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Document 52007DC0803(05)

Raccomandazione della Commissione relativa agli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità (a norma dell'articolo 99 del trattato CE)

/* COM/2007/0803 def. */

52007DC0803(05)

Raccomandazione della Commissione relativa agli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità (a norma dell'articolo 99 del trattato CE) /* COM/2007/0803 def. */


[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 11.12.2007

COM(2007) 803 definitivoPARTE I

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO EUROPEO

Relazione strategica sulla strategia di Lisbona rinnovata per la crescita e l'occupazione: il nuovo ciclo (2008-2010) Stare al passo con i cambiamenti

Stare al passo con i cambiamenti

RILANCIANDO LA STRATEGIA DI LISBONA NEL 2005 E PONENDO MAGGIORMENTE L'ACCENTO SULLA CRESCITA E L'OCCUPAZIONE, L'EUROPA HA REGISTRATO UN IMPORTANTE RISULTATO. IL MODO DI FUNZIONAMENTO DELL'UNIONE È CAMBIATO IN MISURA SIGNIFICATIVA E PERMANENTE: LO STRETTO PARTENARIATO E LA CHIARA RIPARTIZIONE DELLE RESPONSABILITÀ TRA STATI MEMBRI E LA COMMISSIONE HANNO PERMESSO DI COMPIERE UN GRANDE PASSO IN AVANTI.

I risultati sono già visibili. La situazione economica è molto migliorata rispetto al 2005, come dimostrano i dati relativi alla crescita. Negli ultimi due anni sono stati creati quasi 6,5 milioni di posti di lavoro e altri 5 milioni dovrebbero essere creati per il 2009. Dietro le cifre, ci sono milioni di Europei che hanno lasciato alle spalle i disagi della condizione di disoccupati e la cui vita è migliorata.

Naturalmente, l'attuale fase di ripresa è un fenomeno in parte di natura ciclica ma le riforme strutturali che gli Stati membri e l'Unione hanno attuato negli ultimi anni nel quadro della strategia di Lisbona hanno cambiato la situazione e rappresentano la migliore protezione contro un peggioramento della congiuntura.

La strategia di Lisbona è lo strumento creato dall'UE per accompagnare i cambiamenti in corso; Per questo motivo, esso rappresenta una parte integrante della risposta dell'Unione alla globalizzazione, che aiuta gli Europei a configurare questa nuova serie di sfide e di opportunità.

Il processo di riforma può essere difficile. Talvolta, è impopolare. Tuttavia, la via delle riforme è la sola che permette di affrontare le esigenze attuali. I risultati positivi ottenuti fino ad oggi dovrebbero stimolarci a impegnarci ancora di più nel quadro del nuovo ciclo della strategia.

Ciò significa che dobbiamo stare al passo con i cambiamenti. Troppi cittadini europei sono ancora senza lavoro. Le nostre imprese non dispongono ancora di un ambiente che ne stimoli al meglio la crescita. In materia di promozione dell'innovazione e della ricerca e sviluppo, l'Europa agisce ancora in modo frammentario. Il contributo del settore privato è ancora insufficiente. Abbiamo appena cominciato a trasformare l'UE in un'economia a bassa emissione di carbonio. A fronte del rischio di rallentamento della crescita a livello mondiale, è essenziale accelerare le riforme e consolidare le capacità di ripresa delle nostre economie.

La strategia di Lisbona esige un forte spirito d'iniziativa. Se l'Europa prende l'iniziativa, i fatti seguono. Le azioni prioritarie concordate dal Consiglio europeo di primavera 2006 hanno dato un effettivo slancio al processo. Oggi, nella maggior parte degli Stati membri, è molto più facile e rapido avviare un'attività commerciale. Sono stati adottati principi comuni in materia di "flessicurezza". Ciò rappresenta una base solida per un nuovo slancio politico.

Dobbiamo approfittare di tale slancio e concordare un elenco mirato di nuove azioni ambiziose da intraprendere. Ecco qualche esempio di ciò che dobbiamo realizzare insieme:

- ridurre i casi di abbandono scolastico precoce e garantire che, nell'era della globalizzazione, nessuno sia lasciato indietro;

- dotare l'Europa di una "quinta libertà", la libera circolazione delle conoscenze, che le permetta di sfruttare il proprio potenziale di creatività;

- impiegare Internet ad alta velocità per stimolare l'innovazione e mantenere l'Europa al centro della scena mondiale nell'età di Internet;

- promuovere le piccole e medie imprese europee adottando una "legge sulle piccole imprese";

- migliorare sostanzialmente l'efficienza energetica dei nostri edifici, utilizzando gli ampi bilanci per gli appalti di cui disponiamo per spronare al cambiamento;

- consolidare il triangolo istruzione-ricerca-innovazione, segnatamente tramite l'istituzione e le attività dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia ( European Institute for Innovation and Technology , EIT) e delle iniziative tecnologiche comuni ( Joint Technology Initiatives , JTI).

All'Europa si presenta un'occasione unica di trasformarsi in una economia creativa, moderna, innovativa e a bassa emissione di carbonio, dotata di un clima imprenditoriale dinamico, di una forza lavoro altamente qualificata e di un'istruzione di alta qualità e basata su un modello sociale solido. La strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione contribuisce alla prosperità dei cittadini europei, perseguendo un programma che coniuga accesso, opportunità e solidarietà e che ci permetterà di trarre vantaggi dalla nostra apertura al mondo e di dare alla globalizzazione una forma che rispecchi i valori europei.

José Manuel Durão Barroso

Bruxelles, 11 dicembre 2007

INDICE

1. Introduzione 5

2. Riforme strutturali attuate durante il primo ciclo di lisbona (2005-2008) 6

3. Rafforzamento della strategia di Lisbona nel prossimo ciclo 8

3.1. Continuare le riforme a livello nazionale 8

3.2. Migliorare il coordinamento delle politiche economiche 9

3.3. Riforme necessarie a livello comunitario, compreso il programma comunitario di Lisbona 10

3.4. Incidere sulla situazione internazionale 10

3.5. Integrare le iniziative nazionali, comunitarie e internazionali nel quadro di una strategia politica efficace 11

4. Azioni nei quattro settori prioritari 12

4.1. Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro 12

4.2. Liberare il potenziale delle imprese, in particolare delle PMI 14

4.3. Investire nelle conoscenze e nell’innovazione 15

4.4. L'energia e i mutamenti climatici 17

5. Dopo il Consiglio europeo di primavera 2008 19

1. INTRODUZIONE

Rilanciando la strategia di Lisbona nel 2005, l'Unione europea e i suoi Stati membri si sono impegnati a favore di un nuovo partenariato, volto a garantire la sostenibilità della crescita e dell'occupazione.

