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Document 51999IE0563

Parere del Comitato economico e sociale sul tema «Attuazione degli orientamenti 1999 in materia di occupazione"

GU C 209 del 22.7.1999, p. 60–67 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

51999IE0563

Parere del Comitato economico e sociale sul tema «Attuazione degli orientamenti 1999 in materia di occupazione"

Gazzetta ufficiale n. C 209 del 22/07/1999 pag. 0060 - 0067


Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Attuazione degli orientamenti 1999 in materia di occupazione"

(1999/C 209/14)

Il Comitato economico e sociale ha deciso, in data 28 gennaio 1999, in conformità dell'articolo 23, paragrafo 3 del Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema: "Attuazione degli orientamenti 1999 in materia di occupazione".

La Sezione "Occupazione, affari sociali, cittadinanza", incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo della relatrice Engelen-Kefer, in data 6 maggio 1999.

Il Comitato economico e sociale ha adottato il 27 maggio 1999, nel corso della 364a sessione plenaria, con 105 voti favorevoli, 6 contrari e 11 astensioni, il seguente parere.

1. Introduzione

1.1. Con l'inserimento del Capitolo "Occupazione" nel Trattato di Amsterdam e con il Consiglio europeo di Lussemburgo del novembre 1997 interamente dedicato a questa tematica, ha preso avvio un processo irreversibile di coordinamento su scala europea delle politiche in materia, il cui scopo è ridurre sensibilmente un tasso di disoccupazione che in Europa si mantiene a livelli elevati. Gli Stati membri sono ormai concordi nel riconoscere che "la promozione dell'occupazione è una questione di interesse comune" (cfr. art. 126, paragrafo 2 del Trattato di Amsterdam). Gli orientamenti 1998 e i piani d'azione nazionali elaborati dai singoli Stati membri costituiscono una prima applicazione degli obiettivi e delle procedure enunciati nel Capitolo di cui sopra ai fini di una strategia europea coordinata a favore dell'occupazione.

1.2. I pilastri su cui poggiano gli orientamenti del Consiglio europeo di Lussemburgo (migliorare l'occupabilità, sviluppare l'imprenditorialità, incoraggiare l'adattabilità dei lavoratori e delle imprese e rafforzare la politica in materia di pari opportunità) concernono settori importanti al fine di favorire il reinserimento dei disoccupati nella vita lavorativa e di contribuire alla creazione di nuova occupazione. Tutti gli Stati membri hanno presentato in tempi brevi i loro piani d'azione nazionali per dare attuazione agli orientamenti per il 1998, e ciò rappresenta già di per sé un primo passo avanti. Particolarmente efficace si è dimostrato il fatto di associare agli orientamenti in determinati settori alcuni obiettivi concreti e verificabili, come ad esempio la percentuale di disoccupati che dovranno beneficiare di azioni - nell'ambito della politica per l'occupazione - volte ad incentivarne l'occupabilità. Nella Risoluzione del Consiglio sugli orientamenti in materia di occupazione per il 1999 gli Stati membri sono invitati a "porsi degli obiettivi nazionali che potrebbero essere quantificati laddove possibile ed opportuno".

1.3. Il Comitato ritiene tuttavia indispensabile pervenire ad una intesa comune su cosa si intenda per "azioni attive in materia di politica dell'occupazione"; occorre altresì assicurare la comparabilità delle statistiche e ricorrere a indicatori obiettivi specifici. Il Comitato propone inoltre di raccogliere dati qualitativi in merito al reinserimento nella vita lavorativa, invitando gli Stati membri a fare in modo che i risultati ottenuti in termini di inserimento siano quantificabili.

1.4. Secondo gli orientamenti 1999 per le politiche dell'occupazione, adottati dal Consiglio europeo di Vienna dell'11 e 12 dicembre 1998, "è di primaria importanza un dialogo intenso e di ampia portata fra tutte le parti interessate, ossia Parlamento europeo, Consiglio, Commissione, parti sociali, Banca centrale europea e Banca europea per gli investimenti", che contribuisca al futuro successo del processo avviato a Lussemburgo. In base alla proposta presentata dalla Presidenza di turno tedesca, il seguente testo va dunque adottato come nuovo considerando: "Il Consiglio europeo di Vienna ha assegnato al Consiglio e alla Commissione il compito di preparare una relazione - da presentare al prossimo Consiglio europeo di Colonia - sull'elaborazione di un patto europeo per l'occupazione nel quadro del processo di Lussemburgo".

1.5. In tale contesto il Comitato auspica - in quanto forum della società civile organizzata in Europa - apportare un contributo specifico all'intensificazione del dialogo in merito alla strategia europea per l'occupazione. Questo suo contributo deve consistere nell'avviare uno scambio permanente di esperienze in cui mettere a confronto esempi di "buone prassi", partecipando così all'attuazione degli orientamenti in materia di occupazione. È la sua stessa composizione a rendere il Comitato particolarmente adatto a rappresentare, oltre alle figure tradizionali del mercato del lavoro, anche altre importanti organizzazioni socioeconomiche. In proposito il Comitato ha organizzato un'audizione in cui sono stati analizzati alcuni esempi emblematici per i quattro pilastri della politica europea dell'occupazione. Nella relazione comune sull'occupazione in Europa, i Consigli "Ecofin" e "Lavoro e affari sociali" hanno evidenziato alcuni esempi di buone prassi in relazione ai quattro pilastri della politica dell'occupazione che sono stati presi in considerazione nell'audizione.

