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Document 52000DC0567

Comunicazione della Commissione al Consiglio ed al Parlamento europeo - L'innovazione in un'economia fondata sulla conoscenza

/* COM/2000/0567 def. */

52000DC0567

Comunicazione della Commissione al Consiglio ed al Parlamento europeo - L'innovazione in un'economia fondata sulla conoscenza /* COM/2000/0567 def. */


COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO ED AL PARLAMENTO EUROPEO - L'innovazione in un'economia fondata sulla conoscenza

INDICE

1. Introduzione

1.1 L'innovazione come fattore chiave della politica delle imprese

1.2 Necessità della Comunicazione

1.3 Contenuto della Comunicazione

2. Orientamenti della politica d'innovazione europea

2.1 Progressi compiuti a partire dal Piano d'azione per l'innovazione del 1996

2.2 Tutti gli Stati membri hanno una politica d'innovazione

2.3 La riforma del sistema dei brevetti sta procedendo

2.4 Il contesto amministrativo e normativo è ancora troppo complesso

2.5 Incoraggiamento degli investimenti nell'innovazione

2.6 Promozione della ricerca che alimenta l'innovazione

2.7 Promozione dell'assorbimento di tecnologia da parte delle imprese

2.8 Creazione di "valli tecnologiche"

2.9 Le nuove imprese basate sulla tecnologia: una priorità emergente

3. Prestazioni dell'Unione nel campo dell'innovazione

3.1 Insufficiente capacità di lanciare nuovi prodotti e servizi

3.2 Globalizzazione e innovazione

3.3 Scarsità dei laureati e studenti con qualifiche adeguate

3.4 L'innovazione trarrà vantaggio dal rafforzamento della ricerca nell'Unione

3.5 Necessità di aumentare la diffusione della tecnologia

3.6 Necessità di rafforzare la capacità innovativa dei settori tradizionali

3.7 La crescente importanza del settore dei servizi

3.8 Innovazione e tutela dell'ambiente

4. Cinque obiettivi

Obiettivo 1 Coerenza delle politiche d'innovazione

Obiettivo 2 Un quadro normativo che favorisca l'innovazione

Obiettivo 3 Favorire la creazione e la crescita di imprese innovative

Obiettivo 4 Migliorare le interfacce chiave del sistema di innovazione

Obiettivo 5 Una società aperta all'innovazione

5. Riepilogo

ALLEGATO: Quadro comparativo dell'innovazione in Europa

1. Introduzione

L'obiettivo della presente Comunicazione è quello di definire le linee direttrici di una politica atta a dare impulso all'innovazione nell'Unione.

L'importanza dell'innovazione è stata sottolineata dal Consiglio europeo tenutosi a Lisbona nel marzo 2000. In risposta alle sfide della globalizzazione e della nuova economia fondata sulla conoscenza, il Consiglio europeo ha invocato un programma ambizioso per la creazione di infrastrutture per la conoscenza, la promozione dell'innovazione e della riforma economica, e la modernizzazione dei sistemi di assistenza sociale e d'istruzione. Tutto ciò è contenuto nell'obiettivo strategico fissato a Lisbona per il prossimo decennio: fare dell'Unione l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile, con un sempre maggior numero di posti di lavoro migliori e una maggiore coesione sociale.

Perché l'obiettivo di Lisbona possa essere realizzato, l'innovazione deve permeare l'economia ed essere accettata dalla società. L'innovazione è essenziale per garantire la competitività delle imprese europee ed è pertanto una componente importante della politica delle imprese, oltre che uno degli obiettivi principali della politica della ricerca.

Per ciò che concerne la ricerca, il Consiglio europeo di Lisbona ha sottoscritto gli obiettivi contenuti nella Comunicazione "Verso uno spazio europeo della ricerca" [1] della Commissione europea volta a favorire un aumento dell'efficienza e dell'impatto innovativo dello sforzo di ricerca compiuto in Europa, e ha invocato passi concreti per attuarli. Le politiche delle imprese e della ricerca si arricchiscono a vicenda, in particolare per quanto riguarda l'innovazione basata sulla tecnologia [2].

[1] COM(2000) 6.

[2] Secondo la definizione che la Commissione dà nel Libro verde sull'innovazione de 1995, costituiscono innovazione "il rinnovo e l'ampliamento della gamma dei prodotti e dei servizi, nonché dei mercati ad essi associati; l'attuazione di nuovi metodi di produzione, d'approvvigionamento e di distribuzione; l'introduzione di mutamenti nella gestione, nell'organizzazione e nelle condizioni di lavoro, nonché nelle qualifiche dei lavoratori" (Bollettino dell'Unione europea, supplemento 5/95).

La presente Comunicazione esamina i progressi compiuti nell'Unione per favorire l'innovazione da parte delle imprese, indaga quali dovrebbero essere le nuove priorità, e definisce le linee direttrici della politica per i prossimi quattro anni.

1.1. L'innovazione come fattore chiave della politica delle imprese

Le conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona hanno richiamato l'attenzione su due esigenze:

- ricavare il massimo beneficio in termini di innovazione dagli sforzi di ricerca compiuti a livello nazionale e comunitario,

- creare un ambiente favorevole per la costituzione e lo sviluppo di imprese innovative.

Queste priorità riflettono, innanzi tutto, l'importanza dell'innovazione tecnologica come generatrice di nuovi prodotti, servizi e processi, nonché gli ostacoli incontrati da questo tipo di innovazione e, secondariamente, la necessità che l'innovazione (basata o meno sulla tecnologia) si diffonda dai "motori primi" andando a rinvigorire l'intero tessuto economico e sociale.

Sta principalmente alle imprese europee raccogliere la sfida dell'innovazione, mostrare la propria creatività e utilizzarla per conquistare nuovi mercati. La Commissione ha recentemente pubblicato una Comunicazione [3] che definisce i requisiti che tutte le imprese, indipendentemente dalle dimensioni, dalla forma giuridica, dal settore e dall'ubicazione, devono soddisfare per avere il potenziale di crescita e di sviluppo che consenta di contribuire all'obiettivo generale.

[3] Sfide per la politica delle imprese nell'economia fondata sulla conoscenza , COM(2000) 256 def.

Per sopravvivere nel nuovo ambiente concorrenziale, le imprese non possono permettersi di rimanere inattive. Devono essere aperte a nuove idee, a nuovi modi di operare, all'adozione di nuovi strumenti e attrezzature, ed essere in grado di assimilarli e di trarne vantaggio. La promozione dell'innovazione deve rappresentare una delle componenti principali di una moderna politica delle imprese. Ciò significa rinforzare la politica delle imprese tramite misure specificamente dirette a incoraggiare la costituzione e la crescita di aziende che agiscano da "motori primi", nonché il flusso di innovazione da queste ultime all'imprenditoria nel suo complesso.

Questo processo richiede pertanto la creazione di ulteriori condizioni atte a favorire in maniera specifica la creazione e la crescita di imprese ad elevato contenuto innovativo (spesso basate su tecnologie avanzate), la circolazione di nuove idee e tecnologie, e la creazione di un contesto in cui le imprese possano assorbirle e trarne vantaggio.

Garantire la creazione di queste condizioni è l'obiettivo della politica d'innovazione oggetto della presente Comunicazione.

1.2 Necessità della Comunicazione

La Commissione europea ha richiamato l'attenzione sul deficit europeo in termini di innovazione nel Libro verde sull'innovazione del 1995 [4]. Il successivo Primo piano d'azione per l'innovazione in Europa [5] (1996) contiene le linee d'azione per la sua attuazione da parte degli Stati membri e della Commissione.

[4] COM(95) 688 def.

[5] COM(96) 589 def.

Da allora la tendenza alla globalizzazione e allo sviluppo di un'economia basata sulla conoscenza, esemplificata dall'ascesa di Internet, ha subito un'accelerazione. Come è stato osservato al Consiglio europeo di Lisbona, in questo momento è più che mai importante per le imprese europee impadronirsi dell'innovazione per poter avere successo in un ambiente sempre più concorrenziale.

Dal Piano d'azione del 1996 sono stati compiuti significativi progressi, riepilogati nel capitolo 2 della presente comunicazione. Gli Stati membri hanno introdotto, a livello sia nazionale sia regionale, una ampia gamma di politiche e misure tese a favorire l'innovazione e la Commissione ha contribuito adeguando i propri programmi in linea con gli obiettivi del Piano d'azione e tenendo conto dell'aspetto dell'innovazione nella normativa comunitaria relativa alle attività d'impresa, in particolare in materia di concorrenza, di diritti di proprietà intellettuale e di mercato interno.

Nonostante questi sforzi, la prestazione complessiva dell'Unione nel campo dell'innovazione non è migliorata rispetto a quella dei suoi concorrenti principali.

Il Consiglio europeo di Lisbona ha invocato l'introduzione di un quadro comparativo dell'innovazione in Europa. Questa Comunicazione presenta la prima versione di tale quadro comparativo (cfr. Allegato), compilato sulla base dei dati statistici attualmente disponibili. Si tratta del primo esercizio di questo tipo eseguito a livello di UE. Da questa prima versione, nonché da altri dati [6] risulta che, nonostante le prestazioni di diversi Stati membri nel campo dell'innovazione siano già pari o addirittura superiori a quelle dei maggiori concorrenti dell'Europa, la maggior parte di essi deve ulteriormente accrescere i propri sforzi.

[6] Cfr. Documento di lavoro della Commissione [SEC reference to be added].

Si sta delineando il pericolo di un "divario di innovazione", he separi le regioni in base alla rispettiva capacità di trarre vantaggio e prosperare nella nuova economia. Per contrastare questa tendenza, vi è notevole spazio per migliorare le prestazioni nel campo dell'innovazione traendo insegnamento dalle "buone prassi". Inoltre vi è un evidente divario tra le imprese che sono in grado di adeguarsi e quelle che hanno difficoltà a superare la resistenza al cambiamento nonché gli ostacoli strutturali all'innovazione.

Continua a sussistere una mancanza di coesione, permangono cioè ampie differenze tra le prestazioni dei diversi Stati membri e delle diverse regioni. In questa situazione di persistente frammentazione del sistema dell'innovazione europeo (esemplificato dalla relativa debolezza delle alleanze tecnologiche tra le imprese) non si realizzano appieno i vantaggi del mercato interno. È pertanto necessario rinnovare il messaggio del Primo piano d'azione per l'innovazione in Europa: in una situazione in cui l'innovazione viene frenata, è necessario, per porvi rimedio e realizzare l'obiettivo di Lisbona, coordinare gli sforzi compiuti sia dagli Stati membri sia a livello comunitario. Tale è l'obiettivo della presente Comunicazione.

1.3 Contenuto della Comunicazione

Al fine di incoraggiare un sistema di innovazione paneuropeo veramente efficace vengono proposti cinque obiettivi prioritari:

- Coerenza delle politiche di innovazione

- Un quadro normativo favorevole all'innovazione

- Favorire la creazione e la crescita di imprese innovative

- Migliorare le interfacce chiave del sistema di innovazione

- Una società aperta all'innovazione

Il capitolo 2 esamina gli orientamenti della politica d'innovazione europea e il capitolo 3 esamina le attuali prestazioni dell'Unione nel campo dell'innovazione. Nel capitolo 4 vengono illustrati i cinque obiettivi con l'indicazione di quanto deve essere svolto in vista della loro realizzazione e delle scadenze. Il capitolo 5 riepiloga le principali linee d'azione.

