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Document 51996AC1262

Parere del Comitato economico e sociale sul tema «L'Azione per l'occupazione - Un patto di fiducia»

GU C 56 del 24.2.1997, p. 36–47 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

51996AC1262

Parere del Comitato economico e sociale sul tema «L'Azione per l'occupazione - Un patto di fiducia»

Gazzetta ufficiale n. C 056 del 24/02/1997 pag. 0036


Parere del Comitato economico e sociale sul tema «L'Azione per l'occupazione - Un patto di fiducia»

(97/C 56/09)

Con lettera del Presidente della Commissione Santer datata 26 giugno 1996, il Comitato è stato invitato ad elaborare il parere sulla Comunicazione della Commissione intitolata «L'Azione per l'occupazione in Europa - un patto di fiducia».

Nel corso della riunione del 10 luglio 1996, l'Assemblea ha deciso, conformemente alle disposizioni dell'articolo 19, primo comma, del Regolamento interno, di costituire un sottocomitato incaricato di preparare i lavori in materia.

Il Sottocomitato ha predisposto il progetto di parere in data 14 ottobre 1996, sulla base del rapporto introduttivo del relatore Chevalier e dei correlatori Schmitz e Walker.

Il Comitato economico e sociale ha adottato il 31 ottobre 1996, nel corso della 339a sessione plenaria, con 124 voti favorevoli, 4 contrari e 10 astensioni il seguente parere.

1. Sintesi

Il «Patto di fiducia» si caratterizza come uno strumento eccezionale nella «azione per l'occupazione in Europa». Per il Comitato esso si colloca tra gli elementi della coesione economica e sociale perseguita dal Trattato istitutivo della Comunità e dell'Unione; il Comitato è consapevole del fatto che ciò conferisce particolare importanza al suo parere su questo argomento.

Il Comitato, per la propria denominazione, il ruolo che gli è stato assegnato e la propria composizione, ha sempre considerato le preoccupazioni di ordine economico indissociabili da quelle di ordine sociale, ritenendo che vi sia tra esse un legame reciproco.

Nel corso della costruzione dell'Europa, il Comitato ha apportato un contributo riconosciuto e apprezzato al progresso dei fattori economici. Esso si compiace dei risultati ottenuti in tale campo.

Sebbene vi siano ancora gravi e profonde lacune in materia di disposizioni sociali, il Comitato valuta molto positivamente i miglioramenti già realizzati, per i quali ha sempre espresso sostegno e che spesso ha proposto.

Segnala tuttavia che se gli Stati membri dell'Unione non adotteranno sin d'ora le misure urgenti, di grande incisività e capaci di fornire soluzioni nuove, che risultano assolutamente necessarie, per contrastare la disoccupazione e promuovere l'occupazione, l'edificio europeo, incompiuto e fragile, sarebbe condannato alla paralisi o addirittura al crollo.

1.1. Il Comitato economico e sociale si compiace pertanto dell'iniziativa assunta dal Presidente della Commissione Jacques Santer, finalizzata ad «un'azione per l'occupazione in Europa» sotto forma di un «patto di fiducia». Nel parere sul documento presentato dal Presidente Santer, il Comitato approva incondizionatamente gli obiettivi del patto di fiducia. Esso esprime compiacimento per le proposte concrete volte a realizzarli e formula altri suggerimenti. Il presente riassunto non si soffermerà sui punti con i quali il Comitato è d'accordo, ma soltanto sui punti del testo della Commissione che il Comitato desidera ribadire ed integrare.

1.2. Il Comitato sottolinea in primo luogo la gravità della crisi innescata dalla disoccupazione permanente e dalla contrazione dei posti di lavoro, considerando che in Europa la disoccupazione ha raggiunto dimensioni critiche. Se non si agisce in modo efficace per ridurre il numero notevole delle sue vittime, la coesione e i valori sociali dell'Europa saranno minacciati, la credibilità dell'Unione e degli Stati che la compongono ne risulterà indebolita. Ne potrebbero derivare divisioni sociali capaci di mettere a repentaglio il tessuto stesso della società. La creazione di posti di lavoro non è semplicemente una questione di buon senso sul piano economico, essa è fondamentale anche dal punto di vista sociale.

1.3. Dinanzi alla drammaticità della situazione, il Comitato rivolge un appello a tutti i soggetti della vita politica, economica e sociale perché, a tutti i livelli, internazionale, statale, regionale e locale, soprattutto, ciascuno si impegni e agisca efficacemente.

1.4. In tale prospettiva, il Comitato chiede che, al Vertice dei Capi di Stato e di governo che si terrà a Dublino, in linea con i Vertici di Essen (dicembre 1994) e di Dublino (settembre 1996), venga adottato solennemente il «Patto per l'occupazione» e definito un piano pluriennale corredato di misure, di misure concrete e di un calendario vincolante.

1.5. La necessità di rilanciare l'economia viene unanimemente riconosciuta. Essa deve determinare una concertazione tra i poteri pubblici e le parti sociali al fine di mettere a punto una revisione delle politiche di bilancio che abbia come risultato un consolidamento credibile ed equilibrato sul piano sociale ed un ricorso ai margini di manovra esistenti per una politica monetaria e una politica dei redditi propizie all'occupazione.

1.6. Il Comitato reputa che la Conferenza intergovernativa dovrebbe inserire il coordinamento delle politiche dell'occupazione nel Trattato sull'Unione e proporre, a tal fine, le aggiunte e gli emendamenti necessari ai testi esistenti.

1.7. Insiste sulla necessità di dare ulteriore impulso ai lavori d'infrastrutture dei trasporti, alla realizzazione della società dell'informazione, ai diversi possibili settori della politica industriale. Nella convinzione che il mercato dei servizi rappresenti una seria speranza di creare impieghi di alto livello qualitativo, il Comitato sostiene la proposta di elaborare una comunicazione sull'occupazione ed i servizi destinata al Consiglio europeo di Dublino.

1.8. Il Comitato è consapevole dell'importanza del mercato mondiale. Ritiene che l'Unione europea debba ancora definire il proprio ruolo in materia di politica commerciale internazionale, tradurre concretamente la funzione di rappresentanza riconosciuta alla Commissione dal Trattato ed elaborare le procedure che le permettano di definire le sue posizioni nei negoziati internazionali.

1.9. Per assicurare il posto dell'Europa nello scenario concorrenziale mondiale, occorre consolidare il mercato interno completandone la legislazione. La messa a punto di uno statuto della società europea ha accumulato ritardi. Il Comitato è fiducioso che in tale campo si potrà trovare un accordo il più rapidamente possibile sulla base dei suoi pareri in merito ai problemi dell'informazione, della consultazione e della partecipazione. Spera altresì che gli investimenti nella biotecnologia beneficino di un inquadramento giuridico e ricorda i pareri adottati in materia.

