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Document 51998IE1163

Parere del Comitato economico e sociale riguardante «La situazione socioeconomica in Cile e le sue relazioni con il Mercosur e con l'Unione europea»

GU C 407 del 28.12.1998, p. 247 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

51998IE1163

Parere del Comitato economico e sociale riguardante «La situazione socioeconomica in Cile e le sue relazioni con il Mercosur e con l'Unione europea»

Gazzetta ufficiale n. C 407 del 28/12/1998 pag. 0247


Parere del Comitato economico e sociale riguardante «La situazione socioeconomica in Cile e le sue relazioni con il Mercosur e con l'Unione europea»

(98/C 407/44)

Il Comitato economico e sociale, in data 29 gennaio 1998, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 23, terzo comma, del Regolamento interno, di elaborare un parere riguardante «La situazione socioeconomica in Cile e le sue relazioni con il Mercosur e con l'Unione europea».

La Sezione «Relazioni esterne, politica commerciale e dello sviluppo», incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Regaldo, in data 23 luglio 1998.

Il Comitato economico e sociale ha adottato all'unanimità, il 9 settembre 1998, nel corso della 357a sessione plenaria, il seguente parere.

1. Motivazione

1.1. Il Comitato economico e sociale rileva che la Commissione europea ha presentato al Consiglio nel luglio 1998 le linee direttrici per un mandato negoziale con il Cile ed il Mercato comune del Sud (Mercosur) sui futuri accordi di associazione politica ed economica, che potrebbero venir siglati nel prossimo millennio.

1.2. Il Comitato ricorda che, con l'apertura di tali negoziati, le relazioni tra Unione/Mercosur ed Unione/Cile entreranno in una seconda fase dopo la firma degli accordi quadro di cooperazione con il Mercosur, il 15 dicembre 1995, e con il Cile, il 21 giugno 1996, il cui obiettivo consisteva nel preparare un'associazione tra le parti. I nuovi accordi prevedono anche un rafforzamento del dialogo politico-istituzionale e la liberalizzazione progressiva e reciproca del commercio, conformemente alle norme dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).

1.3. Il Comitato riconosce i progressi realizzati nel dialogo commerciale reciproco. Alla riunione ministeriale trilaterale UE-Mercosur-Cile del 12 febbraio 1998, a Panama, le parti hanno accolto favorevolmente i lavori avviati per definire un quadro esatto delle relazioni commerciali. Sulla base di tali risultati i ministri hanno ribadito l'impegno di stabilire accordi d'associazione politica ed economica, prendendo nota al tempo stesso della decisione riguardante la partecipazione del Cile alla struttura istituzionale del Mercosur. Nella successiva riunione delle due sottocommissioni commerciali UE/Cile e UE/Mercosur, svoltasi il 14 maggio 1998, le due parti hanno definito il quadro esatto delle relazioni commerciali e hanno deciso di presentare il mandato negoziale dei futuri accordi.

1.4. Il Comitato dal canto suo ha dato seguito a questo processo di reciproco ravvicinamento incrementando le proprie relazioni con il Cile e con il Mercosur. Il 3 ottobre 1995, nel contesto dell'imminente firma dell'accordo quadro di cooperazione interregionale, (AQCI) tra l'Unione europea ed il Mercosur, il Comitato ha adottato un parere sulla comunicazione della Commissione europea «Per un rafforzamento della politica dell'Unione europea nei confronti del Mercosur».

1.5. Una delegazione del CES ha effettuato due anni dopo, dal 15 al 19 dicembre 1997, un viaggio ufficiale in Uruguay ed in Cile. In tale occasione il Comitato ha sottoscritto un «Memorandum d'intesa per la cooperazione istituzionale» con il Foro consultivo economico e sociale del Mercosur (FCES) inteso ad avviare un regolare scambio d'informazioni e consultazioni e un dialogo sulle relazioni tra UE e Mercosur. Questi contatti interistituzionali si sono consolidati nel corso di una seconda visita della delegazione del CES nella zona del Mercosur e in Cile, svoltasi dal 4 al 7 maggio 1998; durante la visita il CES ha partecipato ad una riunione del FCES e ha avuto colloqui con i rappresentanti delle diverse organizzazioni cilene. Dato che il Cile partecipa alle riunioni della struttura istituzionale del Mercosur, la cooperazione tra il Comitato e il FCES potrebbe in futuro estendersi ai rappresentanti degli organismi socioeconomici di questo paese.

2. Obiettivo

2.1. Il presente progetto di parere esaminerà le relazioni trilaterali tra UE, Cile e Mercosur. Verrà analizzata in particolare la situazione attuale del Cile, e i suoi vincoli con il Mercosur e con l'Unione, tenendo conto dei prossimi negoziati sulla firma di accordi di associazione di natura politica ed economica tra l'Unione e ciascuna delle parti.

2.2. Per valutare questa nuova iniziativa della Commissione europea nei confronti del Cile e del Mercosur e per elaborare il parere del Comitato economico e sociale in materia, il presente documento si propone di analizzare quattro tematiche:

- la situazione attuale del Cile;

- il processo di avvicinamento tra Cile e Mercosur;

- le relazioni tra Cile e UE e

- i futuri accordi di associazione tra l'UE e il Cile e tra l'UE e il Mercosur.

