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Document 52000IE0477

    Parere del Comitato economico e sociale sul tema «Seguito del Vertice mondiale sullo sviluppo sociale»

    GU C 168 del 16.6.2000, p. 34–42 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

    52000IE0477

    Parere del Comitato economico e sociale sul tema «Seguito del Vertice mondiale sullo sviluppo sociale»

    Gazzetta ufficiale n. C 168 del 16/06/2000 pag. 0034 - 0042


    Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Seguito del Vertice mondiale sullo sviluppo sociale"

    (2000/C 168/10)

    Il Comitato economico e sociale, nel corso della sessione plenaria del 29 aprile 1999, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 23, paragrafo 3, del Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema di cui sopra.

    La Sezione "Relazioni esterne", incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Etty, in data 14 aprile 2000.

    Il Comitato economico e sociale ha adottato il 27 aprile 2000, nel corso della 372a sessione plenaria, con 107 voti favorevoli, 1 voto contrario e 6 astensioni, il seguente parere.

    1. Introduzione

    1.1. Dal 26 al 30 giugno 2000, durante una Sessione straordinaria che si terrà a Ginevra, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite valuterà l'attuazione dei risultati del Vertice mondiale per lo sviluppo sociale di Copenaghen (1995), e discuterà le iniziative ulteriori.

    1.2. Il "Vertice sociale" del 1995 ha affrontato tre questioni principali:

    - l'eliminazione della povertà;

    - la promozione dell'integrazione sociale; e

    - la promozione della piena occupazione.

    1.3. A conclusione del Vertice si è proceduto ad adottare una dichiarazione sullo sviluppo sociale ed un programma d'azione per la sua attuazione. Il nocciolo della dichiarazione era costituito da dieci impegni assunti dagli Stati membri, la grande maggioranza dei quali era rappresentata dai rispettivi capi di Stato e/o di governo. Tali impegni sono i seguenti:

    Impegno 1: Creare un contesto economico, politico, sociale, culturale e giuridico che consentirà alle persone di realizzare lo sviluppo sociale.

    Impegno 2: Conseguire l'obiettivo di eliminare la povertà nel mondo, attraverso provvedimenti nazionali e una cooperazione internazionale risolutivi, in quanto imperativo etico, sociale, politico ed economico dell'umanità.

    Impegno 3: Promuovere l'obiettivo della piena occupazione come priorità fondamentale delle nostre politiche economiche e sociali, nonché mettere uomini e donne in condizione di ottenere posti di lavoro sicuri e sostenibili attraverso un impiego ed un lavoro produttivo liberamente scelto.

    Impegno 4: Incentivare l'integrazione sociale promuovendo società stabili, sicure ed eque, fondate sulla promozione e protezione di tutti i diritti umani, nonché sulla non discriminazione, sulla tolleranza, sul rispetto per la diversità, sulle pari opportunità, sulla solidarietà, sulla sicurezza e sulla partecipazione di tutti i cittadini, inclusi i gruppi e gli individui svantaggiati e vulnerabili.

    Impegno 5: Promuovere il pieno rispetto per la dignità umana, realizzare l'uguaglianza tra donne e uomini e l'equità in questo campo, come pure riconoscere e potenziare la partecipazione ed i ruoli di guida delle donne nella vita politica civile, economica, sociale e culturale, nonché nello sviluppo.

    Impegno 6: Promuovere e conseguire gli obiettivi dell'accesso universale ed equo ad un'istruzione di qualità, dei più alti standard possibili di salute fisica e mentale, nonché dell'accesso di tutti all'assistenza sanitaria di base, impegnandosi, in particolare, ad eliminare le disuguaglianze relative alle condizioni sociali, senza distinzioni riferite alla razza, all'origine nazionale, al sesso, all'età o a eventuali invalidità, rispettando e promuovendo le nostre culture comuni e specifiche, puntando a rafforzare il ruolo della cultura nello sviluppo, preservando le basi fondamentali dello sviluppo sostenibile fondato sulle persone, e contribuendo al pieno sviluppo delle risorse umane ed allo sviluppo sociale. L'obiettivo di queste attività è quello di eliminare la povertà, promuovere l'occupazione piena e produttiva e incoraggiare l'integrazione sociale.

    Impegno 7: Accelerare lo sviluppo delle risorse economiche, sociali ed umane in Africa e nei paesi meno sviluppati.

    Impegno 8: Garantire che gli eventuali programmi di adeguamento strutturale includano obiettivi di sviluppo sociale, soprattutto l'eliminazione della povertà, la promozione della piena e produttiva occupazione, e il miglioramento dell'integrazione sociale.

    Impegno 9: Migliorare notevolmente e/o utilizzare in maniera più efficace le risorse disponibili, per conseguire gli obiettivi del Vertice attraverso azioni nazionali e cooperazione a livello regionale e internazionale.

    Impegno 10: Realizzare un quadro migliorato e rafforzato per la cooperazione internazionale, regionale e subregionale mirata allo sviluppo sociale, in uno spirito di partnership, attraverso le Nazioni Unite e altre istituzioni multilaterali.