1.10. Il Comitato sottolinea l'importanza di stabilire un calendario per l'adozione delle rimanenti misure necessarie per realizzare il mercato unico, e esprime approvazione per lo sforzo della Commissione di far sì che gli Stati membri recepiscano le direttive sul mercato unico e le mettano in pratica. La realizzazione dell'Unione economica e monetaria nei tempi stabiliti deve accompagnare tali misure.

1.11. Tuttavia risulta anche utile semplificare la legislazione. In particolare il Comitato ritiene giustificato un programma che alleggerisca vincoli d'ordine amministrativo e regolamentare, che sono troppo costosi in Europa e pregiudicano soprattutto le PMI e, tra esse, in misura maggiore le microimprese. A tale proposito, il Comitato accoglie con soddisfazione l'iniziativa SLIM e ne auspica l'applicazione ad altri settori il più rapidamente possibile.

1.12. Esso attribuisce grande importanza alla realizzazione nei tempi stabiliti dell'Unione monetaria, per stimolare la fiducia e l'occupazione.

1.13. Persuaso della necessità di una ristrutturazione radicale dei fondi strutturali, il Comitato sottolinea che tali fondi devono servire a creare impieghi durevoli, che si aggiungano a quelli esistenti. Ma dato che mobilitare nuove risorse a tal fine farebbe aumentare le spese pubbliche e la pressione fiscale, reputa che degli stanziamenti andrebbero ridistribuiti tra i vari obiettivi. A partire dal 1997 sarà possibile orientare i fondi in modo tale che il loro impatto sulle prospettive d'occupazione sia più sensibile e il Comitato è fermamente convinto della necessità di cogliere tale occasione.

1.14. Il Comitato invita le autorità regionali e locali a tener conto dell'importanza dei patti territoriali tra organizzazioni socioeconomiche e amministrazioni pubbliche onde favorire le iniziative di sviluppo locale.

1.15. Il parere del Comitato sottolinea più volte il ruolo essenziale svolto dalle PMI. Occorre darne una definizione più precisa che faccia emergere la nozione di microimpresa. È inoltre opportuno rafforzare la redazione dell'articolo 118 A del Trattato, creare una Banca europea per le PMI (BEIPMI) distinta dalla BEI, alleggerire gli oneri finanziari e l'eccessiva regolamentazione di cui le PMI soffrono più delle grandi imprese.

1.16. Il Comitato riconosce la necessità di applicare una politica dei redditi generatrice di concorrenza e occupazione, ma osserva che ciò non deve essere sinonimo di un'economia di bassi salari.

1.17. È anche opportuno ricordare che i costi della manodopera non sono l'unico elemento determinante della competitività, in certi casi essi possono essere compensati dalla qualità, dal design e dagli elementi di «competitività diversi dal prezzo».

1.18. Il Comitato è perfettamente consapevole dell'interazione tra i tassi d'interesse, i salari, gli investimenti, l'occupazione e la produttività. Invita gli Stati membri e i diversi soggetti che agiscono in questi campi a cercare gli equilibri necessari in funzione delle loro tradizioni e della situazione dei loro paesi, segnatamente tenendo conto delle diversità geografiche. Sottolinea tuttavia che nessuna delle misure adottate a favore dell'occupazione dovrà avere l'effetto perverso di ridurre le garanzie di igiene, di sicurezza e di protezione sanitaria o sociale.

1.19. Il Comitato approva le linee di principio della politica volta a dirottare fondi destinati alle indennità di disoccupazione verso misure attive a favore dell'occupazione, ma considera necessaria un'approfondita riflessione su come operare in materia nel modo più efficace possibile. In particolare, la creazione di nuovi posti di lavoro non deve comportare la sparizione di posti di lavoro esistenti.

1.20. Il Comitato constata che le parti sociali hanno fatto progressi nella ricerca di un accordo quadro in materia d'organizzazione del lavoro, di flessibilità e di riduzione dell'orario di lavoro, e ritiene che tali temi debbano essere approfonditi. Reputa che si apporti in tal modo un contributo importante alla preparazione del Libro verde che la Commissione inizierà su questi stessi temi. Accoglie con favore anche l'iniziativa di un altro Libro verde sugli aspetti sociali, nel senso più ampio, della società dell'informazione.

1.21. Infine, il Comitato annette un'importanza del tutto particolare alle azioni suscettibili di migliorare la formazione iniziale, la formazione professionale, l'adattamento permanente alle evoluzioni tecnologiche e strutturali, i legami imprese-scuola, il reciproco riconoscimento delle qualificazioni, i trasferimenti del risparmio individuale e dei diritti a pensione.

1.22. In tal modo il Comitato ritiene di contribuire agli sforzi di tutti coloro che cercano di andare al di là delle soluzioni che paiono logore o sorpassate e di ricorrere ad idee nuove e costruttive. Grazie a ciò, un rilancio dell'economia darebbe nuova fiducia a coloro che temono di perdere il loro impiego, ai disoccupati che non sperano più di reinserirsi, ai giovani, soprattutto, insicuri del loro avvenire.

2. Introduzione

2.1. Il Comitato si compiace dell'iniziativa del Presidente della Commissione Santer per una «Azione per l'occupazione in Europa» sotto forma di un «Patto di fiducia». Tale proposta corrisponde all'auspicio espresso dal Comitato che, nel parere sulla «Relazione economica annuale 1996» (), chiede alla Commissione di definire più precisamente un patto per l'occupazione e la stabilità e di sviluppare a tal fine il patto europeo di fiducia per l'occupazione lanciato dal Presidente Santer.

2.2. Secondo il Comitato la disoccupazione permanente in Europa ha raggiunto dimensioni critiche e se non si agirà in maniera efficace per ridurre il numero dei disoccupati, la coesione e i valori sociali dell'Europa saranno minacciati; se gli Stati membri dell'Unione europea non sono in grado di garantire lavoro ai loro cittadini, si corre il rischio di creare una frattura sociale che metterà a repentaglio lo stesso tessuto sociale.

2.3. Il Comitato constata con grande soddisfazione che l'iniziativa del Presidente della Commissione mira all'adozione di misure positive per sconfiggere la piaga della disoccupazione in Europa.