3. La situazione attuale del Cile

3.1. Il Cile rappresenta un'eccezione in America latina sia per i suoi trascorsi politici sia per il suo modello economico. Nonostante abbia iniziato il suo cammino verso la democrazia dieci anni fa, nel paese sono tuttora in vigore una serie di norme sancite dalla costituzione del 1980 - approvata durante il regime militare - che limitano il pieno esercizio della democrazia (cfr. Allegato 1). Ciononostante nella situazione di transizione democratica, l'attuale governo di Eduardo Frei si è posto l'obiettivo di portare avanti il completamento della democrazia.

3.2. A livello economico, il Cile ha realizzato, durante il regime autoritario del Generale Augusto Pinochet (1973-1990), un drastico processo di riforme strutturali che ha comportato la privatizzazione delle pubbliche imprese, l'apertura commerciale unilaterale, la riduzione dell'apparato statale e tagli alle spese sociali. Il fatto che il Cile abbia avviato il processo di risanamento economico relativamente presto e durante un regime autoritario contrasta con l'esperienza di altri paesi dell'America latina nei quali il ritorno alla democrazia precede l'apertura economica. Il Cile si trova oggi in una situazione economica favorevole che dà ai governi democratici un più ampio margine di manovra per riformare il sistema sociale e ridurre la povertà.

3.3. Il paese possiede attualmente una delle economie meglio gestite e più liberalizzate dell'America Latina ed è considerato, nella regione ed anche al di fuori, un modello di sviluppo riuscito. Da 14 anni l'economia cilena registra una crescita annuale sostenuta, che tra il 1990 ed il 1997, con più del 7 %, ha rappresentato quasi il doppio della media regionale. Il Cile inoltre registra uno dei tassi più elevati di risparmio nazionale e di investimento dell'America latina (rispettivamente il 21,4 % ed il 27 % del PIL nel 1997), una leggera eccedenza nel settore pubblico ed un basso tasso di inflazione.

3.4. Negli ultimi anni sono insorti però taluni ostacoli che hanno fatto nascere dubbi sulla sostenibilità del modello cileno sul lungo termine. Il Cile è uno dei paesi latinoamericani più colpiti dalla recente crisi finanziaria asiatica, regione che ne costituisce il mercato principale per un totale del 32,7 % delle esportazioni cilene nel 1997. Secondo stime preliminari, nei primi tre mesi del 1998, le esportazioni cilene in Asia sono diminuite del 25 % rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Tra il mese di ottobre 1997 e il mese di aprile 1998, la moneta cilena (il peso) ha perso il 9,5 % del proprio valore; tale riduzione è favorevole alle esportazioni, ma rischia di aumentare il tasso di inflazione (che toccava il 6 % nel 1997). Inoltre negli ultimi due anni il ritmo di crescita è rallentato: tra il 1995 ed il 1997 l'aumento del PIL cileno si è ridotto dall'8,5 % al 7,1 %, e le stime della Banca centrale prevedono un massimo del 5,5 % nel 1998.

3.5. Il rallentamento della crescita è dovuto soprattutto ad un deficit nel commercio con l'estero. Dall'inizio delle riforme strutturali, nel 1975, l'economia cilena si è orientata verso il settore delle esportazioni, che rappresenta il 30 % circa del PIL nazionale (rispetto al 24 % del Messico ed al 15 % dell'Argentina) ed è considerato il «motore» della crescita. Il Cile è il massimo esportatore mondiale di rame che nel 1997 ha rappresentato il 42,3 % del totale delle vendite all'estero. Gli altri principali prodotti di esportazione sono il legname, la frutta, i prodotti della pesca e i manufatti. Il crollo del prezzo mondiale del rame ed una crescita della domanda nel settore delle importazioni hanno provocato nel 1997 un deficit commerciale di 1 300 milioni di dollari che, secondo alcune stime preliminari, potrebbe passare a 2 o 3 miliardi nel 1998 in seguito principalmente alla riduzione delle esportazioni verso l'Asia.

3.6. Il bilancio negativo ha provocato un deficit crescente nella bilancia dei pagamenti correnti, che secondo la Banca centrale ha rappresentato nel 1997 il 6 % del PIL. Sebbene il Cile disponga di ampie riserve valutarie (circa 18 miliardi di dollari) e possa finanziare il deficit grazie al notevole livello di risparmio e di investimenti dall'estero, sul lungo termine dovrebbe ridurre la dipendenza ancora elevata nei confronti delle esportazioni tradizionali, con la vulnerabilità che ne consegue a seguito delle fluttuazioni economiche internazionali. In tale contesto il Presidente Frei ha annunciato che, allo scopo di entrare nella «seconda fase delle esportazioni», il governo favorirà la diversificazione delle esportazioni e la vendita di prodotti ad elevato valore aggiunto.

3.7. In questo contesto, la futura politica economica del governo cileno dovrà tener conto anche dell'enorme influenza delle piccole e medie imprese (PMI) sull'economia del paese; queste infatti rappresentano il 98,5 % del settore privato nazionale e detengono una partecipazione sempre maggiore nel settore delle esportazioni. Inoltre, secondo le previsioni della Confederazione delle Piccole e Medie Imprese e dell'Artigianato (Conupia), le PMI forniscono occupazione a quasi il 79,8 % della forza lavoro nazionale. Nonostante la spiccata importanza di questo settore, finora non è stata applicata una strategia specifica per la promozione delle PMI, il cui peso reale sull'economia non corrisponde apparentemente alla loro partecipazione al processo decisionale.

