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Document 52006DC0211

    Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo - Un’agenda dei cittadini per un'Europa dei risultati

    /* COM/2006/0211 def. */

    52006DC0211

    Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo - Un’agenda dei cittadini per un'Europa dei risultati /* COM/2006/0211 def. */


    [pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

    Bruxelles, 10.5.2006

    COM(2006) 211 definitivo

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO EUROPEO

    UN’AGENDA DEI CITTADINI PER UN'EUROPA DEI RISULTATI

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO EUROPEO

    UN’AGENDA DEI CITTADINI PER UN'EUROPA DEI RISULTATI

    INTRODUZIONE

    In un mondo globale, l’Unione europea è quanto mai necessaria eppure raramente è stata tanto contestata. Questo il paradosso con cui devono misurarsi tutti i leader europei, negli Stati membri dell’UE come nelle sue istituzioni.

    La costruzione europea è la storia straordinaria di un’unione che ha portato pace, prosperità e stabilità senza precedenti e attenuato l’impatto, per i cittadini europei, dei cambiamenti esterni. I principi e i valori dell’Unione europea restano immutati: la libertà, la democrazia, lo Stato di diritto, la tolleranza, la solidarietà e il progresso mediato da una cooperazione pacifica sono validi oggi come ai tempi in cui fu firmato il trattato di Roma. E immutato è il ruolo centrale nell’identità europea della ricchezza culturale e della diversità. Ma in cinquant’anni l’Europa e il mondo sono cambiati. L’Unione si trova a promuovere e a difendere i suoi valori su uno sfondo di diversità e di continui cambiamenti. L’incontro di Hampton Court dell’ottobre scorso ha evidenziato il consenso politico esistente sulla natura di tali sfide e sul ruolo essenziale svolto dall’Unione nel modernizzare e riformare. Le priorità identificate a Hampton Court, fra cui lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza, sono fondamentali per la crescita e la creazione di occupazione.

    In cinquant’anni sono aumentate pure le aspettative dei cittadini dell’Unione. Il che costituisce un riconoscimento della sua accresciuta importanza, ma anche una sfida per tutti i leader europei. I cittadini vogliono capire meglio cosa fa l’Unione e come lo fa, e vogliono avere più voce in capitolo. L’Unione è importante, non c’è dubbio, ma lontana.

    Il trattato costituzionale intende contribuire a colmare questo divario. La Commissione continua a appoggiarne i principi e i valori e i miglioramenti che apporterebbe all’Unione in termini di efficacia, trasparenza e responsabilità. Quindici Stati membri hanno già ratificato il trattato costituzionale e altri potrebbero seguire nei prossimi mesi. Gli elettori di due Stati membri hanno votato “no” ai loro referendum e per il momento non vi è ancora consenso sulle mosse future.

    Ora, però, i cittadini vogliono un’Unione efficace. Le discussioni suscitate dal piano D (per la democrazia, il dialogo e il dibattito) indicano il chiaro auspicio dei cittadini europei che l’UE intervenga in modo più incisivo in un gran numero di settori: occupazione, gestione della globalizzazione, lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, sviluppo sostenibile e solidarietà.

    Per rispondere a queste esigenze, e nonostante l’assenza di accordo sul trattato costituzionale, l’Unione ha mosso una serie di passi significativi: un accordo su un quadro finanziario settennale, un’agenda più solida per la crescita e l’occupazione nell’ambito della rinnovata strategia di Lisbona, una nuova agenda sociale, un patto di stabilità e crescita riformato, un piano d’azione per rafforzare lo spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia, aiuti pubblici allo sviluppo raddoppiati entro il 2010, un accordo politico su questioni sensibili come la normativa sui servizi e sui prodotti chimici e un accordo su un progetto di nuova politica energetica. Spetta ora all’Unione trasformare queste conquiste in vantaggi concreti.

    L’Unione europea deve però spingersi oltre, con un’agenda politica che risponda alle aspettative dei cittadini e ne rinfocoli il sostegno al progetto europeo. L’agenda deve imperniarsi sugli obiettivi consolidati della prosperità, della solidarietà e della sicurezza e sull’impulso alla crescita e all’occupazione. Sono elementi essenziali per il ripristino della fiducia in Europa. Tale sostegno può attivarsi anche grazie a progetti come Erasmus, Galileo, l’Istituto europeo di tecnologia o una struttura europea per la protezione civile. Ma sia le politiche che i progetti devono inserirsi in un programma politico coerente. Devono cioè corredarsi di un approccio graduale che porti alla soluzione delle attuali difficoltà legate al trattato costituzionale. Obiettivo di tale duplice approccio è giungere, con il tempo, a una soluzione istituzionale che corrobori l’ambizione politica generale di consolidare un progetto di vita comune.

