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Document 02013D0798-20210430

Consolidated text: Decisione 2013/798/PESC del Consiglio, del 23 dicembre 2013, concernente misure restrittive nei confronti della Repubblica Centrafricana

ELI: http://data.europa.eu/eli/dec/2013/798/2021-04-30

02013D0798 — IT — 30.04.2021 — 025.001


Il presente testo è un semplice strumento di documentazione e non produce alcun effetto giuridico. Le istituzioni dell’Unione non assumono alcuna responsabilità per i suoi contenuti. Le versioni facenti fede degli atti pertinenti, compresi i loro preamboli, sono quelle pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e disponibili in EUR-Lex. Tali testi ufficiali sono direttamente accessibili attraverso i link inseriti nel presente documento

►B

DECISIONE 2013/798/PESC DEL CONSIGLIO

del 23 dicembre 2013

concernente misure restrittive nei confronti della Repubblica Centrafricana

(GU L 352 del 24.12.2013, pag. 51)

Modificata da:

 

 

Gazzetta ufficiale

  n.

pag.

data

►M1

DECISIONE 2014/125/PESC DEL CONSIGLIO del 10 marzo 2014

  L 70

22

11.3.2014

 M2

DECISIONE DI ESECUZIONE 2014/382/PESC DEL CONSIGLIO del 23 giugno 2014

  L 183

57

24.6.2014

►M3

DECISIONE DI ESECUZIONE 2014/863/PESC DEL CONSIGLIO del 1o dicembre 2014

  L 346

52

2.12.2014

►M4

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2015/336 DEL CONSIGLIO del 2 marzo 2015

  L 58

79

3.3.2015

►M5

DECISIONE (PESC) 2015/739 DEL CONSIGLIO del 7 maggio 2015

  L 117

49

8.5.2015

 M6

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2015/1488 DEL CONSIGLIO del 2 settembre 2015

  L 229

12

3.9.2015

 M7

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2015/2459 DEL CONSIGLIO del 23 dicembre 2015

  L 339

48

24.12.2015

 M8

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2016/360 DEL CONSIGLIO dell'11 marzo 2016

  L 67

53

12.3.2016

 M9

DECISIONE (PESC) 2016/564 DEL CONSIGLIO dell'11 aprile 2016

  L 96

38

12.4.2016

 M10

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2016/1446 DEL CONSIGLIO del 31 agosto 2016

  L 235

13

1.9.2016

►M11

DECISIONE (PESC) 2017/412 DEL CONSIGLIO del 7 marzo 2017

  L 63

102

9.3.2017

 M12

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2017/901 DEL CONSIGLIO del 24 maggio 2017

  L 138

140

25.5.2017

►M13

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2017/916 DEL CONSIGLIO del 29 maggio 2017

  L 139

49

30.5.2017

 M14

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2017/1103 DEL CONSIGLIO del 20 giugno 2017

  L 158

46

21.6.2017

 M15

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2018/332 DEL CONSIGLIO del 5 marzo 2018

  L 63

46

6.3.2018

►M16

DECISIONE (PESC) 2018/391 DEL CONSIGLIO del 12 marzo 2018

  L 69

46

13.3.2018

►M17

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2018/699 DEL CONSIGLIO dell'8 maggio 2018

  L 117I

3

8.5.2018

 M18

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2019/763 DEL CONSIGLIO del 13 maggio 2019

  L 125

21

14.5.2019

►M19

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2019/1576 DEL CONSIGLIO del 20 settembre 2019

  L 243

6

23.9.2019

►M20

DECISIONE (PESC) 2019/1737 DEL CONSIGLIO del 17 ottobre 2019

  L 265

7

18.10.2019

 M21

DECISIONE (PESC) 2020/408 DEL CONSIGLIO del 17 marzo 2020

  L 80I

1

17.3.2020

 M22

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2020/584 DEL CONSIGLIO del 28 aprile 2020

  L 137

5

29.4.2020

 M23

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2020/720 DEL CONSIGLIO del 28 maggio 2020

  L 168

126

29.5.2020

►M24

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2020/1172 DEL CONSIGLIO del 7 agosto 2020

  L 260

8

10.8.2020

 M25

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2020/1195 DEL CONSIGLIO del 12 agosto 2020

  L 266I

4

13.8.2020

►M26

DECISIONE (PESC) 2020/1312 DEL CONSIGLIO del 21 settembre 2020

  L 308

3

22.9.2020

►M27

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2021/636 DEL CONSIGLIO del 16 aprile 2021

  L 132

194

19.4.2021

►M28

DECISIONE DI ESECUZIONE (PESC) 2021/712 DEL CONSIGLIO del 29 aprile 2021

  L 147

19

30.4.2021


Rettificata da:

►C1

Rettifica, GU L 435, 23.12.2020, pag.  80 (2020/1312)




▼B

DECISIONE 2013/798/PESC DEL CONSIGLIO

del 23 dicembre 2013

concernente misure restrittive nei confronti della Repubblica Centrafricana



Articolo 1

1.  
È fatto divieto ai cittadini degli Stati membri di fornire, trasferire, vendere o esportare alla Repubblica Centrafricana ("CAR") armamenti e materiale connesso di qualsiasi tipo, comprese armi e munizioni, veicoli ed equipaggiamenti militari, equipaggiamenti paramilitari e relativi pezzi di ricambio, provenienti dal territorio degli Stati membri ovvero mediante navi o aeromobili battenti bandiera degli stessi, siano tali armamenti o materiali originari o non di tale territorio.
2.  

Sono vietati:

a) 

la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi, compresa la fornitura di personale mercenario armato, pertinenti ad attività militari nonché la fornitura, la fabbricazione, la manutenzione e l'uso di armamenti e di materiale connesso di qualsiasi tipo, comprese armi e munizioni, veicoli ed equipaggiamenti militari, equipaggiamenti paramilitari e relativi pezzi di ricambio, direttamente o indirettamente a qualunque persona, fisica o giuridica, entità o organismo stabiliti nella CAR o destinati ad essere utilizzati nella CAR;

b) 

il finanziamento o la prestazione di assistenza finanziaria pertinente ad attività militari, compresi in particolare sovvenzioni, prestiti e assicurazione dei crediti, nonché assicurazione e riassicurazione, all'esportazione, per la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione di armamenti e di materiale connesso o per la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi pertinenti, direttamente o indirettamente a qualunque persona, entità o organismo stabiliti nella CAR o destinati ad essere utilizzati nella CAR;

c) 

la partecipazione, consapevole e deliberata, ad attività aventi l'obiettivo o il risultato di eludere i divieti di cui alle lettere a) e b).

▼M5

Articolo 1 bis

Gli Stati membri, informati della scoperta, sequestrano, registrano e smaltiscono (ad esempio distruggendoli, rendendoli inutilizzabili, stoccandoli o trasferendoli a uno Stato diverso da quello di origine o destinazione per smaltimento) i prodotti la cui fornitura, vendita, trasferimento o esportazione sono vietati a norma dell'articolo 1.

▼M20

Articolo 2

1.  

L’articolo 1 non si applica:

a) 

alla vendita, alla fornitura, al trasferimento o all’esportazione di armamenti e di materiale connesso e alla prestazione di assistenza tecnica, finanziamento o assistenza finanziaria a essi relativi destinati unicamente al sostegno o all’uso da parte della missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica centrafricana (MINUSCA), delle missioni dell’Unione e delle forze francesi dispiegate nella CAR, nonché delle altre forze dispiegate dagli Stati membri delle Nazioni Unite che forniscono formazione e assistenza, come notificato in anticipo in conformità della lettera b);

b) 

alla vendita, alla fornitura, al trasferimento o all’esportazione di attrezzature non letali e alla fornitura di assistenza, inclusa la formazione operativa e non operativa alle forze di sicurezza della CAR, tra cui le istituzioni pubbliche preposte all’applicazione del diritto civile, destinate unicamente al sostegno o all’uso nel processo di riforma del settore della sicurezza («SSR») della CAR, in coordinamento con la MINUSCA e notificato in anticipo al comitato istituito a norma del paragrafo 57 dell’UNSCR 2127 (2013) («comitato»);

c) 

alla vendita, alla fornitura, al trasferimento o all’esportazione di armi e di materiale connesso introdotti nella CAR dalle forze ciadiane o sudanesi destinati unicamente all’uso da parte delle pattuglie internazionali della forza tripartita istituita a Khartoum il 23 maggio 2011 dalla CAR, dal Ciad e dal Sudan con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza nelle zone di frontiera comuni, in cooperazione con la MINUSCA, previa approvazione da parte del comitato;

d) 

alla vendita, alla fornitura, al trasferimento o all’esportazione di attrezzature militari non letali destinate unicamente all’uso umanitario o protettivo e alla relativa assistenza tecnica o formazione, come notificato in anticipo al comitato;

e) 

alla vendita, alla fornitura, al trasferimento o all’esportazione di abbigliamento protettivo, compresi giubbotti antiproiettile e elmetti militari, temporaneamente esportato nella CAR da personale delle Nazioni Unite, da personale dell’Unione o dei suoi Stati membri, da rappresentanti dei mezzi di comunicazione e da operatori umanitari o nel campo dello sviluppo, e personale associato, per loro esclusivo uso personale;

f) 

alla vendita, alla fornitura, al trasferimento o all’esportazione di armi leggere e altre attrezzature connesse destinate unicamente all’uso nelle pattuglie internazionali che garantiscono la sicurezza nella zona protetta trinazionale del fiume Sangha o da parte delle guardie forestali armate del progetto Chinko e del Parco nazionale di Bamingui-Bangoran per lottare contro il bracconaggio, il traffico di avorio e di armi e altre attività contrarie alle leggi nazionali della CAR o agli obblighi giuridici internazionali della CAR, e notificato in anticipo al comitato;

▼M26

g) 

alla vendita, alla fornitura, al trasferimento o all’esportazione di armi di calibro uguale o inferiore a 14,5 mm e di munizioni e componenti appositamente progettate per tali armi, di veicoli militari di terra non armati e di veicoli militari di terra equipaggiati di armi di calibro uguale o inferiore a 14,5 mm e relativi pezzi di ricambio, nonché di lanciarazzi RPG e munizioni appositamente progettate per tali armi e relativa assistenza tecnica alle forze di sicurezza della CAR, tra cui le istituzioni pubbliche civili preposte all’applicazione della legge, ove tali armi, munizioni, componenti e veicoli siano destinati unicamente al sostegno o all’uso nel processo di SSR della CAR, come notificato in anticipo al comitato;

▼C1

h) 

alla vendita, alla fornitura, al trasferimento, o all’esportazione di armi e altre attrezzature letali connesse che non figurano all’articolo 2, paragrafo 1, lettera g), nonché alla fornitura della relativa assistenza, alle forze di sicurezza della CAR, tra cui le istituzioni pubbliche preposte all’applicazione della legge, ove tali armi e attrezzature siano destinate unicamente al sostegno o all’uso nel processo di SSR della CAR, previa approvazione da parte del comitato; oppure

▼M20

i) 

ad altri tipi di vendita, fornitura, trasferimento o esportazione di armi e altro materiale connesso, o alla fornitura di assistenza o alla messa a disposizione di personale, previa approvazione da parte del comitato.