3.8. Mediante una strategia di regionalismo aperto il Cile ha diversificato le sue relazioni commerciali tra i diversi paesi e aree economiche. Nel continente americano, il Cile ha firmato accordi di libero scambio con il Canada, la Colombia, l'Ecuador, il Mercosur, il Messico, il Perù e il Venezuela. Nel 1997 le sue esportazioni sono state dirette verso quattro mercati principali: il mercato dell'area Asia/Pacifico, con il 32,7 % è stato il primo destinatario, seguito dall'UE con il 25,9 %, dall'America latina con il 19,3 % e dagli Stati Uniti con il 16,1 %. Le importazioni provengono soprattutto dall'America latina (26 %), dagli Stati Uniti (23 %) e dall'UE (20,8 %). Il Cile è l'unico paese latinoamericano con un accesso privilegiato all'area Asia/Pacifico i cui paesi (Giappone, Corea del Sud, Hong Kong, Indonesia e Taiwan) ne rappresentano dal 1993 il mercato principale. Il Cile inoltre partecipa a taluni degli organismi politici e commerciali dell'area, come l'APEC (Asian-Pacific Economic cooperation).

3.9. Il Cile è d'altro canto un importante obiettivo d'investimento diretto estero (IDE) in America latina. Secondo stime della Banca centrale, nel 1996 il flusso di IDE è stato di 3 561 milioni di dollari (3 467 milioni di dollari nel 1997). I principali investitori in Cile sono gli Stati Uniti, gli Stati membri dell'UE e il Canada (il Cile è il massimo destinatario di IDE canadese nell'America latina). Secondo il Comitato per gli investimenti dall'estero, il flusso totale degli investimenti netti in Cile è aumentato nel 1997 del 26,6 % rispetto all'anno precedente grazie all'incremento di IDE proveniente dal Regno Unito, dalla Spagna e dal Giappone.

La dimensione sociale

3.10. Alla stabilità macroeconomica del Cile si contrappone una notevole disuguaglianza sociale. Due decenni di riforme strutturali, con un'apertura unilaterale dell'economia ed un ambizioso programma di privatizzazione, sono costati cari in termini di benessere sociale. Sebbene i governi democratici di Patricio Aylwin ed Eduardo Frei siano riusciti a far diminuire i livelli di povertà dal 38,6 % del 1990 al 23,2 % del 1996, il numero di poveri continua ad essere superiore a quello registrato nel 1970. Il deficit sociale è dovuto soprattutto al basso indice dei salari - che hanno superato di poco il livello che avevano durante il regime militare che li aveva drasticamente ridotti - ed alla concentrazione della ricchezza. Il Cile, con il Brasile e con il Guatemala, fa registrare la massima disuguaglianza nella distribuzione del reddito di tutta l'America latina. Stando ai dati della Banca mondiale per il 1996, il 20 % dei Cileni più ricchi raccolgono il 61 % del reddito nazionale, mentre il 20 % dei Cileni più poveri se ne suddividono solamente il 3,5 %.

3.11. Tuttavia i parametri sociali cileni sono superiori alla media latinoamericana. Stando all'indice di sviluppo umano delle Nazioni unite per il 1997, il Cile occupa il primo posto in America latina ed il trentesimo su 175 paesi; secondo i dati della Banca centrale, il tasso di alfabetizzazione è del 95,4 %, il livello di scolarizzazione primaria è del 96 % e la speranza di vita di 75 anni. Rispetto alla media del Mercosur, la situazione sociale cilena è più favorevole: il tasso di alfabetizzazione e di scolarizzazione è più alto, il tasso di disoccupazione è inferiore (6,1 % nel 1997) e la copertura in termini di sicurezza sociale è più ampia (79 % circa).

3.12. Tale bilancio favorevole è il risultato di un'attiva politica sociale durante i governi democratici di Patricio Aylwin e Eduardo Frei. Dal 1990 le spese sociali hanno subito un aumento del 24,2 % raggiungendo nel 1996 il 67 % circa del bilancio totale dello Stato. Il sistema di sicurezza sociale costituisce il grosso delle spese sociali (44 %); ad esso fa seguito l'istruzione (27,4 %) e la sanità (circa il 10 %). Per continuare ad operare tali riforme, il Presidente Eduardo Frei ha presentato a marzo di quest'anno un «Piano Sociale» che intende intervenire prioritariamente in tre settori: investimenti in capitale umano, sanità e alloggi.

3.13. Un primo passo avanti in ambito sindacale, registrato in seguito, potrebbe anche facilitare l'apertura di un dialogo sociale tripartito. Il 6 maggio di quest'anno, il Governo e la Central Unitaria de Trabajadores (CUT) hanno raggiunto un accordo triennale sull'aumento del salario minimo, accordo che riguarda circa il 9 % della popolazione economicamente attiva. A partire dal 1° giugno 1998, il salario minimo passerà da 71 400 a 80 500 pesos al mese (un aumento del 12,75 %), nel 1999 raggiungerà i 90 500 pesos (il 12,4 % in più) e nel 2000 i 100 000 pesos (aumento del 10,4 %). Il CES accoglie con estrema soddisfazione l'accordo tra le parti, che rappresenta non solo un primo passo verso una maggiore uguaglianza sociale, ma anche un importante progresso nell'ambito del dialogo sociale.

