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Document 52006IP0096

    Risoluzione del Parlamento europeo sul documento 2005 di strategia per l'allargamento della Commissione (2005/2206(INI))

    GU C 291E del 30.11.2006, p. 402–409 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

    52006IP0096

    Risoluzione del Parlamento europeo sul documento 2005 di strategia per l'allargamento della Commissione (2005/2206(INI))

    Gazzetta ufficiale n. 291 E del 30/11/2006 pag. 0402 - 0409


    P6_TA(2006)0096

    Documento strategico per l'allargamento (2005)

    Risoluzione del Parlamento europeo sul documento 2005 di strategia per l'allargamento della Commissione (2005/2206(INI))

    Il Parlamento europeo,

    - visto il documento 2005 di strategia per l'allargamento della Commissione (COM(2005)0561),

    - vista la proposta della Commissione relativa ad una decisione del Consiglio sui principi, le priorità e le condizioni contenute nel partenariato di adesione con la Croazia (COM(2005)0556),

    - vista la proposta della Commissione relativa ad una decisione del Consiglio sui principi, le priorità e le condizioni contenute nel partenariato di adesione con la Turchia (COM(2005)0559),

    - visto il parere della Commissione sulla richiesta di adesione all'Unione europea dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (COM(2005)0562) e la relativa proposta di decisione del Consiglio sui principi, le priorità e le condizioni contenute nel partenariato di adesione con l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (COM(2005)0557),

    - vista la comunicazione della Commissione al Consiglio sui progressi effettuati dalla Bosnia-Erzegovina sull'attuazione delle priorità individuate nella relazione sul grado di preparazione della Bosnia-Erzegovina a negoziare un accordo di stabilizzazione e di associazione con l'Unione europea (COM(2005)0529),

    - viste le relazioni di avanzamento della Commissione sull'Albania (SEC(2005)1421), il Kosovo (SEC(2005)1423), la Bosnia — Erzegovina (SEC(2005)1422), la Serbia-Montenegro (SEC(2005)1428), la Turchia (SEC(2005)1426) e la Croazia (SEC(2005)1424),

    - vista la comunicazione della Commissione del 27 gennaio 2006 dal titolo "Balcani occidentali in cammino verso l'UE: consolidare la stabilità e aumentare la prosperità" (COM(2006)0027),

    - vista la sua risoluzione del 28 settembre 2005 sull'apertura dei negoziati con la Turchia [1],

    - viste le sue risoluzioni del 16 settembre 2004 [2] e del 29 settembre 2005 [3] sulla situazione delle minoranze etniche e nazionali nella regione serba della Vojvodina e la relazione sulla missione conoscitiva della sua delegazione ad hoc nella regione del gennaio-febbraio 2005,

    - visto l'articolo 45 del suo regolamento,

    - vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A6-0025/2006),

    1. esprime compiacimento per il fatto che il documento di strategia della Commissione preveda un'Unione rivolta verso l'esterno che continui a presentarsi come un partner affidabile per i suoi vicini, impegnato a promuovere democrazie stabili ed economie prospere;

    2. invita gli Stati membri e la Commissione a cooperare strettamente alla definizione di una strategia di comunicazione, così da rispondere alle legittime inquietudini dell'opinione pubblica europea circa l'ampliamento e l'integrazione europea;

    3. rileva con soddisfazione che l'incentivo rappresentato dalla strategia di ampliamento dell'Unione europea ha indubbiamente contribuito all'avvio di riforme in Turchia, Croazia e in tutti i paesi dei Balcani occidentali;

    4. approva e condivide l'accento posto dalla Commissione su condizioni eque e rigorose, attraverso le quali la Commissione potrà definire criteri chiari ed oggettivi per ogni fase del processo di adesione e permetterà il proseguimento dei negoziati solo se pienamente convinta che tutte le condizioni siano state soddisfatte; ribadisce, di conseguenza, che i progressi realizzati da ciascun paese candidato dipenderanno dai suoi propri meriti;

    5. ricorda che la capacità di assorbimento dell'Unione, come definita nel Consiglio europeo di Copenaghen del 1993, resta una delle condizioni per l'adesione di nuovi paesi; ritiene che, per comprendere il significato della nozione di "capacità di assorbimento", sia fondamentale definire la natura dell'Unione europea, compresi i suoi confini geografici; chiede alla Commissione di presentare, entro il 31 dicembre 2006, una relazione che enunci i principi su cui si fonda tale definizione; chiede che la commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo, congiuntamente alla commissione per gli affari istituzionali, venga autorizzata ad elaborare una relazione d'iniziativa al riguardo;

