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Document 32014H0729(09)

Raccomandazione del Consiglio, dell’ 8 luglio 2014 , sul programma nazionale di riforma 2014 della Francia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2014 della Francia

GU C 247 del 29.7.2014, p. 42–49 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

Legal status of the document In force

29.7.2014   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 247/42


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell’8 luglio 2014

sul programma nazionale di riforma 2014 della Francia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2014 della Francia

2014/C 247/09

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 26 marzo 2010 il Consiglio europeo ha approvato la proposta della Commissione di lanciare Europa 2020, una nuova strategia per la crescita e l’occupazione basata su un maggiore coordinamento delle politiche economiche e incentrata sui settori chiave in cui occorre intervenire per rafforzare il potenziale di crescita sostenibile e di competitività dell’Europa.

(2)

Il 13 luglio 2010 il Consiglio ha adottato, sulla base delle proposte della Commissione, una raccomandazione sugli orientamenti di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell’Unione (2010-2014) e, il 21 ottobre 2010, una decisione sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (3), che insieme formano gli «orientamenti integrati». Gli Stati membri sono stati invitati a tener conto degli orientamenti integrati nelle proprie politiche nazionali in materia economica e di occupazione.

(3)

Il 29 giugno 2012 i capi di Stato o di governo degli Stati membri hanno convenuto un patto per la crescita e l’occupazione che offre un quadro coerente per l’adozione di misure a livello nazionale, dell’UE e della zona euro con il ricorso a tutti gli strumenti, leve e politiche possibili. Essi hanno stabilito le misure da adottare a livello degli Stati membri, in particolare affermando il pieno impegno verso il conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 e l’attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese.

(4)

Il 9 luglio 2013 il Consiglio ha adottato una raccomandazione (4) sul programma nazionale di riforma 2013 della Francia e ha formulato il suo parere sul programma di stabilità aggiornato della Francia 2012-2017. Il 15 novembre 2013, in linea con il regolamento (UE) n. 473/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (5), la Commissione ha presentato il suo parere sul documento programmatico di bilancio 2014 della Francia.

(5)

Il 13 novembre 2013 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche 2014. Il 13 novembre 2013 la Commissione ha altresì adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Francia è stata annoverata tra gli Stati membri che avrebbero fatto oggetto di un esame approfondito.

(6)

Il 20 dicembre 2013 il Consiglio europeo ha approvato le priorità per garantire la stabilità finanziaria, il risanamento di bilancio e le azioni a favore della crescita. Esso ha sottolineato la necessità di portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita, di ripristinare le normali condizioni per l’erogazione di prestiti all’economia, di promuovere la crescita e la competitività, di contrastare la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi e di modernizzare la pubblica amministrazione.

(7)

Il 5 marzo 2014 la Commissione ha pubblicato i risultati dell’esame approfondito per la Francia a norma dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011. In base alla sua analisi la Commissione è giunta alla conclusione che la Francia continua a presentare squilibri macroeconomici che richiedono un monitoraggio specifico e un’azione politica risoluta. In particolare, il deterioramento della bilancia commerciale e della competitività e le conseguenze dell’elevato livello di indebitamento del settore pubblico meritano un’attenzione costante a livello delle politiche.

(8)

Il 5 marzo 2014 la Commissione ha raccomandato alla Francia di compiere ulteriori sforzi per assicurare il pieno rispetto delle raccomandazioni formulate dal Consiglio nell’ambio della procedura per i disavanzi eccessivi.

(9)

Il 7 maggio 2014 la Francia ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2014 e il suo programma di stabilità 2014. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente, onde tener conto delle loro correlazioni.

