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Document 52008AR0070

    Parere del Comitato delle regioni Cluster e politica dei cluster

    GU C 257 del 9.10.2008, p. 76–82 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    9.10.2008   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 257/76


    Parere del Comitato delle regioni Cluster e politica dei cluster

    (2008/C 257/12)

    IL COMITATO DELLE REGIONI

    chiede alla Commissione europea di mettere a punto un programma quadro per agevolare la cooperazione e l'interconnessione tra tutte le amministrazioni coinvolte, e di stabilire le linee guida per la creazione di cluster e per la loro interconnessione e transnazionalità. La cooperazione tra cluster è considerata un mezzo promettente al fine di rafforzare la capacità di innovazione in Europa e di richiamare l'attenzione degli investitori e degli innovatori di tutto il mondo. Per questo motivo la cooperazione transnazionale tra organizzazioni di cluster non deve rimanere circoscritta al solo ambito europeo, ma deve espandersi a livello mondiale, cosicché l'obiettivo finale sia la formazione di cosiddetti world level clusters,

    ritiene che sia necessario un quadro strategico globale che integri i punti di vista dei diversi attori coinvolti: amministrazioni pubbliche, università, centri di ricerca e imprese, e che consenta di affrontare in modo coordinato i tre processi precedentemente descritti:

    rendere possibile la creazione delle condizioni necessarie per lo sviluppo di cluster e la promozione di questi ultimi,

    favorire la realizzazione delle iniziative proposte dai cluster,

    pervenire all'interconnessione tra i cluster, sia a livello nazionale che transnazionale, al fine di consentire lo scambio di esperienze e la cooperazione,

    in tale ottica, come primo passo per lo sviluppo del quadro strategico, propone la creazione di un gruppo di esperti ad alto livello che studi la questione e indichi una linea di integrazione e di armonizzazione dei criteri al Consiglio e alla Commissione.

    Relatore

    :

    Antonio GONZÁLEZ TEROL (ES/PPE) direttore generale delle Questioni europee, Comunità autonoma di Madrid

    RACCOMANDAZIONI POLITICHE

    IL COMITATO DELLE REGIONI,

    considerando che il Consiglio Competitività tenutosi il 4 dicembre 2006 ha individuato nei cluster una delle nove azioni prioritarie per rafforzare l'innovazione europea;

    considerando che è stato consultato dalla presidenza slovena al fine di elaborare un parere prima della conclusione del semestre, cosicché del parere si possa tener conto nell'ambito dell'elaborazione della comunicazione che la Commissione europea sta preparando sulla politica dei cluster (luglio 2008);

    considerando le conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 13 e 14 marzo 2008, secondo le quali si dovrebbe, da un lato, coordinare meglio gli sforzi volti a migliorare le condizioni quadro dell'innovazione, anche attraverso il rafforzamento dei collegamenti tra scienza e industria e poli (cluster) di innovazione di livello mondiale e lo sviluppo di poli e reti regionali e, dall'altro, agevolare una maggiore partecipazione delle PMI innovative ai poli e negli appalti pubblici.

    Considerazioni generali

    1.

    Invita la Francia, che assumerà la prossima presidenza, a continuare a promuovere relazioni e studi sui cluster, nonché dibattiti politici, e a esplorare nuove azioni da sviluppare nel quadro della strategia per la politica dei cluster che la Commissione sta mettendo a punto;

    2.

