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Document 52002IE0853

Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Integrare i disabili nella società"

GU C 241 del 7.10.2002, p. 89–97 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

52002IE0853

Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Integrare i disabili nella società"

Gazzetta ufficiale n. C 241 del 07/10/2002 pag. 0089 - 0097


Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Integrare i disabili nella società"

(2002/C 241/17)

Il Comitato economico e sociale, in data 15 gennaio 2002, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 23, paragrafo 3, del suo Regolamento interno, di predisporre un parere sul tema di cui sopra.

La sezione Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Cabra de Luna, in data 20 giugno 2002.

Il Comitato economico e sociale ha adottato il 17 luglio 2002, nel corso della 392a sessione plenaria, con 124 voti favorevoli, 0 contrari e 2 astensioni, il seguente parere.

1. Introduzione

1.1. Si è generalmente concordi nell'affermare che i disabili rappresentano circa il 10 % della popolazione. Ciò significa che nell'Unione europea ci sono 37 milioni di disabili e che, in seguito all'adesione dei paesi candidati, ve ne saranno circa 50 milioni. Se a questa cifra si aggiungono le famiglie dei disabili, risulta evidente che stiamo parlando di un gruppo molto esteso di cittadini comunitari.

1.2. Il 3 dicembre 2001 il Consiglio dell'Unione europea ha approvato la decisione di proclamare il 2003 Anno europeo dei disabili. Tra gli obiettivi indicati nella decisione del Consiglio figurano quello di sensibilizzare maggiormente ai diritti dei disabili e quello di valutare iniziative per promuoverli. Altri obiettivi sono instaurare partenariati tra le varie parti interessate e richiamare l'attenzione sull'importanza particolare del sistema di istruzione.

1.3. Al congresso sulla disabilità tenutosi a Madrid nel marzo 2002 è stata adottata la cosiddetta Dichiarazione di Madrid, che definisce un quadro concettuale per le attività dell'anno europeo, prevede un piano per il perseguimento dei suoi principali obiettivi e propone azioni concrete a tutte le parti interessate. Per consentire l'integrazione sociale dei disabili viene proposto un approccio sintetico basato su una combinazione di politiche di lotta contro la discriminazione e misure d'azione positive.

1.4. Un siffatto approccio è in linea con i riferimenti ai disabili di cui alla Carta europea dei diritti fondamentali, che all'articolo 21 vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata, tra l'altro, sugli handicap e all'articolo 26 riconosce espressamente i diritti dei disabili e la necessità di garantire la loro autonomia, integrazione sociale e professionale nonché partecipazione alla vita della comunità.

1.5. Se si fornisce loro un sostegno adeguato, i portatori di handicap possono contribuire alla società come tutti gli altri cittadini. Pertanto, è nell'interesse della società investire maggiormente nelle politiche attive del mercato del lavoro, in particolare fornendo incentivi ai datori di lavoro che assumono o intendono assumere persone disabili. Ciò ridurrà il costo delle politiche passive(1) e renderà quindi più sostenibile il sistema di previdenza sociale.

1.6. I disabili sono in teoria titolari degli stessi diritti umani di tutti gli altri cittadini, ma di fatto le nostre società sono organizzate in maniera tale da impedire loro molto spesso di godere dell'intera gamma di tali diritti, da quelli civili e politici a quelli economici, sociali e culturali. In questo senso la disabilità è una questione di diritti dell'uomo e questo dovrebbe essere alla base di tutte le politiche a favore dei disabili. Questi ultimi, infatti, hanno diritto alle pari opportunità. Come tutti gli altri cittadini, anch'essi vogliono poter vivere in modo autonomo e operare le proprie scelte.

1.7. I disabili devono far fronte a molti tipi di barriere che ne ostacolano la piena partecipazione alla società. Tali barriere possono essere ambientali, comportamentali, sociali, giuridiche, economiche o di comunicazione e variano notevolmente da una categoria di disabili all'altra. Per i sordi ad esempio, che come lingua principale usano la lingua dei segni, il fatto che tale idioma non sia riconosciuto ufficialmente crea enormi barriere di comunicazione.

1.8. Molte di queste barriere esistono perché quando si concepisce un nuovo servizio generalmente non si pensa ai disabili: per questo spesso si dice che i portatori di handicap sono dei "cittadini invisibili". Ovviamente, affinché l'integrazione orizzontale della disabilità diventi una realtà è necessario che i disabili siano visibili, di modo che in tutti i settori della società chi decide ne tenga conto al momento di istituire nuovi servizi. La risoluzione del Consiglio, del 1996, sulla parità di opportunità per i disabili ha riconosciuto la necessità d'integrare la menomazione in tutti i pertinenti settori della politica comunitaria. L'integrazione orizzontale della disabilità può essere definita come l'integrazione sistematica delle priorità e delle necessità dei disabili in tutte le politiche e le misure di carattere generale, al fine di promuovere pari opportunità per questi ultimi, tenendo conto in modo attivo e dichiarato, a livello di pianificazione, delle conseguenze che tali misure avranno per i disabili nelle fasi di attuazione, controllo e valutazione. Ma questo è soprattutto ancora un obiettivo da perseguire piuttosto che una realtà.