A quasi tre anni da allora, i risultati del partenariato sono evidenti. La crescita economica è aumentata, passando dall'1,8% del 2005 per raggiungere, secondo le previsioni, il 2,9% nel 2007 e il 2,4% nel 2008. Sebbene tale crescita sia soprattutto imputabile a fattori di natura ciclica, vi hanno contribuito anche le riforme strutturali adottate dagli Stati membri. Negli ultimi due anni sono stati creati quasi 6,5 milioni di posti di lavoro e altri 5 milioni dovrebbero essere creati entro il 2009. Il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere sotto il 7%, ovvero al livello più basso registrato a partire dalla metà degli anni Ottanta. Il tasso di occupazione, attualmente pari al 66%, si è avvicinato molto all'obiettivo generale di Lisbona del 70%. Per la prima volta negli ultimi dieci anni, l'aumento significativo dell'occupazione si è accompagnato ad una decisa crescita della produttività. Negli Stati membri che hanno recentemente aderito all'UE, il tenore di vita migliora visibilmente.

Non tutti gli Stati membri hanno però intrapreso le riforme con uguale determinazione. In alcuni ambiti, per esempio per quanto concerne l'apertura dei mercati e la segmentazione del mercato del lavoro, le riforme registrano ritardi. Contemporaneamente, a causa del rallentamento dell'economia a livello mondiale, delle perturbazioni dei mercati finanziari e dell'aumento dei prezzi dei beni di consumo, il contesto si sta deteriorando.

Alla riunione informale del Consiglio europeo di Lisbona dell'ottobre 2007, i Capi di Stato e di governo hanno discusso della risposta europea alla globalizzazione[1], ribadendo il ruolo centrale della strategia di Lisbona rinnovata e chiedendone il rafforzamento nel nuovo ciclo triennale. Essi hanno anche insistito sul fatto che l'UE dovrebbe utilizzare la strategia per contribuire a dare alla globalizzazione una forma compatibile con i propri valori ed interessi. Il modello di sviluppo dell'Unione, che combina competitività, solidarietà e sostenibilità, e la grande esperienza in termini di integrazione economica possono rappresentare risorse importanti nell'era della globalizzazione. Con la firma del trattato di Lisbona, l'UE entrerà in una nuova fase. Avendo risolto le principali questioni istituzionali, l'UE si può ora concentrare sui problemi che incidono direttamente sulla vita quotidiana dei suoi cittadini.

La prima parte della presente comunicazione al Consiglio europeo di primavera del 2008 contiene le proposte della Commissione relative al futuro della strategia. Sottolineando l'importanza della stabilità macroeconomica, vi si rileva il bisogno di adottare le riforme non ancora realizzate al fine di consolidare le basi che favoriscano una solida crescita economica in futuro e aiutino l'UE a reagire alle eventuali congiunture economiche negative a livello mondiale.

La seconda parte contiene la valutazione dei progressi registrati dai singoli Stati membri (e a livello di area dell'euro) nell'attuazione dei rispettivi programmi nazionali di riforma e delle raccomandazione specifiche per paese adottate dal Consiglio[2]. La terza parte è rappresentata da un documento di accompagnamento che contiene la valutazione dettagliata dei progressi registrati nei diversi ambiti politici[3]. Il pacchetto Lisbona contiene inoltre: (1) una proposta di raccomandazione del Consiglio per l'aggiornamento delle raccomandazioni specifiche per paese e degli obiettivi su cui concentrarsi, (2) una proposta di raccomandazione del Consiglio per riconfermare gli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione, (3) un nuovo programma comunitario di Lisbona e (4) un'analisi relativa al riorientamento dei fondi strutturali a favore della crescita e dell'occupazione.

2. Riforme strutturali attuate durante il primo ciclo di lisbona (2005-2008)

Anche se esiste un ampio consenso sulle misure necessarie, il ritmo di attuazione delle riforme varia molto da paese a paese. Dal 2005 a questa parte, tutti gli Stati membri hanno attuato riforme sostanziali, ma alcuni hanno reagito alle sfide più prontamente di altri. Negli ultimi dodici mesi, hanno cominciato a manifestarsi i primi sintomi di una certa "stanchezza da riforme".

Tra i dati positivi, si registra che i disavanzi di bilancio si sono ridotti, passando dal 2,5% del PIL del 2005 ad un livello previsto per il 2007 dell'1,1%, mentre il debito pubblico è passato dal 62,7% del 2005 ad un valore leggermente inferiore al 60% nel 2007. Tuttavia, l'opportunità di approfittare delle condizioni relativamente positive per ridurre i disavanzi strutturali non è stata sfruttata completamente, soprattutto nella zona euro.

In alcuni Stati membri, il miglioramento delle condizioni favorevoli alla crescita si è accompagnato ad un graduale accumulo degli squilibri, testimoniato da notevoli disavanzi della bilancia commerciale, associati a segni di surriscaldamento economico, perdita di competitività, crescente indebitamento delle famiglie e rapido aumento dei prezzi delle case.

L'euro è stato un fattore di stabilità ed ha facilitato il funzionamento del mercato unico, a vantaggio della zona euro e dell'intera UE. Il tasso stimato di crescita potenziale del PIL è cresciuto nella zona euro di 0,2 punti percentuali, rispetto al 2005, raggiungendo il 2,25%, fenomeno che è in parte effetto di riforme strutturali.

Nel 2006, il tasso di crescita della produttività ha raggiunto l'1,5%, rispetto al tasso annuo di crescita dell'1,2% registrato tra il 2000 e il 2005. Tuttavia, l'Europa si trova ancora indietro rispetto ad altre potenze economiche, sia in termini di tecnologie dell’informazione e della comunicazione che del loro utilizzo come stimolo per l'attività produttiva. L'apertura di industrie e servizi di rete alla concorrenza è stata lenta e permangono significativi ostacoli all'ingresso sui mercati. Alcuni Stati membri sono in ritardo nell'attuazione delle direttive sul mercato interno. Analogamente, le iniziative volte a migliorare il quadro che regola proprietà intellettuale ed industriale e ad accelerare il processo di standardizzazione non hanno dato i frutti sperati.

Il programma UE di miglioramento della regolamentazione è in fase di graduale applicazione, anche se molti Stati membri non hanno ancora attuato gli strumenti necessari, tra cui le valutazioni di impatto e meccanismi per misurare e snellire le procedure amministrative.