I condizionamenti politici

3.14. La dimensione sociale e la riforma della Costituzione del 1980 sono gli argomenti chiave dell'attuale dibattito politico in Cile; tale dibattito precede le elezioni presidenziali che si terranno l'11 dicembre 1999. In questo contesto, la perdita di voti subita dal Partito democratico cristiano (PDC) nelle elezioni legislative dell'11 dicembre 1997 è stata attribuita principalmente al logoramento dopo otto anni di governo democristiano e al persistere delle disparità sociali. Rispondendo a queste sfide nel suo discorso del 21 maggio, il Presidente Frei ha fissato tre priorità entro la fine del suo mandato, nel 2000: la crescita economica sostenuta, la modernizzazione delle istituzioni e la riforma dell'istruzione.

3.15. L'applicazione di politiche sociali di più vasta portata, volte a ridistribuire i redditi o a riformare la legislazione del lavoro del 1979, che ha disarticolato un movimento sindacale che era stato assai influente, dipende anche da cambiamenti nel sistema politico. Il governo ha proposto più volte la riforma delle «leggi di approdo» (leyes de amarre) della Costituzione, tra le quali quella relativa ai senatori designati, e ha presentato un progetto di legge sindacale; tali iniziative però non sono state approvate dal Senato dove i partiti di opposizione dispongono, insieme ad alcuni senatori designati e a vita, della maggioranza. Queste riforme rimaste in sospeso e la nomina dell'ex comandante dell'esercito Augusto Pinochet a senatore a vita, avvenuta l'11 marzo 1998, ha riaperto nella società cilena il dibattito sulla transizione democratica tuttora non conclusa. Nel suo recente discorso alla nazione, il Presidente Eduardo Frei ha sottolineato la necessità di progredire sulla via della democratizzazione delle istituzioni e ha proposto di ampliare i meccanismi costituzionali per convocare un referendum popolare in merito a tali questioni.

3.16. Considerando la situazione attuale cilena, il Comitato valuta positivamente quest'ultima proposta del governo ed esprime il proprio sostegno al processo di consolidamento democratico in atto nel paese. Ritiene inoltre che sarebbe opportuno eliminare qualsiasi ostacolo che impedisca il consolidamento istituzionale del sistema democratico. A suo avviso, la piena democrazia in Cile rappresenta anche la condizione preliminare per il raggiungimento di una maggiore uguaglianza sociale. In questo senso, il Comitato sottolinea l'importanza di portare avanti riforme di più ampia portata sul piano sociale, in particolare nei settori del lavoro, dell'istruzione e della sanità.

3.17. Il Comitato ritiene inoltre che le politiche volte alla ridistribuzione del reddito e ad una maggiore giustizia sociale siano gli elementi chiave per la sostenibilità del «modello cileno» a lungo termine. Invita pertanto il governo, i sindacati e gli imprenditori ad avviare un dialogo sociale permanente e autonomo. In questo senso, è del parere che la creazione da parte del governo del Foro di Sviluppo Produttivo, nel quale sono rappresentati i principali settori della società civile cilena, rappresenti, insieme al recente accordo sul salario minimo, un primo passo in questa direzione. D'altra parte, ricorda che il Cile è membro dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e che ha sottoscritto alle sue convenzioni di base - pur non avendole ancora ratificate - le quali comprendono, tra gli altri aspetti, la piena libertà sindacale, il divieto del lavoro minorile ed il rispetto dei diritti umani.

4. Il processo di avvicinamento tra Cile e Mercosur

4.1. Il Cile ha intensificato le proprie relazioni con il Mercosur. Assieme alla Bolivia, esso è un membro associato di questa organizzazione e nel corso del XIII° vertice presidenziale del Mercosur, svoltosi a Montevideo il 14 e 15 dicembre 1997, si è decisa la partecipazione del Cile alla struttura istituzionale del blocco, fatti salvi alcuni aspetti relativi all'unione doganale. Questo ha rafforzato l'alleanza politica tra Mercosur e Cile. Il processo è iniziato con l'accordo tra il Mercosur e i due paesi associati circa l'adozione di una posizione comune nei negoziati sulla futura area di libero commercio delle Americhe (ALCA) che sono stati avviati nel corso del secondo vertice delle Americhe, il 18 e 19 aprile 1998, a Santiago del Cile.

4.2. D'altro canto, l'avvicinamento politico tra le parti implica anche la possibilità che il Cile partecipi, più avanti, alla «politica sociale» del Mercosur. Con la sua presenza nella struttura istituzionale del Mercosur, il Cile può essere integrato, in futuro, al FCES come osservatore o come membro effettivo. Inoltre potrebbe aderire all'accordo multilaterale di sicurezza sociale del Mercosur, adottato nel corso del XIII° vertice, il quale riconosce i diritti in materia di sicurezza sociale dei lavoratori che prestano servizio negli Stati membri dell'associazione e negli altri paesi che sottoscrivano tale accordo.

4.3. Il Cile ed il Mercosur hanno siglato il 21 giugno 1996 un accordo di complementarità economica che prevede la creazione di una zona di libero scambio nell'arco di dieci anni, ad eccezione di taluni «prodotti sensibili», ed un meccanismo regolare di consultazioni. Il Cile parteciperà inoltre ai progetti di integrazione geografica del Mercosur. Al momento il Cile non ha aderito all'unione doganale, data l'incompatibilità dei sistemi tariffari. Mentre il Mercosur ha stabilito tariffe comprese tra lo 0 % ed il 23 % (dopo il recente aumento del 3 %), il Cile ha una tariffa esterna unificata molto più bassa, ossia dell'11 %, che verrà probabilmente ridotta a partire dal 1999. Nonostante questo sia il principale ostacolo alla piena adesione cilena al Mercosur, esistono difficoltà anche nel settore agricolo. Il Cile dispone di un'agricoltura moderna ed efficace, però i costi di produzione per il latte, la carne, il grano, il mais ed il riso sono più elevati che nel Mercosur. Per questa ragione sono stati definiti periodi di transizione più lunghi per tali prodotti.

