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Document 52011AE1001
Opinion of the European Economic and Social Committee on the ‘Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions — Communication on migration’ COM(2011) 248 final
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Comunicazione sulla migrazione COM(2011) 248 definitivo
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Comunicazione sulla migrazione COM(2011) 248 definitivo
GU C 248 del 25.8.2011, p. 135–137
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
25.8.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 248/135 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Comunicazione sulla migrazione
COM(2011) 248 definitivo
2011/C 248/23
Relatore generale: Luis Miguel PARIZA CASTAÑOS
La Commissione europea, in data 4 maggio 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Comunicazione sulla migrazione
COM(2011) 248 definitivo.
Il 14 giugno 2011 l'Ufficio di presidenza del Comitato ha deciso di incaricare la sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza di preparare i lavori in materia.
Vista l'urgenza dei lavori, il Comitato economico e sociale europeo, nel corso della 472a sessione plenaria del 15 e 16 giugno 2011 (seduta del 15 giugno), ha nominato PARIZA CASTAÑOS relatore generale e ha adottato il seguente parere con 109 voti favorevoli, 2 voti contrari e 6 astensioni.
1. Introduzione
1.1 Il Consiglio europeo di giugno ha in programma la discussione di alcuni aspetti della politica comune di immigrazione. Il Presidente VAN ROMPUY ha proposto di incentrare i lavori sui seguenti punti:
— |
la libera circolazione delle persone all'interno dell'UE, |
— |
le regole in materia di asilo, |
— |
lo sviluppo di un partenariato con i paesi della sponda meridionale del Mediterraneo e il controllo delle frontiere esterne. |
1.2 La Commissione europea ha pubblicato lo scorso 4 maggio la comunicazione sulla migrazione (1) che costituisce il suo contributo per la riunione del Consiglio.
2. Osservazioni generali
2.1 Attraverso vari pareri (vedasi l'Allegato), il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha collaborato con le altri istituzioni dell'UE per far sì che l'Unione abbia un politica e una legislazione comuni in materia di asilo e immigrazione. Malgrado i progressi realizzati, la situazione non è soddisfacente. L'adozione della legislazione comune per l'ammissione di immigranti e per l'accoglienza di persone che necessitano di protezione internazionale incontra notevoli difficoltà sia al Consiglio che al Parlamento europeo.
2.2 La politica comune di immigrazione deve avere un approccio globale che tenga conto di diversi aspetti quali, ad esempio, la situazione demografica e quella dei mercati del lavoro, il rispetto dei diritti umani, la parità di trattamento e la non discriminazione, la legislazione relativa all'ammissione di nuovi immigranti, l'accoglienza e la protezione dei richiedenti asilo, la lotta contro le reti criminali della tratta di esseri umani, la collaborazione con i paesi terzi, la solidarietà europea, nonché la politica sociale e l'integrazione.
2.3 Negli ultimi mesi si sono succeduti eventi, dichiarazioni e decisioni politiche che il Comitato osserva con grande preoccupazione, perché vede diffondersi tra noi una vecchia e tristemente nota malattia degli europei: la xenofobia unita al nazionalismo escludente. Le minoranze e gli immigranti sono oggetto di disprezzo, d'insulti e di politiche aggressive e discriminatorie.
2.4 Anni fa la xenofobia e il populismo venivano promossi da settori politici estremisti ma minoritari. Tuttavia oggi queste politiche fanno parte dell'agenda e dei programmi di vari governi europei, che utilizzano le politiche contro gli immigranti e le minoranze come arma elettorale. Il CESE si augura che il Consiglio europeo di giugno eviti che l'agenda europea venga inquinata dalla xenofobia e dal populismo.
2.5 Nelle ultime settimane abbiamo assistito a situazioni inaccettabili, è sorta una grave crisi politica a causa di un moderato aumento dell'arrivo di immigranti nel Mediterraneo. In momenti precedenti e prima dell'arrivo di moltissime altre persone in fuga dalla guerra e dalla miseria, l'Europa ha agito con solidarietà garantendo la protezione dei diritti umani e rafforzando i valori dell'integrazione europea.
2.6 La creazione dello spazio Schengen rappresenta, per il Comitato e per la maggior parte degli europei, uno dei progressi più importanti dell'integrazione europea, Tuttavia, alcuni Stati membri stanno introducendo controlli alle frontiere interne dell'Europa che contravvengono al Trattato.
2.7 Il CESE è preoccupato in quanto una piccola crisi migratoria riguardante persone che necessitano di protezione sta mettendo in forse la solidità dei valori di alcuni governanti e della stessa UE.
2.8 Il CESE vuole fare un appello a favore della moderazione dei discorsi politici, nonché del recupero dell'equilibrio e del rispetto per i principi della democrazia e delle società libere e aperte. I governi europei devono ricordare che l'integrazione degli immigranti è un processo bidirezionale che implica anche compromessi per le società europee di accoglienza, le quali devono mostrare una volontà d'integrazione. Tuttavia non mostra una volontà d'integrazione una società che accetta che i suoi dirigenti politici utilizzino il populismo e la xenofobia contro gli immigranti e le minoranze nelle campagne elettorali e nelle decisioni politiche.
