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Document 52006DC0567

    Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Europa globale - Competere nel mondo - Un contributo alla strategia per la crescita e l’occupazione dell’UE {SEC(2006) 1228} {SEC(2006) 1229} {SEC(2006) 1230}

    /* COM/2006/0567 def. */

    52006DC0567

    Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Europa globale - Competere nel mondo - Un contributo alla strategia per la crescita e l’occupazione dell’UE {SEC(2006) 1228} {SEC(2006) 1229} {SEC(2006) 1230} /* COM/2006/0567 def. */


    [pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

    Bruxelles, 4.10.2006

    COM(2006) 567 definitivo

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

    EUROPA GLOBALE: COMPETERE NEL MONDOUn contributo alla strategia per la crescita e l’occupazione dell’UE{SEC(2006) 1228}{SEC(2006) 1229}{SEC(2006) 1230}

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

    EUROPA GLOBALE: COMPETERE NEL MONDO

    Un contributo alla strategia per la crescita e l’occupazione dell’UE

    1. OBIETTIVO DELLA COMUNICAZIONE

    LA crescita e l’occupazione, e le opportunità che esse creano, sono al centro dell’agenda per l’Europa della Commissione europea. Sono elementi essenziali per assicurare la prosperità economica, la giustizia sociale e lo sviluppo sostenibile e per preparare i cittadini europei alla globalizzazione. Essi costituiscono un banco di prova in base al quale i cittadini giudicheranno se l’Europa produce risultati che interessano la loro vita quotidiana.

    Nel 2005 la strategia rinnovata di Lisbona ha definito i passi che dobbiamo intraprendere in Europa per assicurare la crescita e la creazione di posti di lavoro. Essa ribadiva che un mercato aperto corredato di regole interne valide e fatte rispettare in modo efficace in ambiti quali la concorrenza, l’innovazione, l’educazione, la ricerca e lo sviluppo, l’occupazione, la politica sociale e di coesione è essenziale per consentire alle società europee di competere su scala globale. Essa ha inoltre ribadito la necessità di assicurare l’esistenza di mercati aperti in tutto il mondo.

    Questa agenda interna deve essere integrata da un'agenda esterna per la creazione di opportunità in un'economia globalizzata, che tenga conto delle nostre politiche commerciali e delle altre politiche esterne. La nostra priorità esterna in questo ambito è consistita negli ultimi anni nella ricerca di un accordo multilaterale ambizioso, equilibrato ed equo per l’ulteriore liberalizzazione dei commerci, l’apertura di mercati in cui le compagnie europee possano competere e la creazione di nuove opportunità di crescita e sviluppo. L’OMC rimane la tribuna più efficace per espandere e gestire gli scambi nell’ambito di un sistema regolamentato oltre ad essere la pietra angolare del sistema multilaterale. L’agenda di sviluppo di Doha rimane la nostra prima priorità e la Commissione si sta adoperando con vigore per far ripartire il negoziato di Doha dopo la sua sospensione nel luglio 2006.

    Con le nostre politiche commerciali tentiamo anche di contribuire a tutta una serie degli obiettivi esterni dell’Unione, in particolare gli obiettivi di sviluppo e di vicinato. Essi rimarranno funzioni chiave della politica commerciale dell’UE. La coesione delle politiche esterne dell’Unione è essenziale per rafforzare il ruolo globale dell’UE.

    Obiettivo della presente comunicazione è definire il contributo della politica commerciale alla promozione della crescita e alla creazione di posti di lavoro in Europa. Essa delinea come, in un’economia globale in rapido mutamento, possiamo porre in atto una politica commerciale esterna più globale, integrata e lungimirante che rechi un forte contributo alla competitività dell’Europa. La comunicazione ribadisce la necessità di adattare gli strumenti della politica commerciale dell’UE alle nuove sfide, ad attrarre nuovi partner, ad assicurare che l’Europa rimanga aperta al mondo e che gli altri mercati si aprano a noi.

    La presente comunicazione affronta anche alcune delle correlazioni tra le politiche che portiamo avanti all’interno e all’esterno dell’UE. Poiché la globalizzazione fa sparire le differenze tra politiche interne e internazionali, le nostre politiche interne si trovano spesso a influire sulla nostra competitività esterna e viceversa. La consapevolezza della necessità di un approccio integrato e coerente per affrontare le sfide interne e quelle globali è stata una costante di questa Commissione[1], ma c’è ancora della strada da percorrere per far sì che tutto ciò si rispecchi nel modo in cui pensiamo e lavoriamo[2].