Oggi, in quasi tutti gli Stati membri è molto più facile ed economicamente meno oneroso avviare un'attività commerciale. L'Europa nel suo insieme non dispone però ancora di una cultura imprenditoriale dinamica. Troppo spesso, gli impegni per migliorare l'ambiente in cui operano le imprese sono frammentari e isolati invece di rientrare in un approccio integrato volto a favorire la crescita delle PMI. Gli Stati membri si sono imposti l'obiettivo di aumentare in misura significativa gli investimenti a favore della ricerca e sviluppo, che aiuterebbero l'UE ad avvicinarsi all'obiettivo di raggiungere, entro il 2010, il 3% del PIL, ma la realtà dei fatti non rispecchia tale impegno.

La crescita dell'occupazione è stata notevole, anche se alcune regioni e alcuni gruppi ne hanno beneficiato in misura minore. Molti Stati membri hanno cominciato a riformare i propri sistemi pensionistici e le modalità di pensionamento anticipato. Ciò ha contribuito all'aumento notevole e rapido del tasso di occupazione dei lavoratori più anziani, anche se l'obiettivo del 50% è ancora piuttosto lontano dall'essere raggiunto. Il tasso di occupazione femminile è aumentato in misura significativa (raggiungendo il livello del 57,2%, che si avvicina al 60%), anche se gli Stati membri dovrebbero adottare nuove misure che promuovano la parità di trattamento tra donne e uomini sul mercato del lavoro.

Quasi la metà degli Stati ha elaborato o sta mettendo a punto politiche improntate al principio della "flessicurezza", Ma le misure adottate dai poteri pubblici rimangono però frammentarie. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, le politiche passive stanno per essere abbandonate a favore di un approccio più attivo. Gli Stati membri stanno riformando i sistemi di sicurezza sociale, soprattutto modificando i sistemi fiscali e previdenziali, in modo da introdurre un equilibrio tra diritti e obblighi. Sono stati introdotti nuovi contratti di lavoro più flessibili per determinate categorie di lavoratori (per esempio, i nuovi lavoratori), a cui non si associano però adeguate possibilità di acquisire nuove competenze che possono aiutare a progredire nel mercato del lavoro. Al problema più delicato di riformare le norme relative ad altri tipi di contratto non si è dedicata un'attenzione sufficiente. Così, molti mercati del lavoro rimangono segmentati, con insiders molto tutelati ed outsiders più precari con contratti dalle prospettive incerte.

Analogamente, la formazione continua è lungi dal soddisfare quanto richiesto, soprattutto tra i lavoratori meno qualificati, che ne avrebbero maggiore bisogno. I sistemi di istruzione e formazione non sono ancora sufficientemente sensibili ai bisogni del mercato del lavoro.

L'Unione europea ha adottato le prime misure per diventare una società caratterizzata da basse emissioni di carbonio. Si registrano progressi per quanto riguarda gli obiettivi generali di Kyoto e, al Consiglio europeo di primavera 2007, l'Unione europea si è impegnata a raggiungere ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni a effetto serra e di aumento dell'utilizzo delle energie rinnovabili entro il 2020.

Nella parte II della presente comunicazione si trovano i resoconti dettagliati dei progressi registrati dai singoli Stati membri.

3. Rafforzamento della strategia di Lisbona nel prossimo ciclo

Sebbene la situazione economia sia migliore rispetto al 2005, l'UE entra nel nuovo ciclo della strategia di Lisbona in un contesto di rallentamento della crescita a livello mondiale e di rischi rappresentati dalle perturbazioni dei mercati finanziari e dal rincaro del petrolio e dei beni di consumo. È giunto il momento di decidere di rafforzare l'attuazione della strategia, per ravvivare la fiducia e consolidare i fattori economici fondamentali, in modo da resistere ad eventuali crisi economiche.

3.1. Continuare le riforme a livello nazionale

La sfida principale che gli Stati membri devono sostenere nel prossimo ciclo è l'attuazione delle riforme non ancora realizzate, soprattutto nei settori indicati nelle raccomandazioni specifiche per paese e negli obiettivi su cui concentrarsi.

Considerato che per realizzare le riforme e per raccoglierne i frutti c'è bisogno di tempo, la Commissione propone di riconfermare quasi inalterata l'attuale serie di raccomandazioni, apportando leggere modifiche per tenere conto dei progressi realizzati a partire dalla loro adozione nella primavera 2007.

Per aumentarne al massimo l'impatto sulla crescita e l'occupazione, è previsto che i programmi politici UE di nuova generazione in materia di coesione "riservino" più del 60% dei fondi[4] a favore di programmi nazionali di riforma. Nel periodo 2007-2013 saranno destinati alla coesione 347 miliardi di euro, a cui si aggiunge un cofinanziamento da parte organismi nazionali pubblici e privati pari a circa 160 miliardi euro. In totale, fino al 2013 saranno stanziati 70 miliardi di euro all'anno, per la maggior parte a sostegno dei programmi nazionali di riforma. Ora che la fase di programmazione si è conclusa, è importante garantire che le spese rispecchino gli impegni relativi ai fondi riservati e che non siano in un secondo momento dirottate verso settori che non hanno lo stesso grado di priorità.

Le autorità locali e regionali sono già state coinvolte in modo attivo nella strategia di Lisbona rinnovata, in sede di elaborazione e attuazione di programmi di coesione che beneficiano di fondi riservati. È necessario impegnarsi ulteriormente per stimolare un maggiore coinvolgimento delle parti interessate e per intensificare lo scambio di esperienze, idee e migliori pratiche, un aspetto che già rappresenta un punto di forza della strategia. In tale contesto, la Commissione accoglie con favore il forte interesse espresso dal Parlamento europeo, dal Comitato economico e sociale europeo e dal Comitato delle Regioni, in particolare per quanto riguarda la valutazione del grado di coinvolgimento delle parti interessate nella strategia.

3.2. Migliorare il coordinamento delle politiche economiche

Le economie degli Stati membri sono strettamente interdipendenti. Se tutte evolvono in una medesima direzione e se le riforme sono adottate in parallelo, i vantaggi possono essere numerosi. La nuova governance definita dalla strategia di Lisbona, che attribuisce grande importanza al partenariato tra l'UE e gli Stati membri, si è rivelata valida. Gli orientamenti integrati rappresentano uno strumento fondamentale per un più stretto coordinamento delle politiche economiche nel quadro della strategia rinnovata. Essi rappresentano un quadro di riferimento generale che permette agli Stati membri che attraversano fasi di sviluppo diverse e dispongono di sistemi sociali e quadri istituzionali diversi di perseguire i rispettivi programmi nazionali di riforma e sono sufficientemente ampi da permettere eventuali adeguamenti alla luce dei cambiamenti della situazione politica. Esiste un ampio consenso tra Stati membri e parti interessate sul fatto che gli orientamenti non debbano essere modificati e che si debba continuare ad insistere sulla dimensione dell'attuazione[5].