2.  
Gli Stati membri informano il comitato almeno 20 giorni prima della consegna di qualsiasi vendita, fornitura, trasferimento o esportazione, secondo quanto consentito dal paragrafo 1, lettere d), f) e g).
3.  

Gli Stati membri fanno in modo che tutte le notifiche e le richieste di deroga al comitato includano:

a) 

informazioni dettagliate sul fabbricante e sul fornitore delle attrezzature;

b) 

una descrizione delle attrezzature, compresi tipo, calibro, quantità e numeri di serie e di partita oppure data/e proposta/e per l’assegnazione dei numeri di serie e di partita in caso di richiesta di deroga;

c) 

data/e e luogo/luoghi di consegna proposti;

d) 

modalità di trasporto e itinerario delle spedizioni;

e) 

destinazione d’uso e utilizzatore finale, compresi la prevista unità destinataria delle forze di sicurezza della CAR e il luogo di stoccaggio previsto.

▼M1

Articolo 2 bis

▼M11

1.  

Gli Stati membri adottano le misure necessarie per impedire l'ingresso o il transito nel loro territorio alle persone designate dal comitato in quanto tra coloro che:

a) 

intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della CAR, compresi gli atti che minacciano o ostacolano il processo di stabilizzazione e riconciliazione o che alimentano la violenza;

b) 

violano l'embargo sulle armi stabilito al punto 54 dell'UNSCR 2127 (2013) e all'articolo 1 della presente decisione, o hanno fornito, venduto o trasferito, direttamente o indirettamente, a gruppi armati o a reti criminali nella CAR, o sono stati destinatari di armi o qualsiasi materiale connesso, o di qualsiasi consulenza, formazione o assistenza tecnica, compresi il finanziamento e l'assistenza finanziaria, collegati ad attività violente di gruppi armati o reti criminali nella CAR;

▼M16

c) 

sono coinvolti nel pianificare, dirigere o compiere atti, nella CAR, che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario, a seconda dei casi, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani, compresi quelli che comportano attacchi alle popolazioni civili, di matrice etnica o religiosa, a beni di carattere civile, inclusi i centri amministrativi, i tribunali, le scuole e gli ospedali, e sequestri e trasferimenti forzati;

▼M11

d) 

sono coinvolti nel pianificare, dirigere o compiere atti che comportano violenza sessuale e di genere nella CAR;

e) 

reclutano o impiegano bambini nei conflitti armati nella CAR, in violazione del diritto internazionale applicabile;

f) 

forniscono sostegno a gruppi armati o a reti criminali mediante l'illecito sfruttamento o commercio di risorse naturali, compresi diamanti, oro, fauna selvatica e suoi prodotti, nella o dalla CAR;

g) 

impediscono l'inoltro di aiuti umanitari alla CAR, oppure l'accesso o la distribuzione di aiuti umanitari nella CAR;

▼M16

h) 

sono coinvolti nel pianificare, dirigere, fiancheggiare o condurre attacchi contro missioni delle Nazioni Unite o forze di sicurezza internazionali, comprese la Minusca, le missioni dell'Unione e le forze francesi che le sostengono, nonché contro il personale umanitario;

▼M11

i) 

sono a capo di un'entità designata dal comitato o hanno fornito sostegno a, o hanno agito per conto, a nome o sotto la direzione di una persona o di un'entità designata dal comitato o di un'entità posseduta o controllata da una persona o entità designata dal comitato;

▼M16

j) 

compiono atti di istigazione alla violenza, in particolare di matrice etnica o religiosa, che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della CAR, e quindi perpetrano o forniscono assistenza ad atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della CAR,

▼M11

elencati nell'allegato della presente decisione.

▼M1

2.  
Il paragrafo 1 non comporta l'obbligo per uno Stato membro di rifiutare l'ingresso nel suo territorio ai propri cittadini.
3.  
Il paragrafo 1 non si applica se l'ingresso o il transito sono necessari ai fini di un procedimento giudiziario.
4.  

Il paragrafo 1 non si applica qualora il Comitato stabilisca caso per caso che:

a) 

il viaggio è giustificato da ragioni umanitarie, inclusi obblighi religiosi;

b) 

una deroga contribuirebbe agli obiettivi di pace e riconciliazione nazionale nella CAR e di stabilità nella regione.

5.  
Nei casi in cui, ai sensi dei paragrafi 3 e 4, uno Stato membro autorizzi l'ingresso o il transito nel suo territorio di una persona elencata nell'allegato, l'autorizzazione è limitata ai fini e alla persona oggetto dell'autorizzazione stessa.

Articolo 2 ter

▼M11

1.  

Tutti i fondi e le risorse economiche posseduti o controllati direttamente o indirettamente dalle persone o entità designate dal comitato ed elencate nell'allegato che:

a) 

intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della CAR, compresi gli atti che minacciano o ostacolano il processo di stabilizzazione e riconciliazione o che alimentano la violenza;

b) 

violano l'embargo sulle armi stabilito al punto 54 dell'UNSCR 2127 (2013) e all'articolo 1 della presente decisione, o hanno fornito, venduto o trasferito, direttamente o indirettamente, a gruppi armati o a reti criminali nella CAR, o sono stati destinatari di armi o qualsiasi materiale connesso, o di qualsiasi consulenza, formazione o assistenza tecnica, compresi il finanziamento e l'assistenza finanziaria, collegati ad attività violente di gruppi armati o reti criminali nella CAR;

▼M16

c) 

sono coinvolti nel pianificare, dirigere o compiere atti, nella CAR, che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario, a seconda dei casi, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani, compresi quelli che comportano attacchi alle popolazioni civili, di matrice etnica o religiosa, a beni di carattere civile, inclusi i centri amministrativi, i tribunali, le scuole e gli ospedali, e sequestri e trasferimenti forzati;

▼M11

d) 

sono coinvolti nel pianificare, dirigere o compiere atti che comportano violenza sessuale e di genere nella CAR;

e) 

reclutano o impiegano bambini nei conflitti armati nella CAR, in violazione del diritto internazionale applicabile;

f) 

forniscono sostegno a gruppi armati o a reti criminali mediante l'illecito sfruttamento o commercio di risorse naturali, compresi diamanti, oro, fauna selvatica e suoi prodotti, nella o dalla CAR;

g) 

impediscono l'inoltro di aiuti umanitari alla CAR, oppure l'accesso o la distribuzione di aiuti umanitari nella CAR;

▼M16

h) 

sono coinvolti nel pianificare, dirigere, fiancheggiare o condurre attacchi contro missioni delle Nazioni Unite o forze di sicurezza internazionali, comprese la Minusca, le missioni dell'Unione e le forze francesi che le sostengono, nonché contro il personale umanitario;

▼M11

i) 

sono a capo di un'entità designata dal comitato o hanno fornito sostegno a, o hanno agito per conto, a nome o sotto la direzione di una persona o di un'entità designata dal comitato o di un'entità posseduta o controllata da una persona o entità designata dal comitato;

▼M16

j) 

compiono atti di istigazione alla violenza, in particolare di matrice etnica o religiosa, che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della CAR, e quindi perpetrano o forniscono assistenza ad atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della CAR,

▼M11

sono congelati.

▼M1

2.  
Nessun fondo, attività finanziaria o risorsa economica è messo a disposizione né va a beneficio, direttamente o indirettamente, di persone o entità di cui al paragrafo 1.
3.  

Uno Stato membro può consentire deroghe alle misure di cui ai paragrafi 1 e 2 per fondi e risorse economiche che siano:

a) 

necessari per coprire le spese di base, compresi i pagamenti relativi a generi alimentari, canoni di locazione o garanzie ipotecarie, medicinali e cure mediche, imposte, premi assicurativi e utenza di servizi pubblici;

b) 

destinati esclusivamente al pagamento di onorari congrui e al rimborso delle spese sostenute per la prestazione di servizi legali;

c) 

destinati esclusivamente al pagamento di diritti o di spese di servizio connessi alla normale gestione o alla custodia di fondi, attività finanziarie e risorse economiche di altro tipo congelati;

purché lo Stato membro interessato abbia notificato al Comitato l'intenzione di autorizzare, se del caso, l'accesso a tali fondi e risorse economiche e il Comitato non abbia espresso parere negativo entro cinque giorni lavorativi da tale notifica.

▼M11

4.  

Uno Stato membro può consentire altresì deroghe alle misure di cui ai paragrafi 1 e 2 per fondi e risorse economiche che siano:

a) 

necessari per coprire spese straordinarie, purché lo Stato membro interessato lo abbia notificato al comitato e questo abbia dato la sua approvazione;

b) 

oggetto di un vincolo o di una decisione di natura giudiziaria, amministrativa o arbitrale, nel qual caso i fondi e le risorse economiche possono essere utilizzati per il soddisfacimento del vincolo o della decisione, purché detto vincolo o decisione sia anteriore al 27 gennaio 2017 e non vada a vantaggio di una delle persone o entità di cui al presente articolo, purché lo Stato membro interessato lo abbia notificato al comitato.

▼M1

5.  
Il paragrafo 1 non osta a che una persona o entità designata effettui un pagamento dovuto nell'ambito di un contratto concluso prima dell'inclusione di tale persona o entità in elenco, purché lo Stato membro interessato abbia determinato che il pagamento non è direttamente o indirettamente percepito da una persona o entità di cui al paragrafo 1 e abbia notificato al Comitato l’intenzione di effettuare o percepire tali pagamenti o di autorizzare, ove opportuno, lo scongelamento dei fondi o delle risorse economiche a tal fine, dieci giorni lavorativi prima di tale autorizzazione.
6.  

Il paragrafo 2 non si applica al versamento su conti congelati di:

a) 

interessi o altri profitti dovuti su detti conti; o

b) 

pagamenti dovuti in virtù di contratti, accordi o obblighi che sono stati conclusi o sono sorti anteriormente alla data in cui tali conti sono stati soggetti alle misure restrittive in virtù della presente decisione,

purché tali interessi, altri profitti e pagamenti continuino ad essere soggetti al paragrafo 1.

Articolo 2 quater

Il Consiglio redige l’elenco che figura in allegato e lo modifica conformemente alle decisioni prese dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o dal Comitato.

Articolo 2 quinquies

1.  
Qualora il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o il Comitato designino una persona o un’entità, il Consiglio inserisce nell’allegato tale persona o entità. Il Consiglio trasmette la sua decisione e i motivi dell'inserimento nell'elenco alla persona o all'entità interessata direttamente, se l'indirizzo è noto, o mediante la pubblicazione di un avviso, dando alla persona o all'entità la possibilità di presentare osservazioni.
2.  
Qualora siano presentate osservazioni o siano addotte nuove prove sostanziali, il Consiglio riesamina la decisione e ne informa opportunamente la persona o l'entità.

Articolo 2 sexies

1.  
L’allegato indica i motivi dell’inserimento nell’elenco delle persone e delle entità forniti dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o dal Comitato.
2.  
L’allegato contiene altresì, se disponibili, informazioni fornite dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o dal Comitato necessarie per identificare le persone o le entità in questione. Riguardo alle persone, tali informazioni possono includere i nomi, compresi gli pseudonimi, la data e il luogo di nascita, la cittadinanza, il numero del passaporto e della carta d’identità, il sesso, l’indirizzo e la funzione o professione. Con riguardo alle entità, tali informazioni possono includere le denominazioni, la data e il luogo di registrazione, il numero di registrazione e la sede di attività. Nell'allegato è inoltre menzionata la data di designazione da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o del Comitato.