(10)

Obiettivo della strategia di bilancio delineata nel programma di stabilità 2014 è la correzione del disavanzo eccessivo entro il 2015 e il raggiungimento dell’obiettivo a medio termine nel 2017. Il programma di stabilità conferma il precedente obiettivo di un bilancio in pareggio in termini strutturali, che è più rigoroso di quello richiesto dal patto di stabilità e crescita. Il programma di stabilità prevede che il disavanzo si attesti al 3 % del PIL nel 2015, al di sopra dell’obiettivo fissato dalla raccomandazione del Consiglio del 21 giugno 2013. In seguito, l’aggiustamento (ricalcolato) previsto verso l’obiettivo a medio termine è inferiore al requisito minimo dello 0,5 % del PIL. Nel complesso la strategia di bilancio delineata nel programma di stabilità è solo parzialmente in linea con i requisiti del patto di stabilità e crescita. Il programma di stabilità prevede che il debito pubblico raggiungerà il suo massimo, pari al 95,6 % del PIL, nel 2014 e nel 2015, per poi scendere al 91,9 % nel 2017. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano le proiezioni di bilancio del programma di stabilità è plausibile per il 2014 e leggermente ottimistico per il 2015, con una previsione di crescita del PIL rispettivamente dell’1,0 % e dell’1,7 % contro l’1,0 % e l’1,5 % delle previsioni di primavera 2014 dei servizi della Commissione. Nell’aprile 2014 un ente indipendente, l’«Haut Conseil des finances publiques», ha emesso un parere sullo scenario macroeconomico del programma di stabilità. Per il 2014 il programma di stabilità indica una serie di misure aggiuntive, tra cui la soppressione degli stanziamenti ministeriali, che dovrà essere adottata come parte di un bilancio supplementare, e i primi effetti di un piano di risparmio di 50 miliardi di EUR annunciato dal governo.

Su questa base, e anche tenendo conto del fatto che lo sforzo di bilancio realizzato nel 2013 è stato superiore a quanto previsto all’epoca della raccomandazione della Commissione, si può ritenere che il programma di stabilità fornisca una risposta sostanzialmente adeguata a quella raccomandazione. Il grado di specificità delle misure di risanamento di bilancio è insufficiente per garantire in maniera credibile la correzione della situazione di disavanzo eccessivo entro il 2015, come risulta dalle previsioni della Commissione che indicano un disavanzo pari al 3,4 % del PIL per il prossimo anno e un relativo aggiustamento strutturale ben al di sotto del livello raccomandato dal Consiglio. Inoltre, gli obiettivi del governo rischiano di dover essere riveduti al ribasso. In particolare, non è ancora stata adottata una parte delle misure aggiuntive per il 2014 annunciate nel programma di stabilità, e l’importo dei risparmi previsto per il 2015 è molto ambizioso. Stando alle previsioni della Commissione, lo sforzo di bilancio per il periodo 2013-2014 è inferiore di 0,2 punti percentuali del PIL, in termini di variazione (corretta) del saldo strutturale, e di almeno 0,1 punti percentuali del PIL, per quanto riguarda l’importo delle misure ritenute necessarie al momento della formulazione della raccomandazione del Consiglio. In base alla sua valutazione del programma di stabilità e alle previsioni della Commissione, a norma del regolamento (CE) n. 1466/97, il Consiglio ritiene che le misure che sostengono la strategia di bilancio debbano essere ulteriormente specificate e che vadano compiuti ulteriori sforzi per conformarsi alla raccomandazione del Consiglio e assicurare in seguito un adeguato percorso di aggiustamento verso l’obiettivo a medio termine. In particolare, la futura legge di rettifica del bilancio 2014 dovrebbe specificare gli sforzi aggiuntivi.

(11)

Dato che il debito pubblico è alto e tuttora in ascesa e che il termine per correggere il disavanzo eccessivo è stato prorogato al 2015, è più che mai importante attuare con rigore il bilancio 2014 e perseguire con fermezza sostanziali sforzi di risanamento nel 2015. In particolare, la spesa pubblica dovrebbe crescere a un ritmo molto più lento che negli anni precedenti, come previsto dal governo. Occorre pertanto precisare ulteriormente la strategia di riduzione della spesa, intensificando il processo in corso di revisione della spesa pubblica e ridefinendo, se del caso, la portata dell’azione del governo. Non è possibile conseguire a breve termine risparmi di una certa entità senza ridurre in modo considerevole la spesa per la sicurezza sociale, che rappresenta circa la metà della spesa del settore pubblico.

