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Document 52009DC0440

Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Europeana, le prossime tappe SEC(2009) 1124

/* COM/2009/0440 def. */

52009DC0440




[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 28.8.2009

COM(2009) 440 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Europeana, le prossime tappe SEC(2009) 1124

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Europeana, le prossime tappe

1. INTRODUZIONE

Europeana, ovvero la biblioteca, l’archivio e il museo digitali dell’Europa, è stata aperta nel novembre 2008 nell’ambito dell’iniziativa della Commissione per le biblioteche digitali, allo scopo di rendere accessibile a tutti via internet il patrimonio culturale e scientifico europeo. Il Parlamento europeo[1] e il Consiglio[2] hanno entrambi messo in risalto l’importanza di Europeana che mettendo in linea il patrimonio culturale degli Stati membri lo rende accessibile a tutti. Queste istituzioni hanno evidenziato allo stesso tempo il potenziale economico rappresentato dalla messa in linea delle nostre ricchezze culturali, che rappresentano una fonte di creatività e di ispirazione per nuovi prodotti e servizi in settori come il turismo e l’istruzione.

Il presente documento affronta la prossima fase di sviluppo di Europeana e ne delinea gli orientamenti futuri. Descrive le principali problematiche da affrontare nei prossimi anni in merito 1) all’arricchimento dei contenuti di Europeana con materiali della massima qualità e rilevanza per gli utenti, sia di dominio pubblico che tutelati da diritti d’autore e 2) a un modello di finanziamento e gestione sostenibili. L’obiettivo è far sì che Europeana e le politiche soggiacenti in tema di digitalizzazione, accessibilità in linea e conservazione digitale conferiscano alla cultura europea una visibilità permanente in internet, rendendo il nostro patrimonio culturale, diverso e comune, parte integrante dell’infrastruttura di informazione dell’Europa di domani.

Per raccogliere informazioni sul modo migliore di raggiungere quest’obiettivo la Commissione sta per avviare una consultazione sulla scorta di una serie di domande contenute nel documento di lavoro dei propri servizi che accompagna la presente comunicazione. Le parti interessate sono invitate a commentare le domande, o parte di esse, entro il 15 novembre 2009.

2. EUROPEANA: UNA STRATEGIA PER LA MESSA IN LINEA DEL PATRIMONIO CULTURALE EUROPEO

2.1. Contesto politico

L’iniziativa i2010 sulle Biblioteche digitali è stata avviata nel settembre 2005. Facendo seguito a precedenti attività sponsorizzate dalla Commissione per mettere in linea il patrimonio culturale europeo l’iniziativa è sfociata in una lettera del 28 aprile 2005 di sei Capi di Stato o di Governo ai Presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo, in cui si propone la creazione di una biblioteca digitale europea.

Per il grande pubblico Europeana è il risultato più visibile dell’iniziativa. Essa costituisce un punto di accesso comune a una grande e crescente quantità di contenuti che sono stati digitalizzati e resi disponibili in linea a cura di varie istituzioni culturali degli Stati membri. Ma Europeana costituisce solo la punta dell’iceberg: la sua creazione e la sua crescita non sarebbero possibili senza gli sforzi permanenti degli Stati membri in fatto di digitalizzazione, accessibilità in linea e conservazione digitale. La Commissione ha collaborato con gli Stati membri per dare spazio a queste tematiche nella propria agenda politica e garantire l’uniformità delle politiche europee in questo settore. Nel 2006 la Commissione ha pubblicato una raccomandazione[3] che definisce una serie di misure concrete da prendere e attualmente, in collaborazione con un gruppo di esperti degli Stati membri, sorveglia in che modo gli Stati membri attuano la raccomandazione e le pertinenti conclusioni del Consiglio.