    intende per cluster una concentrazione geografica di aziende specializzate in un determinato settore, interconnesse con fornitori specifici e con altre imprese di industrie correlate tra loro, che hanno rapporti non solo di concorrenza ma anche di cooperazione. Questo settore è contraddistinto da un gran numero di comparti e da una fertilizzazione reciproca di discipline e attività. Di fatto i cluster raggiungono il massimo sviluppo quando sono in grado di sfruttare il potenziale dell'interdipendenza per puntare su attività economiche complementari, generando sinergie che si traducono in una crescita comune del settore, di cui beneficiano tutti i partecipanti al cluster. Si parla così di coopetition (cooperation and competition) intesa come strategia d'impresa che sta a cavallo tra la cooperazione e la concorrenza, tipica dei cluster e generatrice dei massimi livelli di competitività. Per quanto riguarda i membri del cluster, tra loro deve esistere una fiducia reciproca ed essi devono condividere gli stessi obiettivi e le stesse priorità, in modo tale da poter conseguire un totale coordinamento in un contesto plurale strutturato su diversi livelli;

    3.

    riconosce che l'Unione è debole sul fronte della trasformazione delle idee in nuovi prodotti e servizi, e che è necessario adottare nuove politiche pubbliche che agevolino l'interconnessione tra i diversi attori sociali coinvolti nella creazione, trasmissione e applicazione della conoscenza. In definitiva, è necessario sviluppare nuovi percorsi di relazione tra amministrazioni pubbliche, università, centri di ricerca e imprese;

    4.

    ritiene che l'investimento esclusivo in R&S sia necessario, ma non sia stato finora sufficiente. Per potenziare l'innovazione in Europa, occorre unire le forze e indirizzare in modo specifico gli investimenti nella ricerca verso settori strategici;

    5.

    mette in rilievo come la semplice concentrazione territoriale di imprese non garantisca lo sviluppo di cluster né, in definitiva, di economie di rete, sinergie e miglioramenti della competitività. Occorre raggiungere una massa critica, una quantità sufficiente di produzione al di sotto della quale non si può parlare di cluster. È necessario, inoltre, prestare attenzione agli aspetti qualitativi e alle condizioni esterne, in particolare la fiducia reciproca e solidi rapporti tra le imprese che intendano condurre un'azione comune e sostenibile;

    6.

    ritiene che, per la misurazione di questi ultimi due aspetti, i dati statistici non siano sufficienti. Suggerisce quindi che l'Osservatorio europeo sui cluster elabori uno studio per stabilire quando si verifichino le condizioni necessarie per la presa in considerazione di questi due aspetti, che determinano l'esistenza di un cluster. A questo fine offre la sua assistenza, in virtù della sua esperienza e vicinanza alle regioni;

    7.

    concorda sul fatto che i cluster sono importanti motori e conduttori dell'innovazione, contribuiscono alla competitività e allo sviluppo sostenibile dell'industria e dei servizi e potenziano lo sviluppo economico delle regioni mediante la creazione di ricchezza e di posti di lavoro. Contribuiscono quindi alla coesione territoriale, obiettivo che il Trattato di Lisbona sancisce come una delle finalità dell'Unione;

    8.

    considera in molti casi necessaria la partecipazione delle autorità pubbliche e di organismi privati alla promozione della creazione dei cluster e all'attività di appoggio al mantenimento degli stessi nelle posizioni di avanguardia dei loro settori;

    9.

    il settore pubblico può anche svolgere un ruolo significativo nel raccogliere le sfide cui devono far fronte le iniziative di creazione dei cluster:

    aiutando a fissare gli obiettivi e a monitorare i risultati,

    facilitando il processo di creazione dei cluster nel corso del tempo nel suo sviluppo e nella sua maturazione (cfr. punto seguente),

    integrando la creazione dei cluster in un programma politico più ampio;

    10.