    2. UN MOND O CHE CAMBIA

    I cambiamenti che intervengono oggi nell’ordinamento economico globale sono altrettanto importanti per l’economia mondiale e le relazioni internazionali quanto lo è stata la fine della Guerra fredda. L’integrazione economica globale avanza a ritmo accelerato sotto l’impulso della crescita degli scambi e dei flussi di capitali, il maggiore spessore dei mercati finanziari, la riduzione dei costi dei trasporti e la rivoluzione determinata dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Ciò determina opportunità di crescita e sviluppo senza precedenti, ma determina anche nuove pressioni sulle risorse naturali, in particolare sul clima e sui sistemi produttivi e i modi di vita tradizionali. Le vecchie certezze ne sono risultate erose e sono emersi nuovi timori.

    Le imprese rispondono a questi cambiamenti combinando tecnologie avanzate e capitale estero con ampi bacini di manodopera sempre più educata nei paesi emergenti. Le catene globali di approvvigionamento stanno cambiando e le imprese trasferiscono sistemi di produzione complessi e servizi in paesi dai costi più contenuti. Le componenti di un unico prodotto possono essere fatte fabbricare in diversissimi paesi rimpiazzando così gli scambi tradizionali di prodotti finiti.

    Sempre più paesi colgono le opportunità della globalizzazione. Nella seconda metà del ventesimo secolo gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone erano il motore dell’economia globale. Oggi sono affiancate da economie sempre più aperte e in espansione, in particolare la Cina e l’India, ma anche il Brasile, la Russia e altri. La Cina è già il terzo maggiore esportatore e, di qui a pochi anni, sarà probabilmente la seconda economia nazionale in ordine di grandezza. Nello stesso arco di tempo l’India potrebbe arrivare ad essere la sesta in ordine di grandezza.

    Di conseguenza anche la natura degli scambi globali cambia. Non viviamo ancora in un mondo senza tariffe, ma molti settori vanno in quella direzione. Per l’Europa, le conoscenze, l’innovazione, la proprietà intellettuale, i servizi e l’uso efficiente delle risorse costituiscono ora le chiavi della competitività. La politica commerciale e l’intero nostro modo di guardare alla competitività internazionale devono adattarsi.

    3. ANALISI: I FONDAMENTI DELLA COMPETITIVITÀ DELL’UE

    La competitività europea ha due requisiti critici e correlati. In primo luogo, si deve disporre di adeguate politiche interne che rispecchino la sfida della competitività esterna e mantengano la nostra apertura agli scambi e agli investimenti. In secondo luogo, occorre assicurare una maggiore apertura e regole eque in altri mercati, in particolare con i nostri futuri grandi partner commerciali. Entrambi questi aspetti devono essere sottesi da regole trasparenti e efficaci – a livello interno, bilaterale e multilaterale.

    3.1. Politiche interne adeguate

    i) Mercati competitivi : il mercato unico è essenziale per creare nell’UE imprese competitive a livello globale. Le sue regole favoriscono la prevedibilità e la trasparenza e consentono alle aziende di far leva sulle dimensioni del mercato e su economie di scala, incoraggiano lo stanziamento efficace delle risorse e l’innovazione ed evitano che gli aiuti di Stato vengano utilizzati quale strumento protezionistico anticompetitivo. Ciò ha favorito lo sviluppo di regole e standard di elevata qualità che contribuiscono a configurare norme globali.

    La competitività dei mercati ha aiutato l’industria manifatturiera europea a mantenere per l’essenziale la sua quota di PIL al cospetto della globalizzazione, mentre gli USA e il Giappone hanno perso terreno. La produzione dell’industria UE è aumentata del 40 % negli ultimi due decenni[3] e la posizione dell’UE sui mercati mondiali rimane quasi invariata. Le nostre industrie dei servizi sono leader mondiali in tutta una serie di ambiti.

    Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che le imprese dell’UE vendono prodotti e servizi molto più validi dal punto di vista della progettazione e della qualità[4]. I prodotti destinati ai segmenti più alti del mercato corrispondono a un terzo dell’intera domanda e a metà delle esportazioni europee. Per quanto concerne questi prodotti di pregio, l’UE è al secondo posto, subito dopo il Giappone ma prima degli Stati Uniti, mentre paesi come la Cina si trovano parecchio più indietro.