La Commissione ha anche agevolato il raggiungimento di un consenso tra le parti interessate sulle soluzioni pratiche di problemi importanti attinenti all’accessibilità al materiale culturale e scientifico in linea. Tale attività è stata organizzata dal gruppo di alto livello sulle biblioteche digitali, che riunisce istituzioni culturali, rappresentanti dei titolari di diritti e di imprese tecnologiche e le università. Tra i risultati citiamo l’adozione di un modello di licenza per la digitalizzazione e l’accessibilità delle opere esaurite e un progetto di collaborazione tra editori e studiosi per misurare gli effetti dell’accesso libero alle pubblicazioni scientifiche. Queste attività sono sostenute da un ragguardevole lavoro tecnico cofinanziato nell’ambito del programma e Content plus, del programma Competitività e innovazione e del 7° PQ di R&S .

Europeana contribuisce alla diffusione della cultura degli Stati membri evidenziandone gli elementi comuni attraverso la grande visibilità conferita da internet al nostro ricco e diverso patrimonio culturale. Le singole collezioni digitalizzate sono valorizzate attraverso quelle che si possono definire “mostre permanenti virtuali” delle opere conservate nei vari paesi del continente.

Nel sito si possono trovare anche informazioni in diversi formati (testo, audio, materiale audiovisivo e immagini) e comparare le diverse prospettive con cui i vari paesi vedono la nostra storia e il nostro patrimonio comune europeo.

Europeana stimola e orienta anche nuove iniziative di digitalizzazione negli Stati membri in quanto fornisce una visione generale del materiale già digitalizzato e mette in evidenza quello che rimane ancora da fare nei vari paesi dell’Unione.

Dal punto di vista degli utenti il grande vantaggio di Europeana è che permette loro di reperire attraverso un’unica interfaccia, nella loro lingua, contenuti culturali digitalizzati provenienti da istituzioni culturali autorevoli di tutta l’Unione europea e di usare tali contenuti per ragioni di lavoro, studio o svago.

2.2. Situazione attuale

Attualmente Europeana offre accesso diretto attraverso un’interfaccia multilingue a un fondo unico di oltre 4,6 milioni di libri, giornali, filmati, carte, fotografie e documenti digitalizzati provenienti da biblioteche, archivi, musei e archivi audiovisivi di tutta Europa. Questo numero è destinato ad aumentare notevolmente nei prossimi anni. Il pubblico ha dimostrato un vivo interesse per Europeana fin dal novembre 2008.

Oggi contribuiscono ai contenuti di Europeana oltre 1 000 istituzioni culturali (direttamente o attraverso aggregatori) e partecipano alla sua rete oltre 150 istituzioni. Europeana ha permesso a diversi tipi di istituzioni culturali di avviare un tipo inedito di collaborazione, sia in termini di portata che di potenzialità. La lista sempre più ampia delle istituzioni culturali che rendono accessibili i loro contenuti attraverso questo servizio dimostra la forza di quest’idea e il favore con cui è stata accolta. Europeana è riuscita a trovare il modo di fornire un accesso diretto alle varie collezioni culturali europee lasciando intatta la visibilità di tali istituzioni agli occhi dell’utente. La collaborazione potrebbe essere estesa ad altre iniziative su scala mondiale, come ad esempio la Biblioteca digitale mondiale.

Per l’ulteriore sviluppo di Europeana è stata creata una struttura organizzativa: alla gestione giornaliera del sito provvede l’ufficio Europeana ospitato dalla Biblioteca nazionale olandese. L’ufficio si sta ampliando per provvedere alla manutenzione e all’aggiornamento del prototipo lanciato nel 2008 e sta elaborando una nuova versione del sito, Europeana 1.0, che uscirà nel 2010.

Nei prossimi anni il sito sarà gradualmente migliorato con l’aggiunta di nuove funzionalità e servizi e il rafforzamento di quelli esistenti. I principali problemi sono le interfacce e le funzioni di ricerca. Si curerà in particolare lo sviluppo di servizi del web.2, che permettono di creare comunità di interessi, e il miglioramento delle funzioni multilingui Una recente indagine tra gli utenti di Europeana, a cui hanno risposto oltre 3 000 utenti che hanno espresso apprezzamento per questo servizio, ha permesso di individuare alcuni aspetti del sito da migliorare. Il perfezionamento del sito permetterà a Europeana di continuare a funzionare come banco di prova per nuove idee e risultati della ricerca. È necessario promuovere maggiormente Europeana e sensibilizzare i cittadini a questo servizio.