2.4. Il Comitato approva pertanto gli obiettivi del patto di fiducia:

- andare al di là di misure puntuali che restano inefficaci;

- stabilire la fiducia in una strategia globale;

- mobilitare tutti i protagonisti a tutti i livelli nel perseguimento di uno stesso obiettivo;

- valorizzare l'effetto moltiplicatore europeo;

- ottenere impegni concreti da tutte le parti in causa.

2.5. Esso si rammarica del fatto che le azioni condotte precedentemente sono risultate troppo spesso inefficaci. Ribadisce la necessità da un lato di ricorrere a idee nuove e costruttive, e, dall'altro, di concretizzare nei fatti le misure indispensabili già sufficientemente annunciate (Libro bianco di Delors, risoluzioni di Essen). Occorre che vi sia la volontà di accettare cambiamenti radicali di politica.

2.6. Il Comitato valuta inoltre con favore l'invito rivolto alle parti in causa affinché si impegnino per quanto è necessario, poiché senza un'azione concertata non è possibile alcun progresso significativo.

Il Comitato fa appello a tutti i soggetti coinvolti affinché si mostrino pienamente all'altezza delle loro responsabilità. Indipendentemente dal ruolo specifico svolto dagli organismi statali, è inaccettabile che molti partecipanti tendano ad aspettare che i loro interlocutori si siano già impegnati, prima di farlo a loro volta.

2.7. Come osserva il Presidente della Commissione, le soluzioni fanno capo a responsabili diversi. Le osservazioni che seguono sono pertanto raggruppate in funzione del maggior o minor coinvolgimento dei vari protagonisti. Il Comitato riconosce l'importanza fondamentale del ruolo dei soggetti nazionali. Per poter creare dei margini di manovra sul piano europeo, è fondamentale che negli Stati membri vengano prese le misure necessarie in materia di politica occupazionale. Conformemente alle conclusioni del Vertice di Dublino, che sono in linea con quelle di Essen, il Comitato chiede con insistenza agli Stati membri, in occasione del Vertice dei Capi di Stato e di governo che si terrà a Dublino a dicembre 1996, un impegno solenne, corredato di misure concrete e di un calendario, a riservare la priorità assoluta all'eliminazione della disoccupazione e alla promozione dell'occupazione.

3. Misure riguardanti principalmente la sfera statale

3.1. Politica macroeconomica

3.1.1. Nel documento intitolato «Azione per l'occupazione in Europa - Un patto di fiducia», la Commissione pone l'accento in particolare sulla necessità di creare un quadro macroeconomico favorevole. Il Comitato condivide quanto affermato dalla Commissione, ovvero che, per creare dei posti di lavoro, la crescita è indispensabile. Ma non una crescita qualsiasi. La crescita deve essere sostenibile, fondata sulla stabilità monetaria e su una sana politica finanziaria. Deve essere trainata dalla domanda e sostenuta dagli investimenti produttivi. Infine, deve essere creatrice di posti di lavoro. Sono pertanto necessarie una riduzione dei disavanzi pubblici per far scendere i tassi di interesse, una politica salariale ragionevole e una diminuzione dei costi indiretti del lavoro.

3.1.2. Nel quadro di una strategia macroeconomica globale e coordinata, il Comitato concorda con la Commissione nel ritenere che, per realizzare tale strategia, sia necessario affiancare con pari responsabilità i poteri pubblici e le parti sociali che possono stipulare accordi ai livelli appropriati e definire, nel patto di fiducia, i rispettivi impegni di ciascuno. Al Consiglio europeo di Dublino nel dicembre prossimo, i governi dovranno dar prova di impegnarsi molto più a fondo nel processo rappresentato dal patto di fiducia.

3.2. Bilanci, imposte e prelievi sociali

3.2.1. Gli Stati si sono riservati le decisioni in materia fiscale, ma il Comitato considera tuttavia di poter legittimamente formulare le osservazioni seguenti, affinché la politica fiscale adempia al suo ruolo chiave, quello di creare le condizioni favorevoli alla crescita degli investimenti e dell'occupazione.

3.2.2. Il Comitato condivide i principi di politica di bilancio enunciati dalla Commissione:

- le riduzioni di spesa sono preferibili agli aumenti delle imposte;

- indipendentemente dalla riduzione della spesa pubblica, è opportuno aumentare la parte di essa destinata agli investimenti immateriali in risorse umane, in ricerca, sviluppo e innovazione e in infrastrutture necessarie alla competitività;

- senza rimettere in discussione gli aiuti sociali indispensabili per la lotta contro l'esclusione, gli Stati membri dovrebbero prevedere la trasformazione delle spese passive destinate ai sussidi di disoccupazione in misure attive;

- occorrerebbe ridurre gli oneri fiscali che gravano sul lavoro.

3.2.3. Il Comitato constata che la politica fiscale condotta dalla maggior parte degli Stati membri non corrisponde a tali principi e prevede che essi correggeranno le loro politiche di bilancio. È indispensabile condurre una politica di consolidamento credibile ed equilibrata sul piano sociale, se si vuole ragionevolmente sperare che le banche centrali e le parti sociali utilizzino i margini di manovra di cui dispongono per una politica monetaria e una politica dei redditi che favoriscano l'occupazione.

3.2.4. Nella maggior parte degli Stati i disavanzi di bilancio sono troppo elevati, rendendo non solo più difficile la necessaria flessione dei tassi di interesse, ma riducendo anche stabilmente il margine di manovra della politica fiscale degli Stati per portare avanti una politica attiva dell'occupazione. Il Comitato concorda con la Commissione nel ritenere che il risanamento dei bilanci pubblici debba proseguire e che la riduzione dei deficit vada effettuata in modo coerente con le esigenze congiunturali. Il Comitato sottolinea a tale proposito che i criteri di convergenza politico-finanziari del Trattato CE offrono l'elasticità necessaria per condurre una politica finanziaria adeguata alla congiuntura.

3.2.5. La politica fiscale riveste una grande importanza anche per la promozione dell'occupazione. Il peso delle imposte non può diventare un freno per gli investimenti (imprese, Stato) e la disponibilità del lavoro (salariati, indipendenti). Il sistema fiscale va riconfigurato in senso più favorevole all'occupazione. Su scala mondiale si può constatare che un'imposizione fiscale debole favorisce la crescita e l'occupazione. Il Comitato ribadisce tuttavia la necessità di mantenere socialmente equilibrate tali misure. Gli sgravi fiscali non devono andare a discapito dei servizi pubblici essenziali e della sicurezza sociale.

