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Document 32020R1171

    Regolamento di esecuzione (UE) 2020/1171 del Consiglio del 7 agosto 2020 che attua l’articolo 17, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 224/2014, concernente misure restrittive in considerazione della situazione nella Repubblica centrafricana

    ST/10020/2020/INIT

    GU L 260 del 10.8.2020, p. 1–7 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    Legal status of the document In force

    ELI: http://data.europa.eu/eli/reg_impl/2020/1171/oj

    10.8.2020   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    L 260/1


    REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) 2020/1171 DEL CONSIGLIO

    del 7 agosto 2020

    che attua l’articolo 17, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 224/2014, concernente misure restrittive in considerazione della situazione nella Repubblica centrafricana

    IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

    visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,

    visto il regolamento (UE) n. 224/2014 del Consiglio, del 10 marzo 2014, concernente misure restrittive in considerazione della situazione nella Repubblica centrafricana (1), in particolare l’articolo 17, paragrafo 3,

    vista la proposta dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,

    considerando quanto segue:

    (1)

    Il 10 marzo 2014 il Consiglio ha adottato il regolamento (UE) n. 224/2014.

    (2)

    Il 28 luglio 2020 il comitato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) istituito a norma della risoluzione UNSC 2127 (2013) ha aggiornato le informazioni relative a sei persone soggette a misure restrittive.

    (3)

    È opportuno pertanto modificare di conseguenza l’allegato I del regolamento (UE) n. 224/2014,

    HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

    Articolo 1

    L’allegato I del regolamento (UE) n. 224/2014 è modificato come indicato nell’allegato del presente regolamento.

    Articolo 2

    Il presente regolamento entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

    Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.

    Fatto a Bruxelles, il 7 agosto 2020

    Per il Consiglio

    Il presidente

    M. ROTH


    (1)  GU L 70 dell’11.3.2014, pag. 1.


    ALLEGATO

    Nell’allegato I del regolamento (UE) n. 224/2014, le voci 1, 4, 5, 7, 12 e 13 sono sostituite dalle seguenti:

    «1.   Francois Yangouvonda BOZIZÉ [alias: a) Bozizé Yangouvonda; b) Samuel Peter Mudde (nato il 16 dicembre 1948 a Izo, Sud Sudan)]

    Titolo: a) ex capo di Stato della Repubblica centrafricana; b) professore

    Data di nascita: a) 14 ottobre 1946; b) 16 dicembre 1948

    Luogo di nascita: a) Mouila, Gabon; b) Izo, Sud Sudan

    Cittadinanza: a) Repubblica centrafricana; b) Sud Sudan

    Passaporto n.: D00002264, rilasciato l’11 giugno 2013 (rilasciato dal ministro degli affari esteri a Giuba, Sud Sudan. Scade l’11 giugno 2017. Passaporto diplomatico rilasciato a nome di Samuel Peter Mudde)

    N. di identificazione nazionale: M4800002143743 (numero personale sul passaporto)

    Indirizzo: a) Uganda b) Bangui, Repubblica centrafricana (dal suo ritorno dall’Uganda nel dicembre 2019)

    Data della designazione ONU: 9 maggio 2014

    Altre informazioni: Nome della madre: Martine Kofio. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

    Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

    Bozizé è stato inserito nell’elenco il 9 maggio 2014 ai sensi del punto 36 della risoluzione 2134 (2014) in quanto tra coloro che “intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca”.

    Informazioni supplementari

    Bozizé, unitamente ai suoi sostenitori, ha incoraggiato l’attacco del 5 dicembre 2013 a Bangui. Da allora, ha continuato a cercare di avviare operazioni di destabilizzazione al fine di mantenere le tensioni nella capitale della Rca. Bozizé avrebbe creato il gruppo di miliziani anti-balaka prima di fuggire dalla Rca il 24 marzo 2013. In un comunicato, Bozizé ha chiesto alle sue milizie di perpetrare atrocità contro il regime attuale e gli islamisti. Bozizé avrebbe fornito assistenza finanziaria e materiale ai miliziani che operano per destabilizzare la transizione in corso e riportare Bozizé al potere. La maggior parte degli elementi anti-balaka sono membri delle forze armate centrafricane dispersi nelle campagne in seguito al colpo di Stato e successivamente riorganizzati da Bozizé. Bozizé e i suoi sostenitori controllano oltre la metà delle unità anti-balaka.