Ciò implica una riduzione dei costi per la sanità e le pensioni, ad esempio definendo obiettivi più ambiziosi per la spesa sanitaria annuale e congelando temporaneamente le pensioni nonché altre prestazioni sociali, come attualmente previsto dal governo. La prevista nuova legge sul decentramento dovrebbe inoltre razionalizzare i diversi livelli amministrativi in Francia al fine di eliminare sovrapposizioni e aumentare le sinergie, l’efficienza e i risparmi tramite la fusione o la soppressione di livelli amministrativi. Al riguardo, occorre ricordare non solo che le riforme strutturali delineate nel programma di stabilità prenderanno effetto solo a medio termine, sebbene il calendario sia stato rispettato da quando è stato formulato il programma di stabilità, ma che la loro attuazione è a rischio. Occorre inoltre rafforzare il controllo della spesa delle amministrazioni locali, anche limitando l’aumento del loro gettito fiscale tenendo conto dei massimali esistenti su una serie di imposte locali, contestualmente all’applicazione rigorosa della riduzione delle sovvenzioni dell’amministrazione centrale. Al di là della necessità di risparmiare nel breve termine, anche la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche è motivo di preoccupazione.

Se è vero che la spesa pubblica per la sanità è stata tenuta sotto controllo negli ultimi anni, sono necessari ulteriori sforzi per migliorare l’efficacia del sistema sanitario in termini di costi. In particolare, è necessario continuare ad attuare politiche di contenimento dei costi poiché si prevede che a medio e lungo termine il sistema sanitario dovrà affrontare un aumento significativo della spesa. Tra i settori in cui occorre migliorare l’efficacia figurano la spesa farmaceutica ed amministrativa e le cure ospedaliere. Infine, nel dicembre 2013 è stata adottata una riforma delle pensioni allo scopo di assicurare la sostenibilità a lungo termine del sistema. Tuttavia questa riforma non basterà ad eliminare il disavanzo del sistema pensionistico e, in particolare, il disavanzo generato dai regimi per i funzionari pubblici e gli impiegati in varie imprese pubbliche e, nel complesso, stando alle previsioni delle autorità francesi, i nuovi provvedimenti pensionistici dimezzeranno soltanto il disavanzo complessivo del sistema a circa lo 0,5 % del PIL nel 2020. L’entità dell’aggiustamento sottostà inoltre a rischi non indifferenti poiché lo scenario macroeconomico sul quale si fondano le proiezioni potrebbe rivelarsi eccessivamente ottimistico. Un comitato per il monitoraggio delle pensioni di recente creazione («Comité de suivi des retraites») dovrebbe garantire la graduale eliminazione del disavanzo del sistema.

(12)

La Francia è tra gli Stati membri con il più alto costo del lavoro. Gli elevati oneri fiscali che gravano sul lavoro riducono soprattutto la redditività delle imprese e pesano sull’occupazione. Per sostenere la competitività, il governo ha adottato una serie di iniziative volte a ridurre gli oneri fiscali sul lavoro. Nel dicembre 2012 è stata adottata una riduzione d’imposta per favorire la competitività e l’occupazione (crédit d’impôt pour la compétitivité et l’emploi — CICE), che equivale a una riduzione del costo del lavoro per i salari inferiori a 2,5 volte il salario minimo. Nel gennaio 2014 è stato annunciato un ulteriore taglio del costo del lavoro pari a 10 miliardi di EUR nel contesto di un «patto di responsabilità e solidarietà». Queste due misure apporteranno insieme 30 miliardi di EUR, pari all’1,5 % del PIL, un importo commisurato all’aumento complessivo registrato a livello di imposizione delle imprese nel 2010-2013, e dovrebbero colmare solo la metà del divario tra la Francia e la media della zona euro in termini di contributi sociali a carico dei datori di lavoro. Inoltre, le imprese esportatrici che tendenzialmente hanno alti livelli salariali beneficeranno in misura minore della riduzione d’imposta CICE rispetto alle imprese non esportatrici, riducendo così l’impatto della misura in termini di competitività. Il patto di responsabilità e solidarietà prevede una riduzione del costo del lavoro per i livelli salariali bassi e mira a salari che siano da 1,6 a 3,5 superiori al salario minimo. Quest’ultima misura, la cui entrata in vigore è prevista a partire dal 2016, dovrebbe avere un impatto più diretto sulle imprese esportatrici. In Francia, la fissazione dei salari tende a creare distorsioni della struttura salariale e a limitare la capacità delle imprese di procedere ad aggiustamenti salariali nei periodi di recessione economica. L’alto consiglio per il finanziamento della protezione sociale («Haut Conseil du financement de la protection sociale») ha valutato l’impatto sull’occupazione di diversi scenari di esenzione dai contributi sociali, ma è stata prestata un’attenzione limitata all’impatto sull’evoluzione salariale.

