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Document 52006IP0088

Risoluzione del Parlamento europeo sulle ristrutturazioni e l'occupazione (2005/2188(INI))

GU C 291E del 30.11.2006, p. 297–303 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

52006IP0088

Risoluzione del Parlamento europeo sulle ristrutturazioni e l'occupazione (2005/2188(INI))

Gazzetta ufficiale n. 291 E del 30/11/2006 pag. 0297 - 0303


P6_TA(2006)0088

Ristrutturazioni e occupazione

Risoluzione del Parlamento europeo sulle ristrutturazioni e l'occupazione (2005/2188(INI))

Il Parlamento europeo,

- visti la comunicazione della Commissione del 31 marzo 2005 dal titolo "Ristrutturazioni e occupazione — Anticipare e accompagnare le ristrutturazioni per ampliare l'occupazione: il ruolo dell'Unione europea" (COM(2005)0120) ed il parere del Comitato economico e sociale del 14 dicembre 2005 (CESE 1495/2005),

- visti la carta dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori del 1989 ed il correlato programma d'azione,

- vista la direttiva 94/45/CE del Consiglio del 22 settembre 1994 riguardante l'istituzione di un comitato aziendale europeo o di una procedura per l'informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese e nei gruppi di imprese di dimensioni comunitarie [1],

- vista la direttiva 98/59/CE del Consiglio del 20 luglio 1998 concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di licenziamenti collettivi [2],

- vista la direttiva 2001/23/CE del Consiglio del 12 marzo 2001 concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative al mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimenti di imprese, di stabilimenti o di parti di imprese o di stabilimenti [3],

- vista la direttiva 2002/14/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell' 11 marzo 2002 che istituisce un quadro generale relativo all'informazione e alla consultazione dei lavoratori nella Comunità europea [4],

- viste le sue risoluzioni del 28 ottobre 1999 [5], del 17 febbraio 2000 [6] e del 15 febbraio 2001 [7] sulla ristrutturazione delle imprese in Europa,

- vista la raccomandazione 92/443/CEE del Consiglio del 27 luglio 1992 sulla promozione della partecipazione dei lavoratori dipendenti ai benefici e ai risultati dell'impresa (compresa la partecipazione al capitale) [8],

- viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e le risoluzioni del Parlamento europeo, con specifico riferimento alla sua risoluzione del 15 marzo 2000 in materia [9] ed alla sua risoluzione del 9 marzo 2005 sulla revisione intermedia della strategia di Lisbona [10],

- vista la comunicazione della Commissione dal titolo"Lavorare insieme per la crescita e l'occupazione — Il rilancio della strategia di Lisbona" (COM(2005)0024),

- viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 22 e 23 marzo 2005 e la sua risoluzione in materia del 13 aprile 2005 [11],

- viste la comunicazione della Commissione dal titolo "Accompagnare le trasformazioni strutturali: una politica industriale per l'Europa allargata" (COM(2004)0274) e la sua risoluzione del 9 giugno 2005 [12],

- visto il parere d'iniziativa del Comitato economico e sociale europeo del 29 settembre 2005 dal titolo "Il dialogo sociale ed il coinvolgimento dei lavoratori, chiave per anticipare e gestire le mutazioni industriali" (CESE 1073/2005),

- viste la comunicazione della Commissione sull'Agenda sociale (COM(2005)0033) e la sua risoluzione del 26 maggio 2005, sull'Agenda sociale 2006-2010 [13],

- vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo dal titolo: "Azioni comuni per la crescita e l'occupazione — Il programma comunitario di Lisbona" (COM(2005)0330),

- vista l'iniziativa promossa dalla Commissione di proclamare il 2006 anno della mobilità dei lavoratori nonché i risvolti di questa tematica nell'attuazione della strategia di Lisbona [14],

- viste la comunicazione della Commissione dal titolo "Costruire il nostro avvenire comune. Sfide politiche e risorse di bilancio dell'Unione allargata — 2007-2013" (COM(2004)0101), la comunicazione della Commissione dal titolo "Prospettive finanziarie 2007-2013" (COM(2004)0487) e la sua risoluzione dell' 8 giugno 2005, sulle sfide politiche e risorse di bilancio dell'Unione allargata — 2007-2013 [15],

- viste le conclusione della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 15 e 16 dicembre 2005 sulle prospettive finanziarie 2007-2013,

- vista la proposta di regolamento del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il Fondo di coesione (COM(2004)0492),

- vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul Fondo sociale europeo (COM(2004)0493),

- visti l'articolo 87, paragrafo 3, nonché gli articoli 127, 136 e 158 del trattato CE,

- visto l'articolo 45 del suo regolamento,

- vista la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A6-0031/2006),

A. considerando che l'approccio economico e sociale nei confronti dei rischi rappresenta l'elemento centrale del modello sociale europeo e che esso si articola a sua volta nelle differenti politiche nazionali finalizzate alla costruzione di uno Stato sociale basato sull'idea di solidarietà e di sicurezza sociale;

B. considerando che simili rischi, ove non anticipati, possono colpire e interessare sia i lavoratori per i quali il lavoro è uno degli elementi essenziali della libertà e dignità personale, sia i datori di lavoro e i loro strumenti di produzione che evolvono nel contesto della competizione inerente a un'economia aperta;

C. considerando che occorre distinguere tra ristrutturazioni di imprese connesse con cambiamenti di settori industriali specifici e delocalizzazioni di imprese, molto spesso legate alla ricerca di una riduzione dei costi di produzione, e ritenendo che alle due questioni debbano essere date risposte differenti,

D. considerando che i cambiamenti economici sono inevitabili, per evoluzioni prevedibili o inattese, per politiche attive o per crisi subite; considerando che dette trasformazioni toccano tutti gli Stati europei, indipendentemente dal rispettivo livello di sviluppo economico e dal grado di protezione sociale, anche se le sfide specifiche da affrontare possono variare e trovare risposte mirate a seconda della natura dello strumento di produzione, delle opzioni strategiche concernenti gli investimenti e le ricerche a lungo termine e più in generale alla luce delle diverse tradizioni economiche e politiche recenti;

E. considerando che le ristrutturazioni, oltre che una forma specifica di mutazione economica, possono costituire un processo subitaneo e forzato di adattamento di un'impresa all'evolvere dei bisogni dei consumatori nonché alle esigenze imposte dal contesto economico globalizzato, nell'intento di consentirle di restare o ridiventare competitiva, e che le imprese ed i lavoratori devono continuamente adattarsi per generare crescita ed occupazione;

F. considerando che vari sono i livelli di ristrutturazioni (le ristrutturazioni intersettoriali, le ristrutturazioni intrasettoriali, le ristrutturazioni a livello delle imprese e le ristrutturazioni a livello dei lavoratori); considerando che a livello delle ristrutturazioni delle imprese si rilevano vari tipi di ristrutturazioni (mutazioni dei processi produttivi, esternalizzazione delle attività, delocalizzazioni, chiusura di siti, riduzione di effettivi, fusioni/acquisizioni, ecc.); considerando che le ristrutturazioni a livello del personale avvengono quando aumentano le esigenze in materia di competenze della forza lavoro e che tali diversi livelli e tipi di ristrutturazioni postulano risposte differenziate;

G. considerando che una delle conseguenze della mondializzazione è una crescente concentrazione nonché l'associazione e la creazione di grandi gruppi internazionali, e ció talvolta in settori di interesse strategico vitale; ritenendo pertanto che la riflessione, in termini di assistenza alle imprese, non deve avvenire soltanto a livello nazionale o degli enti locali, bensì anche a livello internazionale; considerando inoltre che le piccole e medie imprese sono altrettanto dipendenti dalla mondializzazione e pertanto devono ricevere in materia la stessa attenzione delle grandi imprese;

H. considerando che le difficoltà delle imprese generatrici di ristrutturazioni sono, il più delle volte, riconducibili alla liberalizzazione degli scambi internazionali, oltreché alla capacità delle imprese di prepararsi e di preparare il loro personale ai processi di ammodernamento e di ristrutturazione; condividendo altresì ed appoggiando la posizione della Commissione secondo cui è pertinente che l'Unione assuma con gli Stati membri i costi e le implicazioni di carattere legislativo delle politiche che essa pone in atto;

I. considerando che le conseguenze delle ristrutturazioni sono talvolta in contrasto con gli obiettivi di Lisbona, ossia quelli riguardanti la promozione della piena occupazione, la qualità del lavoro, la coesione sociale e territoriale, nonché lo sviluppo sostenibile; considerando altresì che occorre garantire ai lavoratori il perfezionamento delle qualifiche e una formazione permanente;