2.9 L'Europa ha bisogno di una visione a medio e a lungo termine. La presidenza belga dell'UE ha chiesto al CESE di elaborare un parere esplorativo (2) sul ruolo dell'immigrazione nella situazione demografica dell'Europa. Le conclusioni sono state chiare: nei prossimi anni deve aumentare la mobilità dei lavoratori all'interno dell'UE e deve anche crescere l'immigrazione di lavoratori e famiglie in provenienza da paesi terzi. Questo scenario ci prospetta nuove sfide relative alla gestione di una maggiore diversità nelle imprese e nelle città. Il CESE esorta la Commissione a presentare quanto prima una nuova agenda europea per l'integrazione che tenga conto dei lavori del Forum europeo dell'integrazione.
2.10 I recenti avvenimenti sulla sponda meridionale del Mediterraneo, assieme ai dibattiti e ai conflitti all'interno dell'Unione, offrono un'opportunità per rafforzare i valori e i principi dell'UE, nonché le norme comune esistenti, e per garantire «più Europa» nelle politiche europee in materia di frontiere, libera circolazione, asilo e immigrazione.
3. Osservazioni specifiche
3.1 Libera circolazione delle persone - frontiere interne
3.1.1 Il CESE ritiene che la libera circolazione delle persone costituisca un principio e un diritto fondamentali nel processo d'integrazione europea, oltre ad essere uno dei pilastri principali su cui si regge lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Il CESE concorda con la Commissione in merito alla necessità di sviluppare un sistema più chiaro e solido di governance Schengen attraverso un sistema europeo di valutazione indipendente e oggettiva dell'applicazione del codice frontiere da parte degli Stati membri. Tale sistema dovrebbe essere diretto e coordinato dalla Commissione e dovrebbe contare sul contributo di esperti esterni.
3.1.2 Gli Stati membri devono rispettare gli obblighi ad essi imposti nel codice frontiere quando reintroducono controlli temporanei alle frontiere interne in casi eccezionali in cui un'azione immediata sia richiesta per considerazioni di ordine pubblico, in particolare devono rispettare l'obbligo di preventiva informazione alla Commissione, è le garanzie procedurali (giustificazione delle motivazioni) previste nel codice e i principi di proporzionalità, solidarietà e reciproca fiducia.
3.1.3 Il CESE approva l'introduzione di un meccanismo a livello europeo per la reintroduzione coordinata di controlli alle frontiere interne in caso di «situazioni veramente critiche» oppure quando le frontiere esterne debbano far fronte a pressioni migratorie forti e inattese. Il negoziato su questo meccanismo in seno al Consiglio non dovrebbe offrire la possibilità ai governi di rinegoziare e/o modificare al ribasso le garanzie procedurali comuni previste dal codice Schengen.
3.1.4 Il CESE appoggia la proposta avanzata dal Parlamento europeo affinché la Commissione elabori un nuovo meccanismo in materia di violazioni (meccanismi di rilevazione precoce delle possibili violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali nell'UE), la cui funzione principale consisterebbe nel sospendere le misure che gli Stati membri adottano, nel quadro del diritto europeo, in violazione dei diritti fondamentali e delle libertà degli individui finché la legittimità di tali misure non viene accertata attraverso una procedura accelerata innanzi la Corte di giustizia a Lussemburgo (3).
3.2 Frontiere esterne
3.2.1 L'Unione europea ha bisogno di una politica in materia di frontiere esterne credibile, efficiente, legittima e soggetta a forti controlli democratici e a valutazioni indipendenti. Il CESE chiede con forza al Consiglio e al Parlamento europeo di pervenire a un accordo sulla proposta della Commissione del febbraio 2010 tesa a rafforzare il regolamento Frontex.
3.2.2 Il CESE ritiene che gli Stati membri debbano attribuire maggiori competenze operative e più autonomia a Frontex per quel che concerne le sue attività e le sue risorse (attrezzature tecniche). Tuttavia la realizzazione di operazioni congiunte coordinate dall'agenzia, nonché le relative ripercussioni sui diritti fondamentali e sulle garanzie amministrative previste nel codice frontiere, devono essere oggetto di un controllo democratico da parte del Parlamento europeo e dell'Agenzia dell’Unione europea dei diritti fondamentali (FRA). A ciò dovrebbe affiancarsi una valutazione costante, specialmente sulle attività e sugli accordi di Frontex con paesi terzi, sull'efficacia delle operazioni congiunte e sulla qualità delle analisi di rischio di Frontex.
3.2.3 Per il CESE è essenziale che Frontex adempia i suoi obblighi in relazione all'accesso alla protezione internazionale, ad esempio il principio di non respingimento, un controllo indipendente del rispetto dei diritti fondamentali e lo sviluppo di un codice etico di condotta nei casi di rimpatri forzati.