    è inoltre dell'avviso che il ruolo del settore pubblico debba essere quello di creare le condizioni ambientali necessarie allo sviluppo dei cluster, per esempio:

    garantendo l'esistenza di un capitale umano altamente qualificato,

    agevolando le trafile amministrative per la creazione e lo sviluppo del cluster,

    favorendo la creazione di centri di informazione e centri integrati di servizi,

    appoggiando la collaborazione tra gli istituti di istruzione e i cluster, in particolare attraverso la creazione di centri comuni per la formazione specializzata. Sarebbe opportuno che ciascuno Stato membro potesse contare su almeno un centro di studi per la formazione specializzata sui cluster,

    garantendo la disponibilità di strumenti finanziari adeguati che possano soddisfare le esigenze del cluster, nonché i rapporti tra gli imprenditori, i centri di innovazione, gli investitori e le fonti di finanziamento,

    rendendo disponibili percorsi di coordinamento all'interno dello stesso cluster e con altri cluster situati all'esterno, nonché facilitando i rapporti degli stessi con le amministrazioni pubbliche,

    promuovendo lo sviluppo di opportunità per i cluster al di fuori del loro contesto originario, la loro attività in ambito internazionale e la formazione di reti transnazionali. Un'adeguata politica pubblica può agevolare la creazione di un'immagine di marca della regione (e del cluster) che moltiplichi le sue opportunità di crescita all'esterno,

    promuovendo ricerca, sviluppo e innovazione (R+S+i) nel suo ambito di azione, prestando attenzione specifica ai fattori critici per l'avvio e lo sviluppo di azioni innovatrici che possono, inoltre, generare un effetto leva nel settore privato,

    appoggiando e accelerando le iniziative private senza dimenticare la necessità di interconnessione tra i tre livelli dell'amministrazione (comunitario, nazionale e regionale) e il fatto che quest'ultimo livello ha un ruolo chiave nella definizione e nell'attuazione delle politiche di aiuto ai cluster.

    Sottolinea tuttavia che le autorità pubbliche devono evitare due errori importanti:

    devono evitare di creare cluster dal nulla se questi non esistono. I cluster sono di solito il frutto di un'evoluzione storica, e ogni creazione artificiale di norma porta al fallimento,

    per gli stessi motivi, devono evitare di prolungare artificialmente la vita dei cluster quando i mercati e le tecnologie li hanno sopravanzati;

    11.

    conferma che i cluster, per poter competere nel mercato globale, devono poter costruire una fitta trama che unisca le imprese, le università e le autorità pubbliche, nonché avviare un processo di innovazione costante che permetta loro di continuare a ottenere nuove sinergie in qualsiasi momento. Soltanto così si può garantire la sopravvivenza futura del cluster. È opportuno accettare fin d'ora che, sebbene l'eccellenza sia una caratteristica dei cluster, non si può ignorare che non tutti i cluster potranno conseguire lo stesso livello di sviluppo né la stessa dimensione internazionale. L'eccellenza in questo campo si crea pazientemente, in tempi lunghi, attraverso risorse finanziarie specifiche, la buona governance e riforme strutturali orientate al mercato, che consentano la necessaria mobilità dei fattori (capitali di rischio e ricercatori);

    12.

    si ritiene che, di fronte all'attuale globalizzazione dei mercati, la creazione di catene globali del valore (Global Value Chains o GVC) attraverso i cluster sia essenziale per migliorare il coordinamento tra le imprese e, in definitiva, il livello generale di competitività. Benché l'innovazione sia una caratteristica di base di tutti i cluster, occorre notare che essi non solo si sviluppano nei settori ad alto livello di tecnologia, ma possono anche nascere in quelli di livello tecnologico medio o basso;

    13.

    mette in rilievo che i cluster sono particolarmente interessanti per le PMI, che in essi trovano l'ambiente adatto a favorire il loro legame con l'università e le grandi imprese e a permettere loro di accedere alle reti di commercio internazionale;

    14.

    segnala tuttavia che a volte, in certi paesi e regioni, ci si concentra eccessivamente sulle PMI, dimenticando che la scarsa presenza di grandi imprese rischia di limitare l'impatto economico dei cluster.

    Contribuire all'Agenda di Lisbona

    15.

    Ritiene che, attualmente, la libera circolazione dei fattori e gli elevati costi delle economie sviluppate giochino a favore di un processo di delocalizzazione, da affrontarsi mediante l'orientamento dei sistemi produttivi verso attività caratterizzate da un più alto valore aggiunto principalmente da una maggiore densità di R+S+i;

    16.