2. Valutazione e attuazione degli orientamenti 1999 per le politiche dell'occupazione

2.1. Per il presente parere d'iniziativa il Comitato si basa sull'articolo 128, paragrafo 2 del Trattato di Amsterdam, il quale stabilisce l'obbligo per il Consiglio di consultare il Comitato prima di procedere all'elaborazione annuale degli orientamenti in materia di occupazione.

2.2. Il Comitato accoglie con favore la strategia adottata dalla Commissione negli orientamenti per il 1999, che consiste nell'attenersi sostanzialmente ai quattro pilastri di cui sopra, dando così priorità al consolidamento e alla continuità del processo avviato a Lussemburgo. Il Comitato, giudicandole ragionevoli, appoggia le azioni complementari e le iniziative concrete adottate nei seguenti settori:

- riforma dei regimi fiscali e contributivi,

- sfruttamento delle potenzialità del terziario in termini di occupazione,

- potenziamento delle azioni a favore della formazione permanente specie in vista dello sviluppo delle tecnologie dell'informazione,

- inserimento dei disabili e delle minoranze etniche,

- maggiori possibilità di conciliare lavoro e famiglia.

2.3. L'inversione della tendenza, riscontrabile nell'Unione europea, ad un aumento degli oneri fiscali e contributivi a carico del fattore lavoro costituisce un presupposto essenziale per un aumento dell'occupazione(1). Il Comitato si compiace pertanto dell'azione concreta prevista dagli orientamenti per il 1999, in base alla quale gli Stati membri devono verificare se e in che misura i loro regimi fiscali e contributivi incoraggino, da un lato, i disoccupati ad accettare un posto di lavoro e, dall'altro, i datori di lavoro a creare nuova occupazione(2). Si dovrebbe però evitare di deteriorare le prestazioni sociali per i disoccupati. In tale contesto è altrettanto essenziale, secondo il Comitato, dedicare maggior attenzione alla lotta contro il lavoro nero e quello clandestino.

2.4. I problemi dell'occupazione in Europa sono tra l'altro causati dallo sviluppo del settore terziario che, nel contesto mondiale, si situa sotto la media e nel quale si intendono compresi i servizi sociali, i servizi orientati all'ambiente e quelli legati all'industria. È dunque più che logico che negli orientamenti si invitino gli Stati membri a sviluppare "condizioni quadro volte a sfruttare appieno il potenziale occupazionale del settore dei servizi e dei servizi connessi con l'industria". Lo sfruttamento delle potenzialità della società dell'informazione e del settore sociale e ambientale in termini d'occupazione assume particolare importanza per la creazione di nuovi posti di lavoro, come evidenziato dagli orientamenti. Non va neppure trascurata la responsabilità del settore pubblico in termini di politica sociale e dell'occupazione.

2.5. Strettamente connessa a quanto appena detto è la necessità di fornire ai giovani qualifiche pertinenti alle tecnologie dell'informazione nel quadro del processo educativo in generale e della formazione professionale per agevolare il loro ingresso sul mercato del lavoro. La rapida evoluzione delle tecnologie dell'informazione richiede però anche da parte dei lavoratori un costante aggiornamento delle qualifiche in loro possesso, tramite un processo di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, al fine di mantenere un elevato livello di occupabilità. Il Comitato giudica particolarmente importante tradurre nella realtà tale orientamento.

2.6. In linea con il rafforzamento - previsto dal Trattato di Amsterdam - del principio di non discriminazione, la Commissione europea ha riproposto negli orientamenti per il 1999 la creazione di un mercato del lavoro aperto a tutti, in cui dedicare particolare attenzione all'inserimento dei gruppi più svantaggiati. Il Comitato accoglie con favore tale precisazione in quanto proprio i disabili, le minoranze etniche ed altri gruppi particolarmente svantaggiati, quali i disoccupati di lunga durata e gli anziani rischiano l'esclusione sociale se non viene loro offerta l'opportunità di accedere al mercato del lavoro tramite aiuti all'inserimento preventivi ed attivi. Il Comitato raccomanda che anche in questo campo si adotti la strategia del "mainstreaming". Esso invita la Commissione europea a realizzare le previste misure di lotta alla discriminazione tramite un programma d'azione annuale e adeguati strumenti giuridici. Il programma d'azione dovrebbe tener conto del fatto che i gruppi svantaggiati comprendono molte persone le cui competenze specifiche e la cui esperienza non vengono sfruttate, e dovrebbe avanzare proposte per trasformare la diversità in un elemento positivo, sia per i singoli individui interessati sia per la società nel suo complesso.