Pertanto, la Commissione propone di riconfermare gli attuali orientamenti per il prossimo ciclo, aggiornando però le note esplicative relative al contesto in cui dovrebbero essere applicati. Ciò comprende, per esempio, una maggiore attenzione alle misure volte ad investire maggiormente nelle persone e a modernizzare i mercati del lavoro. Gli Stati membri dovrebbero rivedere i propri programmi nazionali di riforma per garantire che essi siano aggiornati in vista del nuovo ciclo e dovrebbero continuare a coinvolgere, nell'elaborazione e nell'applicazione di tali programmi, un'ampia gamma di parti interessate.

L'esperienza degli ultimi tre anni dimostra che è necessario rafforzare ancora il coordinamento delle riforme. La Commissione propone pertanto che gli Stati membri discutano le rispettive risposte politiche alle raccomandazioni specifiche per paese e gli 'elementi da tenere sott'occhio' nel quadro del processo di sorveglianza multilaterale organizzato in seno al Consiglio. Per organizzare il dibattito, ogni Stato membro dovrebbe, nel quadro del suo rapporto sullo stato di attuazione, presentare un piano d'azione in cui definisce le misure che adotterà per tenere conto delle raccomandazioni e degli "elementi da tenere sott'occhio".

L'argomentazione a favore del coordinamento delle riforme è inoltre tanto più importante nella zona euro. Le proposte per rendere più efficace il coordinamento e la governance nella zona euro faranno parte della revisione del funzionamento dell'unione economica e monetaria, in occasione del decimo anniversario della sua creazione, che la Commissione presenterà prima dell'estate 2008.

3.3. Riforme necessarie a livello comunitario, compreso il programma comunitario di Lisbona

Il nuovo programma comunitario di Lisbona rappresenta il contributo della Commissione alla strategia di Lisbona rinnovata. Esso va inteso come controparte dei programmi nazionali di riforma e definisce le iniziative in cui le azioni comunitarie apportano il maggiore valore aggiunto alle riforme intraprese dagli Stati membri ed esercitano la maggiore incidenza sulla crescita e l'occupazione. Per alcune misure del programma comunitario di Lisbona è prevista l'adozione da parte della Commissione, ma la maggior parte di esse prevedono l'adozione in via prioritaria del Consiglio e del Parlamento. Per rilanciare la crescita e l'occupazione, è necessario che tutte le istituzioni UE esprimano la volontà politica di raggiungere un accordo su tali misure nel prossimo ciclo. Il testo completo del programma comunitario di Lisbona è presentato in una comunicazione distinta.

A livello comunitario, è importante colmare le lacune ancora esistenti a livello di mercato unico, in particolare per quanto concerne i servizi, in modo da beneficiare al massimo delle riforme nazionali. Recentemente, la Commissione ha presentato la propria visione del mercato unico per il 21° secolo[6]. Alcune misure proposte in tale sede saranno riprese nel quadro del programma comunitario di Lisbona. Tali misure sono volte a dare più potere ai consumatori e alle piccole imprese e a migliorare l'attuazione e l'applicazione delle norme relative al mercato unico, per esempio istituendo dei "centri per il mercato unico" a livello nazionale e verificando periodicamente l'andamento dei prezzi dei beni di consumo. L'applicazione effettiva della legislazione relativa alla difesa dei consumatori aiuterà questi ultimi a scegliere tra i diversi produttori, stimolando così la concorrenza.

3.4. Incidere sulla situazione internazionale

Se è vero che l'UE deve proteggere i propri cittadini e i propri interessi e valori, il protezionismo non può essere una soluzione. L'apertura verso l'esterno dell'UE, prima potenza commerciale e primo investitore a livello mondiale, porta alla riduzione dei costi della produzione industriale, a prezzi più bassi e a più ampie possibilità di scelta per i consumatori e rappresenta uno stimolo alla concorrenza tra imprese e a nuovi investimenti.

La strategia di Lisbona opera in un contesto di globalizzazione e di tale dimensione si deve tenere particolarmente conto nella fase di attuazione. Ciò può avvenire in vari modi:

- l'UE dovrebbe impiegare tutti gli strumenti di cui dispone per garantire che alla sua apertura corrisponda un migliore accesso ai mercati dei paesi terzi per le proprie imprese

Per offrire nuove opportunità di mercato ed eliminare le tariffe e gli altri ostacoli agli scambi, bisogna ricorrere agli strumenti dei negoziati multilaterali, in particolare i risultati positivi del ciclo di negoziati di Doha, e degli accordi commerciali bilaterali in vigore[7]. Essi dovrebbero inoltre essere utilizzati per promuovere un approccio basato sulle regole che permetta un livello elevato di protezione sociale ed ambientale. Inoltre, la Commissione presenterà a cadenza annuale una relazione sull'accesso ai mercati, individuando i paesi e i settori in cui permangono ostacoli significativi. Di norma, ciò dovrebbe portare a consultazioni con i paesi interessati. Se i problemi permangono, va considerato il ricorso agli strumenti commerciali comunitari e/o un'azione a livello di OMC. Un'attenzione particolare sarà data al miglioramento dell'accesso ai mercati degli appalti e al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e delle norme di concorrenza leale e di accesso al mercato per le PMI;

- l'UE dovrebbe migliorare il dialogo strategico con i più importanti paesi terzi, al fine di individuare soluzioni vantaggiose per entrambe le parti e promuovere l'adozione di standard più elevati e una maggiore convergenza tra le normative

Grazie alla propria esperienza in materia di mercato unico, l'UE può offrire competenze specifiche (per esempio a livello di integrazione dei mercati, protezione sociale, occupazione e diritti dei lavoratori, sistemi sanitari, protezione dell'ambiente e dogane) di cui potrebbero beneficiare i principali partner; inoltre, le discussioni potrebbero permettere di individuare soluzioni in settori in cui l'Unione ha interessi strategici (per esempio, accesso ai mercati, energia, cambiamenti climatici, gestione dei flussi migratori, condizioni di lavoro dignitose, norme tecnologiche, diritti di proprietà industriale e politiche relative alle PMI). Vanno elaborate nuove iniziative, quali il recente Consiglio economico transatlantico, che tengano conto delle specificità di ogni partner. La questione dei paesi vicini dell'Unione merita un'attenzione particolare.