J. considerando che è essenziale riconoscere il ruolo centrale svolto dal rinnovamento economico e sociale nella strategia di Lisbona; considerando che le ristrutturazioni sono fondamentali anche per il processo di creazione della ricchezza e per l'innalzamento del livello di vita;

K. considerando che le parti sociali e i poteri pubblici devono svolgere un ruolo essenziale nell'accompagnamento delle ristrutturazioni, sia a livello globale con la creazione di nuovi posti di lavoro, sia a livello individuale fornendo ai lavoratori interessati la possibilità di adeguarsi a una nuova attività, segnatamente tramite azioni di formazione, ma anche nella loro anticipazione e nella ricerca di soluzioni alternative, ove possibile;

L. considerando che in Europa la mobilità è insufficiente, ragion per cui il potenziale disponibile di attività risulta insufficientemente sfruttato e che, a causa di ostacoli amministrativi e linguistici, i lavoratori disposti alla mobilità vengono spesso trattenuti dallo svolgere la loro attività all'estero; considerando altresì che le misure nazionali in materia di apprendimento lungo tutto l'arco della vita sono utilizzate in modo quanto mai inadeguato;

M. considerando che la scarsa crescita in Europa e la scarsa competitività delle imprese sono dovute in parte alla modicità degli investimenti produttivi e nella ricerca; reputando opportuno che l'Unione promuova e sostenga la capacità d'investimento delle imprese nonché la ricerca e sviluppo;

N. considerando che, contestualmente alle loro responsabilità riguardo a un'adeguata anticipazione, le imprese dovrebbero garantire ai propri dipendenti le migliori condizioni possibili di formazione rispetto a:

- i periodi di acquisizione pratica delle formazioni iniziali e di apprendimento,

- la formazione permanente dei loro dipendenti,

- il riconoscimento e la validazione delle esperienze professionali acquisite, nella consapevolezza che i lavoratori traggono un profitto reale dalle formazioni ricevute soltanto se hanno la possibilità di porre immediatamente in atto le loro nuove conoscenze;

considerando inoltre che, per conseguire tali obiettivi, le imprese dovrebbero predisporre programmi e bilanci di competenze per la formazione e lo sviluppo delle qualifiche negoziate, da una parte, fra le parti sociali e, dall'altra, fra le istituzioni che rilasciano le qualifiche professionali;

O. considerando che la prima fonte d'informazione a livello europeo è la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che gestisce l'ERM (Osservatorio sulla ristrutturazione in Europa), e che tale fonte dovrebbe essere ottimizzata, con specifico riferimento alla visibilità e all'accessibilità delle informazioni in tutte le lingue dell'Unione;

P. considerando che una delle ragioni delle difficoltà che attraversano le imprese europee è l'assenza, a livello internazionale, di regole sufficienti in materia di salvaguardia della proprietà intellettuale e di una lotta efficace contro la contraffazione,

1. si congratula con la Commissione per aver scelto un'impostazione globale e trasversale in sede di esame di una problematica così rilevante sia per le imprese che per i lavoratori e per il loro ambiente sociale e di lavoro;

2. conviene con la Commissione sul fatto che le ristrutturazioni non devono essere sinonimo di regresso sociale e perdita di sostanza economica, a patto tuttavia che esse siano correttamente anticipate, che le imprese possano gestirle efficacemente e rapidamente, tramite il dialogo con i sindacati e rispettando gli usi e le prassi nazionali, che le misure di prevenzione delle imprese e l'azione pubblica contribuiscano ad accompagnarle in buone condizioni, e che le imprese le anticipino grazie alla formazione continua delle loro maestranze, condizioni queste che non sovente risultano riunite;

3. ritiene che le ristrutturazioni delle imprese dovrebbero essere poste in atto soltanto se giustificate ossia per salvare i posti di lavoro o migliorare la concorrenzialità e lo sviluppo economico delle imprese;

4. rileva che costanti processi di adeguamento alle modifiche delle condizioni quadro sono irrinunciabili per lo sviluppo delle imprese; ritiene che per questo è importante, come stabilito anche dalle parti sociali europee nel documento comune del 16 ottobre 2003 dal titolo "Orientamenti relativi alla gestione dei cambiamenti e delle loro conseguenze sociali", illustrare tempestivamente ai lavoratori o ai loro rappresentanti la necessità dei cambiamenti tutelando i loro interessi;

5. ritiene, condividendo il succitato parere del Comitato economico e sociale del 29 settembre 2005, che il successo di una ristrutturazione si misuri non soltanto con la competitività e la capacità d'innovazione delle imprese, ma anche e altrettanto tramite la salvaguardia dei posti di lavoro e la corretta gestione sociale delle sue ricadute negative;