2.7. Negli orientamenti per il 1999 la Commissione europea ha posto in particolare l'accento sulla promozione delle pari opportunità tra i due sessi. Il Comitato, da parte sua, appoggia soprattutto la strategia - perseguita a tal fine - del "mainstreaming", il cui obiettivo è eliminare le situazioni di svantaggio legate al sesso nell'ambito di tutti e quattro i pilastri della politica europea dell'occupazione. Per ridurre il tasso di disoccupazione femminile che è superiore alla media il Comitato appoggia in particolare l'iniziativa concreta di consentire alle donne - sulla base della percentuale di disoccupate - di beneficiare di misure attive in materia di occupazione. L'incremento della partecipazione femminile costituisce una misura necessaria al fine di aumentare complessivamente il livello di occupazione in Europa. Un presupposto essenziale è costituito dalla creazione di condizioni di base appropriate tramite l'eliminazione degli effetti negativi prodotti dal regime fiscale e contributivo. Ciò richiede inoltre la creazione di strutture per l'assistenza all'infanzia in numero sufficiente e l'introduzione di disposizioni flessibili in materia di tempo libero ed orario di lavoro per uomini e donne che consentano di conciliare meglio le esigenze lavorative e familiari. Secondo il Comitato, le misure integrative proposte in questa sezione sono particolarmente mirate in quanto, accanto alle azioni destinate espressamente all'inserimento nel mercato del lavoro, prevedono anche una modifica delle condizioni sociali di base che ancor'oggi impediscono alla donna di partecipare maggiormente al mondo del lavoro.

2.8. Come già sottolineato nel parere in merito alla Comunicazione della Commissione dal titolo "Proposta di orientamenti per la definizione delle politiche dell'occupazione degli Stati membri - 1998"(3), il Comitato giudica peraltro necessario sviluppare una strategia globale che comprenda non solo la politica economica in generale, ma anche altre politiche rilevanti in termini di occupazione. A tal fine è importante far sì che vi sia compatibilità fra gli orientamenti in materia di occupazione e gli indirizzi di massima per le politiche economiche definiti annualmente in conformità dell'articolo 99, paragrafo 2 del Trattato di Amsterdam. Ne risulta pertanto la necessità di un maggior coordinamento tra le politiche economica, finanziaria e monetaria, nonché di riforme strutturali dell'economia.

2.9. Il Comitato si compiace del fatto che il Consiglio europeo di Vienna abbia evidenziato la necessità di tale strategia globale sottolineando "che sarà necessario approfondire e rafforzare il coordinamento in materia di politica economica (...) al fine di garantire il successo dell'UEM e favorire una crescita sostenibile atta a creare occupazione. Occorrono - continua il Consiglio - risposte appropriate e coordinate (...) sia a livello di Stati membri che di Unione europea, che comprendano politiche di bilancio e monetarie nonché politiche strutturali e che tengano conto dell'evoluzione dei salari".

2.10. Il Comitato, inoltre, concorda appieno con il Consiglio quando questi afferma che "occorre (...) rafforzare gli attuali strumenti e forgiarli in una strategia coerente per l'occupazione, la crescita, la stabilità e la riforma economica che si evolva verso un patto europeo per l'occupazione nel quadro del processo di Lussemburgo".

2.11. Il Comitato è convinto che solo una strategia globale in cui siano incluse tutte le politiche che abbiano un qualche impatto sull'occupazione e che renda ugualmente responsabili tutte le parti in causa nell'ambito di un patto europeo per l'occupazione possa essere coronata da successo.

2.12. Quanto al processo di Lussemburgo, il Comitato ritiene che l'analisi comparativa (benchmarking) e l'individuazione di prassi comprovate costituiscano degli importanti strumenti in grado di suscitare un'emulazione costruttiva alla ricerca di azioni efficaci in materia di occupazione. Secondo il Comitato, però, i criteri per individuare le prassi comprovate devono essere trasparenti e verificabili, nonché tener conto del fatto che ciascuno Stato membro parte da una situazione diversa in termini di politiche attive dell'occupazione. Una valutazione qualitativa dovrebbe andare oltre la prospettiva ristretta di un controllo orientato verso gli effetti a breve termine. A tale proposito, il Comitato intende rammentare l'importanza che il processo di Lussemburgo attribuisce al contributo delle parti sociali. Secondo le conclusioni del Consiglio europeo di Lussemburgo, "le parti sociali, a tutti i livelli, saranno associate a tutte le tappe di quest'iniziativa e apporteranno il loro contributo all'attuazione degli orientamenti". Secondo il Comitato, ciò significa anche che le parti sociali devono esprimersi sui piani d'azione nazionali prima della compilazione della relazione congiunta sull'occupazione.

2.13. In linea generale il Comitato concorda con il Consiglio sull'opportunità di rafforzare questa analisi comparativa positiva e costruttiva. Appoggia pertanto con convinzione la dichiarazione resa dal Consiglio europeo di Vienna in merito alla necessità di "obiettivi e scadenze supplementari verificabili a livello sia europeo che nazionale, indicatori comuni di efficienza e di politica nonché una base statistica coerente quali elementi chiave per un patto europeo per l'occupazione".

2.14. Per lo sviluppo della strategia europea dell'occupazione, il Comitato ritiene importante che si realizzi l'equipollenza - sancita dal Trattato di Amsterdam - tra le politiche in materia di stabilità, crescita e occupazione. Una combinazione ponderata di politica economica e strutturale deve garantire che al raggiungimento dell'obiettivo di un elevato tasso di occupazione venga attribuito lo stesso valore che al consolidamento dei bilanci pubblici e alla lotta all'inflazione. Senza voler mettere in causa l'autonomia della Banca centrale europea, alla politica monetaria va assegnato un ruolo particolare(4). Ciò richiede, secondo il Comitato, un maggior coordinamento delle politiche economica, finanziaria e monetaria a livello europeo, nonché l'introduzione di riforme economiche nel quadro di un dialogo strutturato tra i governi, la Commissione europea, la Banca centrale europea e le parti sociali.

