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Document 52002DC0511

    Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo- Una strategia per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea

    /* COM/2002/0511 def. */

    52002DC0511

    Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo- Una strategia per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea /* COM/2002/0511 def. */


    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO - UNA STRATEGIA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELL'ACQUACOLTURA EUROPEA

    INDICE

    1. INTRODUZIONE

    2. SFIDE

    3. OBIETTIVI

    4. AZIONI PROPOSTE

    4.1. Aumento della produzione

    4.2. Espansione nello spazio

    4.3. Sviluppo del mercato, commercializzazione e informazione

    4.4. Formazione

    4.5. Disciplina

    4.6. Sicurezza dei prodotti dell'acquacoltura

    4.6.1. Salute pubblica

    4.6.2. Salute animale

    4.7. Benessere degli animali

    4.8. Aspetti ambientali

    4.9. Ricerca

    5. CONCLUSIONI

    ALLEGATO

    1. INTRODUZIONE

    L'acquacoltura comprende un'ampia varietà di specie, di sistemi e di pratiche, che fanno di essa un insieme differenziato [1]. Grazie alla sua dimensione economica, essa favorisce la creazione di nuove nicchie economiche, stimolando l'occupazione, un uso più razionale delle risorse locali e le opportunità d'investimento produttivo. Anche negli scambi, sia a livello locale che internazionale, l'acquacoltura va assumendo un peso crescente.

    [1] Per "acquacoltura" si intende l'allevamento o la coltura di organismi acquatici che comporta l'impiego di tecniche al fine di aumentare, al di là delle capacità naturali dell'ambiente, la resa degli organismi in questione; questi ultimi rimangono di proprietà di una persona fisica o giuridica durante tutta la fase di allevamento o di coltura, compreso il raccolto. (Regolamento (CE) n. 2792/99 del Consiglio, del 17 dicembre 1999, che definisce modalità e condizioni delle azioni strutturali nel settore della pesca (GU L 337 del 30.12.1999, pag. 10)

    La Commissione ha riconosciuto il ruolo specifico dell'acquacoltura nell'ambito della riforma della politica comune della pesca ed ha affermato la necessità di elaborare una strategia per lo sviluppo sostenibile di questo settore [2]. Tale strategia dovrà essere coerente con le altre strategie dell'Unione europea e, in particolare, con la Strategia europea per lo sviluppo sostenibile [3] e con le conclusioni del Consiglio europeo di Göteborg del 15-16 giugno 2001.

    [2] COM (2002) 181 def.

    [3] COM (2001) 264 def.

    I prodotti dell'acquacoltura europea sono principalmente pesci (trota, salmone, spigola, orata) e molluschi (cozze, ostriche, vongole). La produzione è salita da 642 000 tonnellate nel 1980 a 944 000 t nel 1990, fino a raggiungere 1 315 000 t nel 2000. Benché queste cifre rappresentino appena il 3% della produzione acquicola mondiale, l'UE detiene il primo posto per determinate specie, come trota, spigola, orata, rombo e cozze. Il valore attuale della produzione è di 2 500 milioni di euro l'anno. L'acquacoltura rappresenta il 17% in volume e il 27% in valore della produzione ittica totale dell'Unione.

    L'Europa è dotata di esperti qualificati in acquacoltura e di ottime infrastrutture di ricerca, che hanno contribuito notevolmente all'espansione del settore. E' in Europa che è stata inventata la tecnologia per l'allevamento di talune specie. Nondimeno, nel corso dell'ultimo decennio il tasso annuale di crescita dell'acquacoltura nell'UE, pari al 3,4%, è rimasto nettamente inferiore alla media mondiale dell'11%. L'itticoltura, dopo aver registrato una buona avanzata, tende ora a passare ad un regime più lento, mentre la coltura di molluschi e crostacei si è mantenuta ad un livello relativamente modesto, con una crescita annua del 2,1% in media.

    L'acquacoltura nell'UE si suddivide essenzialmente in tre grandi comparti, ciascuno con la propria storia e con caratteristiche diverse. Essi sono:

    1. Piscicoltura d'acqua dolce. Si tratta di un'attività tradizionale, che attualmente deve far fronte al problema del valore di mercato relativamente basso dei suoi prodotti rispetto ai costi di produzione. La trota è la principale specie allevata, con una produzione annua del valore di circa 500 milioni di euro. L'allevamento di trote, che in passato aveva avuto problemi di redditività praticamente ovunque, in questi ultimi tempi appare in ripresa. La situazione è invece più critica per quanto riguarda le carpe. Molte altre specie potrebbero essere allevate, ma si scontrano con il problema di una domanda assai limitata. Un sostanziale aumento della domanda di pesci d'acqua dolce sembra improbabile per il prossimo futuro, a meno che non si riesca ad invertire la tendenza con opportune iniziative di marketing. I pesci d'acqua dolce sono allevati per la maggior parte in sistemi intensivi, e quindi sottoposti a stretti vincoli ambientali.

    2. Molluschicoltura marina. I molluschi rappresentano oltre il 60% dell'acquacoltura dell'UE in termini di volume, ma soltanto il 30% in valore. Questo comparto è disseminato lungo tutte le coste dell'Unione e, sul piano locale, può avere una grande importanza economica e dal punto di vista dell'occupazione. Attività di vecchia tradizione, viene spesso praticata in piccoli impianti a conduzione familiare, tecnicamente semplici. In genere la dotazione tecnica è adeguata, anche se la tecnologia potrebbe essere ulteriormente sviluppata per allevare un maggior numero di specie. In questa coltura non è necessario alcun apporto di mangime, in quanto i molluschi nei vivai si nutrono di risorse naturali, ma proprio per questo l'offerta è soggetta a fluttuazioni, trattandosi di una produzione fortemente dipendente dalle condizioni climatiche. Il rendimento è inoltre compromesso da sempre più frequenti fioriture algali tossiche o da altri particolari problemi ecologici locali.

    3. Itticoltura marina. Avviata negli anni '70, è l'attività più recente e tecnicamente la più complessa. Fino agli inizi degli anni '90, era anche il più redditizio tra i comparti dell'acquacoltura, ragione per cui attirava nuovi investitori, provocando un rapido aumento della produzione che ha finito per inceppare il mercato e deprimere i prezzi. Anche questo comparto soffre di problemi ambientali, originati dalla piscicoltura intensiva che fa largo uso di mangimi industriali. Tra le specie allevate predomina il salmone, sia in termini di quantità che di valore. Negli ultimi quindici anni si è rapidamente sviluppato nel Mediterraneo l'allevamento di spigola e orata.

    Infine, l'acquacoltura dell'UE produce quantità minime di crostacei e di alghe. Per queste ultime esiste un potenziale di espansione del mercato.

    L'acquacoltura è ampiamente diffusa nell'insieme dell'Unione e spesso viene praticata in zone rurali o in regioni periferiche dipendenti dalla pesca, caratterizzate da una mancanza cronica di alternative occupazionali. Si dispone di scarse informazioni sull'impatto socioeconomico dell'acquacoltura costiera in Europa. Tuttavia, un recente studio condotto in alcune regioni della Scozia [4] dimostra che, per la prima volta nel corso dell'ultimo secolo, l'allevamento del salmone ha contribuito a frenare l'esodo della popolazione rurale, procurando lavoro ai giovani per tutto l'arco dell'anno, mentre altre attività economiche come il turismo sono stagionali. L'acquacoltura, in particolare la molluschicoltura e la maricoltura in gabbie, rappresenta spesso un'attività complementare a tempo parziale per i pescatori o una fonte di guadagno alternativa per i lavoratori del settore della pesca rimasti disoccupati, dal momento che la maricoltura richiede manodopera esperta nel maneggio di una barca.

    [4] Scottish Office": "The Economic Impact of Scottish Salmon Farming". Marzo 1999

    Nel 1998 l'acquacoltura nell'UE ha impiegato almeno 80 000 lavoratori a tempo pieno o parziale, equivalenti a 57 000 posti di lavoro a tempo pieno. In alcune zone, l'acquacoltura tradizionale svolge un importante ruolo socioeconomico. In Galizia (Spagna), centro europeo dell'allevamento di mitili e rombi, circa 13 500 persone sono occupate nell'acquacoltura, senza contare l'indotto. In Francia, l'ostricoltura impiega circa 4.700 persone in Charente Maritime e oltre 3.000 in Bretagna. Lo sviluppo della maricoltura negli anni 1980 e 90 ha generato migliaia di posti di lavoro in zone periferiche della Scozia, dell'Irlanda e della Grecia.