3.3. Attuazione delle risoluzioni di Essen

3.3.1. Il Comitato ha sostenuto fin dall'inizio le risoluzioni del Consiglio europeo di Essen del dicembre 1994, che hanno fissato le seguenti priorità per una strategia dell'Unione europea orientata all'occupazione:

- miglioramento delle possibilità occupazionali per la popolazione attiva,

- aumento dell'intensità occupazionale della crescita,

- riduzione degli oneri complementari per promuovere la creazione di posti di lavoro,

- una più efficiente politica del mercato del lavoro,

- un miglior sostegno ai gruppi particolarmente colpiti.

Nel quadro dell'applicazione della suddetta strategia occupazionale, gli Stati membri hanno elaborato e presentato alla Commissione per la prima volta nel 1995 programmi pluriennali di politica occupazionale, adempiendo all'obbligo fissato contemporaneamente di presentare periodicamente una relazione.

3.3.2. La relazione intermedia presentata al Consiglio europeo di Firenze mostra però che gli Stati membri, nelle loro politiche occupazionali, continuano a battere le strade conosciute e che l'avvio e la realizzazione di nuove misure stenta a procedere. Il Comitato è dell'avviso che l'auspicato coordinamento della politica occupazionale a livello europeo non possa esaurirsi nella presentazione una volta all'anno di programmi pluriennali. È necessario rammentare agli Stati membri che gli impegni sottoscritti a livello dell'UE hanno carattere vincolante e contribuiscono ad accrescere e a rendere duratura l'efficacia della strategia occupazionale europea.

3.4. Iniziative in materia di qualificazione

3.4.1. Il Comitato ricorda che i cinque obiettivi definiti nel Libro bianco «Istruzione e formazione» devono svolgere un ruolo basilare per l'edificazione della società conoscitiva (). Il sistema di istruzione, di quasi esclusiva competenza degli Stati membri, è in crisi. La formazione attualmente impartita è il più delle volte inadeguata e insufficiente. Il Comitato chiede che siano rafforzati i legami fra la scuola (ivi compreso l'insegnamento superiore) e la pratica professionale e perché i sistemi di istruzione diano più spazio alla formazione per le professioni del futuro (mezzi di comunicazione, telecomunicazioni, ambiente, sanità, turismo, ecc.).

3.4.2. La Commissione inoltre evidenzia a ragione le carenze nell'ambito della formazione continua. La combinazione di lavoro e di formazione secondo formule quali l'apprendimento e la formazione in alternanza è una necessità per tutti i lavoratori senza discriminazione per qualsiasi motivo, in particolare non può essere riservata unicamente a coloro che hanno beneficiato di una formazione accademica. È indispensabile adottare misure che consentano una comparazione delle formazioni professionali e arrivare al rilascio di attestazioni comparabili ed utilizzabili sul mercato del lavoro a livello comunitario, allo scopo di facilitare la mobilità.

3.4.3. L'istruzione e la formazione professionale sono due esempi di settori che si prestano ad un'azione nazionale che coinvolga le parti sociali in virtù di un patto di fiducia. I datori di lavoro sanno di quale tipo di istruzione ha bisogno la propria forza lavoro e i lavoratori sono interessati ad accedere all'istruzione generale e alla formazione professionale per conservare il proprio posto di lavoro, trovarne uno nuovo oppure ottenere una promozione. Una forza lavoro dotata delle competenze richieste rientra nell'interesse comune delle parti sociali: la flessibilità sarà maggiore sia all'interno dell'azienda, sia a livello interaziendale. Il Comitato raccomanda pertanto alle parti sociali di concludere patti di fiducia per l'istruzione e la formazione volti a stimolare l'occupazione.

3.5. Conferenza intergovernativa

3.5.1. Il Comitato reputa necessario:

- inserire nel Trattato CE un chiaro riferimento al coordinamento delle politiche occupazionali;

- far figurare nell'elenco delle competenze comunitarie dell'articolo 3 del Trattato CE il «Coordinamento delle politiche di promozione dell'occupazione»;

- inserire nel Trattato una procedura obbligatoria di coordinamento, ivi compreso un dispositivo di controllo multilaterale, che dovrà in particolare includere i programmi nazionali pluriennali basati sulle direttive che i ministri dell'economia e delle finanze e i ministri del lavoro e degli affari sociali avranno stabilito per la politica occupazionale a livello comunitario, su proposta della Commissione e con la partecipazione del Parlamento europeo e del Comitato economico e sociale.

3.5.2. Il Comitato chiede, inoltre, che in occasione della revisione del Trattato di Maastricht, i titoli relativi alla politica macroeconomica (art. 103), alla politica industriale (art. 130), alla coesione economica e sociale (art. 130 A) alla politica agricola comune e alla ricerca e sviluppo tecnologico (art. 130 F) vengano rafforzati in direzione della politica occupazionale.

3.5.3. Il Comitato chiede di riformulare l'articolo 118 A del Trattato in senso ancora più favorevole alle microimprese. L'articolo 118 A stabilisce infatti espressamente che le direttive sulla sicurezza e la salute dei lavoratori «eviteranno di imporre vincoli amministrativi, finanziari e giuridici di natura tale da ostacolare la creazione e lo sviluppo di piccole e medie imprese». Il Comitato desidera far osservare che non si è tenuto sufficientemente conto di questa importante disposizione, specie per quanto riguarda le microimprese. Il Comitato insiste tuttavia affinché tali misure non determinino distorsioni di concorrenza.

4. Misure a livello dell'Unione europea

Senza contravvenire al principio di sussidiarietà, occorre utilizzare tutte le competenze riconosciute all'Unione europea al massimo delle loro possibilità e della loro efficacia. Per quanto riguarda la disoccupazione ed i posti di lavoro, non si può limitare la questione ai soli aspetti relativi al mercato del lavoro dato che le competenze comunitarie in tale settore sono limitate. L'Unione europea ha competenza per intervenire in materia di «mercato interno», «ricerca e sviluppo», «politica strutturale», ecc. ma anche di dati economici, finanziari e monetari.

4.1. Mercato interno

4.1.1. Nel documento «Azione per l'occupazione - Un patto di fiducia» (), la Commissione propone un'offensiva su quattro fronti:

i) completare e approfondire il mercato interno;

ii) migliorare l'ambiente competitivo globale dell'Europa;

iii) aiutare le piccole e medie imprese ad utilizzare il mercato interno;

iv) aprire maggiormente l'accesso al mercato mondiale.

Il Comitato esprime il proprio accordo su queste proposte.