    L’UE però sta perdendo terreno nel campo delle tecnologie più avanzate. Il miglioramento della nostra resa in materia di innovazione, istruzione, ricerca e sviluppo sia per quanto concerne i prodotti – compresi i prodotti agricoli di qualità a elevato valore aggiunto – che i servizi, è essenziale per mantenere la capacità dell’UE di vendere prodotti di fascia alta. Dobbiamo anche tener presente la nostra proiezione verso l’estero. Le esportazioni europee sono forti in paesi in cui la domanda è statica, ma rispetto al Giappone e agli Stati Uniti il loro piazzamento non è altrettanto favorevole in mercati in rapida espansione, soprattutto in Asia.

    ii) Apertura : L’apertura dell’economica europea è essenziale per creare posti di lavoro e crescita in Europa e per la nostra competitività sul piano internazionale . L’apertura agli scambi globali e agli investimenti accresce la nostra capacità di sfruttare i vantaggi derivanti da un mercato unico efficace. Essa espone l’economia interna agli stimoli creativi delle pressioni competitive, stimola e ricompensa l’innovazione, apre l’accesso a nuove tecnologie e aumenta gli incentivi all’investimento.

    L’Europa deve respingere il protezionismo. Il protezionismo fa lievitare i prezzi per i consumatori e le aziende, oltre a limitare le scelte. Nel medio termine il fatto di proteggere settori che risentono della concorrenza all’importazione tutelandoli da una concorrenza esterna equa distoglie risorse da settori più produttivi dell’economia. Poiché la nostra prosperità dipende dagli scambi commerciali, le corrispondenti barriere che gli altri erigerebbero danneggerebbero la nostra economia.

    L’imposizione temporanea e mirata di restrizioni alle importazioni anticompetitive in Europa, può svolgere un ruolo di difesa degli interessi europei contro il commercio sleale. Dobbiamo mantenere questi strumenti indispensabili di difesa degli scambi assicurando nel contempo che essi siano adatti alle mutevoli condizioni del commercio globale.

    iii) Giustizia sociale : Dobbiamo anche essere consapevoli delle ripercussioni potenzialmente catastrofiche che l’apertura del mercato può comportare per certe regioni e certi lavoratori, soprattutto quelli meno qualificati. Il cambiamento strutturale non è un fenomeno nuovo, ma ora è accelerato dalla globalizzazione. La rimozione degli ostacoli che si frappongono all’adeguamento sul mercato interno e lo spostamento di risorse verso settori in cui queste possono essere usate con maggiore efficacia è essenziale per valorizzare i benefici degli scambi e per creare posti di lavoro in Europa. Ma gli effetti negativi dell’apertura commerciale possono essere risentiti in modo particolarmente doloroso in settori o regioni specifici e possono alimentare un’opposizione politica all’apertura degli scambi. Dobbiamo fare di più per anticipare gli effetti dell’apertura degli scambi aiutando i settori, le regioni e i lavoratori ad adattarsi e assicurando che i benefici derivanti dall’apertura arrivino sino ai cittadini. Siccome perseguiamo la giustizia sociale e la coesione all’interno dell’UE, dovremmo adoperarci anche per promuovere i nostri valori, compresi gli standard in materia sociale e ambientale e la diversità culturale, in tutto il mondo[5].

    3.2. Aprire mercati esteri

    La progressiva apertura degli scambi è un importante fattore che stimola gli aumenti di produttività, la crescita e la creazione posti di lavoro. Questo è un fattore essenziale per ridurre la povertà e promuovere lo sviluppo con la potenzialità, nel lungo periodo, di contribuire ad affrontare molti dei fattori all'origine delle sfide globali che ci troviamo innanzi, dalla sicurezza alle migrazioni e al cambiamento climatico.

    Il nostro argomento centrale è che il rifiuto del protezionismo all’interno dell’UE deve essere accompagnato dall’attivismo nella creazione di mercati aperti e di condizioni eque per quanto concerne il commercio all’estero. Ciò migliora il contesto economico globale e contribuisce a stimolare la riforma dell’economia in altri paesi. Si rafforza così la posizione competitiva dell’industria europea in un’economia globalizzata ed è necessario per assicurare il sostegno politico interno alla nostra stessa apertura. Vi sono due elementi chiave all’interno di questa agenda: un più forte impegno con le grandi economie e regioni emergenti, nonché una maggiore attenzione per gli ostacoli al commercio oltre frontiera.