    L'acquacoltura non si presta ad essere praticata in tutto il territorio dell'Unione, dal momento che la produttività e redditività delle aziende itticole dipendono da una molteplicità di fattori, tra cui la qualità dell'acqua, la disponibilità di spazio e il costo del terreno, le condizioni climatiche, ecc. E' importante, ai fini della localizzazione degli impianti di acquacoltura, soprattutto se si tratta di progetti finanziati con fondi pubblici, procedere ad una valutazione integrata e sistematica degli effetti positivi e negativi dei nuovi insediamenti acquicoli.

    Prospettive per il futuro

    L'acquacoltura si è sviluppata in modo positivo nell'UE nel corso dell'ultimo ventennio, grazie tra l'altro alle numerose iniziative della Comunità a sostegno di questo settore. L'Unione dispone di un'ampia panoplia di atti legislativi sull'acquacoltura, tuttora in via di costante arricchimento. Non mancano tuttavia le occasioni per apportare ulteriori miglioramenti, tanto più che occorre trovare una soluzione al recente rallentamento dello sviluppo del settore.

    Mentre il quadro generale presenta buone prospettive di sviluppo, restano ancora da affrontare taluni problemi specifici, in particolare nel contesto della protezione sanitaria, dell'impatto ambientale e dell'instabilità del mercato.

    Nel prossimo decennio l'acquacoltura deve assurgere al rango d'industria stabile, capace di garantire occupazione e sviluppo durevoli a lungo termine nelle regioni rurali e costiere e tale da costituire una valida alternativa alla pesca, sia per quanto riguarda i prodotti che sotto il profilo dell'occupazione.

    Per poter procurare lavoro e benessere alla popolazione, l'acquacoltura europea deve diventare un settore redditizio ed autosufficiente. La forza trainante del suo sviluppo deve essere il mercato. Quest'ultimo riposa su un equilibrio precario tra offerta e domanda, sicché occorre evitare d'incoraggiare qualsiasi aumento della produzione che possa eccedere l'evoluzione probabile della domanda. La gamma di prodotti dev'essere estesa e si devono adottare strategie di mercato più efficaci. La molla del progresso deve rimanere nelle mani degli investitori privati, mentre ai pubblici poteri incombe la responsabilità di garantire che la vitalità economica vada di pari passo con il rispetto dell'ambiente e la qualità dei prodotti.

    Il punto chiave è dunque quello di mantenere il settore dell'acquacoltura produttivo e competitivo a lungo termine. Per assicurare lo sviluppo durevole del comparto, occorre adottare un'impostazione che tenga conto in maniera integrata delle tecnologie vivaistiche, dei fattori socioeconomici, dell'impiego di risorse naturali e dell'ordinamento settoriale.

    2. SFIDE

    * L'acquacoltura è ancora caratterizzata dall'instabilità dei prezzi di mercato tipica delle giovani industrie agroalimentari in rapida crescita.

    * Benché l'opinione pubblica sia persuasa che i prodotti dell'acquacoltura sono contaminati da sostanze chimiche nocive, in realtà ciò non accade quasi mai. Il consumo di prodotti ittici [5] è benefico per la salute umana, a condizione che i prodotti d'allevamento, nostrani e importati, siano salubri, di buona qualità, e ottenuti con procedimenti che tutelino la salute e il benessere degli animali.

    [5] Ai fini della presente comunicazione, per "prodotti ittici" si intendono tutti i prodotti della pesca e dell'acquacoltura.

    * In alcune regioni, l'acquacoltura incontra l'ostilità del pubblico a causa degli effetti deleteri sull'ambiente.

    Promuovere la vitalità economica del settore

    L'evoluzione della domanda di prodotti ittici in Europa offre buone prospettive di smercio ai prodotti di vivaio, i quali corrispondono ai requisiti dei supermercati (regolarità di approvvigionamento, disponibilità e omogeneità dei prodotti); sono state messe a punto nuove tecniche di trasformazione e sul mercato è apparsa un'ampia gamma di nuovi prodotti ottenuti da specie allevate.

    L'iniziativa di investire e potenziare la produzione spetta tuttavia agli imprenditori, i quali devono essere consapevoli che la saturazione del mercato rappresenta uno dei maggiori pericoli per l'acquacoltura. La maggioranza dei comparti acquicoli è stata toccata dalla caduta dei prezzi di mercato sin dall'inizio degli anni '90. Ciò ha avuto anche un risvolto positivo, in quanto ha stimolato la produttività e la ricerca di soluzioni innovative in materia di marketing. Oggi, però, risulta difficile migliorare ulteriormente l'efficienza produttiva, anche perché il ristretto margine di profitto di cui dispongono i principali comparti dell'itticoltura lascia ai produttori scarse possibilità di investire nella ricerca, nello sviluppo e nella prospezione del mercato.

    Sovvenzioni pubbliche. L'aiuto finanziario erogato dalla Comunità a favore degli investimenti nell'acquacoltura dalla fine degli anni '70 ha favorito l'incremento produttivo. Gli aiuti erano giustificati dal fatto che l'acquacoltura era considerata uno strumento della politica di coesione regionale e la maricoltura rappresentava un investimento altamente rischioso negli anni '70-'80. Le sovvenzioni si sono rivelate efficaci nello spronare gli investitori europei, fungendo da catalizzatore per l'avvio di nuovi sviluppi settoriali che, in loro assenza, avrebbero certamente richiesto molto più tempo. Ne hanno beneficiato soprattutto i nuovi rami dell'acquacoltura appena costituiti. Oggigiorno, tuttavia, la situazione è cambiata e la minaccia della sovrapproduzione incombe su alcuni comparti.

    Nuove specie, acquacoltura biologica ed "ecocompatibile". Sono questi gli elementi odierni che possono imprimere una nuova spinta all'acquacoltura europea. L'estensione della gamma delle specie e dei ceppi allevati va senz'altro promossa come fonte di nuove opportunità. Il marchio biologico è un importante contrassegno di qualità e fidatezza. Alcuni Stati membri si sono dotati di normative proprie, ma per ora non esiste un ordinamento internazionalmente vincolante sull'acquacoltura biologica. Anche certe forme di acquacoltura "ecocompatibile" (come ad esempio la piscicoltura estensiva, cfr. punto 4.8.) meritano di essere incentivate, eventualmente con il conferimento di apposite denominazioni.

    Mangimi per l'acquacoltura. Farina e olio di pesce sono componenti essenziali dei mangimi usati in acquacoltura. Nel 2000, non più del 35% della produzione mondiale di farina di pesce ha trovato impiego in questi mangimi. La quantità di farina di pesce utilizzata per la fabbricazione di mangimi da acquacoltura è andata aumentando nel corso dell'ultimo decennio, mentre la produzione mondiale annua di farina di pesce è rimasta stazionaria. Ciò si spiega con il fatto che lo sviluppo dell'itticoltura ha dirottato verso questo settore una proporzione crescente dell'offerta di farina di pesce, tradizionalmente utilizzata nei mangimi per il bestiame. L'impiego di farina di pesce nell'alimentazione degli animali terrestri è determinato dalle leggi del mercato: quando aumenta il prezzo della farina di pesce, l'industria mangimistica sostituisce questo ingrediente con altri apporti proteici di origine vegetale (soia, granturco, frumento). L'eliminazione della farina di pesce dai mangimi per l'acquacoltura non avrebbe un'incidenza netta immediata sulla produzione totale di farina di pesce, in quanto il prezzo di quest'ultima diminuirebbe e ne verrebbero utilizzati maggiori quantitativi per l'alimentazione di suini e pollame.

    Tuttavia, l'intensificazione della piscicoltura d'acqua dolce in Asia potrebbe assorbire, entro la fine del corrente decennio, fino al 70-80% della produzione mondiale di olio di pesce e almeno il 50% di quella di farina di pesce, con conseguenti problemi di penuria. Trattandosi di una risorsa limitata, è particolarmente importante proseguire le ricerche al fine di trovare fonti sostitutive di proteine da utilizzare nella composizione dei mangimi per i pesci.

    Mancanza di spazio. Molte delle proteste manifestate contro l'espansione dell'acquacoltura sono legate all'occupazione dello spazio. Con il recente sviluppo dell'acquacoltura, in particolare lungo le fasce costiere già invase da una densa concentrazione di attività, questo comparto viene a trovarsi nella posizione dell'ultimo arrivato che sconvolge lo status quo stabilito da lunga data tra gli attuali utenti del litorale. Il suolo e l'acqua necessari all'acquacoltura diventeranno sempre più costosi negli anni a venire. Gli itticoltori saranno costretti a spostare i loro vivai al largo della costa, ma ciò è fattibile solo per alcune specie. Occorrerà quindi sviluppare ulteriormente la tecnologia vivaistica in mare aperto.

    Il programma dimostrativo sulla gestione integrata delle zone costiere, avviato dalla Commissione, ha dimostrato che la migliore risposta a situazioni così complesse è un assetto territoriale integrato, che affronti contemporaneamente le numerose e svariate problematiche riguardanti una determinata zona e coinvolga tutti i soggetti interessati.