    1.4. I preparativi per la Sessione straordinaria riguardante il follow-up della dichiarazione di Copenaghen e del programma di azione sono iniziati nel settembre del 1997 con la creazione di un Comitato di preparazione.

    Nel corso del 1999 gli Stati membri dell'ONU hanno inviato relazioni sul rispetto degli impegni assunti. Tali relazioni sono state discusse e valutate durante una riunione della Commissione per lo sviluppo sociale del Consiglio economico e sociale dell'ONU nel febbraio di quest'anno.

    1.5. Quanto ai preparativi a livello regionale, per motivi non completamente chiari, l'Europa è stata omessa dall'ONU. L'organo ONU che, secondo logica, dovrebbe occuparsene, è la Commissione economica per l'Europa, la quale è ad esempio responsabile dei preparativi regionali del follow-up del Vertice sulle donne svoltosi nel 1995 a Pechino. Il Consiglio d'Europa è intervenuto ed ha organizzato una conferenza preparatoria, la "Conferenza europea sullo sviluppo sociale", svoltasi a Dublino il 18 e 19 gennaio: in tale occasione sono state discusse le relazioni degli Stati membri del Consiglio d'Europa e si è lavorato in maniera più approfondita sugli impegni 1, 2 e 4, nel quadro di gruppi di lavoro.

    2. L'UE ed il "Vertice sociale"

    2.1. L'attuazione dei dieci impegni di Copenaghen è naturalmente innanzitutto di competenza dei singoli Stati membri, cosa che è importante sottolineare nel contesto del presente parere. L'UE ha tuttavia manifestato un notevole interesse per il Vertice di Copenaghen nel 1994 e nel 1995; la Comunità europea ha formulato una comunicazione sul Vertice ed ha tenuto ampie consultazioni con la società civile (compreso il Comitato economico e sociale e gli ambienti socioeconomici ivi rappresentati). Un'ampia delegazione della CE, di cui il Comitato faceva parte, ha partecipato al Vertice sociale.

    2.2. La Comunità europea non ha presentato al Segretariato dell'ONU alcuna relazione riguardante l'attuazione. Ora come ora la comunicazione della Commissione del 1996 sul follow-up del Vertice mondiale sullo sviluppo sociale da parte della Comunità europea non costituisce più, ovviamente, una base di valutazione adeguata. Il Comitato si rende conto che alla Commissione non competeva l'obbligo di elaborare una relazione. Tuttavia, tenendo conto dell'impegno 10, ritiene che la Commissione abbia perduto un'occasione per dimostrare alla comunità internazionale come la cooperazione tra gli Stati membri abbia dato un valore aggiunto alle rispettive politiche nazionali in materia di povertà, integrazione sociale e, soprattutto, occupazione.

    2.3. In questi ultimi anni la Presidenza dell'UE ha espresso la propria posizione sull'attuazione dei risultati del Vertice sociale in diverse occasioni, l'ultima durante la 54a sessione dell'Assemblea generale dell'ONU.

    3. Osservazioni di carattere generale

    3.1. Nel parere elaborato nel febbraio 1995 sul Vertice di Copenaghen il Comitato ha formulato una serie di osservazioni e raccomandazioni che appaiono tuttora pertinenti e che comprendono le seguenti azioni:

    - Un'iniziativa dell'Unione europea per mettersi alla testa di una campagna per una più ampia ratifica e la piena applicazione della Convenzione OIL n. 144 sulla Consultazione tripartita (adesso, nel 2000, per questa campagna l'UE potrebbe concentrarsi sui paesi candidati all'adesione, sui propri partner nel processo di Barcellona, sui paesi Mercosur e ACP).

    - Misure intese a promuovere lo sviluppo sociale attraverso il commercio internazionale (il Comitato ha elaborato queste prime proposte nel parere del 1999 sull'OMC e nei recenti pareri sulla politica commerciale dell'UE).

    - Misure intese a combattere il lavoro minorile (nel 1999 l'OIL ha adottato una nuova convenzione sulle peggiori forme di lavoro minorile). La rapida ratifica di questa nuova convenzione da parte di tutti i 15 Stati membri rappresenterebbe un gesto significativo dell'UE nei confronti della comunità internazionale. Inoltre i due Stati membri che ancora non hanno ratificato la Convenzione OIL n. 138 sull'età minima (l'Austria ed il Regno Unito) dovrebbero fare uno sforzo per ratificarla in tempi molto rapidi. In questo momento, inoltre, il Comitato intende incoraggiare l'UE e tutti i suoi Stati membri a sostenere finanziariamente i programmi OIL intesi ad eliminare il lavoro minorile.

    - Incoraggiare gli Stati membri ad usare la propria influenza per persuadere il FMI, la Banca mondiale, l'OCSE e le banche per lo sviluppo regionale della necessità impellente di lavorare a più stretto contatto con l'OIL (a questo punto si potrebbe aggiungere l'OMC a questo elenco), e insistere affinché l'UE faccia uno sforzo congiunto per contribuire a democratizzare queste organizzazioni e accrescerne la trasparenza.