    6. ritiene che la situazione di stallo in cui si trova il processo di ratifica del trattato che adotta una Costituzione per l'Europa impedisce all'Unione di accrescere la propria capacità di assorbimento;

    7. ricorda al Consiglio che, prima di adottare una decisione definitiva in merito all'adesione di altri Stati membri, è opportuno garantire la disponibilità di adeguate risorse di bilancio al fine di consentire l'adeguato finanziamento delle politiche dell'Unione europea;

    8. chiede nuovamente che, rispetto alla proposta della Commissione, la dotazione della rubrica 4 (L'UE come partner mondiale) sia aumentata di 2,5 miliardi euro e che al suo interno si proceda alla riassegnazione di 1,2 miliardi euro, in particolare per lo strumento di preadesione (IPA) e lo strumento di vicinato e partenariato (ENPI);

    9. ricorda che la prospettiva europea a lungo termine rimane l'obiettivo da perseguire sulla base dei criteri e delle condizioni già indicati, compresa la capacità di assorbimento dell'Unione, nonché sulla base degli impegni assunti dall'Unione, che devono tutti costituire parte di un possibile calendario negoziale;

    10. invita, pertanto, la Commissione ed il Consiglio, qualora tale prospettiva esiga una più ampia gamma di possibilità operative, a presentare, per tutti i paesi europei attualmente privi di una prospettiva di adesione, proposte intese ad uno stretto rapporto multilaterale con l'UE; sottolinea che spetta a tutti i paesi con una conclamata prospettiva di adesione partecipare a questo quadro multilaterale come passo intermedio verso la piena adesione;

    11. ritiene che una tale opzione offrirebbe la prospettiva europea, necessaria a promuovere le numerose riforme interne indispensabili nei paesi in questione;

    12. ribadisce che il processo di integrazione dell'Unione europea non può basarsi su criteri puramente tecnocratici ma richiede un impegno incondizionato rispetto ai principi fondamentali di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché dello Stato di diritto; considererà il rispetto di tali valori un elemento determinante per valutare lo stato di preparazione all'adesione;

    13. invita gli Stati membri dell'Unione europea a rispettare gli impegni assunti rispetto alla possibile adesione dei paesi in questione; sottolinea che l'efficace applicazione della condizionalità politica dipende anche dalla fiducia nel fatto che l'Unione europea si attenga rigorosamente alle proprie decisioni per quanto riguarda l'offerta di una prospettiva europea a tali paesi;

    14. ricorda, tuttavia, ai paesi candidati e potenziali candidati che l'attuazione e il rispetto rigorosi della legislazione adottata per conformarsi al diritto comunitario sono fondamentali; si dichiara convinto, in tale contesto, che una pubblica amministrazione e un sistema giudiziario veramente indipendenti, efficienti e dotati delle necessarie risorse logistiche e finanziarie costituiscano un requisito fondamentale; invita, pertanto, i paesi interessati ad adottare, con l'aiuto della Commissione, misure concrete in tal senso;

    15. ritiene che i paesi candidati debbano dimostrare la capacità di proteggere le frontiere esterne dell'Unione una volta divenuti parti contraenti dell'Accordo di Schengen;

    16. ricorda la necessità di promuovere la cooperazione regionale su problemi fondamentali che riguardano i Balcani occidentali, segnatamente la riconciliazione etnica e religiosa, la cooperazione transfrontaliera e la libera circolazione delle persone, la lotta alla criminalità organizzata, l'agevolazione del rientro dei profughi, l'istituzione di una zona di libero scambio in grado di attirare gli investimenti esteri, la condivisione delle risorse ambientali e lo sviluppo di reti transfrontaliere integrate; ritiene che la Commissione dovrebbe perseguire risolutamente tale obiettivo, nel quadro dei vari forum di negoziato e attraverso i vari programmi di assistenza di cui dispone, offrendo incentivi reali; ricorda il contributo fornito dal Patto di stabilità in tale contesto ed appoggia gli sforzi volti a promuovere una maggiore partecipazione, tra i paesi dei Balcani occidentali, al processo di integrazione regionale;