3. AUMENTARE I CONTENUTI DI EUROPEANA

Un presupposto del successo futuro di Europeana è un arricchimento delle sue collezioni. L’obiettivo che si è prefissa la Commissione è 10 milioni di oggetti accessibili attraverso il sito nel 2010, numero destinato a salire notevolmente negli anni successivi.

L’alimentazione di Europeana presuppone un notevole sforzo di digitalizzazione in tutta Europa e l’aggiunta agli oggetti digitalizzati di metadati rispondenti alle norme più elevate. Per questo la Commissione ha invitato gli Stati membri a fare di più e a garantire che i contenuti digitalizzati siano agevolmente accessibili attraverso Europeana, anche mediante la creazione di aggregatori nazionali o tematici[4].

3.1. Tipi di contenuti

Nel complesso il contributo degli Stati membri a Europeana continua a non essere uniforme sia per numero di oggetti che per tipi di materiali messi a disposizione (vedi parte 2 del documento di lavoro che accompagna la presente comunicazione). È impressionante lo sforzo ragguardevole di inserimento di contenuti compiuto dalla Francia: il 47% degli oggetti digitalizzati presenti in Europeana viene da tale Paese. Altri Stati membri contribuiscono con un numero limitato di oggetti. La situazione si riequilibrerà da sola via via che saranno inserite in Europeana altre collezioni provenienti da tutta Europa.

In questa prima fase alcuni Stati membri, come la Polonia e l’Ungheria, hanno contribuito principalmente con libri, mentre altri, come la Finlandia, il Lussemburgo e l’Estonia, si sono concentrati su giornali e riviste oppure, come nel caso della Romania, hanno fornito immagini provenienti dai musei. Si è così venuta a creare una situazione paradossale in cui alcuni classici della letteratura europea sono disponibili attraverso Europeana in tutta una serie di lingue, ma non in quella originale: ad es. si possono trovare le opere di Goethe in francese, polacco e ungherese, ma non in tedesco.

Questa situazione ha suscitato tutta una serie di critiche e interrogativi da parte degli utenti. I contenuti da digitalizzare e inserire in Europeana sono selezionati dagli Stati membri e dalle loro istituzioni culturali, in base alle rispettive politiche culturali o dell’informazione. Sarà però necessario fare uno sforzo nel caso di determinati materiali e categorie per soddisfare le aspettative degli utenti sui contenuti reperibili in Europeana.

3.2. Contenuti protetti da copyright

Una delle sfide cruciali per Europeana è inserire nel sito materiale ancora soggetto a diritto d’autore, in modo da evitare che il XX secolo rappresenti una sorta di “buco nero”, cioè una situazione in cui è accessibile in rete una vasta quantità di materiale culturale degli anni precedenti il 1900, ma pochissimo del passato più recente. Per farlo è indispensabile una buona collaborazione tra istituzioni culturali e titolari dei diritti, nel pieno rispetto della legislazione sui diritti di autore, collaborazione che può assumere la forma di accordi fra le istituzioni culturali nazionali e i titolari dei diritti, o di link che da Europeana rinviano a siti gestiti dai titolari dei diritti.

Un buon esempio di questo tipo di collaborazione è Gallica2, il sito della Biblioteca nazionale di Francia, che dà libero accesso al materiale di dominio pubblico e fornisce link ai contenuti degli editori francesi protetti da copyright. Sono gli editori a decidere la parte di contenuto che intendono mostrare attraverso il sito Gallica2 mentre gli utenti possono acquisire le opere integrali a partire dal sito proprio dell’editore. Si potrebbe pensare a un modello analogo per Europeana. Il vantaggio per gli utenti è non solo di avere accesso diretto in linea a materiale di dominio pubblico, ma anche di poter agevolmente reperire contenuti protetti da diritti d’autore e eventualmente acquistarli. Il vantaggio per gli editori sarebbe una maggiore visibilità delle loro opere presso un pubblico su scala europea.