    Mercati e commercializzazione. Le campagne promozionali generiche rappresentano un utile strumento per aprire nuovi sbocchi di mercato o estendere quelli esistenti, ma i finanziamenti pubblici erogati tramite lo SFOP [6] si sono rivelati insufficienti di fronte ai costi tuttora proibitivi per il "povero" comparto acquicolo, essendo praticamente impossibile finanziare campagne transnazionali. Spesso mancano statistiche attendibili sul consumo di pesce e occorrono ulteriori analisi economiche, tra l'altro sulle macrotendenze. Sarebbe necessario disporre anche di dati statistici in tempo reale sulla produzione e sui mercati. I produttori non si avvalgono sufficientemente dei piani di qualità ufficiali esistenti. Inoltre, la riluttanza di certi itticoltori europei ad aderire alle organizzazioni comuni denota il carattere estremamente individualistico della professione, anche se la mancanza di coesione ha già provocato gravi perturbazioni sui mercati regionali per talune specie.

    [6] Strumento finanziario di orientamento della pesca, regolamento (CE) n. 2792/99 (GU L 337 del 30.12.1999).

    Disciplina. Non esiste a livello UE una normativa organica e specifica per l'acquacoltura, dato che per molti aspetti questa attività è disciplinata dagli ordinamenti nazionali, a loro volta influenzati da una serie di direttive comunitarie orizzontali. Questa situazione ingarbugliata è ritenuta responsabile di non poche distorsioni di concorrenza tra produttori dei vari Stati membri.

    Garantire la sicurezza alimentare, la salute e il benessere degli animali

    I prodotti ittici rappresentano una fonte considerevole di apporti nutrizionali (acidi grassi polinsaturi, proteine, fosforo, ferro, selenio, iodio e vitamine). Il consumatore deve poter beneficiare di queste proprietà, e nel contempo avere la certezza che i prodotti dell'acquacoltura che arrivano sulla sua tavola sono igienicamente sani.

    Diossina. Il 27 novembre 2001 il Consiglio ha adottato la direttiva 2001/102/CE che modifica la direttiva 1999/29/CE del Consiglio relativa alle sostanze e ai prodotti indesiderabili nell'alimentazione degli animali [7], con cui vengono fissati limiti massimi di diossine nella farina di pesce, nell'olio di pesce e nei mangimi per i pesci. Il 29 novembre 2001 il Consiglio ha adottato il regolamento (CE) n. 2375/2001 recante modifica del regolamento (CE) n. 466/2001 della Commissione che definisce i tenori massimi di taluni contaminanti presenti nelle derrate alimentari [8], il quale introduce limiti massimi per le diossine nel pesce. La fissazione di questi tenori massimi ha per effetto di escludere dal mercato il 5% dei prodotti ittici più contaminati. Probabilmente non ne saranno interessati i pesci d'allevamento, in quanto i rigorosi limiti massimi fissati per i mangimi da acquacoltura garantiscono di per sé una produzione ittica strettamente conforme ai tenori ammissibili di diossine.

    [7] GU L 6 del 10.1.2002.

    [8] GU L 321 del 6.12.2001.

    Antibiotici. L'uso di antibiotici nell'acquacoltura europea è nettamente diminuito nel corso dell'ultimo decennio, soprattutto in conseguenza della diffusione dei vaccini. Questa tendenza andrebbe ulteriormente incoraggiata, tant'è vero che lo sviluppo di nuovi vaccini è considerato una priorità per la ricerca. Ciò consentirebbe di ridurre l'uso di antibiotici anche a scopo profilattico. La presenza di residui di antibiotici nei prodotti alimentari viene controllata conformemente al disposto della direttiva 96/23/CE del Consiglio [9]. Anche i paesi terzi che esportano verso l'UE sono tenuti a predisporre piani di sorveglianza dei residui per conformarsi ai requisiti vigenti nell'Unione.

    [9] GU L 125 del 23.5.1996.

    Le fioriture algali nocive minacciano regolarmente la salute pubblica e arrecano danni economici alla pesca, all'acquacoltura e al turismo. Le cause di questo fenomeno non sono ancora del tutto chiare, anche se viene riconosciuto sempre più il ruolo primario dei nutrienti.

    Salute animale. La prima normativa comunitaria concernente la salute animale nel settore dell'acquacoltura è stata adottata nel 1991. Oggi esiste un insieme articolato e armonizzato di norme a disciplina degli aspetti zoosanitari della produzione itticola. L'ordinamento primario stabilisce, tra l'altro, le norme di polizia sanitaria per la commercializzazione di animali e prodotti d'acquacoltura [10] ed istituisce misure di lotta contro talune malattie dei pesci [11] e contro talune malattie dei molluschi bivalvi [12]. La normativa vigente, che rispecchia la situazione del settore a cavallo tra gli anni '80 e '90, dovrebbe tuttavia essere aggiornata e adattata alle attuali condizioni della produzione e del mercato.

    [10] Direttiva 91/67/CEE del Consiglio (GU L 46 del 19.2.1991), modificata da ultimo dalla direttiva 98/45/CE (GU L 189 del 3.7.1998).

    [11] Direttiva 93/53/CE del Consiglio (GU L 175 del 19.7.1993), modificata da ultimo dalla decisione 2001/288/CE della Commissione (GU L 99 del 10.4.2001).

    [12] Direttiva 95/70/CE del Consiglio (GU L 332 del 30.12.1995), modificata da ultimo dalla decisione 2001/293/CE della Commissione (GU L 100 dell'11.4.2001).

    Anoplura marina. Un particolare problema veterinario che colpisce la salmonicoltura è costituito dall'anoplura marina. Questo ectoparassita, che prolifera sui salmoni d'allevamento, può contaminare anche il novellame selvatico delle specie migratorie (in particolare trota di mare) durante gli spostamenti negli estuari. Una letteratura scientifica sempre più abbondante dimostra l'esistenza di un nesso diretto tra il numero di pesci selvatici infetti da anoplura e la presenza di gabbie nello stesso estuario, il che sarebbe, insieme ad altri fattori, una delle cause del calo della popolazione di salmonidi selvatici.

    La lotta contro le malattie nell'acquacoltura dovrebbe concentrarsi in primo luogo sulla profilassi (buone pratiche di allevamento, vaccini, ecc.) più che sul trattamento delle malattie stesse, anche se in certi casi l'uso di medicinali veterinari è necessario. Poiché la commercializzazione di qualsiasi medicinale veterinario può essere autorizzata soltanto dopo una valutazione completa e approfondita della qualità, efficacia e sicurezza del prodotto in questione [13], la disponibilità sul mercato di nuovi medicinali veterinari può essere limitata, per certe specie o malattie, dall'ingente investimento necessario per la loro elaborazione [14].

    [13] In base alla direttiva 2001/82/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali veterinari (GU L 311 del 28.11.2001, pag. 1).

    [14] Comunicazione della Commissione del 5 dicembre 2000, COM(2000)806 def.

    Controllare gli effetti ambientali

    E' importante che i prodotti dell'acquacoltura siano accettabili per il consumatore non solo in termini di prezzo, qualità e salubrità, ma anche sotto il profilo del costo ambientale. Si rimprovera all'acquacoltura di produrre effetti negativi sull'ambiente, anche se la maggior parte di questi effetti deve ancora essere comprovata scientificamente. Si deve comunque agire per prevenire il degrado ambientale. L'UE, in quanto parte contraente della Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità [15] e avendo aderito al Codice di condotta della FAO per una pesca responsabile [16], deve ovviamente perseguire una strategia per lo sviluppo dell'acquacoltura che sia coerente con le strategie di protezione dell'ambiente [17].

    [15] Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità, adottata il 5 giugno 1992 ed entrata in vigore il 29 dicembre 1993.

    [16] Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), 1995.

    [17] In particolare la Strategia europea per lo sviluppo sostenibile (COM(2001)264 def.), il Piano d'azione a favore della biodiversità nel settore della pesca (COM(2001)162 def., vol. IV) e la Comunicazione della Commissione sul sesto programma d'azione per l'ambiente della Comunità europea (COM (2001) 31 def.).

    Eutrofizzazione. Il rilascio di azoto e fosforo dalle feci o dal mangime non ingerito nelle singole aziende itticole ha effetti minimi sull'ambiente in confronto alle immissioni di nutrienti nelle acque aperte su scala regionale, effetti che possono tuttavia essere rilevanti nell'area occupata dall'azienda e nelle sue immediate vicinanze. Le conseguenze sulla biodiversità dipendono dal numero, dall'estensione e dall'ubicazione degli impianti. Nelle zone in cui le aziende itticole sono numerose, l'arricchimento di nutrienti e il conseguente rischio di eutrofizzazione costituiscono un reale problema.