    - Migliorare la coerenza della politica estera, di sicurezza, commerciale, agricola e della politica dello sviluppo dell'UE (a questo proposito il Comitato, cinque anni dopo il Vertice di Copenaghen, ritiene che una maggiore coerenza sia necessaria in particolare nella lotta contro la povertà nel mondo, e per la prevenzione di conflitti armati).

    - Dare un contributo chiaro e definito nel processo di follow-up, selezionando, per azioni coordinate su scala europea, un numero limitato di iniziative nel campo della creazione di posti di lavoro, della lotta alla povertà e dell'esclusione sociale.

    3.2. Benché, come già detto, l'attuazione sia di primaria responsabilità degli Stati membri, un'azione concertata a livello UE può creare un notevole valore aggiunto. Il Comitato ha espresso tale convinzione sin dal 1995, nell'ultima raccomandazione contenuta nel parere summenzionato (punto 13.2). In tale documento, affrontando il problema della cooperazione regionale, il Comitato si è concentrato sulla cooperazione nell'UE. Il processo di ampliamento, lo sviluppo della cooperazione euromediterranea e lo sviluppo delle relazioni con i paesi ACP suggeriscono decisamente l'opportunità di valutare, in maniera realistica, ulteriori aree geografiche in cui un contributo dell'UE potrebbe risultare significativo per le possibilità di successo del "processo di Copenaghen".

    3.3. Visti i settori della politica sociale in cui l'UE ha realizzato notevoli progressi che potrebbero presentare interesse anche per altri gruppi di paesi, e tenuto conto delle limitate risorse disponibili e dell'agenda dell'ONU, in cui la lotta alla povertà avrà quest'anno un ruolo centrale, non si può non pensare alla politica occupazionale ed al modo in cui essa è stata sviluppata. Ciò non significa, ovviamente, che l'UE ed i suoi Stati membri non dovrebbero cercare di potenziare i loro sforzi nel campo della cooperazione allo sviluppo, nonché di alleviare il debito dei paesi in via di sviluppo più poveri: significa invece che è soprattutto nel campo della politica occupazionale che l'UE, attraverso la cooperazione regionale, può prestare un contributo particolarmente valido agli sforzi compiuti da determinati partner.

    3.4. Negli ultimi cinque anni l'OIL, alla quale l'ONU ha attribuito la responsabilità di promuovere la piena occupazione (impegno 3) nel "processo di Copenaghen", ha svolto un lavoro importante. Essa è giunta alla conclusione che, mentre in alcuni paesi industrializzati ed in via di industrializzazione si è registrato un certo miglioramento nel campo della creazione di posti di lavoro, nonché in quello della riduzione della disoccupazione e sottoccupazione, in molte aree del mondo, soprattutto tra i paesi in via di sviluppo e nei paesi in fase di transizione, la situazione occupazionale ed il progresso nella lotta alla povertà non sono soddisfacenti, e in alcuni paesi si è addirittura registrato un peggioramento(1). L'OIL ha chiesto nuovi sforzi in materia di creazione di posti di lavoro, miglioramento della qualità dei posti di lavoro, formazione e pari opportunità sul posto di lavoro. Essa sostiene che in questo processo un elemento importante sia la ratifica e l'attuazione delle sue stesse convenzioni fondamentali ed il follow-up della propria dichiarazione del 1998 sui principi e i diritti fondamentali sul luogo di lavoro. Ha chiesto una nuova strategia occupazionale con dimensioni globali e nazionali.

    Affinché questo progetto abbia successo, l'OIL ritiene fondamentale un'azione coordinata con le altre agenzie dell'ONU, in particolare con le istituzioni di Bretton Woods, l'OCSE ed altre organizzazioni regionali. A questo proposito il Comitato rileva anche che gli eventi recenti hanno dimostrato un urgente bisogno di riforma per le istituzioni ONU, in particolare per quanto riguarda il loro carattere democratico e la trasparenza del loro processo di definizione e attuazione delle politiche. Le critiche rivolte al FMI, alla Banca mondiale ed all'OMC, e la resistenza nei loro confronti sono state chiaramente motivate dall'idea che queste istituzioni non prestano sufficiente attenzione all'effetto negativo della globalizzazione dell'economia mondiale.

    4. Osservazioni specifiche

    4.1. Già nel 1995 il Comitato giudicava necessario che l'OIL avesse un ruolo di primo piano nell'attuazione dei risultati del Vertice sullo sviluppo sociale. Il Comitato ritiene che, in effetti, la promozione attiva della dichiarazione OIL del 1998 possa essere estremamente positiva per una strategia di promozione dell'occupazione che sia efficace a livello mondiale. Raccomanda caldamente che l'UE si impegni in tal senso, sia politicamente che finanziariamente. La partecipazione dell'UE deve anche includere uno sforzo inteso a garantire la ratifica da parte di tutti gli Stati membri delle convenzioni OIL sui diritti fondamentali dell'uomo. Oltre alle lacune riscontrate negli Stati UE in relazione alla ratifica della convenzione n. 138 sull'età minima di cui al punto 3.1, il Comitato ricorda nuovamente che la convenzione OIL n. 111 contro la discriminazione (lavoro e professione) (n. 111) ancora non è stata ratificata dal Lussemburgo.