▼M20

Articolo 2 septies

1.  

Il Consiglio e l’alto rappresentante possono trattare i dati personali per svolgere i propri compiti a norma della presente decisione, in particolare:

a) 

per quanto riguarda il Consiglio, per la preparazione e l’introduzione delle modifiche nell’allegato;

b) 

per quanto riguarda l’alto rappresentante, per la preparazione di modifiche dell’allegato.

2.  
Il Consiglio e l’alto rappresentante possono trattare, se del caso, i dati pertinenti relativi a reati commessi da persone fisiche figuranti nell’elenco e a condanne penali di tali persone o a misure di sicurezza riguardanti tali persone, solo nella misura necessaria alla preparazione dell’allegato.
3.  
Ai fini della presente decisione, il Consiglio e l’alto rappresentante sono designati come «titolari del trattamento» ai sensi dell’articolo 3, punto 8), del regolamento (UE) 2018/1725 del Parlamento europeo e del Consiglio ( 1 ), per garantire che le persone fisiche interessate possano esercitare i loro diritti a norma del regolamento (UE) 2018/1725.

▼B

Articolo 3

La presente decisione entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.

▼M3




ALLEGATO

ELENCO DELLE PERSONE DI CUI ALL'ARTICOLO 2 bis E DELLE PERSONE E ENTITÀ DI CUI ALL'ARTICOLO 2 ter

A.   Persone

▼M24

1.    Francois Yangouvonda BOZIZÉ [alias: a) Bozizé Yangouvonda; b) Samuel Peter Mudde (nato il 16 dicembre 1948 a Izo, Sud Sudan)]

Titolo: a) ex capo di Stato della Repubblica centrafricana; b) professore

Data di nascita: a) 14 ottobre 1946; b) 16 dicembre 1948

Luogo di nascita: a) Mouila, Gabon; b) Izo, Sud Sudan

Cittadinanza: a) Repubblica centrafricana; b) Sud Sudan

Passaporto n.: D00002264, rilasciato l’11 giugno 2013 (rilasciato dal ministro degli affari esteri a Giuba, Sud Sudan. Scade l’11 giugno 2017. Passaporto diplomatico rilasciato a nome di Samuel Peter Mudde)

N. di identificazione nazionale: M4800002143743 (numero personale sul passaporto)

Indirizzo: a) Uganda b) Bangui, Repubblica centrafricana (dal suo ritorno dall’Uganda nel dicembre 2019)

Data della designazione ONU: 9 maggio 2014

Altre informazioni: nome della madre: Martine Kofio. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Bozizé è stato inserito nell’elenco il 9 maggio 2014 ai sensi del punto 36 della risoluzione 2134 (2014) in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca».

Informazioni supplementari

Bozizé, unitamente ai suoi sostenitori, ha incoraggiato l’attacco del 5 dicembre 2013 a Bangui. Da allora, ha continuato a cercare di avviare operazioni di destabilizzazione al fine di mantenere le tensioni nella capitale della Rca. Bozizé avrebbe creato il gruppo di miliziani anti-balaka prima di fuggire dalla Rca il 24 marzo 2013. In un comunicato, Bozizé ha chiesto alle sue milizie di perpetrare atrocità contro il regime attuale e gli islamisti. Bozizé avrebbe fornito assistenza finanziaria e materiale ai miliziani che operano per destabilizzare la transizione in corso e riportare Bozizé al potere. La maggior parte degli elementi anti-balaka sono membri delle forze armate centrafricane dispersi nelle campagne in seguito al colpo di Stato e successivamente riorganizzati da Bozizé. Bozizé e i suoi sostenitori controllano oltre la metà delle unità anti-balaka.

Le forze leali a Bozizé, armate con fucili d’assalto, mortai e lanciarazzi, sono state sempre più coinvolte in rappresaglie contro la popolazione musulmana della Rca. La situazione nella Repubblica centrafricana si è rapidamente deteriorata dopo l’attacco perpetrato il 5 dicembre 2013 a Bangui dalle forze anti-balaka, che ha fatto oltre 700 morti.

▼M19

2.    Nourredine ADAM (alias: a) Nureldine Adam; b) Nourreldine Adam; c) Nourreddine Adam; d) Mahamat Nouradine Adam); e) Mohamed Adam Brema Abdallah

Designazione: a) generale; b) ministro della sicurezza; c) direttore generale del «comitato straordinario per la difesa dei risultati democratici»

Data di nascita: a) 1970; b) 1969; c) 1971; d) 1o gennaio 1970; e) 1o gennaio 1971

Luogo di nascita: a) Ndele, Repubblica centrafricana; b) Algenana, Sudan

Cittadinanza: a) Repubblica centrafricana; b) Sudan

Passaporto n.: a) D00001184 (passaporto della Repubblica centrafricana); b) n.: P04838205, rilasciato il 10 giugno 2018, (rilasciato a Bahri, Sudan. Scadenza: 9 giugno 2023. Passaporto rilasciato sotto il nome di Mohamed Adam Brema Abdallah)

N. di identificazione nazionale: a) 202-2708-8368 (Sudan)

Indirizzo: a) Birao, Repubblica centrafricana; b) Sudan

Data della designazione ONU:9 maggio 2014

Altre informazioni: link all'avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell'ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell'inserimento nell'elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Nourredine è stato inserito nell'elenco il 9 maggio 2014 ai sensi del punto 36 della risoluzione 2134 (2014) in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca.»

Informazioni supplementari

Nourredine è uno dei leader iniziali della coalizione Seleka. È stato identificato sia come generale sia come presidente di uno dei gruppi di ribelli armati della Seleka, il Central PJCC, un gruppo formalmente conosciuto come la Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace e il cui acronimo è anche noto come CPJP. In qualità di ex capo del gruppo scissionista «Fundamental» della Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace (CPJP/F), è stato il coordinatore militare dell'ex-Seleka nel corso delle offensive della precedente ribellione nella Repubblica centrafricana, svoltasi tra inizio dicembre 2012 e marzo 2013. Senza l'assistenza e gli stretti rapporti di Nourredine con le Forze speciali ciadiane, la Seleka non sarebbe probabilmente riuscita a strappare il potere all'ex presidente del paese François Bozizé.

In seguito alla nomina di Catherine Samba-Panza a presidente a interim il 20 gennaio 2014, è stato uno dei principali artefici del ritiro tattico dell'ex-Seleka a Sibut, avente lo scopo di attuare il suo piano per la creazione di una roccaforte musulmana nel nord del paese. Ha chiaramente esortato le sue forze a resistere agli ordini del governo transitorio e dei leader militari della missione internazionale di sostegno alla Repubblica centrafricana sotto guida africana (MISCA). Nourredine dirige attivamente l'ex-Seleka, le forze dell'ex-Seleka che risulterebbero dissolte da Djotodia nel settembre 2013, guida le operazioni contro le zone cristiane e continua sostenere e dirigere in misura significativa l'ex-Seleka attiva nella Repubblica centrafricana.

Nourredine è stato anche inserito nell'elenco il 9 maggio 2014 ai sensi del punto 37, lettera b) della risoluzione 2134 (2014) in quanto «implicata nel pianificare, dirigere o compiere atti che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario applicabili».

Dopo che la Seleka ha assunto il controllo di Bangui il 24 marzo 2013, Nourredine Adam è stato nominato ministro della sicurezza e successivamente direttore generale del «comitato straordinario per la difesa dei risultati democratici» (Comité extraordinaire de défense des acquis démocratiques — CEDAD, un servizio di intelligence centrafricano che ora non esiste più). Nourredine Adam ha impiegato il CEDAD come polizia politica personale incaricata di eseguire numerosi arresti arbitrari, atti di tortura ed esecuzioni sommarie. Inoltre, è stato una delle principali figure dietro la sanguinosa operazione di Boy-Rabe. Nell'agosto 2013, le forze Seleka hanno attaccato Boy-Rabe, una zona della Repubblica centrafricana considerata un bastione dei sostenitori di François Bozizé e del suo gruppo etnico. Con il pretesto di cercare depositi clandestini di armi, le truppe Seleka avrebbero ucciso numerosi civili e quindi saccheggiato con violenza la zona. Quando tali attacchi si sono estesi ad altri quartieri, migliaia di residenti hanno invaso l'aeroporto internazionale, ritenuto un luogo sicuro data la presenza di truppe francesi, occupandone la pista.

Nourredine è stato anche inserito nell'elenco il 9 maggio 2014 ai sensi del punto 37, lettera d) della risoluzione 2134 (2014) in quanto tra coloro che «forniscono sostegno a gruppi armati o a reti criminali mediante lo sfruttamento illecito delle risorse naturali».

A inizio 2013, Nourredine Adam ha svolto un importante ruolo nell'ambito delle reti di finanziamento dell'ex-Seleka. Si è recato in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati arabi uniti per raccogliere fondi per la precedente ribellione. Ha inoltre svolto la funzione di Mediatore per il cartello ciadiano di traffico di diamanti attivo tra la Repubblica centrafricana e il Ciad.

▼M4 —————

▼M24

4.    Alfred YEKATOM [alias: a) Alfred Yekatom Saragba; b) Alfred Ekatom; c) Alfred Saragba; d) Colonel Rombhot; e) Colonel Rambo; f) Colonel Rambot; g) Colonel Rombot; h) Colonel Romboh]

Designazione: caporal maggiore delle forze armate centrafricane (Forces Armées Centrafricaines — FACA)

Data di nascita: 23 giugno 1976

Luogo di nascita: Repubblica centrafricana

Cittadinanza: Repubblica centrafricana

Indirizzo: a) Mbaiki, provincia di Lobaye, Repubblica centrafricana (Tel. +236 72 15 47 07/+236 75 09 43 41); b) Bimbo, provincia di Ombella-Mpoko, Repubblica centrafricana (ubicazione precedente); c) L’Aia (dal suo trasferimento alla Corte penale internazionale il 17 novembre 2018)

Data della designazione ONU: 20 agosto 2015

Altre informazioni: Ha controllato e comandato un numeroso gruppo di miliziani armati. Il nome del padre (adottivo) è Ekatom Saragba (anche scritto Yekatom Saragba). Fratello di Yves Saragba, un comandante delle forze anti-balaka di Batalimo, provincia di Lobaye, ed ex soldato delle FACA. Descrizione fisica: occhi: neri; capelli: calvo; carnagione: nera; altezza: 170 cm; peso: 100 kg.

Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Alfred Yekatom è stato inserito nell’elenco il 20 agosto 2015, ai sensi del punto 11 della risoluzione 2196 (2015), in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca, ivi compresi gli atti che minacciano o violano gli accordi transitori, o che minacciano o ostacolano il processo di transizione politica, inclusa la transizione verso elezioni democratiche libere ed eque, o che alimentano la violenza».

Informazioni supplementari:

Alfred Yekatom, alias Colonel Rombhot, è un capo milizia di una fazione del movimento anti-balaka, noto come «anti-balaka del sud». Ha ricoperto il grado di caporal maggiore delle Forces Armées Centrafricaines (FACA — forze armate centrafricane).