6. ritiene che l'Unione promuove l'apertura dei mercati e deve proporre misure e risorse finanziarie per meglio anticipare e accompagnare le ristrutturazioni e le loro conseguenze sociali, così come il mercato deve promuovere l'innovazione e la ricerca di nuove prospettive creatrici di imprese oltre che preservare le condizioni di lavoro;

7. ritiene che l'Unione debba rispondere alle sfide di portata mondiale, come le ristrutturazioni, incrementando la competitività dell'economia europea e delle imprese, e con un migliore coordinamento e una maggiore coerenza nell'utilizzazione dei quattro volani dell'intervento comunitario esistenti:

- la politica della concorrenza, segnatamente la questione degli aiuti di stato,

- la politica del mercato interno, segnatamente la creazione della società europea e del brevetto comunitario,

- la politica d'impresa, segnatamente il sostegno alle PMI,

- la politica di solidarietà, segnatamente riassegnando i fondi del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR) e del Fondo sociale europeo (FSE) nelle regioni coinvolte in ristrutturazioni subite o in piani di anticipazione;

8. condivide il parere della Commissione secondo cui il FSE, ed in minor misura, il FESR per quanto riguarda i casi fin troppo spesso trascurati delle PMI in fase di ristrutturazione, debbono svolgere un ruolo fondamentale in sede di anticipazione e gestione delle ristrutturazioni e propone che i programmi finanziari all'esame per gli anni 2007-2013 siano maggiormente finalizzati all'anticipazione e alla gestione delle ristrutturazioni, specie nelle zone di elevata concentrazione settoriale, e che ai fondi sia assegnata una dotazione finanziaria consona con tale ambizioso obiettivo;

9. reputa necessario — stante l'imprevedibilità di talune ristrutturazioni, la difficoltà di prevedere il loro impatto sul territorio ed il contestuale ruolo delle politiche dell'Unione — poter costituire un fondo europeo di adattamento alla globalizzazione e di riserva per imprevisti e si compiace in merito alle conclusioni della presidenza di cui sopra in merito alle prospettive finanziarie 2007-2013;

10. chiede che:

a) la dimensione e la localizzazione geografica sul territorio dell'Unione di un'impresa che abbia subito una ristrutturazione non fugano da unici criteri di selezione per aiuti potenziali erogati dall'Unione e che siano del pari tenuti in debito conto gli interessi delle PMI;

b) si tenga altresì conto del fatto che un'impresa, nell'ambito del piano aziendale, adotta disposizioni in materia di processo d'adattamento, specie se compie sforzi sul versante della formazione professionale e permanente;

11. sostiene che l'Unione costituisce un partner essenziale nell'accompagnamento delle regioni che hanno subito ristrutturazioni (industriali, terziarie, intersettoriali, intrasettoriali o altre) contestuali al loro sforzo di riconversione;

12. chiede all'Unione di sostenere la mobilità geografica e la mobilità del lavoro onde valorizzare al meglio ogni tipo di manodopera disponibile e soprattutto quella rappresentata dai giovani, dalle donne e dalle persone di oltre 45 anni di età; invita altresì l'Unione a rimuovere gli ostacoli amministrativi e linguistici che si frappongono alla mobilità;

13. invita la Commissione a presentare una proposta relativa alla 14a direttiva sul diritto societario per quanto concerne il trasferimento transfrontaliero della sede sociale delle società di capitali, fermo restando che lo spostamento della sede non deve servire ad indebolire i diritti dei lavoratori; ritiene che uno dei principi fondamentali e obiettivo dichiarato di questa direttiva debba essere, in particolare, la garanzia dei diritti acquisiti dei lavoratori per quanto concerne la loro partecipazione alle decisioni dell'impresa (diritto di cogestione);

14. propone che, nell'ambito degli aiuti europei in sede di ristrutturazioni, sia considerata la componente ambientale, segnatamente incentivando le riconversioni industriali o agricole verso prassi meno inquinanti e pertanto meno pericolose per la popolazione oltre che per i lavoratori;