    Per questo è anzitutto necessaria la volontà politica di tutta l’Europa, degli Stati membri come delle regioni. Per funzionare l’Unione ha un bisogno fondamentale di istituzioni efficaci, che incarnino la natura politica del progetto europeo. Le istituzioni da sole, però, non possono infondere nuova linfa all’Europa; né è loro compito peraltro, in un’Europa che è e deve essere democratica e non solo amministrativa. È essenziale il coinvolgimento di tutti. Per questo il primo passo istituzionale potrebbe essere l’adozione, l’anno prossimo - cinquant’anni dopo il trattato di Roma- di una dichiarazione politica degli Stati membri, della Commissione e del Parlamento europeo che non solo ribadisca i valori e le ambizioni dell’Europa ma comporti anche un impegno condiviso a produrre risultati, una sorta di “obbligo a impegnarsi”. Il documento dovrebbe ispirarsi, nelle finalità e nello stile, alla dichiarazione di Messina che fu insieme reazione a una crisi istituzionale e preludio a un trattato, il trattato di Roma.

    L’AGENDA POLITICA: UN’EUROPA DEI RISULTATI

    La nuova agenda dei cittadini per l’Europa deve portare pace, prosperità e solidarietà in un nuovo contesto, la globalizzazione. Dovrà condurre a un mercato unico aperto e pienamente operativo, trasformare in realtà le quattro libertà, promuovere la solidarietà, le opportunità, l’accesso e la sostenibilità e rafforzare la sicurezza. È un programma per i cittadini d’Europa che consolida i risultati acquisiti e segue il corso già impostato, ponendo particolare enfasi sulla crescita e l’occupazione.

    Una maggiore integrazione economica per un mercato unico del XXI secolo

    L’economia europea si trova di fronte a nuove sfide e opportunità in questo XXI secolo. Il mercato unico, oltre a una politica della concorrenza effettiva, ha procurato benefici enormi per i cittadini dell’Unione, garantendo possibilità di scelta e nuove opportunità in settori come le telecomunicazioni e il trasporto aereo, un tempo considerati chiusi. Ha spianato la strada all’euro, che ha a sua volta dinamizzato il mercato accelerandone l’integrazione economica e finanziaria, e ha reso l’Unione più forte sul piano globale. Da ultimo, la strategia di Lisbona, rinnovandosi, ha gettato le basi per la modernizzazione delle nostre economie, finalizzata a produrre crescita e occupazione per tutti.

    Ora è giunto il momento di fare un bilancio dell’integrazione economica e del mercato unico, e di guardare al futuro ponendosi le seguenti domande.

    - Come consolidare i risultati ottenuti?

    - Quali sono le lacune restanti? Il mercato unico non è completo, bisogna ancora integrare meglio i mercati energetici e quelli finanziari e eliminare gli ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori. Questi aspetti hanno un’incidenza diretta sui cittadini, si pensi ai prezzi dell’energia, alle tariffe di roaming per gli utenti di telefonia mobile, alle commissioni bancarie. In altri settori, i vantaggi del consumatore sono tutt’altro che acquisiti: perché, per esempio, è ancora così difficile per un europeo che vive in uno Stato membro avere un’assicurazione in un altro paese dell’UE? Cosa fare, poi, per il brevetto comunitario?

    - Come affrontare le sfide del futuro? La politica economica dell’Unione deve incentivare l’integrazione e la convergenza delle economie europee. L’Unione deve portare avanti l’agenda di Lisbona, promuovere il completamento e il buon funzionamento dell’unione economica e monetaria, completare il mercato unico. La politica economica dell’UE deve tenere debito conto delle pressioni esterne, per esempio sulla competitività, ma anche delle opportunità offerte dalla globalizzazione in termini di investimenti e esportazioni. La costruzione del mercato unico deve essere un processo dinamico, non una conquista puntuale. E un mercato unico forte, aperto e competitivo può essere già di per sé una risposta europea alla sfida della globalizzazione.

