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Document 62007FJ0073
Massime della sentenza
Massime della sentenza
Sommario dei ricorsi di funzionari
Massime
1. Funzionari – Assunzione – Periodo di prova – Oggetto
(Statuto dei funzionari, art. 34)
2. Funzionari – Dovere di sollecitudine dell’amministrazione – Principio di buona amministrazione
(Statuto dei funzionari, art. 34, n. 3)
3. Funzionari – Assunzione – Periodo di prova – Piano individuale di inserimento – Rapporto intermedio sul periodo di prova – Rapporto di fine periodo di prova – Redazione tardiva
(Statuto dei funzionari, art. 34)
4. Funzionari – Parità di trattamento – Funzionari di ruolo e funzionari in prova
(Statuto dei funzionari, art. 34)
1. Anche se il periodo di prova previsto all’art. 34 dello Statuto non può essere equiparato ad un periodo di formazione, è tuttavia necessario che l’interessato sia messo in grado, durante tale periodo, di dar prova delle sue qualità. Tale condizione risponde alle esigenze di buona amministrazione e di parità di trattamento, nonché del dovere di sollecitudine, che corrisponde all’equilibrio dei diritti e degli obblighi reciproci creati dallo Statuto nei rapporti tra l’amministrazione e i dipendenti della funzione pubblica. Ciò significa, in pratica, che il funzionario in prova deve non solo fruire di condizioni materiali adeguate, ma anche di istruzioni e di consigli appropriati, tenuto conto della natura delle funzioni svolte, al fine di essere in grado di adeguarsi alle esigenze specifiche del posto occupato.
(v. punto 31)
Riferimento:
Corte: 12 dicembre 1956, causa 10/55, Mirossevich/Alta Autorità (Racc. pag. 361, in particolare pag. 383 e segg.); 15 maggio 1985, causa 3/84, Patrinos/CES (Racc. pag. 1421, punti 20 e 21)
Tribunale di primo grado: 5 marzo 1997, causa T‑96/95, Rozand-Lambiotte/Commissione (Racc. PI pagg. I‑A‑35 e II‑97, punto 95)
Tribunale della funzione pubblica: 18 ottobre 2007, causa F‑112/06, Krcova/Corte di giustizia (non ancora pubblicata nella Raccolta, punto 48)
2. Il dovere di sollecitudine dell’amministrazione nei confronti dei dipendenti esprime l’equilibrio dei diritti e degli obblighi creati dallo Statuto nei rapporti tra l’amministrazione e i dipendenti della funzione pubblica. Questo dovere, come pure il principio di buona amministrazione, implica in particolare che, quando si pronuncia sulla situazione di un funzionario, l’amministrazione prenda in considerazione il complesso degli elementi che possono determinare la sua decisione e che, nel far ciò, essa tenga conto non solo dell’interesse del servizio, ma anche di quello del funzionario interessato. Risulta chiaramente dall’art. 34, n. 3, terzo comma, dello Statuto che l’amministrazione ha la facoltà, e non l’obbligo, di assegnare il funzionario in prova ad un altro servizio quando essa decida di prolungarne il periodo di prova. Se il dovere di sollecitudine dovesse avere l’effetto di trasformare tale facoltà in un obbligo per l’amministrazione, il detto dovere modificherebbe l’equilibrio dei diritti e degli obblighi creati dallo Statuto nei rapporti tra l’amministrazione e i dipendenti della funzione pubblica, mentre esso ha lo scopo di esprimere il detto equilibrio.
(v. punti 41 e 42)
Riferimento:
Corte: 4 febbraio 1987, causa 417/85, Maurissen/Corte dei conti (Racc. pag. 551, punto 12)
3. Un’irregolarità procedurale è tale da viziare un atto solo se è provato che, in mancanza di tale irregolarità, il detto atto avrebbe potuto avere un contenuto diverso. Ciò non si verifica nel caso di un ritardo di qualche settimana nella redazione del piano individuale di inserimento di un funzionario in prova, né nel caso dell’asserito ritardo di un mese e mezzo nella consegna del rapporto intermedio sul periodo di prova – rapporto che non ha del resto alcuna portata giuridica e la cui redazione non costituisce un obbligo statutario dell’autorità che ha il potere di nomina – né nel caso di un ritardo nella redazione del rapporto di fine periodo di prova, dato che tali irregolarità, alla luce delle esigenze espresse dello Statuto, per quanto incresciose esse siano, non sono tali da mettere in discussione la validità del rapporto.
(v. punti 47, 48, 50, 51 e 53)
Riferimento:
Corte: 30 maggio 1973, causa 46/72, De Greef/Commissione (Racc. pag. 543, punti 21‑25); 25 marzo 1982, causa 98/81, Munk/Commissione (Racc. pag. 1155, punto 8), e Patrinos/CES, cit. (punto 19)
Tribunale di primo grado: 5 marzo 2003, causa T‑24/01, Staelen/Parlamento (Racc. PI pagg. I‑A‑79 e II‑423, punto 53)
4. Il principio di parità di trattamento osta a che due categorie di persone, le cui situazioni di fatto e di diritto non presentano alcuna differenza sostanziale, si vedano applicare un trattamento diverso. Orbene, le situazioni di diritto e di fatto dei funzionari di ruolo e dei funzionari in prova presentano differenze essenziali. In particolare, la situazione di fatto di un funzionario in prova non è paragonabile a quella di un funzionario che svolge le sue funzioni da anni. Per giunta, i rapporti informativi dei funzionari di ruolo e il rapporto di fine periodo di prova dei funzionari in prova hanno funzioni distinte, dato che il rapporto di fine periodo di prova è principalmente destinato a valutare l’idoneità del funzionario in prova ad espletare le attribuzioni che le sue funzioni comportano e ad essere nominato in ruolo, mentre il rapporto informativo ha la funzione primaria di fornire all’amministrazione un’informazione periodica per quanto possibile completa sulle condizioni di svolgimento del servizio da parte di un funzionario.
(v. punto 86)
Riferimento:
Tribunale di primo grado: 15 maggio 1996, causa T‑326/94, Dimitriadis/Corte dei Conti (Racc. PI pagg. I‑A‑217 e II‑613, punti 83 e 84); 21 febbraio 2006, cause riunite T‑200/03 e T‑313/03, V/Commissione (Racc. PI pagg. I‑A‑2‑15 e II‑A‑2‑57, punto 176)