Yekatom ha intrapreso e sostenuto atti che minacciano la pace, la stabilità e la sicurezza della Repubblica centrafricana, ivi compresi gli atti che minacciano gli accordi transitori e il processo di transizione politica. Yekatom ha controllato e comandato un numeroso gruppo di miliziani armati presente nei pressi del punto chilometrico 9 (PK9) a Bangui e nelle città di Bimbo (provincia di Ombella-Mpoko), Cekia, Pissa e Mbaïki (capitale della provincia di Lobaye), e ha stabilito il suo quartier generale in una concessione forestale di Batalimo.

Yekatom ha controllato direttamente una dozzina di punti di controllo presidiati in media da dieci miliziani armati in uniforme militare e dotati di armi, tra cui fucili d’assalto militari, dal ponte principale tra Bimbo e Bangui a Mbaïki (provincia di Lobaye) e da Pissa a Batalimo (nei pressi del confine con la Repubblica del Congo), riscuotendo imposte non autorizzate su veicoli e motocicli di privati, furgoni per trasporto passeggeri o camion che trasportano risorse forestali destinate a essere esportate in Camerun e Ciad, nonché su imbarcazioni in navigazione sul fiume Ubangi. Yekatom è stato visto riscuotere personalmente parte di tali imposte non autorizzate. Yekatom e la sua milizia avrebbero inoltre ucciso civili.

5.    Habib SOUSSOU (alias: Soussou Abib)

Designazione: a) coordinatore delle forze anti-balaka per la provincia di Lobaye; b) caporal maggiore delle forze armate centrafricane (FACA)

Data di nascita: 13 marzo 1980

Luogo di nascita: Repubblica centrafricana

Cittadinanza: Repubblica centrafricana

Indirizzo: Boda, Repubblica centrafricana (Tel. +236 72198628)

Data della designazione ONU: 20 agosto 2015

Altre informazioni: Nominato comandante di zona delle forze anti-balaka (COMZONE) di Boda l’11 aprile 2014 e dell’intera provincia di Lobaye il 28 giugno 2014. Sotto il suo comando sono proseguite le uccisioni mirate, nonché scontri e attacchi nei confronti di organizzazioni umanitarie e operatori umanitari. Descrizione fisica: occhi: marroni; capelli: neri; altezza: 160 cm; peso: 60 kg. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Habib Soussou è stato inserito nell’elenco il 20 agosto 2015, ai sensi del punto 11 e del punto 12, lettere b) ed e), della risoluzione 2196 (2015), in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca, ivi compresi gli atti che minacciano o violano gli accordi transitori, o che minacciano o ostacolano il processo di transizione politica, inclusa la transizione verso elezioni democratiche libere ed eque, o che alimentano la violenza»; e tra coloro che «sono implicati nel pianificare, dirigere o compiere atti che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario applicabili, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani nella Rca, compresi gli atti che comportano violenza sessuale, attacchi alle popolazioni civili, di matrice etnica o religiosa, alle scuole e agli ospedali e sequestri e trasferimenti forzati» e che «impediscono l’inoltro di aiuti umanitari alla Rca, oppure l’accesso o la distribuzione di aiuti umanitari nella Rca».

Informazioni supplementari:

Habib Soussou è stato nominato comandante di zona delle forze anti-balaka (COMZONE) di Boda l’11 aprile 2014 e ha sostenuto di essere pertanto responsabile della sicurezza nella sottoprefettura (sous-préfecture). Il 28 giugno 2014 il coordinatore generale delle forze anti-balaka, Patrice Edouard Ngaïssona, ha nominato Habib Soussou coordinatore provinciale per la città di Boda dall’11 aprile 2014 e per l’intera provincia di Lobaye dal 28 giugno 2014. Nelle zone di cui Soussou è comandante o coordinatore delle forze anti-balaka si sono verificati settimanalmente uccisioni mirate, scontri e attacchi delle forze anti-balaka di Boda contro organizzazioni umanitarie e operatori umanitari. In queste zone, Soussous e le forze anti-balaka hanno inoltre preso di mira e minacciato civili.

▼M13

6.    Oumar YOUNOUS ABDOULAY (alias: a) Oumar Younous; b) Omar Younous; c) Oumar Sodiam; d) Oumar Younous M'Betibangui).

Designazione: generale dell'ex Seleka

Data di nascita: 2 aprile 1970

Cittadinanza: Sudan, passaporto diplomatico della Repubblica centrafricana n. D00000898, rilasciato l'11 aprile 2013 (valido fino al 10 aprile 2018)

Indirizzo: a) Bria, Repubblica centrafricana (Tel. +236 75507560) b) Birao, Repubblica centrafricana c) Tullus, Darfur meridionale, Sudan (ubicazione precedente)

Data della designazione ONU: 20 agosto 2015

Altre informazioni: trafficante di diamanti, generale a tre stelle della Seleka e stretto confidente dell'ex presidente a interim della Repubblica centrafricana Michel Djotodia. Descrizione fisica: capelli: neri; altezza: 180 cm; etnia: Fulani. Foto disponibile per l'inserimento nell'avviso speciale Interpol-Consiglio di sicurezza dell'ONU. Sarebbe deceduto l'11 ottobre 2015. Link all'avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell'ONU: https://www.interpol.int/en/notice/search/un/5903116

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell'inserimento nell'elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Oumar Younous è stato inserito nell'elenco il 20 agosto 2015, ai sensi del punto 11 e del punto 12, lettera d), della risoluzione 2196 (2015), in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca, compresi gli atti che minacciano o violano gli accordi transitori, o che minacciano o ostacolano il processo di transizione politica, inclusa la transizione verso elezioni democratiche libere ed eque, o che alimentano la violenza;» e tra coloro che «forniscono sostegno a gruppi armati o a reti criminali mediante l'illecito sfruttamento o commercio di risorse naturali, compresi diamanti, oro, fauna selvatica e suoi prodotti, nella Rca»;

Informazioni supplementari:

Oumar Younous, in quanto generale dell'ex Seleka e trafficante di diamanti, ha fornito sostegno a un gruppo armato mediante l'illecito sfruttamento e commercio di risorse naturali, ivi compresi diamanti, nella Repubblica centrafricana.

Nell'ottobre 2008 Oumar Younous, ex autista della società di acquisto di diamanti Sodiam, è entrato a far parte del gruppo di ribelli denominato Mouvement des Libérateurs Centrafricains pour la Justice (MLCJ). Nel dicembre 2013 Oumar Younous è stato identificato come generale a tre stelle della Seleka e stretto confidente del presidente a interim Michel Djotodia.

Younous è coinvolto nel traffico di diamanti da Bria e Sam Ouandja verso il Sudan. Fonti riferiscono che Oumar Younous ha partecipato al recupero di pacchi di diamanti nascosti a Bria e al loro trasporto in Sudan per venderli.

▼M24

7.    Haroun GAYE [alias: a) Haroun Geye; b) Aroun Gaye; c) Aroun Geye]

Designazione: relatore del coordinamento politico del Front Populaire pour la Renaissance de Centrafrique (FPRC)

Data di nascita: a) 30 gennaio 1968; b) 30 gennaio 1969

Passaporto n.: Repubblica centrafricana — n. O00065772 (lettera «O» seguita da tre zeri), scadenza: 30 dicembre 2019

Indirizzo: a) Bangui, Repubblica centrafricana; b) Ndélé, Bamingui-Bangoran

Data della designazione ONU: 17 dicembre 2015

Altre informazioni: Gaye è un leader del Front Populaire pour la Renaissance de Centrafrique (FPRC) (non inserito in elenco), un gruppo armato marginale ex-Seleka di Bangui. È anche leader del cosiddetto «Comitato per la difesa» del PK5 di Bangui (noto come «Resistenza PK5» o «Texas») (non inserito in elenco), che estorce denaro agli abitanti e ricorre a minacce e a violenze fisiche. Il 2 novembre 2014 Nourredin Adam (CFi.002) ha nominato Gaye relatore del coordinamento politico dell’FPRC. Il 9 maggio 2014 il comitato del Consiglio di sicurezza, istituito mediante la risoluzione 2127 (2013) sulla Rca, ha incluso Adam nel suo elenco di sanzioni. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Haroun Gaye è stato inserito nell’elenco il 17 dicembre 2015 ai sensi del punto 11 e del punto 12, lettere b) e f) della risoluzione 2196 (2015) in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca», e in quanto «implicato nel pianificare, dirigere o compiere atti che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario applicabili, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani, nella Repubblica centrafricana, compresi atti che comportano violenza sessuale, attacchi alle popolazioni civili, attacchi di matrice etnica o religiosa, alle scuole e agli ospedali e sequestri e trasferimenti forzati;» e in quanto «implicato nel pianificare, dirigere, fiancheggiare, o condurre attacchi contro missioni dell’ONU o forze di sicurezza internazionali, compresa Minusca, le missioni dell’Unione e le operazioni francesi che le sostengono.»

Informazioni supplementari:

Fin dall’inizio del 2014 Haroun Gaye è uno dei leader di un gruppo armato operante nel quartiere PK5 di Bangui. I rappresentanti della società civile del quartiere PK5 riferiscono che Gaye e il suo gruppo armato alimentano il conflitto a Bangui, opponendosi alla riconciliazione e impedendo gli spostamenti della popolazione da e verso il terzo distretto di Bangui. L’11 maggio 2015 Gaye e 300 manifestanti hanno bloccato l’accesso al Consiglio nazionale di transizione allo scopo di perturbare il giorno finale del forum di Bangui. Gaye avrebbe collaborato con funzionari anti-balaka per coordinare tale perturbazione.

Il 26 giugno 2015 Gaye, insieme a un piccolo gruppo di persone, ha perturbato l’apertura di una campagna d’iscrizione nelle liste elettorali del quartiere PK5 di Bangui, impedendone lo svolgimento.

La Minusca ha tentato di arrestarlo il 2 agosto 2015, in conformità delle disposizioni del punto 32, lettera f), punto i), della risoluzione del Consiglio di sicurezza 2217 (2015). Gaye, che a quanto pare sarebbe stato informato in anticipo del tentativo di arresto, era pronto con sostenitori armati con armi pesanti. Le forze di Gaye hanno aperto il fuoco contro la task force congiunta della Minusca. In uno scontro a fuoco durato sette ore, gli uomini di Gaye hanno utilizzato armi da fuoco, lanciarazzi e granate a mano contro le truppe della Minusca, provocando la morte di un membro della forza di pace e il ferimento di altri otto. Gaye ha contribuito a istigare proteste violente e scontri alla fine di settembre 2015, in quello che sembra essere stato un tentativo di colpo di Stato teso a rovesciare il governo transitorio. È probabile che il tentativo di colpo di Stato sia stato guidato da sostenitori dell’ex presidente Bozizé alleatisi per l’occasione con Gaye e altri leader dell’FPRC. Sembra che Gaye mirasse a creare un ciclo di violenze e di rappresaglie per mettere a repentaglio lo svolgimento delle elezioni. Gaye era responsabile del coordinamento con elementi marginali del movimento anti-balaka.