3.5. Integrare le iniziative nazionali, comunitarie e internazionali nel quadro di una strategia politica efficace

Il Consiglio europeo di primavera del 2006 ha scelto quattro settori prioritari che costituiscono i quattro pilastri della strategia rinnovata (conoscenze e innovazione, liberare il potenziale delle imprese, investire maggiormente nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro, energia e cambiamenti climatici). Tali settori sono collegati e se attuati in parallelo, rappresentano una strategia politica integrata.

Per ognuno dei quattro settori, il Consiglio europeo di primavera 2006 ha inoltre adottato un numero limitato di specifiche azioni concrete da attuare entro la fine del primo ciclo. L'attuazione delle misure è soddisfacente. A titolo di esempio, è ormai possibile in quasi tutti gli Stati membri, grazie agli "sportelli unici" avviare un'attività commerciale in una settimana. Un accordo è stato raggiunto su una serie comune di principi in materia di flessicurezza. Lo snellimento delle procedure amministrative ha ricevuto un forte impulso grazie alla decisione del Consiglio europeo di fissare l'obiettivo del 25%. Tali esempi mostrano che la strategia di Lisbona rinnovata può offrire vantaggi diretti e tangibili alle imprese e ai cittadini. Tutto ciò costituisce una solida piattaforma sulla quale il Consiglio europeo può appoggiarsi per dare un ulteriore impulso all'attuazione della strategia, concordando un numero limitato di altre azioni da attuare entro il 2010.

La strategia rinnovata si basa sul concetto di partenariato, secondo il quale, per affrontare i problemi comuni, ogni livello deve svolgere integralmente il ruolo che gli compete. I settori prioritari rappresentano un modo per avvicinare i diversi livelli. Se le azioni sono di competenza degli Stati membri, esse devono essere integrate nei programmi nazionali di riforma; se esse prevedono invece un'azione a livello comunitario, vanno realizzate nel quadro del programma comunitario di Lisbona. Inoltre, molte possono essere realizzate solamente se sostenute da una politica esterna proattiva che aiuti l'UE a configurare la globalizzazione e a trarne i vantaggi che essa offre.

4. Azioni nei quattro settori prioritari

4.1. Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro

La "flessicurezza" rappresenta l'equilibrio tra la flessibilità e la sicurezza sul mercato del lavoro. Il suo obiettivo è garantire che tutti i cittadini possano beneficiare di un alto livello di sicurezza occupazionale, in altri termini, che possano trovare facilmente un lavoro di buona qualità in tutte le fasi della loro vita attiva. Essa aiuta tanto i lavoratori che i datori di lavoro a cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione. Dopo l'accordo raggiunto tra le parti sociali, si invita il Consiglio europeo ad approvare la proposta della Commissione sui principi comuni in materia di "flessicurezza"[8]. Tocca ora agli Stati membri attuarli, adattandoli alle rispettive situazioni specifiche.

È fondamentale impegnarsi maggiormente nella lotta contro la povertà e l'esclusione sociale e a favore dell'integrazione di chi si trova ai margini del mercato del lavoro, in particolare tramite politiche di inclusione attive. La riduzione della povertà occupa un posto centrale nella strategia di Lisbona rinnovata, che pone l'accento sulla crescita e l'occupazione e prevede misure di attuazione che investono nelle capacità delle persone, garantiscono pari opportunità e un'adeguata protezione sociale e offrono impieghi di buona qualità. Il sostegno ai lavoratori meno qualificati, agli immigranti e ai disabili deve essere rafforzato, in particolare promuovendo lo sviluppo delle loro competenze.

Investire di più nell'istruzione e nelle competenze lungo tutto il corso della vita non solo è fondamentale se l'Europa vuole riuscire nell'epoca della globalizzazione, ma è anche uno dei modi più efficaci di combattere le disparità e la povertà. Giovanissimi, i bambini sviluppano la capacità di acquisire conoscenze, che utilizzeranno per tutta la vita. Successivamente, nei cicli dell'insegnamento primario e secondario, la capacità di leggere diventa un prerequisito per proseguire negli studi. Tuttavia, in Europa, un quindicenne su cinque non sa leggere adeguatamente. Nella fascia dei 18-24 anni, una persona su sei ha abbandonato la scuola con un diploma di scuola media. Ciò rende l'ingresso nel mercato del lavoro e le possibilità di carriera molto difficili. Molti diventano disoccupati di lunga durata. In questo ambito, l'Europa non ha registrato particolari progressi rispetto ai propri obiettivi. È necessario un impegno deciso per innalzare il livello delle competenze di base dei giovani e ridurre drasticamente il tasso di abbandono scolastico precoce. È necessario concentrare le risorse per un certo numero di anni perché la situazione migliori veramente.

Studiare all'estero può rappresentare un importante stimolo allo sviluppo personale e alle competenze linguistiche. Il programma Erasmus ha permesso a quasi due milioni di giovani europei di seguire corsi all'estero. Più studenti dovrebbero poter beneficiare del programma, che, col tempo, dovrebbe diventare parte integrante dell'istruzione universitaria.

Se le competenze apprese sul posto di lavoro sono riconosciute in tutta Europa, aumenta di molto l'incentivo ad acquisire nuove competenze per tutto il corso della vita attiva. L'accordo europeo sulle qualifiche, adottato di recente, aiuterà a raggiungere questo obiettivo, a condizione che gli Stati membri agiscano rapidamente per collegarlo ai sistemi e ai quadri nazionali relativi alle qualifiche.

Lo sviluppo delle competenze e la formazione continua possono contribuire alla riuscita delle politiche di "flessicurezza", rendendo possibili maggiori flessibilità, sicurezza occupazionale e mobilità tra posti di lavoro. Occorre elaborare politiche più strutturate e incisive nell'ambito della formazione professionale per reagire al problema dell'invecchiamento della popolazione attiva e contribuire ad aumentare la produttività e l'occupabilità. Il Fondo sociale europeo può offrire un aiuto efficace in tal senso.

È necessario impegnarsi maggiormente per anticipare e verificare i bisogni futuri a livello di competenze. In considerazione delle gravi carenze di manodopera e di lavoratori qualificati in un numero crescente di settori, l'Europa dovrà migliorare la mobilità regionale e nazionale del mercato del lavoro e definire una politica dell'immigrazione controllata, accompagnata da misure volte a migliorare l'integrazione socioeconomica degli immigrati.

Contestualmente al riesame del mercato unico, la Commissione ha elaborato una serie di proposte per un programma di accesso, opportunità e solidarietà ed ha lanciato una consultazione pubblica per raccogliere osservazioni su tali temi fondamentali, che verranno inserite in una nuova agenda sociale, da adottare entro la metà del 2008.