    Le grandi economie emergenti, soprattutto la Cina, l’India e il Brasile, stanno raccogliendo, a giusto titolo, i benefici derivanti dal loro ruolo crescente nel commercio mondiale. Essi però rappresentano ora il 15 % dei flussi commerciali globali. Questa crescita, basata su una liberalizzazione progressiva, è stata determinante per la realizzazione della loro missione storica di sottrarre milioni di persone alla povertà.

    L’UE è già molto aperta alle esportazioni di questi paesi emergenti e di altri paesi in via di sviluppo ed è pronta ad andare anche oltre. Ma la maggior parte dei paesi emergenti combina una crescita elevata con barriere inutilmente serrate contro le esportazioni dell’UE. Via via che il loro ruolo e i vantaggi che traggono dal sistema globale di scambi crescono, aumenta anche la loro responsabilità di svolgere un ruolo integrale nel mantenimento di un regime globale che favorisca l’apertura.

    Questa apertura non è più soltanto una questione di tariffe. Assicurare un reale accesso al mercato nel 21° secolo significa concentrarsi su nuove tematiche e sviluppare gli strumenti di politica commerciale atti a realizzare i tipi di apertura che fanno la differenza.

    i) Ostacoli non tariffari : Ridurre le tariffe rimane importante per aprire i mercati alle esportazioni industriali e agricole dell’Europa. Ma via via che calano le tariffe, ostacoli non tariffari, come ad esempio regolamenti e procedure inutilmente restrittivi in materia di scambi, diventano gli ostacoli principali. Questi sono spesso meno visibili, più complessi e possono essere maggiormente sensibili poiché toccano direttamente la sfera della regolamentazione interna. Regolamentare gli scambi è necessario, ma deve essere fatto in modo trasparente e non discriminatorio, imponendo agli scambi la quantità minima di restrizioni necessaria per raggiungere altri obiettivi politici legittimi.

    Affrontare il problema delle barriere non tariffarie è una questione complicata, che richiede risorse e non è pienamente coperta dal sistema dell’OMC. Strumenti come gli accordi di riconoscimento reciproco, la standardizzazione internazionale e i dialoghi di regolamentazione, come anche l’assistenza tecnica ai paesi terzi, svolgeranno un ruolo sempre più importante nella promozione degli scambi e nella rimozione delle distorsioni determinate da regole e norme. Ciò richiederà nuovi modi di operare all’interno della Commissione e con altri attori al suo esterno, compresi gli Stati membri e l’industria, al fine di identificare e affrontare gli ostacoli.

    ii) Accesso alle risorse : Più che mai l’Europa ha bisogno di importare e di esportare. Il superamento delle restrizioni all’accesso a risorse quali l’energia, i metalli e i rottami metallici, le materie prime essenziali, compresi certi materiali agricoli, le pelli e il cuoio, deve essere considerato altamente prioritario. I provvedimenti adottati da alcuni dei nostri principali partner commerciali, volti a restringere l’accesso alle loro forniture di tali risorse determina gravi problemi per certe industrie dell’UE. A meno che non siano giustificate per motivi di sicurezza o ambientali, le restrizioni all’accesso alle risorse andrebbero rimosse.

    L’ energia rivestirà un’importanza particolare. Via via che la domanda globale aumenta e che l’Europa si trova a dipendere sempre di più da fonti energetiche esterne, l’UE deve fare di più per sviluppare una politica energetica coerente impostata sugli aspetti della competitività, della sicurezza degli approvvigionamenti e della sostenibilità. All’interno ciò comporta la realizzazione di un mix energetico. All’esterno dovremmo tentare di migliorare la trasparenza, la governance e gli scambi energetici nei paesi terzi mediante condizioni non discriminatorie di transito e l’apertura a terzi dell’accesso all’infrastruttura dei gasdotti per l’esportazione; si dovrà inoltre contribuire a migliorare le capacità di produzione e di esportazione e sviluppare le infrastrutture di trasporto dell’energia. La diversificazione delle fonti, delle forniture e delle vie di transito è essenziale per le nostre politiche interne ed esterne.