In molti paesi europei, ad esempio nei Paesi Bassi e in Germania, i titolari di diritti e le istituzioni culturali stanno studiando un modello diverso che permetta alle istituzioni culturali di digitalizzare materiale culturale a pagamento e renderlo quindi accessibile al pubblico. Si tratta in particolare di libri esauriti ma ancora protetti da diritto d’autore o di giornali vecchi.

Per lo sviluppo di Europeana è essenziale che le licenze autorizzino la messa a disposizione del materiale in tutta l’UE. È successo infatti che un aggregatore francese abbia dovuto ritirare alcune fotografie da Europeana perché aveva il diritto di divulgare il materiale solo in Francia. Vi sono altri esempi di istituzioni culturali che hanno accettato licenze che limitano la diffusione del materiale agli indirizzi IP all’interno del dominio nazionale. Questo tipo di accordi sono il risultato di considerazioni finanziarie, visto che una licenza per tutto il territorio europeo può costare di più, o di considerazioni giuridiche. C’è il rischio tuttavia di frammentare il patrimonio culturale europeo digitalizzato in compartimenti nazionali su internet e sorge la questione della responsabilità delle istituzioni culturali, finanziate con fondi pubblici nell’Unione europea, di garantire parità di accesso ai servizi che offrono su internet a tutti i cittadini europei.

Uno dei settori in cui è urgente intervenire per agevolare la digitalizzazione dei contenuti accessibili via Europeana è il settore delle opere orfane, ossia quelle opere per le quali risulta difficile o addirittura impossibile risalire ai titolari dei diritti. Nella raccomandazione del 2006 sulla digitalizzazione e la conservazione digitale la Commissione ha invitato gli Stati membri a creare dispositivi per affrontare la questione delle opere orfane. Da allora si sono fatti pochi progressi in quasi tutti gli Stati membri. Nell’ambito del gruppo di alto livello sulle biblioteche digitali le varie organizzazioni di soggetti interessati hanno firmato un memorandum d’intesa su orientamenti di tipo cautelare per la ricerca diligente delle opere orfane.

Il Libro Verde del 2008 sul diritto d’autore nell’economia della conoscenza[5] vi ha fatto seguito ponendo una serie di domande, in particolare se sia necessaria una legislazione a livello europeo che disciplini la questione delle opere orfane e i relativi aspetti internazionali. In base ai risultati della consultazione la Commissione elaborerà una valutazione di impatto sul modo di affrontare la questione delle opere orfane, che prenderà in esame tutta una serie di approcci che permettano di agevolare la digitalizzazione e la diffusione di tali opere.

Recentemente con la controversia sullo strumento Google Book Search, che riguarda molte opere orfane, e la relativa composizione, la questione è diventata di attualità. La composizione della controversia è stata discussa a livello ministeriale nelle riunioni del Consiglio “Istruzione, gioventù e cultura” del 12 maggio 2009 e del Consiglio “Competitività” del 28 maggio 2009. La Commissione è stata invitata a presentare un’analisi dei suoi effetti, analisi che è attualmente in preparazione.

Riguardo alla digitalizzazione di opere antiche esiste una notevole differenza con gli Stati Uniti nella legislazione in materia di diritti d’autore. Se infatti sia in Europa che negli Stati Uniti la durata della protezione dei diritti di autore è stata armonizzata e fissata a 70 anni dalla morte dell’autore, la legislazione statunitense fissa però il 1923 come data limite (in altre parole le opere pubblicate prima del 1923 sono di dominio pubblico). Per questo motivo esiste materiale di origine europea risalente a prima del 1923 che può essere digitalizzato e reso disponibile negli Stati Uniti senza bisogno di una licenza, ma lo stesso materiale non può essere messo a disposizione dei cittadini europei da servizi come Europeana[6]. La conseguenza pratica è che negli Stati Uniti l’accesso ai libri digitali in linea è più vasto che in Europa: per porre rimedio a questa situazione occorre riflettere a soluzioni che coinvolgano sia i titolari dei diritti che le istituzioni culturali. Tali soluzioni potrebbero consistere nella rapida creazione di repertori di opere orfane o esaurite (l’iniziativa è in corso nell’ambito del progetto ARROW), oppure nel ricorso pragmatico a una data limite che imporrebbe un periodo più breve di ricerca diligente di opere anteriori a una certa data.