Investire maggiormente nelle persone attraverso una strategia relativa a occupazione e istruzione che copra l'intero corso della vita , per modernizzare i mercati del lavoro e migliorare l' integrazione sociale :

Azioni comunitarie:

- entro la metà del 2008, la Commissione proporrà una agenda sociale rinnovata basata sulle opportunità, l'accesso e la solidarietà, che tenga conto delle nuove realtà sociali dell'Europa e che riguardi in particolare i problemi relativi ai giovani, all'istruzione, ai flussi migratori e alla situazione demografica;

- la Commissione presenterà proposte relative al problema delle lacune a livello di competenze, migliorando la capacità di anticipare e verificare i futuri bisogni europei per quanto riguarda le competenze ;

- nel 2008, la Commissione presenterà proposte relative ad una politica comune in materia di immigrazione .

Gli Stati membri dovrebbero:

- entro la fine del 2008, adottare i principi comuni concordati in materia di "flessicurezza" , definendo i rispettivi iter nazionali nel quadro dei programmi nazionali di riforma;

- aumentare la disponibilità e l'accessibilità economica dei servizi di custodia dei bambini di buona qualità, in linea con gli obiettivi nazionali e comunitari;

- elaborare piani d'azione e fissare obiettivi per ridurre sostanzialmente l'abbandono scolastico precoce e migliorare le capacità di lettura di base ;

- collegare i programmi nazionali e regionali al programma Erasmus affinché cresca il numero di studenti che partecipa agli scambi internazionali;

- entro il 2010, metterà a punto dei quadri nazionali relativi alle qualifiche in linea con il corrispondente quadro europeo .

4.2. Liberare il potenziale delle imprese, in particolare delle PMI

Con l'attuazione delle decisioni del Consiglio europeo di primavera 2006 di istituire gli sportelli unici e di ridurre ad una settimana i tempi necessari per avviare un'attività commerciale, l'ambiente in cui operano le imprese in Europa ha registrato un miglioramento. L'UE deve ora proseguire sulla stessa strada e concordare un approccio politico integrato che affronti gli ostacoli allo sviluppo delle PMI esistenti a tutti i livelli e che permetta ad un numero maggiore di piccole imprese di crescere e di competere sul mercato mondiale. Tale approccio potrebbe rientrare in una "legge sulle piccole imprese" atto per le piccole imprese in cui si definiscono i principi e le misure concrete per sostenere le PMI in tutto il loro ciclo di vita.

Per l'Unione, una delle priorità è colmare le notevoli lacune a livello di mercato unico, in particolare per quanto concerne i servizi, in modo da poter beneficiare al massimo delle riforme nazionali. L'attuazione integrale ed entro i termini previsti della direttiva sui servizi permetterà di creare un effettivo mercato unico dei servizi e offrirà inoltre un'importante occasione di snellire le procedure, eliminare le formalità burocratiche, facilitare l'accesso ai mercati e accelerare l'introduzione delle applicazioni di e-government interoperabili.

Il programma europeo di miglioramento della regolamentazione comincia a dare risultati e le procedure amministrative dovrebbero risultare alleggerite del 25% a livello UE. Gli Stati membri si sono dati obiettivi ugualmente ambiziosi anche a livello nazionale. Una parte importante del miglioramento dell'ambiente in cui operano le PMI, e una fonte sottovalutata di innovazione, è rappresentata dalla modernizzazione delle pubbliche amministrazioni, soprattutto per quanto riguarda l'impiego di TIC interoperabili. Nel quadro del programma di miglioramento della regolamentazione, molte amministrazioni si stanno già adeguando alle crescenti aspettative, trattando le imprese e i cittadini come clienti, utilizzando nuove tecnologie, promuovendo l'innovazione sociale e introducendo cambiamenti organizzativi per offrire un servizio trasparente e affidabile e strumenti di ricorso efficaci. La Commissione promuoverà lo scambio di informazioni sulle iniziative riuscite.

Liberare il potenziale delle imprese:

Azioni comunitarie:

- adottare una "legge europea atto europeo per le piccole imprese" che contenga un approccio politico integrato per liberare il potenziale di crescita proprio di ogni fase del ciclo di vita delle PMI ;

- avvicinarsi all'obiettivo di ridurre gli oneri amministrativi del 25% entro il 2012 e attuare un programma di semplificazione ambizioso;

- rafforzare il mercato unico , aumentare la concorrenza nell'ambito dei servizi e adottare altre misure per integrare i mercati dei servizi finanziari.

Gli Stati membri dovrebbero:

- adottare misure significative e coerenti per attuare la direttiva sui servizi entro la fine del 2009; completare l'esame e la valutazione della legislazione nazionale entro la fine del 2008 e, parallelamente, istituire singoli punti di contatto utilizzando procedure elettroniche e introducendo un sistema efficace di cooperazione amministrativa transfrontaliera;

- fissare ed annunciare gli obiettivi di riduzione degli oneri amministrativi prima del Consiglio europeo di primavera 2008;

- sfruttare al massimo le opportunità offerte dall'attuazione della direttiva sui servizi e dal programma di miglioramento della regolamentazione per proseguire nella modernizzazione delle pubbliche amministrazioni .

4.3. Investire nelle conoscenze e nell’innovazione

Conformemente alle decisioni approvate dal Consiglio europeo di primavera del 2006, gli Stati membri hanno fissato obiettivi e adottato misure per aumentare gli investimenti nella ricerca e sviluppo. Sulla base delle proposte della Commissione, stanno per essere lanciati il Consiglio europeo della ricerca e numerose iniziative tecnologiche congiunte. L'istituto europeo di tecnologia ( European Institute for Innovation and Technology , EIT) dovrebbe cominciare l'attività nel 2009. Nel quadro dei nuovi programmi in materia di politica di coesione, saranno messi a disposizione più di 85 miliardi di euro per investimenti a favore delle conoscenze e dell'innovazione.

Queste prime misure sono positive, ma per raggiungere i traguardi ambiziosi che l'Europa si è prefissata è necessario molto di più. Gli Stati membri dovrebbero adottare misure ulteriori per raggiungere, entro il 2010, gli obiettivi di investimento nella ricerca e sviluppo. Ciò è particolarmente urgente in quanto, nell'UE, il tasso di tale tipo di investimenti è diminuito leggermente nel 2006, non essendosi adeguato all'aumento, maggiore, del tasso di crescita del PIL.