4.1.2. La realizzazione di una infrastruttura europea riveste grande importanza per il completamento del mercato interno (reti transeuropee). Dopo la pubblicazione del Libro bianco «Crescita, competitività, occupazione» vi sono state, in merito a questo obiettivo, numerose dichiarazioni e scarsissime misure concrete. Il Comitato si rende conto dei problemi giuridici e amministrativi che esso solleva. Non comprende tuttavia perché i problemi finanziari non vengano affrontati adeguatamente ed esprime il proprio sostegno alla proposta del Presidente della Commissione Santer, di un finanziamento alternativo a carico del bilancio europeo per dare un ulteriore impulso all'avvio dei lavori relativi alle misure prioritarie nel settore dell'infrastruttura dei trasporti.

4.1.3. Il Comitato fa sue le proposte della Commissione sulla realizzazione di una società europea dell'informazione. Esso vi ravvisa uno degli elementi centrali di una politica industriale europea che non sia orientata all'intervento sui mercati ma si prefigga di offrire alle imprese europee delle condizioni generali migliori. Chiede inoltre che vengano presi in considerazione, oltre alla società dell'informazione, altri settori della politica industriale e propone che i punti essenziali del programma di azione sulla politica industriale siano integrati nel «Patto di fiducia».

4.1.4. Visti i ritardi dell'Europa nel settore ricerca e sviluppo, il Comitato giudica positivamente l'iniziativa della Commissione di concentrare d'ora innanzi gli aiuti alla ricerca su alcuni punti chiave e di orientarla maggiormente alle applicazioni. Il Comitato sostiene l'elaborazione di progetti strategici, per esempio nel settore del trasporto combinato, dell'automobile del futuro, del software educativo multimediale, della tecnologia dell'ambiente o dell'acqua.

4.1.5. Come è affermato nel «Patto di fiducia», «Il mercato interno è ancora incompleto o è realizzato in modo ineguale. (...) Le PMI hanno più difficoltà a sfruttarne tutto il potenziale di quante ne abbiano i grandi operatori economici. Inoltre la liberalizzazione non è fine a sé stessa, ma solo uno strumento per migliorare la cooperazione e la prosperità in Europa, rafforzare la fiducia dei consumatori e migliorare la qualità dei servizi forniti agli utenti. (...) È per questa ragione che la Commissione, nel parere sulla CIG, ha insistito sulla nozione di servizi universali e di interesse economico generale.»

4.1.6. Il Comitato condivide il giudizio della Commissione, secondo cui il mercato dei servizi rappresenta la più seria speranza di creare posti di lavoro di alta qualità. Concorda anche con l'affermazione che restrizioni troppo numerose gravano sullo sviluppo dei servizi a forte valore aggiunto. Accoglie con soddisfazione la proposta della Commissione di elaborare una comunicazione approfondita, destinata al Consiglio europeo di Dublino, su occupazione e servizi, contenente proposte precise e un calendario per la soppressione delle restrizioni esistenti.

4.1.7. Il Comitato si congratula dell'iniziativa della Commissione di elaborare delle linee direttrici per un più stretto coordinamento delle politiche fiscali in Europa, con il duplice scopo di favorire un clima più propizio alla creazione di posti di lavoro e di contrastare la tendenza all'aumento continuo dei prelievi obbligatori sul lavoro.

4.1.8. Come dimostra l'esempio americano, si deve tener conto del fatto che l'evoluzione della crescita e dell'occupazione non dipende tanto dal commercio mondiale quanto dallo sviluppo del mercato interno. In Europa si dovrebbe fare in modo che, in un quadro di economia di scala, il mercato interno svolga, per l'economia europea, un ruolo paragonabile a quello del mercato interno americano nell'economia di quel paese.

4.2. Ampliamento dell'accesso al mercato mondiale

4.2.1. Il Comitato esprime apprezzamento per le seguenti proposte specifiche:

- rafforzare l'OMC;

- dare la priorità all'attuazione e all'osservanza dei risultati dell'Uruguay Round;

- impegnarsi per inserire la Russia e la Cina nell'OMC e in generale nel sistema economico internazionale;

- lottare contro la pirateria intellettuale;

- adattare la politica commerciale comune ai mutamenti del commercio internazionale.

Il Comitato raccomanda di tener sempre conto della dimensione sociale dei problemi nell'attuare tali proposte.

4.2.2. La Commissione insiste a ragione sull'importanza del mercato mondiale e le sue proposte in merito hanno l'approvazione del Comitato. Tuttavia l'Unione europea deve ancora definire il proprio ruolo in materia di politica commerciale internazionale, tradurre in concreto la funzione di rappresentanza che il Trattato riconosce alla Commissione ed elaborare le procedure atte a definire le sue posizioni nei negoziati internazionali.

4.3. Completamento della legislazione

4.3.1. Il Comitato ricorda che nel parere in merito al «Rapporto della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sul mercato interno 1995» () invita la Commissione a «definire, in occasione della relazione sull'impatto del mercato interno che presenterà nel secondo semestre del 1996, un calendario per l'adozione delle ultime misure necessarie, imperniato sulla fase cruciale della realizzazione dell'UEM nel 1999, che preveda un metodologia capace di imporre una convergenza comunitaria alle logiche amministrative nazionali, anche se taluni progetti sul lungo periodo potrebbero necessitare un lasso supplementare».

4.3.2. Esprime sostegno per lo sforzo della Commissione di far sì che gli Stati membri accolgano nella propria legislazione e applichino effettivamente le direttive sul mercato interno, comprese quelle sugli appalti pubblici e sul settore dei servizi. Per ragioni di efficacia va preferito il regolamento alla direttiva. Sottolinea che le misure adottate per sostenere l'occupazione non devono avere l'effetto perverso di ridurre le garanzie di igiene, di sicurezza, di protezione sanitaria o sociale.

4.3.3. Indipendentemente dalle loro dimensioni, le imprese continuano a soffrire della mancanza di un quadro normativo.

4.3.4. Il Comitato chiede quindi che le lacune esistenti vengano colmate. L'elaborazione dello statuto della società europea ha subito un ritardo. Il Comitato considera che si potrà pervenire il più rapidamente possibile ad un accordo in materia sulla base dei suoi pareri in merito all'informazione, consultazione e partecipazione. Si augura inoltre che venga infine messa a punto la disciplina degli investimenti nelle biotecnologie e ricorda i pareri che ha adottato su tale argomento.

4.4. Semplificazione della legislazione

4.4.1. In questa prospettiva è indispensabile definire le norme di qualità e regole di strutturazione e di funzionamento del mercato. Perché le crescenti richieste di flessibilità siano accettabili per i lavoratori, occorre che nuove forme più flessibili di lavoro offrano opportunità di sviluppo individuale e professionale e di previdenza sociale. Il Comitato è tuttavia convinto che si contribuirebbe efficacemente alla creazione di posti di lavoro, riducendo gli oneri della regolamentazione e della tassazione nei casi in cui sono troppo gravosi; ciò vale certamente per il settore delle microimprese, per i lavoratori a basso reddito, ma anche, se possibile, per altre categorie. Tali problemi si riscontrano in misura maggiore a livello nazionale.