4.4. Nonostante il livello relativamente basso di interdipendenza commerciale, il Mercosur rappresenta il principale interlocutore economico cileno in America latina. Nel 1997 il Cile ha diretto il 10,9 % delle proprie vendite al Mercosur, con una crescita annua superiore al 15,6 % dal 1992. Anche le esportazioni del Mercosur verso il Cile sono significative, ed hanno rappresentato nel 1997 il 17 % delle importazioni totali cilene. D'altra parte il Mercosur - e fra i suoi Stati membri l'Argentina - rappresenta il principale destinatario di IDE del Cile con una quota di quasi l'80 %. Secondo i dati della CEPAL, nel 1997 il Cile è stato, con un totale di 3 miliardi di dollari, il primo investitore in America latina e l'Argentina è il principale destinatario del suo flusso di IDE nella regione (40,4 %).

4.5. L'associazione tra il Cile ed il Mercosur presenta vantaggi comparativi per le due parti. Per i paesi membri del Mercosur il Cile rappresenta un interlocutore stabile con un'economia consolidata ed aperta, che offre nuove opportunità di cooperazione, commercio e investimento; esso costituisce inoltre un ponte verso il mercato dell'area Asia/Pacifico. Inoltre la partecipazione del Cile fa aumentare il prestigio del blocco negli organismi regionali e internazionali. Dal punto di vista cileno il Mercosur costituisce il principale mercato e la principale destinazione dei suoi investimenti nell'America latina, con un'elevata quota di esportazione di manufatti - il 34 % rispetto alla media del 12 %. Il Mercosur rappresenta pertanto un'importante piattaforma per entrare nella «seconda fase delle esportazioni». Inoltre l'associazione con il Mercosur facilita per il Cile la firma di accordi con i paesi terzi e con gli altri blocchi commerciali e ne aumenta il potenziale, a livello di negoziati, nei confronti della futura ALCA e nell'ambito dell'OMC.

4.6. Il Comitato accoglie con favore il graduale processo di avvicinamento tra il Cile e il Mercosur e ricorda di avere intensificato i suoi legami con entrambe le parti, avviando un dialogo regolare con imprenditori, rappresentanti sindacali e settori della società civile. Auspica pertanto di continuare ad approfondire le relazioni con il Cile ed il Mercosur e valuta positivamente il potenziamento del dialogo politico tra le due parti e la loro sempre maggiore interdipendenza economica. Tenendo conto inoltre delle già intense relazioni tra alcuni rappresentanti socioeconomici cileni e il FCSE, il Comitato ritiene che la futura partecipazione del Cile al suo recente dialogo con detto Foro avrebbe effetti positivi.

5. Le relazioni tra Cile ed Unione europea

5.1. Tradizionalmente l'Unione europea ed il Cile intrattengono profonde relazioni politiche ed economiche che trovano fondamento nei legami culturali comuni, negli analoghi sistemi di partiti politici e nell'appoggio offerto dall'Europa agli esiliati cileni e nella successiva fase di transizione democratica. In tale contesto, il Cile e l'Unione europea hanno sottoscritto il 21 giugno 1996 a Firenze un accordo quadro di cooperazione che allarga il precedente accordo di «terza generazione» (sottoscritto il 20 dicembre 1990) e prevede tre elementi principali:

- l'intensificazione della cooperazione economica e imprenditoriale;

- l'istituzione di un regolare dialogo politico-istituzionale;

- il processo volto a preparare la liberalizzazione graduale e reciproca del commercio.

5.2. Il nuovo accordo è simile all'AQCI (accordo quadro di cooperazione interregionale) tra l'UE ed il Mercosur, sebbene nel caso del Cile vi si includa anche una cooperazione in materia di sviluppo sociale (istruzione, sistema sanitario ed occupazione). Anche la struttura istituzionale dell'accordo riprende quella dell'AQCI: una volta l'anno si svolgono riunioni ministeriali e della commissione mista e si convocano incontri della sottocommissione commerciale due volte l'anno. Inoltre sono previsti vertici tra i capi di Stato e scambi tra gli altri organismi delle due parti. Da quando è stato firmato l'accordo, la sottocommissione commerciale UE/Cile si è riunita tre volte e sull'esempio dell'AQCI sono stati creati tre gruppi di lavoro: sui beni commerciali, sui servizi e sulle norme e regolamentazioni.

5.3. Analogamente a quanto avviene negli altri paesi latinoamericani, l'Unione europea ed i suoi Stati membri rappresentano la principale fonte di aiuti pubblici per lo sviluppo (APS) del Cile, con una quota equivalente a 1 046 milioni di dollari che ha rappresentato l'85 % del totale della cooperazione tra il 1990 ed il 1997. A livello bilaterale, la Germania e la Francia sono i principali paesi donatori. La Commissione europea ha da parte sua concesso, tra il 1990 e il 1997, un totale di 164 milioni di ECU per la cooperazione con il Cile, il che rappresenta una media annuale che si situa tra i 19 e i 23 milioni di ECU. All'interno di detto contributo, si distinguono soprattutto la «cooperazione allo sviluppo» classica e le risorse assegnate alle organizzazioni non governative (ONG) il cui numero nel 1997 è triplicato rispetto all'anno precedente.