In un contesto di globalizzazione, la ricerca e lo sviluppo vengono sempre più esternalizzati verso altre parti del mondo. In Europa, i costi della protezione e dell'attuazione delle innovazioni rimangono troppo alti. Le licenze relative alla distribuzione dei contenuti continuano ad essere di portata nazionale. Le procedure di fissazione di norme interoperabili sono esageratamente lente. Lo spettro è ancora gestito in modo frammentario e ciò frena lo sviluppo dei nuovi prodotti di alta tecnologia e dei servizi transfrontalieri. Troppe barriere, in particolare di natura legale, impediscono la collaborazione tra università, istituti di ricerca, imprese e ricercatori e ostacolano uno dei tradizionali punti di forza dell'Europa, la creatività e l'inventività dei suoi abitanti.

Per invertire questa tendenza, l'Europa ha bisogno di una "quinta libertà", la libera circolazione delle conoscenze, che si aggiunge alla libera circolazione dei beni, dei servizi, delle persone e dei capitali. Questa "quinta libertà" dovrebbe stimolare la transizione dell'Europa verso un'economia delle conoscenze libera innovativa e creativa:

- una dimensione di tale libertà è rappresentata da uno spazio di ricerca autenticamente europeo, che non solamente sarà dotato di condizioni quadro in grado di stimolare e premiare l'innovazione, ma in cui i programmi comunitari e nazionali di ricerca e sviluppo si completeranno a vicenda; in cui le risorse saranno assegnate in un contesto di concorrenza per raggiungere livelli di eccellenza, in cui le università e le imprese potranno collaborare facilmente, in cui i diplomi verranno pienamente riconosciuti e in cui gli studenti, i ricercatori, i professori universitari e i lavoratori qualificati potranno circolare liberamente e collaborare senza problemi con la comunità scientifica mondiale;

- L'Europa deve inoltre mettere in comune le proprie risorse per poter creare una nuova generazione di grandi strutture che possano ospitare laboratori e strumenti, indispensabili per rimanere all'avanguardia della ricerca nei prossimi decenni. È stato concordato un programma comune che precisa le priorità nel campo della ricerca in termini di attrezzature, che vanno dai laser ai telescopi e agli strumenti per le esplorazioni marine fino alle banche dati per la ricerca sul cancro. Poiché le risorse necessarie superano le possibilità dei singoli Stati membri, è necessario adottare fin d'ora, a livello nazionale, decisioni su come unire le forze;

- le tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni e l'Internet ad alta velocità possono svolgere un ruolo fondamentale in termini di aumento della produttività e di stimolo all'innovazione in Europa. Troppe piccole imprese e troppe persone sono ancora prive di connessione ad una rete Internet ad alta velocità, con conseguenze negative sul potenziale di sviluppo e di innovazione. È opportuno, oltre a stimolare la concorrenza nei mercati delle telecomunicazioni, elaborare iniziative a livello nazionale per garantire che, entro il 2010, il 30% della popolazione europea utilizzi Internet ad alta velocità.

Realizzare la "quinta libertà", la libera circolazione delle conoscenze:

Azioni comunitarie:

- migliorare le fondamentali condizioni quadro dell'innovazione tramite la creazione di una giurisdizione integrata in materia di brevetti e di un brevetto unico a prezzi ragionevoli; razionalizzare le norme in materia di diritti di proprietà intellettuale, attualmente frammentarie, in particolare per facilitare la circolazione dei contenuti; accelerare l'istituzione di norme interoperabili e introdurre una maggiore condivisione nella gestione dello spettro e migliorare l'accesso al capitale di rischio;

- eliminare gli ostacoli alla mobilità transfrontaliera dei ricercatori tramite l'istituzione di un "passaporto" europeo;

- mettere in comune le risorse dell'UE e degli Stati membri destinate alla ricerca e sviluppo per garantirne un impiego più efficace , scegliendo, entro la fine del 2008, i settori in cui organizzare programmi comuni e lanciare, entro la fine del 2010, inviti comuni a presentare progetti;

- istituire una nuova generazione di infrastrutture di ricerca di livello mondiale , preparando, per la fine del 2009, tabelle di marcia relative a 35 progetti comuni[9]. Per tali progetti di portata mondiale, organizzare, nel corso del 2008, un dialogo con le parti internazionali interessate;

- migliorare la concorrenza nel settore dell' Internet ad alta velocità adottando, entro il maggio 2009, il principio del riesame del quadro normativo del settore delle telecomunicazioni.

Gli Stati membri dovrebbero:

- coordinarsi meglio per migliorare le condizioni quadro dell' innovazione ;

- indicare il modo in cui essi intendono raggiungere gli obiettivi nazionali di investimento nella ricerca e sviluppo per il 2010 e il modo in cui le rispettive strategie di ricerca e sviluppo contribuiranno alla realizzazione di uno spazio europeo della ricerca;

- eliminare gli ostacoli alla mobilità dei ricercatori tra centri di ricerca pubblici e privati;

- elaborare, entro la fine del 2008, strategie nazionali in cui si elencano le strutture di ricerca di nuova generazione di livello mondiale alla cui realizzazione essi parteciperanno;

- nel quadro dei rispettivi programmi nazionali di riforma, fissare obiettivi nazionali relativi all'impiego di Internet ad alta velocità [10] al fine di raggiungere una diffusione del 30% tra la popolazione dell'UE e la connessione di tutte le scuole entro il 2010.

4.4. L'energia e i mutamenti climatici

Il Consiglio europeo di primavera del 2007 si è impegnato a trasformare l'economia europea in un'economia a bassa emissione di carbonio, dotata di fonti energetiche sicure, sostenibili e competitive, e ha fissato obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, di aumento dell'efficienza energetica e di intensificazione dell'uso di energie rinnovabili entro il 2020. La sfida del nuovo ciclo consisterà nell'istituire il quadro normativo e gli strumenti per raggiungere tali obiettivi e per collaborare con il resto del mondo per concordare iniziative ugualmente ambiziose in seno alle Nazioni Unite.

L'intera economia dovrà attrezzarsi per raggiungere tali obiettivi ambiziosi. Gli strumenti basati sui meccanismi di mercato, quali il sistema di scambio dei diritti di emissione, rappresentano, per gli operatori economici, incentivi a ridurre le emissioni caratterizzati da un ottimo rapporto costi / efficacia. Un sistema rafforzato di scambio dei diritti di emissione andrebbe integrato introducendo obiettivi vincolanti a livello nazionale sui gas a effetto serra e sulle energie rinnovabili: ciò presuppone una normativa mirata, l'uso efficace di strumenti economici, quali le sovvenzioni, gli incentivi fiscali e gli appalti, nonché misure per favorire la trasparenza, quali l'etichettatura e la "contabilità verde". I primi benefici si possono registrare nell'ambito dell'efficienza energetica, in cui i governi possono svolgere un ruolo da precursori. Tutte queste misure dovranno essere accompagnate da significativi investimenti nella ricerca e sviluppo e dall'utilizzo di nuove tecnologie, come ha recentemente indicato la proposta della Commissione per un piano strategico per le tecnologie energetiche[11].