3.3. Contenuti di dominio pubblico

Molto del materiale accessibile in formato digitale attraverso Europeana è di dominio pubblico, ossia non è più tutelato da diritto d’autore e in linea di massima può essere consultato e utilizzato da tutti. Questo materiale può essere facilmente riutilizzato dai cittadini e dalle imprese ed è una fonte preziosa di ispirazione e creatività nell’era di internet. Per questo la Commissione ha evidenziato la necessità di “mantenere le opere di dominio pubblico accessibili dopo il cambiamento di formato. In altri termini, le opere di dominio pubblico dovranno continuare ad essere tali una volta digitalizzate e rese accessibili tramite internet”[7].

In pratica questo avviene solo raramente. Mentre certe istituzioni culturali indicano esplicitamente che il materiale che conferiscono a Europeana è di dominio pubblico, altre rivendicano diritti sulle copie digitalizzate e/o fanno pagare lo scaricamento delle medesime. Un numero ristretto di istituzioni applica segni in filigrana e in un solo caso la visualizzazione del materiale in dimensioni ragionevoli è a pagamento. Queste varie pratiche rispecchiano la diversità degli approcci seguiti nell’UE, spesso dettati dalla pressione esercitata sulle istituzioni culturali perché ricavino un reddito diretto dal patrimonio che detengono. Far pagare opere di dominio pubblico digitalizzate richiama l’attenzione sul fatto che la digitalizzazione ha un costo, ma nello stesso tempo limita grandemente il potenziale economico e culturale del materiale.

Dal punto di vista giuridico si pone il quesito se la stessa digitalizzazione crei nuovi diritti. In teoria non è così. Ma il livello di originalità necessario perché si crei un diritto d’autore non è armonizzato a livello europeo, per cui la risposta al quesito può variare da uno Stato membro all’altro[8]. Può variare anche per i diversi tipi di digitalizzazione (ad es. la scansione di un libro non costa quanto una proiezione tridimensionale degli oggetti).

La questione di principio che si pone è se sia accettabile bloccare materiale di dominio pubblico, che è stato digitalizzato con fondi pubblici da istituzioni pubbliche, anziché farne un valore diffuso universalmente nella società dell’informazione. Quest’ultima impostazione è in linea con la politica della Comunità sulla riutilizzazione delle informazioni del settore pubblico, come pure con la raccomandazione ministeriale dell’OCSE su un accesso più ampio e un uso più efficace dell’informazione del settore pubblico [9]. Si tratta di un aspetto essenziale per il funzionamento di Europeana perché le condizioni di uso del sito rispettano le politiche delle istituzioni che vi contribuiscono.

Interrogativi simili sorgono nei casi in cui istituzioni pubbliche concludono accordi esclusivi con ditte private per la digitalizzazione e lo sfruttamento dei propri fondi di dati unici, di dominio pubblico, in cambio di vantaggi materiali. Questo tipo di accordi rischia di bloccare i contenuti di dominio pubblico, ma in certi casi questo può essere l’unico modo di finanziare la digitalizzazione. Questo dilemma è stato sollevato dal gruppo di alto livello sulle biblioteche digitali nella relazione sui partenariati pubblico-privati per la digitalizzazione. Il gruppo aveva raccomandato che “i contenuti di dominio pubblico nel mondo analogico devono restare di dominio pubblico nel mondo digitale. Le restrizioni di uso e di accesso dell’utente eventualmente necessarie per rendere il contenuto digitale accessibile devono applicarsi solo per un periodo limitato”[10].