    4.2. Il Comitato nutre preoccupazione per il fatto che la politica economica sfugge sempre più ai controlli politici. Di conseguenza l'UE ed i suoi Stati membri devono insistere sulla necessità di chiari orientamenti di politica sociale per le politiche del FMI e della Banca mondiale che poggino sugli impegni assunti a Copenaghen e ribadiscano l'importanza che questi ultimi attribuiscono alle norme fondamentali sul lavoro dell'OIL. Devono inoltre proseguire i loro sforzi intesi a stabilire un forum di lavoro permanente tra l'OIL e l'OMC sulle norme fondamentali sul lavoro negli accordi commerciali multilaterali. Tenuto conto in particolare degli sviluppi alla Conferenza interministeriale dell'OMC a Seattle, il Comitato accoglie con favore tutte quelle iniziative che possono portare ad una maggiore comprensione (e quindi anche a misure concrete) atta a promuovere le norme fondamentali sul lavoro.

    Nelle loro attività nei paesi in via di sviluppo e in quelli in fase di transizione le società multinazionali sono tenute a rispettare gli Orientamenti dell'OCSE per le società multinazionali e la Dichiarazione tripartita dell'OIL riguardante le società multinazionali e la politica sociale. Il Comitato confida che il riesame degli Orientamenti dell'OCSE attualmente in corso porti all'inclusione di riferimenti a tutte le norme fondamentali sul lavoro dell'OIL (ad esempio: la libertà di associazione, le contrattazioni collettive, il lavoro forzato, la discriminazione nel lavoro e nell'occupazione e il lavoro minorile).

    4.3. Quanto agli Stati candidati dell'Europa centrale e orientale, il Comitato raccomanda che l'UE appoggi lo sviluppo di una strategia di occupazione in linea con il "processo di Lussemburgo". Ciò aiuterà i governi di questi paesi a cercare soluzioni sostenibili per i rispettivi problemi occupazionali interni, e allo stesso tempo contribuirà ad introdurre nella regione un elemento fondamentale del modello sociale europeo.

    4.4. Nelle relazioni con gli Stati limitrofi del bacino del Mediterraneo, l'UE dovrebbe incoraggiare i governi partner a coinvolgere nelle loro politiche sull'occupazione le organizzazioni dei datori di lavoro, i sindacati ed altri ambienti socioeconomici interessati più intensamente rispetto al passato, qualora ciò sia possibile in un contesto regionale. Occorrerebbe inoltre sviluppare ulteriormente gli elementi che fanno parte della dimensione sociale della cooperazione stabilita a Barcellona (formazione professionale, dialogo sociale).

    4.5. Il Comitato ritiene che nei paesi ACP, in particolare in quelli dell'Africa sub-sahariana (cfr. impegno 7), l'UE dovrebbe proseguire gli sforzi fatti negli ultimi anni per aiutare a creare i Consigli economici e sociali, che, per i gruppi d'interesse socioeconomici, rappresentano, potenzialmente, importanti strumenti per influenzare e aiutare a realizzare le politiche dei loro rispettivi governi in materia di occupazione.

    4.6. Circa lo sviluppo delle iniziative di cui al punto 3.1, ultimo trattino, il Comitato auspica che la Commissione si concentri soprattutto sui gruppi più poveri e maggiormente vittime dell'esclusione dell'Unione europea.

    4.7. Il Segretario generale dell'ONU ha chiesto coerenza nel follow-up dei vari vertici svoltisi negli anni '90. Tenendo conto di ciò, e anche facendo riferimento al parere relativo al Vertice mondiale sulle donne, svoltosi a Pechino, che sta elaborando contemporaneamente a questo, il Comitato ricorda che il fatto che la povertà sia una situazione che coinvolge sempre più le donne è stato un motivo centrale di preoccupazione alla conferenza di Pechino nel 1995. Il Comitato fa riferimento ai precedenti punti 3.3 e 3.4 e sottolinea, a questo proposito, l'importanza della componente "di genere" nelle aree individuate dall'OIL come destinatarie di un intervento. Lo stesso vale per le nostre proposte di aiuti UE per gli Stati candidati dell'Europa centrale e orientale, nel Mediterraneo e nell'Africa sub-sahariana (cfr. punti 4.3, 4.4 e 4.5).