Tuttavia, anche se sono state concesse ampie esenzioni ai lavoratori che percepiscono il salario minimo, il costo del lavoro retribuito al minimo rimane alto. Tali esenzioni hanno contribuito a contenere i costi del lavoro nel 2013, segnando uno sviluppo positivo, ma il livello del salario minimo in Francia resta elevato rispetto agli altri Stati membri. Occorre quindi che il salario minimo continui a evolvere secondo criteri che sostengano la competitività e la creazione di posti di lavoro. In Francia ci sono solo poche eccezioni al salario minimo garantito e si dovrebbero compiere sforzi aggiuntivi per ridurre il costo del lavoro per i gruppi vulnerabili.

(13)

In una serie di inchieste internazionali sul contesto imprenditoriale delle imprese la posizione della Francia a livello mondiale si è deteriorata. Benché siano stati compiuti progressi nell’ambito di un’energica azione di semplificazione lanciata nel luglio 2013 che aveva ad oggetto i rapporti tra le imprese e le amministrazioni pubbliche, occorre migliorare ulteriormente il contesto imprenditoriale. Non sono inoltre state ancora definite e attuate alcune misure previste nell’ambito del piano di semplificazione. In particolare, va prestata attenzione specifica alle disposizioni del codice del lavoro o alle norme in materia contabile collegate a specifiche soglie di inquadramento a seconda delle dimensioni delle imprese, un vincolo che ostacola la crescita delle imprese francesi. Tali norme possono costituire un ostacolo che impedisce alle PMI di raggiungere una dimensione che consentirebbe loro di esportare e innovarsi. Le iniziative politiche volte a promuovere gli investimenti delle imprese private in R&S e innovazione, in particolare il credito d’imposta sulle attività di ricerca e i poli di competitività, hanno prodotto risultati contrastanti. Il peso sempre minore dell’industria all’interno del settore privato francese è all’origine della stagnazione degli investimenti delle imprese private in R&S, e ciò nonostante i notevoli sforzi a livello di singole imprese. Di conseguenza, una forte percentuale degli investimenti in R&S continua ad essere finanziata con fondi pubblici, sia direttamente attraverso la ricerca pubblica, sia indirettamente attraverso sussidi. Occorre continuare a migliorare l’efficacia degli strumenti esistenti al fine di favorire maggiori investimenti in R&S da parte delle imprese private nonché l’innovazione del settore privato. Le risorse assegnate ai poli di competitività potrebbero promuovere in modo più efficace effetti di scala e diffondere maggiormente l’innovazione. L’efficacia della strategia potrebbe essere inoltre rafforzata consentendo a questi poli di divenire reti di imprese a tutti gli effetti, generando ricadute positive. Infine, il costo del credito d’imposta sulle attività di ricerca dovrebbe raggiungere 5,8 miliardi di EUR nel 2014 (quasi lo 0,3 % del PIL). Nonostante il costo di questo provvedimento, non è disponibile una valutazione ex post della sua efficacia in termini di R&S che tenga conto delle ultime riforme.

(14)