1.9. La Commissione europea ha pubblicato di recente un'indagine di Eurobarometro (aprile 2001)(2) dalla quale si evince che sei europei su dieci contano dei disabili tra le loro conoscenze e che il 97 % degli intervistati pensa si debba fare di più affinché i disabili siano maggiormente integrati nella società.

1.10. Tra gli esempi di barriere che i disabili devono generalmente affrontare figurano l'inaccessibilità di edifici, luoghi pubblici e sistemi di trasporto, l'incapacità delle scuole ad accogliere alunni disabili a causa della mancanza di strutture adeguate e infine la mancanza di accesso all'informazione, ai servizi pubblici e ai siti Internet pubblici e privati.

1.11. I disabili non hanno solo diritti, ma anche doveri ed obblighi: sono spesso però le barriere presenti nella società che impediscono loro di adempiervi. Dal punto di vista economico, per la società questo comporta un costo enorme, di cui si tiene conto solo molto raramente. Come hanno dimostrato vari studi sui costi dell'esclusione e della discriminazione, promuovere la partecipazione dei disabili alla società avrà dei vantaggi anche sul piano economico.

1.12. In virtù dell'articolo 13 del trattato CE, l'Unione europea può promuovere iniziative per combattere la discriminazione di cui sono vittime, tra gli altri, anche i disabili. Basandosi sull'articolo suddetto il Consiglio ha approvato, nel novembre 2000, una direttiva sulla parità di trattamento sul lavoro che prevede, tra le altre cause di discriminazione, anche gli handicap e nel luglio dello stesso anno una direttiva sulla parità di trattamento indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, nel cui campo d'applicazione rientrano in particolare anche l'istruzione, la protezione sociale e l'accesso a beni e servizi. L'articolo 13 è inoltre la base giuridica della decisione del Consiglio di proclamare il 2003 Anno europeo dei disabili.

1.13. A livello mondiale un certo numero di Stati dispone già di una vera e propria legislazione in materia di lotta alla discriminazione, che si è dimostrata molto efficace nel combattere le diverse barriere che i disabili incontrano nella società, non ultime quelle relative all'atteggiamento altrui. Il primo e più noto complesso di norme in questo campo è la legge statunitense sui disabili (Americans with Disabilities Act) approvata nel 1990. Nel Regno Unito esiste dal 1995 un'analoga legislazione in materia di lotta contro la discriminazione, mentre in Irlanda e in Svezia sono state adottate norme meno complete. Altri Stati quali i Paesi Bassi, la Germania e la Spagna stanno adottando misure per promuovere una legislazione contro la discriminazione.

1.14. La comunicazione della Commissione europea Verso un'Europa senza ostacoli per i disabili(3) contiene una serie di impegni tesi a mettere a punto e sostenere una strategia integrata e completa per combattere le barriere sociali, architettoniche e progettuali che limitano l'accesso dei disabili a tutti gli aspetti della vita sociale ed economica. Nella sua risoluzione in merito(4) il Parlamento europeo ha esortato la Commissione a rafforzare il suo impegno a favore dei disabili nelle normative relative a settori quali la libera circolazione, l'istruzione e l'accesso alle infrastrutture, ai beni e ai servizi. L'Anno europeo dei disabili sarà un strumento importante per concretizzare gli impegni formulati nella comunicazione della Commissione europea.

1.15. Dai dati riportati in una recente pubblicazione di Eurostat(5) si evince che i disabili hanno un livello assai basso di occupazione e d'istruzione. Infatti il 62 % delle persone non portatrici di handicap in età lavorativa ha un'occupazione, contro il 24 % delle persone con un handicap grave. Mentre il 18 % delle persone non portatrici di handicap ha compiuto studi di terzo ciclo, solo il 9 % dei disabili ha raggiunto tale livello di istruzione.

1.16. Nel maggio 1999 le parti sociali (CES, CEEP e UNICE/Ueapme) hanno adottato a Colonia una dichiarazione congiunta sull'impiego delle persone disabili. Nella dichiarazione si afferma tra l'altro che la CES, il CEEP e l'Unicde/Ueapme ritengono che un approccio improntato alle pari opportunità sia la strada giusta da percorrere per migliorare le opportunità occupazionali dei disabili su un mercato del lavoro aperto. Le discriminazioni fondate su fattori irrilevanti ai fini delle mansioni da svolgere sono socialmente inaccettabili e inadeguate dal punto di vista economico. Si afferma inoltre che, promovendo attivamente il lavoro dei disabili, le imprese possono sviluppare delle capacità fino ad allora inutilizzate ed accrescere il loro potenziale di innovazione. La dichiarazione termina con un appello delle parti sociali, che invitano le autorità pubbliche a tener conto in modo sistematico delle necessità dei disabili al fine di creare una cultura dell'inclusione e non della divisione.

