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Document 52010AR0116

    Parere del Comitato delle regioni «Pacchetto di primavera: un piano d'azione dell'UE per conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio»

    GU C 267 del 1.10.2010, p. 17–21 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    1.10.2010   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 267/17


    Parere del Comitato delle regioni «Pacchetto di primavera: un piano d'azione dell'UE per conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio»

    (2010/C 267/05)

    I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

    IL COMITATO DELLE REGIONI

    A.   Osservazioni generali

    1.   Condivide la volontà politica della Commissione di continuare a riservare all'Unione europea (UE) un ruolo di guida nella lotta contro la povertà nel mondo, avviata nel 2000 con l'adozione degli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM (1)) sotto l'egida delle Nazioni Unite;

    2.   esprime apprezzamento per l'elaborazione da parte della Commissione del Piano d'azione dell'UE in dodici punti, basato su numerosi documenti (in allegato figura un elenco dettagliato) che compongono il Pacchetto di primavera. L'obiettivo dell'UE è elaborare una posizione comune in previsione del vertice di New York che si terrà in seno alle Nazioni Unite dal 20 al 22 settembre prossimi. Malgrado il contesto di grave crisi economica, sociale e finanziaria, l'obiettivo principale resta quello di intensificare la nostra lotta contro la povertà di centinaia di milioni di donne, uomini e bambini e definire le modalità concrete per rispettare gli impegni previsti dagli OSM per il 2015;

    3.   valuta positivamente il fatto che questi documenti, contenenti numerose analisi e proposte, permettano di tracciare un bilancio della situazione a livello mondiale: essi infatti contengono informazioni chiare e dettagliate sui progressi (modesti) verso ciascun OSM o sugli sforzi finanziari compiuti dagli Stati membri attraverso l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS); inoltre evidenziano, senza nascondere i ritardi e le debolezze, la complessità delle iniziative adottate dall'UE, sia al suo interno che nelle varie sedi internazionali, per disporre in assetto di battaglia le diverse parti interessate, e forniscono nuove indicazioni per accelerare i progressi che devono essere compiuti;

    4.   esprime particolare rammarico per il fatto che gli enti regionali e locali (ERL), sia dell'UE che dei paesi beneficiari, non sono esplicitamente citati (2), nella prima comunicazione della Commissione, tra i partner coinvolti nella realizzazione degli OSM. Questa omissione è in contraddizione con il Consenso europeo in materia di sviluppo del 2005 che delinea gli assi fondamentali della politica europea in materia, con la comunicazione della Commissione del 2008 che attribuisce esplicitamente agli ERL il ruolo di attori dello sviluppo, con le conclusioni del Consiglio in merito a questa comunicazione, adottate il 10 novembre 2008, nonché con il dialogo instaurato tra la Commissione e il Comitato delle regioni, rappresentante istituzionale degli ERL, successivamente all'elaborazione del parere 312/2008 fin del CdR, adottato all'unanimità il 22 aprile 2009;

    5.   reputa indispensabile che questa lacuna venga colmata nella prossima posizione comune dell'UE, vale a dire dopo l'esame da parte del Consiglio e del Parlamento, e che agli ERL e ai loro omologhi venga riconosciuto un ruolo di primo piano nella lotta contro la povertà.

    B.   Osservazioni specifiche

    6.   Non intende soffermarsi nuovamente in maniera dettagliata sul contributo degli ERL europei e dei governi locali dei paesi beneficiari dell'aiuto alla realizzazione degli OSM nel rispetto della governance democratica (3): infatti ha già avuto occasione di sottolineare questo aspetto, che ritiene ormai noto, e di formulare proposte nei pareri sulla cooperazione allo sviluppo degli enti locali che ha adottato a partire dal 2005 (4);

    7.   ricorda che il Piano di azione di Accra del 2008 riconosce il ruolo degli enti locali e regionali nella nuova architettura degli aiuti;

    8.   gli sembra tuttavia opportuno, nel momento in cui l'UE intende far valere le sue posizioni a livello internazionale, sottolineare alcuni punti che riguardano direttamente gli ERL.