    4.8. Gli ambienti socioeconomici rappresentati al Comitato hanno un ruolo importante da svolgere ai fini dello sviluppo sociale. E' sorprendente che l'ONU abbia conferito alle ONG una funzione particolare nell'organizzare il seguito del Vertice sociale del 1995, ma che manifestamente non consideri altrettanto importanti le federazioni dei datori di lavoro, i sindacati, i consumatori, le organizzazioni degli agricoltori, gli organismi assistenziali ecc. In particolare, il ruolo delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei sindacati è stato un elemento di discussione tra molti paesi in via di sviluppo e i paesi industrializzati. Ciò costituisce fonte di particolare preoccupazione per il Comitato. La Commissione europea deve affrontare la questione e chiarire, nel corso della sessione straordinaria dell'Assemblea generale di Ginevra, che queste organizzazioni, a carattere fortemente rappresentativo, sono ONG molto particolari, se si tratta di sviluppo sociale, e che non soltanto esprimono le opinioni dei loro membri, ma spesso partecipano alla definizione ed all'attuazione delle politiche. La Commissione europea deve inoltre far sì che gli ambienti socioeconomici siano rappresentati nelle delegazioni nazionali degli Stati membri alla sessione straordinaria di Ginevra. Il Comitato chiede alla Commissione di invitare, come nel 1995, suoi rappresentanti a far parte della delegazione che invierà a tale sessione.

    Bruxelles, 27 aprile 2000.

    La Presidente

    del Comitato economico e sociale

    Beatrice Rangoni Machiavelli

    (1) Cfr. le relazioni, pubbicate dalle Nazioni Unite nel 1999, "Human Development Report" (Rapporto sullo sviluppo umano) e "Poverty Report" (Rapporto sulla povertà).

    ALLEGATO I

    al parere del Comitato economico e sociale

    Valutazione preliminare dell'attuazione

    Al Segretariato dell'ONU sono pervenute relazioni provenienti da una gran parte degli Stati membri, (fra cui tutti gli Stati membri dell'UE), dalle Commissioni regionali dell'ONU (ad eccezione della Commissione economica per l'Europa), dai fondi e dai programmi ONU, dalle agenzie specializzate, comprese le istituzioni di Bretton Woods, da altre istituzioni intergovernative come le banche di sviluppo regionale, nonché dall'OCSE.

    Sebbene tali documenti contengano elementi positivi, emerge chiaramente che per molti aspetti sono stati registrati solo progressi limitati rispetto ai tre temi principali di Copenaghen. Il Segretariato ONU ritiene che molti obiettivi contenuti nel programma d'azione non saranno conseguiti nel periodo di tempo pattuito, ed in alcuni casi si sono registrate gravi battute d'arresto. Fra le cause principali si rilevano le gravi difficoltà economiche che molti paesi hanno attraversato negli ultimi anni a seguito della crisi finanziaria e dei relativi sviluppi. Una certa preoccupazione è anche data dal fatto che il risalto recentemente conferito alle politiche finanziarie ed economiche spesso non ha favorito lo sviluppo, e che il prevalere di un numero limitato di obiettivi e parametri macroeconomici rispetto agli aspetti sociali, politici, culturali ed ambientali sia stato negativo.

    Stando al Segretariato dell'ONU i settori nei quali sono stati realizzati dei progressi sono i seguenti:

    - maggiore consapevolezza e impegno in materia di sviluppo sociale come obiettivo primario dell'azione di governo e come base di mobilitazione della società civile;

    - progressi verso l'eliminazione della povertà, sebbene discontinui, lenti e disorganici;

    - rinnovata speranza che la piena occupazione sia un obiettivo possibile, per quanto il progresso sia stato lento e minacciato da una disoccupazione spesso latente, dallo sviluppo dell'occupazione non ufficiale e dalla mancanza di protezione sociale;

    - progresso continuo nel campo dell'alfabetizzazione, declino della mortalità infantile e aumento della speranza di vita, iscrizione alle scuole e accesso ai servizi sociali di base, nonostante problemi locali a volte gravi;

    - un trattamento basato sulla parità e sull'equità tra uomini e donne sta diventando una realtà in vaste aree del mondo, nonostante il persistere della tendenza che fa delle donne le prime ad essere escluse in momenti di crisi e ristrutturazione;

    - la maggioranza dei governi ha investito dove vi è più bisogno, ed ha aumentato la quota di risorse nazionali destinate allo sviluppo sociale in termini relativi e spesso assoluti.

    Tra le "aree di regressione" individuate dal Segretariato dell'ONU figurano le seguenti:

    - i conflitti locali e regionali hanno causato difficoltà di integrazione sociale in un numero sempre maggiore di regioni del mondo;

    - il mondo in generale è diventato un luogo con più disuguaglianze, con divari sempre crescenti in termini di reddito, occupazione, accesso ai servizi sociali e opportunità di partecipazione alle istituzioni pubbliche e della società civile;

    - contrariamente all'impegno preso a Copenaghen di rafforzare la cooperazione per lo sviluppo sociale attraverso l'ONU, le risorse destinate allo sviluppo sociale nel quadro della cooperazione internazionale sono diminuite, nonostante la comunità internazionale si sia nuovamente impegnata a ridurre il debito per i paesi più poveri;

    - dopo il Vertice di Copenaghen l'onere rappresentato dall'ammortamento del debito è notevolmente cresciuto, riducendo ulteriormente le risorse disponibili per lo sviluppo sociale;

    - con la liberalizzazione dei flussi di capitali, il mondo è diventato più vulnerabile agli shock finanziari improvvisi, con gravi conseguenze sociali quando le vere vittime di questi shock sono sempre meno in grado di cambiare la propria situazione sociale.