1.17. Data la mancanza di un sostegno adeguato sotto forma di servizi e di finanziamenti pubblici per i disabili, la responsabilità ricade spesso sulle loro famiglie. È il caso soprattutto delle persone con problemi di autosufficienza gravi, per le quali la mancanza di sostegno si traduce spesso nel ricovero in istituti o in situazioni familiari molto difficili, in cui almeno un membro della famiglia lascia il lavoro per dedicarsi alla cura del congiunto disabile. Per consentire alle famiglie di conciliare la vita familiare e quella professionale(6) ci vogliono: risorse e servizi adeguati, se i costi addizionali legati alla disabilità non sono a carico delle autorità pubbliche, a sostenerli sono i disabili e le loro famiglie e questo le conduce in molti casi all'indigenza.

1.18. L'immagine dei disabili nella società non è sempre corretta. Il risultato è che si hanno scarse aspettative nei confronti dei portatori di handicap e che taluni gruppi di disabili, come quelli mentali sono oggetto di una vera e propria messa al bando. Nella strategia necessaria per migliorare tale immagine un ruolo importante deve essere svolto dai mass media. È inoltre necessario che i disabili siano maggiormente presenti in tutti i campi della società: come politici a livello locale, nazionale ed europeo, come datori di lavoro e dirigenti, ai vertici dei sindacati e del settore terziario.

1.19. Tutti i fattori enunciati fin qui portano spesso all'esclusione sociale e all'indigenza. Per questo motivo nella strategia comunitaria per la lotta all'esclusione sociale e alla povertà i disabili sono considerati uno dei gruppi a rischio. Una recente relazione(7) elaborata a cura dell'Università di Atene con il patrocinio del Forum europeo della disabilità e in cooperazione con diverse organizzazioni europee di portatori di handicap ha analizzato i vari fattori che portano all'esclusione dei disabili, individuando in particolare i seguenti: accesso limitato o inesistente al tessuto sociale e ai servizi, disoccupazione, mancanza di un'istruzione adeguata, messa al bando da parte della società e infine compensazione insufficiente dei costi supplementari dovuti all'handicap. La relazione illustra anche in che modo la discriminazione porti i disabili all'esclusione sociale e alla povertà.

1.20. I disabili sono un gruppo tutt'altro che omogeneo e le politiche in materia di disabilità devono tener conto di questa diversità. Va prestata una particolare attenzione alle persone con problemi di autosufficienza gravi, che non sono in grado di rappresentarsi da sole e hanno bisogno di servizi adeguati messi a punto in cooperazione e in consultazione con i genitori o con chi si prende cura di loro.

1.21. In seguito alla proposta presentata dal governo messicano, il Terzo Comitato delle Nazioni Unite, nella riunione del novembre 2001, ha istituito un comitato ad hoc per valutare la possibilità di promuovere una convenzione ONU sui diritti delle persone disabili. La prima riunione del comitato ad hoc avrà luogo prima dell'autunno 2002.

1.22. Nel suo parere sull'anno europeo delle persone con disabilità adottato il 17 ottobre 2001 il Comitato economico e sociale europeo ha tra l'altro invitato la Commissione europea a presentare una proposta di direttiva sulla parità di trattamento e la lotta alla discriminazione fondata sulla disabilità in linea con l'altra direttiva recente sulla razza e l'origine etnica. Ha inoltre proposto di adottare un programma d'azione specifico sulla disabilità per finanziare un metodo aperto di coordinamento delle politiche a favore dei disabili e suggerito infine di presentare un parere d'iniziativa entro il 2002 come contributo all'organizzazione dell'Anno europeo 2003.

2. Osservazioni di carattere generale

2.1. L'Anno europeo dei disabili 2003 è un'occasione unica per far avanzare il programma di lavoro sulla disabilità nell'Unione europea e va considerato l'inizio di un processo destinato a continuare ben oltre la fine dell'anno.

2.2. I poteri pubblici a tutti i livelli, dalle istituzioni comunitarie agli enti locali, dovrebbero essere di esempio in questo processo.

2.3. Il successo dell'Anno europeo dipende dal coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate a tutti i livelli e dalle loro capacità di istaurare un partenariato duraturo.

2.4. La politica a favore dei disabili è soprattutto di competenza nazionale. Tuttavia, varie iniziative comunitarie influenzano sempre più le politiche nazionali tramite il metodo aperto di coordinamento o direttive che vertono specificatamente sui disabili. La futura politica in materia di disabilità deve perciò tener conto della necessaria complementarità tra le politiche comunitarie e quelle nazionali, nonché ovviamente della crescente competenza delle regioni ed enti locali.

2.5. Le azioni tese a migliorare le condizioni dei disabili porteranno ad una società migliore. Se nel suo complesso infatti i servizi sono concepiti in modo da essere accessibili ai disabili, essi lo saranno a tutti i cittadini, ed in particolare anche agli anziani.