Il 1o ottobre 2015 si è svolto, nel quartiere PK5, un incontro tra Gaye e Eugène Barret Ngaïkosset, membro di un gruppo marginale anti-balaka, con l’obiettivo di pianificare un attacco congiunto sabato 3 ottobre a Bangui. Il gruppo di Gaye ha impedito agli abitanti del quartiere PK5 di allontanarsene, con l’obiettivo di rafforzare il sentimento di identità collettiva della popolazione musulmana ed esacerbare così le tensioni interetniche per ostacolare la riconciliazione. Il 26 ottobre 2015 Gaye e il suo gruppo hanno interrotto un incontro tra l’arcivescovo di Bangui e l’imam della moschea centrale di Bangui e hanno minacciato la delegazione che ha dovuto ritirarsi dalla moschea centrale e fuggire dal quartiere PK5.

▼M17

8.    Eugène BARRET NGAÏKOSSET (alias: a) Eugene Ngaikosset; b) Eugene Ngaikoisset; c) Eugene Ngakosset; d) Eugene Barret Ngaikosse; e) Eugene Ngaikouesset; f) «The Butcher of Paoua»; g) Ngakosset)

Designazione: a) ex-capitano, Guardia presidenziale della Repubblica centrafricana, b) ex capitano, Forze navali della Repubblica centrafricana

Data di nascita: 8 ottobre 1967

Numero di identificazione nazionale: Forze armate della Repubblica centrafricana (FACA) — numero di identificazione militare: 911-10-77

Indirizzo: Bangui, Repubblica centrafricana

Data della designazione ONU: 17 dicembre 2015

Altre informazioni: il capitano Eugène Barret Ngaïkosset è un ex membro della Guardia presidenziale dell'ex presidente François Bozizé ed è associato al movimento anti-balaka. È evaso dal carcere il 17 maggio 2015 dopo l'estradizione da Brazzaville e ha costituito una fazione anti-balaka composta da ex combattenti delle FACA. Link all'avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell'ONU: https://www.interpol.int/en/notice/search/un/6217455

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell'inserimento nell'elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Eugène Barret Ngaïkosset è stato inserito nell'elenco il 17 dicembre 2015 ai sensi del punto 11 e del punto 12, lettere b) e f) della risoluzione 2196 (2015) in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Repubblica centrafricana» e in quanto «implicato nel pianificare, dirigere o compiere atti che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario applicabili, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani, nella Repubblica centrafricana, compresi atti che comportano violenza sessuale, attacchi alla popolazione civile, attacchi di matrice etnica o religiosa, attacchi a scuole e ospedali e sequestri e trasferimenti forzati;» e «implicato nel pianificare, dirigere, fiancheggiare, o condurre attacchi contro missioni dell'ONU o forze di sicurezza internazionali, compresa MINUSCA, le missioni dell'Unione europea e le operazioni francesi che le sostengono.»

Informazioni supplementari:

Ngaïkosset è uno dei principali responsabili delle violenze scoppiate a Bangui a fine settembre 2015. Ngaïkosset e altri elementi anti-balaka si sono uniti a membri marginali dell'ex-Seleka nel tentativo di destabilizzare il governo transitorio della Repubblica centrafricana. Nella notte tra il 27 e il 28 settembre 2015 Ngaïkosset e altri hanno tentato senza successo di assaltare il campo della gendarmeria «Izamo» per rubare armi e munizioni. Il 28 settembre il gruppo ha circondato gli uffici della radio nazionale della Repubblica centrafricana.

Il 1o ottobre 2015 Ngaïkosset ha incontrato nel quartiere PK5 Haroun Gaye, uno dei leader del Front Populaire pour la Renaissance de Centrafrique (FPRC), con l'obiettivo di pianificare un attacco congiunto a Bangui sabato 3 ottobre.

L'8 ottobre 2015 il ministro della Giustizia della Repubblica centrafricana ha annunciato l'intenzione di indagare su Ngaïkosset e altre persone per il ruolo da loro svolto nelle violenze commesse nel settembre 2015 a Bangui. Ngaikosset e gli altri sono sospettati di coinvolgimento in «comportamenti gravi che costituiscono una violazione della sicurezza interna dello Stato, cospirazione, istigazione alla guerra civile, disobbedienza civile, odio e complicità.» Le autorità giudiziarie della Repubblica centrafricana sono state incaricate di avviare un'indagine per ricercare e arrestare gli autori di tali reati e i loro complici.

L'11 ottobre 2015 Ngaïkosset avrebbe chiesto alle milizie anti-balaka sotto il suo comando di effettuare sequestri di persona, in particolare di cittadini francesi ma anche di esponenti politici della Repubblica centrafricana e funzionari dell'ONU, con l'obiettivo di ottenere l'abbandono di Catherine Samba-Panza della carica di presidenza transitoria.

▼M13

9.    Joseph KONY (alias: a) Kony; b) Joseph Rao Kony; c) Josef Kony; d) Le Messie sanglant)

Designazione: comandante dell'Esercito di resistenza del Signore

Data di nascita: a) 1959; b) 1960; c) 1961; d) 1963; e) 18 settembre 1964; f) 1965; g) (agosto 1961); h) (luglio 1961); i) 1o gennaio 1961; j) (aprile 1963)

Luogo di nascita: a) Villaggio di Palaro, Parrocchia di Palaro, Contea di Omoro, Distretto di Gulu, Uganda; b) Odek, Omoro, Gulu, Uganda; c) Atyak, Uganda

Cittadinanza: passaporto ugandese

Indirizzo: a) Vakaga, Repubblica centrafricana; b) Haute-Kotto, Repubblica centrafricana; c) Basse-Kotto, Repubblica centrafricana; d) Haut-Mbomou, Repubblica centrafricana; e) Mbomou, Repubblica centrafricana; f) Haut-Uolo, Repubblica democratica del Congo; g) Bas-Uolo, Repubblica democratica del Congo; h) (indirizzo dichiarato: Kafia Kingi (un territorio ai confini fra il Sudan e il Sud Sudan il cui status definitivo deve ancora essere determinato. Dal gennaio 2015, 500 elementi dell'Esercito di resistenza del Signore sarebbero stati espulsi dal Sudan.)

Data della designazione ONU: 7 marzo 2016

Altre informazioni: Kony è il fondatore e il leader dell'Esercito di resistenza del Signore (LRA) (CFe.002). Sotto la sua guida, l'LRA si è reso responsabile del sequestro, dell'uccisione e della mutilazione di migliaia di civili in tutta l'Africa centrale. L'LRA è responsabile del sequestro, dello sfollamento, di violenze sessuali e dell'uccisione di centinaia di individui in tutta la Repubblica centrafricana e ha saccheggiato e distrutto proprietà private. Il nome del padre è Luizi Obol. Il nome della madre è Nora Obol.

Link all'avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell'ONU https://www.interpol.int/en/notice/search/un/5932340

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell'inserimento nell'elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Joseph Kony è stato inserito nell'elenco il 7 marzo 2016 ai sensi del punto 12 e del punto 13, lettere b), c) e d) della risoluzione 2262 (2016) in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca;», in quanto «implicato nel pianificare, dirigere o compiere atti che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario applicabili, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani, nella Repubblica centrafricana, compresi atti che comportano violenza sessuale, attacchi alla popolazione civile, attacchi di matrice etnica o religiosa, attacchi a scuole e ospedali e sequestri e trasferimenti forzati;» in quanto tra coloro che «reclutano o impiegano bambini nei conflitti armati nella Rca, in violazione del diritto internazionale applicabile;» e tra coloro che «forniscono sostegno a gruppi armati o a reti criminali mediante l'illecito sfruttamento o commercio di risorse naturali, ivi compresi diamanti, oro e prodotti della fauna selvatica nella o dalla Rca.»

Informazioni supplementari:

Kony ha fondato l'Esercito di resistenza del Signore (LRA) di cui è anche considerato leader religioso, presidente e comandante in capo. Emerso nell'Uganda settentrionale negli anni 1980, l'LRA si è reso responsabile del sequestro, dell'uccisione e della mutilazione di migliaia di civili in tutta l'Africa centrale. Sottoposto a crescente pressione militare, Kony ha ordinato all'LRA di ritirarsi dall'Uganda nel 2005 e nel 2006. Da allora l'LRA opera nella Repubblica democratica del Congo (RDC), nella Repubblica centrafricana, nel Sud Sudan e, stando a quanto riportato, in Sudan.

In quanto leader dell'LRA, Kony ne elabora e attua la strategia, tra cui l'ordine permanente di attaccare e brutalizzare le popolazioni civili. Dal dicembre 2013 l'LRA, sotto la guida di Joseph Kony, si è reso responsabile del sequestro, dello sfollamento, di violenze sessuali e dell'uccisione di centinaia di persone in tutta la Repubblica centrafricana, nonché del saccheggio e della distruzione di proprietà private. Concentrato nella Repubblica centrafricana orientale, e, a quanto riferito, nel Kafia Kingi, territorio ai confini fra il Sudan e il Sud Sudan il cui status definitivo deve ancora essere determinato ma che è militarmente controllato dal Sudan, l'LRA effettua incursioni nei villaggi per razziare cibo e provviste. I combattenti dell'LRA tendono agguati alle forze di sicurezza che reagiscono agli attacchi e le derubano degli equipaggiamenti; ma saccheggiano anche villaggi in cui non c'è una presenza militare. L'LRA ha inoltre intensificato gli attacchi contro i siti di estrazione di diamanti e oro.

Kony è oggetto di un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (CPI). La CPI ha formulato a suo carico dodici capi di accusa per crimini contro l'umanità, quali l'omicidio, la riduzione in schiavitù, la riduzione in schiavitù sessuale, lo stupro, atti inumani diretti a infliggere gravi lesioni personali e sofferenze, nonché 21 capi di accusa per crimini di guerra, ivi compresi l'omicidio, il trattamento crudele dei civili, gli attacchi intenzionali contro la popolazione civile, il saccheggiamento, l'istigazione allo stupro e l'arruolamento forzato, tramite sequestro, di bambini al di sotto dei 15 anni di età.

Kony ha impartito ai combattenti ribelli l'ordine permanente di sottrarre diamanti e oro a minatori artigianali nella Repubblica centrafricana orientale. Secondo quanto riferito, alcuni dei minerali vengono poi trasportati dal gruppo di Kony in Sudan o scambiati con civili locali e membri dell'ex Seleka.

Kony ha inoltre incaricato i combattenti di cacciare di frodo elefanti nel Parco nazionale di Garamba nella Repubblica democratica del Congo. Le zanne di elefante sarebbero successivamente trasportate attraverso la parte orientale della Repubblica centrafricana in Sudan, dove alti funzionari dell'LRA sarebbero in contatto con commercianti e funzionari locali sudanesi per venderle. Il commercio di avorio rappresenta una fonte importante di reddito per il gruppo di Kony. Dal gennaio 2015, 500 elementi dell'Esercito di resistenza del Signore sarebbero stati espulsi dal Sudan.