    17. ritiene che i programmi di sviluppo regionale e di investimento, le iniziative congiunte nel campo dell'istruzione e dell'occupazione nonché i progetti comuni nel settore dei trasporti e del turismo dovrebbero sfociare nella messa a punto di meccanismi congiunti — ad esempio un'unione doganale con i Balcani occidentali — ben prima che tutti i paesi in questione aderiscano all'UE;

    18. esorta i paesi dei Balcani occidentali a garantire i diritti delle minoranze e il loro diritto a far ritorno ai rispettivi luoghi d'origine;

    19. plaude alla dichiarazione, firmata il 31 gennaio 2005 a Sarajevo da Croazia, Bosnia-Erzegovina e Serbia-Montenegro sul ritorno dei profughi e i risarcimenti patrimoniali, che rappresenta un importante passo avanti per risolvere la questione dei circa tre milioni di profughi e sfollati interni; esorta la Commissione e gli Stati membri a non ridurre ulteriormente i propri contributi ai progetti per la ricostruzione delle abitazioni e uno sviluppo economico sostenibile, e li invita, nella misura del possibile a subordinare donazioni, prestiti e investimenti alla creazione di opportunità di lavoro per quanti fanno ritorno alle proprie case;

    20. rileva che, malgrado la crescita economica, nei Balcani occidentali la disoccupazione rimane su livelli intollerabilmente elevati; invita pertanto la Commissione a fare della creazione di posti di lavoro una delle priorità della sua politica globale per la regione;

    Turchia

    21. ritiene che una Turchia democratica e laica possa svolgere un ruolo costruttivo nella promozione della comprensione tra civiltà;

    22. rileva che, sebbene il processo di transizione politica della Turchia sia ancora in corso, il ritmo di cambiamento è rallentato nel 2005 e l'attuazione delle riforme rimane non omogenea; esprime l'auspicio che l'apertura dei negoziati darà un impulso alle altre riforme necessarie in Turchia al fine di soddisfare pienamente i criteri politici ed economici; si aspetta che la Commissione proceda ad un rigoroso ed approfondito controllo dei progressi registrati sul territorio per quanto riguarda l'effettiva attuazione, da parte della Turchia, delle disposizioni giuridiche relative, segnatamente, ai diritti umani e alle libertà fondamentali, allo Stato di diritto e alla democrazia;

    23. chiede con urgenza alla Turchia di eliminare tutti gli ostacoli legislativi e pratici al pieno godimento dei diritti e delle libertà fondamentali da parte di tutti i cittadini turchi, segnatamente la libertà di espressione, la libertà religiosa, i diritti culturali, i diritti delle minoranze in generale e, nella fattispecie, i diritti del Patriarcato ecumenico e della minoranza greca di Istanbul, Imbros e Tenedos;

    24. si aspetta che la Turchia garantisca la piena indipendenza del potere giudiziario e il suo buon funzionamento, rinunci immediatamente alla tortura e ai maltrattamenti, prosegua risolutamente i suoi sforzi volti a promuovere i diritti delle donne e punisca la violenza contro le donne; esorta la Turchia ad istituire centri di accoglienza per le donne esposte al rischio di violenza o ne sono vittime;

    25. accoglie con favore le positive osservazioni del Primo ministro Erdogan circa la necessità di risolvere la questione curda attraverso la via democratica; deplora il degradarsi della situazione della sicurezza nel sud-est del paese e, segnatamente, l'aumento della violenza a seguito della ripresa degli attentati terroristici; ricorda a tutte la parti interessate che ulteriori provocazioni o un'escalation della violenza non solo avrebbero gravi ripercussioni sulla popolazione della regione, ma costituirebbero un ostacolo nel contesto del processo di negoziato;

    26. si compiace per la decisione delle autorità giudiziarie turche di sospendere l'azione penale nei confronti di Orhan Pamuk, ma denuncia il protrarsi dei procedimenti penali nei confronti di altri per aver espresso le proprie opinioni in maniera non violenta; chiede, pertanto, con urgenza alle autorità turche di rivedere le disposizioni applicate in taluni casi dalle autorità giudiziarie, anche sulla base del codice penale adottato di recente, per perseguire e talvolta condannare persone, nonostante queste abbiano espresso la loro opinione in modo non violento;

    27. deplora la dichiarazione unilaterale della Turchia in occasione della firma del protocollo aggiuntivo all'accordo di associazione CE-Turchia (Accordo di Ankara); ricorda alla Turchia che il riconoscimento da parte di tutti gli Stati membri costituisce un elemento necessario del processo di adesione;