2.15. Il Comitato si attende dal Vertice di Colonia un segnale a favore di un patto europeo per l'occupazione (nel senso di un processo), di cui si tenga conto anche nella stesura dei nuovi orientamenti in materia di occupazione per il 2000.

3. Valutazione delle prassi comprovate

3.1. Con la relazione comune sull'occupazione elaborata congiuntamente dai Consigli "Ecofin" e "Lavoro e affari sociali" per il 1998 la Commissione europea ha per la prima volta sottoposto l'attuazione degli orientamenti in materia di occupazione negli Stati membri ad una valutazione comparativa sulla base di specifici indicatori quantitativi. La metodologia adottata per determinare tramite tali indicatori la posizione relativa di ciascuno Stato membro rispetto alla media costituita dai tre paesi migliori offre risultati quantitativamente superiori alle precedenti relazioni. Tale metodologia si presta a dare l'avvio ad una proficua corsa all'emulazione tra Stati membri con l'obiettivo di ridurre la disoccupazione. D'altro canto la Commissione europea dovrebbe valutare anche in termini qualitativi le misure che gli Stati membri stessi hanno attuato per migliorare la situazione occupazionale, per poi sottoporle ad un'analisi comparativa. La Commissione europea ha già compiuto a tal fine un primo importante lavoro preliminare con le relazioni elaborate dai singoli Stati membri nell'ambito della relazione comune sull'occupazione. Tale lavoro deve tuttavia fondarsi su una base solida accettata da tutti gli Stati membri tramite un'intesa sugli indicatori comuni da adottare in termini di politica e di efficienza. Sarebbe inoltre opportuno approfondire lo scambio di esperienze tra Stati membri riguardo alle misure di comprovata efficacia a favore dell'occupazione, tenendo così conto delle strategie globali adottate da ciascuno Stato membro.

3.2. Da un raffronto condotto a livello internazionale risulta che i successi riportati sul mercato del lavoro dipendono da numerosi fattori, primo fra tutti una strategia macroeconomica orientata alla crescita sostenibile e all'occupazione a cui vanno affiancate misure finanziarie, monetarie e fiscali.

3.3. In un'analisi condotta dall'"Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung" (IAB)(5) in merito alle esperienze maturate da tre Stati membri - Regno Unito, Paesi Bassi e Danimarca - rispetto agli Stati Uniti, dallo studio delle singole realtà nazionali emergono ad esempio i seguenti elementi in grado di garantire la riuscita della politica in materia di occupazione e che vengono qui elencati senza essere stati valutati dal Comitato:

- strategia macroeconomica onnicomprensiva orientata alla crescita sostenibile e all'occupazione,

- creazione di condizioni generali favorevoli agli investimenti e al potenziamento della domanda interna tramite misure finanziarie, monetarie e fiscali,

- incrementi salariali moderati e sistemi retributivi differenziati con il mantenimento della funzione regolatrice dei contratti collettivi nei confronti del mercato del lavoro,

- riduzione dei costi del fattore lavoro tramite un ridimensionamento dei costi extrasalariali previsti per legge,

- misure attive a favore dell'occupazione associate a iniziative istituzionali volte ad incentivare la ricerca di un lavoro - come nel caso di Danimarca e Paesi Bassi,

- riforme strutturali dell'economia per incrementare la competitività.

3.4. Dalla valutazione dell'IAB emerge in linea generale che, per aver successo, la lotta alla disoccupazione non va limitata a singoli aspetti, ma deve coprire tutti i settori delle politiche economica, finanziaria, monetaria e occupazionale. Il successo viene solo da una politica globale coerente e a più lungo termine. Si ripropone così, secondo il Comitato, la strategia di ampio respiro in materia di occupazione già illustrata nel 1993 dal Libro bianco della Commissione europea dal titolo "Crescita, competitività, occupazione".

3.5. Nell'audizione condotta dal gruppo di studio il 15 aprile 1999 presso il "Bundesanstalt für Arbeit" - l'ente federale per il lavoro - di Norimberga sono stati presentati alcuni esempi di politiche adottate in materia di occupazione e mercato del lavoro. Sono state privilegiate, in questo caso, le aree individuate dai singoli orientamenti, e più precisamente miglioramento dell'occupabilità e sviluppo dell'imprenditorialità, tenendo anche conto di un altro aspetto, la promozione delle pari opportunità in base all'approccio del "mainstreaming", mediante selezione e presentazione dei relativi esempi di buone prassi (cfr. allegato).