10.    Ali KONY (alias: a) Ali Lalobo; b) Ali Mohammad Labolo; c) Ali Mohammed; d) Ali Mohammed Lalobo; e) Ali Mohammed Kony; f) Ali Mohammed Labola; g) Ali Mohammed Salongo; h) Ali Bashir Lalobo; i) Ali Lalobo Bashir; j) Otim Kapere; k) «Bashir»; l) «Caesar»; m) «One-P»; n) «1-P»)

Designazione: vicecomandante, Esercito di resistenza del Signore

Data di nascita: a) 1994; b) 1993; c) 1995; d) 1992

Indirizzo: Kafia Kingi (un territorio ai confini fra il Sudan e il Sud Sudan il cui status definitivo deve ancora essere determinato)

Data della designazione ONU: 23 agosto 2016

Altre informazioni: Ali Kony è un vicecomandante dell'Esercito di resistenza del Signore (LRA), entità designata, nonché figlio del leader dell'LRA Joseph Kony, persona designata. Ali è entrato nella gerarchia al comando dell'LRA nel 2010. Fa parte di un gruppo di alti dirigenti dell'LRA che operano a fianco di Joseph Kony. Link all'avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell'ONU: https://www.interpol.int/en/notice/search/un/5971056

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell'inserimento nell'elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Ali Kony è stato inserito nell'elenco il 23 agosto 2016 ai sensi del punto 12 e del punto 13, lettere d) e g) della risoluzione 2262 (2016) in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca;», che «forniscono sostegno a gruppi armati o a reti criminali mediante l'illecito sfruttamento o commercio di risorse naturali, ivi compresi diamanti, oro, fauna selvatica e suoi prodotti, nella o dalla Rca;»e che «sono a capo di un'entità designata dal comitato ai sensi del punto 36 o 37 della risoluzione 2134 (2014) o della risoluzione 2262 (2016) o hanno fornito sostegno a, o hanno agito per conto, a nome o sotto la direzione di una persona o entità designata dal comitato ai sensi del punto 36 o 37 della risoluzione 2134 (2014) o della risoluzione 2262 (2016), o di un'entità posseduta o controllata da una persona o entità designata».

Ali Kony è giudicato un potenziale successore di Joseph Kony a leader dell'LRA. Ali è sempre più coinvolto nella pianificazione delle operazioni dell'LRA ed è considerato il braccio destro di Joseph Kony. È anche un ufficiale dei servizi di intelligence dell'LRA al comando di 10 subalterni.

Ali e suo fratello Salim Kony sono entrambi responsabili di far rispettare la disciplina nell'LRA. Di entrambi i fratelli si sa che fanno parte della cerchia ristretta di Joseph Kony e che sono responsabili dell'esecuzione dei suoi ordini. Entrambi hanno preso decisioni disciplinari dirette alla punizione o all'esecuzione di membri dell'LRA che hanno disobbedito alle regole dell'LRA. Posti agli ordini di Joseph Kony, Salim e Ali sono coinvolti in un traffico di avorio che proviene dal Parco nazionale di Garamba nella Repubblica democratica del Congo (RDC) settentrionale, transita attraverso la Repubblica centrafricana per essere venduto o scambiato con i commercianti locali della regione contesa di Kafia Kingi.

Ali Kony è responsabile della negoziazione dei prezzi dell'avorio e del baratto dell'avorio con i commercianti. Ali incontra una o due volte al mese i commercianti per negoziare il prezzo dell'avorio dell'LRA in dollari USA o in sterline sudanesi, o per scambiarlo con armi, munizioni e cibo. Joseph Kony ha ordinato ad Ali di utilizzare le zanne di maggiori dimensioni per acquistare mine antipersona destinate a essere collocate intorno all'accampamento di Kony. Nel luglio 2014 Ali Kony ha supervisionato l'operazione di trasferimento e consegna di 52 pezzi di avorio a Joseph Kony e la vendita finale.

Nell'aprile 2015 Salim ha lasciato Kafia Kingi per prendere in consegna un carico di zanne. In maggio Salim ha partecipato al trasporto di 20 pezzi di avorio dalla RDC a Kafia Kingi. Intorno allo stesso periodo Ali incontrava i commercianti per acquistare forniture e pianificare un incontro futuro destinato a permettergli di condurre ulteriori transazioni e concordare le condizioni di acquisto, a nome dell'LRA, del carico ritenuto essere l'avorio che Salim stava scortando.

11.    Salim KONY (alias: a) Salim Saleh Kony; b) Salim Saleh; c) Salim Ogaro; d) Okolu Salim; e) Salim Saleh Obol Ogaro; f) Simon Salim Obol)

Designazione: vicecomandante dell'Esercito di resistenza del Signore

Data di nascita: a) 1992; b) 1991; c) 1993

Indirizzo: a) Kafia Kingi (un territorio ai confini fra il Sudan e il Sud Sudan il cui status definitivo deve ancora essere determinato); b) Repubblica centrafricana

Data della designazione ONU: 23 agosto 2016

Altre informazioni: Salim Kony è un vicecomandante dell'Esercito di resistenza del Signore (LRA), entità designata, nonché figlio del leader dell'LRA Joseph Kony, persona designata. Salim è entrato nella gerarchia al comando dell'LRA nel 2010. Fa parte di un gruppo di alti dirigenti dell'LRA che operano a fianco di Joseph Kony. Link all'avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell'ONU: https://www.interpol.int/en/notice/search/un/5971058

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell'inserimento nell'elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Salim Kony è stato inserito nell'elenco il 23 agosto 2016 ai sensi del punto 12 e del punto 13, lettere d) e g) della risoluzione 2262 (2016) in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Rca;»,che «forniscono sostegno a gruppi armati o a reti criminali mediante l'illecito sfruttamento o commercio di risorse naturali, ivi compresi diamanti, oro, fauna selvatica e suoi prodotti, nella o dalla Rca;»e che «sono a capo di un'entità designata dal comitato ai sensi del punto 36 o 37 della risoluzione 2134 (2014) o della risoluzione 2262 (2016) o hanno fornito sostegno a, o hanno agito per conto, a nome o sotto la direzione di una persona o entità designata dal comitato ai sensi del punto 36 o 37 della risoluzione 2134 (2014) o della risoluzione 2262 (2016), o di un'entità posseduta o controllata da una persona o entità designata.»

Salim Kony è il comandante in capo del quartier generale delle «operazioni» dell'LRA e, sin dalla giovane età, ha progettato gli attacchi e le azioni di difesa dell'LRA insieme a Joseph Kony. In precedenza, Salim era alla guida di un gruppo incaricato di garantire la sicurezza di Joseph Kony. Più recentemente, Joseph Kony ha incaricato Salim della gestione delle reti finanziarie e logistiche dell'LRA

Salim e il fratello Ali Kony sono entrambi responsabili di far rispettare la disciplina nell'LRA. Di entrambi i fratelli si sa che fanno parte della cerchia ristretta di Joseph Kony e che sono responsabili dell'esecuzione dei suoi ordini. Entrambi hanno preso decisioni disciplinari dirette alla punizione o all'esecuzione di membri dell'LRA che hanno disobbedito alle regole dell'LRA. Salim avrebbe ucciso membri dell'LRA che intendevano disertare, e avrebbe riferito sulle attività dei gruppi e dei membri dell'LRA a Joseph Kony.

Posti agli ordini di Joseph Kony, Salim e Ali sono coinvolti in un traffico di avorio che proviene dal Parco nazionale di Garamba nella Repubblica democratica del Congo (RDC) settentrionale, transita attraverso la Repubblica centrafricana (Rca) per essere venduto o scambiato con i commercianti locali della regione contesa di Kafia Kingi.

Salim si reca spesso alla frontiera dell'Rca, accompagnato da una dozzina di combattenti, per incontrare e scortare altri gruppi dell'LRA che trasportano l'avorio dal Garamba verso il nord. Nell'aprile 2015 Salim ha lasciato Kafia Kingi per prendere in consegna un carico di zanne. In maggio Salim ha partecipato al trasporto di 20 pezzi di avorio dalla RDC a Kafia Kingi.

Precedentemente, nel giugno 2014, Salim si era recato nella RDC con un gruppo di combattenti dell'LRA per il bracconaggio degli elefanti del Garamba. Joseph Kony aveva inoltre incaricato Salim di scortare due comandanti dell'LRA nel Garamba per recuperare partite di avorio che erano state nascoste anni prima. Nel luglio 2014 Salim ha incontrato un secondo gruppo dell'LRA per trasportare l'avorio, 52 pezzi in totale, a Kafia Kingi. Salim aveva il compito di rendere conto a Joseph Kony delle attività relative all'avorio e di trasmettere le informazioni sulle transazioni di avorio ai gruppi dell'LRA.

▼M24

12.    Abdoulaye HISSENE [alias: a) Abdoulaye Issène; b) Abdoulaye Hissein; c) Hissene Abdoulaye; d) Abdoulaye Issène Ramadane; e) Abdoulaye Issene Ramadan; f) Issene Abdoulaye]

Titolo: presidente del Conseil National de Défense et de Sécurité (CNDS) e leader militare del Front Populaire pour la Renaissance de la Centrafrique

Designazione: «generale»

Data di nascita: a) 1967; b) 1o gennaio 1967

Luogo di nascita: a) Ndele, Bamingui-Bangoran, Repubblica centrafricana; b) Haraze Mangueigne, Ciad

Cittadinanza: a) Repubblica centrafricana; b) Ciad

Passaporto n.: a) passaporto diplomatico della Repubblica centrafricana n. D00000897, rilasciato il 5 aprile 2013 (scadenza: 4 aprile 2018); b) passaporto diplomatico della Repubblica centrafricana n. D00004262, rilasciato l’11 marzo 2014 (scadenza: 10 marzo 2019)

N. di identificazione nazionale: Carta d’identità nazionale del Ciad n. 103-00653129-22, rilasciata il 21 aprile 2009 (scadenza: 21 aprile 2019)

Indirizzo: a) KM5, Bangui, Repubblica centrafricana; b) Nana-Grebizi, Repubblica centrafricana; c) Ndjari, Ndjamena, Ciad d) Ndélé, Bamingui-Bangoran (ubicazione principale dall’agosto 2016)

Data della designazione ONU: 17 maggio 2017

Altre informazioni: Hissène è stato ministro della gioventù e dello sport all’interno del gabinetto dell’ex presidente della Repubblica centrafricana Michel Djotodia. Precedentemente, è stato a capo del partito politico della Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace. Si è inoltre affermato come leader delle milizie armate a Bangui, in particolare nel quartiere «PK5» (3o distretto). Nell’ottobre 2016 Abdoulaye Hissène è stato nominato presidente del Conseil National de Défense et de Sécurité, un organismo creato a suo tempo per riunire leader militari e combattenti graduati provenienti da tutte le fazioni ex-Séléka. Ricopre la carica da allora, ma ha il controllo effettivo solo dei combattenti dell’FPRC. Il nome del padre è Abdoulaye. Il nome della madre è Absita Moussa. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU:

https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Abdoulaye Hissène è stato inserito nell’elenco il 17 maggio 2017, ai sensi del punto 16 e del punto 17, lettera g), della risoluzione 2339 (2017), in quanto tra coloro che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Repubblica centrafricana, ivi compresi gli atti che minacciano o ostacolano il processo di transizione politica o il processo di stabilizzazione e riconciliazione o che alimentano la violenza»; e in quanto «implicato nel pianificare, dirigere, fiancheggiare o condurre attacchi contro missioni dell’ONU o forze di sicurezza internazionali, comprese MINUSCA, le missioni dell’Unione e le operazioni francesi che le sostengono.».