15. rileva altresì che le persone più colpite dalle ristrutturazioni sono i dipendenti licenziati e che occorre destinare gli aiuti, in via prioritaria, a loro nonché alle attività economiche correlate dell'impresa ristrutturata, con specifico riferimento alle PMI subappaltanti; insiste sulla necessità di tenere in migliore considerazione gli "effetti nascosti" delle ristrutturazioni, per esempio quelli concernenti la salute dei lavoratori; osserva che presso le persone minacciate direttamente dai licenziamenti sono state registrate patologie mediche e disturbi psicologici, e che pertanto presso questi lavoratori il tasso di mortalità è due volte più elevato (rispetto ai dipendenti non licenziati) nel corso dei cinque primi anni successivi al licenziamento; ne deduce che gli aiuti finanziari non vanno limitati all'aspetto strutturale delle ristrutturazioni ma che occorre invece tenere conto anche della dimensione umana di tali sfide, attribuendo la priorità all'aiuto personalizzato ai lavoratori;

16. plaude alla posizione che rispetto alle ristrutturazioni la Commissione ha assunto nella sua comunicazione del 31 marzo 2005, dal titolo "Ristrutturazione e occupazione — Anticipare e accompagnare le ristrutturazioni per ampliare l'occupazione: il ruolo dell'Unione europea" (COM(2005)0120); ricorda in proposito i lavori realizzati in condivisione dalle parti sociali europee in ordine alla questione delle ristrutturazioni e che da questi lavori scaturiscono orientamenti che penetrano nella condotta aziendale;

17. condanna, fra gli effetti nascosti delle ristrutturazioni, anche il metodo del prepensionamento dei dipendenti, che sono poi quelli meno occupabili a causa dell'età, in quanto ciò comporta notevoli costi finanziari per la società, la perdita delle loro competenze professionali nonché un assurdo rischio di penuria di manodopera;

18. sollecita una migliore verifica e rintracciabilità dei fondi comunitari onde garantirne un corretto impiego ed evitare che siano dirottati verso finalità correlate, speculative o amministrative, onde escludere che possano partecipare al finanziamento delle delocalizzazioni; chiede in particolare che le imprese beneficiarie di aiuti contestuali ai fondi dell'Unione che delocalizzano totalmente o parzialmente la loro produzione non possano nuovamente usufruire di aiuti comunitari per un periodo di sette anni stabilito e possano vedersi chiedere il rimborso degli aiuti, e ciò al fine di evitare un turismo delle sovvenzioni;

19. ribadisce il carattere essenziale dell'acquis comunitario in campo sociale e l'importanza specifica degli strumenti giuridici vigenti, che devono essere pienamente applicati e meglio controllati dagli Stati membri cui compete l'onere del loro corretto recepimento e applicazione. Ciò riguarda in particolare:

- la succitata direttiva 94/45/CE sull'istituzione di comitati aziendali europei,

- la succitata direttiva 98/59/CE sui licenziamenti collettivi,

- la succitata direttiva 2001/23/CE concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative al mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimenti di imprese, di stabilimenti o di parti di imprese o di stabilimenti,

- la succitata direttiva 2002/14/CE che istituisce un quadro generale relativo all'informazione e alla consultazione dei lavoratori;

20. deplora che la seconda fase di consultazione sul comitato aziendale europeo rappresenti solo un sottocapitolo dell'estesa comunicazione della Commissione sopracitata, del 31 marzo 2005, ed invita la Commissione, qualora intendesse modificare la direttiva 94/45/CE sopracitata sul comitato aziendale europeo, ad avviare un'adeguata seconda fase di consultazione, che consenta alle parti sociali di negoziare ai sensi dell'articolo 138 del trattato CE e del principio di trasparenza;

21. chiede nuovamente alla Commissione di presentare una proposta di modifica della direttiva 94/45/CE sui comitati aziendali europei, al fine di rafforzare i diritti dei dipendenti nei gruppi di dimensioni europee;

22. condivide la posizione della Commissione secondo cui le parti sociali devono occupare uno spazio centrale nell'accompagnamento e nella gestione delle ristrutturazioni, per favorire la mobilità dei lavoratori in Europa e promuovere l'attuazione della formazione in tutto l'arco della vita;

23. invita la Commissione a continuare ad adoperarsi a favore di un contesto comunitario per la tutela dei diritti dei lavoratori in caso di ristrutturazioni; rileva in proposito i lavori già avviati dalle parti sociali e le invita a reperire gli strumenti per far applicare le buone pratiche individuate; chiede alla Commissione, in mancanza di una reazione adeguata delle parti sociali, di presentare una proposta di direttiva;