3.6. Secondo il Comitato, dagli esempi presentati si possono trarre le seguenti conclusioni:

- le misure in materia di occupazione sono tanto più efficienti quanto più si riesce a coinvolgere le parti sociali e i responsabili a livello nazionale delle misure nella loro elaborazione e realizzazione;

- la realizzazione dei progetti sul campo in collaborazione con gli uffici pubblici del lavoro risulta particolarmente riuscita. Spesso le iniziative nascono a livello locale o regionale, mentre istituzioni nazionali intervengono solo in una seconda fase;

- il coinvolgimento dei diretti interessati - si pensi ad esempio ai progetti di aiuto reciproco tra disoccupati - offre nuove possibilità di accrescere l'efficacia delle misure di inserimento nel mercato del lavoro;

- l'assunzione di responsabilità da parte dei firmatari dei contratti collettivi tramite accordi in merito a misure da adottare in materia di occupazione e di orari di lavoro e lo stanziamento di risorse finanziarie accompagnate anche da finanziamenti pubblici appare particolarmente meritevole di essere imitata;

- le misure in materia di formazione professionale dovrebbero associare a un'ampia formazione di base alcuni moduli costituiti da iniziative concrete e orientate ai bisogni delle imprese; in tale contesto risulta particolarmente importante la collaborazione delle figure più rappresentative nel campo della formazione professionale, dell'economia, dei sindacati e dello Stato;

- la promozione di nuove imprese può avere esisti positivi se l'avviamento di tali imprese è accompagnato da una consulenza mirata e da un sostegno finanziario. È altrettanto necessario ridurre gli intralci amministrativi che si frappongono alla creazione di imprese.

4. Prospettive per un contributo duraturo alla strategia europea per l'occupazione

4.1. Il Comitato si augura che l'audizione sul tema delle prassi comprovate in materia d'occupazione venga intesa come un primo contributo al rafforzamento del dialogo su una strategia europea per l'occupazione, a cui dovranno poi seguire altre azioni. Occorre a tal fine evitare doppioni tra gli sforzi profusi dalla Commissione europea e quelli dei diversi comitati a livello europeo. Il Comitato economico e sociale, inoltre, deve concentrarsi soprattutto sul suo ruolo specifico di forum della società civile organizzata. L'obiettivo del Comitato è far conoscere la propria posizione in merito alla strategia europea per l'occupazione ai sensi dell'articolo 128, paragrafo 2 del Trattato di Amsterdam conciliando tra loro gli interessi dei diversi gruppi socioeconomici rappresentati al suo interno.

4.2. Il ruolo specifico che il Comitato, grazie alla sua composizione, potrebbe svolgere ai fini di uno sviluppo della strategia europea per l'occupazione risiede proprio nel suo orientamento pragmatico. Impegnandosi nella valutazione periodica degli approcci che hanno dato buoni frutti in termini di occupazione, nonché nell'organizzazione di scambi di esperienze di buone prassi, il Comitato potrebbe pertanto offrire un contributo specifico.

4.3. Perché il Comitato possa assumersi tali compiti, andrebbero create premesse appropriate. Bisognerebbe garantire che il lavoro compiuto dalle diverse sezioni in relazione alla politica europea dell'occupazione sia tale da consentire al Comitato di seguire costantemente l'evoluzione di questa politica fornendo al contempo il proprio contributo personale.

Bruxelles, 27 maggio 1999.

La Presidente

del Comitato economico e sociale

Beatrice RANGONI MACHIAVELLI

(1) Cfr. parere del CES in merito alla "Relazione economica annuale 1999 - L'economia dell'UE all'arrivo dell'euro: promuovere la crescita, l'occupazione e la stabilità".

(2) Cfr. parere del CES in merito alla "Proposta di direttiva del Consiglio che modifica la Direttiva 77/388/CEE, con riguardo alla facoltà di introdurre a titolo sperimentale un'aliquota IVA ridotta sui servizi ad alta intensità di lavoro".

(3) GU C 19 del 21.1.1998.

(4) Cfr. parere del CES in merito alla "Relazione economica annuale 1999 - L'economia dell'UE all'arrivo dell'euro: promuovere la crescita, l'occupazione e la stabilità".

(5) Istituto per la ricerca sul mercato del lavoro e sulle professioni: Comunicazioni basate sulla ricerca relativa al mercato del lavoro e alle professioni, n. 2, 1998.

ALLEGATO I

al parere del Comitato economico e sociale

L'emendamento che segue ha raccolto almeno un quarto di voti favorevoli ed è stato respinto nel corso dei dibattiti:

Punto 4.3

Sopprimere.

Esito della votazione

Voti favorevoli: 38, voti contrari: 74, astensioni: 5.

ALLEGATO II

al parere del Comitato economico e sociale

Sintesi dei casi esemplari nel campo della politica dell'occupazione e del mercato del lavoro, presentati nel corso dell'audizione della Sezione "Occupazione, affari sociali, cittadinanza", svoltasi a Norimberga il 15 aprile 1999

Paesi Bassi: integrazione di disoccupati di lungo periodo

La fondazione olandese per i progetti di avviamento al lavoro e di inserimento, che esiste dal 1987 ed è sostenuta tra l'altro dai due principali sindacati FNV e CNV, promuove misure attive di reinserimento di disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro. Caratteristiche distintive sono la dimensione ridotta dei progetti, il trattamento individuale delle persone in cerca di lavoro e la cooperazione con enti statali. Nel 1998 è stata offerta una possibilità di lavoro a 903 disoccupati di difficile collocamento, alcuni dei quali erano senza lavoro da oltre tre anni, o avevano superato i 40 anni o erano di origine straniera. Il lavoro relativo ai progetti è basato per lo più su accordi in materia retributiva tra le parti sociali in vari settori o in singole imprese.