4. FINANZIAMENTO E GESTIONE

Nelle conclusioni del Consiglio del 20 novembre 2008 su Europeana, i ministri dell’UE responsabili della cultura hanno sottolineato la necessità di elaborare un modello di finanziamento e gestione sostenibili per questo servizio. I ministri hanno invitato la Fondazione per la Biblioteca digitale europea, la Commissione europea e gli Stati membri a collaborare alla sua elaborazione e il tema è stato discusso nell’ambito del gruppo di esperti degli Stati membri sulla digitalizzazione e la conservazione digitale. L’attuale consultazione apre il dibattito a un maggior numero di parti interessate su come assicurare a Europeana la necessaria autonomia in futuro.

Per lo sviluppo futuro di Europeana si potrebbero concepire modelli molto divergenti tra loro, che vanno dal finanziamento comunitario integrale a un sistema in cui il funzionamento del servizio è affidato principalmente al settore privato. È opportuno che il modello di gestione e finanziamento che sarà approvato tenga conto della vocazione di Europeana di offrire un accesso quanto più vasto possibile alle collezioni culturali e inoltre della natura e portata europea del sito e del ruolo primario delle istituzioni culturali che conferiscono le loro collezioni. Tale modello dovrà tener conto anche del fatto che i costi dell’ufficio Europeana rappresentano solo una frazione minuscola degli investimenti totali compiuti dagli Stati membri e dall’Unione europea allo scopo di rendere accessibile su internet il patrimonio culturale d’Europa.

4.1. Finanziamento della fase di sviluppo (2009-2013)

Inizialmente la Commissione europea ha contribuito finanziariamente alla creazione di Europeana attraverso il progetto EDL-net, cofinanziato nell’ambito del programma e Content plus. Il progetto, che ha beneficiato di una dotazione finanziaria di 1,3 milioni di euro, si è concluso all’inizio del 2009.

Per il periodo dal 2009 alla prima metà del 2011 lo sviluppo di Europeana sarà cofinanziato con una dotazione di 6,2 milioni di euro mediante il progetto Europeana 1.0, selezionato nell’ambito del programma e Content plus. In questa fase daranno un contributo finanziario anche una serie di Stati membri[11] e alcune istituzioni culturali.

Fino al termine del 2013 la Commissione può continuare a sostenere la fase di sviluppo di Europeana attraverso il programma Competitività e innovazione. In questa fase continueranno ad esserci cofinanziamenti supplementari degli Stati membri e/o del settore privato.

4.2. Finanziamento a medio termine (dal 2013 in poi)

Nel periodo dal 2013 in poi occorrerà pensare ad altre modalità di finanziamento per raggiungere il giusto equilibrio tra risorse comunitarie e di altra fonte e abbandonare l’attuale finanziamento a progetto. Potrebbero costituire fonti complementari di finanziamento i partenariati pubblico-privati o un contributo più strutturale degli Stati membri. Ci saranno probabilmente anche delle entrate dal sito stesso, che però potranno coprire solo una quota molto modesta dei costi totali di funzionamento del servizio. Far pagare gli utenti per reperire contenuti attraverso Europeana e per altre funzioni del sito non è una soluzione fattibile in quanto frenerebbe grandemente l’accesso degli utenti e sarebbe in contraddizione con la finalità precipua del sito.

Partenariato pubblico-privato per Europeana

Un partenariato pubblico-privato per Europeana potrebbe assumere varie forme. Una prima opzione è la sponsorizzazione privata via via che tale servizio si svilupperà e avrà un numero sempre maggiore di utenti. I fondi potrebbero essere messi a disposizione per motivi filantropici, come succede spesso negli Stati Uniti, ma anche a fronte di una contropartita, ad esempio di pubblicità.

Gli Stati membri affrontano in modo diverso il problema dell’accettabilità di comunicazioni commerciali su siti che offrono un servizio pubblico come Europeana. Può dipendere anche dal tipo di comunicazione commerciale, perché la presenza di un logo di un’impresa nelle informazioni generali non è la stessa cosa di una striscia pubblicitaria che promuove un determinato prodotto.