    Nel novembre 1999 il Segretariato dell'ONU aveva individuato nelle relazioni ricevute le seguenti 11 tematiche trasversali, che avrebbe voluto analizzare più a fondo per valutare il progresso/regresso e per trarne spunto per ulteriori iniziative:

    1. Disuguaglianza: data la crescente disuguaglianza tra uno stato e l'altro e all'interno di uno stesso stato, come si potrebbero distribuire più equamente i frutti dello sviluppo tra i vari stati e al loro interno? La disuguaglianza è il prezzo da pagare per la crescita economica, oppure è un ostacolo alla crescita?

    2. Finanziamento dei servizi sociali: sono sempre più numerosi i servizi sociali destinati ai gruppi sociali più vulnerabili. Tuttavia prestazioni mirate e commisurate ai redditi effettivi possono avere, in alcuni casi, un effetto dirompente sulla solidarietà sociale, che, a sua volta, provoca un declino nella qualità dei servizi in questione e nelle risorse ad essi destinate. Come è possibile conciliare la solidarietà e la sostenibilità con la necessità di una maggiore efficienza e selettività nella prestazione di servizi sociali?

    3. Urbanizzazione: mentre la maggior parte dei poveri vive ancora in aree rurali, il mondo, e ciò vale soprattutto per i paesi in via di sviluppo, si sta rapidamente trasformando in un pianeta urbano. Alla luce di questa trasformazione, come è possibile distribuire al meglio le scarse risorse tra le aree rurali e le aree urbane? Come può lo sviluppo sociale tener conto al meglio dei bisogni specifici di ogni settore della società?

    4. "Working poor" (persone che lavorano, ma hanno redditi molto bassi): benché in molte aree del mondo la disoccupazione sia diminuita, spesso i nuovi posti di lavoro sono di bassa qualità, e comportano quindi salari bassi e scarsa protezione sociale. È sempre più chiaro che il lavoro non è sufficiente a far uscire i popoli da una situazione di povertà. Come è stato affrontato il crescente fenomeno dei "working poor", e che cosa si può fare per migliorare i salari più bassi sul mercato del lavoro?

    5. Occupazione non ufficiale: in molti paesi in via di sviluppo il settore dell'occupazione ufficiale rappresenta una quota del mercato del lavoro ridotta e in declino. Inoltre il settore non ufficiale non è più un monopolio dei paesi in via di sviluppo, e, in tutto il mondo il settore non ufficiale sta crescendo in simbiosi con il settore ufficiale. Che cosa si può fare per migliorare i redditi e la protezione sociale nel settore non ufficiale, senza minare la potenzialità del settore ufficiale di creare posti di lavoro?

    6. Rivalutazione del settore pubblico: il processo delle riforme economiche ha in molti casi indebolito la capacità dello stato di promuovere lo sviluppo sociale. Una delle lezioni apprese dalle recenti crisi finanziarie è che la liberalizzazione e la privatizzazione non dovrebbero svolgersi a spese di un adeguato quadro normativo. Per vigilare sul processo di riforma economica e creare un ambiente favorevole allo sviluppo sociale occorre un settore pubblico forte e trasparente.

    7. Decentramento: la tendenza verso il decentramento e la delega di responsabilità alle amministrazioni locali si è affermata chiaramente. Il decentramento porta spesso a una maggiore partecipazione e responsabilità, ma non necessariamente ad un'equa distribuzione delle risorse tra le regioni ed i gruppi di popolazione. Come si possono conciliare al meglio questi interessi contrastanti?

    8. APD in diminuzione: per quanto certi Stati abbiano aumentato gli aiuti pubblici diretti, la tendenza generale è al ribasso, nonostante gli impegni espressi a Copenaghen. Quali strategie possono essere applicate per invertire questa tendenza?

    9. Interventi in situazioni di crisi: le scarse risorse per lo sviluppo vengono inoltre destinate ad un numero sempre più elevato di interventi in situazioni di crisi. Tali interventi sono molto più dispendiosi, in termini umani e finanziari, rispetto alla prevenzione della crisi ed alla promozione a più lungo termine dello sviluppo umano. Le guerre, i conflitti locali ed i disastri naturali hanno avuto un impatto negativo sullo sviluppo sociale.

    10. Necessità di strategie efficaci per attuare gli impegni presi al Vertice per lo sviluppo sociale. Il fatto che agli impegni non faccia seguito l'attuazione resta un grave problema. Occorre lavorare ancora di più sullo sviluppo delle strategie, degli strumenti e della capacità necessaria per attuare con successo gli impegni presi a Copenaghen.

    11. Il servizio del debito è diventato un onere globale che pesa molto sullo sviluppo sociale. Come si può ridurre efficacemente il peso del debito, in modo che abbia un impatto positivo sulla spesa sociale in crescita?