    Realizzazione degli OSM e comunicazioni tematiche

    9.   Ricorda che sette degli otto OSM (1) riguardano aspetti molto concreti della povertà. Nel 2010, a due terzi del percorso, il bilancio si presenta contrastato. Infatti, se da un lato emergono risultati decisamente positivi, grazie alla lieve diminuzione della povertà estrema e al miglioramento della situazione in materia di mortalità infantile al di sotto dei 5 anni, epidemie e l'accesso all'acqua potabile, dall'altro lato i risultati sono negativi, anzi estremamente negativi, per quanto riguarda la fame e la malnutrizione, le disuguaglianze nell'istruzione, la mortalità materna, l'AIDS e la depurazione delle acque di scarico. Nel tracciare questo bilancio generale, che è anche il risultato di una serie di crisi - prima quella alimentare e poi quella economica e finanziaria - occorre tener conto delle disparità all'interno di uno stesso paese, e in particolare tra le diverse regioni del mondo: se, ad esempio, il decollo della Cina fa progredire alcuni indicatori, l'Africa subsahariana registra i ritardi più pesanti in materia di accesso dei bambini alla scuola primaria, lotta contro l'AIDS e depurazione delle acque. Ricorda altresì che la realizzazione di questi sette OSM dipende dall'ottavo obiettivo (Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo) che, malgrado l'attuale contesto di crisi, risulta fondamentale per l'impegno solidale di tutti gli attori per sconfiggere la povertà nel mondo;

    10.   condivide con la Commissione l'idea che gli OSM sono interdipendenti. Per completare e illustrare gli esempi forniti dai documenti del Pacchetto di primavera, si può altresì citare l'accesso all'acqua, un settore nel quale l'UE svolge un ruolo attivo, grazie al programma Fondo per l'acqua, ed è particolarmente presente attraverso le azioni di cooperazione realizzate dagli ERL europei. Se l'acqua è potabile ne risentono positivamente le condizioni di salute di tutti i cittadini, ma il fatto che essa sia anche disponibile permette di migliorare l'agricoltura - e quindi in linea di principio l'alimentazione - e di modificare le abitudini di vita delle donne, alleggerendone il carico di lavoro, e in particolare delle ragazze, che possono così essere più libere per accedere all'istruzione;

    11.   sottolinea che i progressi negli OSM dipendono dall'esistenza di sistemi nazionali che nella programmazione e nella ripartizione delle risorse non ignorino i servizi «di base», ovvero i servizi destinati a soddisfare efficacemente i bisogni fondamentali delle popolazioni;

    12.   ricorda a tale riguardo il ruolo fondamentale che svolgono gli enti regionali e locali nella creazione e nell'organizzazione di tali servizi nel rispetto di una governance democratica ed efficace, il cui obiettivo principale consiste nel migliorare il benessere dei cittadini;

    13.   giudica inoltre l'approccio locale indispensabile per fronteggiare una delle grandi sfide che comporta la realizzazione degli OSM, ossia il cambiamento demografico: se non si tiene conto delle esigenze di sviluppo a livello locale, ad esempio mediante un sostegno alle piccole imprese rurali, l'emigrazione dalle campagne finirà per aumentare la povertà nelle megalopoli divenute ingestibili o per rafforzare i flussi migratori verso altri paesi;

    14.   pertanto invita la Commissione a integrare questo approccio locale dello sviluppo nella messa a punto, con i paesi partner in via di sviluppo, dei documenti di strategia regionale (che riguardano cioè più paesi) e di strategia per paese; ricorda a questo proposito la necessità di coinvolgere gli ERL nella definizione e nell'attuazione dei programmi di sviluppo. Per rispondere alle sfide della globalizzazione è infatti necessaria la partecipazione degli enti che sul campo sono responsabili della governance democratica e dello sviluppo locale;

    15.   ritiene inoltre che mediante la realizzazione di interventi appropriati gli ERL contribuiscano alla presa di coscienza da parte dei cittadini delle diverse realtà della povertà nel mondo in un contesto di crisi e della necessità di intervenire con urgenza a favore dello sviluppo. Queste azioni, grazie alla solidarietà e alla condivisione di cui danno prova, possono essere un'occasione per le popolazioni immigrate di riscoprire le proprie radici culturali e di partecipare, nel paese d'origine, al rafforzamento delle istituzioni e delle libertà civili ai fini dello sviluppo.