4.4.2. È opportuno ricordare che i costi non salariali non si limitano all'imposizione fiscale che lo Stato fa gravare sull'occupazione; tra essi rientra anche il costo dell'applicazione delle regolamentazioni relative all'occupazione. Il datore di lavoro, quando si tratta di decidere se effettuare delle assunzioni, prende in considerazione tutti i costi che la sua decisione comporta, compresi quelli in cui incorrerebbe nel caso in cui ritornasse su tale decisione, nonché quelli che lo dissuadono dall'effettuare assunzioni.

4.4.3. Il Comitato ritiene quindi che tutte le nuove disposizioni europee debbano essere esaminate sotto il profilo dell'efficacia e che nello stesso ordine di idee sia necessaria la revisione delle disposizioni esistenti.

4.4.4 Il Comitato si compiace, a tale proposito, dell'iniziativa SLIM e auspica che essa venga quanto prima estesa ad altri settori. L'Unione europea deve indicare il cammino agli Stati membri, verificando tutti gli aspetti della sua regolamentazione, in particolare di quella sull'occupazione. Il principio conduttore di questa verifica dovrebbe essere la soppressione di disposizioni regolamentari a meno che non vi siano ragioni del tutto convincenti in favore del loro mantenimento.

4.4.5. Si rammarica del fatto che il proliferare di norme nell'ambito della politica agricola comune nuoccia gravemente alle scelte imprenditoriali a causa dell'eccesso di informazioni necessarie e spesso, disincentivi la partecipazione degli agricoltori alle opportunità offerte dall'UE.

4.4.6. Constata con soddisfazione che viene riconosciuto l'effetto particolarmente svantaggioso delle regolamentazioni sulle PMI e approva il principio di un programma d'azione diretto a venir loro incontro, ma ritiene che esso dovrebbe concentrarsi principalmente sulle microimprese, che sono la fonte principale della creazione di posti di lavoro e rappresentano anche il settore maggiormente colpito dall'eccesso di regolamentazione.

4.4.7. Considera troppo ampia la definizione di piccole e medie imprese; nel limite superiore di tale categoria si trovano imprese di dimensioni non trascurabili, in quello inferiore sono comprese le società di una sola persona. I problemi cui sono confrontati questi due generi di imprese e il tipo di assistenza di cui esse necessitano sono troppo differenti per giustificare la loro collocazione in un unico gruppo, la quale comporta che le misure di sostegno loro destinate non siano modulate con precisione.

4.4.8. A parere del Comitato si potrebbe utilmente suddividere la categoria delle piccole e medie imprese e definire le microimprese secondo la Raccomandazione della Commissione del 3 aprile 1996. È stato in effetti dimostrato che in tutti i paesi sviluppati le PMI, e più particolarmente le microimprese, costituiscono la principale fonte di nuovi posti di lavoro. Qualsiasi strategia intesa a migliorare le prospettive occupazionali nell'Unione europea deve privilegiare le microimprese. Occorre creare un'economia d'impresa nella quale gli imprenditori esistenti siano liberi di espandersi e quelli potenziali siano incoraggiati ad entrare sul mercato con possibilità di successo ragionevoli.

4.5. La moneta unica

4.5.1. Il Comitato ha più volte osservato quanto sia politicamente importante che l'Unione economica e monetaria venga realizzata secondo il calendario stabilito. Sottolinea che a contare non saranno tanto le dichiarazioni, quanto la capacità dei protagonisti di far fronte alle proprie responsabilità, adottando misure concrete. L'Unione economica e monetaria contribuirà alla stabilizzazione del contesto economico generale solo se offrirà un quadro aperto che permetta agli Stati che non avranno potuto prendervi parte, e che lo chiedessero, di aderire in un secondo tempo.

4.5.2. Il Comitato sottolinea che un rinvio dell'Unione monetaria non contribuisce ad una politica attiva dell'occupazione. Al contrario, il Comitato teme che un rinvio dell'Unione monetaria possa perturbare le politiche monetarie, minacciando, nei paesi a moneta forte, i posti di lavoro che dipendono dalle esportazioni e provocando un aumento dei tassi di interesse negli altri Stati. Ciò scatenerebbe inevitabilmente una nuova recessione.

4.6. I fondi strutturali

4.6.1. Condivide il giudizio della Commissione secondo cui i fondi strutturali dell'Unione europea devono essere messi in via prioritaria al servizio dell'occupazione. Desidera però sottolineare l'esigenza di fare in modo che tali fondi siano impiegati per creare posti di lavoro durevoli, e che la creazione di nuovi posti di lavoro non comporti la soppressione di quelli esistenti.

D'altronde già nell'ottobre 1995 il Comitato ha anticipato questo concetto nel parere sull'iniziativa di sviluppo locale, laddove esprimeva l'esigenza «di riorientare una quota maggiore dei quadri comunitari di sostegno verso gli obiettivi di occupazione del Libro bianco (sviluppo locale, PMI, nuovi giacimenti occupazionali)» (parere su «Le iniziative locali di sviluppo e la politica regionale » Bruxelles 24-25 ottobre 1995 - punto 9.7.1).

4.6.2. Il Comitato ritiene che, a tal fine, sia necessaria una riforma dei fondi strutturali.

4.6.3. Gli obiettivi 1, 2, 5b e 6 hanno carattere specificamente regionale e comprendono misure limitate a determinate regioni o zone all'interno di regioni. Le regioni ammesse a beneficiare degli aiuti non sono tutte caratterizzate da un elevato tasso di disoccupazione; in alcune i livelli di disoccupazione sono decisamente bassi; inversamente vi sono regioni non comprese in tali obiettivi in cui il tasso di disoccupazione è relativamente alto. Gli obiettivi 3, 4 e 5a coprono invece l'intera Unione europea.

4.6.3.1. Secondo la quinta relazione periodica della Commissione sulla situazione economica e sociale e lo sviluppo nelle regioni nell'UE, la disoccupazione mediana nelle regioni che possono usufruire degli aiuti nel quadro dell'obiettivo 1 è aumentata in termini reali da 15,4 % nel 1986 a 16,7 % nel 1993. Nello stesso periodo, nelle regioni dell'obiettivo 2, la disoccupazione mediana è calata da 14,7 % a 12,1 % e nelle regioni dell'obiettivo 5b, è scesa da 8,3 % a 7,3 %. Appare pertanto chiaro che l'obiettivo 2 ha avuto il migliore impatto positivo sull'occupazione.