    Allevamento di pesci selvatici. La domanda di novellame di origine selvatica, originata dallo sviluppo dell'allevamento di anguille e tonno rosso, può danneggiare la situazione di questi stock già sovrasfruttati.

    Pesci fuoriusciti, specie allogene e OMG. La mescolanza tra pesci fuoriusciti dagli allevamenti e popolazioni indigene può portare, a lungo termine, ad un indebolimento della diversità genetica. L'introduzione di specie allogene può mettere in pericolo la biodiversità se individui di tali specie, rilasciati o fuoriusciti dagli allevamenti, attecchiscono nel nuovo ambiente. La possibilità di rilascio deliberato di pesci transgenici in assenza di misure restrittive suscita preoccupazione tra il pubblico a causa dei rischi potenziali per l'ambiente. L'introduzione di nuove specie può inoltre portare malattie, sia agli stock selvatici che a quelli di allevamento.

    Effetti positivi dell'acquacoltura estensiva. L'acquacoltura sostenibile può contribuire alla tutela e al ripristino dell'ambiente in vari modi. I sistemi estensivi rappresentano un ottimo metodo di sfruttamento delle risorse naturali dei corpi d'acqua, sicché il loro sviluppo può essere un modo utile per associare attività economica e conservazione delle zone umide. Purtroppo, la produttività di questi sistemi trova un limite nella loro dipendenza dai processi naturali, che li rende poco compatibili con le esigenze di un'intensa attività economica.

    Ripopolamento. Senza un costante ripopolamento con individui generati in vivaio, molti stock ittici di acqua dolce si sarebbero notevolmente ridotti o sarebbero addirittura scomparsi dal loro habitat naturale in conseguenza delle attività umane. In alcuni casi si è proceduto al ripopolamento "ecologico" di specie estintesi in una determinata zona, come è avvenuto ad esempio per lo storione.

    Specie protette predatrici. Gli impianti di acquacoltura possono essere attaccati da predatori, uccelli o mammiferi, appartenenti a specie selvatiche protette. La predazione compromette seriamente la redditività delle aziende itticole e la lotta contro i predatori è particolarmente difficile, soprattutto nei grandi bacini estensivi e nelle lagune. L'efficacia dei dispositivi di allontanamento è dubbia, giacché gli animali vi si abituano rapidamente. Per i cormorani, l'unica protezione di cui dispongono pescatori e itticoltori consiste nel controllare la crescita delle popolazioni selvatiche.

    Promuovere la ricerca

    La ricerca tende ad essere sempre più condotta dalle grandi imprese che, grazie alle loro crescenti dimensioni, dispongono dei mezzi necessari per praticarla. Nondimeno, il costo delle attività di ricerca e sviluppo rappresenta un reale problema, dal momento che le difficoltà finanziarie che attraversano attualmente molti comparti acquicoli precludono alle imprese private la possibilità di investire sufficientemente nella R&S. Oltre a ciò, si rendono necessarie ulteriori ricerche sui prodotti farmaceutici. Le ditte farmaceutiche, però, non sempre sono interessate, viste le dimensioni ridotte sia del mercato che del settore in quanto tale.

    3. OBIETTIVI

    * Creare occupazione stabile e duratura, in particolare nelle zone dipendenti dalla pesca.

    * Garantire al consumatore la disponibilità di prodotti sani, sicuri e di qualità, nonché promuovere livelli elevati di salute e benessere degli animali.

    * Sostenere un'attività ecocompatibile.

    La strategia comunitaria per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea mira a creare le migliori condizioni possibili affinché gli operatori del settore siano in grado di offrire prodotti sani nella quantità richiesta dal mercato, senza danneggiare l'ambiente. Il successo della strategia dipende dalla collaborazione di tutti i soggetti interessati: pubbliche amministrazioni nazionali e locali, produttori e rappresentanti di altre parti, come i consumatori. Nel resto del presente documento saranno definiti gli interventi necessari e i livelli di competenza ai quali essi vanno attuati.

    Creare occupazione stabile e duratura, in particolare nelle zone dipendenti dalla pesca

    Il primo obiettivo ambizioso consiste nell'incrementare l'occupazione nel settore dell'acquacoltura, creando dagli 8.000 ai 10.000 posti di lavoro equivalenti a tempo pieno tra il 2003 e il 2008. Questi posti di lavoro vanno creati principalmente nelle zone dipendenti dalla pesca, in modo da occupare i lavoratori alieutici rimasti disoccupati, e saranno ottenuti sviluppando la molluschicoltura e la maricoltura in gabbie. Questo obiettivo verrà raggiunto alle seguenti condizioni:

    a) portando il tasso di crescita della produzione acquicola dell'UE al 4% annuo. Particolare attenzione va rivolta alla crescita del ramo molluschi, all'allevamento di nuove specie, alla promozione della produzione biologica ed ecocertificata;

    b) appianando i conflitti per l'occupazione dello spazio che attualmente ostacolano l'espansione dell'acquacoltura in alcune zone;

    c) incentivando lo sviluppo del mercato, ossia allargando gli sbocchi di mercato, aprendo nuovi mercati, integrando le fasi della produzione e della distribuzione, stimolando la domanda con opportune campagne promozionali e di qualità, raccogliendo e analizzando in tempo reale i dati sulla produzione e la commercializzazione;

    d) migliorando la disciplina del settore acquicolo.

    Garantire al consumatore la disponibilità di prodotti sani, sicuri e di qualità, nonché promuovere livelli elevati di salute e benessere degli animali

    I consumatori devono continuare a godere degli effetti salutari che procura il consumo di pesce e frutti di mare. La salubrità e qualità dei prodotti deve essere tale da offrire al consumatore la massima protezione possibile, ridurre l'incidenza delle zoonosi negli animali allevati e prevenire la trasmissione di agenti patogeni da e verso gli stock selvatici. Da tener presenti a questo titolo sono anche il benessere degli animali negli allevamenti e i rischi inerenti alle fioriture algali nocive.

    Sostenere un'attività ecocompatibile

    L'impatto ambientale negativo dell'acquacoltura deve essere controllato e mitigato con una serie di norme e/o patti volontari intesi a prevenire il degrado ambientale. Viceversa, il contributo positivo reso all'ambiente da taluni impianti acquicoli va riconosciuto e incentivato, tra l'altro con finanziamenti pubblici.

    Infine, l'obiettivo generale di allargare le basi cognitive sull'acquacoltura in tutti i suoi aspetti deve accompagnare l'attività produttiva vera e propria ed è di primordiale importanza per questo settore come per qualsiasi altra attività economica moderna. Occorre incentivare ulteriormente la ricerca e lo sviluppo tecnologico, cercando nuove possibilità di cointeressamento pubblico e incoraggiando l'iniziativa privata in questo campo.

    4. AZIONI PROPOSTE

    4.1. Aumento della produzione

    * Riorientare le priorità del finanziamento pubblico tramite lo SFOP

    * Promuovere la ricerca su nuove specie e ceppi, nonché sulle fonti alternative di proteine da utilizzare nei mangimi per i pesci

    * Creare apposite definizioni e norme comuni per l'acquacoltura biologica ed ecocompatibile

    Sovvenzioni pubbliche. Il regolamento 2792/99 afferma chiaramente che non devono essere incoraggiati gli aumenti di produzione che rischino di perturbare il mercato. La Commissione propone pertanto che gli interventi pubblici a favore dell'acquacoltura siano riorientati verso l'ammodernamento degli impianti esistenti e la diversificazione della produzione, anziché favorire l'accrescimento della capacità produttiva per quelle specie il cui mercato è ormai prossimo alla saturazione. Si dovrebbe intervenire di preferenza nel campo della formazione professionale, della sorveglianza, della ricerca e sviluppo e delle tecnologie pulite. Va altresì incoraggiato il miglioramento delle attività tradizionali, come la molluschicoltura, che hanno un ruolo importante da svolgere nel preservare il tessuto socio-ambientale di determinate zone.

    Nuove specie. La Commissione considera come altamente prioritaria la ricerca sulla diversificazione delle specie, sia per i pesci che per i molluschi. Le nuove specie vanno selezionate in funzione dei gusti dei consumatori, come indicano le nuove tendenze di mercato. Le preferenze si orienteranno verso le alghe, i molluschi e i pesci erbivori, che sono i più atti ad utilizzare efficacemente la produzione primaria. Un'altra priorità consiste nel mettere a punto programmi efficaci di miglioramento genetico basati sulla riproduzione selettiva, che consentirà di ottenere un notevole guadagno in termini di produttività. Le nuove specie dovranno essere introdotte in modo tale da evitare il diffondersi di malattie.