2. Orientamenti della politica d'innovazione europea

A partire dal Piano d'azione del 1996 sono state adottate diverse politiche e misure per favorire l'innovazione, sia a livello degli Stati membri sia a livello europeo. La Commissione sta raccogliendo e analizzando informazioni sulle politiche d'innovazione attuate nell'Unione tramite il progetto "Trend chart on innovation in Europe" (Analisi delle tendenze dell'innovazione in Europa) lanciato nel 1999. Da tale analisi, la prima del suo genere nel campo della politica d'innovazione, è possibile distinguere varie tendenze, riassunte in questo capitolo [7] insieme agli sviluppi a livello di UE.

[7] Per maggiori dettagli consultare la SEC [reference to be added].

Sebbene nella maggior parte dei casi sia ancora troppo presto per trarre conclusioni affidabili, risultano evidenti alcuni progressi.

2.1 Progressi compiuti a partire dal Piano d'azione per l'innovazione del 1996

Il Piano d'azione era saldamente fondato su una visione di tipo "sistemico", ossia considerava l'innovazione non come un processo che conduce dalla nuova conoscenza al nuovo prodotto lungo un percorso lineare, ma come il risultato di complesse interazioni tra svariati individui, organizzazioni e fattori ambientali. Negli ultimi anni questa visione è andata sempre più affermandosi.

L'innovazione è stata ribaditaquale obiettivo fondamentale nel Quinto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (RST) [8] adottato nel 1998. In tutti i suoi programmi tematici sono state istituite "cellule" di innovazione al fine di garantire -lo sfruttamento e il trasferimento delle tecnologie. Allo stesso scopo sono stati adattati i criteri di valutazione e le norme che si applicano allo sfruttamento e alla diffusione dei risultati della ricerca. Ciascun progetto di ricerca comprende un "Piano d'attuazione della tecnologia" che consente di monitorare l'utilizzo dei risultati e di valutare il loro impatto sociale ed economico.

[8] Decisione n. 182/1999/CE del 22.12.1998.

Il Quinto programma quadro per la RST comprende un programma "orizzontale" per "Promuovere l'innovazione e incoraggiare la partecipazione delle PMI", contenente una serie di misure volte alla promozione e alla formulazione delle politiche, nonché misure specifiche a vantaggio delle PMI.

L'esperienza acquisita attraverso i programmi tematici e orizzontali nel campo della ricerca e dell'innovazione confluirà nel dibattito sulle proposte della Commissione per la realizzazione di uno spazio europeo della ricerca, e nella preparazione di future azioni comunitarie nel campo della ricerca, compresi i programmi quadro.

La promozione delle capacità di ricerca e innovazione e della loro integrazione è stata inserita come priorità in tutti gli ambiti di intervento dei Fondi strutturali.

Nell'ambito della riorganizzazione della Commissione avvenuta nel 1999, la politica d'innovazione, nonché la responsabilità per l'attuazione del programma orizzontale "Promuovere l'innovazione" nell'ambito del Quinto programma quadro per la RST, è stata assegnata alla nuova DG Imprese. Questa collocazione, oltre all'inserimento dell'innovazione come obiettivo della politica di ricerca, crea un ponte tra ricerca, industria e imprenditorialità, riconoscendo allo stesso tempo che i maggiori ostacoli incontrati dagli innovatori sono in genere di natura non tecnica.

La politica dell'innovazione svolge un ruolo vitale nell'ambito dell'impegno della Comunità a migliorare le proprie prestazioni in campo economico mediante la politica e la riforma strutturale. Gli indirizzi di massima per le politiche economiche del 2000 raccomandano il perseguimento di misure politiche tese a stimolare lo sviluppo in Europa di un'economia fondata sulla conoscenza, essenzialmente attraverso la creazione di un contesto adeguato, vale a dire incrementando il coinvolgimento del settore privato, promuovendo partenariati nel campo della R&S e la creazione di nuove imprese ad alta tecnologia, e migliorando il funzionamento dei mercati del capitale di rischio.

Occorre pertanto una strategia di ampio respiro, strettamente collegata alle altre iniziative della Commissione rilevanti ai fini dell'innovazione, quali le politiche delle imprese, di R&S e regionali, nonché altre iniziative per l'attuazione della strategia di Lisbona. Ad esempio, la Task Force per la semplificazione dell'ambiente delle imprese (Business Environment Simplification Task Force - BEST, cfr. sezione 2.4) ha condotto all'identificazione della buona prassi, evolutasi nella "Procedura BEST, descritta nella recente Comunicazione della Commissione sulla politica delle imprese. La Carta europea per le piccole imprese (European Charter for Small Enterprises), accolta con favore dal Consiglio europeo di Feira del giugno 2000, definisce i principi e le linee d'azione allo scopo di realizzare il miglior contesto possibile per le piccole imprese e la piccola imprenditorialità. Le revisioni attualmente in corso degli strumenti finanziari della Comunità e le nuove iniziative in campo normativo hanno anch'esse ripercussioni sull'innovazione, come del resto anche molti elementi di "eLearning", la recente iniziativa della Commissione per l'istruzione e la formazione in una società della conoscenza, nonché della Strategia europea per l'occupazione.

2.2 Tutti gli Stati membri hanno una politica d'innovazione

La politica d'innovazione è diventata una delle nuove politiche orizzontali, in grado cioè di collegare gli ambiti delle politiche tradizionali, come quella economica, quella industriale e quella della ricerca. Tutti gli Stati membri hanno compiuto notevoli sforzi nello sviluppo di nuove strutture e strumenti per la politica d'innovazione. Si possono distinguere tre aspetti principali:

- nuove strutture amministrative, che tengono conto della natura "sistemica" dell'innovazione,

- sensibilizzazione riguardo alle esigenze di innovazione e promozione di un maggiore dialogo tra scienza, industria ed opinione pubblica ,

- sviluppo di una visione strategica e di previsioni nel campo dell'innovazione.

La Legge sull'innovazione e la ricerca adottata in Francia nel 1999 prevede, ad esempio, una serie di misure integrate per incoraggiare il trasferimento di tecnologie dagli enti pubblici di ricerca al mondo imprenditoriale, nonché per la costituzione di imprese innovative.

Molti paesi hanno istituito "consigli per l'innovazione" o ampliato il ruolo dei loro "consigli scientifici" tradizionali in maniera da comprendere anche l'aspetto dell'innovazione. I paesi a più alto tasso di innovazione considerano di importanza vitale la presenza a lungo termine di tali organismi di coordinamento ad alto livello, al fine di consentire il superamento delle infruttuose lotte tra i ministeri dovute alla "mentalità campanilista" di questi ultimi. Alcuni paesi hanno avviato un'importante opera di ri-definizione delle competenze ministeriali o addirittura creato ministeri dalla cui stessa denominazione risulta evidente l'obiettivo di favorire l'innovazione.

Orientamenti della politica d'innovazione negli Stati membri

Da qualche tempo gli Stati membri perseguono iniziative per:

- stimolare l'attività di ricerca svolta dalle aziende,

- migliorare il finanziamento dell'innovazione,

- promuovere l'assorbimento della tecnologia e la gestione dell'innovazione da parte delle PMI.

Più recentemente sono emerse ulteriori priorità:

- intensificare la collaborazione tra ricerca, università e aziende,

- promuovere i raggruppamenti e altre forme di cooperazione tra le imprese e altre organizzazioni coinvolte nel processo di innovazione,

- incoraggiare la nascita di imprese ad alto contenuto tecnologico.

Inoltre vi è crescente interesse per i seguenti tre temi:

- semplificazione delle procedure amministrative affrontate dalle imprese innovative,

- incoraggiamento dell'innovazione e della ricerca attraverso incentivi fiscali e altri metodi indiretti,

- sviluppo di una visione strategica dell'innovazione e della ricerca e sensibilizzazione dell'opinione pubblica.

Infine possono essere individuate alcune tendenze generali:

- approccio di tipo "sistemico" alla politica d'innovazione,

- aumento della complementarità tra le politiche nazionali e quelle regionali,

- nuove forme di partenariato pubblico/privato,

- nuovi ruoli della politica di governo come strumento per facilitare l'innovazione,

- volontà di affrontare le problematiche della globalizzazione.

2.3 La riforma del sistema dei brevetti sta procedendo

Gli aspetti negativi dell'attuale sistema europeo dei brevetti sono ben noti. Nel 1997 la Commissione ha pubblicato un Libro verde sul brevetto comunitario [9]. La successiva Comunicazione [10], adottata nel 1999, includeva una proposta di normativa sul brevetto comunitario. Questo garantirebbe maggiore certezza dal punto di vista giuridico e maggiore uniformità della giurisprudenza, e presenterebbe vantaggi significativi in termini sia di costi sia di semplificazione delle procedure. Il Consiglio europeo di Lisbona ha chiesto che il brevetto comunitario sia disponibile entro la fine del 2001, e il 5 luglio 2000 la Commissione ha adottato la proposta di un Regolamento sul brevetto comunitario.

[9] COM(97) 314 def.

[10] COM(99) 42 def.

L'importanza delle questioni relative alla proprietà intellettuale viene portata all'attenzione di ricercatori e imprenditori. La Commissione ha istituito servizi di informazione e di assistenza appositamente destinati ai partecipanti ai progetti di ricerca a finanziamento comunitario che partecipano ai finanziamenti comunitari per la ricerca. La stretta collaborazione tra la Commissione e l'Ufficio europeo dei brevetti (UEB) ha condotto al lancio del servizio informativo sui brevetti esp@cenet, gestito dall'UEB.

2.4 Il contesto amministrativo e normativo è ancora troppo complesso

La complessità delle procedure amministrative e normative continua a rappresentare un grave ostacolo alla creazione di nuove imprese e all'imprenditorialità nel suo complesso. Ciò si ripercuote anche sulla capacità delle imprese di svolgere attività innovative: l'eccessiva regolamentazione, ad esempio delle procedure di approvazione di nuovi prodotti, fa aumentare i costi di sviluppo e il tempo necessario per giungere alla commercializzazione.

Su richiesta del Consiglio europeo di Amsterdam del giugno 1997, la Commissione ha istituito un gruppo di esperti indipendenti (BEST [11]) con il compito di redigere proposte concrete. Sulla base delle loro raccomandazioni, nel novembre 1998 la Commissione ha sottoposto al Consiglio industria una serie di proposte per semplificare le procedure amministrative di propria competenza o di competenza degli Stati membri. I progressi compiuti verranno analizzati attraverso relazioni regolari.

[11] Task Force per la semplificazione dell'ambiente delle imprese.

2.5 Incoraggiamento degli investimenti nell'innovazione

Negli ultimi tre anni vi è stato nell'Unione un marcato miglioramento delle condizioni per i finanziamenti all'innovazione con capitale di rischio. Dati recenti [12] confermano una tendenza promettente: rispetto al 1998, il totale dei fondi raccolti attraverso la vendita di capitale azionario da parte del settore privato europeo è aumentato nel 1999 del 25 %, passando da 20,3 miliardi di EUR a 25,4 miliardi di EUR, mentre gli investimenti totali sono aumentati del 74 %, passando da 14,5 miliardi di EUR a 25,1 miliardi di EUR. Di questi, 6,8 miliardi di EUR (pari a un aumento del 70 %) sono stati investiti in tecnologia, di cui 5,2 miliardi di EUR come capitale di rischio [13]. Questo buono risultato viene tuttavia ridimensionato dal fatto che nel 1999 gli Stati Uniti hanno compiuto investimenti di capitale di rischio nel settore della tecnologia che superano di oltre tre volte l'importo investito in Europa, e che nell'anno precedente il corrispondente tasso di crescita negli Stati Uniti era stato del 108 %.