    28. invita le autorità turche ad applicare pienamente le disposizioni connesse all'Accordo di Ankara e le priorità contenute nel partenariato di adesione e ad abolire senza indugio tutte le restrizioni alla libera circolazione dei beni che riguardano, tra l'altro, le imbarcazioni battenti bandiera della Repubblica di Cipro o le imbarcazioni che attraccano nei porti turchi in provenienza dai porti della Repubblica di Cipro, nonché gli aerei ciprioti; chiede al governo turco di affermare chiaramente che la dichiarazione non fa parte del processo di ratifica presso la Grande assemblea nazionale turca, permettendo così al Parlamento europeo di ratificare il summenzionato protocollo aggiuntivo;

    29. si compiace dell'accordo raggiunto il 27 febbraio 2006 in sede di Consiglio "Affari generali" sull'adozione di un regolamento che istituisce uno strumento di sostegno finanziario per promuovere lo sviluppo economico della comunità turco-cipriota; invita il Consiglio a rinnovare gli sforzi, sulla base delle conclusioni del Consiglio del 26 aprile 2004 e tenuto conto delle consultazioni che hanno avuto luogo sotto la Presidenza lussemburghese, nonché sulla base del protocollo n. 10 all'Atto di adesione della Repubblica di Cipro, per giungere ad un accordo sul regolamento in materia di agevolazioni commerciali concernenti la parte settentrionale di Cipro;

    30. riafferma la sua posizione secondo la quale le priorità del Partenariato di adesione che sono relative ai criteri politici devono essere realizzate nel corso della prima fase dei negoziati; prende atto con soddisfazione che la Commissione condivide ormai questa opinione e precisa che tali criteri devono essere soddisfatti entro uno o due anni; invita la Turchia a presentare, quanto prima possibile, un piano corredato di calendario e di misure specifiche per rispettare tale termine; chiede alla Commissione e al Consiglio di subordinare l'avanzamento dei negoziati alla realizzazione in tempo utile di tali priorità;

    31. si aspetta che la Turchia non ostacoli l'applicazione dell'accordo Berlino Plus UE-NATO;

    Croazia

    32. esprime compiacimento per la decisione dell'UE di avviare i negoziati di adesione con la Croazia nell'ottobre 2005, in considerazione della valutazione espressa dal Procuratore generale del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (ICTY) secondo cui la Croazia sta ormai pienamente collaborando, e si congratula per i soddisfacenti progressi effettuati sinora; chiede con urgenza alle autorità del paese di proseguire l'attuazione del programma di riforme, di mantenere la piena collaborazione con l'ICTY e di potenziare generalmente le proprie capacità amministrativa e giudiziaria;

    33. accoglie con favore la cattura del generale Gotovina da parte delle autorità spagnole; auspica che ciò contribuisca a spingere la Serbia e la Republika Srpska a collaborare pienamente con l'ICTY e che il processo contribuirà ad una discussione aperta sugli eventi bellici nell'ex Repubblica di Jugoslavia, eventi in cui è stato coinvolto il generale Gotovina;

    34. prende atto con favore che la Croazia soddisfa i necessari criteri politici ma sottolinea che il paese è confrontato ad un determinato numero di sfide importanti nel settore delle riforme giudiziarie, segnatamente per quanto riguarda l'imponente ritardo nei processi e le sentenze caratterizzate da pregiudizi etnici nei confronti di imputati serbi nel perseguimento dei crimini di guerra; sottolinea, inoltre, che gli sforzi volti a ridurre la corruzione devono essere potenziati e che, nonostante la legge costituzionale sulle minoranze nazionali, è necessaria un'azione d'urgenza per migliorare ancora la situazione dei Rom;

    35. riconosce che sono stati realizzati progressi nel settore della cooperazione regionale, sia per quanto riguarda le relazioni con i paesi limitrofi della Croazia che per quanto riguarda le iniziative regionali; ritiene che sia necessario uno sforzo importante per risolvere i problemi bilaterali in corso, soprattutto quelli relativi alle frontiere e alla proprietà; chiede alla Croazia e alla Slovenia di risolvere i loro problemi bilaterali in un'atmosfera di buon vicinato e di rispetto reciproco; deplora il fatto che nonostante la decisione del governo Croato di sottoporre alla ratifica del Parlamento il progetto di accordo sulle frontiere nazionali tra la Repubblica di Croazia e la Bosnia-Erzegovina, l'accordo non ha potuto essere ratificato a causa dell'opposizione della Republika Srpska a taluni aspetti dello stesso; sollecita i governi di entrambi i paesi a proseguire gli sforzi diplomatici ai fini di una soluzione definitiva dei problemi relativi alle frontiere;