    - Disponiamo dei meccanismi più efficaci per realizzare il mercato unico? I mezzi per accelerare l’integrazione economica sono evoluti negli ultimi vent’anni ed esistono oggi nuovi modi per stimolare l’imprenditorialità e l’innovazione. La Commissione è pronta a collaborare con gli Stati membri e le loro amministrazioni, in un rinnovato spirito di partenariato, anche utilizzando le nuove tecnologie, per far funzionare il sistema e assisterli nel processo di appropriazione e responsabilizzazione.

    La Commissione si impegna a rimuovere gli ultimi ostacoli al mercato unico in modo che i cittadini e gli imprenditori europei possano trarre pieno vantaggio dall’Unione europea. Propone quindi di avviare un attento riesame del mercato unico per stabilire cosa resti da fare e come farlo. Il prossimo anno presenterà al Consiglio e al Parlamento europeo una relazione -Il mercato unico nel XXI secolo- che comprenderà proposte concrete di azione futura. La Commissione intende anche perseguire con vigore gli obiettivi dell’agenda di Lisbona e il completamento e il buon funzionamento dell’unione economica e monetaria.

    Opportunità, accesso e solidarietà

    L’impulso a una più profonda e estesa integrazione economica deve andare di pari passo con un accresciuto sostegno a uno dei valori europei più coesivi e fondamentali: la solidarietà.

    Per garantire un servizio sanitario pubblico, la protezione sociale e le pensioni su uno sfondo di mutamenti demografici, e fare in modo che i cittadini dell’Unione riescano ad assorbire il cambiamento, le politiche devono adeguarsi a un nuovo mondo del lavoro: gli europei vivono sempre più a lungo, vedono modificarsi nel profondo gli schemi familiari tradizionali, promuovono la parità fra i sessi, si adeguano a nuovi tipi di immigrazione e alla diversità e vivono ancora in povertà nei gruppi svantaggiati. L’Unione europea deve analizzare i mutamenti radicali che percorrono le nostre società e appoggiare, a tutti i livelli, risposte sostenibili che accompagnino l’opera di riforma e le sfide che l’economia europea si trova ad affrontare.

    La promozione di diritti e garanzie sul lavoro deve coniugarsi con la creazione di occupazione. È pertanto essenziale che gli Stati membri pongano l’accento su politiche attive del mercato del lavoro per combattere la disoccupazione in Europa, specie quella giovanile, che in molti Stati membri resta inaccettabilmente alta. Come disse lo stesso Consiglio europeo nel varare la strategia di Lisbona, “il lavoro costituisce la migliore salvaguardia contro l'esclusione sociale”.

    Le politiche e i programmi europei di solidarietà devono promuovere una migliore qualità della vita, la coesione sociale e nuove opportunità per i cittadini dell’Unione, in collaborazione con le autorità nazionali, regionali e altre autorità in loco e con le parti sociali, promuovendo il dialogo sociale e misurandosi con la società civile. Questo significa che le nostre politiche di sostegno alla solidarietà devono trovare complemento in una soluzione più efficace che garantisca ai cittadini l’esercizio effettivo del diritto di accedere al lavoro, all’istruzione, ai servizi sociali, all’assistenza sanitaria e ad altre forme di protezione sociale in tutta l’Europa.

    La solidarietà va estesa alle generazioni future con una risposta efficace dell’UE non solo all’evoluzione demografica ma anche ai mutamenti ambientali. L’Unione deve continuare a guidare la lotta contro il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità promuovendo misure che attuino gli impegni di Kyoto secondo criteri di economicità, un’azione globale per l’ulteriore riduzione delle emissioni a partire dal 2012, e adottando un piano d'azione per conseguire gli obiettivi di biodiversità entro il 2010.

    L’anno prossimo la Commissione farà un bilancio complessivo della realtà della società europea e varerà un’agenda per l’accesso e la solidarietà, dimensione sociale parallela al riesame del mercato unico e in stretto coordinamento con esso. Esplorerà quindi la possibilità di introdurre una “carta di diritti” che dia a ciascun cittadino europeo la possibilità di conoscere e esercitare pienamente i propri diritti. Proseguirà inoltre la realizzazione del suo programma per lo sviluppo sostenibile.