Un’altra fonte potenziale di reddito potrebbe essere il pagamento per i link forniti da Europeana che rinviano a contenuti di organismi (pubblici o privati) che cedono i contenuti a pagamento. In altre parole si potrebbe applicare una commissione sul traffico di consultazione di siti che offrono contenuti a pagamento, ma un partenariato pubblico-privato basato su questi link non implica necessariamente un rapporto finanziario. Ad esempio, il partenariato tra la Biblioteca nazionale di Francia e gli editori francesi nell’ambito di Gallica2 rappresenta un caso in cui la fornitura dei link è considerata rientrare nei compiti pubblici del sito.

Un’altra possibilità di migliorare le caratteristiche del sito è sfruttare le soluzioni e le competenze tecnologiche di imprese private per l’ulteriore sviluppo di Europeana. I partner privati potrebbero essere selezionati nell’ambito di gare (in linea con la normativa europea sugli appalti pubblici) oppure la loro collaborazione potrebbe rientrare nell’ambito di una sponsorizzazione come quella descritta sopra.

Si può pensare anche a partenariati più spinti che coinvolgano direttamente il settore privato nel funzionamento di Europeana e producano entrate che permettono di far funzionare il sito. In tal caso però esiste una serie di vincoli di cui va tenuto conto. È chiaro che Europeana dovrebbe continuare ad obbedire alla finalità culturale e di informazione che è la ragione della sua esistenza. Sarebbe anche necessario il pieno accordo delle istituzioni culturali che forniscono contenuti, in quanto sono loro a detenere effettivamente il materiale digitale alla base del servizio. Infine, occorrerebbe trovare soluzioni che non implicano distorsioni della concorrenza.

Finanziamento pubblico di Europeana

Il mantenimento del finanziamento pubblico potrebbe essere giustificato dall’importanza di Europeana in quanto strumento della politica culturale, che conferisce valore aggiunto a collezioni culturali in linea frammentate, che oggi mancano spesso di visibilità, raggruppandole grazie a un unico punto di accesso multilingue. Inoltre, un investimento pubblico relativamente contenuto in Europeana può far nascere una quantità considerevole di attività economiche e creative in settori come l’istruzione e il turismo.

Il finanziamento pubblico potrebbe provenire da varie fonti. Una delle opzioni, analizzata ma bocciata dalla Fondazione per la Biblioteca digitale europea, è il contributo finanziario delle istituzioni culturali che conferiscono contenuti. Queste istituzioni comprendono associazioni, aggregatori e singole istituzioni nazionali e europee di vari settori. La loro eterogeneità ostacola l’elaborazione di un sistema di contributi che possa essere considerato equo da ognuna di loro.

Un contributo più elevato degli Stati membri potrebbe sostanzialmente assumere due forme: nel primo caso il contributo dei singoli Stati membri sarebbe volontario, come è già avvenuto per molti Stati nella fase iniziale. Si tratterebbe di una soluzione rapida e flessibile, ma che porrebbe Europeana in una posizione di forte insicurezza stante la variabilità degli stanziamenti a disposizione da un anno all’altro. Quest’approccio non dà inoltre agli Stati membri un’idea precisa del contributo che ci si aspetta da loro.

Nel secondo caso si potrebbe stabilire un criterio di ripartizione del contributo di ogni Stato membro in funzione del PIL. Questa soluzione avrebbe il merito di rendere visibile il contributo di tutti gli Stati membri allo sviluppo di Europeana, ma le spese generali necessarie per formalizzare questa soluzione e decidere un criterio di distribuzione rischiano di essere elevate. In molti casi il contributo di piccoli Stati membri risulterebbe inferiore al costo del raggiungimento di un accordo sulla sua quota.

Un contributo comunitario dopo il 2013 sarebbe giustificato dal valore aggiunto europeo del sito e dalla sua capacità di dimostrare l’unità dell’Europa in tutta la sua diversità culturale. Ma l’attuale finanziamento a progetto basato su inviti a presentare proposte non costituisce una base sostenibile per una pianificazione finanziaria. Occorre considerare soluzioni alternative per il finanziamento di base di Europeana nell’ambito della gamma degli strumenti politici a disposizione.