Da quattro anni la fondazione è incaricata dell'attuazione di un contratto collettivo per il settore alberghiero e della ristorazione ai fini dell'integrazione di disoccupati di lungo periodo. Nell'ambito di 9 progetti regionali sono stati stabiliti, in collaborazione con le autorità statali competenti in materia di lavoro, dei contatti tra imprese interessate ad effettuare delle assunzioni e disoccupati di lungo periodo. I costi relativi all'esecuzione dei progetti sono stati ripartiti a metà tra l'autorità competente in materia di lavoro e il settore alberghiero e della ristorazione. In tal modo il sostegno statale viene combinato con i sussidi finanziari versati dai datori di lavoro a norma del contratto collettivo, il che costituisce un presupposto essenziale per il successo dei progetti. In tal modo, nel solo 1998, 227 disoccupati di lungo periodo hanno ottenuto un posto di lavoro in questo settore e negli ultimi quattro anni sono stati in tutto 800.

Da alcuni anni il contratto collettivo di lavoro del settore bancario prevede che lo 0,2 % delle retribuzioni sia destinato al sostegno di misure a favore dell'occupazione in altri settori. Il progetto di avviamento al lavoro "Flevoland" si concentra sul reinserimento nel mercato del lavoro di persone con problemi psichici. La consulenza alle persone del gruppo in questione viene prestata su base individuale e ha come obiettivo la stabilità psichica e l'eliminazione di quegli aspetti del contesto in cui tali persone vivono che impediscono loro di iniziare a lavorare. Solo a questo punto prende avvio il vero e proprio avviamento al lavoro. Fino al 1998 è stato possibile dare un lavoro a 165 partecipanti al programma, in maggioranza disoccupati da più di due o tre anni, e coinvolgere 65 partecipanti in misure di formazione. Dall'aprile 1999 il progetto viene gestito dalle autorità statali competenti in materia di lavoro, in modo da dargli carattere permanente. I presupposti del successo di questo progetto sono: il sostegno finanziario da parte di enti statali e dei datori di lavoro, la procedura sperimentale ed il trattamento individuale dei disoccupati di lungo periodo, che coinvolge l'intero contesto in cui essi vivono.

Svezia: inserimento di giovani disoccupati

Per quanto riguarda la Svezia, vengono illustrati gli speciali centri di lavoro nei quali i giovani disoccupati possono scegliere tra un posto di lavoro e misure di inserimento o di qualificazione. A tal fine vengono predisposti vari programmi statali di sostegno. Dei centri informatici forniscono qualificazioni nel settore informatico e sostegno nella ricerca di un posto di lavoro. Il 20 % dei giovani ha trovato un posto di lavoro entro tre mesi dal termine del programma di formazione. Uno speciale programma comunale di sostegno per giovani sotto i 20 anni è inteso a sviluppare delle possibilità di lavoro o di tirocini nel settore pubblico o nell'economia privata ed offerte di formazione studiate su misura per i singoli partecipanti. L'agenzia comunale, che riceve a tal fine dei contributi statali, è responsabile, per un periodo massimo di 12 mesi, del giovane, il quale tuttavia durante tale periodo deve accettare anche offerte provenienti dall'ufficio di collocamento. Nel 1998 è stato possibile offrire al 40 % dei partecipanti a tale programma di promozione un posto di lavoro, e ad un altro 22 % una diversa misura occupazionale. Dal gennaio 1998 esiste il programma "garanzia di sviluppo" per giovani tra i 20 e i 24 anni di età, grazie al quale l'ufficio di collocamento fornisce misure individuali di sostegno. Se entro 100 giorni non viene trovata un'offerta adeguata, il giovane viene assistito ulteriormente nell'ambito del programma comunale di sostegno. Mentre sono in atto tali misure, il giovane riceve un sussidio statale di disoccupazione, o una sovvenzione speciale per misure di perfezionamento oppure l'assistenza sociale.

Spagna: inserimento di portatori di handicap

Nell'ambito di un comitato comune, costituito nell'ottobre 1997, comprendente rappresentanti del ministero del Lavoro e del consiglio spagnolo dei portatori di handicap, è stato raggiunto un accordo in merito al sostegno all'avviamento al lavoro di portatori di handicap. Le misure concordate riguardano il miglioramento della partecipazione istituzionale dei portatori di handicap, offerte di avviamento al lavoro e di consulenza, perfezionamento e misure mirate di inserimento. L'obiettivo di queste misure è migliorare le capacità dei portatori di handicap, in particolare di quelli giovani o di sesso femminile, e offrire nuove possibilità di lavoro adeguate a tale gruppo di persone. Gli sforzi di integrazione hanno prodotto nel solo 1998 15000 contratti di lavoro per portatori di handicap, che vengono sostenuti con sovvenzioni statali fino al 90 % dei costi salariali. Nell'ambito di tale accordo e del piano di azione nazionale per l'attuazione degli orientamenti in materia di occupazione per il 1998, la fondazione "ONCE" ha avviato un'iniziativa privata intesa a promuovere l'occupazione di portatori di handicap, il "piano 5000". La fondazione ha annunciato il proposito di creare nel giro di 4 anni (1997-2000) 5000 possibilità di lavoro e 10000 di formazione per portatori di handicap. Dopo appena un anno, grazie a tale iniziativa sono stati realizzati 5089 posti di lavoro per portatori di handicap. Nel contesto della promozione dell'occupabilità occorre dedicare particolare attenzione alle offerte destinate ai portatori di handicap, in modo che essi abbiano la possibilità di inserirsi in un mercato del lavoro soggetto a rapidi mutamenti.