    è dell'avviso che l'Agenda di Lisbona è stata definita al fine di rispondere alle nuove sfide poste dalla globalizzazione. Essa si pone molteplici obiettivi: valorizzare il capitale umano esistente nell'Unione, rendere coerenti le politiche di innovazione, creare un quadro normativo che favorisca l'innovazione stessa, nonché promuovere la creazione e la crescita di imprese innovatrici e migliorare le interfacce all'interno del sistema di innovazione, il cui completamento consenta di evolversi verso una società aperta all'innovazione e alla conoscenza, e di conseguenza in grado di competere, se non sul piano dei costi, su quello della creazione di valore aggiunto;

    17.

    sottolinea che, per essere più competitive, le regioni devono potenziare quei settori ove sono più alti l'assorbimento di capitali, la specializzazione delle risorse umane e il carattere di innovazione;

    18.

    ricorda che in Europa si registra un grave deficit in tema di spesa privata nell'R&S. A questo proposito, è dell'avviso che un semplice aumento della spesa pubblica si rivelerà vano se non saranno le imprese stesse a fare propri questi obiettivi e a mettersi a capo delle iniziative necessarie. È tuttavia importante che il livello della spesa pubblica nazionale nell'R&S sia sufficientemente elevato da essere efficace. È l'unico modo che possa permettere alla spesa di arrivare, attraverso la ricerca e l'innovazione, fino al mercato. La spesa pubblica nell'R&S deve essere la leva per potenziare quella privata, cosicché possa aumentare drasticamente la percentuale del PIL delle regioni europee rappresentata dall'attività di R+S+i. A tal fine è necessario combinare quattro assi principali di intervento:

    potenziare lo sviluppo di cluster o aggregazioni di imprese e istituzioni pubbliche attorno ad attività altamente innovatrici,

    promuovere la creazione di spazi fisici adatti a queste attività, ove possano convivere la conoscenza (università) e gli affari (impresa): parchi scientifici e tecnologici,

    dare impulso agli strumenti, sia finanziari che di altra natura, che fungano da sostegno alla creazione di nuove imprese innovatrici,

    stimolare l'interconnessione tra i diversi centri di conoscenza e R+S+i, promuovere i fori di scambio di conoscenza e favorire la creazione di reti di regioni eccellenti nell'ambito dell'innovazione.

    Sviluppare la dimensione comunitaria

    19.

    Si rallegra dei progressi favoriti dalla Commissione europea attraverso numerosi programmi e reti, che hanno permesso di fare molta strada sul piano della concezione e della definizione dei cluster e che al tempo stesso consentono lo scambio di esperienze;

    20.

    non dubita dell'appoggio che sta fornendo la Commissione europea allo sviluppo di cluster nuovi e migliori a livello nazionale o regionale. Esiste tuttavia una certa esigenza di dare informazioni riguardo all'individuazione o allo sviluppo di buone pratiche, nonché di creare centri per l'individuazione degli strumenti che possano essere utilizzati o consultati sistematicamente. Tali strumenti devono essere presentati agli operatori in modo facile e accessibile. A questo proposito fa notare che il Comitato sta lanciando uno studio intitolato I cluster e la politica dei cluster: guida a uso dei responsabili locali e regionali;

    21.

    chiede comunque alla Commissione europea di mettere a punto un programma quadro per agevolare la cooperazione e l'interconnessione tra tutte le amministrazioni coinvolte, e di stabilire le linee guida per la creazione di cluster e per la loro interconnessione e transnazionalità. La cooperazione tra cluster è considerata un mezzo promettente al fine di rafforzare la capacità di innovazione in Europa e di richiamare l'attenzione degli investitori e degli innovatori di tutto il mondo. Per questo motivo la cooperazione transnazionale tra organizzazioni di cluster non deve rimanere circoscritta al solo ambito europeo, ma deve espandersi a livello mondiale, cosicché l'obiettivo finale sia la formazione di cosiddetti world level clusters;