    Libertà, sicurezza e giustizia

    L’Unione europea deve trasmettere ai suoi cittadini la certezza che tutto è predisposto affinché l’Europa diventi un luogo giusto e sicuro in cui vivere e dove sia garantita la sicurezza non meno della libertà individuale e delle libertà fondamentali cui sono legati gli europei.

    Ma ora l’Unione deve spingersi oltre e per questo ha bisogno:

    - di incentrarsi sul rispetto e sul consolidamento dei diritti fondamentali per tutti e sullo sviluppo del concetto di cittadinanza dell'Unione;

    - di una politica antiterrorismo più forte , che catalizzi la cooperazione fra autorità di contrasto e autorità giudiziarie rimuovendo gli ostacoli all’informazione e alla sua condivisione, nel pieno rispetto della vita privata e della protezione dei dati;

    - di una migliore protezione delle frontiere esterne, grazie a un sistema di gestione più integrato e, col tempo, a guardie di frontiera che operino secondo regole e procedimenti comuni;

    - di un regime d'asilo comune europeo più efficace entro il 2010, grazie a una maggiore armonizzazione dei criteri e delle procedure;

    - di una politica di immigrazione comune più coordinata , che riconosca il vantaggio di integrare meglio gli immigrati pur combattendo l’immigrazione clandestina e le organizzazioni di trafficanti, in partenariato con i paesi terzi;

    - di una maggiore cooperazione giudiziaria e di polizia , basata sul riconoscimento reciproco affinché le decisioni giudiziarie nazionali siano direttamente esecutive ovunque nell'Unione per tutti coloro che si spostano, vivono e lavorano nell’UE;

    - di sfruttare appieno i meccanismi esistenti per reagire alle minacce contro la sicurezza dei cittadini in una serie di settori, fra cui l’alimentazione, la salute e il bioterrorismo;

    - di una maggiore cooperazione consolare per tutelare al meglio i cittadini dell’UE nei paesi terzi.

    In alcuni settori del processo politico, gli attuali meccanismi decisionali sono d’intralcio all’azione e all’obbligo di rendere conto e portano a un punto morto e all’assenza di un adeguato controllo democratico. Le disposizioni dei trattati (articoli 42 del trattato sull’Unione europea e 67, paragrafo 2, del trattato che istituisce la Comunità europea) permettono di modificare questi meccanismi, il che migliorerebbe il processo decisionale del Consiglio, consentirebbe al Parlamento europeo di esercitare un autentico controllo democratico e rafforzerebbe il ruolo della Corte di giustizia.

    La Commissione intende presentare un’iniziativa per migliorare il processo decisionale e l’obbligo di rendere conto in settori come la cooperazione giudiziaria e di polizia e l'immigrazione legale, avvalendosi delle possibilità previste dai trattati.

    Allargamento

    È attraverso diverse fasi di allargamento che l'Unione europea è diventata quello che è oggi, una potenza in grado di promuovere la diffusione della pace, della democrazia e della prosperità e di proiettare i propri interessi, i propri valori e la propria influenza nel mondo. Attraverso l’allargamento, l’Unione europea ha sostenuto la transizione verso la democrazia di alcuni regimi dittatoriali, cambiamento di cui hanno beneficiato tutti gli Stati membri. Tutte le fasi di allargamento sono state accompagnate da dubbi, ma ogni volta l’Unione ha dimostrato di possedere le capacità istituzionali, finanziarie e politiche di integrare i nuovi membri.

    La valenza strategica e politica più evidente dell’ultimo allargamento, quello del 2004, è stata la riunificazione dell'Europa, ma tale allargamento si è rivelato un successo anche da un punto di vista economico ed ha reso più dinamica l’economia europea, ha promosso la crescita ed ha creato nuovi posti di lavoro grazie all’aumento degli investimenti e degli scambi[1].

    Tuttavia, a fronte di una maggioranza favorevole all'allargamento, molti cittadini nutrono dubbi sul suo ritmo e sulla sua estensione. L’Unione europea deve onorare gli impegni assunti, ma è allo stesso tempo evidente che è necessario un dibattito informato sugli allargamenti futuri e sulle loro implicazioni sull’insieme dell’Unione.

    La questione del modo in cui l’Unione europea può riuscire ad accogliere nuovi membri e continuare a perseguire i propri obiettivi non è nuova: già all’epoca del Consiglio europeo di Copenaghen del 1993 si parlò di capacità di assorbimento, mentre con l’Agenda 2000 si propose un pacchetto di riforme istituzionali, politiche e di bilancio che resero possibili le adesioni del maggio 2004.