Gli ostacoli concernenti la forma giuridica e i requisiti in materia di partecipazioni o di tariffe sono stati eliminati per alcune professioni (ad esempio per i veterinari, i contabili) e nuove misure per migliorare la competitività sono state adottate tramite la recente legge sui consumi, ma in alcuni casi chi vuole avviare o esercitare una professione si trova ancora a dover affrontare tali difficoltà (ciò vale, ad esempio, per i tassisti, le professioni del settore sanitario, i notai e le professioni legali in generale). Il principio del numero chiuso per accedere a molte professioni (medico, farmacista, ecc.) continua ad ostacolare l’accesso ai servizi e potrebbe essere riveduto senza rischio per la qualità e la sicurezza. Ad oggi non è stata svolta alcuna valutazione generale della necessità e proporzionalità delle restrizioni che interessano le professioni regolamentate. Nel settore del commercio al dettaglio permangono onerose prescrizioni per l’ottenimento della licenza ad aprire un punto vendita, dovute in particolare alla normativa urbanistica, ed è tuttora vietata la vendita in perdita, il che incide negativamente sulla competitività e i consumatori. Ad oggi la Francia non ha adottato alcun provvedimento per rimuovere gli ostacoli di accesso al settore del commercio al dettaglio. Nella distribuzione di gas ed energia elettrica, i prezzi regolamentati sono in via di graduale eliminazione per la clientela non domestica. I prezzi continuano però ad essere regolamentati per la clientela domestica e, per l’energia elettrica, sono fissati ad di sotto del livello dei costi, e l’accesso di fornitori alternativi è limitato. Per quanto riguarda l’interconnessione energetica, occorre completare i progetti in corso, soprattutto quelli con la Spagna, al fine di rafforzare le interconnessioni di energia elettrica e di gas con i paesi vicini. Nel settore ferroviario, gli ostacoli all’accesso al mercato impediscono ancora il funzionamento efficiente del mercato. La Francia non ha aperto alla concorrenza il suo mercato ferroviario per il trasporto passeggeri, ad eccezione dei servizi internazionali, dove sono pochi gli operatori nuovi. Il governo ha avviato una riforma del sistema ferroviario allo scopo di renderlo più sostenibile sotto il profilo finanziario. Un progetto di legge, presentato nell’ottobre 2013, è attualmente discusso in parlamento. Le misure proposte prevedono l’introduzione di un vero e proprio gestore dell’infrastruttura nel contesto di una struttura integrata verticalmente, che comprende anche l’operatore storico. Questa nuova struttura potrebbe ostacolare l’accesso alla rete di operatori alternativi.

(15)

L’onere fiscale della Francia è elevato e in aumento. Nel 2013 il rapporto gettito fiscale/PIL si è attestato al 45,9 %, registrando uno dei valori più alti dell’Unione e un aumento di 3,3 punti percentuali dall’avvio del risanamento di bilancio nel 2010. In questo contesto, una commissione speciale («Assises de la fiscalité») ha contribuito alla riforma del sistema fiscale. I progressi finora realizzati per abbassare le aliquote previste per legge nelle imposte sui redditi delle persone fisiche e delle società e per migliorare l’efficacia dell’IVA sono modesti. È stata invece estesa al 2015 la sopratassa temporanea a carico delle grandi imprese, il che porterà l’aliquota generale dell’imposta sul reddito delle società a un picco del 38,1 % (l’attuale aliquota applicata per legge del 33,3 % è già una delle più alte dell’Unione). Il governo ha annunciato la progressiva soppressione del contributo di solidarietà sociale a carico delle società («C3S») e una graduale riduzione al 28 % dell’aliquota applicata per legge entro il 2020. Su quest’ultima, non ha fornito informazioni precise in merito al calendario dettagliato per l’attuazione della misura. Nell’anno trascorso si sono compiuti progressi limitati per ridurre e razionalizzare le agevolazioni nelle imposte sui redditi. Nonostante alcuni progressi nella fiscalità ambientale (ad esempio la graduale introduzione di una tassa sul CO2 o «contribution climat énergie») la percentuale risultante dalle imposte ambientali nel PIL continua a rimanere bassa. In particolare, in Francia le accise non sono indicizzate in base all’inflazione e permangono alcuni sussidi dannosi dal punto di vista ambientale, quale l’aliquota preferenziale dell’accisa sul diesel. Nel 2013 non sono state infine adottate misure supplementari per ovviare alla tendenza all’indebitamento nell’imposizione delle imprese al fine di prevenire un ulteriore aumento dell’indebitamento privato.