2.6. Gran parte dei disabili sono membri di associazioni fondate per tutelare i loro diritti e presenti a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale ed internazionale. Tutte le azioni che verranno intraprese nel corso dell'anno europeo dei disabili 2003 dovrebbero dunque avere come partner anche le organizzazioni dei disabili: sono finiti i tempi in cui le iniziative venivano prese a nome dei disabili, ma senza la loro partecipazione attiva.

2.7. Le misure volte a migliorare l'inclusione dei disabili nelle nostre società sono molteplici e devono combinare le iniziative di tipo normativo con campagne di sensibilizzazione generale.

3. Obiettivi da promuovere nel corso dell'Anno europeo

3.1. L'Anno europeo dei disabili dovrebbe avviare il processo volto ad eliminare progressivamente le barriere che i disabili incontrano nella loro vita, in modo particolare nel campo dell'istruzione e dell'accesso a beni e servizi. Dovrà inoltre fornire ai disabili e alle loro famiglie il sostegno di cui hanno bisogno per poter godere davvero delle pari opportunità.

3.2. Alcune barriere (ambientali, di comunicazione) possono essere superate mediante iniziative di carattere normativo, per altre (comportamento) sono necessarie campagne di sensibilizzazione; per tutte sono necessari l'impegno e la cooperazione di tutte le parti interessate. Esistono già molti esempi riusciti dei modi per superare le barriere, i quali stanno a dimostrare che questo è possibile e positivo per tutte le parti interessate.

3.3. La stragrande maggioranza dei disabili in età lavorativa è in grado di lavorare e desidera farlo. Migliorando la loro capacità di accedere al mercato del lavoro si aumenterà il tasso di occupazione dei disabili, il che è un modo per garantire la loro partecipazione sociale. La recente direttiva comunitaria sulla parità di trattamento sul posto di lavoro fornisce un contributo prezioso al miglioramento dei livelli di occupazione dei disabili. Va però integrata da adeguate azioni positive, e in particolare da forme di supporto adeguato per i datori di lavoro che assumono dei disabili, ivi comprese le piccole e medie imprese, per le quali tali incentivi potrebbero essere particolarmente interessanti. Si devono fornire incentivi finanziari ai disabili affinché avviino un'attività autonoma e occorre garantire che le politiche passive non costituiscano un disincentivo all'integrazione dei disabili nel mercato del lavoro. A tal fine è necessario continuare a corrispondere la parte dei sussidi destinata a coprire le spese supplementari dovute alla disabilità anche quando il disabile intraprende un'attività lavorativa. Per contro, il disabile deve avere la garanzia di poter ricominciare a beneficiare dell'integralità dei sussidi qualora non sia in grado di restare nel mondo del lavoro.

3.4. Nel 2002 l'indagine comunitaria sulla forza lavoro prevederà un apposito modulo sulla disabilità, che consentirà per la prima volta di avere delle statistiche comparabili sul tasso di occupazione dei disabili.

3.5. Il ruolo delle parti sociali è fondamentale. Vi sono molti esempi di buone pratiche a livello dei datori di lavoro sia in materia di assunzione di disabili che di progettazione di beni e servizi accessibili ai disabili. Si deve tuttavia fare di più per far conoscere questi esempi ad altri datori di lavoro. L'iniziativa del forum dei datori di lavoro sulla disabilità(8) (Regno Unito) è per esempio un modello interessante, ma negli altri Stati membri finora non è stato purtroppo seguito. I datori di lavoro dovrebbero considerare la questione come un aspetto della partecipazione generale del mondo imprenditoriale in linea con il Libro verde sulla responsabilità sociale delle imprese.

Il ruolo della cooperazione sociale può essere importante quale strumento volto a combattere l'esclusione sociale delle persone diversamente abili. Attraverso la creazione di cooperative o di altri enti che favoriscono l'inserimento lavorativo il disabile acquisisce dignità, autonomia e si viene a realizzare una piena integrazione nel tessuto sociale.

3.6. Anche il ruolo dei sindacati è fondamentale in questo contesto in primo luogo per la diffusione della direttiva comunitaria sulla parità di trattamento sul posto di lavoro, e in secondo luogo per garantire in particolare che i disabili, una volta ottenuto il lavoro, godano delle pari opportunità anche sul piano della promozione interna. Infine, è importantissimo anche il ruolo delle associazioni e delle fondazioni di assistenza che forniscono servizi sociali e possibilità di occupazione ai disabili.