24. chiede alla Commissione di istituire, in linea con lo spirito dell'agenda di Lisbona, un "metodo di coordinamento aperto" nell'ottica di diffondere presso gli Stati membri i grandi orientamenti sulle ristrutturazioni;

25. sollecita una riforma degli aiuti statali per riorientarli al massimo verso i settori che maggiormente contribuiscono alla crescita e all'occupazione, evitando pertanto che essi servano a finanziare le delocalizzazioni o ristrutturazioni immotivate; chiede altresì che, per i settori in difficoltà bisognosi di norme specifiche o transitorie, gli aiuti statali siano più facilmente autorizzati, sempreché non generino distorsioni di concorrenza nel mercato interno;

26. invita gli Stati membri a varare provvedimenti specifici e consoni con le tradizioni dei singoli Stati membri, eventualmente sotto forma di unità permanenti di riconversione ove necessario per assistere i dipendenti interessati dalle ristrutturazioni nonché garantire la parità di trattamento a prescindere dalla cittadinanza, dal sesso e dall'età del dipendente; ritiene che tali unità permanenti di riconversione potranno appoggiarsi in particolare sui patti territoriali per l'occupazione; invita gli Stati membri a compiere urgenti progressi in sede di adozione dei provvedimenti di mutuo riconoscimento dei diplomi contestuali alla formazione professionale nonché in sede di certifica delle qualifiche atipiche e di riconoscimento dell'esperienza; reputa necessario varare programmi d'azione tesi ad appoggiare i lavoratori licenziati, ritiene infine che si debbano accordare, quanto prima possibile, aiuti per la formazione permanente e la riconversione;

27. ritiene che la partecipazione dei dipendenti al capitale della loro impresa possa costituire un adeguato strumento per coinvolgerli maggiormente nelle decisioni preliminari alle ristrutturazioni; invita pertanto le parti sociali, ma anche la Commissione e gli Stati membri, a progredire in tale dibattito ed a iscrivere nuovamente tale argomento all'ordine del giorno in occasione della grande discussione sul futuro dell'Europa sociale avviata dalla presidenza britannica nel 2005;

28. invita l'Unione a valutare le difficoltà incontrate dalle imprese per meglio penetrare nel mercato interno e per stipulare accordi commerciali internazionali, in modo che sia possibile prevedere le incidenze delle sue politiche;

29. ritiene che, per meglio anticipare e fronteggiare le difficoltà in cui possono trovarsi le imprese, occorre valorizzare gli strumenti che consentono analisi settoriali pertinenti onde verificare e valutare costantemente ogni settore di attività economica in Europa; si compiace per la volontà espressa nella succitata comunicazione del 31 marzo 2005 di potenziare il ruolo dell'Osservatorio europeo del cambiamento (EMCC), sottolineando la necessità di una migliore accessibilità ai lavori di quest'ultimo da parte dei cittadini dell'Unione;

30. invita la Commissione a proporre uno sportello europeo su Internet per tutti i cittadini, i poteri locali, le parti sociali e le imprese interessate che consenta loro di informarsi sulla problematica delle ristrutturazioni, sulle possibilità esistenti, per anticipare e gestire correttamente una ristrutturazione, e sui loro diritti (compreso l'accesso ai vari tipi di sostegno) e obblighi;

31. ribadisce la necessità delle analisi di verifica delle ristrutturazioni attuate sia per rendersi conto del loro concreto impatto sull'impresa sia per consentire di affrontare meglio le future ristrutturazioni;

32. invita i partner commerciali dell'Unione a introdurre leggi in materia di tutela della proprietà intellettuale e gli Stati membri ad adoperarsi al massimo per lottare in modo efficace contro la contraffazione;

33. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

[1] GU L 254 del 30.9.1994, pag. 64.

[2] GU L 225 del 12.8.1998, pag. 16.

[3] GU L 82 del 22.3.2001, pag. 16.

[4] GU L 80 del 23.3.2002, pag. 29.

[5] GU C 154 del 5.6.2000, pag. 139.

[6] GU C 339 del 29.11.2000, pag. 280.

[7] GU C 276 dell'1.10.2001, pag. 260.

[8] GU L 245 del 26.8.1992, pag. 53.

[9] GU C 377 del 29.12.2000, pag. 164.

[10] GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 164.

[11] GU C 33 E del 9.2.2006, pag. 487.

[12] Testi approvati, P6_TA(2005)0230.

[13] Testi approvati, P6_TA(2005)0210.

[14] MEMO/05/229.

[15] Testi approvati, P6_TA(2005)0224.

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