4.6.4. L'obiettivo 3 è specificamente mirato, tra l'altro, alla lotta contro la disoccupazione di lunga durata e a facilitare l'inserimento dei giovani nella vita attiva. Il Comitato giunge alla conclusione che il miglior modo di mettere i fondi strutturali al servizio dell'occupazione consista nell'aumentare ed anche nell'utilizzare in maniera più adeguata le risorse destinate agli obiettivi orientati specificamente all'occupazione.

4.6.5. Il Comitato non crede che occorra impegnare nuove risorse a questo scopo, dato che ciò accrescerebbe la spesa pubblica e il carico fiscale. Ritiene quindi che occorra trasferire risorse tra i vari obiettivi. L' eventuale trasferimento non può mettere in discussione gli impegni formalmente assunti e stipulati tra l'Unione europea e i diversi Stati membri. D'altra parte, questo trasferimento non dovrà in nessun modo colpire regioni che, pur avendo un tasso di disoccupazione al di sotto della media comunitaria, presentano un livello di sviluppo anch' esso inferiore alla media europea del PIL pro capite, ad esempio il Portogallo.

L'obiettivo prioritario dell'occupazione dev'essere sempre compatibile con l'obiettivo comunitario più generale della coesione economica e sociale.

4.6.6. La Commissione indica che una valutazione intermedia degli obiettivi 1, 3, 4 e 5b è prevista per l'inizio del 1997. In tal caso vi è dunque la possibilità di riorientare i fondi in modo tale che essi abbiano un impatto maggiore sulle prospettive occupazionali nell'Unione europea, e il Comitato ritiene che questa opportunità vada colta.

4.6.7. Un'altra misura che renderebbe i fondi strutturali più adeguati a combattere la disoccupazione consisterebbe nel modificare i criteri di ammissibilità all'assistenza nell'ambito degli obiettivi, 1, 5b ed eventualmente 2, in modo da includere in misura maggiore le regioni con alti tassi di disoccupazione ed un modesto PIL procapite. Tali regioni potrebbero essere definite come regioni nelle quali il tasso di disoccupazione è superiore alla media dell'Unione europea oppure il tasso di attività è inferiore alla media europea, tenuto conto di certi margini.

L'intervento di riorientamento può essere efficace, perché devono ancora essere impegnati i ¾ delle risorse programmate.

4.6.8. Il Comitato esprime pieno sostegno alla Commissione e invita gli enti regionali e locali a considerare l'importanza dei patti territoriali tra organizzazioni socioeconomiche e amministrazioni pubbliche al fine di favorire le iniziative di sviluppo locale.

4.6.8.1. Lo scopo dell'ampio partenariato, che è alla base dei patti territoriali, è quello di mobilitare tutte le volontà e le risorse locali a favore di una strategia integrata che permetta un migliore coordinamento delle azioni per l'occupazione.

4.6.9. Nonostante l'impegno informativo della Commissione, le iniziative locali di sviluppo stentano a diffondersi. È da augurarsi che venga raccolto l'invito del Consiglio europeo di Firenze a selezionare le regioni e le aree pilota per la realizzazione dei patti territoriali.

4.6.9.1. Il Comitato ritiene che sarebbe opportuno permettere alle regioni e agli enti locali di presentare direttamente i propri progetti in materia, al fine di evitare filtri burocratici e politici, che provocano ritardi.

4.6.9.2. Un ruolo importante nella diffusione delle esperienze e delle metodologie, nonché nel monitoraggio dei lavori preparatori dei patti, del loro contenuto finale e dei risultati ottenuti, potrebbe essere attribuito al Comitato economico e sociale ed agli analoghi organismi nazionali.

4.7. Le piccole e medie imprese

4.7.1. Il Comitato esprime il proprio accordo con le proposte della Commissione in merito ai seguenti temi:

- misure innovative a favore delle PMI;

- anticipazione dei mutamenti industriali;

- sviluppo di iniziative locali.

4.7.2. Un settore specifico in cui si potrebbe dare un aiuto costruttivo alle PMI consisterebbe nel colmare il divario di finanziamento (equity gap), che esiste in numerosi Stati membri. La maggior parte delle piccole imprese, in particolare quelle di recente costituzione e specificamente quelle impegnate nei settori innovativi delle tecnologie di punta, ha, rispetto ai loro omologhi negli Stati Uniti e in altri paesi con moderni mercati finanziari, maggiori difficoltà a reperire il capitale necessario per avviare la propria attività.

4.7.3. Quali che siano le ragioni e prescindendo dalle politiche degli Stati membri in materia di finanziamento delle PMI, gli strumenti finanziari della Comunità orientati verso le piccole e medie imprese (BEI, FEI, strumenti di sostegno finanziario) non producono l'effetto previsto e, in particolare, è lecito chiedersi se la BEI costituisca il miglior meccanismo per raggiungere i risultati desiderati.

4.7.4. Il Comitato propone l'istituzione di una BEIPMI (Banca europea per gli investimenti delle PMI), come organizzazione separata che si occupi esclusivamente delle piccole e medie imprese.

4.7.5. A tale proposito, il Comitato desidera sottolineare ancora una volta la necessità di dare priorità alle esigenze delle microimprese e delle altre categorie di imprese minori classificate tra le PMI.

5. Misure a livello delle categorie della vita economica e sociale

5.1. I redditi

5.1.1. Nel settore della politica dei redditi è inoltre necessario un aumento dei salari reali, moderato e modulato secondo la dinamica della produttività nelle varie regioni dell'Unione. Ciò contribuirebbe alla stabilizzazione della domanda, ampliando inoltre lo spazio disponibile per una politica degli investimenti orientata all'occupazione. D'altra parte, le regioni meno sviluppate potrebbero recuperare, grazie ad una maggiore produttività, una parte del loro ritardo salariale, dato che la progressione salariale procede di pari passo con lo sviluppo.

5.1.2. Il Comitato conviene con la Commissione che una dinamica salariale moderata, a partire dall'inizio degli anni '90, ha contribuito al contenimento dell'inflazione e al ripristino di condizioni di redditività.