    Le forze leali a Bozizé, armate con fucili d’assalto, mortai e lanciarazzi, sono state sempre più coinvolte in rappresaglie contro la popolazione musulmana della Rca. La situazione nella Repubblica centrafricana si è rapidamente deteriorata dopo l’attacco perpetrato il 5 dicembre 2013 a Bangui dalle forze anti-balaka, che ha fatto oltre 700 morti.

    4.   Alfred YEKATOM (alias: a) Alfred Yekatom Saragba; b) Alfred Ekatom; c) Alfred Saragba; d) Colonel Rombhot; e) Colonel Rambo; f) Colonel Rambot; g) Colonel Rombot; h) Colonel Romboh)

    Designazione: caporal maggiore delle forze armate centrafricane (Forces Armées Centrafricaines — FACA)

    Data di nascita: 23 giugno 1976

    Luogo di nascita: Repubblica centrafricana

    Cittadinanza: Repubblica centrafricana

    Indirizzo: a) Mbaiki, provincia di Lobaye, Repubblica centrafricana (Tel. +236 72 15 47 07/+236 75 09 43 41) b) Bimbo, provincia di Ombella-Mpoko, Repubblica centrafricana (ubicazione precedente) c) L’Aia(dal suo trasferimento alla Corte penale internazionale il 17 novembre 2018)

    Data della designazione ONU: 20 agosto 2015

    Altre informazioni: Ha controllato e comandato un numeroso gruppo di miliziani armati. Il nome del padre (adottivo) è Ekatom Saragba (anche scritto Yekatom Saragba). Fratello di Yves Saragba, un comandante delle forze anti-balaka di Batalimo, provincia di Lobaye, ed ex soldato delle FACA. Descrizione fisica: occhi: neri; capelli: calvo; carnagione: nera; altezza: 170 cm; peso: 100 kg.

    Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

    Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

    Alfred Yekatom è stato inserito nell’elenco il 20 agosto 2015, ai sensi del punto 11 della risoluzione 2196 (2015), in quanto tra coloro che “intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca, ivi compresi gli atti che minacciano o violano gli accordi transitori, o che minacciano o ostacolano il processo di transizione politica, inclusa la transizione verso elezioni democratiche libere ed eque, o che alimentano la violenza”.

    Informazioni supplementari:

    Alfred Yekatom, alias Colonel Rombhot, è un capo milizia di una fazione del movimento anti-balaka, noto come “anti-balaka del sud”. Ha ricoperto il grado di caporal maggiore delle Forces Armées Centrafricaines (FACA — forze armate centrafricane).

    Yekatom ha intrapreso e sostenuto atti che minacciano la pace, la stabilità e la sicurezza della Repubblica centrafricana, ivi compresi gli atti che minacciano gli accordi transitori e il processo di transizione politica. Yekatom ha controllato e comandato un numeroso gruppo di miliziani armati presente nei pressi del punto chilometrico 9 (PK9) a Bangui e nelle città di Bimbo (provincia di Ombella-Mpoko), Cekia, Pissa e Mbaïki (capitale della provincia di Lobaye), e ha stabilito il suo quartier generale in una concessione forestale di Batalimo.

    Yekatom ha controllato direttamente una dozzina di punti di controllo presidiati in media da dieci miliziani armati in uniforme militare e dotati di armi, tra cui fucili d’assalto militari, dal ponte principale tra Bimbo e Bangui a Mbaïki (provincia di Lobaye) e da Pissa a Batalimo (nei pressi del confine con la Repubblica del Congo), riscuotendo imposte non autorizzate su veicoli e motocicli di privati, furgoni per trasporto passeggeri o camion che trasportano risorse forestali destinate a essere esportate in Camerun e Ciad, nonché su imbarcazioni in navigazione sul fiume Ubangi. Yekatom è stato visto riscuotere personalmente parte di tali imposte non autorizzate. Yekatom e la sua milizia avrebbero inoltre ucciso civili.