5.4. Il Cile inoltre riceve in media quattro milioni di ECU l'anno a titolo di cooperazione economica canalizzata tramite i programmi AL-Invest ed ECIP e la Fondazione delle imprese euro-cilene (Eurochile) che svolge un ruolo importante nella cooperazione tra le imprese delle due parti. Il paese partecipa ad altri programmi orizzontali creati dalla Commissione europea per la regione, ad esempio America Latina - Formazione Accademica (ALFA), il programma di cooperazione locale AL-URB o di cooperazione nel settore energetico ALURE. Il Cile ha sottoscritto altresì un accordo quadro con la Banca europea per gli investimenti (BEI) che gli ha permesso di ottenere un prestito di 150 milioni di dollari.

5.5. Il CES accoglie con soddisfazione il sostegno fornito dalla Commissione europea alla cooperazione allo sviluppo in Cile e chiede che tali risorse siano mantenute e diversificate, mettendo l'accento in particolare sulla dimensione economica e sociale. Ricorda inoltre che nel parere del 31 gennaio 1990 in merito alla «Cooperazione economica e sociale tra la Comunità europea e l'America Latina», aveva proposto di includere i paesi latinoamericani tra i beneficiari dei prestiti della BEI e di creare nuovi strumenti di cooperazione economica. Di conseguenza, tenendo conto dell'intensificarsi dei legami tra Cile e UE nell'ambito del nuovo accordo di cooperazione, il CES giudica necessario aumentare i livelli attuali di cooperazione economica e imprenditoriale tra le parti. Raccomanda inoltre di definire progetti specifici di sostegno alle PMI che prevedano misure di assistenza tecnica affinché le imprese cilene di questo settore possano partecipare più facilmente ai programmi AL-Invest e ECIP e accedere ai prestiti della BEI.

5.6. Sia l'Unione europea che il Cile sperano che il nuovo accordo possa stimolare la cooperazione, il commercio e gli investimenti. Occorre sottolineare che la presenza economica dell'UE in Cile si è ridotta: l'Unione era il primo partner commerciale del Cile nel 1990, ma si trovava nel 1997 al secondo posto nelle importazioni cilene, ed al secondo nelle esportazioni, dopo l'Asia. Nel corso di tale periodo l'UE ha ridotto notevolmente la propria quota nelle importazioni cilene, mentre il Cile ha spostato il flusso delle sue esportazioni dall'Europa (il 38,4 % del totale nel 1990) verso l'area Asia/Pacifico.

5.7. Questa evoluzione contrasta con l'aumento delle esportazioni dell'Unione verso il Mercosur, che hanno registrato tra il 1992 e il 1997 una crescita media annuale del 26,1 % rispetto all'aumento del 14,3 % per le esportazioni dirette al Cile. Negli scambi commerciali il Cile continua pertanto a registrare una leggera eccedenza nei confronti dell'Europa, che nel 1997 è passata a 189,6 milioni di dollari rispetto ai 145 milioni dell'anno precedente. Questa tendenza si è rafforzata nei primi mesi del 1998, quando l'Unione europea è ridiventata il principale destinatario delle esportazioni cilene, a causa della crisi asiatica. La Germania, il Regno Unito e l'Italia sono i principali partner commerciali del Cile all'interno dell'Unione europea.

5.8. D'altra parte l'Unione europea è il secondo investitore esterno in Cile: tra il 1990 ed il 1996 il 25,5 % di IDE proveniva dall'Unione, rispetto al 73,5 % proveniente dagli Stati Uniti. Dopo il 1990 il flusso netto di IDE europeo verso il Cile è aumentato, raggiungendo la quota del 34 % del totale nel 1995. Tuttavia nel 1996 si è registrato un nuovo calo, rispetto all'anno precedente, dell'investimento diretto proveniente dall'Unione, dovuto alle diminuzioni di IDE proveniente dal Regno Unito, che tra il 1990 e il 1996 è stato il principale investitore dell'Unione nel Cile, seguito dai Paesi Bassi, dalla Spagna e dalla Germania.

5.9. In tale contesto l'inizio dei negoziati per la reciproca liberalizzazione degli scambi commerciali potrebbe rappresentare un primo passo per recuperare la tradizionale posizione commerciale privilegiata dell'Unione in Cile ed aumentare il livello degli investimenti. Le attuali prospettive di una maggiore presenza economica dell'UE in Cile sono favorevoli, poiché l'ingresso del Cile nel NAFTA, conformemente a quanto deciso nel vertice delle Americhe del 1994, sembra una possibilità sempre più remota a seguito delle difficoltà del Presidente degli Stati Uniti di ottenere quel 'fast track' che avrebbe accelerato il processo decisionale nel Congresso e che era stato imposto come condizione da parte del governo cileno. Questa tendenza ha avuto inoltre conferma nel II° vertice delle Americhe di Santiago del Cile, nel corso del quale la questione non è stata affrontata, anche se gli Stati Uniti e il Cile si sono impegnati ad istituire una Commissione Congiunta per il Commercio e gli Investimenti, firmando, il 19 maggio 1998, un accordo in materia.