Un mercato interno dell'energia più competitivo e meglio integrato contribuirà in maniera determinante a dotare l'Unione di fonti energetiche sicure, sostenibili e competitive. Ciò implica nuovi investimenti per migliorare le infrastrutture e le interconnessioni, una migliore gestione delle scorte, meccanismi di solidarietà e un mix energetico più diversificato. Contemporaneamente, tutte le politiche dovranno adeguarsi per tenere conto degli effetti del cambiamento climatico. Se è vero che i cambiamenti climatici possono essere limitati entro livelli accettabili se si interviene in maniera decisa a livello globale, essi non possono però essere evitati. Le politiche devono tenere conto di questa realtà di fatto e ridurre al minimo gli effetti sulla società, sull'ambiente e sull'economia, sviluppando allo stesso tempo il potenziale delle muove tecnologie per accrescere la competitività dell'industria UE.

Dotare l'Europa di un'economia a bassa emissione di carbonio ed efficace sul piano energetico:

Azioni comunitarie:

- adottare le proposte di legge relative al completamento dei mercati interni dell'elettricità e del gas e la serie di misure relative al cambiamento climatico per istituire il quadro che permetta, entro il 2020, di ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas a effetto serra e di raggiungere una quota di energie rinnovabili pari almeno al 20% del consumo energetico totale;

- promuovere una politica industriale che favorisca una produzione e un consumo più sostenibili , puntando sulle energie rinnovabili e sui prodotti, sui servizi e sulle tecnologie a bassa emissione di carbonio e che consumino poche risorse;

- procedere al riesame della direttiva sulla tassazione dell'energia per collegarla meglio agli obiettivi UE in materia di energia e protezione dell'ambiente;

- rendere più severi i requisiti di cui alla direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia .

Gli Stati membri dovrebbero:

- procedere al riesame dei rispettivi strumenti economici , tra cui la fiscalità, le sovvenzioni e i canoni, per accertarsi che essi contribuiscano alla lotta contro i cambiamenti climatici in modo economicamente non oneroso;

- esortare le autorità aggiudicatrici a inserire sistematicamente l' efficienza energetica tra i criteri di aggiudicazione degli appalti pubblici;

- fissare obiettivi vincolanti di riduzione del consumo di energia per gli edifici pubblici;

- migliorare l' interconnessione delle reti energetiche .

5. DOPO IL CONSIGLIO EUROPEO DI PRIMAVERA 2008

La strategia di Lisbona rinnovata per la crescita e l'occupazione ha già dato i primi risultati. L'Europa dispone ormai di un programma comune integrato, di una serie di strumenti che permettono di operare nel quadro di un partenariato per affrontare i problemi comuni e di un efficace sistema di verifica annuale dei progressi con il Consiglio europeo di primavera.

Tutto è pronto per permettere al Consiglio europeo di primavera 2008 di varare il prossimo ambizioso ciclo :

- adottando le iniziative relative ai quattro settori prioritari di cui al capitolo 4;

- riconfermando gli orientamenti integrati per i prossimi tre anni;

- approvando le proposte della Commissione relative alle raccomandazioni specifiche per paese e agli 'elementi da tenere sott'occhio';

- invitando gli Stati membri ad attuare le riforme non ancora realizzate di cui ai rispettivi programmi nazionali di riforma e verificando che dispongano di programmi di riforma aggiornati per il nuovo ciclo; invitando gli Stati membri a presentare al Consiglio e alla Commissione, nel quadro dei rispettivi rapporti annuali sullo stato di attuazione, piani d'azione concreti che definiscano le strategie politiche specifiche e i relativi calendari per attuare le raccomandazioni specifiche per paese e "gli elementi da tenere sott'occhio";

- approvando il nuovo programma comunitario di Lisbona;

- richiedendo agli Stati membri di concordare con i rispettivi parlamenti nazionali e regionali l'organizzazione di dibattiti annuali sull'attuazione dei programmi nazionali di riforma e delle raccomandazioni specifiche per paese;

- richiedendo agli Stati membri di fare in modo che i fondi di coesione siano utilizzati in conformità delle disposizioni in materia di stanziamenti riservati, in modo da produrre un effetto massimo sulla crescita e l'occupazione;

- incoraggiando i coordinatori nazionali della strategia di Lisbona a continuare a scambiarsi le esperienze in materia di riforme, in particolare per quanto riguarda i quattro settori prioritari, e di miglioramento del coinvolgimento delle parti interessate;

- richiedendo al Parlamento europeo di svolgere un ruolo attivo, dialogando con i parlamenti nazionali, per tutta la durata del nuovo ciclo.

[1] "L'interesse europeo: riuscire nell'epoca della globalizzazione" - COM(2007) 581.

[2] Raccomandazione 2007/209/CE del Consiglio, del 27 marzo 2007 (GU L 92 del 3.4.2007).

[3] La parte sull'occupazione costituisce inoltre la base per la relazione comune sull'occupazione e comprende una sintesi della valutazione intermedia dell'iniziativa a favore della crescita (SEC).

[4] Le categorie che beneficiano dei fondi riservati devono rappresentare almeno il 60% degli stanziamenti nelle regioni svantaggiate ammissibili nel quadro dei programmi di convergenza e il 75% nelle regioni relativamente più prospere ammissibili nel quadro dei programmi per la competitività e l'occupazione. Per gli Stati membri che hanno aderito all'Unione dopo il maggio 2004, il rispetto di tali soglie è facoltativo.

[5] Valutazione del pacchetto orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione, progetto di relazione finale, ottobre 2007, Eureval and Rambøll Management e conclusioni del Consiglio Ecofin (13.11.2007).

[6] "Un mercato unico per l’Europa del XXI secolo" - COM(2007) 724.

[7] "Europa globale: competere nel mondo - Un contributo alla strategia per la crescita e l’occupazione dell’UE" - COM(2006) 567.

[8] "Verso principi comuni di flessicurezza: Posti di lavoro più numerosi e migliori grazie alla flessibilità e alla sicurezza" - COM(2007) 359.

[9] Forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI), Tabella di marcia europea per le infrastrutture di ricerca ( Report 2006 ) + conclusioni del Consiglio del 21 e 22.5.2007.

[10] La Commissione controllerà l'andamento dell'economia di Internet in seno all'UE tramite un indice di rendimento relativo alla banda larga, il cui impiego è previsto per il 2008.

[11] "Verso un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche" - COM(2006) 847.

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