    Acquacoltura biologica ed ecocompatibile. Il regolamento (CEE) n. 2092/91 del Consiglio [18] istituisce un quadro normativo a disciplina della produzione, etichettatura ed ispezione dell'allevamento biologico. E' intenzione della Commissione introdurre in questo regolamento, nell'interesse di produttori e consumatori, norme sull'acquacoltura biologica. Particolare considerazione potrà essere prestata a talune forme di acquacoltura che risultano particolarmente idonee alla protezione e al ripristino ambientali, eventualmente con il conferimento di apposite denominazioni (cfr. punto 4.8.).

    [18] Regolamento relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e alla indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari (GU L 198 del 22.7.1991).

    Mangimi per l'acquacoltura. La Commissione attribuisce la massima priorità alla ricerca volta a reperire fonti alternative di proteine da utilizzare nei mangimi per i pesci, in modo da consentire un ulteriore sviluppo dell'allevamento di pesci carnivori garantendo, nel contempo, l'equilibrio durevole della pesca industriale.

    I mangimi utilizzati in acquacoltura non devono presentare rischi per la salute degli uomini, degli animali, né per l'ambiente. Si devono quindi mantenere, alla base della normativa comunitaria, gli elenchi delle sostanze ammesse o non ammesse nell'alimentazione degli animali. Le condizioni di fabbricazione dei mangimi devono essere tali da garantire la sicurezza del prodotto finito. La Commissione si accinge a presentare una proposta sull'igiene dei mangimi, che includerà anche i mangimi da acquacoltura. Inoltre, tutti gli additivi utilizzati nell'alimentazione animale sono autorizzati e controllati in base alla normativa CE. L'elenco viene regolarmente riveduto e aggiornato alla luce delle nuove risultanze scientifiche.

    4.2. Espansione nello spazio

    * Sviluppare i sistemi chiusi a ricircolo idrico, l'itticoltura in gabbie in mare aperto, la molluschicoltura in mare aperto con zattere e filari galleggianti

    * Incorporare i futuri impianti acquicoli nelle strategie e nei piani di gestione integrata delle zone costiere

    Piscicoltura nell'entroterra. Secondo la Commissione, occorre sviluppare i sistemi chiusi a ricircolo idrico, in modo da limitare il consumo d'acqua e trasferire i bacini in zone meno pregiate dal punto di vista paesistico. Questi sistemi si sono già dimostrati efficaci per un certo numero di specie, ma per molte altre non sono ancora redditizi su scala commerciale. Potrebbero diventare più economici grazie ad un ulteriore sforzo di ricerca e di perfezionamento della tecnologia.

    Maricoltura. Gli allevamenti in gabbie dovrebbero essere spostati più al largo, ma per questo occorre proseguire la ricerca e lo sviluppo sulle tecnologie d'itticoltura in mare aperto. Per l'impiantistica può essere utile attingere all'esperienza di altri settori, come quello delle piattaforme petrolifere, risparmiando così sui costi di sviluppo tecnologico.

    Molluschicoltura. La mancanza di spazio non è un problema immediato nelle zone tradizionali di produzione dei molluschi, ma anche lì è difficile trovare spazi per nuovi insediamenti, trattandosi di un tipo di allevamento particolarmente sensibile all'inquinamento esterno e che richiede ampi spazi per prosperare. Visto il successo dei sistemi che impiegano zattere e filari galleggianti in mare aperto, la Commissione ritiene opportuno indirizzare i finanziamenti dello SFOP prioritariamente allo sviluppo di questa tecnologia, che contribuirà all'espansione del comparto, anche se l'investimento risulta più costoso in termini di capitale iniziale e spese di esercizio.

    Gestione integrata delle zone costiere (GIZC). Nonostante la prospettiva di allontanamento degli impianti di maricoltura dalla costa, questi continuano ad essere considerati come utenti del litorale, alla stessa stregua di altre attività umane. Il futuro sviluppo dell'acquacoltura dovrà essere inquadrato nei cosiddetti piani di gestione integrata delle zone costiere, nell'ambito dei quali l'acquacoltura sarà considerata in relazione a tutte le altre attività, attuali e potenziali, che si svolgono sul territorio costiero, tenuto conto del loro impatto cumulativo sull'ambiente.

    La Commissione ha presentato al Consiglio e al Parlamento europeo una strategia europea per la gestione integrata delle zone costiere (GIZC) [19], cui ha fatto seguito una raccomandazione UE sullo stesso tema, adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio [20]. La strategia è intesa a favorire una migliore gestione delle zone costiere. La raccomandazione designa l'acquacoltura tra i settori che formeranno oggetto delle future strategie nazionali GIZC. L'impostazione che caratterizza questi due documenti può servire da modello per lo sviluppo sostenibile anche in altre parti del territorio europeo (per esempio, il bacino imbrifero costituisce l'unità di gestione più adatta per le acque interne).

    [19] COM(2000)547 def.

    [20] Raccomandazione 2002/413/CE del 30.5.2002 (GU L 148 del 6.6.2002, pag. 24).

    4.3. Sviluppo del mercato, commercializzazione e informazione

    * Promuovere l'uso di marchi ufficiali di qualità

    * Migliorare l'immagine del settore e organizzare campagne promozionali

    * Mettere a punto nuovi strumenti di raccolta e analisi di dati statistici sulla produzione e sui mercati

    * Incentivare i partenariati tra produttori

    Qualità. La fiducia del consumatore dipende in larga misura dall'immagine di qualità del prodotto e dall'informazione disponibile su di esso. Un'etichettatura appropriata e ben concepita può essere un utile strumento per questo scopo. Gli acquicoltori europei dovrebbero avvalersi delle possibilità offerte dalla normativa UE in materia di commercializzazione dei prodotti e utilizzare i marchi ufficiali di qualità esistenti [21]. La Comunità ha creato contrassegni che consentono l'immediata identificazione dei prodotti alimentari la cui qualità è garantita e protetta. Se ne dovrebbe incoraggiare un più largo uso; infatti, benché lo SFOP si faccia carico dei costi di certificazione della qualità, finora soltanto tre prodotti dell'acquacoltura si sono fregiati di un marchio.

    [21] Regolamenti (CEE) n. 2081/92 e (CEE) n. 2082/92 del Consiglio (GU L 208 del 24.7.1992).

    Promozione. Poiché l'immagine del pesce d'allevamento può essere percepita diversamente da un paese all'altro, è importante puntare al massimo sulla comunicazione. Per questo motivo, le condizioni che reggono il sostegno dello SFOP alle campagne promozionali generiche dovrebbero essere riesaminate, in modo da stanziare un'apposita dotazione destinata all'organizzazione di campagne transnazionali.

    Dati di mercato. Si dovrebbero istituire meccanismi che consentano di monitorare il mercato e informare in tempo reale gli operatori sul suo andamento (per esempio con i dati provenienti dalle aste o dalle stesse aziende). La Commissione esorta quindi gli Stati membri ad impiegare i fondi SFOP per mettere a punto strumenti di comunicazione e d'informazione più sofisticati ed efficaci, che facilitino la trasmissione di dati commerciali e consentano una più rapida esecuzione delle misure promozionali, l'elaborazione di strategie di mercato e l'applicazione di opportune riforme strutturali. Tali dispositivi non devono tuttavia restringere la concorrenza né favorire accordi tra produttori per la fissazione dei prezzi.

    Partenariati tra produttori. La prima misura di mercato che i produttori dovrebbero prendere è quella di associarsi in cooperative, organizzazioni settoriali od organizzazioni e associazioni di produttori. Ciò è particolarmente importante per evitare squilibri dell'offerta e compensare la mancanza di economie di scala delle piccole aziende.

    4.4. Formazione

    * Adattare i programmi di formazione alle esigenze dell'acquacoltura

    * Riconoscere il ruolo delle donne

    * Riconoscere il ruolo dell'acquacoltura nello sviluppo rurale ed invertire la tendenza al declino delle comunità costiere

    Formazione. Occorre adoperarsi particolarmente per migliorare la formazione professionale. E' importante che i produttori ricevano un'apposita formazione, soprattutto in tema di ambiente, poiché molti dei problemi ecologici potrebbero essere risolti con una gestione e una prassi operativa più adeguate a livello delle aziende itticole. Si dovrebbero adottare programmi di sensibilizzazione dei produttori alle problematiche della sostenibilità. La Commissione invita gli Stati membri a prendere in considerazione le esigenze del settore dell'acquacoltura in sede di elaborazione dei programmi del Fondo sociale europeo.

    Il ruolo delle donne. E' opportuno accrescere quantitativamente e migliorare qualitativamente l'offerta di lavoro per le donne, che spesso è di carattere stagionale e di basso livello qualificativo e retributivo. Deve essere pienamente riconosciuto il contributo delle donne all'esercizio delle imprese di acquacoltura (comprese le fasi di trasformazione, commercializzazione e vendita al dettaglio). Nei programmi del FSE dovrebbe essere inserita un'apposita formazione per le donne che esercitano o desiderano esercitare attività di gestione o contabilità nell'ambito delle aziende itticole.