6. I futuri accordi di associazione dell'UE con Cile e Mercosur

6.1. Col progredire dell'integrazione del Cile nel Mercosur risulterà più forte anche il dialogo tripartito con l'Unione. Il graduale avvicinamento tra le parti si riflette nel simultaneo processo di preparazione dei negoziati UE-Mercosur ed UE-Cile sulla liberalizzazione progressiva e reciproca degli scambi commerciali. I risultati di tale dialogo sono simili: il «quadro esatto» delle relazioni commerciali a livello tecnico è stato portato a termine nella riunione delle rispettive sottocommissioni commerciali, svoltasi il 14 maggio 1998 a Bruxelles. Sulla base del bilancio delle due commissioni miste, la Commissione europea presenterà prossimamente le direttive per un mandato negoziale in vista di un'associazione politica ed economica con il Cile ed il Mercosur. Il Comitato spera che la sensibilità di alcuni prodotti non sia di impedimento all'avvio del nuovo processo negoziale.

6.2. Anche qualora il Cile e il Mercosur firmino accordi separati con l'Unione europea, nel rispetto dell'identità di ciascun partner, è probabile che i due processi negoziali vengano portati avanti in parallelo, senza che necessariamente si concludano allo stesso momento. A prescindere dal futuro dei negoziati sugli accordi di associazione, le relazioni sempre più intense tra il Cile e il Mercosur e quattro avvenimenti recenti sono la testimonianza di un potenziamento del dialogo fra le tre parti:

- in due riunioni parallele, svoltesi il 14 maggio 1998 a Bruxelles, le sottocommissioni commerciali UE/Cile e UE/Mercosur hanno definito il «quadro esatto» delle relazioni commerciali tra le parti;

- il 12 febbraio 1998 si è svolta a Panama la prima riunione ministeriale congiunta tra Unione europea, Mercosur e Cile per valutare i progressi degli accordi;

- imprese cilene hanno partecipato al primo «Partenariato UE-Mercosur» che ha riunito a Montevideo dal 5 al 7 dicembre 1997 ben 700 imprese delle tre parti;

- la partecipazione del Cile alla struttura decisionale del Mercosur ne aumenta l'influenza nell'ambito del blocco e di fronte a i suoi partner esterni, tra i quali l'Unione europea svolge un ruolo chiave.

6.3. Il Comitato approva i recenti progressi nella cooperazione tra l'UE e il Cile e tra l'UE e il Mercosur. Ricorda, inoltre, di aver partecipato attivamente a questo processo di avvicinamento reciproco, attraverso un dialogo parallelo con i rappresentanti della società civile del Mercosur e del Cile. A seguito delle sue consultazioni con il FCES e al fine di istituzionalizzare le proprie relazioni con il Mercosur, il Comitato sollecita la creazione di un Comitato Consultivo Misto CES/FCES nell'ambito del futuro accordo interregionale di associazione di natura politica ed economica, che verrà prossimamente negoziato.

6.4. Il Comitato auspica al tempo stesso un potenziamento del dialogo con i rappresentanti sindacali e imprenditoriali cileni, al fine di proseguire e approfondire le relazioni tra le parti. Questa cooperazione dovrebbe avere un riscontro anche nel nuovo accordo di associazione di natura politica ed economica tra l'UE e il Cile. Inoltre, con l'intensificarsi delle relazioni tra Cile e Mercosur, il CES esprime l'auspicio che i rappresentanti della società civile cilena prendano parte al futuro Comitato Consultivo Misto CES/FCES.

6.5. In tale contesto, il Comitato raccomanda la partecipazione della società civile al processo negoziale dei futuri accordi di associazione, che sarà avviato questo stesso anno, attraverso le consultazioni e il dialogo regolare con i rappresentanti degli imprenditori, dei sindacati e di altri settori. Sollecita in particolare la propria partecipazione e quella del FCES alla definizione del futuro accordo interregionale di associazione. Lancia inoltre un appello alla Commissione europea affinché lo tenga informato al momento opportuno in merito agli obiettivi dei futuri accordi, considerando che questi ultimi dovranno contribuire a rimodernare le strutture economiche dei paesi coinvolti e ad approfondire i loro sistemi democratici e istituzionali.

6.6. Il Comitato esorta la Commissione a prevedere nel futuro accordo di associazione un ruolo di rilievo per le organizzazioni socioprofessionali nell'esecuzione dei progetti di cooperazione finanziati con fondi comunitari, ad esempio all'insegna del dialogo sociale e della formazione professionale.

6.7. Per quanto concerne le relazioni con il Cile, il CES invita la Commissione europea a mantenere il grado di cooperazione con tale paese, al fine di contribuire alla riduzione dei livelli di povertà e disuguaglianza sociale, ancora elevati. Inoltre, in vista dell'avvio di una nuova fase di relazioni, raccomanda di aumentare le risorse destinate alla cooperazione economica e imprenditoriale tra l'UE e il Cile, tenendo però conto degli aspetti sociali. Infine, propone di inserire nel futuro accordo di associazione di natura economica e politica un riferimento alla cooperazione sul piano sociale, in particolare nei settori dell'istruzione e della formazione, della sanità e del lavoro.

Bruxelles, 9 settembre 1998.