    ALLEGATO II

    al parere del Comitato economico e sociale

    Osservazioni particolari del parere del CES del 1995 in merito al "Vertice mondiale per lo sviluppo sociale" (CES 4/95 - GU C 110 del 2.5.1995)

    1. Principi

    1.1. I principi enunciati nella Comunicazione della Commissione, che si spera saranno riflessi nei risultati del Vertice mondiale per lo sviluppo sociale, riscuotono l'approvazione del Comitato, che è particolarmente favorevole al primo: il rispetto per i diritti umani e la democrazia, compreso il dialogo fra datori di lavoro e lavoratori e la partecipazione della società civile, non può essere disgiunto dallo sviluppo sociale. Il Comitato è convinto che tali diritti siano davvero fondamentali e universali, e spera che il Vertice adotterà tale principio nella formulazione esplicita usata dalla Commissione. Invita inoltre gli Stati membri che ancora non lo avessero fatto, ad includere tale principio nei rispettivi ordinamenti e nel comportamento a livello nazionale e internazionale, allo scopo di promuovere un vero sviluppo sociale a livello mondiale.

    1.2. Un prezioso strumento pratico per stimolare il dialogo fra datori di lavoro e lavoratori e promuovere la partecipazione della società civile allo sviluppo sociale nel mondo è la Convenzione n. 144 del 1976 dell'OIL sulla consultazione tripartita per promuovere l'applicazione di norme internazionali del lavoro. È un peccato che tale strumento non sia menzionato dalla Commissione. L'applicazione della Convenzione n. 144 promuove sia la democrazia che la pace sociale. Il Comitato ritiene che l'Unione europea, sulla base del suo primo principio, dovrebbe condurre una campagna per una più ampia ratifica e la piena applicazione di tale Convenzione da parte dei paesi membri dell'OIL. Tale campagna dovrebbe iniziare con delle consultazioni al fine di arrivare alla ratifica di tale Convenzione da parte di tutti gli Stati membri dell'UE.

    2. Obiettivi

    2.1. Il Comitato mette in risalto e sostiene le attività dell'Unione europea destinate, con un'azione multilaterale, a stimolare lo sviluppo sociale attraverso il commercio internazionale. Riconosce che i negoziati sull'argomento debbono continuare nell'ambito dell'OMC (Organizzazione mondiale del commercio) e approva l'approccio generale dell'UE in proposito. L'Unione europea deve sforzarsi seriamente affinché all'interno dell'OMC sia data priorità a questa tematica. Il Comitato considera una priorità incoraggiare i paesi a ratificare le Convenzioni dell'OIL sui diritti fondamentali dell'uomo, sulla libertà di associazione e la protezione del diritto sindacale (1948) (per lavoratori e datori di lavoro), sul diritto di organizzazione e di contrattazione collettiva (1949), sul lavoro forzato (1930) e l'abolizione del lavoro forzato (1957). Le Convenzioni sulla libertà di associazione e la contrattazione collettiva sono state ratificate da tutti gli Stati membri dell'UE mentre le altre Convenzioni sui diritti fondamentali dell'uomo sono state ratificate dalla stragrande maggioranza dei paesi membri dell'OIL, compreso un gran numero di paesi in via di sviluppo.

    2.2. Il Comitato nota con rammarico che la Convenzione OIL contro la discriminazione nel lavoro e l'occupazione (1958), che ha la stessa natura e importanza delle Convenzioni summenzionate ed è altrettanto ampiamente ratificata, non è menzionata dalla Commissione nell'attuale contesto. Deve indubbiamente trattarsi di un'omissione involontaria. Durante il terzo incontro del Comitato preparatorio del Vertice sociale, svoltosi lo scorso mese a New York, l'UE ha illustrato quanta importanza assegna ai principi contenuti nella suddetta Convenzione. Il Comitato esorta quindi l'Unione europea a correggere tale mancanza ed a includere la suddetta Convenzione Antidiscriminazione nella campagna proposta. Essa dovrebbe logicamente anche servire come strumento di espressione per alcune opinioni ed intenzioni dell'Unione europea relative allo sradicamento della povertà e dell'emarginazione, espresse, ad esempio, nel secondo paragrafo delle Conclusioni del documento della Commissione (parità fra uomini e donne).

    2.3. Il Comitato attribuisce grande importanza al miglioramento della posizione della donna attraverso l'accesso al lavoro retribuito e all'istruzione. Quest'ultima, particolarmente per le donne e le giovani, è un elemento chiave nella battaglia contro la povertà e la sovrappopolazione. Laddove le donne sono più istruite, infatti, la percentuale di mortalità infantile e quella delle nascite si riducono.

    2.4. Il contenuto essenziale delle Convenzioni menzionate ai punti 11.1 e 11.2 è la base dell'approccio alla "clausola sociale" già proposta dal Comitato in vari pareri, approccio, che, evidentemente, non ha niente in comune con il protezionismo. Al contrario, un'applicazione generalizzata dei principi favorirebbe maggiori scambi, fornendo ai lavoratori la possibilità di godere tutti degli stessi diritti e ai consumatori la ragionevole garanzia che i prodotti che acquistano non sono il frutto di lavoro in condizioni disumane. In proposito, il Comitato richiama anche l'attenzione sul lavoro di analisi che l'OCSE sta effettuando su tale tematica, i cui risultati possono offrire valide argomentazioni per ulteriori negoziati.