    L’Unione europea ha dimostrato di poter accogliere nuovi membri e rimanere efficiente. Per dimostrare di poterlo essere ancora, è necessario che le prossime fasi dell’allargamento permettano di consolidare il progetto comune europeo.

    La Commissione stimolerà il dibattito sul valore aggiunto dell’allargamento e sulla capacità dell’Unione di assorbire i nuovi membri. Nel corso dell’anno, prima del Consiglio europeo di dicembre, essa presenterà una relazione sulla strategia di allargamento dell’Unione europea.

    L’Unione europea nel mondo

    Il bisogno di un’Europa efficace a livello mondiale è più forte che mai. L'interdipendenza globale offre nuove opportunità di diffusione dei valori e degli interessi europei ed ha consolidato il sostegno europeo a favore di un’azione esterna comune.

    L’assenza di una soluzione istituzionale non dovrebbe impedire lo sviluppo del ruolo globale dell'Unione europea. Dobbiamo sfruttare al massimo le nostre grandi capacità collettive, per esempio nel settore della difesa, attraverso iniziative a livello di risorse operative, ricerca e approvvigionamento. La Commissione è pronta a sostenere l’impegno degli Stati membri in questo senso.

    Affinché l’Europa diventi un operatore mondiale con un peso superiore alla somma delle sue parti, gli Stati membri e le istituzioni devono lavorare insieme per produrre dei risultati nei seguenti settori.

    - Capacità di fissare obiettivi e di realizzarli. Con il moltiplicarsi dei compiti esterni e dei partner dell’Unione europea, è necessario che questa definisca chiaramente le proprie priorità e che formuli in modo inequivoco gli obiettivi che si prefigge. Un ruolo di primo piano spetta allo sviluppo della politica europea di vicinato, il cui scopo è la promozione della stabilità e della prosperità dei paesi che confinano con l’Unione europea.

    - Coerenza. L’Unione europea dispone di una serie straordinaria di strumenti di politica esterna che superano i confini della politica estera tradizionale e comprendono ambiti quali il commercio, la cooperazione allo sviluppo, gli aiuti umanitari e il dialogo politico. Inoltre, i nostri obiettivi relativi ai settori dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia, della migrazione e della sicurezza possono essere raggiunti con successo solamente operando oltre i confini europei. La coerenza tra politiche interne ed esterne è essenziale. Nel corso dell’anno, la Commissione proporrà un nuovo approccio in materia di concorrenza esterna , affrontando temi quali il miglioramento dell’accesso ai mercati esteri, le nuove priorità a livello di relazioni commerciali, la promozione delle opportunità di investimento e la protezione della proprietà intellettuale. In tale contesto, l’Unione continuerà a promuovere il rispetto di standard elevati, a livello mondiale, nei settori della concorrenza, delle politiche sociali e dell’ambiente.

    - Coordinamento. Gli Stati membri e le istituzioni, e le istituzioni fra loro, devono collaborare meglio al fine di contribuire ad un’azione esterna più concreta ed efficace. Le politiche esterne coinvolgono molti partner e tutti devono concentrarsi su ciò che si sta cercando di ottenere insieme piuttosto che sulla divisione dei compiti, per esempio negli interventi concreti di assistenza e di protezione civile per far fronte a situazioni di crisi esterne.

    Facendo seguito al dibattito sul ruolo dell’Europa nel mondo che ha avuto luogo nel corso della riunione di Hampton Court, la Commissione presenterà un documento di riflessione sulle relazioni esterne in cui proporrà idee concrete per affrontare tali sfide nell’ambito degli attuali trattati, in particolare per migliorare la coerenza e il coordinamento dell’azione della Commissione con l’azione delle altre istituzioni europee e degli Stati membri. |

    UN BILANCIO PER L’AGENDA

    Il bilancio è una delle principali espressioni concrete degli obiettivi politici dell’Unione. Per realizzare l’agenda dei cittadini è necessaria una riforma del bilancio a livello di spesa e di risorse. Nell’ambito del recente accordo sul quadro finanziario sono state adottate numerose misure importanti, per esempio relative all'aumento della spesa a favore delle nuove politiche, quali la sicurezza, l'innovazione e la ricerca e alla riforma della politica di coesione dell'Unione europea nel senso di un adeguamento al programma di crescita e occupazione, ferma restante la sua funzione principale di veicolo di solidarietà sul territorio dell'Unione europea.