3.7. Come sottolineano un recente studio dell'OCSE/OIL(9) e le più recenti iniziative dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, un aspetto importante delle politiche occupazionali a favore dei disabili è quello del mantenimento del posto di lavoro. La maggior parte dei disabili viene colpita da un handicap quando è in età lavorativa, eppure non vengono fatti sforzi sufficienti per farli restare sul mercato del lavoro. In alcuni paesi, come Svezia e Regno Unito(10) sono state prese delle iniziative interessanti per consentire il mantenimento del posto di lavoro. Un aspetto importante per un'efficace politica in questo senso è quello di mantenere il legame tra il disabile e il suo datore di lavoro. Va garantito infine il pieno accesso dei disabili alla formazione lungo tutto l'arco della vita: tutte le iniziative in questo campo, come la recente comunicazione della Commissione europea sull'apprendimento permanente(11) devono dunque tener conto dei disabili sotto ogni punto di vista.

3.8. Come per tutti gli altri cittadini, anche per i disabili l'istruzione è un elemento fondamentale ai fini dell'occupazione e della partecipazione sociale in generale. Per i bambini disabili la regola generale dovrebbe essere quella di un'istruzione improntata al loro inserimento. Un tale approccio non va solo a beneficio dei bambini disabili, ma consente anche agli altri bambini di capire che i disabili hanno diritto di avere il loro posto in una società diversificata. Affinché questo tipo d'istruzione improntata all'inserimento abbia successo, occorre tuttavia fornire ai bambini e adolescenti disabili l'adeguato sostegno di cui hanno bisogno a causa del loro handicap.

3.9. Le scuole speciali possono essere considerate l'opzione migliore per i bambini disabili solo se la decisione viene presa di comune accordo con i genitori del bambino. Tali scuole devono garantire una qualità dell'insegnamento pari a quella delle scuole tradizionali e devono formare oggetto di un monitoraggio regolare.

3.10. In particolare, l'Anno europeo dei disabili 2003 dovrebbe portare dei miglioramenti ai disabili maggiormente a rischio di esclusione e a quelli che soffrono di una duplice o triplice discriminazione: le donne portatrici di handicap e i disabili che appartengono a minoranze etniche. Va prestata una particolare attenzione ai cittadini che hanno problemi di autosufficienza gravi, alle loro famiglie e a chi si prende cura di loro e occorre creare strutture di sostegno che consentano loro di poter godere di tutti i diritti umani.

3.11. Ultimamente sono stati fatti dei progressi nel campo della politica sociale, dei trasporti e della società dell'informazione e la maggior parte delle iniziative più recenti tiene conto dei disabili. In molti altri campi però le cose sono ben diverse, il che dimostra che occorre una maggiore integrazione orizzontale.

3.12. Vanno compiuti sforzi particolari per integrare la disabilità in tutte le pertinenti politiche comunitarie, e questo non solo nel corso dell'Anno europeo 2003, ma anche in futuro. Nonostante i disabili non siano esclusi formalmente da nessuna di queste politiche, la mancanza di visibilità li porta in pratica all'esclusione. Per questo occorre inserire dei riferimenti specifici ai disabili in tutte le pertinenti iniziative e, se del caso, apportare delle modifiche affinché i disabili possano trarre il massimo beneficio da queste iniziative e contribuirvi.

3.13. Tra i settori comunitari in cui è necessario inserire riferimenti ai disabili figurano in particolare quelli della politica dei consumatori e dei diritti umani, il programma d'azione per la gioventù, i programmi e le azioni nel settore dell'istruzione (Socrate, Comenius, Leonardo da Vinci), i programmi relativi alla cultura e ai mass media e infine le attività comunitarie nel settore sportivo, in particolare quelle previste per il 2004 nel quadro dell'Anno europeo dell'educazione attraverso lo sport.

3.14. I disabili, i loro genitori e i loro rappresentanti devono partecipare ai lavori dei vari processi comunitari in cui si applica il metodo aperto di coordinamento, come ad esempio nel campo dell'istruzione, della gioventù e delle pensioni. Affinché ciò sia possibile è necessario che le istituzioni comunitarie e gli Stati membri s'impegnino a garantire realmente la presa in conto delle questioni relative alla disabilità nonché l'associazione ai lavori delle principali organizzazioni che rappresentano i disabili. Qualora a sostegno di questo processo si definiscano degli indicatori statistici, questi devono fornire informazioni concrete in merito alla situazione dei disabili.

3.15. La politica relativa alla disabilità resta in larga misura una questione di competenza nazionale. Nonostante la strategia europea per l'occupazione e quella per la lotta all'esclusione sociale e alla povertà includano anche la disabilità, l'interesse per i disabili varia notevolmente da uno Stato membro all'altro e questo non consente di disporre di un quadro della situazione omogeneo e comparabile a livello dei vari Stati membri. Si tratta di un'occasione mancata in quanto gli Stati membri non possono sfruttare fino in fondo la possibilità di scambiarsi le loro esperienze politiche e gli esempi di buone pratiche. La mancanza generale di indicatori e di dati sulla situazione dei disabili rende quasi impossibile paragonare l'efficacia delle varie politiche nazionali.