    22.

    ritiene che la cooperazione tra i cluster sia di interesse primario per le PMI, in quanto agevola l'informazione — aspetto essenziale — e gli scambi tecnici, e crea la possibilità di condividere le infrastrutture di ricerca e i mezzi di produzione;

    23.

    osserva che esiste un chiaro sfasamento tra l'impegno che molti cluster mettono nello sviluppo della loro attività all'interno della regione o del paese ove si situano e le enormi possibilità offerte dallo scambio di informazioni e buone pratiche con altri cluster vicini, situati in altri Stati;

    24.

    invita la Commissione europea a eliminare tutte le barriere al commercio e agli investimenti in Europa. La piena realizzazione del mercato interno è uno strumento di base dell'apertura dei mercati alla concorrenza;

    25.

    ricorda che le barriere al commercio esistenti, unite alle differenze tra gli ordinamenti giuridici, i sistemi di previdenza sociale e quelli amministrativi e fiscali, possono rappresentare un importante fattore di ostacolo alla cooperazione transnazionale. Anche le barriere linguistiche contribuiscono a mantenere la gestione e l'esecuzione degli obiettivi dei cluster confinate all'ambito territoriale dei rispettivi paesi e a limitarne i collegamenti internazionali.

    Raccomandazioni del CdR

    26.

    Raccomanda alla Commissione di superare la frammentazione delle linee di azione che l'Unione europea destina alla promozione dei cluster. Reputa inoltre necessario riunire in un'unica linea di azione specifica la promozione dei cluster e l'appoggio alla cooperazione tra gli stessi;

    27.

    ritiene, a complemento del ruolo sempre più marcato che la Commissione affida alle autorità regionali nella promozione, nel coordinamento e nella valorizzazione delle iniziative di clustering, che la Commissione stessa debba garantire alle regioni una maggior visibilità delle iniziative che questa direttamente gestisce in tema di ricerca ed innovazione (principalmente PF7 e CIP). Inoltre, in questa stessa linea, dovrà essere posta particolare attenzione al fine di garantire una corretta interazione con le agenzie autonome create dalla Commissione in ambito di Ricerca e innovazione e con le JTI (Joint Technology Initiatives — Iniziative tecnologiche congiunte);

    28.

    sollecita l'integrazione e l'armonizzazione dei criteri per la promozione dei cluster a livello europeo, fatto che a suo avviso sarebbe un complemento fondamentale alle politiche di cooperazione esistenti a tutti i livelli, al fine di strutturare una prospettiva unica di azione da sostituire alla prospettiva parziale delle diverse iniziative esistenti in diversi ambiti (R&S, politiche di cooperazione interregionale, sorveglianza tecnocompetitiva, aiuti al finanziamento di progetti, ecc.);

    Image

    29.

    sottolinea che l'insieme delle misure promosse con questa visione integratrice deve concentrarsi sugli obiettivi di crescita e competitività e su ambiti di azione prioritari che devono andare al di là del semplice scambio di esperienze e informazioni, per comprendere progetti e iniziative comuni, scambi di personale e di beneficiari tra i progetti, sviluppo di reti e istituzioni comuni, ecc.

    Di conseguenza, propone:

    1.

    L'ATTUAZIONE DI UN QUADRO STRATEGICO COMUNE PER I CLUSTER

    Ritiene che sia necessario un quadro strategico globale che integri i punti di vista dei diversi attori coinvolti: amministrazioni pubbliche, università, centri di ricerca e imprese, e che consenta di affrontare in modo coordinato i tre processi precedentemente descritti:

    rendere possibile la creazione delle condizioni necessarie per lo sviluppo di cluster e la promozione di questi ultimi,

    favorire la realizzazione delle iniziative proposte dai cluster,

    pervenire all'interconnessione tra i cluster, sia a livello nazionale che transnazionale, al fine di consentire lo scambio di esperienze e la cooperazione.