[12] Associazione europea del capitale a rischio (EVCA) e "Money for Growth: The European Technology Investment Report 1999" (PricewaterhouseCoopers)

[13] Investimenti in capitali iniziali, di avviamento e per la fase di espansione

La maggior parte degli Stati membri dedica sforzi crescenti alla promozione del finanziamento privato all'innovazione, diretto principalmente alle prime fasi del processo. Diverse iniziative vengono attuate nell'ambito del Programma quadro per la RST. In particolare, il progetto pilota I-TEC, condotto in collaborazione con il Fondo europeo per gli investimenti (FEI), favorisce l'investimento di capitale di rischio nei settori ad alta tecnologia e nella fase d'avviamento delle imprese innovative; è stato istituito un helpdesk (LIFT) per fornire assistenza nella ricerca finanziamenti per lo sfruttamento dei risultati della ricerca finanziata dall'UE; infine, i programmi di ricerca UE prevedono azioni intese a promuovere l'interfaccia fra gli aspiranti imprenditori, le PMI e gli investitori [14]. Quanto appreso attraverso queste iniziative viene diffuso attraverso il collegamento in rete degli investitori e la fornitura di formazione e di strumenti.

[14] Ad esempio, il Forum sulle biotecnologie e la finanza (Biotechnology and Finance Forum) istituito congiuntamente dal programma di ricerca tematica "Life Sciences" e dalla Associazione europea degli operatori di borsa

A seguito del Consiglio europeo di Amsterdam, che invocava un programma di sostegno finanziario per le PMI innovative, la Commissione ha adottato, nel maggio 1998, una serie di misure. La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha lanciato il "Piano d'azione speciale di Amsterdam" e, in cooperazione con il FEI [15], lo "strumento tecnologico europeo".

[15] Cfr. "Iniziativa per la crescita e l'occupazione. Provvedimenti d'assistenza finanziaria per le imprese di piccole e medie dimensioni (PMI) innovative e creatrici di posti di lavoro", COM(2000) 266 def.

Per rinforzare queste azioni, nonché i suoi legami con il FEI, la BEI ha lanciato nel giugno 2000 la "Iniziativa Innovazione 2000". I legami di cooperazione esistenti assicureranno la complementarità e la sinergia fra il Programma quadro e l'iniziativa della BEI.

2.6 Promozione della ricerca che alimenta l'innovazione

L'attività di R&S svolta dalle imprese private è un importante indicatore della capacità di innovazione di una nazione. Le modalità adottate dagli Stati membri per migliorare le proprie prestazioni in questo campo sono svariate. I paesi in cui le imprese svolgono una limitata attività di R&S tendono ad adottare programmi generali e incentivi fiscali, mentre i paesi relativamente forti da questo punto di vista spesso adottano misure riservate ad alcuni tipi di imprese (come le nuove imprese, le PMI, le imprese a crescita rapida o le imprese che svolgono un'intensa attività di ricerca), a settori specifici e a particolari "tecnologie chiave", o a obiettivi specifici (quali l'aumento del numero di ricercatori nelle imprese). Nei Paesi Bassi, ad esempio, dove la detrazione dell'imposta sul reddito e dei contributi previdenziali dallo stipendio lordo dei dipendenti è a carico dei datori di lavoro, questi possono ridurre l'importo versato alle autorità competenti nel caso in cui si tratti di personale di R&S, alleviando così gli oneri salariali delle proprie attività in questo ambito.

I paesi detti di coesione investono considerevoli somme nel superamento delle debolezze strutturali che ostacolano lo svolgimento delle attività di R&S da parte delle imprese. I programmi generali pluriennali di vasta portata, varati nell'ambito dei Fondi strutturali, svolgono ancora un ruolo importante, ma essi vengono sempre più spesso integrati da incentivi fiscali miranti a stimolare gli investimenti delle imprese in attività di R&S. Questo sistema è ormai consolidato o in corso di attuazione in diversi Stati membri.

Poiché gran parte dello sforzo di ricerca dell'UE ha luogo negli istituti di ricerca e negli istituti d'istruzione superiore, è importante favorire e rafforzare la loro interazione con l'industria. Per far ciò occorre, tra l'altro, promuovere il trasferimento della tecnologia dagli istituti pubblici di ricerca all'industria e alle aziende "spin-off", con l'obiettivo di aumentare l'impatto innovativo della loro attività di ricerca.

2.7 Promozione dell'assorbimento di tecnologia da parte delle imprese

La promozione del trasferimento di tecnologia alle PMI e la loro capacità di assorbirla è uno dei pilastri tradizionali della politica d'innovazione, che vede come fattori fondamentali per il suo successo l'adozione di un approccio orientato alla domanda, il trasferimento di know-how innovativo "tacito" e la vicinanza fisica alla fonte della tecnologia. Per consentire tutto ciò sono stati istituiti parchi scientifici, centri per la tecnologia regionali, uffici di collegamento negli enti accademici e negli istituti di ricerca e progetti dimostrativi. Il programma svedese TUFF [16], ad esempio, consente alle PMI di costituire dei raggruppamenti sufficientemente forti da poter diventare clienti degli enti pubblici che forniscono tecnologia per la ricerca e lo sviluppo.

[16] TUFF: Teknikutbyte För Företag

È in continuo aumento il numero dei responsabili politici che rifiutano la dicotomia tra "incoraggiamento dell'R&S" dall'alto e "assorbimento di tecnologia" dal basso. In base alla visione "sistemica", le barriere invisibili che ostacolano l'innovazione nascono da differenze di natura principalmente culturale o manageriale tra coloro che svolgono attività di ricerca nel settore pubblico e coloro che ne utilizzano i risultati nel settore privato. L'enfasi crescente attorno al settore privato nel suo doppio ruolo di utilizzatore di tecnologia e di "traduttore" delle esigenze del mercato in stimoli per la ricerca ha condotto alla nascita di un nuovo obiettivo politico, ossia il "miglioramento dell'interfaccia ricerca/industria". Nel "Teaching Company Scheme" (programma Scuola in azienda) varato nel Regno Unito, ad esempio, neolaureati altamente qualificati vengono inseriti per due anni in aziende per le quali seguono progetti di notevole rilevanza per le necessità delle aziende stesse sotto la supervisione congiunta di accademici e personale dell'azienda. Il 90 % delle imprese partecipanti è rappresentato da PMI.

2.8 Creazione di "valli tecnologiche"

In diversi paesi sono in via di rielaborazione i programmi di mobilità e i programmi di sovvenzioni per le attività di R&S al fine di intensificare la collaborazione tra i vari attori: istituti di ricerca, università, gruppi di imprese e singole aziende.

In questo processo vanno distinguendosi due tendenze: le "reti di competenza" specifiche per tecnologia, che geograficamente hanno un'estensione nazionale, e le "valli tecnologiche", ad estensione regionale, così battezzate per analogia con la Silicon Valley americana. Nella maggior parte degli Stati membri vi è la tendenza generale ad abbandonare il supporto a singole aziende in favore del sostegno a "clusters" di aziende.

In Belgio, il governo fiammingo sostiene attualmente 11 "clusters", definiti come reti di imprese cooperanti, che possono eventualmente collaborare anche con istituti di ricerca. Alla fine del 1998 il governo ha annunciato di voler assumere la funzione di catalizzatore per la creazione di valli tecnologiche, ossia raggruppamenti comprendenti imprese tecnologicamente avanzate, accanto a un istituto di ricerca leader del settore e ad almeno un'azienda ad alta tecnologia con un prodotto di successo sul mercato internazionale. Rispetto ad altre forme di raggruppamento, le valli tecnologiche sono più orientate verso le tecnologie avanzate e spesso comprendono un maggior numero di imprese in fase di avviamento o di crescita.

2.9 Le nuove imprese basate sulla tecnologia: una priorità emergente

Nel 1997 la Commissione ha avviato le consultazioni sui metodi da adottare per fornire agli aspiranti imprenditori il miglior contesto possibile per finanziare imprese innovative e per trarre il massimo vantaggio dal mercato europeo. Tale processo ha condotto al Primo forum europeo per le imprese innovatrici, che si è svolto a Vienna nel novembre 1998.

In conformità alle conclusioni del Forum, nel 1999 la Commissione ha lanciato un'azione pilota con un budget di 15 milioni di EUR per incoraggiare i meccanismi di sostegno all'avviamento e allo sviluppo di imprese innovative con l'obiettivo principale di individuare e collegare in rete le aree di eccellenza, fornendo il contesto migliore per la costituzione e la crescita di nuove imprese e di spin-off. Le aree scelte andranno a costituire la "vetrina dell'innovazione europea", con un impatto sostanziale e un effetto trainante per tutte le regioni che verranno incoraggiate ad attuare iniziative simili, adeguate al loro contesto locale.

3. Prestazioni dell'Unione nel campo dell'innovazione

La presente Comunicazione contiene il primo quadro comparativo dell'innovazione in Europa (Allegato). Insieme ad altri dati statistici [17], questo quadro fornisce gli elementi per una valutazione delle prestazioni dell'Unione e dei suoi Stati membri nel campo dell'innovazione.

[17] Presentati nella SEC [reference to be added].

Il quadro complessivo non suscita ottimismo. La maggior parte degli Stati membri deve aumentare, a tutti i livelli, i propri sforzi volti a eliminare gli ostacoli e le rigidità ed a modificare gli atteggiamenti che impediscono di trarre pieno vantaggio dalle opportunità e dalle sfide di un'economia fondata sulla .

3.1 Insufficiente capacità di lanciare nuovi prodotti e servizi

I progressi compiuti sul fronte del completamento del mercato interno, e le rigorose politiche monetarie e fiscali che hanno dovuto essere adottate per realizzare l'unione economica e monetaria e il lancio dell'Euro, stanno migliorando il clima per le imprese in generale. Sono state create le condizioni perché le imprese possano trarre vantaggio dalle prospettive favorevoli in termini macro-economici e usare il mercato interno come trampolino per il lancio sui mercati mondiali.

Tuttavia le imprese dell'Unione che puntano su prodotti, servizi e processi innovativi per trasformarsi in forze commerciali in grado di acquisire importanza sulla scena mondiale sono ancora relativamente poche. Ciò indica che alcuni aspetti fondamentali per l'innovazione non sono ancora sviluppati in maniera sufficiente.

Una media del 51 % delle imprese dell'UE nel settore manifatturiero e del 40 % nel settore dei servizi si definisce innovativa. Tuttavia, i nuovi prodotti lanciati sul mercato rappresentano solo il 7 % del fatturato delle imprese produttrici europee. Queste cifre indicano che, nonostante le aziende siano sufficientemente sensibilizzate riguardo all'importanza dell'innovazione, il contributo dato da questa alla competitività dell'industria europea è tuttora modesto, come viene riflesso dalla scarsa capacità di lanciare nuovi prodotti e servizi sui mercati mondiali e di reagire rapidamente alle variazioni della domanda.

L'abbandono dei sistemi di produzione industriale tradizionali a favore di sistemi maggiormente sostenibili rappresenta una sfida importante per l'industria europea, che deve essere incoraggiata ad adottare strategie di ricerca e innovazione che integrino gli obiettivi di competitività con quelli della sostenibilità [18].