    La ricerca della crescita economica tramite il commercio può avere implicazioni ambientali, soprattutto per la biodiversità e il clima . Le nostre politiche esterne di competitività dovranno incoraggiare l’efficienza energetica, l’uso delle energie rinnovabili, compresi i biocarburanti, le tecnologie a basse emissioni e l’uso razionale dell’energia, in Europa e su scala globale, sia per ottenere l’aumento della domanda globale d’energia sia per accrescere la sicurezza degli approvvigionamenti. Si dovrà in particolare esaminare ulteriormente la correlazione tra la politica commerciale e il cambiamento climatico.

    iii) Nuovi ambiti di crescita : Dovremmo concentrarci maggiormente sull’apertura del mercato e su regole più rigorose in nuovi ambiti commerciali che rivestono un’importanza economica per noi, in particolare quelli riguardanti la proprietà intellettuale , i servizi , gli investimenti , gli appalti pubblici e la concorrenza .

    Il valore dell’accesso ai nuovi mercati per le imprese dell’UE è gravemente pregiudicato se non vi è un'adeguata protezione della proprietà intellettuale da parte dei paesi interessati. Le violazioni della proprietà intellettuale privano dei ritorni sull’investimento per i detentori dei diritti e mettono quindi a rischio la sopravvivenza delle imprese più innovative e creative. Attualmente la sfida maggiore consiste nel far rispettare gli impegni già sottoscritti, in particolare nelle economie emergenti. La Commissione ha consacrato notevoli risorse per combattere le contraffazioni e migliorare l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale in paesi terzi chiave quali la Cina. Abbiamo incrementato la cooperazione in materia di diritti di proprietà intellettuale con partner quali gli USA e il Giappone e ci siamo adoperati per tutelare le indicazioni geografiche dell’UE. Ma resta ancora molto lavoro da fare.

    I servizi sono la pietra angolare dell’economia dell’UE. Essi rappresentano il 77 % del PIL e dell’occupazione, un settore in cui l’Europa gode di un vantaggio comparativo e che presenta le maggiori potenzialità di crescita per le esportazioni dell’UE. La graduale liberalizzazione degli scambi globali di servizi costituisce un fattore importante per la crescita economica futura, compresa quella dei paesi in via di sviluppo. L’UE dovrà negoziare la liberalizzazione degli scambi di servizi con i principali partner commerciali, soprattutto laddove l’accesso al mercato non è ottimale o nel caso in cui i nostri partner abbiano formulato pochi impegni con l’OMC.

    Il miglioramento delle condizioni degli investimenti nei paesi terzi, per il settore dei servizi ed altri settori, può recare un importante contributo alla crescita, sia nell’UE che nei paesi riceventi. Poiché le catene degli approvvigionamenti sono globalizzate, la capacità di investire liberamente in mercati terzi diventa sempre più importante. La situazione geografica e la prossimità hanno ancora la loro importanza. Stabilire una presenza «fisica» in un paese estero aiuta le imprese europee a concretare opportunità d'affari, rende più prevedibile il flusso degli scambi e consolida l’immagine e la reputazione dell’impresa e del paese da cui proviene.

    Quello degli appalti pubblici è un ambito che presenta importanti potenzialità non ancora valorizzate appieno per gli esportatori dell’UE. Le imprese dell’UE sono leader mondiali in ambiti come le attrezzature dei trasporti, i lavori e i servizi pubblici. Essi si trovano però ad affrontare pratiche discriminatorie presso quasi tutti i nostri partner commerciali con la conseguenza che le opportunità di esportazione ne risultano chiuse di fatto. Questo è probabilmente il più grande settore commerciale che rimane ancora al riparo da regolamentazioni multilaterali.

    L’assenza di concorrenza e di regole in materia di aiuti di Stato nei paesi terzi limita l’accesso al mercato poiché solleva nuove barriere che si sostituiscono alle tariffe o alle tradizionali barriere non tariffarie. L’UE ha un interesse strategico a sviluppare regole internazionali e politiche di cooperazione in materia di concorrenza per assicurare che le imprese europee non risentano, nei paesi terzi, dell’eccessivo sovvenzionamento delle imprese locali o di pratiche contrarie alla concorrenza In quest’ambito c’è ancora molto lavoro da fare. Nella maggior parte dei paesi vi è ancora una scarsa trasparenza quanto alla concessione degli aiuti.