    In tale ottica, come primo passo per lo sviluppo del quadro strategico, propone la creazione di un gruppo di esperti ad alto livello che studi la questione e indichi una linea di integrazione e di armonizzazione dei criteri al Consiglio e alla Commissione. Questo gruppo dovrebbe godere di un'ampia indipendenza, essere presieduto da una personalità europea di indiscusso prestigio in materia e comprendere rappresentanti di tutte le parti interessate: dell'ambito politico, delle diverse amministrazioni — specie quelle regionali -, delle imprese con esperienza nella gestione di cluster, delle università, dei centri di ricerca e tecnologici e degli organismi finanziari e di altri possibili agenti finanziatori (reti di business angels, fondi di capitale di rischio…).

    È dell'avviso che tale quadro strategico andrà a vantaggio delle diverse iniziative che già ora esistono attorno ai cluster di ambito tematico specifico, e apporterà una visione integratrice delle stesse, strutturando linee di azione che permettano di promuovere lo sviluppo dei processi che si verificano nell'evoluzione di un cluster.

    FASE DI INCUBAZIONE

    creazione delle condizioni ambientali necessarie al suo sviluppo,

    concessione di contributi finanziari che agevolino l'interconnessione delle piccole e grandi imprese ubicate sullo stesso territorio e lo sfruttamento delle potenziali sinergie,

    coinvolgimento di imprese propulsive,

    rapporti con centri di ricerca attivi nel settore.

    FASE DI LANCIO

    sviluppo di rapporti di fiducia,

    interconnessione tra imprese appartenenti a cluster diversi per formare metacluster transnazionali,

    creazione di una propria forma organizzativa e definizione di un'immagine di marca,

    sviluppo di un'agenda strategica di collaborazione.

    FASE DI CRESCITA

    creazione e sviluppo di progetti propri,

    partecipazione dei cluster alle piattaforme tecnologiche europee,

    alleanze tra cluster e piattaforme di cooperazione tra regioni,

    diffusione dei risultati della cooperazioni tra i cluster, assicurando così che i risultati del progetto arrivino ad altre regioni,

    nuovi prodotti come risultato di iniziative di collaborazione.

    FASE DI MATURITÀ

    innovazioni e brevetti propri,

    comparsa di subcluster commerciali,

    partenariati strategici per lo sviluppo economico,

    richiamo di nuovi investimenti nella regione.

    2.

    AZIONI DI PROMOZIONE PER LA CREAZIONE DI UN QUADRO STRATEGICO CHE APPORTI CREDIBILITÀ AL PROCESSO

    Riconosce l'opportunità di stimolare la cooperazione tra imprese dei cluster promovendo la creazione di una rete di reti di cluster di primo livello, che consenta loro di condividere i servizi e le buone pratiche a livello europeo e globale attraverso, per esempio:

    lo sviluppo e il dispiegamento di strumenti di cooperazione per condividere le conoscenze elaborate nei cluster regionali,

    la promozione di eventi/riunioni/giornate di incontri con i diversi attori, in particolare le imprese, dei vari cluster,

    l'elaborazione di un resoconto annuale comune delle attività di tutti i cluster europei,

    la spinta allo sviluppo di servizi condivisi nel campo della formazione, dell'informazione, ecc.

    Sottolinea come sia essenziale che le amministrazioni pubbliche promuovano progetti di domanda anticipata mediante:

    la connessione tra osservatori e organismi di sorveglianza sulla tecnologia delle diverse regioni, attraverso la creazione di un sistema europeo di sorveglianza sulla ricerca e l'innovazione industriale e il miglioramento delle informazioni sul capitale intellettuale, che permetta di anticipare possibili soluzioni sul fronte dell'offerta e tecnologie in grado di apportare valore,

    lo stimolo alla cooperazione con le piattaforme tecnologiche europee,

    lo sviluppo di progetti pubblici condivisi tra varie regioni (specifiche e procedure di acquisto comuni),

    l'impulso alle diverse regioni affinché si dotino di regole comuni che promuovano o anticipino lo sviluppo di tecnologie innovatrici.