Il Presidente del Comitato economico e sociale

Tom JENKINS

ALLEGATO 1 al parere del Comitato economico e sociale

Dati politici di base

Denominazione ufficiale: Repubblica del Cile

Popolazione: 14 622 000 (1997), 83,2 % urbana, 16,8 % rurale

Gruppi etnici: Il 10 % circa indigeni (mapuches, aymaras e rapanui)

Indipendenza: 18 settembre 1810

Costituzione: 1980 (modificata nel 1989, 1991 e 1993)

Capo di stato: Eduardo Frei Ruiz-Tagle, Presidente della Repubblica

Sistema elettorale: Il Presidente è eletto a maggioranza assoluta dei voti. Se nessun candidato ottiene più della metà dei voti, viene effettuata una seconda tornata cui partecipano i due candidati che hanno ricevuto il maggior numero di voti. Il mandato presidenziale è di sei anni, senza possibilità di rielezione immediata [Patricio Aylwin, primo Presidente civile democraticamente eletto, ha tenuto la carica per soli quattro anni (1990-1994)].

Sistema legislativo: Il Congresso si compone di due camere. La Camera dei deputati ha 120 membri, eletti per un periodo quadriennale in 60 circoscrizioni con un sistema «binominale».

Il Senato consta di 48 membri, 38 dei quali eletti, con un massimo di 9 senatori designati; a questi si aggiungono i senatori a vita: gli ex Presidenti che abbiano tenuto la carica per sei anni: al momento Augusto Pinochet è l'unico ad aver concluso un mandato di sei anni. Il mandato dei senatori designati e dei 38 senatori eletti è di otto anni. Ogni quattro anni viene rinnovata la metà del Senato.

Elezioni: Presidenziali: 11 dicembre 1993 (le prossime elezioni presidenziali avranno luogo l'11 dicembre 1999); legislative: 11 dicembre 1997.

Principali partiti politici:

Concertazione di Partiti per la democrazia (CPPD) ()

Partito democratico cristiano (PDC): creato nel 1957 e diretto da Enrique Krauss, è il principale partito politico della Concertazione: dalle sue fila sono usciti i due ultimi Presidenti democratici. Il PDC rappresenta un ampio spettro di posizioni politiche. Il primo Vicepresidente del PDC e Presidente del Senato, Andrés Zaldivar, si è iscritto l'8 maggio 1998 come candidato del PDC per le prossime elezioni presidenziali.

Partito per la Democrazia (PPD): Il secondo partito della Concertazione in ordine di importanza, sorto dalle file del PS, difende posizioni socialdemocratiche moderate e liberali; sino alla legalizzazione del PS servì da foro politico per quest'ultimo. Diretto da Jorge Bitar, il PPD potrebbe appoggiare la candidatura presidenziale di Ricardo Lagos del PS.

Partito socialista (PS): creato nel 1993 e diretto da Camilo Escalona, è un partito che raccoglie diverse correnti ideologiche, dalla socialdemocrazia a posizioni vicine al marxismo-leninismo. Nel partito va delineandosi una maggioranza per proporre il ministro ai Lavori pubblici, Ricardo Lagos, come candidato presidenziale del PS-PPD.

Unione per il Cile (UPC):

Rinnovamento nazionale (RN): il maggior partito della coalizione di opposizione. Partito conservatore di posizioni moderate, diretto da Alberto Espina. Venne creato nel 1987 nel contesto del plebiscito sul regime di Pinochet, svoltosi il 5 ottobre 1988. Non ha ancora scelto il proprio candidato alla Presidenza.

Unione democratica indipendente (UDI): partito di destra, diretto da Jovino Novoa. È considerato il partito più vicino al precedente regime militare, ed è sorto nel 1989 da una scissione di RN. Potrebbe scegliere come candidato alla Presidenza Joaquín Lavin.

>SPAZIO PER TABELLA>

() Dato il sistema elettorale binominale, è assai probabile che ciascuna coalizione di partiti scelga un unico candidato presidenziale per i comizi del 1999.

ALLEGATO 2 al parere del Comitato economico e sociale

Profilo statistico

1. Dati di base

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2. Dati sociali (stime più recenti)

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3. Prodotto interno lordo (PIL), 1990-1997 (ai prezzi costanti del 1986)

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4. Indicatori macroeconomici, 1990-1997

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5. Commercio: Principali interlocutori commerciali

5.1. Esportazioni 1992-1997 (milioni di dollari e percentuali)

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5.2. Importazioni 1992-1997 (milioni di dollari e percentuali)

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5.3. Bilancia commerciale, 1992-1997 (milioni di dollari)

>SPAZIO PER TABELLA>

6. Commercio con l'Unione europea

6.1. Esportazioni, 1992-1997 (milioni di dollari e percentuali)

>SPAZIO PER TABELLA>

6.2. Importazioni, 1992-1997 (milioni di dollari e percentuali)

>SPAZIO PER TABELLA>

6.3. Bilancia commerciale, 1992-1997 (milioni di dollari)

>SPAZIO PER TABELLA>

7. Struttura delle esportazioni, 1992-1997 (milioni di dollari)

>SPAZIO PER TABELLA>

8. Struttura delle importazioni, 1992-1997 (milioni di dollari)

>SPAZIO PER TABELLA>

9. Origine dei principali flussi d'investimento diretto dall'estero, 1990-1996 (flussi netti, milioni di dollari e percentuali del totale)

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10. Bilancia dei pagamenti, 1990-1997 (milioni di dollari)

>SPAZIO PER TABELLA>

11. Distribuzione della cooperazione della Commissione europea con il Cile, 1990-1996 (impegni in milioni di ECU e come percentuale del totale)

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12. Aiuti ufficiali allo sviluppo, 1990-1996 (spese nette anticipate, milioni di dollari e percentuale del totale)

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