    Sviluppo rurale e costiero; inversione della tendenza al declino delle comunità costiere. Nel programmare misure di sviluppo rurale e costiero, gli Stati membri dovrebbero riconoscere il ruolo dell'acquacoltura nell'economia locale, in particolare il suo contributo alla conservazione dell'identità socio-culturale delle zone interessate e al mantenimento della popolazione al di sopra dei limiti di guardia. Va riconosciuto anche l'effetto leva dell'acquacoltura sullo sviluppo del turismo.

    Infine, gli Stati membri non devono sottovalutare l'importanza di promuovere questo settore nella prospettiva del reimpiego di numerosi lavoratori della pesca rimasti disoccupati. I vigenti regimi di aiuto comunitari potranno essere adattati a questo fine nel contesto della revisione intermedia 2003-2004. La Commissione intende promuovere lo sviluppo dell'acquacoltura nel quadro della strategia volta a rimediare alle conseguenze sociali, economiche e regionali della ristrutturazione del settore alieutico.

    4.5. Disciplina

    * Stimolare la partecipazione di tutti i soggetti interessati

    * Maggiore ricorso all'autoregolazione e ai patti volontari da parte del settore

    Partecipazione di tutti i soggetti interessati. Le politiche che mirano semplicemente a potenziare la produzione senza mantenere una prospettiva critica sulla strategia adottata possono pregiudicare l'ambiente sia fisico che economico. I processi decisionali dovranno essere modificati per dare spazio a più ampie consultazioni. In questa prospettiva, la Commissione ritiene necessario ridefinire i rispettivi ruoli della pubblica amministrazione e del settore privato e stimolare la partecipazione e la consultazione, in sede di pianificazione politica, di tutti i soggetti interessati (associazioni di produttori, ricercatori, consumatori, gruppi di interessi particolari, ecc.).

    Codici di condotta e codici di pratica. La mancanza di una specifica normativa UE sull'acquacoltura è spesso additata come causa di distorsioni della concorrenza. Alcune delle difficoltà incontrate non solo dagli operatori del settore ma anche dal legislatore potrebbero essere risolte ricorrendo all'autoregolazione. La Commissione invita le associazioni di produttori a redigere e aggiornare codici di condotta transnazionali [22] e, in base a questi, codici di pratica professionale più specifici. Ciò servirebbe a rassicurare i consumatori sul fatto che certe connotazioni negative talvolta attribuite ai prodotti dell'acquacoltura, soprattutto in materia di ecologia e salubrità, non si applicano alla produzione proveniente da chi aderisce a questi codici. I codici volontari possono inoltre attenuare le distorsioni di concorrenza tra produttori, migliorare l'immagine dei prodotti d'acquacoltura ed ampliare la domanda di mercato.

    [22] Sul modello del Codice di condotta FAO per una pesca responsabile (1995), essenzialmente rivolto ai governi.

    EMAS. Un particolare esempio di patto volontario, non ancora utilizzato dal settore acquicolo, è il Sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS). Secondo il relativo regolamento [23], l'EMAS si applica a tutti i settori dell'economia e si distingue per uno specifico contrassegno. L'adesione al sistema implica, da parte delle organizzazioni, l'adozione di una politica ambientale con l'impegno ad ottemperare all'insieme della legislazione ambientale vigente e ad adoperarsi per un costante miglioramento delle prestazioni ambientali. Le organizzazioni aderenti all'EMAS si troveranno avvantaggiate sul mercato e avranno meno costi da sostenere. La Commissione raccomanda al settore dell'acquacoltura di aderire all'EMAS.

    [23] Regolamento (CE) n. 761/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2001, sull'adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) (GU L 114 del 24.4.2001).

    Si possono prospettare anche marchi più specifici di "acquacoltura ecocompatibile". La Commissione studierà se sia opportuno adottare specifiche disposizioni a livello europeo, o se debba essere il settore stesso a definire meglio questi marchi, sulla base di codici di buone pratiche.

    4.6. Sicurezza dei prodotti dell'acquacoltura

    * Riformulare la normativa comunitaria sull'igiene alimentare

    * Adottare disposizioni sui residui di diossina e di antibiotici

    * Approfondire la ricerca e la lotta nei confronti della proliferazione di alghe tossiche e delle malattie di animali acquatici

    * Aggiornare e semplificare regolarmente la normativa in materia di salute degli animali acquatici

    * Modificare la normativa in materia di farmaceutica veterinaria

    4.6.1. Salute pubblica

    Normativa comunitaria sull'igiene dei prodotti alimentari. Nel luglio 2000 la Commissione ha adottato una riformulazione della normativa comunitaria sull'igiene dei prodotti alimentari e l'ha trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo [24]. Alla base di tale riformulazione troviamo innanzitutto la necessità di garantire un elevato livello di protezione sanitaria dei consumatori. Tale protezione deve essere garantita mediante l'applicazione dei principi relativi all'analisi dei rischi e al controllo (HACCP), nonché mediante il rispetto delle norme d'igiene. Sono inoltre previste disposizioni affinché le norme d'igiene siano applicate a tutti i livelli della catena alimentare, dalla produzione primaria fino alla consegna al consumatore finale. Gli itticoltori avranno l'obbligo di tenere una documentazione relativa alla protezione sanitaria (origine dei mangimi, status sanitario degli animali, impiego di medicinali, ecc.).

    [24] COM(2000) 438 def., GU C 365 del 19.12.2000

    Diossina. La direttiva 2001/102/CE del Consiglio e il regolamento (CE) n. 2375/2001 del Consiglio prevedono che la prima revisione dei livelli massimi di diossine negli alimenti e nei mangimi sarà effettuata entro il 31 dicembre 2004 alla luce dei nuovi dati sulla presenza di diossine e PCB diossina-simili, in particolare nella prospettiva dell'inserimento di questi ultimi tra i livelli da fissare. Entro il 31 dicembre 2006 si procederà ad una seconda revisione allo scopo di ridurre in misura considerevole i livelli massimi ammessi.

    Antibiotici. L'emergenza alimentare suscitata dal rinvenimento di residui di antibiotici vietati in gamberi di allevamento di importazione ha dato luogo all'adozione di un certo numero di misure di salvaguardia. In tale contesto sarà rafforzata la sorveglianza sull'impiego di antibiotici in acquacoltura e la ricerca di antibiotici ed altri residui.

    Proliferazione di alghe nocive. La valutazione del rischio di proliferazione di alghe tossiche deve far parte integrante dello studio di fattibilità realizzato per l'avvio di un'attività nel settore dell'acquacoltura. Per l'allevamento di molluschi in regioni a rischio occorre garantire il controllo costante dell'ambiente e degli animali allevati (la normativa esiste già). La proliferazione di alghe tossiche è una delle minacce più gravi per il futuro della molluschicoltura in Europa e sfortunatamente non esiste alcun mezzo pratico per ridurre in maniera significativa l'incidenza di una proliferazione tossica o per prevederne con esattezza la comparsa. Su questo argomento è necessario approfondire le ricerche.

    4.6.2. Salute animale

    Normativa veterinaria. La Commissione ha l'obbligo di rivedere, aggiornare e semplificare regolarmente la normativa comunitaria in materia di salute degli animali acquatici e prodotti dell'acquacoltura, tenendo conto dei continui sviluppi, in particolare della grande diversità dei prodotti dell'acquacoltura e alla luce dell'esperienza pratica e delle conoscenze scientifiche acquisite sul piano internazionale.

    A livello degli allevatori è importante incoraggiare il partenariato tra aziende e sviluppare buone pratiche di gestione, comprese misure preventive allo scopo di impedire l'introduzione di nuovi agenti patogeni e la trasmissione di malattie agli stock selvatici e di allevamento. Occorre inoltre studiare il modo di introdurre nuove specie senza mettere in pericolo gli stock esistenti.

    Anoplura marina. Sono in corso ampie ricerche per trovare una soluzione a tale problema ed è necessario portare avanti tale attività. è opportuno altresì incoraggiare l'adozione di misure di gestione, quali ad esempio i controlli, la messa a riposo e l'applicazione di trattamenti coordinati tra aziende contigue. Occorrerebbe inoltre includere le misure di gestione per la lotta all'anoplura marina nella prevista riformulazione della normativa comunitaria sulle malattie dei pesci; in tale sede sarebbe opportuno esaminare la necessità di creare zone di esclusione.

    Farmaci per uso veterinario. Per rispondere ai bisogni specifici dell'acquacoltura, la Commissione ha proposto alcune modifiche alla normativa farmaceutica in vigore [25].