    Finanziamento dello sviluppo

    Per quanto riguarda l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS),

    16.   è lieto che l'UE (Commissione e Stati membri) sia il primo donatore di APS nel mondo (5): sebbene l'importo 2010 dei suoi APS (stimato allo 0,45 % circa del PNL) risulti inferiore agli obiettivi intermedi che si era prefissata, l'UE si situa ampiamente al di sopra della media dei paesi ricchi (0,31 % del PNL nel 2010);

    17.   fa osservare che alcuni Stati membri includono già nei loro APS nazionali gli importi che i propri enti regionali e locali dedicano alle loro azioni di cooperazione decentrata, mentre altri, per ragioni diverse, non lo fanno;

    18.   giudica pertanto necessario identificare chiaramente la quota di APS, sia a livello nazionale che a livello mondiale, proveniente dagli enti regionali e locali;

    19.   ritiene che questa chiarezza di cifre consentirebbe inoltre di rafforzare la partecipazione finanziaria degli ERL alla lotta contro la povertà nel mondo. Infatti, anche se l'apporto degli ERL va bene oltre il loro contributo finanziario, alcuni di essi si sono già prefissati l'obiettivo di destinare lo 0,7 % delle proprie risorse alle azioni di cooperazione con i paesi in via sviluppo. In alcuni casi sono stati anche introdotti dei meccanismi finanziari che consentono di soddisfare alcune esigenze specifiche (ad esempio l'accesso all'acqua nel caso della Francia);

    20.   afferma inoltre che si potrebbe prendere in considerazione la possibilità che ciascuno dei 100 000 ERL decida, in conformità delle rispettive legislazioni nazionali, di destinare volontariamente almeno 1 euro pro capite all'aiuto allo sviluppo. Gli ERL non direttamente coinvolti in azioni di cooperazione decentrata potrebbero versare il loro contributo a un fondo dedicato all'aiuto allo sviluppo degli enti locali, come già avviene in Spagna. In questo contributo potrebbero rientrare anche le azioni che contribuiscono indirettamente allo sviluppo (ad esempio quelle in materia di sensibilizzazione dei cittadini al tema della povertà nel mondo).

    Per quanto concerne la fiscalità dei paesi in via di sviluppo,

    21.   condivide l'opinione delle autorità europee secondo cui occorra collaborare con i paesi in via di sviluppo al fine di adottare basi e pratiche fiscali conformi alla governance democratica, lottando contro i paradisi fiscali e la corruzione, e sostiene le iniziative che esse intendono adottare in proposito;

    22.   al riguardo desidera richiamare l'attenzione su quattro aspetti:

    gli enti regionali e locali dei paesi beneficiari degli aiuti hanno bisogno di risorse per fare fronte alle responsabilità che sono loro attribuite, senza dipendere esclusivamente dalle conseguenze aleatorie che possono derivare dagli APS, soprattutto attraverso il sostegno di bilancio,

    i responsabili degli enti locali hanno altresì bisogno dell'aiuto tecnico che l'UE è disposta a offrire ai responsabili del livello nazionale,

    gli ERL europei sono già intervenuti tempestivamente in merito a questo aspetto centrale, includendo nel capitolo istituzionale della loro cooperazione decentrata l'aiuto all'organizzazione e alla gestione di una fiscalità locale,

    è necessario nondimeno che il sostegno finanziario europeo, qualora disponibile, possa essere più direttamente orientato verso il sostegno degli ERL;

    23.   pone l'accento sul ruolo che svolgono gli ERL, di concerto con la società civile, nella educazione allo sviluppo e nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica al problema della povertà nel mondo: senza iniziative vicine alle popolazioni e la fiducia riguardo all'utilizzo dei fondi, sarebbe ancora più difficile far comprendere ai cittadini europei, in un momento di crisi, la necessità di una solidarietà finanziaria con gli altri continenti del pianeta.

    Meccanismi istituzionali

    Per quanto concerne la coerenza delle politiche europee,

    24.   accoglie favorevolmente le iniziative adottate dall'UE per realizzare il principio del consenso europeo a favore dello sviluppo; conformemente a detto principio, le politiche europee che non concernono lo sviluppo non devono mettere a repentaglio gli sforzi che occorre intraprendere per soddisfare gli obiettivi di sviluppo del millennio. Ricorda inoltre che tra le dodici politiche prese in considerazione, nel novembre 2009 il Consiglio ha deciso di concentrare innanzi tutto gli sforzi su cinque settori prioritari: commercio e finanza, cambiamento climatico, sicurezza alimentare mondiale, immigrazione e sicurezza;

    25.   fa di conseguenza osservare, giusto per sottolineare alcuni punti, che la riforma della politica agricola comune dopo il 2013 dovrà tener conto della sicurezza alimentare mondiale e che sarà incoraggiata l'immigrazione circolare di professionisti altamente qualificati dei paesi in via di sviluppo, al fine di non privare tali paesi di competenze essenziali per il loro sviluppo e per la realizzazione degli obiettivi del millennio, soprattutto in campo sanitario. Lo sviluppo locale di un territorio dovrà inoltre essere gestito tenendo presente la dimensione ambientale.