    36. sottolinea che bisogna fare di più per creare condizioni tali da promuovere un definitivo rientro dei profughi nel quadro della summenzionata dichiarazione di Sarajevo sul rientro dei profughi; si compiace, a tale riguardo, per l'iniziativa congiunta della missione OCSE in Croazia, del governo croato, dell'UNHCR e della delegazione CE in Croazia di lanciare una campagna di sensibilizzazione in merito al rientro dei profughi; ritiene che le iniziative volte a promuovere attivamente la riconciliazione tra i vari gruppi etnici siano essenziali per la futura stabilità del paese e della regione nel suo complesso;

    37. si congratula per il fatto che la Croazia può essere considerata un'efficiente economia di mercato e che sarà in grado di far fronte alla concorrenza fintantoché continuerà ad attuare le sue riforme; attira l'attenzione della Croazia sulle persistenti difficoltà, ad esempio l'eccessivo intervento dello Stato nell'economia, le complesse disposizioni e le lacune che caratterizzano l'amministrazione pubblica e che ostacolano lo sviluppo del settore privato e gli investimenti esteri diretti; invita le autorità croate a permettere a tutti i cittadini dell'UE, senza alcuna discriminazione, l'accesso al mercato immobiliare abitativo;

    38. accoglie con favore la firma del Memorandum di intesa sull'istituzione del fondo nazionale, che fornisce una base giuridica per l'introduzione di un sistema decentrato per l'attuazione dell'assistenza di preadesione dell'UE;

    Ex Repubblica jugoslava di Macedonia

    39. accoglie con favore la decisione del Consiglio di accordare alla ex Repubblica jugoslava di Macedonia venga accordato lo statuto di paese candidato; ritiene che si tratterebbe di un meritato riconoscimento per gli sforzi che tale paese ha effettuato al fine di attuare pienamente l'accordo di Ohrid e di creare uno Stato e una società stabili, democratici e multietnici, di riformare le proprie strutture giudiziarie e di polizia e di creare una efficiente economia di mercato;

    40. ritiene che vada prestata particolare attenzione allo sviluppo di ulteriori strategie volte a rafforzare l'accordo di Ohrid e con esso la futura stabilità del paese;

    41. constata con soddisfazione i progressi realizzati dall'ex Repubblica jugoslava di Macedonia per quanto riguarda il rispetto delle norme e del diritto comunitari; si dichiara preoccupato per i ritardi registrati in settori come la libera circolazione dei beni, il diritto della proprietà intellettuale, la politica della concorrenza e il controllo finanziario; si unisce alla Commissione per chiedere alle autorità dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia di potenziare gli sforzi volti ad applicare la legislazione in vari settori chiave, segnatamente la giustizia e gli affari interni, e ad attuare le raccomandazioni dell'OSCE/ODHIR prima delle prossime elezioni parlamentari; sottolinea a tale riguardo la necessità di garantire che la commissione elettorale e i suoi organi ausiliari siano pienamente indipendenti da qualsiasi interferenza politica pur rimanendo consapevoli degli interessi e delle opinioni di tutti i partiti politici;

    42. si dichiara convinto che il ritmo di recepimento dell'acquis comunitario debba andare di pari passo con lo sviluppo delle necessarie capacità di attuazione ed esecuzione: in mancanza di ciò, la credibilità del diritto comunitario agli occhi dell'opinione pubblica risulterebbe compromessa; si congratula, in tale contesto, per l'aumento della cooperazione tra la Repubblica croata e l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia al fine di condividere esperienze e conoscenze;

    43. invita l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia a trovare, in modo costruttivo e flessibile, insieme alla Grecia, una rapida soluzione, reciprocamente accettabile, per il problema ancora irrisolto del nome del paese; ritiene che la questione del nome della repubblica non costituisca un ostacolo alla sua ulteriore integrazione nel consesso europeo;

    Altri paesi dei Balcani occidentali

    44. ricorda, appoggiandole senza riserve, le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003, in cui i capi di Stato e di governo hanno ribadito la loro determinazione ad appoggiare pienamente ed efficacemente la prospettiva europea dei paesi dei Balcani occidentali, che diverranno parte integrante dell'UE una volta soddisfatti i criteri stabiliti;