    In tutti questi ambiti sono essenziali regole trasparenti, efficaci e rispettate. L’adeguata applicazione di tali regole all’interno dell’Unione costituisce il fondamento della nostra competitività. Ma dobbiamo anche adoperarci con gli altri per far sì che le loro regole e norme siano di qualità analoga.

    4. AGENDA: UN PIANO D’AZIONE PER LA COMPETITIVITÀ ESTERNA DELL’UE

    SU lla base di questa analisi dovremmo mettere a punto un’agenda delle azioni da condurre nei mesi e anni a venire. Il nostro obiettivo dovrebbe essere di influenzare le forze che determinano il cambiamento, cogliere le opportunità di globalizzazione e gestire i rischi. Questa sfida è al centro della comunicazione della Commissione del 10 maggio 2006, “ Un’agenda dei cittadini per un’Europa dei risultati” . Il ruolo della Commissione, in stretta cooperazione con gli Stati membri, il Parlamento e altri attori, alla guida della politica commerciale dell’UE costituisce un prezioso elemento di forza l’Europa – un ruolo senza pari tra tutti gli altri ambiti politici. Dobbiamo però assicurare che le nostre priorità e i nostri metodi siano adattati alle sfide del futuro.

    4.1. Dimension e interna

    La rinnovata strategia di Lisbona delinea un’agenda coerente per adattare le economie europee al nuovo contesto globale. Per assicurare che le nostre regole interne siano conformi alle nuove pressioni e opportunità, l’ agenda dei cittadini propone un riesame completo del mercato unico. Nel corso di tale esame si studierà come il mercato interno possa ulteriormente aiutare le imprese europee a apportare i cambiamenti necessari per poter competere su scala internazionale diversificandosi, specializzandosi e rinnovando. Vi sono però altre iniziative politiche che dovremmo portare avanti adesso.

    Il nostro processo di policy-making dovrebbe tener conto delle sfide della competitività globale. Quanto maggiore è la coerenza delle regole e delle pratiche con i nostri principali partner, tanto meglio sarà per le imprese dell’UE. Dobbiamo svolgere un ruolo guida al fine di condividere le pratiche ottimali e sviluppare regole e norme globali. Per farlo in modo efficace dobbiamo tenere anche conto della dimensione esterna allorché formuliamo il nostro quadro di regole e norme. Questo non significa una revisione al ribasso delle nostre regole. Si tratta invece di adottare un approccio aperto e flessibile all’atto di definirle in modo da evitare, ove possibile, futuri attriti commerciali, sostenendo nel contempo le imprese europee. Ciò rientra già nella nostra agenda per una migliore regolamentazione nell’UE, ma possiamo fare ancora di più. La cooperazione internazionale e bilaterale in materia di regolamentazione è uno strumento chiave a tal fine.

    I cittadini europei si attendono risultati positivi dal cambiamento economico e strutturale. Alle argomentazioni a favore dell’apertura si contrappone il fatto che i vantaggi da essa derivanti non arrivano fino ai cittadini. La Commissione e gli Stati membri devono svolgere un ruolo importante al fine di assicurare che i vantaggi dell’apertura degli scambi e della globalizzazione siano percepibili per tutti i cittadini e non vengano accaparrati da interessi specifici. A seguito della liberalizzazione degli scambi di prodotti tessili alla fine del 2005, tali vantaggi non sono stati distribuiti in modo equo tra gli interessati. La Commissione porrà in atto un monitoraggio sistematico dei prezzi all’importazione e dei prezzi al consumo prima di contemplare un’azione futura.

    Le imprese e i cittadini hanno bisogno di tempo e di un quadro prevedibile per adattarsi al cambiamento. La nuova generazione di programmi di politica di coesione dell’UE fornisce l’opportunità di anticipare, preparare e reagire ai cambiamenti legati alla globalizzazione. Queste opportunità vanno colte. Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione recherà anch’esso una risposta celere a singoli problemi chiaramente definiti risultanti dalla ristrutturazione. L’obiettivo deve essere di promuovere l’adattamento, la crescita sostenibile e l’occupazione, non quello di mettere al riparo singoli posti di lavoro o singole imprese dall’inevitabilità del cambiamento. Renderemo inoltre più facili gli scambi per le aziende all’interno dell’UE, modernizzando le dogane dell’UE grazie a un riesame del codice doganale e all’introduzione di dogane elettroniche.