[18] Il programma di ricerca comunitario sulla "Crescita competitiva e sostenibile" mira esattamente a favorire tali strategie d'innovazione

3.2 Globalizzazione e innovazione

La globalizzazione ha alzato la posta in gioco per le aziende europee e per l'Unione nel suo complesso. Il bilancio tecnologico dell'UE è negativo, mentre quello degli Stati Uniti e del Giappone è sempre più positivo. Per le imprese di tutto il mondo, sia i ritorni ascrivibili a un buon tasso di innovazione sia le penalizzazioni subite in caso di mancata innovazione sono oggi maggiori e più immediati di quanto non lo siano mai stati. Come ha mostrato il successo nel campo della telefonia mobile, le aziende dell'UE sono in grado di raccogliere ottimi profitti, ma in troppi settori e regioni permangono ancora colli di bottiglia che ostacolano l'innovazione, costringendo i ricercatori, gli imprenditori e gli investitori europei frustrati a cercare fortuna altrove, generalmente negli Stati Uniti.

3.3 Scarsità di laureati e studenti con qualifiche adeguate

Per l'innovazione e l'impresa occorre che i sistemi di istruzione e di formazione professionale superiore degli Stati membri siano in grado di fornire ai loro studenti le specializzazioni e l'atteggiamento corretti. Il numero degli allievi che studiano materie collegate all'innovazione (come ad esempio le materie scientifiche) è troppo basso. Nei test standardizzati sulle materie scientifiche in generale, gli alunni dell'UE ottengono risultati inferiori rispetto agli alunni degli Stati Uniti e del Giappone. Anche a livello di istruzione superiore, il numero di studenti di materie scientifiche e tecnologiche è inferiore rispetto agli Stati Uniti e al Giappone. Occorre sviluppare ulteriormente i rapporti tra le imprese e gli istituti di istruzione superiore, oltre che un atteggiamento positivo nei confronti dell'innovazione nel corso del processo di apprendimento nel suo complesso. Altrettanto importante per il futuro sarà la creazione di opportunità di formazione permanente (apprendimento lungo tutto l'arco della vita), soprattutto in vista dell'invecchiamento della forza lavoro e del ritmo crescente dell'innovazione e del cambiamento.

3.4 L'innovazione trarrà vantaggio dal rafforzamento della ricerca nell'Unione

Ciò che dà un contributo chiave all'innovazione è un buon flusso di idee con potenziale commerciale, emergente dalla ricerca. La spesa lorda sostenuta dall'UE per la R&S, espressa come percentuale del prodotto interno lordo, è stata nel 1997 inferiore a quella degli Stati Uniti e del Giappone. Ciò che è particolarmente grave per l'innovazione è che le differenze sono in larga misura dovute ad un minore sforzo di ricerca industriale compiuto nell'UE: le attività di R&S nelle imprese sono, nell'Unione, solo il 60 % di quelle degli Stati Uniti.

La relativa debolezza delle attività di R&S svolte dalle imprese private europee spiega anche in larga misura perché la forza lavoro dell'UE conta un numero ridotto di ricercatori (5,0 per 1.000) rispetto sia agli Stati Uniti (7,4) sia al Giappone (9,6). Nell'UE il numero dei ricercatori impiegati nelle aziende è solo di 2,4 per 1.000 (dipendenti) rispetto a 5,9 negli Stati Uniti e a 6,3 in Giappone [19]. Sebbene queste cifre nascondano notevoli variazioni tra i diversi paesi, regioni, imprese e settori, non vi è dubbio che debba essere dato forte impulso alla ricerca privata e all'assunzione di ricercatori da parte delle aziende.

[19] Dati relativi al 1997 per l'UE, al 1993 per gli Stati Uniti e al 1998 per il Giappone.

La Comunicazione della Commissione "Verso uno spazio europeo della ricerca" contiene alcune proposte per migliorare il coordinamento e il collegamento in rete al fine di massimizzare la produzione dei sistemi di R&S nazionali attualmente frammentati e di liberare il potenziale di R&S europeo.

3.5 Necessità di aumentare la diffusione della tecnologia

Sebbene la diffusione e l'assorbimento della tecnologia da parte delle PMI rappresentino, da qualche tempo a questa parte, una priorità delle politiche di innovazione nazionali, vi è ancora spazio per migliorare in modo significativo questi aspetti. Nella maggior parte degli Stati membri la collaborazione tra aziende e università o istituti di ricerca non è ancora ben consolidata. In media solo il 13 % delle aziende collabora con organismi che costituiscono l'infrastruttura della R&S e dell'innovazione europea.

Dai dati statistici disponibili emerge che le imprese e le istituzioni europee (soprattutto quelle di grandi dimensioni) che instaurano rapporti di collaborazione in campo tecnologico al di fuori dei propri confini nazionali scelgono, di preferenza, corrispondenti negli Stati Uniti piuttosto che in altri paesi europei. Ciò è confermato dal fatto che nei primi anni Novanta il numero degli accordi tecnologici strategici tra imprese americane ed europee è aumentato, mentre il numero delle alleanze di questo tipo tra imprese europee è diminuito.

È necessario promuovere ulteriormente i flussi interni di tecnologia europea, con metodi atti a garantire che anche le PMI possano beneficiarne.

3.6 Necessità di rafforzare la capacità innovativa dei settori tradizionali

Uno degli aspetti che caratterizzano la moderna economia della conoscenza è la maggiore ampiezza della base di conoscenze necessaria in tutti i settori industriali. Oggi un'industria che investe poco in attività di R&S può facilmente utilizzare la conoscenza generata in altre sedi. Nelle economie dei paesi sviluppati l'industria tradizionale potrà essere concorrenziale solo ampliando la propria base di conoscenza. È probabile che un'intensificazione della conoscenza nei settori tradizionali possa contribuire a generare nuovi posti di lavoro e nuova ricchezza, nonché a creare settori completamente nuovi.

Molte imprese di diversi settori considerati convenzionalmente a bassa tecnologia stanno "acquistando" innovazione sotto forma di impianti e attrezzature. In questo modo la nuova tecnologia non giunge direttamente dalla base di conoscenza accademica o dalla ricerca intra-aziendale, bensì filtra attraverso i fornitori e i servizi di consulenza.

La società della conoscenza offre la possibilità a tutti i settori e a tutte le aziende di diventare portatori di innovazione. L'esempio più lampante è rappresentato dall'utilizzo di componenti elettronici (e di software) in un numero sempre crescente di prodotti. Da questo punto di vista il divario esistente tra Stati Uniti, Giappone e Unione europea per quanto riguarda l'integrazione di tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei prodotti ("ad alta o a bassa TIC") rimane motivo di preoccupazione.

3.7 La crescente importanza del settore dei servizi

Poca attenzione è stata prestata all'innovazione dei servizi, nonostante il notevole potenziale di crescita di questo settore in termini di occupazione e di produzione.

Questo settore è costituito da un insieme piuttosto eterogeneo di imprese. Esistono notevoli differenze di atteggiamento nei confronti dell'innovazione tra, ad esempio, i servizi ad alta TIC (tecnologia dell'informazione e della comunicazione) e i settori più tradizionali, come quello dei trasporti o del commercio. Per il settore dei servizi le TIC, in quanto tecnologie abilitanti, sono molto più importanti di qualsiasi altra tecnologia moderna e la loro diffusione è essenziale per migliorare la capacità innovativa del settore.

Le imprese di servizi (ad eccezione di quelle che offrono servizi di tipo TIC) investono in R&S meno delle imprese manifatturiere, e il contributo principale all'innovazione viene fornito dal capitale umano anziché dall'attività di R&S. Istruzione e formazione, insieme alla diffusione delle nuove tecnologie, sono quindi i componenti principali della politica d'innovazione del settore dei servizi. Per questo motivo è necessario compiere degli sforzi per rimediare alla scarsità di competenze e per attuare programmi di formazione a sostegno degli operatori meno qualificati.

3.8 Innovazione e tutela dell'ambiente

La sfida creata dalla necessità di svincolare la crescita economica dall'aggravamento dei problemi ambientali apre opportunità all'innovazione. La sensibilità nei confronti dell'ambiente e della natura favorisce la crescita della domanda di nuovi prodotti e servizi maggiormente efficienti dal punto di vista dell'impiego delle risorse, che contribuiscano alla tutela dell'ambiente ed alla riduzione dell' impatto sul clima. Oltre a contribuire a garantire uno sviluppo sostenibile, l'innovazione contribuisce alle durevoli prospettive imprenditoriali e lavorative emergenti in questo settore.

Le condizioni nelle quali si creano e si diffondono le innovazioni vengono pertanto formate dal crescente interesse per l'ambiente, nonché dal crescente intervento delle autorità pubbliche in questo campo specifico a complemento delle politiche d'innovazione generali.

4. cinque obiettivi

Nonostante gli Stati membri stiano accumulando molta esperienza, il suo impatto non è ancora sufficiente ed è necessario intensificare gli sforzi compiuti sia da questi sia a livello comunitario per offrire un ambiente favorevole all'innovazione.

Spesso la consapevolezza dell'importanza della politica dell'innovazione e della sua natura "orizzontale" si è sviluppata con ritardo negli Stati membri. A conferma dell'inadeguatezza del modello lineare dell'innovazione, le misure adottate isolatamente non hanno avuto successo e risulta chiaro che per ridurre il deficit d'innovazione sono necessarie strategie più ampie. In particolare, è spesso stata sottovalutata l'importanza, ai fini dell'innovazione, dell'ambiente normativo, amministrativo e finanziario.

Attualmente la consapevolezza è più diffusa e si cominciano a identificare le buone prassi, ma vi è tuttora resistenza ai cambiamenti necessari per arrivare a creare un ambiente atto a favorire maggiormente l'innovazione, spesso a causa di fattori culturali o istituzionali. I cinque obiettivi presentati in questa Comunicazione contribuiscono a rafforzare la capacità degli Stati membri di superare tali ostacoli, in modo da giungere alle condizioni dinamiche, e di conseguenza alla crescita e ai posti di lavoro di qualità, che l'innovazione può portare con sé.

Il clima generale per l'innovazione negli Stati membri è condizionato dalle politiche d'innovazione nazionali e regionali (Obiettivo 1), dal quadro normativo (Obiettivo 2) e dal grado di apertura della società all'innovazione (Obiettivo 5). A queste condizioni generali, che di per sé non sono sufficienti a generare innovazione, occorre aggiungere altri due obiettivi mirati: concentrarsi sulla creazione e la crescita di imprese innovative che, nel contesto di un'economia fondata sulla conoscenza, rivestono un'importanza decisiva (Obiettivo 3) e procedere sulla base del modello sistemico dell'innovazione ottimizzando il funzionamento delle interfacce chiave fra gli attori del processo d'innovazione (Obiettivo 4).

Le caratteristiche principali di questi obiettivi sono:

Obiettivo 1: Coerenza delle politiche di innovazione. L'Unione dovrebbe far tesoro delle misure e dei programmi attuati a livello regionale e nazionale attraverso il coordinamento delle attività di benchmarking delle politiche nazionali e di diffusione delle buone prassi. Il regolare aggiornamento del quadro comparativo dell'innovazione in Europa metterà in evidenza i progressi compiuti al fine di raggiungere l'obiettivo di migliorare le prestazioni nel campo dell'innovazione.

Obiettivo 2: Un quadro normativo favorevole all'innovazione. La regolamentazione è necessaria, ma quando è eccessiva impedisce lo sviluppo delle imprese, soprattutto di quelle innovative. È in costante aumento la consapevolezza dei vantaggi che potrebbero derivare da una riduzione dei costi per le imprese e degli aspetti burocratici .