    45. ritiene che la strategia d'integrazione europea, con la prospettiva di un'adesione all'UE, debba essere considerata l'incentivo fondamentale per realizzare le riforme necessarie ai fini della stabilità e di una pace duratura nei Balcani occidentali, una regione europea che sarà presto interamente circondata da Stati membri dell'UE;

    46. ritiene che la futura adesione dei Balcani occidentali vada considerata una prossima fase nella riunificazione dell'Europa dopo la guerra fredda;

    47. rileva che la tabella di marcia di preadesione per i Balcani occidentali necessita di un approccio dettagliato e concreto nonché di un approccio più politico, basato su misure di incentivo e adattato ai paesi interessati, che condividono deboli istituzioni centralizzate, e che permetta di mantenere la dinamica di riforma sul lungo periodo;

    48. incoraggia la Commissione a continuare il suo riorientamento dell'assistenza comunitaria nella regione e di concentrare il sostegno dell'Unione europea sullo sviluppo di un efficiente sistema amministrativo e giudiziario, l'istituzione di sistemi educativi moderni e non discriminatori e, infine, la promozione di misure di inserzione sociale ed economica per i rimpatriati; ritiene che tale assistenza dovrebbe anche servire a perseguire una politica dei visti più orientata al futuro per quanto riguarda tali paesi, incentrata sulla lotta contro la criminalità organizzata senza ostacolare gli scambi transfrontalieri tra le imprese, le parti sociali, il personale accademico e gli studenti;

    49. prende atto del fatto che l'Albania sta finalizzando i negoziati in vista dell'Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA), mettendo in luce gli sforzi effettuati dal paese per soddisfare le norme europee, ma esorta le autorità politiche ad applicare le leggi adottate e si aspetta che esse ottengano risultati tangibili nella lotta contro la corruzione e nella promozione di mezzi di informazione liberi e indipendenti, prima della conclusione dell'ASA; esorta il governo e il parlamento albanesi a modificare la legge elettorale prima delle prossime elezioni per garantire un'equa rappresentanza in parlamento delle forze politiche sostenute dai cittadini albanesi e per impedire il ricorso alle votazioni tattiche;

    50. esorta la Commissione ad aiutare l'Albania a porre fine alle faide familiari che impediscono, tra l'altro, ai bambini di frequentare la scuola e ad altri di esercitare il proprio diritto al voto;

    51. accoglie con favore la decisione del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" di aprire i negoziati ASA con la Bosnia-Erzegovina (BiH), ma chiede alle autorità di tale paese, con il sostegno della Commissione e del subentrante Alto rappresentante, di rivedere gli accordi costituzionali di Dayton, consolidando ulteriormente le istituzioni dello Stato, garantendo al contempo che il trasferimento di competenze nei settori della giustizia, della difesa e della polizia venga supportato da adeguate risorse finanziarie; sottolinea che tali riforme costituzionali devono cercare di combinare democrazia ed efficienza con rappresentanza e multietnicità; prende atto con rammarico della situazione di stallo dei negoziati interpartitici sulla riforma costituzionale del paese ed invita il nuovo Alto rappresentante a fare uso dei suoi buoni uffici per rilanciare tale processo; ricorda alle autorità della Bosnia-Erzegovina che una piena collaborazione con l'ICTY resta un requisito fondamentale per i negoziati ASA con l'UE;

    52. ricorda le dichiarazioni dell'ex Alto rappresentante secondo cui la Bosnia-Erzegovina sta finalmente superando Dayton per rivolgersi risolutamente verso l'Europa; accoglie con favore la determinazione mostrata dal nuovo Alto rappresentante Christian Schwarz-Schilling nell'assistere detto paese a compiere considerevoli progressi politici, sociali ed economici, ritiene che, nel corso di questa fase cruciale, i programmi di assistenza comunitaria e le missioni della PESC dovrebbero essere strettamente coordinati; chiede, di conseguenza, ai responsabili dell'UE di fare quanto necessario per garantire che l'Unione europea parli con una sola voce;

    53. ritiene che, nel quadro dei negoziati per la conclusione di un accordo ASA, vada accordata priorità all'ulteriore riduzione della necessità di una presenza internazionale nel governo della Bosnia-Erzegovina; chiede al Consiglio e alla Commissione di preparare accuratamente la transizione verso una situazione in cui non vi sia più la presenza un Alto rappresentante;

