU C 317 del 23.12.2009, pag. 105

 

GU C 218 dell'11.9.2009, pag. 91

 

GU C 175 del 28.7.2009, pag. 116

 

GU C 77 del 31.3.2009, pag. 115

 

GU C 224 del 30.8.2008, pag. 88

 

GU C 77 del 31.3.2009, pag. 96.

(3)  Parere del CESE, GU C 256 del 27.10.2007, pag. 123.


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