Obiettivo 3: Favorire la creazione e la crescita di imprese innovative. L'Europa necessita di un ambiente più favorevole alle nuove imprese ad alta tecnologia e alla creazione e allo sviluppo di imprese innovative in genere. Queste aziende danno vigore all'economia perché fungono da "motori primi" per nuove idee, e da questo gruppo emergeranno le grandi aziende del futuro. In Europa continua tuttavia ad esservi un numero maggiore di ostacoli alla creazione e alla crescita di tali imprese di quanti non ve ne siano nei paesi suoi concorrenti.

Obiettivo 4: Migliorare le interfacce chiave del sistema di innovazione. Tutti i settori, da quelli manifatturieri a quelli dei servizi, da quelli tradizionali a quelli della "nuova economia", dovrebbero aspirare a beneficiare dell'innovazione. Affinché questo possa realizzarsi, le imprese devono poter accedere a conoscenze, competenze, al sostegno finanziario, a fonti di consulenza e informazioni di mercato. Pur senza abbandonare la visione "sistemica" dell'innovazione, è necessario migliorare il "funzionamento" di alcune delle interfacce esistenti tra le imprese e altri protagonisti dell'innovazione, attraverso l'adozione di azioni mirate. Le conclusioni di Lisbona hanno richiamato l'attenzione specificamente sulle interfacce tra imprese e mercati finanziari, attività di R&S e istituti di formazione professionale, servizi di consulenza e mercati tecnologici. Il quarto obiettivo mira al corretto interfacciamento tra queste entità in modo che l'innovazione possa penetrare l'intero tessuto economico e sociale.

Obiettivo 5: Una società aperta all'innovazione. L'innovazione è un'attività umana. Ogni cittadino è un potenziale creatore, realizzatore e utilizzatore di innovazione. Non sarà possibile raggiungere gli obiettivi sopra elencati senza sviluppare un atteggiamento aperto all'innovazione, basato sulla consapevolezza delle opportunità e dei rischi. Tutto ciò potrà essere realizzato solo mediante un dialogo aperto tra ricerca, impresa, governo, gruppi di interesse e opinione pubblica.

I cinque obiettivi rispecchiano le attuali priorità in vista del potenziamento dell'innovazione in Europa e sono in linea con il consenso sugli orientamenti politici di massima definiti durante il Consiglio europeo di Lisbona.

Obiettivo 1 Coerenza delle politiche di innovazione

La diversità che caratterizza l'Europa può diventare un vantaggio se si riesce a superare l'handicap della frammentazione del sistema di innovazione europeo.

Il Consiglio europeo di Lisbona ha invocato lo sviluppo di un nuovo metodo aperto di coordinamento dell'attività di benchmarking delle politiche nazionali, ivi inclusa l'introduzione di un quadro comparativo dell'innovazione in Europa, come mezzo per diffondere le migliori prassi e favorire la convergenza verso i principali obiettivi dell'UE. La creazione del quadro comparativo dell'innovazione in questo senso dovrebbe essere coerente con l'attività di benchmarking delle politiche di ricerca, ovvero gli indicatori ed i dati utilizzati dovrebbero essere coerenti tra di loro. Tale metodo aperto ha lo scopo di aiutare gli Stati membri ad elaborare le proprie politiche e prevede:

- la definizione di orientamenti per l'Unione, in combinazione con tabelle di marcia particolareggiate, per la realizzazione degli obiettivi fissati per il breve, il medio e il lungo termine,

- la definizione, ove appropriato, di indicatori quantitativi e qualitativi e di elementi di confronto con i migliori valori a livello mondiale, adeguati alle esigenze dei diversi Stati membri e settori, come mezzo per confrontare le prassi migliori,

- la traduzione di tali orientamenti europei in politiche nazionali e regionali attraverso la definizione di obiettivi specifici e l'adozione di misure, nel rispetto delle differenze esistenti a livello nazionale e regionale,

- il monitoraggio, la valutazione e la verifica periodica da parte di interlocutori di pari livello, organizzati come processo di apprendimento reciproco.

Azioni degli Stati membri // Con verifica nel:

Le politiche di innovazione nazionali e regionali dovrebbero esaminare le "prassi migliori" e adeguarle al loro contesto specifico // 2002

Garantire la presenza di meccanismi di coordinamento tra i livelli nazionale e regionale e tra diversi servizi competenti in materia di innovazione, in modo da garantire un approccio coerente alla politica d'innovazione // 2001

Attuare periodicamente la definizione degli obiettivi, il monitoraggio, la valutazione e la verifica da parte di interlocutori di pari livello dei programmi regionali e nazionali volti a dare impulso all'innovazione e degli organismi che li attuano // 2001

A livello di Unione, la Commissione dovrebbe assumere la funzione di catalizzatore e contribuire al potenziamento delle attività degli Stati membri con i seguenti obiettivi:

- esaminare ed effettuare l'analisi comparativa delle politiche e delle prestazioni degli Stati membri in materia di innovazione e confrontarle con quelle dei principali concorrenti, cioè Stati Uniti e Giappone,

- istituire il quadro comparativo dell'innovazione in Europa (cfr. il primo esercizio di compilazione di un quadro comparativo, sulla base dei dati statistici attualmente disponibili, nell'Allegato),

- pubblicare una relazione periodica sull'innovazione in Europa, contenente un aggiornamento del quadro comparativo,

usando come metodi:

- la creazione di un contesto per un dialogo sulle politiche di innovazione nell'Unione e sul loro coordinamento,

- il miglioramento della disponibilità di dati relativi all'innovazione,

- l'organizzazione di verifiche da parte di interlocutori di pari livello su argomenti di interesse comune, come contributo alla valutazione di misure a favore dell'innovazione e all'individuazione delle "prassi migliori",

- l'analisi e il monitoraggio continuo dei più importanti sviluppi in corso in altre parti del mondo e studi su temi specifici legati all'innovazione.

Per intraprendere questo lavoro la Commissione intende ampliare l'ambito dell'analisi e del benchmarking avviati nel Quinto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, rafforzando quanto stabilito a questo proposito e collocando il quadro comparativo dell'innovazione in Europa nel contesto generale della politica delle imprese.

Azioni della Commissione europea // Scadenza

Realizzare un quadro per il dialogo, il coordinamento e l'analisi comparativa delle politiche e delle prestazioni degli Stati membri in materia di innovazione // Inizio 2001

Istituire il quadro comparativo dell'innovazione in Europa come componente delle attività di analisi e di benchmarking della politica delle imprese // Inizio 2001

Obiettivo 2 un quadro normativo favorevole all'innovazione

I regolamenti sono utili, ma un eccesso di regolamentazione è controproducente per le imprese, soprattutto per quelle innovative. Gli ostacoli normativi e amministrativi all'innovazione rimangono eccessivi, e sono necessari ulteriori sforzi per ridurre i costi per le imprese ed eliminare inutili lungaggini amministrative. Ciò è stato affermato anche nelle conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona che evidenziano la necessità di un contesto normativo favorevole all'innovazione.

Per creare il contesto di cui sopra, l'azione pubblica in questo settore dovrebbe combinare moderazione con ambizione ed efficacia:

- moderazione, perché il ritmo del cambiamento tecnologico, economico e sociale incoraggia nuovi approcci basati sul consenso e sull'autoregolamentazione da parte delle imprese, che devono collaborare per elaborare norme e regolamenti che rispettino gli interessi dei consumatori e l'ambiente,

- ambizione, perché il quadro normativo generale deve sempre rimanere di competenza del legislatore (la legislazione in materia di commercio elettronico è un buon esempio della suddivisione dei ruoli tra imprese, amministrazioni e potere legislativo),

- efficacia, perché le leggi devono consentire di ottenere esattamente il risultato desiderato, contenendo al minimo gli effetti collaterali negativi, quale la distorsione della concorrenza. Per questo è necessario creare le strutture amministrative necessarie a garantire che nella valutazione dei pro e dei contro in fase di formulazione delle leggi venga tenuto conto delle esigenze dell'innovazione.

Qualsiasi azione in grado di andare a vantaggio della politica delle imprese va in genere a vantaggio anche dell'innovazione e viceversa. Questo vale soprattutto per le misure legislative e amministrative studiate per facilitare, e magari anche incoraggiare (tramite misure fiscali), l'assunzione di rischio e la creazione di imprese. Tra queste ve ne sono però alcune che influenzano in maniera particolarmente significativa l'innovazione, vale a dire:

- diritti di proprietà intellettuale e industriale: qui si fa riferimento alla prossima disponibilità del brevetto comunitario e, in senso più generale, agli sviluppi legislativi in materia di diritti di proprietà intellettuale relativamente alle nuove tecnologie (tecnologie dell'informazione, biotecnologie, ecc.),

- ostacoli, sotto forma di norme e statuti, alla diffusione e allo sfruttamento dei risultati della ricerca ottenuti con il sostegno del finanziamento pubblico (inclusi gli ostacoli rappresentati dalle condizioni di lavoro dei ricercatori del settore pubblico),

- regolamenti non necessari ("eccesso di regolamentazione") che rallentano l'introduzione di nuovi prodotti e servizi sul mercato,

- misure atte a favorire l'innovazione, come aiuti di Stato diretti o indiretti in conformità agli articoli 87 e 88 del Trattato (ad es., provvedimenti fiscali),

- adattamento dei metodi tradizionali per il rendiconto e la documentazione relativi ai beni immateriali delle imprese.

In questi settori gli Stati membri devono collaborare con la Commissione per creare un contesto giuridico e normativo più favorevole all'innovazione, tenendo conto anche di altri obiettivi quali la complessiva riduzione degli aiuti di Stato.

Oltre alla semplificazione e all'armonizzazione delle rispettive norme giuridiche e amministrative, gli Stati membri devono concentrarsi in modo particolare sulla fiscalità, sulle modalità di diffusione della conoscenza e sugli statuti dei ricercatori del settore pubblico, allo scopo di eliminare gli ostacoli alla diffusione della conoscenza, al suo sfruttamento e alla creazione di imprese fondate su di essa.

Azioni degli Stati membri // Scadenza

Adeguare le norme per la diffusione dei risultati della ricerca finanziata con fondi pubblici (concessione di licenze, accesso alla conoscenza acquisita, ecc.) per incoraggiare lo sfruttamento e il trasferimento dei risultati in modo da promuovere l'innovazione // Continua

Adottare, in conformità agli articoli 87 e 88 del Trattato, misure fiscali atte a incoraggiare gli investimenti privati nella ricerca e nell'innovazione e l'assunzione dei ricercatori da parte delle aziende private // Con verifica nel 2002

A livello di Unione, la Commissione esaminerà gli aspetti del contesto giuridico e normativo di sua competenza che possono essere migliorati per favorire l'innovazione, concentrando la propria attenzione ad esempio su:

- norme che forniscano ai ricercatori e alle imprese strumenti efficaci ai fini della protezione e dello sfruttamento dei risultati della ricerca,

- norme, standard e metodi di valutazione dei prodotti come strumenti per promuovere l'innovazione,

- norme contabili europee,

inoltre condurrà degli studi per esaminare le "buone prassi" emergenti dalle azioni condotte dagli Stati membri, in particolare quelle riguardanti le misure fiscali volte a incoraggiare gli investimenti nella ricerca e nell'innovazione, ivi compresi i diritti di opzione sulle azioni, e l'accesso ai risultati della ricerca finanziata con fondi pubblici.