    Per quanto concerne l'efficacia degli aiuti,

    26.   nel suo parere 312/2008 fin adottato nell'aprile 2009, il CdR ha apertamente accolto «il passo avanti decisivo» rappresentato dalla Dichiarazione di Parigi adottata nel 2005 in materia di armonizzazione degli aiuti e ha auspicato un'articolazione concertata e trasparente tra i diversi livelli di cooperazione. Poiché l'armonizzazione degli interventi rispettivi presuppone che essi siano conosciuti, il CdR, in stretta collaborazione con la Commissione europea, ha iniziato ad elaborare un Atlante Internet della cooperazione decentrata per sapere in modo più completo rispetto al passato «chi fa cosa, dove e come» fra gli enti locali europei;

    27.   desidera sottolineare che le relazioni stabilite tra gli enti regionali e locali europei e i loro omologhi dei paesi partner consentono di fare passi avanti concreti nell'applicazione dei principi di titolarità democratica degli aiuti e di armonizzazione secondo le priorità e le caratteristiche dei paesi partner; l'applicazione di tali principi, che sono al centro della Dichiarazione di Parigi e del Piano d'azione di Accra, non deve restare una questione tra gli Stati;

    28.   fa osservare che la relazione elaborata nel febbraio 2010 in vista della riunione di settembre convocata dal Segretario generale delle Nazioni Unite per fare il punto sulla realizzazione degli obiettivi del millennio entro il 2015 non ignora le azioni condotte dagli enti locali (6). Il documento sottolinea l'interesse che tali azioni rappresentano in quanto basate sulla sinergia degli interventi e sulla partecipazione delle popolazioni interessate;

    29.   insiste affinché nella posizione comune dell'UE, che sarà adottata definitivamente dal Consiglio europeo a giugno, i dirigenti politici non dimentichino che la realizzazione degli obiettivi del millennio punta al miglioramento della vita quotidiana di centinaia di milioni di persone e che l'efficacia dei grandi meccanismi di assistenza internazionale si misura proprio a livello locale;

    30.   chiede dunque che le analisi e le proposte che saranno adottate a giugno dall'UE e a settembre dalla comunità internazionale tengano conto esplicitamente del livello substatale. I 100 000 enti locali europei contribuiscono ad alimentare i ruscelli che a loro volta portano acqua al grande fiume degli aiuti. L'alleanza fra gli Stati e gli enti locali è un'opportunità per rafforzare le istituzioni democratiche e per favorire l'equa ripartizione delle ricchezze, allo scopo di scongiurare il pericolo dell'estrema povertà e di raggiungere gli obiettivi del millennio, conformemente agli impegni politici e umanitari presi nel 2010.

    Bruxelles, 9 giugno 2010

    La Presidente del Comitato delle regioni

    Mercedes BRESSO


    (1)  Ob. 1: dimezzare la povertà e la fame nel mondo; ob 2: garantire a tutti l'istruzione primaria; ob. 3: promuovere l'uguaglianza fra i sessi; ob. 4: ridurre la mortalità infantile; ob. 5: migliorare la salute delle madri; ob. 6: combattere l'HIV/AIDS e altre malattie; ob. 7: assicurare la sostenibilità ambientale; ob. 8: sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.

    (2)  Tranne che nel documento sulla fiscalità di cui, paradossalmente, il CdR non è destinatario.

    (3)  Numerosi esempi figurano nel documento dell'Associazione mondiale delle città e dei governi locali (CGLU) UCLG Position Paper on Aid Effectiveness and Local Government, del dicembre 2009.

    (4)  Parere CdR 224/2005 fin; parere CdR 383/2006 fin; parere CdR 144/2008 fin; parere CdR 312/2008 fin adottato nell'aprile 2009.

    (5)  Nell'allegato al documento SEC(2010) 420 definitivo sono elencati gli APS di ciascuno dei 27 Stati membri dell'UE e le relative prospettive per il 2015.

    (6)  Documento ONU A/64/665.


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