    [25] COM(2001) 404 def. del 26 novembre 2001

    4.7. Benessere degli animali

    * Migliorare il benessere dei pesci di allevamento

    Il benessere degli animali in cattività è un fattore determinante per far accettare all'opinione pubblica le tecniche di allevamento. Il comitato permanente della Convenzione europea sulla protezione degli animali negli allevamenti (Consiglio d'Europa) sta attualmente elaborando una raccomandazione sui pesci di allevamento, con la partecipazione dei servizi della Commissione europea. Una volta approvata tale raccomandazione, la Commissione presenterà eventualmente al Consiglio una proposta di normativa specifica sulla protezione dei pesci d'allevamento, come previsto dalla direttiva 98/58/CE riguardante la protezione degli animali negli allevamenti [26]. Ci si augura di migliorare con questo l'immagine dell'acquacoltura intensiva presso l'opinione pubblica.

    [26] Direttiva 98/58/CE del Consiglio,GU L 221 dell'8 agosto 1998.

    4.8. Aspetti ambientali

    * Mitigare l'impatto dei rifiuti

    * Gestire la domanda di pesci selvatici da destinare all'accrescimento

    * Sviluppare strumenti che permettano di ridurre l'incidenza dei pesci fuoriusciti dagli allevamenti, delle specie non indigene e degli OGM

    * Prevenzione e lotta integrata all'inquinamento

    * Adottare criteri e orientamenti specifici per la valutazione dell'impatto ambientale dell'acquacoltura

    * Riconoscere e rafforzare l'impatto positivo della coltura estensiva e del ripopolamento

    * Ricercare soluzioni al problema della predazione da parte di specie selvatiche protette

    Eutrofizzazione. La direttiva 91/676/CEE del Consiglio [27] persegue lo scopo di ridurre l'inquinamento delle acque causato o indotto dai nitrati provenienti da fonti agricole, compresa la dispersione o lo scarico di effluenti di allevamento. La Commissione esaminerà l'opportunità di estendere il campo di applicazione della direttiva in esame all'acquacoltura intensiva.

    [27] Direttiva 91/676/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. GU L 375 del 31.12.1991.

    Esistono diversi modi per attenuare l'incidenza dei rifiuti di nutrienti, che meritano di essere presi in considerazione dagli Stati membri e dalle imprese private: si potrebbe ad esempio integrare l'acquacoltura nella gestione dei bacini costieri e dei bacini fluviali, insediare gli impianti di produzione nelle regioni in cui lo scambio di acqua è buono, usare mangimi e metodi di alimentazione degli animali migliori e fare ricorso alla rotazione (rotazione dei siti in cui sono installate le gabbie per accelerare la ricostituzione del fondale). Oggi esistono attrezzature che permettono di trattare gli effluenti negli impianti terrestri e gli allevatori possono chiedere per la loro installazione un contributo dello SFOP; nel frattempo potrebbero essere messi a punto nuovi sistemi di raccolta dei rifiuti da piazzare sotto le gabbie, cofinanziabili dallo SFOP. La Commissione invita le autorità competenti degli Stati membri ad agevolare la concessione delle autorizzazioni pubbliche necessarie per sviluppare questi tipi di attrezzature. Occorre inoltre mettere a disposizione degli allevatori un numero sufficiente di siti per praticare la rotazione.

    Allevamento di pesci selvatici. L'allevamento di anguille e tonno rosso attualmente dipende dalla cattura di pesce selvatico in quanto per ora non si è riusciti a garantire la riproduzione controllata di tali specie in cattività. L'allevamento del tonno ha un'incidenza sempre maggiore sulla pesca del tonno nel Mediterraneo e potrebbe influire sui redditi dei pescatori a causa delle catture di novellame. La Commissione terrà conto di questa situazione nel quadro delle iniziative di gestione di questo tipo di pesca.

    Pesci fuoriusciti, specie allogene e OGM. La Commissione ha finanziato ricerche sulla diversità del salmone selvatico dell'Atlantico, minacciata da pesci di allevamento fuoriusciti dagli impianti. Sono tuttavia necessari ulteriori studi. L'iniziativa avviata nel febbraio 2000 dalla NASCO e dagli allevatori di salmone dell'Atlantico settentrionale, intesa a fissare orientamenti per ridurre al minimo il numero di salmoni fuoriusciti, è particolarmente meritevole di sostegno. La Commissione valuterà l'opportunità di elaborare norme vincolanti per l'attuazione di tali orientamenti estendendole eventualmente ad altre specie e ceppi ittici.

    La Commissione ritiene che tutti gli Stati membri dovrebbero aderire al codice di condotta del CIEM sull'introduzione e il trasferimento di organismi marini [28] in modo da prevenire le introduzioni accidentali. Essa proporrà regole di gestione relative all'introduzione di specie acquatiche non indigene, ispirandosi alle disposizioni del suddetto codice.

    [28] Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare. 1995

    La Commissione ha finanziato alcuni progetti di ricerca relativi ai rischi potenziali della presenza di pesci transgenici negli impianti degli allevamenti, per garantire che l'Europa disponga dell'esperienza necessaria per affrontare i problemi di sicurezza. Essa sta tuttavia esaminando la necessità di adottare una normativa specifica sui pesci transgenici.

    Anche l'introduzione di nuove specie da allevare, in particolare di specie non indigene, può essere all'origine dell'introduzione di malattie. Per questo sono indispensabili pratiche di gestione adeguate e prudenti, abbinate all'adozione di misure preventive a livello degli allevatori.

    Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (PRII). Le attività coperte dalla direttiva 96/61/CE del Consiglio [29] richiedono la concessione di autorizzazioni "secondo un approccio integrato e periodicamente rivedute", relative all'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo, la prevenzione e l'eliminazione dei rifiuti, l'uso dell'energia, la prevenzione dei gli incidenti e la pulizia dei siti. Le condizioni di concessione di tali autorizzazioni si basano sulle "migliori tecniche disponibili" (MTD). La Commissione organizza uno scambio di informazioni su tali tecniche, che sfocerà nell'elaborazione di documenti di riferimento ad esse relativi (documenti BREF). La direttiva PRII copre sostanzialmente attività industriali potenzialmente molto inquinanti, ma anche l'allevamento intensivo (suini e pollame). La Commissione esaminerà l'opportunità di inserire l'acquacoltura intensiva nel campo di applicazione della suddetta direttiva e di elaborare un adeguato documento BREF.

    [29] Direttiva 96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996 sulla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, GU L 257 del 10 ottobre 1996

    Valutazione dell'impatto ambientale (VIA). Per decidere la localizzazione dell'attività delle aziende che praticano l'allevamento ittico intensivo sarebbe opportuno applicare sistematicamente procedure precise di valutazione dell'impatto ambientale, adatte al tipo e alle dimensioni delle attività proposte e in funzione della sensibilità stimata del bacino idrico di ricevimento. La Commissione esaminerà la fattibilità dell'elaborazione di criteri e di orientamenti specifici per la realizzazione delle valutazioni di impatto ambientale per l'acquacoltura.

    Piscicoltura estensiva. Data la sua scarsa redditività economica, l'acquacoltura ecologica potrà svilupparsi solo grazie ad aiuti pubblici. La Commissione invita gli Stati membri a riconoscere il ruolo positivo della piscicoltura estensiva, anche in considerazione delle sue potenzialità per il turismo e le attività ricreative ed educative orientate alla conoscenza della natura.

    Alcuni aspetti ambientali connessi all'utilizzazione di vasche od altri bacini idrici per l'acquacoltura possono beneficiare del sostegno finanziario comunitario nel quadro delle misure per l'agricoltura e la conservazione dei paesaggi previste dai programmi di sviluppo rurale [30]. La revisione intermedia dei progetti di sviluppo rurale darà una prima idea dell'efficacia di tale sostegno finanziario. L'itticoltura estensiva può ricevere un sostegno finanziario, a certe condizioni, anche attraverso lo SFOP e sarebbe opportuno ampliare tale possibilità. Gli allevatori dovrebbero anche pensare all'uso di etichette con l'indicazione dell'origine, in quanto la qualità del pesce allevato secondo il metodo estensivo è ben diversa da quella dei pesci della stessa specie di allevamento intensivo. I pesci allevati secondo il metodo estensivo possono offrire un vantaggio sul piano commerciale.

    [30] Regolamento (CE) n. 1257/1999 del Consiglio, del 17 maggio 1999, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) e che modifica ed abroga taluni regolamenti

    Ripopolamento. Il pesce usato per il ripopolamento deve provenire da riproduttori locali per evitare il rischio di interazione genetica negativa con gli stock selvatici. Gli Stati membri devono pensare alla possibilità di sviluppare allevamenti allo scopo precipuo di favorire il ripopolamento delle acque interne.