Azioni della Commissione europea // Scadenza

Identificare e promuovere l'uso delle buone prassi e, se del caso, formulare norme per l'adeguamento dei contesti normativi esistenti al fine di renderli più favorevoli all'innovazione (ad esempio nei settori sopra citati) // Fine 2001

Contribuire alla regolare stesura di relazioni sui progressi compiuti nel miglioramento del quadro giuridico e normativo e sugli altri ostacoli esistenti a livello sia europeo sia di singoli Stati membri, in merito alla promozione dell'innovazione // Prima relazione: metà 2002

Obiettivo 3 favorire la creazione e la crescita di imprese innovative

Molti nomi del mondo imprenditoriale oggi noti erano, fino a poco tempo fa, nuove imprese innovative. Andrebbero incoraggiate la creazione e la crescita di imprese innovative, quelle cosiddette "a base tecnologica", attive nei mercati più promettenti. Da questo gruppo di imprese emergeranno le aziende di successo di domani, che offriranno posti di lavoro d'alta qualità e agiranno da vettori dell'innovazione per i settori tradizionali.

Il Consiglio europeo di Lisbona ha invocato l'istituzione di un contesto migliore per le nuove imprese ad alta tecnologia e per creare e sviluppare imprese innovative in genere.

Alla creazione di tale contesto concorrono l'accesso a nuove tecnologie, know-how, fondi di capitale di rischio e di capitale di avviamento, la disponibilità di programmi di tutoraggio e strutture di sostegno, come incubatori e vivai, nonché la coltivazione di un certo spirito imprenditoriale. È questa la filosofia dalla quale è nato il concetto di "valle tecnologica" che sta guadagnando sempre più terreno in Europa. Gli Stati membri devono perseverare nei loro sforzi volti a creare un contesto giuridico, fiscale e finanziario favorevole alla creazione e allo sviluppo di nuove imprese.

È importante prestare la dovuta attenzione all'interfaccia tra imprese e mercati finanziari perché le restrizioni finanziarie, ivi inclusa la mancanza di fonti di finanziamento adeguate, continuano a figurare tra gli ostacoli all'innovazione più frequentemente citati. La disponibilità di capitale di avviamento e di capitale di rischio iniziale ha rappresentato un problema fondamentale nello sviluppo di imprese tecnologicamente innovative e a crescita rapida. Sebbene i "business angels" e i fondi di capitale di avviamento locali possano contribuire alla nascita di un'impresa, la loro capacità finanziaria non è tuttavia sufficiente a consentirne la crescita rapida. Nonostante i recenti progressi, continua ad esistere un divario tra l'Unione e gli Stati Uniti, non solo per quanto riguarda il numero degli operatori di capitale di rischio attivi sul mercato, ma anche nelle quote degli investimenti totali destinate al finanziamento iniziale e agli investimenti in tecnologia.

La gestione di nuove imprese ad alta tecnologia richiede una vasta gamma di competenze specialistiche, oltre a una buona conoscenza dei servizi di sostegno alle imprese. L'imprenditorialità dovrebbe diventare materia d'insegnamento nelle università e in altri istituti superiori. Occorre rendere disponibili dei modelli di ruolo in grado di incoraggiare i giovani in cerca di un posto di lavoro a considerare, tra le varie opzioni, anche la possibilità di fondare un'impresa. Gli Stati membri dovrebbero promuovere programmi di istruzione, di formazione professionale e di sostegno in materia di imprenditorialità e di gestione dell'innovazione, in base ai rispettivi sistemi d'istruzione e di formazione professionale.

Azioni degli Stati membri // Scadenza

Compiere sforzi per creare un contesto giuridico, fiscale e finanziario favorevole alla creazione e allo sviluppo di nuove imprese // Continua

Stimolare, a livello regionale, la creazione o il rafforzamento di servizi e strutture di sostegno adeguati quali incubatori, ecc. // Continua

Istituire negli istituti superiori e nelle scuole di formazione aziendale, ove non siano già disponibili, programmi di istruzione e di formazione in materia di imprenditorialità e di gestione dell'innovazione, e provvedere alla diffusione delle buone prassi in questo ambito. // Con verifica a metà del 2001

A livello comunitario le attività degli Stati membri potranno beneficiare di iniziative di collegamento in rete e di una nuova dimensione europea dei servizi regionali di sostegno alle imprese, grazie alla creazione di strumenti come la guida elettronica europea delle nuove imprese innovative (un servizio di grande utilità già esistente negli Stati Uniti) e alla diffusione delle buone prassi.

Inoltre la Commissione può adottare misure volte a facilitare l'accesso da parte delle nuove imprese alle procedure delle gare d'appalto pubbliche e ai programmi comunitari, come il programma quadro di ricerca ed altri programmi, come ad esempio la "Iniziativa Innovazione 2000" della BEI. Le giovani imprese potrebbero infatti mostrare una certa riluttanza a partecipare a causa dei costi esagerati da sostenere per la preparazione di offerte e proposte.

Azioni della Commissione europea // Scadenza

Incoraggiare le attività di collegamento in rete, come la rete delle regioni di eccellenza per la creazione di imprese, le reti dei servizi di formazione professionale e di sostegno (incubatori, fondi di capitale di avviamento, ecc.); creazione di una guida elettronica europea delle nuove imprese innovative // 2001

Rafforzare i servizi di sostegno a dimensione europea, come l'helpdesk LIFT per il finanziamento dell'innovazione (portale web, casella degli strumenti online) e i forum sugli investimenti per facilitare l'interfaccia fra ricercatori, imprese e investitori; contribuire allo sviluppo di metodi di valutazione delle risorse immateriali delle imprese, in particolare quelli per la valutazione dei portafogli di diritti di proprietà intellettuale // 2002

Facilitare l'accesso delle nuove imprese alle gare d'appalto pubbliche, ai programmi comunitari (e ai relativi risultati) e alla "Iniziativa Innovazione 2000" della Banca europea per gli investimenti (BEI) // 2001

Obiettivo 4 migliorare le interfacce chiave del sistema di innovazione

L'attività di innovazione non interessa solamente la ricerca, l'industria ad alta tecnologia e l'imprenditorialità individuale. Ogni settore, sia manifatturiero sia dei servizi, è infatti interessato dall'innovazione, ivi inclusi quelli tradizionali. Il commercio elettronico è un ottimo esempio di sviluppo innovativo che investe tutti i settori. Per tali aziende l'innovazione non si fonda direttamente sulla ricerca, ma su nuovi metodi di gestione, su nuovi modelli imprenditoriali basati sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, su investimenti in nuove apparecchiature e nuove competenze e sul collegamento in rete. Pertanto, con l'aumento della consapevolezza circa l'importanza dell'innovazione, divenuta ormai un elemento chiave della politica di sviluppo economico, è aumentata anche l'importanza della dimensione regionale della politica d'innovazione. Molte azioni risultano infatti maggiormente efficaci se concepite a livello regionale, in quanto è a questo livello che risulta possibile valutare al meglio le esigenze delle imprese e il contesto in cui esse operano.

La politica d'innovazione deve pertanto favorire la penetrazione dell'innovazione nel tessuto economico e sociale: nei settori tradizionali come in quelli nuovi, nella aziende piccole come in quelle grandi, in tutte le regioni. L'innovazione deve diventare, nell'Unione, un fenomeno diffuso.

Le conclusioni di Lisbona individuano la necessità di un'azione specifica che promuova le interfacce chiave delle reti di innovazione: interfacce tra aziende e mercati finanziari, tra centri di R&S e istituti di formazione professionale, tra servizi di consulenza e mercati tecnologici. La loro efficacia contribuisce a migliorare l'assimilazione della conoscenza e la diffusione dell'innovazione in tutta l'Unione.

Secondo la visione "sistemica" dell'innovazione, non è possibile intervenire separatamente sulle singole interfacce. I servizi di consulenza, ad esempio, devono essere in grado di indirizzare le imprese sia verso fonti di finanziamento sia verso risorse per la R&S. Poiché il modo migliore per garantire il sostegno all'innovazione è a livello regionale, gli Stati membri dovrebbero includere nelle loro strategie regionali per l'innovazione un approccio coerente per il rafforzamento integrato di queste interfacce.

Non sono solo le nuove imprese ad alta tecnologia a beneficiare di un interfacciamento più efficace con i centri di R&S e gli istituti di formazione professionale. Anche le imprese dei settori tradizionali, soprattutto le PMI, possono infatti sfruttare in modo redditizio il trasferimento di tecnologia e l'introduzione di nuove tecniche di gestione.

Gli approcci tradizionali alla produzione e all'utilizzo della conoscenza dovrebbero venire adeguati sulla base della visione sistemica del processo di innovazione. A questo scopo sarebbe utile instaurare nuovi rapporti tra istituti pubblici di ricerca, università e imprese. Oltre al ruolo da loro svolto tradizionalmente nei campi dell'istruzione e della ricerca, le università dovrebbero assumere una terza missione: promuovere la diffusione della conoscenza e delle tecnologie, soprattutto nell'ambiente imprenditoriale locale. I grandi istituti e programmi di ricerca pubblici dovrebbero essere incoraggiati ad effettuare l'analisi comparativa delle proprie attività di trasferimento di tecnologia e dei partenariati con le imprese, ivi compresi quelli a livello comunitario.

Il principale ostacolo all'innovazione è rappresentato dalla scarsità di competenze e di personale qualificato, per cui gli Stati membri dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla formazione permanente al fine di facilitare l'assimilazione delle nuove tecnologie [20]. Gli istituti di formazione professionale svolgono un ruolo importante nell'eliminazione di queste carenze, fornendo, ad esempio, corsi di formazione in materia di TIC ai dipendenti del settore dei servizi.

[20] Al fine di contribuire allo sviluppo di opportunità di apprendimento permanenti, la Commissione ha appena adottato l'iniziativa "eLearning" volta al sostegno delle tecniche di apprendimento innovative

Occorrerebbe elaborare per i ricercatori percorsi di carriera più coerenti lungo tutto l'arco della vita lavorativa. In particolare, andrebbe incoraggiata attraverso percorsi espliciti la loro mobilità geografica ed intersettoriale (università, laboratori pubblici, industria).

Le strutture regionali devono essere in grado di promuovere l'innovazione e di fornire sostegno agli innovatori e agli aspiranti tali, tramite l'interfaccia con i servizi di consulenza e i mercati tecnologici. È necessario incoraggiare il rafforzamento e la professionalizzazione delle strutture di sostegno alle aziende, nonché la diffusione delle informazioni relative ai mercati tecnologici (intelligenza economica). Servono inoltre collegamenti efficaci tra le regioni che, in questo modo, possono imparare dalle rispettive esperienze e garantire alle proprie imprese "client" un accesso alla dimensione europea come primo passo verso la crescita, e in generale per ridurre il "divario di innovazione".

Facendo tesoro dell'esperienza già acquisita in questo campo, e precisamente attraverso le azioni svolte nell'ambito dei Fondi strutturali e dei progetti RITTS/RIS [21], le autorità regionali e locali devono introdurre e rafforzare nelle loro strategie di sviluppo misure atte a incentivare l'innovazione al fine di creare, ciascuna al proprio livello, il contesto più favorevole a una forte capacità di innovazione regionale.