    Rimane però ancora molto da fare. Le decisioni sulle risorse e sulla spesa devono basarsi su un consenso in materia di orientamenti politici futuri dell’Unione, di distribuzione dei compiti tra l’Unione e gli Stati membri e di livello generale del finanziamento - e delle relative fonti - per realizzare gli obiettivi prioritari dell’Unione. Per questa ragione, nel 2008/2009 la Commissione ripresenterà le sue idee su una riforma generale del bilancio in grado di favorire la prosperità, la solidarietà e la sicurezza attraverso una nuova agenda politica.

    L’EUROPA DEI PARTNER: SUSSIDIARIETÀ, UNA MIGLIORE REGOLAMENTAZIONE, TRASPARENZA

    La realizzazione di un nuova agenda politica deve basarsi su un nuovo partenariato. L’Unione europea è un’organizzazione complessa e unica, che persegue un’ampia gamma di obiettivi e che può funzionare solamente attraverso la condivisione del potere e delle responsabilità e il rispetto di alcuni principi democratici fondamentali, quali l’obbligo di rendere conto, la trasparenza e la fiducia. L’Unione europea deve:

    - rispettare il principio di sussidiarietà , operando a livello europeo solo se necessario. La Commissione collabora con gli Stati membri e con i rispettivi parlamenti nazionali, con le amministrazioni regionali, comunali e locali, con le parti sociali e con i rappresentanti della società civile per garantire che tutti possano beneficiare della prosperità prodotta;

    - ridurre al minimo la burocrazia . La Commissione ha indicato la via, semplificando la legislazione esistente e incrementando l’uso delle valutazioni d’impatto, ma tutte le istituzioni e tutte le amministrazioni nazionali e regionali devono impegnarsi in questo senso e semplificare la vita alle imprese e ai cittadini. Nel corso del 2006, la Commissione presenterà un’ulteriore serie di proposte per concretizzare il programma di miglioramento della regolamentazione in tutta l’Unione europea ;

    - migliorare la trasparenza ed esigere maggiore responsabilità. Sia la Commissione che il Consiglio stanno adottando importanti misure per migliorare la trasparenza, ma tutte le istituzioni devono aumentare l’impegno in questo senso. La Commissione intende, per esempio, sulla base dell’iniziativa europea in materia di trasparenza, accelerare i lavori sull’accesso ai documenti .

    Operare nel quadro di un partenariato significa che le istituzioni dell’Unione europea devono collaborare in modo efficace e che i limiti delle rispettive competenze non devono mai risultare più importanti del fatto che tutte perseguono obiettivi comuni. Le istituzioni europee devono avvicinarsi ai cittadini e coinvolgerli, come prevede uno degli obiettivi fondamentali della nuova politica in materia di comunicazione[2].

    Le istituzioni europee devono inoltre collaborare più strettamente con i partner più importanti. Il buon funzionamento dell’Unione europea dipende in modo particolare dai governi nazionali e a tutti i livelli del processo – dalla consultazioni preliminari all’attuazione, passando attraverso il dibattito sulle proposte – le politiche dell’Unione europea possono essere efficaci solamente se tutti i partner sono coinvolti al massimo.

    In particolare, i parlamenti nazionali devono essere maggiormente coinvolti nell’elaborazione e nell’applicazione delle politiche europee. Una loro maggiore partecipazione può contribuire a rendere le politiche europee più adeguate alle diverse circostanze e ad essere applicate meglio.

    La Commissione intende trasmettere direttamente tutte le nuove proposte e i documenti di consultazione ai parlamenti nazionali, chiedendo loro di esprimere osservazioni e pareri al fine di migliorare il processo di elaborazione delle politiche. |

    VERSO UNA SOLUZIONE ISTITUZIONALE

    L’Unione europea deve fare in modo che le sue istituzioni possano realizzare questa nuova agenda politica per i cittadini europei.

    La dichiarazione di Laeken del 2001 ha chiesto un approccio comunitario chiaro, trasparente, efficace e democratico, che consenta all’Europa di assurgere a faro capace di orientare l'avvenire del mondo. Da questa base hanno preso le mosse i lavori successivi della Convenzione e della conferenza intergovernativa per concordare il trattato costituzionale. Cinque anni dopo, gli obiettivi della dichiarazione di Laeken restano quanto mai validi.