Italia: imprenditoria giovanile

La "Società per l'imprenditorialità giovanile" (IG) è stata fondata nel 1994 per sostituire il programma statale del 1986 per il sostegno ai giovani imprenditori, il cui obiettivo era favorire la nascita di attività economiche in regioni svantaggiate dell'Italia. La IG, che opera in base ad un appalto pubblico, contribuisce per mezzo di consulenze, offerte di istruzione, aiuti materiali e finanziari, al processo di riorganizzazione nelle imprese e alla creazione di nuove imprese. Essa opera, in 40 centri di consulenza locali, insieme con le camere di commercio e con enti pubblici.

Tra le attività svolte negli ultimi 12 anni vi sono state:

- la promozione dell'imprenditorialità, specialmente nell'Italia meridionale,

- la valutazione di 6000 progetti imprenditoriali,

- l'attuazione di 1500 progetti imprenditoriali, con un volume complessivo di investimenti di 2 miliardi di euro e la creazione di 25000 nuovi posti di lavoro,

- il finanziamento di 970 nuove imprese, l'81 % delle quali è ancora in attività.

La creazione di partenariati di imprese e l'assistenza fornita all'imprenditore, nella fase di avviamento, da un tutore con esperienza di conduzione o di consulenza aziendale sono essenziali ai fini del successo.

Dal 1986 la IG partecipa anche al sostegno e all'aiuto finanziario di disoccupati che hanno il progetto divenire lavoratori indipendenti. In questo caso la società fornisce consulenze in merito all'attuazione di progetti imprenditoriali e fornisce corsi speciali di formazione e perfezionamento per la preparazione all'attività indipendente e alla direzione d'impresa. L'efficacia del programma IG per la creazione di nuove imprese è sottolineata dal fatto che tale programma è stato scelto dal governo italiano come caso esemplare.

Francia: programma per nuovi servizi e nuovi posti di lavoro

Il programma francese per l'occupazione dei giovani in nuovi settori di servizi è rivolto a disoccupati con meno di 30 anni. Tale programma prevede che la creazione di nuovi posti nei servizi pubblici per fini sociali o di pubblica utilità venga finanziata, in caso di assunzione di un giovane, per un periodo di 5 anni con contributi statali pari all'80 % della retribuzione minima di legge. L'obiettivo di creare entro il 1998, ossia in poco più di un' anno, 150000 posti di lavoro, è stato superato. Sono stati creati 85000 posti di lavoro presso enti locali e associazioni, 65000 presso istituti locali di istruzione e 8250 presso i comandi locali di polizia. Le nuove attività riguardano i settori famiglia, sanità, servizi sociali, ambiente e cultura, sport e istruzione. Si tratta per lo più di compiti di coordinamento e di organizzazione, di attività di sostegno e di cura destinate a persone bisognose di aiuto, come anziani e portatori di handicap, o di assistenza a scuole. Dal momento che il programma è inteso anzitutto alla creazione di posti di lavoro a livello locale e regionale, è decisiva la partecipazione degli attori locali del mercato del lavoro. Gli accordi quadro conclusi a livello nazionale con le organizzazioni sindacali e organismi pubblici vengono attuati a livello locale. Accordi simili esistono ad esempio nelle poste, nelle di istruzione per adulti, nelle associazioni sociali e nella sanità nonché negli enti per l'edilizia popolare. Il programma ha l'obiettivo di rendere permanenti le misure avviate e di fornire ai giovani un'occupazione stabile nelle rispettive organizzazioni o, al termine del programma, sul mercato ufficiale del lavoro.

Svezia: servizi occupazionali delle parti sociali

L'organizzazione svedese Restart, gestita in comune dalle parti sociali, sostiene i lavoratori minacciati dalla disoccupazione e i disoccupati del settore dei servizi nella ricerca di un nuovo lavoro o nell'avvio di un'attività. Le azioni si concentrano nel settore privato dei servizi e risalgono ad un accordo del 1974 tra le parti sociali. Alle imprese collegate, o ai lavoratori minacciati dalla disoccupazione, Restart offre consulenza professionale e sostegno nel passaggio da un posto di lavoro all'altro o nell'avvio di un'attività indipendente. Restart viene finanziata grazie ai contributi delle 30000 imprese partecipanti, che versano a tal fine lo 0,3 % del totale delle retribuzioni. Le offerte comprendono piani personalizzati di sviluppo professionale, varie offerte di formazione e perfezionamento adattate alle esigenze individuali, aiuto nella ricerca di un lavoro o nell'avvio di un'attività, fino al sostegno finanziario ai disoccupati di età più avanzata, a determinate condizioni. La combinazione di sussidio di disoccupazione e di indennità di licenziamento a carico di Restart può ammontare, secondo l'età della persona coinvolta, al 75 % del reddito precedente per un periodo che va da un anno e mezzo a due anni e mezzo. L'attività di Restart è imperniata su una rete di 100 consulenti in uffici locali e regionali stabiliti in circa 30 località. Negli anni '90, 80000 delle 143000 persone che sono state assistite hanno trovato una nuova occupazione, 12000 si sono rese indipendenti e 16000 sono ancora in cerca di lavoro. I casi di avvio di un'attività, che ammontano a circa il 10 % del totale, si concentrano nel commercio e nella vendita, con un aumento della quota femminile nel 1998; nell'80 % dei casi le imprese sono ancora in attività. La consulenza personalizzata di Restart parte dal principio che ogni cambio di lavoro offre l'opportunità di un nuovo avvio professionale se vengono predisposte le opportune misure di assistenza.