    4.2. Dimensione esterna

    i) L’OMC

    Il mondo ha bisogno di un robusto sistema commerciale multilaterale. Questo è il modo più efficace per espandere e gestire gli scambi a vantaggio di tutti e costituisce un quadro unico per la composizione delle controversie.

    L’Europa non si ritirerà dal multilateralismo. Siamo infatti decisi a tenere il nostro impegno nei confronti del multilateralismo e siamo pronti a pagare, entro limiti ragionevoli, per mantenere attivo il sistema. La sospensione dei negoziati di Doha costituisce un’opportunità mancata per la crescita e lo sviluppo globali. L’UE ha fatto importanti offerte di liberalizzazione, tra l’altro nell’agricoltura, ed ha espresso chiaramente la sua disponibilità ad andare oltre entro i limiti del suo mandato attuale, nel contesto di un accordo globale. L’Europa mantiene il suo impegno nei confronti dell’OMC e si sta adoperando vigorosamente per riprendere i negoziati non appena le circostanze in altri paesi lo consentiranno.

    ii) Accordi di libero scambio

    Gli Accordi di libero scambio (FTA), se gestiti con attenzione, possono prendere le mosse dalle regole dell’OMC e altre regole internazionali per andare oltre e procedere più celermente al fine di promuovere l’apertura e l’integrazione, affrontando tematiche che non sono pronte per una discussione multilaterale e preparando il terreno per il successivo livello di liberalizzazione multilaterale. Molte tematiche chiave, compresi gli investimenti, gli appalti pubblici, la concorrenza, altre questioni regolamentari e l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, che attualmente esulano dal campo d’azione dell’OMC, possono essere affrontate tramite FTA.

    Ma gli FTA comportano anche rischi potenziali per il sistema multilaterale di scambi. Essi possono complicare gli scambi, erodere il principio della non discriminazione ed escludere le economie più deboli. Per avere un impatto positivo gli FTA devono essere di ampia portata, prevedere la liberalizzazione sostanzialmente di tutti gli scambi e andare al di là delle discipline dell’OMC. La priorità dell’UE sarà di assicurare che i nuovi FTA, compresi i nostri, servano da base, e non da ostacolo alla liberalizzazione multilaterale.

    Gli FTA non sono affatto nuovi per l’Europa. Ad esempio, essi svolgono un ruolo importante nel vicinato europeo rafforzando i legami economici e regolamentari con l’UE. Essi costituiscono parte dei nostri negoziati per gli accordi di partenariato economico con i paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, nonché i futuri accordi d’associazione con l’America centrale e la Comunità andina. Se però i nostri attuali accordi bilaterali coadiuvano i nostri obiettivi di vicinato e di sviluppo, i nostri principali interessi commerciali, anche in Asia, ne risultano meno avvantaggiati. Il contenuto di questi accordi rimane inoltre limitato. Dobbiamo continuare a far sì che negli sviluppi del commercio bilaterale si rispecchino altre questioni, nonché il ruolo più ampio della politica commerciale contestualmente alle relazioni esterne dell’UE. Ma affinché la politica commerciale contribuisca a creare posti di lavoro e dia impulso alla crescita, i fattori economici devono svolgere un ruolo primario nella scelta degli FTA futuri.

    I criteri economici chiave per i nuovi partner FTA dovrebbero essere il potenziale di mercato (dimensione economica e crescita) e il livello di protezione contro gli interessi dell’UE in materia di esportazioni (tariffe e barriere non tariffarie). Dovremmo inoltre tener conto dei negoziati dei nostri partner potenziali con i concorrenti dell’UE, del possibile impatto che ciò avrebbe sui mercati e le economie dell’UE, nonché del rischio che l’accesso preferenziale ai mercati UE di cui attualmente fruiscono i nostri vicini e i nostri partner in via di sviluppo possa subire un’erosione.

    Sulla base di tali criteri, ASEAN , Corea e Mercosur (con cui sono in corso negoziati) acquistano un aspetto prioritario. Essi combinano un elevato livello di protezione con grandi potenzialità di mercato e sono attivi nello stipulare FTA con i concorrenti dell’UE. L’ India , la Russia e il Consiglio di cooperazione del Golfo (anche in questo caso i negoziati sono attualmente attivi) presentano anch’essi una combinazione di potenzialità di mercato e di livelli di protezione che ne mette in evidenza l’interesse diretto dell’UE. Anche la Cina risponde a diversi di questi criteri, ma richiede un’attenzione specifica a causa delle opportunità e dei rischi che presenta.