    5   Habib SOUSSOU (alias: Soussou Abib)

    Designazione: a) coordinatore delle forze anti-balaka per la provincia di Lobaye; b) caporal maggiore delle forze armate centrafricane (FACA)

    Data di nascita: 13 marzo 1980

    Luogo di nascita: Repubblica centrafricana

    Cittadinanza: Repubblica centrafricana

    Indirizzo: Boda, Repubblica centrafricana (Tel. +236 72198628)

    Data della designazione ONU: 20 agosto 2015

    Altre informazioni: Nominato comandante di zona delle forze anti-balaka (COMZONE) di Boda l’11 aprile 2014 e dell’intera provincia di Lobaye il 28 giugno 2014. Sotto il suo comando sono proseguite le uccisioni mirate, nonché scontri e attacchi nei confronti di organizzazioni umanitarie e operatori umanitari. Descrizione fisica: occhi: marroni; capelli: neri; altezza: 160 cm; peso: 60 kg. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

    Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

    Habib Soussou è stato inserito nell’elenco il 20 agosto 2015, ai sensi del punto 11 e del punto 12, lettere b) ed e), della risoluzione 2196 (2015), in quanto tra coloro che “intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca, ivi compresi gli atti che minacciano o violano gli accordi transitori, o che minacciano o ostacolano il processo di transizione politica, inclusa la transizione verso elezioni democratiche libere ed eque, o che alimentano la violenza»; e tra coloro che «sono implicati nel pianificare, dirigere o compiere atti che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario applicabili, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani nella Rca, compresi gli atti che comportano violenza sessuale, attacchi alle popolazioni civili, di matrice etnica o religiosa, alle scuole e agli ospedali e sequestri e trasferimenti forzati” e che “impediscono l’inoltro di aiuti umanitari alla Rca, oppure l’accesso o la distribuzione di aiuti umanitari nella Rca”.

    Informazioni supplementari:

    Habib Soussou è stato nominato comandante di zona delle forze anti-balaka (COMZONE) di Boda l’11 aprile 2014 e ha sostenuto di essere pertanto responsabile della sicurezza nella sottoprefettura (sous-préfecture). Il 28 giugno 2014 il coordinatore generale delle forze anti-balaka, Patrice Edouard Ngaïssona, ha nominato Habib Soussou coordinatore provinciale per la città di Boda dall’11 aprile 2014 e per l’intera provincia di Lobaye dal 28 giugno 2014. Nelle zone di cui Soussou è comandante o coordinatore delle forze anti-balaka si sono verificati settimanalmente uccisioni mirate, scontri e attacchi delle forze anti-balaka di Boda contro organizzazioni umanitarie e operatori umanitari. In queste zone, Soussous e le forze anti-balaka hanno inoltre preso di mira e minacciato civili.

    7   Haroun GAYE (alias: a) Haroun Geye; b) Aroun Gaye; c) Aroun Geye)

    Designazione: relatore del coordinamento politico del Front Populaire pour la Renaissance de Centrafrique (FPRC)

    Data di nascita: a) 30 gennaio 1968; b) 30 gennaio 1969

    Passaporto n.: Repubblica centrafricana — n. O00065772 (lettera O seguita da 3 zeri), scadenza: 30 dicembre 2019

    Indirizzo: a) Bangui, Repubblica centrafricana b) Ndélé, Bamingui-Bangoran

    Data della designazione ONU: 17 dicembre 2015

    Altre informazioni: Gaye è un leader del Front Populaire pour la Renaissance de Centrafrique (FPRC) (non inserito in elenco), un gruppo armato marginale ex-Seleka di Bangui. È anche leader del cosiddetto «Comitato per la difesa» del PK5 di Bangui (noto come «Resistenza PK5» o «Texas») (non inserito in elenco), che estorce denaro agli abitanti e ricorre a minacce e a violenze fisiche. Il 2 novembre 2014 Nourredin Adam (CFi.002) ha nominato Gaye relatore del coordinamento politico dell’FPRC. Il 9 maggio 2014 il comitato del Consiglio di sicurezza, istituito mediante la risoluzione 2127 (2013) sulla Rca, ha incluso Adam nel suo elenco di sanzioni. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

    Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

    Haroun Gaye è stato inserito nell’elenco il 17 dicembre 2015 ai sensi del punto 11 e del punto 12, lettere b) e f) della risoluzione 2196 (2015) in quanto tra coloro che “intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca”, e in quanto “implicato nel pianificare, dirigere o compiere atti che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario applicabili, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani, nella Repubblica centrafricana, compresi atti che comportano violenza sessuale, attacchi alle popolazioni civili, attacchi di matrice etnica o religiosa, alle scuole e agli ospedali e sequestri e trasferimenti forzati;» e in quanto «implicato nel pianificare, dirigere, fiancheggiare, o condurre attacchi contro missioni dell’ONU o forze di sicurezza internazionali, compresa Minusca, le missioni dell’Unione e le operazioni francesi che le sostengono.”

    Informazioni supplementari:

    Fin dall’inizio del 2014 Haroun Gaye è uno dei leader di un gruppo armato operante nel quartiere PK5 di Bangui. I rappresentanti della società civile del quartiere PK5 riferiscono che Gaye e il suo gruppo armato alimentano il conflitto a Bangui, opponendosi alla riconciliazione e impedendo gli spostamenti della popolazione da e verso il terzo distretto di Bangui. L’11 maggio 2015 Gaye e 300 manifestanti hanno bloccato l’accesso al Consiglio nazionale di transizione allo scopo di perturbare il giorno finale del forum di Bangui. Gaye avrebbe collaborato con funzionari anti-balaka per coordinare tale perturbazione.

    Il 26 giugno 2015 Gaye, insieme a un piccolo gruppo di persone, ha perturbato l’apertura di una campagna d’iscrizione nelle liste elettorali del quartiere PK5 di Bangui, impedendone lo svolgimento.

    La Minusca ha tentato di arrestarlo il 2 agosto 2015, in conformità delle disposizioni del punto 32, lettera f), punto i), della risoluzione del Consiglio di sicurezza 2217 (2015). Gaye, che a quanto pare sarebbe stato informato in anticipo del tentativo di arresto, era pronto con sostenitori armati con armi pesanti. Le forze di Gaye hanno aperto il fuoco contro la task force congiunta della Minusca. In uno scontro a fuoco durato sette ore, gli uomini di Gaye hanno utilizzato armi da fuoco, lanciarazzi e granate a mano contro le truppe della Minusca, provocando la morte di un membro della forza di pace e il ferimento di altri otto. Gaye ha contribuito a istigare proteste violente e scontri alla fine di settembre 2015, in quello che sembra essere stato un tentativo di colpo di Stato teso a rovesciare il governo transitorio. È probabile che il tentativo di colpo di Stato sia stato guidato da sostenitori dell’ex presidente Bozizé alleatisi per l’occasione con Gaye e altri leader dell’FPRC. Sembra che Gaye mirasse a creare un ciclo di violenze e di rappresaglie per mettere a repentaglio lo svolgimento delle elezioni. Gaye era responsabile del coordinamento con elementi marginali del movimento anti-balaka.

    Il 1o ottobre 2015 si è svolto, nel quartiere PK5, un incontro tra Gaye e Eugène Barret Ngaïkosset, membro di un gruppo marginale anti-balaka, con l’obiettivo di pianificare un attacco congiunto sabato 3 ottobre a Bangui. Il gruppo di Gaye ha impedito agli abitanti del quartiere PK5 di allontanarsene, con l’obiettivo di rafforzare il sentimento di identità collettiva della popolazione musulmana ed esacerbare così le tensioni interetniche per ostacolare la riconciliazione. Il 26 ottobre 2015 Gaye e il suo gruppo hanno interrotto un incontro tra l’arcivescovo di Bangui e l’imam della moschea centrale di Bangui e hanno minacciato la delegazione che ha dovuto ritirarsi dalla moschea centrale e fuggire dal quartiere PK5.