[21] Regional Innovation and Technology Transfer Strategies/Regional Innovation Strategies [Strategie regionali per il trasferimento di innovazione e di tecnologia / Strategie regionali per l'innovazione]

Azioni degli Stati membri // Con verifica nel:

Favorire e coordinare iniziative e attori regionali nell'ideazione e nella realizzazione di programmi di ricerca e innovazione integrati a livello regionale // 2002

Facilitare la realizzazione di programmi di formazione permanente per migliorare l'assimilazione generale delle nuove tecnologie e porre rimedio alla scarsità di competenze // 2002

Incoraggiare le università a riservare particolare attenzione, accanto alle missioni tradizionali dell'istruzione e della ricerca, alla promozione della diffusione della conoscenza e delle tecnologie // 2002

Incoraggiare i grandi enti pubblici di ricerca a eseguire un'analisi comparativa delle proprie attività di trasferimento delle tecnologie e dei partenariati con le imprese // 2001

A livello di Unione occorre un approccio più coesivo e le attività di rete vanno ulteriormente incoraggiate per promuovere partenariati transnazionali in campo tecnologico, la professionalizzazione delle strutture di sostegno all'innovazione e la diffusione delle "buone prassi". Questo vale in particolare per il trasferimento di tecnologia dalle università e dagli istituti pubblici di ricerca che in Europa, in genere, sono stati finora meno aperti ai rapporti con le imprese di quanto non lo siano quelle statunitensi. Per questo motivo si propone di assistere le università europee nella creazione di una rete o di un'associazione intesa a promuovere la diffusione della conoscenza e delle prassi migliori nel trasferimento di tecnologia.

Merita inoltre particolare attenzione l'aspetto dell'innovazione senza ricerca, in quanto fonte altrettanto importante di progresso tecnico. Si propone di incoraggiare l'esame di metodologie intese ad assistere le imprese nell'assimilazione della conoscenza, nell'adozione di una dimensione europea come passo verso i mercati globali e nell'aggiornamento dei loro metodi di gestione dell'innovazione.

Azioni della Commissione europea // Scadenza

Assistere le università europee e gli istituti di ricerca pubblici nella creazione di una rete/associazione intesa a promuovere la diffusione della conoscenza e delle migliori prassi nel trasferimento di tecnologia // 2001

Misure volte a incoraggiare la diffusione della "buona prassi" e la cooperazione transnazionale fra le regioni nel campo della ricerca e dell'innovazione // 2001

Sostenere iniziative a livello comunitario, quali il collegamento in rete ed esperimenti pilota, per facilitare i partenariati transnazionali in campo tecnologico, nonché la diffusione dell'innovazione non tecnologica, in particolare per le PMI // 2001

Obiettivo 5 Una società aperta all'innovazione

La società nutre spesso una certa reticenza nei confronti dell'innovazione. Ciò deriva dal fatto che i lati positivi, nonché quelli negativi, di qualsiasi innovazione non sempre sono equamente distribuiti, soprattutto nel periodo successivo alla sua introduzione sul mercato, e può passare del tempo prima che i benefici del cambiamento e dell'innovazione vengano apprezzati. I mezzi di comunicazione di massa sono un'importante fonte di informazione sui progressi compiuti nel campo della ricerca e dell'innovazione perché, tra l'altro, richiamano l'attenzione sull'equilibrio tra lati positivi e negativi.

È necessario rendere il più trasparenti possibile non solo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, ma anche i rischi ad esse connessi, in un ampio dialogo tra mondo scientifico, mondo imprenditoriale e opinione pubblica, che metta in luce anche i potenziali costi economici e sociali della "mancata innovazione" (ad esempio nel settore delle innovazioni tecnologiche tese a ridurre l'inquinamento e migliorare l'eco-efficienza). Questo è infatti l'unico modo per aumentare la fiducia del pubblico nell'innovazione.

Occorre insegnare alla nuova generazione come crescere in un mondo che sta diventando sempre più complesso e soggetto al cambiamento. Si tratta di una sfida che tutti gli Stati membri devono affrontare, in particolare tramite i loro sistemi di istruzione. È necessario compiere i dovuti sforzi per assicurare che non vengano esclusi gli svantaggiati della società.

Le imprese devono svolgere la loro parte assicurando il regolare aggiornamento delle conoscenze e delle competenze del proprio personale. Data l'importanza della vita lavorativa, occorre dedicare particolare attenzione all'innovazione sul luogo di lavoro e a come essa viene introdotta. Il ruolo svolto dalle imprese è importante anche per la creazione della fiducia mediante il consenso, l'autoregolamentazione e l'adozione di norme di qualità.

L'obiettivo deve essere una società europea ben informata, capace di un dibattito maturo sugli sviluppi innovativi e non svantaggiata da una scarsa comprensione dell'importanza della scienza, della tecnologia e del cambiamento, nel corso del dibattito sull'innovazione o nell'applicazione degli sviluppi innovativi.

Vale la pena notare che i paesi con un approccio fortemente basato sul consenso, che sostengono un dibattito di qualità sulle questioni relative all'innovazione, presentano anche cifre elevate degli indicatori correlati all'innovazione.

Le amministrazioni degli Stati membri sono, attraverso l'approvvigionamento pubblico, grandi consumatori di beni e servizi: mediante adeguate politiche d'acquisto possono costituire una forza che favorisce la domanda di innovazione.

Azioni degli Stati membri // Con verifica nel:

Incoraggiare ampi dibattiti sull'innovazione fra i gruppi di interesse, coinvolgendo ricercatori, industria, consumatori e autorità pubbliche // 2002

Favorire la domanda pubblica di innovazione tramite l'adozione di politiche d'acquisto dinamiche da parte delle amministrazioni pubbliche // 2003

A livello di Unione può essere utile stabilire collegamenti fra le misure attuate dai diversi Stati membri per migliorare l'informazione del pubblico, stimolare il dibattito pubblico e tenere conto dell'opinione pubblica. Tutto ciò contribuirebbe ad ampliare gli orizzonti delle attività svolte a livello nazionale, facilitando la creazione di un "consenso" europeo per giungere, alla fine, a una visione specificamente europea della scienza e dell'innovazione. A tal fine è possibile, mediante esercizi di previsione in campo tecnologico condotti in base alla linea definita nella Comunicazione sullo spazio europeo della ricerca, discutere e scambiarsi opinioni su come le opportunità e l'impatto della scienza e dell'innovazione potranno influire sul futuro dell'Europa. Verranno inoltre tenute manifestazioni specifiche e, per valutare l'atteggiamento nei confronti dell'innovazione nell'UE, alle indagini di opinione "Eurobarometro" verrà aggiunta una sezione "innobarometro".

5. Riepilogo

Le politiche dell'innovazione e della ricerca possono contribuire in maniera significativa al miglioramento dell'ambiente delle imprese per quanto riguarda l'innovazione. Occorre intensificare gli sforzi compiuti congiuntamente a livello europeo, nazionale e regionale.

È tuttavia soprattutto a livello nazionale o regionale che deve attuarsi l'azione pubblica volta a dare impulso all'innovazione. Le raccomandazioni contenute nella presente Comunicazione indirizzata agli Stati membri sono elencate nella seguente tabella:

Principali raccomandazioni agli Stati membri

1. Le politiche nazionali e regionali dell'innovazione devono tenere conto delle "prassi migliori" adottate negli altri Stati membri e adattarle al proprio ambiente specifico.

2. Assicurare che vi siano meccanismi di coordinamento fra il livello nazionale e quello regionale, nonché fra i diversi servizi responsabili delle questioni relative all'innovazione, in modo da garantire un approccio coerente alla politica d'innovazione.

3. Attuare periodicamente la definizione degli obiettivi, il monitoraggio, la valutazione e la verifica da parte di interlocutori di pari livello dei programmi regionali e nazionali intesi a dare impulso all'innovazione, nonché degli enti che li realizzano.

4. Adattare le norme per la diffusione dei risultati della ricerca finanziata con fondi pubblici per favorire lo sfruttamento e il trasferimento dei risultati, e incoraggiare i grandi enti pubblici di ricerca a eseguire un'analisi comparativa delle proprie attività di trasferimento di tecnologia e dei partenariati con le imprese.

5. Perseguire sforzi per la creazione, in conformità alle norme vigenti in materia di aiuti di Stato, di un contesto giuridico, fiscale e finanziario favorevole alla creazione e allo sviluppo di nuove imprese.

6. Favorire, a livello regionale, la creazione o il rafforzamento di adeguati servizi e strutture di sostegno come quali incubatori, ecc. ; stimolare e coordinare iniziative regionali e attori regionali nella progettazione e nella realizzazione di programmi di innovazione integrati a livello regionale.

7. Istituire negli istituti di istruzione superiore e nelle scuole di formazione aziendale programmi di istruzione e di formazione professionale in materia di imprenditorialità e di gestione dell'innovazione; incoraggiare le università a dedicare particolare attenzione, oltre che alle missioni tradizionali della formazione e della ricerca, alla promozione della diffusione della conoscenza e delle tecnologie.

8. Promuovere gli investimenti nella ricerca e l'assunzione di ricercatori da parte delle aziende mediante incentivi fiscali in conformità agli articoli 87 e 88 del Trattato, nonché facilitare la realizzazione di programmi di formazione permanente per migliorare l'assimilazione generale delle nuove tecnologie e porre rimedio alla scarsità di competenze.

9. Incoraggiare ampi dibattiti sull'innovazione fra i gruppi di interesse, coinvolgendo ricercatori, industria, consumatori e autorità pubbliche.

10. Stimolare la domanda pubblica di innovazione tramite l'adozione di politiche d'acquisto dinamiche da parte delle amministrazioni pubbliche.

Principali attività da attuare a cura della Commissione

La Commissione assumerà il ruolo di catalizzatore per dare impulso all'adozione di misure e alle politiche degli Stati membri, eseguendo un'analisi comparativa delle prestazioni e delle politiche nel campo dell'innovazione, contribuendo a migliorare il contesto normativo e promuovendo il collegamento in rete e la diffusione delle buone prassi a livello europeo.

La promozione dell'innovazione verrà incorporata nel quadro generale della politica delle imprese, pur continuando ad essere uno dei principali obiettivi generali da perseguire sistematicamente nei programmi quadro di RST, dal momento che contribuisce alla competitività delle imprese europee.

Le principali attività della Commissione saranno:

1. promuovere il dialogo, il coordinamento e l'analisi comparativa delle politiche e delle prestazioni degli Stati membri nel campo dell'innovazione, nonché riguardo al quadro comparativo dell'innovazione in Europa (cfr. Obiettivo 1: Coerenza delle politiche di innovazione);

2. approfondire gli studi su temi attinenti all'innovazione. Questi verteranno soprattutto sul contesto normativo, allo scopo di renderlo più adatto a favorire l'innovazione e di consentire la preparazione di regolari relazioni sui progressi compiuti nel suo miglioramento (cfr. Obiettivo 2: Un quadro normativo favorevole all'innovazione);

3. proseguire ed estendere le attività tese a incoraggiare il sostegno al collegamento in rete, nonché i servizi di consulenza con una dimensione europea, quali l'helpdesk per il finanziamento dell'innovazione (LIFT), le attività volte a facilitare l'interfaccia a livello europeo fra ricercatori, industria e investitori, la rete, già esistente, delle regioni d'eccellenza per la creazione di imprese, nuove reti di università e di istituti pubblici di ricerca europei per la promozione della diffusione della conoscenza e delle migliori prassi per il trasferimento di tecnologia, nonché lo sviluppo di una guida elettronica europea delle nuove imprese innovative (cfr. Obiettivo 3: Favorire la creazione e la crescita di imprese innovative, e Obiettivo 4: Migliorare le interfacce chiave del sistema di innovazione);

4. contribuire allo sviluppo di metodi di valutazione delle risorse immateriali delle giovani imprese innovative, nonché di misure volte a facilitare il loro accesso ai programmi e ai risultati comunitari, nonché alla "Iniziativa Innovazione 2000" della BEI (cfr. Obiettivo 3: Favorire la creazione e la crescita di imprese innovative);

5. continuare e rafforzare la cooperazione transnazionale fra le regioni per quanto riguarda le politiche d'innovazione, lo scambio di buone prassi e gli esperimenti pilota per facilitare i partenariati transnazionali in campo tecnologico, nonché la diffusione degli aspetti non tecnologici dell'innovazione, in particolare per le PMI (cfr. Obiettivo 4: Migliorare le interfacce chiave del sistema di innovazione).