    2.5. Un modo efficace per incoraggiare i governi a ratificare e rispettare le Convenzioni importanti dell'OIL consiste nel garantire aiuto e preferenze commerciali in via prioritaria ai paesi che applicano strategie efficaci di autentico sviluppo sociale. Ciò potrebbe costituire un contributo significativo dell'Unione europea all'aumento delle risorse destinate allo sviluppo sociale, che si rivelerà necessario anche se il Vertice riuscirà a utilizzare le risorse esistenti in modo più efficiente. In proposito il Comitato accoglie con favore il Regolamento del Consiglio (CE) n. 3281/94 del 19 dicembre 1994, che applica un piano quadriennale di tariffe preferenziali generalizzate (1995-1998) per alcuni prodotti industriali provenienti da paesi in via di sviluppo.

    2.6. Le proposte della Commissione possono contribuire a creare condizioni di vita e di lavoro più umane per il lavoro minorile, che potrebbe gradualmente scomparire con l'avvento di misure generali per il miglioramento del "benessere" (condizioni di lavoro, opportunità di istruzione ecc.).

    2.7. La ratifica e il rispetto delle Convenzioni dell'OIL e l'effettivo sviluppo di politiche sociali sono egualmente il prodotto del buon governo. La politica commerciale e la politica dello sviluppo proposta nel punto precedente dovrebbero garantire l'impiego più efficiente delle risorse esistenti. I paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo dovrebbero introdurre al tempo stesso delle misure per ridurre la corruzione nelle transazioni economiche fra Nord e Sud, che spesso costituiscono un grave ostacolo al progresso socioeconomico.

    2.8. Se l'Unione europea intende davvero inserire il concetto di sviluppo sociale nelle politiche elaborate dal FMI, dalla Banca mondiale e dalle banche per lo sviluppo regionale, dovrà esercitare attivamente la propria influenza su tali istituzioni per convincerle a cooperare con l'OIL molto più intensamente che in passato, in particolare nelle operazioni di adeguamento strutturale. L'Unione europea deve tenere nella debita considerazione l'impatto dei programmi di adeguamento strutturale sui poveri, ad esempio nei cambiamenti della politica sanitaria, dell'istruzione e agricola.

    2.9. Il Comitato ribadisce quanto già detto in precedenti pareri, e cioè che è arrivato il momento di costruire le condizioni e gli strumenti in grado di stimolare la crescita economica, il commercio e la distribuzione di ricchezza e opportunità globali, collegando il tutto a un processo di sviluppo compatibile con il progresso sociale e la protezione dell'ambiente. Ciò richiede che l'UE si impegni a rendere più coerenti fra loro la politica estera, della sicurezza, commerciale e dello sviluppo. Il Comitato sollecita l'UE ad assumere tale impegno al Vertice mondiale per lo sviluppo sociale di Copenaghen, considerando anche la coincidenza fra il Vertice stesso e l'insediamento dell'OMC.

    3. Mezzi: risorse e follow-up

    Il Comitato sottolinea il valore dell'intenzione della Commissione di aiutare i paesi in via di sviluppo (in particolare i più poveri) con misure atte a stimolare una graduale integrazione del settore non regolamentato nell'economia. A tale riguardo, sottolinea l'importanza della funzione che le ONG, le organizzazioni dei produttori agricoli, le cooperative e le organizzazioni femminili possono svolgere, accanto a quella delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei sindacati.

    4. Conclusioni

    4.1. Il Comitato apprezza la determinazione con cui l'Unione europea esprime nelle conclusioni l'intenzione di contribuire maggiormente ai negoziati multilaterali sulle norme e le Convenzioni. Ciò dovrà essere fatto con una precisa distinzione dei ruoli e delle responsabilità. Il Comitato fa riferimento, in tale contesto, al recente parere di iniziativa adottato il mese scorso sul tema "Le relazioni fra l'UE e l'Organizzazione internazionale del lavoro".

    4.2. Infine il Comitato raccomanda vivamente all'Unione europea, compresi i lavoratori, i datori di lavoro ed altri gruppi di interesse socioeconomico rappresentativi, un contributo chiaro e definito nel processo di follow-up del Vertice sociale, selezionando, per un'azione coordinata su scala europea, un numero limitato di iniziative nel campo della creazione di posti di lavoro, della lotta alla povertà e dell'integrazione sociale. Pur essendo competenza dei governi nazionali applicare le decisioni del Vertice, in quest'ultimo sarà probabilmente sottolineato il valore della cooperazione regionale nel processo di applicazione stessa. Il successo del Vertice acquisterà certo maggiore risalto se un gruppo consistente di paesi, come quelli riuniti nell'Unione europea, stabiliranno un esempio di tale cooperazione nelle loro regioni. La Commissione è invitata a preparare una proposta sulla base delle politiche esistenti dell'Unione europea nel campo dell'occupazione, della povertà e dell'emarginazione sociale.

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