    12   Abdoulaye HISSENE (alias: a) Abdoulaye Issène; b) Abdoulaye Hissein; c) Hissene Abdoulaye; d) Abdoulaye Issène Ramadane; e) Abdoulaye Issene Ramadan; f) Issene Abdoulaye)

    Titolo: presidente del Conseil National de Défense et de Sécurité (CNDS) e leader militare del Front Populaire pour la Renaissance de la Centrafrique

    Designazione: "generale"

    Data di nascita: a) 1967; b) 1o gennaio 1967

    Luogo di nascita: a) Ndele, Bamingui-Bangoran, Repubblica centrafricana; b) Haraze Mangueigne, Ciad

    Cittadinanza: a) Repubblica centrafricana; b) Ciad

    Passaporto n.: a) passaporto diplomatico della Repubblica centrafricana n. D00000897, rilasciato il 5 aprile 2013 (scadenza: 4 aprile 2018) b) passaporto diplomatico della Repubblica centrafricana n. D00004262, rilasciato l’11 marzo 2014 (scadenza: 10 marzo 2019)

    N. di identificazione nazionale: Carta d’identità nazionale del Ciad n. 103-00653129-22, rilasciata il 21 aprile 2009 (scadenza: 21 aprile 2019)

    Indirizzo: a) KM5, Bangui, Repubblica centrafricana; b) Nana-Grebizi, Repubblica centrafricana; c) Ndjari, Ndjamena, Ciad d) Ndélé, Bamingui-Bangoran (ubicazione principale dall’agosto 2016)

    Data della designazione ONU: 17 maggio 2017

    Altre informazioni: Hissène è stato ministro della gioventù e dello sport all’interno del gabinetto dell’ex presidente della Repubblica centrafricana Michel Djotodia. Precedentemente, è stato a capo del partito politico della Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace. Si è inoltre affermato come leader delle milizie armate a Bangui, in particolare nel quartiere “PK5” (3o distretto). Nell’ottobre 2016 Abdoulaye Hissène è stato nominato presidente del Conseil National de Défense et de Sécurité, un organismo creato a suo tempo per riunire leader militari e combattenti graduati provenienti da tutte le fazioni ex-Séléka. Ricopre la carica da allora, ma ha il controllo effettivo solo dei combattenti dell’FPRC. Il nome del padre è Abdoulaye. Il nome della madre è Absita Moussa. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU:

    https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

    Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

    Abdoulaye Hissène è stato inserito nell’elenco il 17 maggio 2017, ai sensi del punto 16 e del punto 17, lettera g), della risoluzione 2339 (2017), in quanto tra coloro che “intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Repubblica centrafricana, ivi compresi gli atti che minacciano o ostacolano il processo di transizione politica o il processo di stabilizzazione e riconciliazione o che alimentano la violenza”; e in quanto “implicato nel pianificare, dirigere, fiancheggiare o condurre attacchi contro missioni dell’ONU o forze di sicurezza internazionali, comprese MINUSCA, le missioni dell’Unione e le operazioni francesi che le sostengono.”.

    Informazioni supplementari:

    Abdoulaye Hissène e altri membri dell’ex-Séléka, in collaborazione con i fomentatori anti-balaka alleati con l’ex presidente della Repubblica centrafricana (RCA) François Bozizé, tra cui Maxime Mokom, hanno incoraggiato proteste violente e scontri nel settembre 2015 nel quadro di un fallito tentativo di colpo di Stato volto a far cadere il governo dell’allora presidente di transizione, Catherine Samba-Panza, mentre quest’ultima stava partecipando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2015. Mokom, Hissène e altri sono stati accusati dal governo centrafricano di vari reati, tra cui omicidi, incendi dolosi, torture e saccheggi nel quadro del fallito tentativo di colpo di Stato.

    Dal 2015 Hissène è uno dei principali leader delle milizie armate del quartiere «PK5» di Bangui, che comprendono più di 100 uomini. In tale veste, ha impedito la libertà di circolazione e il ritorno dell’autorità statale nella zona, anche attraverso la tassazione illecita dei trasporti e delle attività commerciali. Nel secondo semestre del 2015 Hissène ha rappresentato i “nairobisti” dell’ex-Séléka a Bangui nel quadro di un riavvicinamento con i combattenti anti-balaka sotto la guida di Mokom. Uomini armati sotto il controllo di Haroun Gaye e Hissène hanno partecipato alle violenze verificatesi a Bangui tra il 26 settembre e il 3 ottobre 2015.