5.1.3. Il Comitato, pur riconoscendo l'esigenza di praticare una politica dei redditi tale da generare concorrenza e occupazione, desidera far osservare che ciò non deve significare una politica di bassi salari. I rialzi salariali, accompagnati da aumenti di produttività equivalenti o superiori non hanno effetti inflazionistici, né ripercussioni negative in termini di competitività. Ciò che conta non è il livello dei salari ma il costo unitario della mano d'opera; per anni, tra le nazioni principali, le aziende giapponesi hanno fatto registrare i salari più alti e i più bassi costi unitari della mano d'opera. Nella misura in cui le imprese europee hanno una produttività meno elevata di quelle americane e giapponesi, la crescita dei salari deve essere inferiore a quella della produttività, ma una volta colmato questo divario, gli aumenti salariali possono avvicinarsi molto di più agli aumenti di produttività.

5.1.4. Conviene inoltre ricordare che i costi unitari della mano d'opera non sono l'unico elemento che determina la competitività. In taluni casi, elevati costi unitari della mano d'opera possono essere compensati dalla qualità, dal design e da altri elementi della «competitività non legata al prezzo». Le imprese europee devono compiere notevoli sforzi per recuperare il ritardo in tale ambito.

5.1.5. Il Comitato è consapevole dell'interazione tra tassi di interesse, salari, investimenti, occupazione e produttività. Invita gli Stati membri e le parti coinvolte in tali settori a cercare i necessari equilibri in base alle rispettive tradizioni e alla situazione nel loro paese, tenendo conto in particolare delle differenze geografiche.

5.2. La sicurezza sociale

5.2.1. Il Comitato sottolinea quanto sia importante una politica di consolidamento socialmente equilibrata. Non si tratta, per lo Stato, di favorire le spese destinate agli investimenti a scapito di quelle destinate ai consumi. L'importante è pervenire ad una ripartizione socialmente equa degli oneri, nel settore della politica fiscale, da un lato, e dall'altro, in quello delle spese per consumi.

5.2.2. Il Comitato approva in linea di principio la politica consistente nell'orientare i fondi destinati ai sussidi di disoccupazione verso misure attive in favore dell'occupazione, ma ritiene che occorra una riflessione approfondita circa il modo più efficace di procedere.

5.3. Organizzazione del lavoro e flessibilità

5.3.1. In merito al futuro del lavoro, la Commissione invita a «prevedere una nuova concezione del contenuto e del ruolo del lavoro nelle nostre società».

5.3.2. Il Comitato constata che le parti sociali hanno realizzato progressi nella ricerca di un accordo in materia di organizzazione del lavoro, di flessibilità e di riduzione dell'orario di lavoro e ritiene che tali temi vadano approfonditi. Considera che si tratti di un valido contributo alla elaborazione del Libro verde che la Commissione redigerà in materia. Accoglie inoltre con favore l'iniziativa di un altro Libro verde sugli aspetti sociali, nel senso più ampio, della società dell'informazione.

5.4. Occupazione giovanile

5.4.1. Il Comitato riconosce l'opportunità di studiare in via prioritaria i seguenti progetti:

- iniziativa comune sull'inserimento dei giovani;

- quadro di riferimento relativo all'accesso alle competenze;

- statuto europeo dell'apprendista.

5.4.2. Il Comitato approva l'idea di utilizzare l'istruzione e la formazione come chiavi di accesso all'occupazione, ma desidera far osservare che tale azione va coordinata con la creazione di posti di lavoro. La formazione, di per sé, non creerà posti di lavoro, bensì una mano d'opera meglio qualificata per occupare i posti che saranno eventualmente disponibili. La formazione senza creazione di posti condurrà semplicemente alla costituzione di una riserva di disoccupati altamente qualificati.

5.4.3. Il Comitato riconosce un'importanza particolare alle seguenti azioni, proposte dalla Commissione per l'integrazione dei giovani:

- intensificare i legami tra scuola e impresa;

- sviluppare un programma Erasmus dell'apprendistato e avviare delle discussioni con i governi e le parti sociali per mettere a punto uno statuto dell'apprendista.

5.4.3.1. Il Comitato chiede inoltre uno statuto europeo e lo sviluppo di un programma Erasmus per i giovani la cui formazione professionale stia avvenendo nel quadro di una cooperazione con le imprese, per introdurre un «apprendistato europeo moderno».

5.5. Mobilità transfrontaliera

5.5.1. Il Comitato ritiene che l'Unione europea debba creare maggiori possibilità di impiego, eliminando gli ostacoli all'occupazione e all'esercizio di attività professionali indipendenti, nonché migliorando la libertà di circolazione all'interno dell'Unione.

5.5.2. Ciò richiederà la deregolamentazione dei servizi di collocamento, l'apertura, in tutti i paesi dell'Unione, degli impieghi pubblici ai cittadini degli altri Stati membri, il riconoscimento reciproco delle qualificazioni ed una semplificazione del trasferimento dei risparmi personali e dei diritti a pensione.

Bruxelles, 31 ottobre 1996.

Il Presidente del Comitato economico e sociale

Tom JENKINS

() GU n. C 204 del 15. 7. 1996.

() GU n. C 295 del 7. 10. 1996, pag. 5, punto 4.5.

() Doc. CSE (96) 1 def. del 5. 6. 1996.

() GU n. C 212 del 22. 7. 1996, punto 4.5.

ALLEGATO al parere del Comitato economico e sociale

I seguenti emendamenti che hanno ottenuto un numero di voti favorevoli pari almeno ad un quarto dei voti espressi, sono stati respinti nel corso della discussione.

Punto 3.2.5

Sopprimere la quarta frase («Su scala mondiale (...) occupazione»).

Motivazione

Esistono anche esempi che dimostrano il contrario. Il livello generale dell'imposizione fiscale non determina né la crescita né l'occupazione.

Esito della votazione

Voti favorevoli: 34, voti contrari: 67, astensioni: 8.

Punto 3.5.3

Aggiungere la frase seguente:

«Questo non deve portare al deterioramento della salute e della sicurezza dei lavoratori rispetto ai lavoratori delle imprese più grandi.»

Esito della votazione

Voti favorevoli: 35, voti contrari: 57, astensioni 20.

Punto 4.6.2

Sopprimere e sostituire con quanto segue:

«A tal fine, il Comitato ritiene che l'impatto dei fondi strutturali debba essere valutato in termini dei loro effetti sulla creazione di posti di lavoro duraturi.»

Motivazione

La formulazione attuale giunge ad una conclusione che può essere in conflitto con i dati disponibili.

Esito della votazione

Voti favorevoli: 39, voti contrari: 63, astensioni 15.

Punto 4.6.5

Sopprimere il punto.

Motivazione

Nel testo del punto si anticipa una conclusione non ancora dimostrata. I fondi strutturali devono essere riconsiderati nel contesto del bilancio complessivo dell'UE.

Esito della votazione

Voti favorevoli: 38, voti contrari: 73, astensioni 11.

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