    Mette in evidenza come sia imprescindibile raccogliere le informazioni esistenti in un'unica piattaforma informativa europea sui cluster ( Infocluster ) e prevedere, per la stessa, funzionalità utili alle imprese, oggi solo parzialmente disponibili. A questo proposito, ritiene che l'organismo più adeguato a portare avanti questo compito di sviluppo della piattaforma informativa sarebbe l'Osservatorio europeo sui cluster:

    un sistema di informazione territoriale, che strutturi e integri l'attuale offerta di infrastrutture e centri di ricerca, imprese attive nel R+S+i, università e altri centri, linee di ricerca oggetto di promozione, contatti tecnici e politici essenziali, ecc. Questo strumento agevolerebbe l'interrelazione tra i diversi centri di conoscenza e gli stessi cluster. Potrebbe essere guidato dalla Commissione europea in collaborazione con il CdR, che da parte sua potrebbe agevolarne i contatti con le regioni e i cluster esistenti a livello regionale,

    un barometro dinamico della concorrenza, grazie al quale ogni cluster possa confrontarsi con altri dalle caratteristiche simili e conoscere la sua posizione relativa rispetto all'ambiente concorrenziale in cui opera,

    una mappa delle politiche per i cluster, che presenti i programmi e le politiche nazionali e regionali applicate in ciascun territorio in tutti gli ambiti (aiuti a R+S+i, strumenti finanziari di appoggio, programmi di formazione e scambio, ecc.) per lo scambio di informazioni,

    diverse relazioni sulle migliori pratiche applicate dalle imprese o dagli stessi cluster per condividere le conoscenze.

    Ribadisce la necessità di promuovere la collaborazione tra strumenti finanziari per l'innovazione (capitali/debito/aiuti diretti) delle diverse regioni e paesi, al fine di agevolare gli investimenti in grandi progetti che coinvolgano varie regioni di diversi paesi europei attraverso i cluster, che potranno beneficiare di una maggiore efficacia di fondi europei come quelli provenienti dalla BEI e dal FEI.

    Considera possibile la condivisione di risorse e servizi tra cluster, che consenta loro di beneficiare di un accesso comune a servizi di migliore qualità:

    borsa dell'occupazione specializzata e programmi di scambio e di formazione dei ricercatori nel settore privato,

    mobilità delle imprese e condivisione delle attrezzature e dei servizi degli incubatori,

    scambi di competenze tecniche, infrastrutture di ricerca e impianti di produzione che rendano possibili economie di scala e di gamma,

    un sistema europeo di sorveglianza sulla ricerca, l'innovazione industriale e la disponibilità di informazioni migliori sul capitale intellettuale.

    3.

    MISURE DI VALUTAZIONE (EX ANTE, DURANTE ED EX POST) CHE DEVONO SERVIRE DA GUIDA PER LE AZIONI FUTURE

    Ritiene che la valutazione sia una forma di ricerca, che si avvale di tecniche specifiche e risponde a interrogativi come i seguenti: sono state soddisfatte le esigenze del cluster? Si è definita una politica adeguata? È stata applicata correttamente? Si può prevedere che avrà l'impatto sperato? È possibile tornare sugli obiettivi non raggiunti o migliorare l'efficacia della politica applicata?

    Intende la valutazione come uno strumento da utilizzare lungo l'intero processo di attuazione, uno strumento che, oltre ad altri vantaggi, faccia anche aumentare la credibilità della politica dei cluster.

    Bruxelles, 19 giugno 2008

    Il Presidente

    del Comitato delle regioni

    Luc VAN DEN BRANDE


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