3.16. L'Anno europeo dei disabili dovrebbe consentire di compiere dei progressi nello scambio di esperienze tra gli Stati membri e i paesi candidati all'adesione in materia di politiche nazionali sulla disabilità.

3.17. I disabili dovrebbero poter accedere agli stessi servizi di tutti gli altri cittadini. Ciò significa che si deve tener conto delle loro necessità fin dalle prime fasi del processo di pianificazione, anche per quanto riguarda la progettazione dei luoghi pubblici come ristoranti, cinema, teatri, scuole, università, centri commerciali, musei, parchi e stadi. Non garantire l'accesso dei disabili a questi servizi è in primo luogo una violazione dei diritti umani fondamentali e in secondo luogo un errore dal punto di vista economico perché comporta la perdita di una percentuale non trascurabile di potenziali consumatori. Per assicurare dei risultati concreti ai lavori in questo senso è indispensabile il contributo delle organizzazioni dei consumatori. È infatti, ad esempio, un recente sondaggio, effettuato da un'organizzazione spagnola di consumatori, che ha dimostrato che nel 50 % dei casi le infrastrutture di cui sopra non sono accessibili ai disabili.

3.18. Come tutti gli altri cittadini, anche i disabili devono essere dei membri attivi della società e essere quindi in grado di partecipare alle varie organizzazioni, che la compongono, come i partiti politici, organizzazioni professionali e religiose, club sportivi, gruppi ambientalisti e altre associazioni. Tutte queste organizzazioni devono essere strutturate in modo che i disabili possano parteciparvi.

3.19. Occorre migliorare l'immagine dei disabili nei mass media. L'informazione e i programmi devono seguire un approccio che riconosce i diritti dei disabili e mette in evidenza gli ostacoli che si frappongono alla loro piena partecipazione alla società.

3.20. L'Anno europeo dei disabili 2003 non dovrebbe essere circoscritto ai disabili che vivono nell'Unione europea: a maggior ragione dovranno beneficiarne anche quelli dei paesi candidati, dove la situazione dei portatori di handicap è spesso ancor peggiore che nell'UE. Anche i disabili dei paesi in via di sviluppo dovrebbero trarne dei benefici sotto forma di una maggiore visibilità della loro situazione nelle politiche comunitarie in materia di cooperazione allo sviluppo.

3.21. Nel corso dell'Anno europeo, nel quadro dell'iniziativa generale tesa a promuovere il dialogo civile strutturato a livello comunitario, andrebbe rafforzato il diritto dei disabili a partecipare al processo decisionale mediante le organizzazioni che li rappresentano. Questo avrebbe anche un vantaggio diretto per le autorità pubbliche, che non sempre sanno in che modo elaborare concretamente delle politiche che tengano nel debito conto i disabili. Il processo che ha condotto al presente parere potrebbe essere citato come esempio di buona prassi in quanto ha comportato, tra l'altro, un'audizione pubblica con rappresentanti del movimento dei disabili per conoscere il loro punto di vita, cosa che ha consentito di comprendere meglio la situazione e le principali richieste del movimento ed è servito a metterne in evidenza l'eterogeneità.

4. Proposte concrete

4.1. Tenuto conto degli obiettivi definiti nel capitolo precedente, il Comitato economico e sociale europeo avanza le seguenti proposte che rappresentano ai suoi occhi un valido contributo per realizzarli.

4.2. A livello comunitario si dovrebbe istituire un programma d'azione specifico a favore della disabilità con i seguenti obiettivi principali:

a) promuovere l'integrazione della disabilità in tutte le pertinenti politiche comunitarie al fine di potenziare gli attuali meccanismi di consultazione e di controllo favorendo la sensibilizzazione dei responsabili delle decisioni alle questioni relative alla disabilità e concentrandosi sulle opportunità offerte ai disabili;

b) sostenere l'applicazione, nel campo della disabilità, di un metodo aperto di coordinamento basato su indicatori comuni del rendimento che consentano di seguire nel tempo l'evoluzione dei livelli d'inclusione sociale dei disabili. Tale metodo coprirebbe tutti gli aspetti rilevanti della politica a favore dei disabili, come l'istruzione, la formazione professionale, la formazione continua, l'occupazione, i trasporti, la società dell'informazione, i sistemi di previdenza sociale e i servizi forniti alle persone che hanno problemi di autosufficienza gravi e alle loro famiglie. Per poter imparare gli uni dagli altri occorre fornire esempi di buone pratiche in ciascuno di questi settori. Il metodo aperto di coordinamento delle politiche a favore della disabilità sarebbe utile a tutti gli Stati membri e, più in particolare, anche ai paesi che aderiranno prossimamente all'Unione europea;

c) garantire e potenziare la partecipazione delle principali organizzazioni che rappresentano i disabili al dialogo civile a livello comunitario, anche mediante finanziamenti e meccanismi di consultazione adeguati;

d) coinvolgere le associazioni e le fondazioni di assistenza che forniscono servizi sociali ai disabili.