Informazioni supplementari:

Abdoulaye Hissène e altri membri dell’ex-Séléka, in collaborazione con i fomentatori anti-balaka alleati con l’ex presidente della Repubblica centrafricana (RCA) François Bozizé, tra cui Maxime Mokom, hanno incoraggiato proteste violente e scontri nel settembre 2015 nel quadro di un fallito tentativo di colpo di Stato volto a far cadere il governo dell’allora presidente di transizione, Catherine Samba-Panza, mentre quest’ultima stava partecipando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2015. Mokom, Hissène e altri sono stati accusati dal governo centrafricano di vari reati, tra cui omicidi, incendi dolosi, torture e saccheggi nel quadro del fallito tentativo di colpo di Stato.

Dal 2015 Hissène è uno dei principali leader delle milizie armate del quartiere «PK5» di Bangui, che comprendono più di 100 uomini. In tale veste, ha impedito la libertà di circolazione e il ritorno dell’autorità statale nella zona, anche attraverso la tassazione illecita dei trasporti e delle attività commerciali. Nel secondo semestre del 2015 Hissène ha rappresentato i «nairobisti» dell’ex-Séléka a Bangui nel quadro di un riavvicinamento con i combattenti anti-balaka sotto la guida di Mokom. Uomini armati sotto il controllo di Haroun Gaye e Hissène hanno partecipato alle violenze verificatesi a Bangui tra il 26 settembre e il 3 ottobre 2015.

Membri del gruppo di Hissène sono sospettati di aver partecipato a un attacco perpetrato il 13 dicembre 2015 — il giorno del referendum costituzionale — diretto contro il veicolo di Mohamed Moussa Dhaffane, uno dei leader dell’ex-Séléka. Hissène è accusato di aver orchestrato gli atti di violenza commessi nel distretto KM5 di Bangui, che hanno provocato la morte di cinque persone e il ferimento di altre venti, impedendo inoltre ai residenti di recarsi alle urne in occasione del referendum costituzionale. Hissène ha messo a rischio le elezioni creando un ciclo di attacchi di ritorsione tra diversi gruppi.

Il 15 marzo 2016 Hissène è stato fermato dalla polizia all’aeroporto M’poko di Bangui e trasferito alla sezione della gendarmeria nazionale incaricata delle ricerche e delle indagini. La sua milizia lo ha successivamente liberato con la forza, rubando un’arma che la MINUSCA aveva precedentemente consegnato alla gendarmeria nazionale nell’ambito di una richiesta di deroga approvata dal comitato.

Il 19 giugno 2016, a seguito dell’arresto di commercianti musulmani da parte delle forze di sicurezza interna nel quartiere «PK 12», le milizie di Gaye e Hissène hanno rapito cinque agenti della polizia nazionale a Bangui. Il 20 giugno la MINUSCA ha tentato di liberare i poliziotti. Uomini armati sotto il controllo di Hissène e Gaye hanno avuto uno scontro a fuoco con i membri della forza di pace che tentavano di liberare gli ostaggi. Almeno sei persone sono state uccise e un membro della forza di pace è rimasto ferito.

Il 12 agosto 2016 Hissène ha preso la guida di un convoglio di sei veicoli sui quali viaggiavano anche individui pesantemente armati. Il convoglio, in fuga da Bangui, è stato intercettato dalla MINUSCA a sud di Sibut. Mentre si dirigeva verso nord, il convoglio ha avuto uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza interna a vari posti di blocco ed è stato infine fermato dalla MINUSCA 40 km a sud di Sibut. A seguito di vari scontri a fuoco, la MINUSCA ha catturato 11 uomini, tuttavia Hissène e alcuni altri sono riusciti a fuggire. Le persone arrestate hanno segnalato alla MINUSCA che Hissène era il leader del convoglio e che il suo obiettivo era quello di giungere a Bria e partecipare all’assemblea dei gruppi ex Séléka organizzata da Nourredine Adam.

Nei mesi di agosto e settembre 2016 il gruppo di esperti si è recato due volte a Sibut al fine di ispezionare gli effetti di Hissène, Gaye e Hamit Tidjani ritrovati nel convoglio, sequestrati dalla MINUSCA in data 13 agosto. Il gruppo ha inoltre ispezionato le munizioni sequestrate nella casa di Hissène in data 16 agosto. Attrezzature militari letali e non letali sono state rinvenute nei sei veicoli e tra le persone fermate. Il 16 agosto 2016 la gendarmeria centrale ha fatto irruzione nell’abitazione di Hissène a Bangui, dove sono state trovate più di 700 armi.

Il 4 settembre 2016 un gruppo di elementi ex Séléka venuti da Kaga-Bandoro su sei motociclette per prelevare Hissène e i suoi affiliati ha aperto il fuoco contro la MINUSCA nei pressi di Dékoa. Un combattente dell’ex-Séléka è stato ucciso mentre due membri della forza di pace e un civile sono rimasti feriti nell’attacco.

13.    Martin KOUMTAMADJI [alias: a) Abdoulaye Miskine; b) Abdoullaye Miskine; c) Martin Nadingar Koumtamadji; d) Martin Nkoumtamadji; e) Martin Koumta Madji; f) Omar Mahamat]

Designazione: presidente e comandante in capo del Front démocratique du peuple centrafricain (FDPC)

Data di nascita: a) 5 ottobre 1965; b) 3 marzo 1965

Luogo di nascita: a) Ndïnaba, Ciad; b) Kobo, Repubblica centrafricana; c) Kabo, Repubblica centrafricana

Cittadinanza: a) Ciad; b) Repubblica centrafricana; c) Congo

Passaporto n.: a) passaporto diplomatico della Repubblica centrafricana n. 06FBO2262, rilasciato il 22 febbraio 2007, scaduto il 21 febbraio 2012; b) passaporto di servizio del Congo n. SA0020249, rilasciato il 22 gennaio 2019, scade il 21 gennaio 2022

Indirizzo: a) Am Dafock, prefettura di Vakaga, Repubblica centrafricana; b) Ndjamena, Ciad (dal suo arresto nel novembre 2019)

Data della designazione ONU: 20 aprile 2020

Altre informazioni: Martin Koumtamadji ha fondato l’FDPC nel 2005. È entrato a far parte della coalizione Seleka nel dicembre 2012 prima di lasciarla nell’aprile 2013 dopo l’ascesa al potere dei ribelli a Bangui. In seguito al suo arresto in Camerun è stato trasferito a Brazzaville, nella Repubblica del Congo. È sempre rimasto al comando delle sue truppe sul terreno nella Repubblica centrafricana, anche quando si trovava a Brazzaville, prima del suo ritorno nella Repubblica centrafricana (tra il novembre 2014 e il 2019). L’FDPC ha firmato l’accordo politico per la pace e la riconciliazione nella Repubblica centrafricana il 6 febbraio 2019, ma Martin Koumtamadji resta una minaccia per la pace, la stabilità e la sicurezza della Repubblica centrafricana. Foto disponibile per l’inserimento nell’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU. Link all’avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell’ONU: https://www.interpol.int/en/How-we-work/Notices/View-UN-Notices-Individuals

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Presidente e comandante in capo del Front démocratique du peuple centrafricain (FDPC, un gruppo armato coinvolto in attività violente), Martin Koumatamadji ha perpetrato atti che minacciano la pace, la sicurezza o la stabilità della Repubblica centrafricana e, in particolare, l’attuazione dell’accordo politico per la pace e la riconciliazione nella Repubblica centrafricana firmato il 6 febbraio 2019 a Bangui.

Ha rifiutato il disarmo dei combattenti dell’FDPC, nonostante gli impegni assunti in qualità di firmatario dell’accordo politico per la pace e la riconciliazione nella Repubblica centrafricana, e ha minacciato di rovesciare il presidente Touadéra nel luglio 2019.

Nel giugno 2019 ha cominciato a cooperare con Nourredine Adam (CFi.002), persona oggetto di sanzioni, e ha partecipato al traffico d’armi con uno stretto associato di Nourredine Adam allo scopo di rafforzare le capacità militari dell’FDPC.

Ha anche proposto al Front populaire pour la renaissance de la Centrafrique (FPRC) di condurre un’operazione militare con un suo gruppo armato durante i combattimenti nella prefettura di Vakaga del 2019.

Ha continuato ad ostacolare il ripristino dell’autorità statale nelle aree delle operazioni dell’FPDC mantenendo blocchi stradali illegali per compiere estorsioni a danno degli allevatori di bestiame, degli attori economici (comprese le società minerarie impegnate nell’estrazione dell’oro nella prefettura di Nana Mambéré) e dei viaggiatori.

Sotto il suo comando l’FDPC ha commesso atti che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani nella prefettura di Nana-Mambéré, inclusi attacchi contro civili nell’aprile 2019, rapimenti di civili nel marzo 2019 (nei pressi di Zoukombo) e atti di violenza sessuale e di genere nel maggio 2019 (a Bagary). Nel 2017 l’FDPC ha inoltre commesso 14 atti di violenza sessuale in tempo di conflitto.

Tra il 2016 e il 2019 l’FDPC ha reclutato bambini da utilizzare come soldati nel conflitto armato e ha costretto undici ragazze a contrarre matrimonio con membri dell’FDPC.

Nel marzo 2019 Martin Koumtamadji ha contribuito a ostacolare l’inoltro di aiuti umanitari quando l’FDPC, sotto la direzione di Miskine, ha condotto una serie di attacchi sulla strada principale che dal Camerun conduce a Bangui.

Infine, elementi dell’FDPC sono entrati in conflitto con la MINUSCA nell’aprile 2019 nei pressi di Zoukombo (prefettura di Nana-Mambéré) e sull’asse Bouar-Béléko.

▼M27

14.    Bi Sidi SOULEMAN [alias: a) Sidiki b) «General» Sidiki c) Sidiki Abbas d) Souleymane Bi Sidi e) Bi Sidi Soulemane]

Designazione: Presidente e «generale» autoproclamato del gruppo Retour Réclamation et Réhabilitation (3R)

Data di nascita: 20 luglio 1962

Luogo di nascita: Bocaranga, Repubblica centrafricana

Cittadinanza: Repubblica centrafricana

Passaporto n.: Lasciapassare n.°235/MISPAT/DIRCAB/DGPC/DGAEI/SI/SP, rilasciato il 15 marzo 2019 (rilasciato dal ministro dell’interno della Repubblica centrafricana)

Indirizzo: Koui, prefettura di Ouham-Pendé, Repubblica centrafricana

Data della designazione ONU: 5 agosto 2020

Altre informazioni:

Bi Sidi Souleman è a capo del gruppo di miliziani Retour, Réclamation, Réhabilitation (3R), con sede nella Repubblica centrafricana (CAR), che è responsabile dell’uccisione, della tortura, dello stupro e dello sfollamento di civili ed è coinvolto nel traffico di armi, in attività di tassazione illecita e di guerra con altre milizie dalla sua creazione nel 2015. Bi Sidi Souleman ha inoltre partecipato in prima persona ad atti di tortura. Il gruppo 3R ha firmato l’accordo politico per la pace e la riconciliazione nella Repubblica centrafricana il 6 febbraio 2019, ma ha perpetrato atti che violano l’accordo e resta una minaccia per la pace, la stabilità e la sicurezza della Repubblica centrafricana. Ad esempio, il 21 maggio 2019, il gruppo 3R ha ucciso 34 civili disarmati in tre villaggi, giustiziando sommariamente uomini adulti. Bi Sidi Souleman ha confermato apertamente a un’entità delle Nazioni Unite di aver ordinato a membri del gruppo 3R di recarsi ai villaggi alla data degli attacchi, ma non ha ammesso di aver dato loro l’ordine di uccidere. Nel dicembre 2020, dopo essere entrato a far parte di una coalizione di gruppi armati creata per perturbare il processo elettorale, Bi Sidi Souleman sarebbe stato ucciso durante i combattimenti.