(16)

Nonostante l’adozione di una serie di misure politiche, nel 2013 la situazione del mercato del lavoro si è ulteriormente deteriorata in Francia e alcune grandi sfide rimangono irrisolte. Nel 2013 la disoccupazione è salita al 10,3 % (rispetto al 7,5 % nel 2008). Il mercato del lavoro francese rimane segmentato con un livello molto basso di passaggio da contratti a tempo determinato a contratti a tempo indeterminato (nel 2010 la probabilità di passare da un posto di lavoro temporaneo a uno a tempo indeterminato era solo del 10,6 % rispetto al 25,9 % della media dell’Unione). Nel luglio 2013 è stata adotta una legge che recepisce l’accordo interprofessionale sulla sicurezza dell’impiego. Benché questa riforma rappresenti un passo nella giusta direzione, il suo impatto è disomogeneo nella fase attuale. In particolare, un numero molto limitato di imprese ha fatto ricorso alle disposizioni per gli accordi collettivi di impresa istituiti dalla legge al fine di aumentare la flessibilità delle condizioni di lavoro in caso di difficoltà economiche temporanee. Si è però registrata una riduzione significativa della percentuale di cause intentate per licenziamento effettivo. Se è vero che nel 2014 le parti sociali hanno svolto negoziazioni per riformare il sistema delle indennità di disoccupazione, non sembra che il nuovo accordo sia in grado di ridurre in modo incisivo il disavanzo creato dal sistema. In termini cumulativi, il sistema delle indennità di disoccupazione, che nel 2013 ha registrato un disavanzo pari a quasi l’1 % del PIL, necessita di ulteriori interventi per garantire la propria sostenibilità. A seguito dell’ultimo accordo tra le parti sociali nel marzo 2014, alcuni elementi — condizioni di ammissibilità, regressività dei sussidi nel tempo o tassi di sostituzione per i lavoratori con le retribuzioni più alte — sono stati modificati solo marginalmente e vanno ulteriormente riformati per assicurare la presenza di adeguati incentivi al lavoro. Grazie a varie riforme delle pensioni, il tasso di occupazione della fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni è costantemente cresciuto negli ultimi tre anni.

Tuttavia, in Francia il tasso di occupazione dei lavoratori anziani (45,6 % nel 2013) rimane ben al di sotto della media dell’Unione (di - 4,5 puntos porcentuales punti percentuali) e solo il 55 % dei lavoratori passa direttamente dal lavoro alla pensione (2008-2011). Ne consegue che il tasso di disoccupazione di questo gruppo è fortemente aumentato negli ultimi anni. Occorre quindi rafforzare le misure volte a migliorarne l’occupabilità, rivedendo gli incentivi per continuare o tornare a lavorare.

(17)

Il programma per la valutazione internazionale degli studenti 2013 mostra che le disuguaglianze in materia di istruzione in Francia sono tra le più alte dei paesi OCSE. Un sesto dei giovani francesi lascia l’istruzione e la formazione senza aver conseguito una qualifica, dato particolarmente preoccupante se si considera che, a fine 2013, il tasso di disoccupazione giovanile era del 25,5 % e che il rischio di non trovare lavoro è quasi doppio per i giovani meno qualificati. Le formule di promozione dell’apprendistato dovrebbero coinvolgere soprattutto i giovani meno qualificati. È stato compiuto qualche progresso per affrontare il problema con l’avvio della riforma dell’istruzione obbligatoria nel luglio 2013 e l’adozione di una legge sulla formazione professionale e l’apprendimento permanente nel marzo 2014. È però troppo presto per valutare se queste misure ridurranno davvero le diseguaglianze del sistema dell’istruzione, e deve ancora essere attuato il nuovo piano per le scuole di istruzione secondaria inferiore nelle aree svantaggiate, annunciato nel gennaio 2014. È stato infine agevolato il passaggio dalla scuola al lavoro, ma il numero di apprendisti è calato nel 2012, e a beneficiare in misura crescente dei provvedimenti sono stati gli studenti degli istituti d’istruzione superiore.

(18)

Nell’ambito del semestre europeo la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Francia e ha valutato il programma nazionale di riforma e il programma di stabilità. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Francia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’UE, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme, offrendo un contributo a livello UE per le future decisioni nazionali. Le sue raccomandazioni nell’ambito del semestre europeo trovano riscontro nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 7.

(19)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità e il suo parere (6) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(20)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma e il programma di stabilità. Le sue raccomandazioni a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 6.