    54. rispetta l'auspicio delle autorità montenegrine di sottoporre al voto popolare, nel rispetto delle disposizioni costituzionali della Serbia-Montenegro nonché delle norme europee, la questione dello statuto del Montenegro in seno all'Unione degli Stati; confida nel fatto che il governo e l'opposizione riusciranno, con la mediazione dell'Unione europea, a definire congiuntamente i termini e le procedure per lo svolgimento del referendum in modo che i risultati possano godere di piena legittimità nazionale e internazionale; chiede alle autorità delle due repubbliche, qualunque sia il risultato della consultazione, di cooperare strettamente e costruttivamente nel contesto dei negoziati ASA e di adottare le misure necessarie per garantire la piena integrazione economica dei loro rispettivi mercati;

    55. riconosce i notevoli progressi realizzati dalle autorità di Belgrado nella cooperazione con l'ICTY; appoggia e ribadisce l'appello di Carla Del Ponte, procuratore capo dell'ONU, concernente la richiesta che l'ex comandante Ratko Mladic e l'ex leader della Republika Srpska Radovan Karadczic siano immediatamente consegnati all'ICTY; ricorda che la piena ed attiva cooperazione con l'ICTY costituisce un presupposto fondamentale per il proseguimento dei negoziati sull'accordo di stabilizzazione e associazione; esorta pertanto le autorità serbe a non lasciarsi sfuggire l'opportunità che viene loro offerta e a proseguire con determinazione la loro politica di ulteriore integrazione europea; ricorda loro che è indispensabile garantire che la politica del governo per quanto riguarda l'ICTY benefici dell'appoggio incondizionato, a tutti i livelli, dell'amministrazione, della polizia, del potere giudiziario e dell'esercito;

    56. rileva l'importanza strategica di preservare l'attuale assetto multietnico della Vojvodina;

    57. accoglie con favore il fatto che i primi colloqui negoziali si siano svolti in un clima di rispetto reciproco; è, tuttavia, preoccupato per il fatto che, come illustrato nel rapporto dell'inviato speciale, la situazione delle relazioni interetniche e dei diritti delle minoranze, più in particolare per quanto riguarda la situazione dei diritti delle minoranze serbe e Rom, rimane preoccupante; chiede alle istituzioni autonome provvisorie di presentare proposte nel quadro dei colloqui sul decentramento al fine di risolvere tale problema;

    58. si unisce alla Commissione nel sottolineare i progressi effettuati dal Kosovo, ma anche le numerose lacune nell'applicazione delle norme ONU;

    59. ricorda che la conclusione dei negoziati relativi allo statuto presuppone il pieno rispetto delle norme ONU e concorda con il Consiglio in relazione al fatto che la soluzione al problema dello statuto può essere soltanto un Kosovo multietnico, dove tutti i cittadini siano liberi di vivere, lavorare e spostarsi liberamente, un Kosovo la cui integrità territoriale venga garantita dall'ONU e dall'Unione europea; sottolinea che la soluzione definitiva dovrebbe risultare accettabile per la popolazione del Kosovo; ritiene che la questione dovrebbe essere considerata nell'ottica dell'integrazione del Kosovo nell'Unione europea e contribuire alla pace, alla sicurezza e alla stabilità nella regione;

    60. ritiene, inoltre, che la decisione per lo statuto finale debba essere accompagnata da una tabella di marcia per la sua attuazione, in cui siano indicate nel dettaglio le condizioni atte ad evitare la destabilizzazione nella regione;

    61. chiede con urgenza all'Unione europea e alla Commissione di svolgere un ruolo guida, in stretta collaborazione con le Nazioni Unite e tutti i membri del gruppo di contatto (Francia, Germania, Russia, Regno Unito, Stati Uniti d'America) nei negoziati sul futuro statuto del Kosovo; ritiene che tali negoziati costituiscano una sfida per l'intera regione e che spetti a tutti i paesi interessati sostenere il processo e sottoscrivere il suo risultato finale;

    *

    * *

    62. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, al parlamenti e ai governi di Turchia, Croazia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia-Montenegro, alle istituzioni provvisorie dell'Autonomia del Kosovo e alla missione delle Nazioni Unite in Kosovo.

    [1] Testi approvati, P6_TA(2005)0350.

    [2] GU C 140 E del 9.6.2005, pag. 163.

    [3] Testi approvati, P6_TA(2005)0369.

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