4.3. Per concorrere ad eliminare le attuali barriere ed evitare che se ne formino di nuove [e quale contributo importante dell'Anno europeo all'avanzamento dei lavori sulla disabilità] andrebbe approvata una direttiva comunitaria basata sull'articolo 13 al fine di vietare la discriminazione dei disabili in qualsiasi ambito dell'esistenza, inclusi l'istruzione e l'accesso ai beni e ai servizi erogati ai cittadini, e in particolare agli alloggi. La direttiva dovrebbe fissare termini ragionevoli entro i quali rendere via via più accessibili ai disabili le infrastrutture che attualmente non lo sono e prevedere meccanismi adeguati di controllo della sua applicazione, ivi compresa la designazione in ogni Stato membro di un organo indipendente incaricato di seguire l'applicazione della direttiva a livello nazionale.

4.4. Per aumentare i livelli di occupazione dei disabili, il Comitato economico e sociale propone quanto segue:

a) gli Stati membri dell'UE dovrebbero garantire un'applicazione rapida ed adeguata della direttiva comunitaria sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro;

b) la Commissione europea dovrebbe proporre, e gli Stati membri dovrebbero accettare, di potenziare il settimo degli attuali orientamenti per le politiche a favore dell'occupazione, che si riferisce anche ai disabili, esortando gli Stati membri a definire obiettivi concreti per l'occupazione dei disabili, a segnalare gli incentivi a favore dei datori di lavoro che assumono disabili e a garantire a tali incentivi una migliore pubblicità tra tutte le parti interessate nonché delle modalità di accesso semplici e rapide;

c) le parti sociali a livello comunitario dovrebbero valutare l'ipotesi di servirsi dei meccanismi comunitari di dialogo sociale per proporre nuove iniziative a favore dell'occupazione dei disabili, ivi compreso il mantenimento del posto di lavoro;

d) conformemente alla recente decisione del Parlamento europeo in prima lettura, si dovrebbero modificare le direttive comunitarie sugli appalti pubblici per consentire alle autorità pubbliche d'inserire l'occupazione dei disabili tra i criteri di aggiudicazione e di chiedere, se del caso, che i prodotti e i servizi siano concepiti e realizzati in modo da essere accessibili ai disabili;

e) si potrebbero creare reti nazionali e comunitarie di datori di lavoro e di sindacati che si occupano dell'assunzione dei disabili;

f) per valutare il risultato delle varie misure di cui sopra, nell'indagine comunitaria sulla forza lavoro dovrebbero figurare sempre informazioni in merito alla situazione dei disabili sul mercato del lavoro.

4.5. Il nuovo metodo aperto di coordinamento nel campo dell'istruzione dovrebbe considerare i bambini e gli adolescenti disabili come uno dei principali gruppi bersaglio e tutte le azioni e gli indicatori dovrebbero tenerne conto. Nel 2002 la giornata europea delle persone disabili sarà dedicata a migliorare la consapevolezza e a preparare la partecipazione attiva di tutto il mondo scolastico all'Anno europeo dei disabili 2003.

4.6. Se messe appunto in modo adeguato, le nuove tecnologie - sia quelle standard che quelle abilitanti - possono svolgere un ruolo fondamentale per superare alcune delle barriere alle quali i disabili devono far fronte. Per questo motivo si dovrebbe inserire nel Sesto programma quadro di ricerca e sviluppo, nel pacchetto di direttive sulla fornitura di servizi nel settore delle telecomunicazioni e infine nel nuovo piano d'azione eEurope 2005 un'esortazione specifica sia a considerare la disabilità un aspetto trasversale sia a promuovere iniziative rivolte specificatamente ai disabili. Inoltre sarà necessario compiere ulteriori sforzi per eliminare tutte le barriere giuridiche o di altra natura che attualmente impediscono di creare un vero e proprio mercato europeo delle tecnologie di assistenza e per fornire un adeguato sostegno finanziario a livello nazionale ai disabili che hanno bisogno di tali tecnologie.

4.7. Onde garantire la piena visibilità dei disabili nella strategia comunitaria per la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale, nei vari indicatori che saranno alla base della valutazione dell'efficacia delle politiche nazionali in materia, andrebbe introdotta una suddivisione in base al tipo di handicap. Le principali organizzazioni di disabili dovrebbero essere associate alla definizione, all'attuazione e alla valutazione dei piani d'azione nazionali per la lotta all'esclusione sociale e alla povertà.

4.8. Il Comitato si impegna a far sì che a livello internazionale e nazionale vengano promosse e sostenute le forme imprenditoriali volte all'inserimento dei disabili nel tessuto sociale. In particolare il Comitato si impegna a sostenere ed incentivare l'imprenditoria cooperativa e altre organizzazioni sociali.

4.9. Al fine di promuovere i diritti umani dei disabili anche a livello mondiale, il Comitato economico e sociale europeo ribadisce la necessità di tener conto in modo adeguato dei disabili anche nelle politiche sia comunitarie che nazionali di cooperazione allo sviluppo.