    Nel giugno 2005 i capi di Stato e di governo si sono dati appuntamento al primo semestre del 2006 per una valutazione globale dei dibattiti nazionali e per decidere sul seguito del processo. Nella comunicazione sul piano D e sul periodo di riflessione[3] la Commissione esamina le problematiche emerse dai dibattiti. In sintesi, i cittadini riconoscono che i problemi interni e esterni dell’Europa devono essere affrontati a livello europeo. Si preoccupano per il lavoro e la sicurezza e chiedono una risposta europea alla globalizzazione. Vorrebbero avere una visione più chiara della direzione in cui muove l’Unione, specie sul fronte dell’allargamento. L’opinione diffusa è che sarebbe più utile concentrare le energie dell’Europa sull’attuazione delle politiche.

    Più in generale, sono state ventilate diverse soluzioni per il trattato costituzionale. Le ratifiche in corso dimostrano l’impegno degli Stati membri a favore di questo trattato. Conformemente alla dichiarazione allegata al trattato costituzionale, se i quattro quinti degli Stati membri ratificano il trattato, la questione è deferita al Consiglio europeo. Ma al momento non esiste consenso sulle mosse future.

    Ripristinare la fiducia e riconciliare i cittadini con l’Unione provando concretamente che questa è in grado di rispondere alle loro esigenze e alle loro aspirazioni spianerà la strada per una soluzione positiva.

    La Commissione avanza quindi le seguenti proposte: - è tempo di procedere e di mettere a frutto questa nostra riflessione per avere risultati migliori. L’Unione deve indirizzare i propri sforzi verso un nuovo progetto politico per i cittadini, avvalendosi di un dialogo continuo e attuando il piano D; - l’Unione europea dovrebbe fare un uso più efficace dei trattati esistenti, come descritto in questo documento, senza vanificare il trattato costituzionale; - parallelamente, in giugno il Consiglio europeo dovrebbe approvare un approccio graduale, che porteranno avanti le presidenze future, il cui fine sarà creare i presupposti per una soluzione istituzionale; - come prossimo grande passo verso la soluzione istituzionale, i leader europei dovrebbero adottare una dichiarazione politica che non solo ribadisca i valori e le ambizioni dell’Europa ma comporti anche l’impegno condiviso a produrre risultati. Tale evento potrebbe tenersi l’anno prossimo, cinquant'anni dopo la firma del trattato di Roma. Dovrebbero firmare la dichiarazione anche il Parlamento europeo e la Commissione; - in un momento successivo, tale dichiarazione solenne dovrebbe servire da base alle decisioni del Consiglio europeo dell'anno prossimo affinché sia dato inizio a un processo che si concluda con una soluzione istituzionale elaborata dalle future presidenze. La Commissione è pronta a prestare assistenza, se necessario. |

    CONCLUSIONI

    L’Unione europea ha portato pace, prosperità e sicurezza come mai si sarebbe potuto immaginare quando fu creata. Oggi può e deve continuare a rispondere alle esigenze e alle aspettative delle nuove generazioni.

    Per questo, deve imprimere un nuovo slancio elaborando una nuova agenda per i cittadini. Il progetto dovrà comprendere proposte che diano ancora vantaggi ai cittadini moltiplicando gli sforzi affinché questi godano delle opportunità e delle garanzie proprie di un’Europa aperta e solidale. Deve fornire nuove garanzie di libertà e di sicurezza, deve essere legato a una presenza più efficace dell’Unione nel mondo.

    Per realizzare la nuova agenda, l'Unione europea deve operare in partenariato. La vastità della sfida esige l’impegno totale non solo delle istituzioni europee, ma di chiunque sia interessato al successo dell’Europa. Costruendo una nuova fiducia nell’Unione europea in quanto motore di prosperità, solidarietà e sicurezza in Europa e nel resto del mondo, si creeranno i giusti presupposti per una soluzione istituzionale.

    “Per i popoli d’Europa non c’è altro avvenire che l’unione”

    Jean Monnet

    [1] COM(2006) 200 del 3.5.2006.

    [2] COM(2006) 35 dell’1.2.2006.

    [3] COM(2006) 212 del 10.5.2006.

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