    Membri del gruppo di Hissène sono sospettati di aver partecipato a un attacco perpetrato il 13 dicembre 2015 – il giorno del referendum costituzionale – diretto contro il veicolo di Mohamed Moussa Dhaffane, uno dei leader dell’ex-Séléka. Hissène è accusato di aver orchestrato gli atti di violenza commessi nel distretto KM5 di Bangui, che hanno provocato la morte di cinque persone e il ferimento di altre venti, impedendo inoltre ai residenti di recarsi alle urne in occasione del referendum costituzionale. Hissène ha messo a rischio le elezioni creando un ciclo di attacchi di ritorsione tra diversi gruppi.

    Il 15 marzo 2016 Hissène è stato fermato dalla polizia all’aeroporto M’poko di Bangui e trasferito alla sezione della gendarmeria nazionale incaricata delle ricerche e delle indagini. La sua milizia lo ha successivamente liberato con la forza, rubando un’arma che la MINUSCA aveva precedentemente consegnato alla gendarmeria nazionale nell’ambito di una richiesta di deroga approvata dal comitato.

    Il 19 giugno 2016, a seguito dell’arresto di commercianti musulmani da parte delle forze di sicurezza interna nel quartiere “PK 12”, le milizie di Gaye e Hissène hanno rapito cinque agenti della polizia nazionale a Bangui. Il 20 giugno la MINUSCA ha tentato di liberare i poliziotti. Uomini armati sotto il controllo di Hissène e Gaye hanno avuto uno scontro a fuoco con i membri della forza di pace che tentavano di liberare gli ostaggi. Almeno sei persone sono state uccise e un membro della forza di pace è rimasto ferito.

    Il 12 agosto 2016 Hissène ha preso la guida di un convoglio di sei veicoli sui quali viaggiavano anche individui pesantemente armati. Il convoglio, in fuga da Bangui, è stato intercettato dalla MINUSCA a sud di Sibut. Mentre si dirigeva verso nord, il convoglio ha avuto uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza interna a vari posti di blocco ed è stato infine fermato dalla MINUSCA 40 km a sud di Sibut. A seguito di vari scontri a fuoco, la MINUSCA ha catturato 11 uomini, tuttavia Hissène e alcuni altri sono riusciti a fuggire. Le persone arrestate hanno segnalato alla MINUSCA che Hissène era il leader del convoglio e che il suo obiettivo era quello di giungere a Bria e partecipare all’assemblea dei gruppi ex Séléka organizzata da Nourredine Adam.

    Nei mesi di agosto e settembre 2016 il gruppo di esperti si è recato due volte a Sibut al fine di ispezionare gli effetti di Hissène, Gaye e Hamit Tidjani ritrovati nel convoglio, sequestrati dalla MINUSCA in data 13 agosto. Il gruppo ha inoltre ispezionato le munizioni sequestrate nella casa di Hissène in data 16 agosto. Attrezzature militari letali e non letali sono state rinvenute nei sei veicoli e tra le persone fermate. Il 16 agosto 2016 la gendarmeria centrale ha fatto irruzione nell’abitazione di Hissène a Bangui, dove sono state trovate più di 700 armi.

    Il 4 settembre 2016 un gruppo di elementi ex Séléka venuti da Kaga-Bandoro su sei motociclette per prelevare Hissène e i suoi affiliati ha aperto il fuoco contro la MINUSCA nei pressi di Dékoa. Un combattente dell’ex-Séléka è stato ucciso mentre due membri della forza di pace e un civile sono rimasti feriti nell’attacco.