(21)

Nell’ambito del semestre europeo la Commissione ha effettuato inoltre un’analisi della politica economica della zona euro nel suo complesso. Su tale base il Consiglio ha formulato raccomandazioni specifiche rivolte agli Stati membri la cui moneta è l’euro (7). In quanto paese la cui moneta è l’euro, la Francia dovrebbe assicurare anche l’attuazione piena e tempestiva di tali raccomandazioni,

RACCOMANDA che la Francia adotti provvedimenti nel periodo 2014-2015 al fine di:

1.

rafforzare la strategia di bilancio, anche specificando ulteriormente le misure su cui essa si fonda, per l’anno 2014 e oltre, in modo da assicurare una correzione sostenibile del disavanzo eccessivo entro il 2015, realizzando lo sforzo di aggiustamento strutturale indicato nelle raccomandazioni del Consiglio nel quadro della procedura per i disavanzi eccessivi; ai fini della correzione duratura degli squilibri di bilancio, dare attuazione credibile a riforme strutturali ambiziose per aumentare la capacità di aggiustamento e promuovere la crescita e l’occupazione; dopo la correzione del disavanzo eccessivo, perseguire l’aggiustamento strutturale verso l’obiettivo a medio termine con uno sforzo annuo pari ad almeno lo 0,5 % del PIL, o superiore in condizioni economiche favorevoli o se necessario, al fine di garantire il rispetto della regola del debito e innescare una tendenza duratura al ribasso per l’elevato rapporto debito pubblico/PIL; intensificare gli sforzi per aumentare l’efficienza in tutti i sottosettori delle amministrazioni pubbliche, ridefinendo anche, se pertinente, la portata dell’azione del governo; adottare in particolare provvedimenti per ridurre considerevolmente l’aumento della spesa per la sicurezza sociale, come previsto a partire dal 2015, fissando obiettivi più ambiziosi per la spesa sanitaria annuale, contenendo i costi per le pensioni nonché razionalizzando le prestazioni familiari e le indennità di alloggio; definire un calendario chiaro per il processo di decentramento in corso e attuare i primi provvedimenti entro dicembre 2014, nell’intento di eliminare le sovrapposizioni di competenze amministrative, facilitare le fusioni tra le amministrazioni locali e, all’interno di queste, definire le responsabilità ad ogni livello; rafforzare gli incentivi per razionalizzare le spese delle amministrazioni locali, introducendo un massimale per l’aumento annuale del gettito fiscale delle amministrazioni locali riducendo nel contempo, come previsto, le sovvenzioni dell’amministrazione centrale; al di là della necessità di realizzare risparmi a breve termine, intervenire per contrastare l’aumento della spesa pubblica per la sanità previsto a medio e lungo termine, compresa la componente per i farmaci, e adottare provvedimenti complementari, se e laddove necessario, per conseguire un pareggio duraturo del sistema pensionistico entro il 2020, che riguardi tutti i regimi, prestando particolare attenzione ai regimi speciali e ai regimi complementari esistenti;

2.

garantire che la riduzione del costo del lavoro risultante dal «crédit d’impôt pour la compétitivité et l’emploi» sia duratura; adottare ulteriori provvedimenti per ridurre i contributi sociali a carico del datore di lavoro, conformemente agli impegni presi nell’ambito del patto di responsabilità e solidarietà, assicurando che nessun’altra misura ne vanifichi gli effetti e che siano mantenuti gli obiettivi attuali; continuare a valutare l’impatto economico delle esenzioni dai contributi sociali, in particolare sull’occupazione, l’evoluzione salariale e la competitività e, se del caso, adottare misure adeguate; ridurre ulteriormente il costo del lavoro secondo modalità che non incidano sul bilancio in particolare per i livelli più bassi della scala salariale, specialmente mediante riduzioni mirate dei contributi sociali a carico del datore di lavoro, tenendo conto delle diverse formule di sostegno salariale;

3.