4.10. Il Comitato s'impegna ad approvare la Dichiarazione di Madrid, a contribuire agli obiettivi ivi formulati e a diffonderla ampiamente.

4.11. Il Comitato raccomanda a tutte le parti interessate - pubbliche, private, a livello locale, nazionale e comunitario - di programmare le azioni dell'Anno europeo alla luce della dichiarazione recentemente presentate a Madrid, che definisce il quadro della manifestazione e propone azioni concrete alle varie parti interessate. In particolare i mass media, le organizzazioni dei consumatori, le organizzazioni giovanili, le federazioni sportive, le organizzazioni religiose, le associazioni e le altre parti interessate dovrebbero approfittare dell'Anno europeo per migliorare i loro servizi e fare in modo che i disabili possano beneficiarne fino in fondo e contribuirvi.

4.12. Con il presente documento il Comitato s'impegna ad integrare la disabilità in tutti i suoi lavori futuri e a tener conto degli interessi, dei diritti e dei doveri dei disabili in tutti i suoi pareri introducendo, se del caso, riferimenti specifici. Per ricordare ai relatori questo impegno, andrebbe stilato un documento che fornisca loro alcuni orientamenti su come tener conto del problema della disabilità e di chi la soffre e raccomandi loro vivamente di consultare le principali organizzazioni dei disabili. Si dovrebbe infine valutare regolarmente in che misura i pareri del Comitato tengano conto della disabilità.

4.13. Il Comitato parteciperà attivamente alla valutazione dell'Anno europeo dei disabili 2003 per poter continuare a presentare proposte tese a promuovere l'inclusione sociale dei disabili e procederà ad una valutazione periodica dei progressi compiuti nelle iniziative europee a favore dei disabili.

4.14. Il Comitato accoglie con favore la proposta presentata dal relatore speciale dell'ONU per la disabilità e approvata dalla commissione ONU per lo sviluppo sociale di rafforzare il disposto delle Norme standard delle Nazioni Unite e mantenere l'attuale meccanismo di controllo. Il Comitato sostiene inoltre l'iniziativa, approvata dalle Nazioni Unite, di avviare un processo che porti all'elaborazione di una convenzione ONU sui diritti dei disabili che consenta a questi ultimi di beneficiare fino in fondo delle vigenti convenzioni internazionali.

4.15. Il Comitato s'impegna a tener conto del presente parere nei suoi lavori in relazione alla Convenzione sul futuro dell'Europa.

4.16. Il Comitato s'impegna a diffondere il presente parere presso le pertinenti organizzazioni di disabili europee e nazionali.

Bruxelles, 17 luglio 2002.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale

Göke Frerichs

(1) Per politiche passive s'intendono i vari tipi di sussidi eventualmente corrisposti ai disabili che non svolgono un'attività lavorativa.

(2) Relazione Eurobarometro 54.2, aprile 2001.

(3) COM(2000) 284 def.

(4) Risoluzione sulla comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Verso un'Europa senza ostacoli per i disabili (A5-0084/2001).

(5) Disability and social participation in Europe [Disabilità e participazione sociale in Europa], Eurostat 2001.

(6) Ressources, services, temps: trois élémenst inséparables d'une politique familiale [Risorse, servizi, tempo: un trinomio inscindibile di una politica a favore delle famiglie], Cofaxe Handicap, aprile 2001.

(7) Disability and social exclusion in the European Union: time for change, tools for change [Disabilità ed esclusione sociale nell'Unione europea: il momento di cambiare, strumenti per cambiare], relazione elaborata da otto organizzazioni di disabili a cura dell'Università di Atene con il patrocinio del Forum europeo della disabilità.

(8) Il forum dei datori di lavoro sulla disabilità è una rete di datori di lavoro britannici interessati alle questioni relative alla disabiltà. I membri del forum danno lavoro a più del 22 % della manodopera britannica. Il forum fornisce sostegno ai datori di lavoro che intendono assumere dei disabili o migliorare i servizi offerti ai clienti disabili.

(9) International survey project on strategies for the retention and inclusion to employment of disabled people [progetto di indagine internazionale sul mantenimento del posto di lavoro e l'inserimento professionale dei disabili], a cura di Patricia Thornton, dipartimento di ricerca nel settore della politica sociale, Università di New York.

(10) Nel Regno Unito l'istituto nazionale per i ciechi (The Royal National Institute for the Blind, RNIB) ha proposto il cosiddetto "congedo per disabilità", che attualmente è all'esame. Il principio è simile a quello del congedo di maternità e consente a chi è stato colpito da un handicap di lasciare il lavoro per un certo periodo di tempo per poter fare le necessarie cure di riabilitazione, e tornare poi a lavorare nella stessa ditta.

(11) Comunicazione della Commissione europea Realizzare uno spazio europeo dell'apprendimento permanente (COM(2001) 678 def.).

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