    Predazione da parte di specie protette. La Commissione ritiene che le autorità competenti dovrebbero studiare metodi che permettano di proteggere i pesci di allevamento dai predatori selvatici. A norma dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE del Consiglio [31], gli Stati membri possono adottare misure che limitano l'incidenza delle specie di uccelli protetti per prevenire gravi danni alla pesca e alle acque e per la protezione della flora e della fauna.

    [31] Direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, GU L 103 del 25.4.1979.

    4.9. Ricerca

    * Estendere le opportunità di finanziamento della ricerca e di sviluppo tecnologico

    * Individuare le priorità della ricerca

    Ricerca nelle imprese. L'acquacoltura è un settore industriale autonomo che dovrebbe provvedere da solo alle proprie esigenze in materia di ricerca e sviluppo.. Tuttavia, l'attuale situazione finanziaria di numerosi segmenti dell'acquacoltura non permette alle imprese private di sostenere i costi delle attività di ricerca e sviluppo. Per questo motivo le imprese devono essere aiutate nel quadro di programmi nazionali di ricerca e attraverso incentivi comunitari di interesse generale, come ad esempio il sostegno delle attività di ricerca nelle PMI. Si prevede che in futuro anche lo SFOP potrà mettere a disposizione fondi supplementari per le ricerche applicate su piccola scala nelle imprese dedite all'acquacoltura.

    Coordinamento. Soltanto gli istituti di ricerca specializzati dispongono delle capacità tecniche per compiere la maggior parte delle ricerche necessarie. La Commissione ritiene che i ricercatori potrebbero coordinare le loro attività con le autorità nazionali e con l'industria.

    Il sesto programma quadro. Esiste un evidente fabbisogno di ricerca su scala europea a supporto dell'acquacoltura nel quadro della politica comune della pesca. L'impatto ambientale dell'acquacoltura e le altre interazioni di tale attività, nonché gli aspetti sanitari connessi alla piscicoltura e alla molluschicoltura hanno una grande importanza strategica: è pertanto necessario finanziare la ricerca per sostenere lo sviluppo della politica comunitaria nel contesto del Sesto Programma Quadro (2002-2006) [32]. Inoltre, gli aspetti relativi alla salute dei consumatori e alla qualità della produzione saranno esaminati nel quadro di programmi di ricerca europei orizzontali relativi alla qualità e alla sicurezza degli alimenti.

    [32] Decisione 1513/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2002, relativa al sesto programma quadro di azioni comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione, volto a contribuire alla realizzazione dello Spazio europeo della ricerca e all'innovazione (2002-2006).

    Priorità della ricerca. Alcune delle maggiori necessità in materia di ricerca nel settore dell'acquacoltura sono identificate nel capitolo 5.4 del piano di azione a favore della diversità biologica nel settore della pesca. L'approvazione del sesto programma quadro offrirà possibilità supplementari per rafforzare le priorità della ricerca connesse al piano d'azione. Altri importanti aspetti su cui merita concentrare le attività di ricerca e sviluppo sono stati sottolineati nei capitoli precedenti della presente comunicazione.

    5. CONCLUSIONI

    La strategia della Commissione per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea persegue i seguenti obiettivi:

    * creare posti di lavoro sicuri a lungo termine, in particolare nelle zone dipendenti dalla pesca;

    * garantire ai consumatori la disponibilità di prodotti sani, sicuri e di qualità, nonché promuovere livelli elevati di salute e benessere degli animali;

    * sostenere un'attività ecocompatibile.

    Il settore dell'acquacoltura riuscirà a creare occupazione soltanto se sarà in grado di diventare un settore economicamente redditizio ed autosufficiente. Hanno una particolare rilevanza, in questo contesto, aspetti come lo sviluppo della produzione, il mercato, la formazione e la disciplina.

    Lo sviluppo della produzione può seguire un ritmo più sostenuto di quello registrato negli ultimi tempi, ma è necessario che l'acquacoltura rimanga un'attività orientata al mercato. A tal fine è necessario attuare tutta una serie di azioni "strutturali": aumentare il numero di specie allevate, smettere di incoraggiare la costruzione di nuovi impianti per segmenti il cui mercato è vicino alla saturazione, sviluppare strumenti che permettano di controllare l'andamento della produzione e dei mercati, garantendo l'informazione di tutti i soggetti interessati, migliorare la commercializzazione, la comunicazione, le attività promozionali e pubblicitarie in generale, migliorare i partenariati tra produttori e promuovere infine buone pratiche di gestione. Occorre altresì pensare alle misure preventive intese ad evitare l'introduzione di nuovi agenti patogeni e la trasmissione di malattie agli stock di allevamento e agli stock selvatici. Il regolamento relativo allo SFOP sarà adattato per tener conto di queste nuove sfide e di questi nuovi obiettivi.

    Anche gli aspetti relativi alla qualità sono di grande importanza: l'Unione ha creato gli indispensabili strumenti legislativi e di incentivazione e l'iniziativa spetta ora ai produttori e alle loro associazioni. Il settore in pieno sviluppo della produzione biologica continuerà ad espandersi, anche se è comunque necessario stabilire una definizione comune di "acquacoltura biologica", con norme e criteri specifici.

    Un fattore cruciale che limita lo sviluppo della produzione è la disponibilità di spazio e di acque pulite. La dipendenza dalle risorse locali potrà essere ridotta grazie allo sviluppo di determinate tecnologie, come i sistemi di ricircolo dell'acqua e l'uso di gabbie e filari in mare aperto. Questo non può tuttavia risolvere tutti i problemi. Per un'idonea integrazione dell'acquacoltura nelle altre attività costiere sarà necessaria una gestione integrata della zona costiera.

    La formazione è necessaria per permettere, in futuro, l'occupazione di personale tecnico e dirigenziale qualificato, in particolare di donne.

    È necessario inoltre, (e lo rammentiamo agli Stati membri) coinvolgere maggiormente tutti i soggetti interessati nel processo di pianificazione strategica del settore dell'acquacoltura, a livello locale, nazionale e internazionale. La Commissione incoraggia il settore ad autoregolamentarsi e ad aderire al sistema EMAS.

    Per garantire la disponibilità di prodotti sani per i consumatori, la Commissione sta affrontando il tema cruciale della sicurezza dei prodotti nell'ambito della revisione in atto della normativa esistente, con l'adozione delle nuove disposizioni relative alle diossine e con il rafforzamento della sorveglianza sui residui di antibiotici. La Commissione è altresì impegnata nella riformulazione di tutta una serie di direttive chiave in materia di salute pubblica e salute degli animali e nell'aggiornamento della normativa sui farmaci veterinari. Inoltre, è in corso un aggiornamento regolare e un adattamento della normativa sulla salute degli animali alla luce degli sviluppi registrati nel settore, dell'esperienza pratica e delle nuove conoscenze scientifiche.

    A livello internazionale la Commissione contribuisce alle attività intese a migliorare il benessere dei pesci di allevamento. Essa esaminerà l'opportunità di proporre una normativa in materia entro breve.

    Per incoraggiare lo sviluppo di un settore rispettoso dell'ambiente, la Commissione esaminerà l'opportunità di elaborare criteri e orientamenti specifici per la valutazione dell'impatto ambientale dell'acquacoltura. Probabilmente proporrà inoltre di estendere il campo di applicazione della direttiva sui nitrati (91/676/CE) all'allevamento ittico intensivo. Anche l'inclusione della piscicoltura intensiva nel campo di applicazione della direttiva PRII (96/61/CE) permetterà di migliorare il rispetto dell'ambiente in generale e contribuirà a rassicurare i consumatori europei sull'ecocompatibilità del settore.

    Per ridurre al minimo altri rischi potenziali per l'ambiente, la Commissione intende elaborare norme relative al contenimento dei pesci di allevamento e alla gestione dell'introduzione di specie acquatiche allogene, nonché adottare una normativa specifica sui pesci transgenici.

    La Commissione invita le autorità nazionali competenti a riconoscere i vantaggi potenziali dell'acquacoltura estensiva sull'ambiente e a sostenere questa attività. Sarà inoltre necessario prendere provvedimenti per proteggere questo tipo di allevamento dalla predazione di specie selvatiche.

    Occorre infine intensificare l'attività di ricerca sull'acquacoltura. L'attività di R&S nel settore dell'acquacoltura su scala europea, strettamente legata alle tematiche della politica comune della pesca, deve trovare il suo spazio nel quadro dei programmi di finanziamento della ricerca a livello europeo. Le ricerche relative allo sviluppo industriale dell'acquacoltura saranno finanziate dal settore stesso, con il concorso di programmi nazionali e di incentivi comunitari generali, quali ad esempio i finanziamenti per la ricerca concessi alle PMI, benché in futuro sia prevista la possibilità di un contributo a tali attività erogato nel quadro dei programmi nazionali finanziati dallo SFOP.

    ALLEGATO

    >SPAZIO PER TABELLA>

    * Anno previsto per la realizzazione dell'azione.

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