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ALLEGATO: Quadro comparativo dell'innovazione in Europa

Il "Quadro comparativo dell'innovazione in Europa" raccoglie una serie di indicatori che, nel loro insieme, forniscono una valutazione delle prestazioni dell'Europa nel campo dell'innovazione. Si tratta di una delle componenti di un esercizio di benchmarking molto più ampio svolto dalla Direzione generale Imprese e che interessa la politica europea delle imprese e la loro competitività nel suo insieme. Questo Allegato presenta i risultati di un primo esercizio volto a produrre un quadro comparativo dell'innovazione in Europa, sulla base dei dati statistici attualmente disponibili.

Il quadro comparativo dell'innovazione consente di valutare i punti di forza e i punti deboli delle prestazioni dei singoli Stati membri nel campo dell'innovazione e, per un numero limitato di indicatori per i quali sono disponibili i relativi dati statistici, di confrontare i risultati dell'Unione europea con quelli degli Stati Uniti e del Giappone.

Il quadro comparativo è studiato per rappresentare i principali fattori trainanti di un'economia fondata sulla conoscenza, oltre che diverse misure dei prodotti dell'innovazione. Gli indicatori sono raggruppati in quattro categorie:

* Risorse umane

* Creazione di nuova conoscenza

* Trasferimento e applicazione della conoscenza

* Finanziamento, prodotti e mercati dell'innovazione

Gli indicatori del quadro comparativo sono tratti da statistiche ufficiali (ad es. Eurostat, OCSE). Nei casi in cui non siano disponibili fonti ufficiali vengono utilizzati dati forniti da fonti private affidabili.

Il quadro comparativo comprende sia indicatori 'tradizionali' basati su statistiche relative alle attività di R&S e ai brevetti, sia indicatori ricavati da indagini più recenti. Un'importante fonte di dati è la "Indagine comunitaria sull'innovazione" (CIS), sviluppata fra il 1991 e il 1993 dalla Commissione europea in collaborazione con l'OCSE. Tale indagine viene condotta in maniera armonizzata da tutti gli Stati membri ed è divenuta lo strumento statistico sull'innovazione della Comunità, nonché un modello per alcuni stati non membri come il Canada e l'Australia. Attualmente l'indagine viene svolta solo ogni quattro anni e per questo motivo i dati disponibili risalgono al 1996.

Un confronto degli indicatori dell'innovazione a livello internazionale può aiutare a identificare i punti di forza nazionali e le aree più deboli che possono beneficiare dell'intervento pubblico e privato. È tuttavia importante ricordare che l'innovazione è un'attività complessa, trainata da un'ampia gamma di fattori. Un quadro comparativo dell'innovazione può fornire solo un'idea generale dei punti di forza e dei punti deboli delle capacità di innovazione a livello nazionale.

I rapporti causali fra le politiche di innovazione e i miglioramenti delle prestazioni dei sistemi di innovazione nazionali resteranno, nella maggior parte dei casi, oggetto di speculazione. Per questo motivo il quadro comparativo è integrato da una serie di verifiche da parte di interlocutori di pari livello mirate a identificare elementi di confronto di natura più qualitativa e lo scambio di buone prassi nell'ambito della politica d'innovazione.

L'attuale progetto del quadro comparativo si trova nella Tabella 1.

>SPAZIO PER TABELLA>

Risorse umane

La quantità e la qualità delle risorse umane disponibili sono fattori di importanza determinante sia per l'innovazione (creazione di nuova conoscenza) sia per la sua diffusione (divulgazione della conoscenza in tutta l'economia). Per quanto riguarda il primo aspetto, uno dei fattori critici è rappresentato dal numero di ricercatori e ingegneri disponibili di cui all'indicatore 1.2.

Per la diffusione, e di conseguenza per la produttività, ciò che interessa è il livello di specializzazione degli operatori addetti all'uso delle nuove attrezzature, compresi i software per ufficio e le tecnologie avanzate di produzione. Tali competenze tecniche intermedie si ottengono in genere mediante cicli di studi post-secondari. Esse sono in parte comprese nell'indicatore 1.1. Le specializzazioni pertinenti, ottenute mediante l'istruzione secondaria e la formazione sul campo, non sono invece coperte dagli indicatori disponibili. Ne consegue che il quadro comparativo risulta sufficientemente realistico per quanto riguarda i requisiti delle risorse umane coinvolte nel processo di innovazione, mentre risulta più carente per quelli relativi alla diffusione.

Gli indicatori 1.3 e 1.4 non sono, in senso stretto, indicatori delle risorse umane coinvolte nel processo di innovazione bensì, piuttosto, dell'effetto dell'innovazione sull'occupazione, nonché della struttura dell'economia.

Creazione di nuova conoscenza

I tre indicatori per la creazione di conoscenza misurano l'attività inventiva, che è la fonte di tutti i benefici apportati dall'innovazione. Tutti e tre si basano sui dati statistici tradizionalmente utilizzati per misurare l'innovazione. Altri metodi di creazione di innovazione, quali l'adattamento delle nuove attrezzature ai sistemi di produzione e dei servizi di un'azienda, sono trattati indirettamente sotto il titolo Trasferimento e applicazione della conoscenza.

Trasferimento e applicazione della nuova conoscenza

L'attività inventiva formale, trattata nel paragrafo Creazione della conoscenza, è solo uno degli aspetti dell'innovazione. Le imprese fanno innovazione anche adottando le innovazioni sviluppate da altre imprese o istituzioni e adattandole alle proprie necessità. Le imprese possono inoltre acquisire idee e informazioni tecniche da fonti esterne, che poi utilizzano per sviluppare innovazioni in proprio o in collaborazione con altri. Questa sezione comprende quattro indicatori, tutti derivati dalla seconda Indagine comunitaria sull'innovazione (CIS-2), che misurano diversi aspetti del trasferimento della conoscenza.

Due degli indicatori sono riservati alle piccole e medie imprese (PMI) con un numero di dipendenti compreso tra 20 e 249. Tale scelta ha due motivazioni. In primo luogo, le PMI svolgono un ruolo vitale nel campo dell'innovazione, sia come intermediari fra gli enti di ricerca pubblici e le grandi aziende, sia nel campo della biotecnologia, sia come sviluppatori di nuove idee. La CIS fornisce diverse misure della percentuale di PMI innovative non basata sulla R&S formale (in cui le grandi aziende ottengono risultati migliori). In secondo luogo, quasi tutte le aziende di grandi dimensioni svolgono le attività innovative espresse da questi tre indicatori. Questo significa che i risultati saranno comunque dominati dalle PMI, in quanto costituiscono la frazione più grande delle imprese manifatturiere in tutti i paesi dell'UE.

Tutti gli indicatori CIS-2 risentono delle differenze tra le percentuali di risposta nei diversi paesi, che variano da meno del 30 % in Germania all'85 % in Francia, come accade spesso nelle indagini. Quando si hanno percentuali di risposta basse, il problema principale è che le aziende che scelgono di rispondere potrebbero essere mediamente più o meno innovative di quelle che non rispondono. Di questa e di altre esperienze verrà tenuto conto per la prossima CIS. Attualmente non esistono alternative praticabili all'uso della CIS, che resta la fonte più importante di dati sull'innovazione in Europa.

Finanziamento, prodotti e mercati dell'innovazione

Questo gruppo comprende sei indicatori che coprono tutta una serie di aspetti: la messa a disposizione di capitale di rischio(due indicatori), la vendita di innovazioni , l'utilizzo di Internet, investimenti nella TIC e attività economiche in settori avanzati.

I dati per questi indicatori provengono sia da fonti private sia da fonti pubbliche. Poco si conosce dell'affidabilità e della qualità dei dati provenienti dalle prime. Ciò nonostante, molti indicatori sono basati su questi dati a causa di una carenza di dati pubblici equivalenti per numerosi indicatori di alto interesse politico, quali la messa a disposizione di capitale di rischio.

Riepilogo dei risultati

La tabella 2 riassume gli indicatori di innovazione per ciascun paese. Nel complesso, il quadro conferma l'esistenza, in Europa, di una disparità di prestazioni nel campo dell'innovazione. Alcuni paesi, in particolare alcuni dei più piccoli, ottengono un punteggio piuttosto alto e talvolta perfino migliore degli Stati Uniti. Il paese con il punteggio più elevato è la Svezia, con cifre al di sopra della media per 12 dei 16 indicatori, seguita da Finlandia (8), Danimarca e Germania (entrambi 7).

La più innovativa fra le economie di maggiori dimensioni è la Germania, particolarmente forte nella creazione di conoscenza. Italia e Spagna sono le meno innovative, all'interno di questo gruppo, mentre Francia e Regno Unito presentano un quadro misto, con alcuni punti di forza e alcuni punti deboli.

Il fatto che le economie più piccole, come l'Irlanda, i Paesi Bassi, la Finlandia e la Svezia, appaiano come le più innovative può essere fuorviante. Infatti, nelle piccole economie la distribuzione industriale è spesso concentrata in pochi settori, mentre le economie più grandi sono più diversificate e comprendono tutti i settori, sia a bassa sia ad alta tecnologia. Nelle economie di grandi dimensioni, questo può spostare i punteggi verso la media per molti indicatori di innovazione, mentre le piccole economie possono mostrare una capacità innovativa particolarmente alta o bassa a seconda dei settori che vi dominano. Ciò risulta evidente dai punteggi di Svezia, Finlandia e Irlanda, che dimostrano un'alta capacità innovativa, mentre quelli di Grecia e Portogallo rivelano una bassa capacità innovativa. Naturalmente, questo spostamento verso settori ad alta o a bassa tecnologia non è accidentale, ma può rispecchiare la tendenza da parte di operatori pubblici e privati a ricercare settori ad alta redditività che offrano un vantaggio comparato.

Le PMI finlandesi hanno prestazioni inferiori alla media nella maggior parte degli indicatori riservati alle PMI. Ciò porta a concludere che i punti di forza innovativi della Finlandia siano appannaggio delle grandi imprese, cosa che potrebbe costituire motivo di preoccupazione per il futuro. Al contrario, le PMI della Danimarca hanno una capacità innovativa nella media o superiore alla media, sebbene ciò possa essere in parte dovuto alla struttura industriale della Danimarca, caratterizzata dalla presenza di poche grandi imprese.

Gli Stati Uniti presentano punteggi al di sopra della media per la maggior parte degli indicatori di innovazione. Il suo punteggio per la quota di produzione ad alta tecnologia è ai limiti, con un incremento dell'1 %.

>SPAZIO PER TABELLA>

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