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell’inserimento nell’elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

Bi Sidi Souleman è stato inserito nell’elenco il 5 agosto 2020 a norma del punto 20 e del punto 21, lettera b), della risoluzione 2399/2018, quale prorogata dal punto 5 della risoluzione 2507/2020, in quanto tra coloro che intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Repubblica centrafricana, compresi gli atti che minacciano o ostacolano il processo di stabilizzazione e riconciliazione o che alimentano la violenza, e sono coinvolti nel pianificare, dirigere o compiere atti, nella Repubblica centrafricana, che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario, a seconda dei casi, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani, compresi quelli che comportano attacchi alle popolazioni civili, di matrice etnica o religiosa, a beni di carattere civile, inclusi i centri amministrativi, i tribunali, le scuole e gli ospedali, e sequestri e trasferimenti forzati.

Informazioni supplementari

Presidente e «generale» autoproclamato del gruppo armato Retour Réclamation et Réhabilitation (3R), Bi Sidi Souleman ha perpetrato atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Repubblica centrafricana e, in particolare, minacciano l’attuazione dell’accordo politico per la pace e la riconciliazione nella Repubblica centrafricana firmato il 6 febbraio 2019 a Bangui.

Insieme a combattenti sotto il suo comando, ha commesso atti che costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani o del diritto internazionale umanitario. Il 21 maggio 2019 il gruppo 3R ha ucciso 34 civili disarmati in tre villaggi (Koundjili, Lemouna e Bohong), giustiziando sommariamente uomini adulti.

Sotto la sua guida, membri del gruppo 3R hanno commesso atti che comportano violenza sessuale e di genere. Nel settembre 2017, durante un attacco a Bocaranga, membri del gruppo 3R si sono resi responsabili dello stupro di varie donne e ragazze. Tra marzo e aprile 2020 membri del gruppo 3R sono stati implicati in sette casi di violenza sessuale in tre villaggi della prefettura di Ouham-Pendé.

Sotto la sua guida, il gruppo 3R ha continuato a ostacolare il ripristino dell’autorità statale nelle aree in cui opera, mantenendo sistemi di tassazione illecita, in particolare sulle attività di transumanza e sui viaggiatori, e ha partecipato allo sfruttamento illecito dell’oro nelle prefetture di Mambéré-Kadéï e Nana-Mambéré.

Nel 2019, sotto la sua guida, il gruppo 3R ha commesso le prime violazioni dell’accordo di pace. Bi Sidi Souleman ha inizialmente rifiutato di avviare il disarmo e la smobilitazione dei combattenti del gruppo 3R, che avrebbero dovuto partecipare alla prima unità speciale mista di sicurezza (USMS) nella parte occidentale della Repubblica centrafricana; il gruppo 3R ha inoltre continuato ad ampliare il proprio controllo sui territori (costringendo la MINUSCA ad avviare un’operazione nelle prefetture di Ouham-Pendé, Nana-Mambéré, e Mambéré-Kadéï nel settembre 2019), a dedicarsi al traffico di armi al fine di sviluppare le proprie capacità militari e a reclutare combattenti stranieri.

Nel 2020, sotto la sua guida, il gruppo 3R ha continuato a commettere violazioni dell’accordo di pace e ad ampliare il proprio controllo sui territori occidentali. Nel maggio 2020 membri del gruppo 3R hanno occupato la gendarmeria di Besson nella prefettura di Nana-Mambéré ed ex membri del gruppo hanno disertato dall’unità speciale mista di sicurezza (USMS) di Bouar. Il 5 giugno 2020 Bi Sidi Souleman ha annunciato che il gruppo 3R avrebbe sospeso la propria partecipazione ai meccanismi di follow-up dell’accordo fino a nuova comunicazione. Il 9 giugno 2020 presunti membri del gruppo 3R hanno attaccato il campo di addestramento dell’USMS a Bouar nonché un posto di controllo congiunto MINUSCA-forze nazionali a Pougol. Il 21 giugno 2020 membri del gruppo 3R hanno attaccato una pattuglia congiunta MINUSCA-forze nazionali vicino a Besson, causando la morte di tre soldati della Repubblica centrafricana.

▼M3

B.   Entità

▼M28 —————

▼M13

2.    ESERCITO DI RESISTENZA DEL SIGNORE (alias: a) LRA b) Lord's Resistance Movement (LRM) c) Lord's Resistance Movement/Army (LRM/A)

Indirizzo: a) Vakaga, Repubblica centrafricana; b) Haute-Kotto, Repubblica centrafricana; c) Basse-Kotto, Repubblica centrafricana; d) Haut-Mbomou, Repubblica centrafricana; e) Mbomou, Repubblica centrafricana; f) Haut-Uolo, Repubblica democratica del Congo; g) Bas-Uolo, Repubblica democratica del Congo; h) (indirizzo dichiarato: Kafia Kingi (un territorio ai confini fra il Sudan e il Sud Sudan il cui status definitivo deve ancora essere determinato). Dal gennaio 2015, 500 elementi dell'Esercito di resistenza del Signore sarebbero stati espulsi dal Sudan.

Data della designazione ONU: 7 marzo 2016

Altre informazioni: Emerso nell'Uganda settentrionale negli anni 1980. Si è reso responsabile del sequestro, dell'uccisione e della mutilazione di migliaia di civili in Africa centrale, fra cui centinaia nella Repubblica centrafricana. Il suo leader è Joseph Kony. Link all'avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza dell'ONU: https://www.interpol.int/en/notice/search/une/5932344

Informazioni tratte dalla sintesi dei motivi dell'inserimento nell'elenco forniti dal comitato delle sanzioni:

L'Esercito di resistenza del Signore è stato inserito nell'elenco il 7 marzo 2016 ai sensi del punto 12 e del punto 13, lettere b), c) e d) della risoluzione 2262 (2016) in quanto entità tra quelle che «intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Repubblica centrafricana;», che sono «implicate nel pianificare, dirigere o compiere atti che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto internazionale umanitario applicabili, o che costituiscono abusi o violazioni dei diritti umani, nella Repubblica centrafricana, compresi atti che comportano violenza sessuale, attacchi alla popolazione civile, attacchi di matrice etnica o religiosa, attacchi a scuole e ospedali e sequestri e trasferimenti forzati;» in quanto tra quelle che «reclutano o impiegano bambini nei conflitti armati nella Rca, in violazione del diritto internazionale applicabile;» e tra quelle che «forniscono sostegno a gruppi armati o a reti criminali mediante l'illecito sfruttamento o commercio di risorse naturali, ivi compresi diamanti, oro e prodotti della fauna selvatica, nella Rca o dalla Rca.»

Informazioni supplementari:

Emerso nell'Uganda settentrionale negli anni 1980, l'LRA si è reso responsabile del sequestro, dell'uccisione e della mutilazione di migliaia di civili in tutta l'Africa centrale. Sottoposto a crescente pressione militare, Joseph Kony, il leader dell'LRA, ha ordinato all'LRA di ritirarsi dall'Uganda nel 2005 e nel 2006. Da allora l'LRA opera nella Repubblica democratica del Congo (RDC), nella Repubblica centrafricana, nel Sud Sudan e, stando a quanto riportato, in Sudan.

Dal dicembre 2013 l'LRA si è reso responsabile del sequestro, dello sfollamento, di violenze sessuali e dell'uccisione di centinaia di persone in tutta la Repubblica centrafricana, nonché del saccheggio e della distruzione di proprietà private. Concentrato nella Repubblica centrafricana orientale, e, a quanto riferito, nel Kafia Kingi, territorio ai confini fra il Sudan e il Sud Sudan il cui status definitivo deve ancora essere determinato ma che è militarmente controllato dal Sudan, l'LRA effettua incursioni nei villaggi per razziare cibo e provviste. I combattenti dell'LRA tendono agguati alle forze di sicurezza che reagiscono agli attacchi e le derubano degli equipaggiamenti; ma saccheggiano anche villaggi in cui non c'è una presenza militare. L'LRA ha inoltre intensificato gli attacchi contro i siti di estrazione di diamanti e oro.

Cellule dell'LRA sono spesso accompagnate da prigionieri che sono obbligati a lavorare come portatori, cuochi e schiavi sessuali. L'LRA è responsabile di violenze di genere, compresi stupri di donne e ragazze.

Nel dicembre 2013 l'LRA ha sequestrato decine di persone nell'Haute-Kotto. L'LRA sarebbe coinvolto nel sequestro di centinaia di civili nella Repubblica centrafricana dall'inizio del 2014.

Combattenti dell'LRA hanno attaccato Obo, nella prefettura di Haut-Mbomou nella Repubblica centrafricana, in varie occasioni all'inizio del 2014.

L'LRA ha continuato a perpetrare attacchi a Obo e in altre località della Repubblica centrafricana sudorientale fra maggio e giugno 2014, compresi attacchi e sequestri apparentemente coordinati nella prefettura di Mbomou all'inizio di giugno.

Almeno dal 2014 l'LRA è coinvolto nel bracconaggio e nel traffico di elefanti per generare entrate. L'LRA sarebbe responsabile del traffico di avorio dal Parco nazionale di Garamba, nella RDC settentrionale, al Darfur, al fine di scambiarlo con armi e forniture. L'LRA trasporterebbe le zanne di elefante attraverso la Repubblica centrafricana nel Darfur, Sudan, per venderle. Dall'inizio del 2014, inoltre, Kony avrebbe ordinato ai combattenti dell'LRA di sottrarre diamanti e oro ai minatori nella Repubblica centrafricana orientale per trasportarli in Sudan. Dal gennaio 2015, 500 elementi dell'Esercito di resistenza del Signore sarebbero stati espulsi dal Sudan.

All'inizio di febbraio 2015, combattenti dell'LRA provvisti di armi pesanti hanno sequestrato civili a Kpangbayanga, Haut-Mbomou, e sottratto prodotti alimentari.

Il 20 aprile 2015 un attacco dell'LRA e il sequestro di bambini a Ndambissoua, Repubblica centrafricana sudorientale, ha causato la fuga della maggior parte degli abitanti del villaggio. Inoltre, all'inizio del luglio 2015 l'LRA ha attaccato vari villaggi nella prefettura di Haute-Kotto meridionale; tali attacchi hanno comportato saccheggi, violenze contro civili, incendi di case e sequestri.

Dal gennaio 2016 gli attacchi imputati all'LRA si sono moltiplicati in Mbomou, Haut-Mbomou e Haute-Kotto, colpendo in particolare le aree minerarie dell'Haute-Kotto. Tali attacchi hanno comportato saccheggi, violenze contro civili, distruzione di proprietà e sequestri, nonché sfollamenti della popolazione, fra cui circa 700 persone che hanno cercato rifugio a Bria.



( 1 ) Regolamento (UE) 2018/1725 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2018, sulla tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’Unione e sulla libera circolazione di tali dati, e che abroga il regolamento (CE) n. 45/2001 e la decisione n. 1247/2002/CE (GU L 295 del 21.11.2018, pag. 39).

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