3.2.4 Il CESE concorda inoltre sul futuro sviluppo di un servizio europeo di guardie di frontiera che sarebbe composto da un contingente europeo di agenti a guardia delle frontiere, il quale in futuro costituirebbe un'amministrazione europea centralizzata. La sua funzione principale consisterebbe nell'applicare le regole comuni previste nel codice frontiere.
3.3 Immigrazione per motivi di lavoro
3.3.1 L'UE ha bisogno di imprimere un impulso politico alla politica comune sull'immigrazione legale e di favorire la mobilità e il trattamento equo dei cittadini di paesi terzi immigrati per motivi di lavoro in Europa. In diversi Stati membri, specialmente in alcuni settori e in alcune categorie professionali, le imprese hanno bisogno di assumere nuovi lavoratori immigranti sulla base delle capacità e delle qualifiche. L'Unione deve dotarsi in materia di immigrazione per motivi di lavoro di un quadro giuridico comune a livello europeo coerente, globale, orizzontale, guidato dal rispetto dei diritti dei lavoratori e della parità di trattamento, nonché rispondente alle necessità delle imprese.
3.3.2 Il CESE ha già elaborato i pareri in merito alle direttive sui lavoratori stagionali, sui lavoratori distaccati, sui lavoratori altamente qualificati e sui ricercatori. Sulla base di una collaborazione con i paesi di origine che eviti la «fuga di cervelli», l'UE ha bisogno di un afflusso di nuovi talenti, che sono necessari per un'economia dinamica, innovativa e competitiva.
3.3.3 Il CESE considera urgente il raggiungimento di un accordo tra il Consiglio e il Parlamento europeo in merito alla direttiva «insieme comune di diritti e permesso unico» (4). La differenza di diritti esistente a livello dell'UE tra differenti categorie di lavoratori provenienti da paesi terzi deve essere eliminata. L'attuale quadro giuridico comune è caratterizzato da un approccio settoriale che incentiva un trattamento differente e discriminatorio tra distinte categorie di lavoratori immigranti per quanto riguarda le condizioni di ingresso e soggiorno e i diritti.
3.3.4 Il CESE accoglie favorevolmente l'idea della Commissione europea di presentare un codice comune di immigrazione nel 2013. Il codice dovrebbe consolidare la legislazione attraverso un quadro uniforme e trasparente di diritti, garanzie e doveri degli immigranti. Tale codice dovrebbe essere ispirato ai principi della parità e del trattamento equo. L'UE dovrebbe promuovere più attivamente il recepimento, da parte degli Stati membri, delle convenzioni e dei trattati internazionali ed europei conclusi nel quadro di organizzazioni come l'ONU, il Consiglio d'Europa e l'OIL.
3.4 Dialogo e partenariati di mobilità con paesi terzi
3.4.1 Il CESE sostiene le linee generali esposte dalla Commissione nella comunicazione Dialogo con i paesi del Sud del Mediterraneo per la migrazione, la mobilità e la sicurezza (5). L'UE deve continuare a sviluppare un approccio globale in materia di migrazione in cui siano prioritarie le misure per rendere più semplice la migrazione attraverso i canali legali e la mobilità.
3.4.2 Il CESE accoglie con favore l'iniziativa di stabilire partenariati di mobilità tra l'UE e la Tunisia, l'Egitto e la Libia. Sarebbe tuttavia necessario realizzare uno studio indipendente sull'efficacia e l'impatto dei partenariati di mobilità che sono attualmente operativi. Il CESE appoggia l'iniziativa della Commissione diretta a garantire che i partenariati di mobilità siano dotati di un meccanismo efficiente di valutazione. D'altro canto i partenariati di mobilità, che sono dichiarazioni politiche congiunte giuridicamente non vincolanti per gli Stati partecipanti, dovrebbero essere trasformati in accordi internazionali.
4. Protezione internazionale
4.1 Il CESE si augura che il Consiglio e il Parlamento europeo adottino nel 2012 la legislazione comune mancante per la creazione di un regime comune in materia di asilo.
4.2 Inoltre il CESE ritiene necessario migliorare la solidarietà tra gli Stati membri nell'accoglienza delle persone che arrivano in Europa e che hanno bisogno di protezione internazionale. Propone altresì che l'UE offra programmi di reinsediamento, così come ha proposto la Commissione.
Bruxelles, 15 giugno 2011
Il presidente del Comitato economico e sociale europeo
Staffan NILSSON
(1) COM(2011) 248 definitivo.
(2) GU C 48 del 15.2.2011, pagg. 6-13.
(3) Risoluzione del Parlamento europeo del 15 dicembre 2010 sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea (2009-2010) - Attuazione effettiva in seguito all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona (2009/2161(INI)) - P7_TA(2010)0483, punto 39.
(4) COM(2007) 638 definitivo.
(5) COM(2011) 292 definitivo.