4.3. Aspetti attinenti alla gestione

La supervisione di Europeana è affidata alla Fondazione per la Biblioteca digitale europea, creata l’8 novembre 2007. I membri fondatori sono le associazioni europee di biblioteche, archivi, musei e archivi audiovisivi, nonché singole importanti istituzioni culturali. Per diventare membro della Fondazione le istituzioni devono essere o rappresentare importanti fornitori di contenuti per Europeana ed essere disposti a rispettare le norme e le politiche del sito.

Il sostegno finanziario fornito da molti Stati membri a Europeana ha sollevato il problema della loro influenza all’interno degli organi di gestione della Fondazione. La Commissione e gli Stati membri non fanno parte della struttura formale di gestione di Europeana, ma vengono informati sui progressi compiuti e danno orientamenti al comitato esecutivo della Fondazione attraverso un “gruppo di orientamento e di finanziamento” che fa parte dell’attuale gruppo di esperti degli Stati membri. Questo corrisponde all’idea che siano gli stessi membri, in quanto principali fornitori di contenuti e in ragione delle loro conoscenze e competenze, ad essere responsabili del funzionamento del sito. Inoltre, la Commissione intrattiene attualmente un rapporto contrattuale con la Fondazione mediante le convenzioni di finanziamento per i progetti che coinvolgono la medesima.

In vista dell’afflusso di nuovi membri la Fondazione per la Biblioteca digitale europea sta predisponendo una modifica dell’attuale struttura amministrativa. In seguito al dibattito sull’orientamento a medio termine di Europeana, anche riguardo al suo finanziamento e al dovere di rendicontazione che ne consegue, saranno probabilmente necessari ulteriori adattamenti in futuro.

5. CONCLUSIONI

In un breve arco di tempo Europeana è diventata un punto di riferimento della cultura europea in linea. Il sito riflette l’ambizione delle istituzioni culturali europee di rendere agevolmente accessibile a tutti il nostro patrimonio culturale comune e diverso.

È necessario impegnarsi ancora per arricchire ulteriormente i risultati già raggiunti e poter contare sulla stretta collaborazione tra tutte le parti interessate se si vuole mantenere la promessa di un accesso facile online a libri, quadri, carte, fotografie, giornali, filmati e materiale audio provenienti da tutta Europa.

La presente comunicazione evidenzia le principali problematiche che determineranno il futuro sviluppo di Europeana e illustra una serie di temi da sottoporre alla discussione e sui quali le parti interessate sono invitate a esprimersi.

[1] Risoluzione del Parlamento “i2010, verso la Biblioteca digitale europea” del 27.9.2007.

[2] Conclusioni del Consiglio del 20 novembre 2008 su Europeana, GU C 319 del 13.12.2008, pag. 18.

[3] Raccomandazione 2006/585/CE sulla digitalizzazione e sulla conservazione digitale, GU L 236 del 31.8.2006, pag. 28.

[4] Comunicazione “Il patrimonio culturale europeo: basta un clic”, 11.8.2008.

[5] COM(2008) 466/3.

[6] Nel suo recente annuncio riguardo alla disponibilità del proprio strumento “Google Book Search” sui telefoni cellulari, Google ha indicato che attraverso questo servizio sono a disposizione dei cittadini statunitensi oltre un milione di libri di dominio pubblico. In Europa il comunicato stampa emesso da Google parlava solo di mezzo milione di libri di dominio pubblico.

[7] Comunicazione “Il patrimonio culturale europeo: basta un clic”, pag.7.

[8] Il criterio dell’originalità è stato però armonizzato per i fotografi, le banche dati e il software.

[9] Seoul, 18 giugno 2008.

[10] http://ec.europa.eu/information_society/activities/digital_libraries/doc/hleg/reports/ppp/ppp_final.pdf

[11] Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Italia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Ungheria.

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