Finlandia: periodi di tirocinio nella formazione professionale iniziale

Nel 1995 il governo finlandese ha stabilito che a partire dall'anno 2000 la formazione professionale iniziale dovrà comprendere anche un periodo di 6 mesi di tirocinio inteso ad acquisire esperienza di lavoro. Contemporaneamente la durata della formazione professionale iniziale è stata prolungata a tre anni. La riforma è intesa a fornire ai giovani l'opportunità di acquisire esperienze pratiche presso un'impresa e rendere in tal modo più facile il passaggio dalla scuola al lavoro. Nel gennaio 1998 il governo e le parti sociali hanno stipulato un' accordo inteso a stabilire degli obiettivi per tali tirocini. Le seguenti misure hanno un ruolo di primo piano:

- creazione di posti di formazione grazie alla cooperazione tra istituti di istruzione, parti sociali e imprese

- redisposizione del contesto adatto per l'istruzione in azienda.

Le parti sociali hanno convenuto che tale periodo di tirocinio non può essere equiparato ad un'attività regolare nell'azienda, e hanno pertanto chiesto al governo una modifica in tal senso nella legislazione sul lavoro. Al tempo stesso esse hanno sottolineato che i tirocini effettuati nell'ambito della formazione professionale non possono sostituire dei posti di lavoro regolari. Il nuovo sistema di formazione sarà ufficialmente avviato ad agosto 1999 in tre settori: l'industria metallurgica, l'impiantistica e l'agrimensura. I progetti pilota già eseguiti hanno avuto successo, in particolare grazie alla buona cooperazione tra governo e parti sociali.

Germania: "Consenso in materia di formazione, Renania settentrionale - Vestfalia"

In Germania, i partner dell'iniziativa "Consenso in materia di formazione, Renania settentrionale - Vestfalia" sono il Land, i comuni, le organizzazioni economiche, i sindacati e l'amministrazione del lavoro. In 16 centri regionali di coordinamento, presso le camere di commercio, vengono sviluppati progetti di soluzioni comuni. L'obiettivo è quello di fornire un posto di formazione professionale ad ogni persona che lo desideri nella regione. A tal fine occorre motivare le imprese ad offrire ulteriori posti di formazione e convincere nuove imprese a effettuare misure di formazione dei giovani, in modo da sfruttare completamente il potenziale di formazione esistente. Vengono inoltre attuati progetti modello per la riforma del sistema duale di formazione. I partner si concentrano sui seguenti punti chiave:

- verifica di modelli di formazione specifica per gruppi nell'ambito di professioni esistenti. Sono già stati avviati quattro progetti modello,

- apertura di nuovi campi professionali, in particolare in settori in crescita come ad esempio le telecomunicazioni o i mezzi di informazione,

- sviluppo di modelli organizzativi per un'organizzazione flessibile delle lezioni nelle scuole professionali per aumentare i periodi di formazione presso le aziende,

- apertura del potenziale di posti di formazione disponibili grazie ad una comunicazione completa agli uffici di collocamento e ad un'ampia divulgazione attraverso nuovi mezzi di informazione, ad esempio Internet, in modo da ottenere la massima trasparenza del mercato di posti di formazione.

Tra le attività nell'ambito di "Consenso in materia di formazione, Renania settentrionale - Vestfalia" figurano anche il miglioramento dell'informazione e della consulenza fornite alle imprese, per far sì che vi siano nuove aziende che si occupano della formazione. Tali misure sono destinate in primo luogo alle imprese straniere nonché a quanti avviano una nuova attività e si trovano nella fase di consolidamento sul mercato. Inoltre, grazie all'offerta, nell'ambito della formazione, di ulteriori qualificazioni adeguate ai fabbisogni, si dovrebbe realizzare un miglior coordinamento tra formazione e perfezionamento, aumentando così le possibilità di un'attività professionale qualificata. Vengono intensificate anche la consulenza e l'informazione dirette a quanti aspirano ad un posto di formazione, al personale docente e ai genitori, in modo da ottimizzare la preparazione alla scelta di una professione, sfruttare meglio l'offerta di formazione e informare in merito alle nuove professioni e ai settori in crescita. Nel solo 1998, grazie a queste attività sono stati resi disponibili 2900 ulteriori posti di formazione. In tal modo l'offerta complessiva di posti di formazione si è elevata a 122000 nuovi contratti, contro i 112000 dell'anno precedente.

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