semplificare le regole amministrative, di bilancio e contabili delle società e adottare misure concrete per attuare, entro dicembre 2014, l’attuale «piano di semplificazione» del governo; eliminare gli ostacoli regolamentari alla crescita delle imprese, in particolare riesaminando i criteri relativi alle dimensioni definiti nella normativa allo scopo di evitare gli effetti soglia; intervenire per semplificare e migliorare l’efficacia delle politiche di innovazione, in particolare mediante valutazioni che tengano conto delle ultime riforme e, se del caso, l’adeguamento del «crédit d’impôt recherche»; far sì che le risorse vadano soprattutto a beneficio dei poli di competitività più efficienti e promuovere ulteriormente l’impatto delle innovazioni sviluppate da tali poli;

4.

eliminare le restrizioni ingiustificate all’accesso e all’esercizio delle professioni regolamentate, ridurre i costi di entrata e promuovere la concorrenza nei servizi; adottare ulteriori misure per ridurre l’onere regolamentare che ostacola il funzionamento del settore del commercio al dettaglio, in particolare semplificando l’ottenimento della licenza ad aprire un punto vendita e revocando il divieto di vendere in perdita; pur mantenendo condizioni favorevoli per i gruppi vulnerabili, assicurare che le tariffe vincolate di gas ed energia elettrica per la clientela domestica siano fissate a livelli adeguati che non pregiudichino la concorrenza; potenziare le capacità di interconnessione con la Spagna nei settori del gas e dell’energia elettrica; potenziare in particolare la capacità di interconnessione nel settore del gas per integrare completamente il mercato del gas iberico nel mercato europeo; nel settore ferroviario, assicurare l’indipendenza del nuovo gestore unico dell’infrastruttura dall’operatore storico e intervenire per aprire alla concorrenza il trasporto nazionale di passeggeri in linea con le disposizioni delle future direttive e secondo il calendario che sarà stabilito dalle stesse;

5.

ridurre gli oneri fiscali sul lavoro e intensificare gli sforzi per semplificare e aumentare l’efficienza del sistema fiscale; a tal fine, a partire dal bilancio 2015, adottare misure volte a eliminare le agevolazioni inefficaci nelle imposte sui redditi delle persone fisiche e delle società sulla scorta delle valutazioni recenti e dell’iniziativa «Assises de la fiscalité», riducendo nel contempo le aliquote previste per legge; adottare misure aggiuntive per eliminare la distorsione a favore del debito nella tassazione delle imprese; allargare la base imponibile, in particolare sui consumi; abolire gradualmente i sussidi dannosi dal punto di vista ambientale;

6.

adottare ulteriori provvedimenti per contrastare le rigidità del mercato del lavoro, in particolare riformando le condizioni degli «accords de maintien de l’emploi» per incoraggiarne il ricorso da parte delle imprese che si trovano in difficoltà; in collaborazione con le parti sociali, avviare ulteriori misure per riformare il sistema delle indennità di disoccupazione al fine di garantirne la sostenibilità, facendo in modo che siano forniti adeguati incentivi per riprendere il lavoro; garantire che i lavoratori più anziani beneficino di adeguati servizi di consulenza e di formazione professionale e rivedere le relative disposizioni in materia di indennità di disoccupazione nel rispetto della loro situazione nel mercato del lavoro;

7.

portare avanti la modernizzazione dell’istruzione e formazione professionale, attuare la riforma dell’istruzione obbligatoria e adottare ulteriori provvedimenti per ridurre le diseguaglianze in materia d’istruzione, in particolare rafforzando le misure sull’abbandono scolastico; far sì che le politiche attive del mercato del lavoro sostengano effettivamente i gruppi più vulnerabili; migliorare il passaggio dalla scuola al lavoro, promuovendo in particolare le misure volte a sviluppare ulteriormente l’apprendistato, con particolare attenzione alle persone scarsamente qualificate.

Fatto a Bruxelles, l’8 luglio 2014

Per il Consiglio

Il presidente

P. C. PADOAN


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  Mantenuti per il 2014 mediante decisione 2014/322/UE del Consiglio, del 6 maggio 2014, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2014 (GU L 165 del 4.6.2014, pag. 49).

(4)  GU C 217 del 30.7.2013, pag. 27.

(5)  Regolamento (UE) n. 473/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, sulle disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei documenti programmatici di bilancio e per la correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri della zona euro (GU L 140 del 27.5.2013, pag. 11).

(6)  A norma dell'articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.

(7)  Cfr. pagina 141 della presente Gazzetta ufficiale.


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