    13.   Martin KOUMTAMADJI (alias: a) Abdoulaye Miskine; b) Abdoullaye Miskine; c) Martin Nadingar Koumtamadji; d) Martin Nkoumtamadji; e) Martin Koumta Madji; f) Omar Mahamat)

    Designazione: presidente e comandante in capo del Front démocratique du peuple centrafricain (FDPC)

    Data di nascita: a) 5 ottobre 1965; b) 3 marzo 1965

    Luogo di nascita: a) Ndïnaba, Ciad; b) Kobo, Repubblica centrafricana; c) Kabo, Repubblica centrafricana

    Cittadinanza: a) Ciad; b) Repubblica centrafricana; c) Congo

    Passaporto n.: a) passaporto diplomatico della Repubblica centrafricana n. 06FBO2262, rilasciato il 22 febbraio 2007, scaduto il 21 febbraio 2012; b) passaporto di servizio del Congo n. SA0020249, rilasciato il 22 gennaio 2019, scade il 21 gennaio 2022

    Indirizzo: a) Am Dafock, prefettura di Vakaga, Repubblica centrafricana; b) Ndjamena, Ciad (dal suo arresto nel novembre 2019)

    Data della designazione ONU: 20 aprile 2020

    Altre informazioni: Martin Koumtamadji ha fondato l’FDPC nel 2005. È entrato a far parte della coalizione Seleka nel dicembre 2012 prima di lasciarla nell’aprile 2013 dopo l’ascesa al potere dei ribelli a Bangui. In seguito al suo arresto in Camerun è stato trasferito a Brazzaville, nella Repubblica del Congo. È sempre rimasto al comando delle sue truppe sul terreno nella Repubblica centrafricana, anche quando si trovava a Brazzaville, prima del suo ritorno nella Repubblica centrafricana (tra il novembre 2014 e il 2019). L’FDPC ha firmato l’accordo politico per la pace e la riconciliazione nella Repubblica centrafricana il 6 febbraio 2019, ma Martin Koumtamadji resta una minaccia per la pace, la stabilità e la sicurezza della Repubblica centrafricana. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

    Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

    Presidente e comandante in capo del Front démocratique du peuple centrafricain (FDPC, un gruppo armato coinvolto in attività violente), Martin Koumatamadji ha perpetrato atti che minacciano la pace, la sicurezza o la stabilità della Repubblica centrafricana e, in particolare, l’attuazione dell’accordo politico per la pace e la riconciliazione nella Repubblica centrafricana firmato il 6 febbraio 2019 a Bangui.

    Ha rifiutato il disarmo dei combattenti dell’FDPC, nonostante gli impegni assunti in qualità di firmatario dell’accordo politico per la pace e la riconciliazione nella Repubblica centrafricana, e ha minacciato di rovesciare il presidente Touadéra nel luglio 2019.

    Nel giugno 2019 ha cominciato a cooperare con Nourredine Adam (CFi.002), persona oggetto di sanzioni, e ha partecipato al traffico d’armi con uno stretto associato di Nourredine Adam allo scopo di rafforzare le capacità militari dell’FDPC.

    Ha anche proposto al Front populaire pour la renaissance de la Centrafrique (FPRC) di condurre un’operazione militare con un suo gruppo armato durante i combattimenti nella prefettura di Vakaga del 2019.

    Ha continuato ad ostacolare il ripristino dell’autorità statale nelle aree delle operazioni dell’FPDC mantenendo blocchi stradali illegali per compiere estorsioni a danno degli allevatori di bestiame, degli attori economici (comprese le società minerarie impegnate nell’estrazione dell’oro nella prefettura di Nana Mambéré) e dei viaggiatori.

    Sotto il suo comando l’FDPC ha commesso atti che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani nella prefettura di Nana-Mambéré, inclusi attacchi contro civili nell’aprile 2019, rapimenti di civili nel marzo 2019 (nei pressi di Zoukombo) e atti di violenza sessuale e di genere nel maggio 2019 (a Bagary). Nel 2017 l’FDPC ha inoltre commesso 14 atti di violenza sessuale in tempo di conflitto.

    Tra il 2016 e il 2019 l’FDPC ha reclutato bambini da utilizzare come soldati nel conflitto armato e ha costretto undici ragazze a contrarre matrimonio con membri dell’FDPC.

    Nel marzo 2019 Martin Koumtamadji ha contribuito a ostacolare l’inoltro di aiuti umanitari quando l’FDPC, sotto la direzione di Miskine, ha condotto una serie di attacchi sulla strada principale che dal Camerun conduce a Bangui.

    Infine, elementi dell’FDPC sono entrati in conflitto con la MINUSCA nell’aprile 2019 nei pressi di Zoukombo (prefettura di Nana-Mambéré) e sull’asse Bouar-Béléko.»


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