    In termini di contenuto , i nuovi FTA impostati sulla concorrenza dovrebbero essere ampi ed ambiziosi quanto il loro campo d’applicazione, finalizzati al più ampio grado possibile di liberalizzazione degli scambi, compresa un'estesa liberalizzazione dei servizi e degli investimenti. Un nuovo modello ambizioso di accordo UE per gli investimenti dovrebbe essere sviluppato in stretta collaborazione con gli Stati membri. Nel caso in cui i nostri partner abbiano sottoscritto FTA con altri paesi che sono concorrenti dell’UE, dovremmo aspirare almeno a una piena parità. Le restrizioni quantitative alle importazioni e tutte le forme di imposte, tasse, oneri e restrizioni alle esportazioni andrebbero eliminate.

    Gli FTA dovrebbero anche affrontare le barriere non tariffarie ove possibile mediante una convergenza normativa e contenere disposizioni utili ad agevolare gli scambi. Essi dovrebbero prevedere inoltre disposizioni più rigorose in materia di diritti di proprietà intellettuale e di concorrenza come, ad esempio norme sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale sulla falsariga della direttiva CE volta a far applicare tali diritti. Ci adopereremo per inserire ove opportuno disposizioni sulla buona governance nell’ambito finanziario, fiscale e giudiziario. Dovremmo anche assicurare che le regole d’origine negli FTA siano più semplici e più moderne e rispecchino le realtà della globalizzazione. Porremo in atto meccanismi interni per monitorare l’attuazione e i risultati dei nuovi FTA.

    All'atto di contemplare la stipula di nuovi FTA dovremo fare in modo di rafforzare lo sviluppo sostenibile tramite i nostri rapporti commerciali bilaterali. In questo potrebbe rientrare l’inclusione di nuove disposizioni di cooperazione in ambiti concernenti gli standard lavorativi e la protezione dell’ambiente. Terremo anche conto delle esigenze di sviluppo dei nostri partner e dell’impatto potenziale degli accordi su altri paesi in via di sviluppo, in particolare degli effetti potenziali sull’accesso preferenziale dei paesi poveri ai mercati europei. Il possibile impatto sullo sviluppo dovrebbe rientrare nella valutazione globale d’impatto che si effettuerà prima di decidere di avviare negoziati FTA. In linea con la nostra posizione nell’ambito dell’OMC incoraggeremo i nostri partner FTA a facilitare l’accesso dei paesi meno sviluppati al loro mercato, se possibile concedendo un accesso in esenzione di imposta e senza l’imposizione di quote.

    Si tratta di obiettivi ambiziosi. La negoziazione di accordi bilaterali può essere complessa e difficile, ma dobbiamo creare una valida base di partenza per questi negoziati. Dovremmo assicurarci sin dall’inizio di condividere ambizioni affini a quelle dei nostri partner potenziali, per evitare che i negoziati si inceppino a causa delle diverse aspettative. La decisione di aprire negoziati deve essere presa caso per caso sulla base di questi criteri economici, ma anche in funzione della disponibilità dei nostri partner e di considerazioni politiche più generali. Le disposizioni degli FTA devono essere parte integrante delle nostre relazioni con la regione o il paese in questione. Si dovrà stabilire caso per caso qual è il modo migliore per pervenire a questo risultato all’interno di una più ampia architettura istituzionale.

    iii) Scambi transatlantici e competitività

    La relazione commerciali transatlantiche sono di gran lunga le più importanti al mondo e sono al centro dell’economia mondiale. I vantaggi economici derivanti dall’eliminazione delle barriere erette oltre le frontiere possono essere potenzialmente importanti nell’UE e negli Stati Uniti. Ci stiamo adoperando a tal fine da un po’ di tempo, più di recente nel quadro della «Transatlantic Economic Initiative» avviata nel 2005 e di tutta una serie di dialoghi sulla regolamentazione. Nonostante certi progressi, questo si è rivelato un terreno difficile e bisognerà darvi un nuovo impulso.

    Dobbiamo anche lavorare assieme per affrontare le sfide globali. Il nostro peso nell’economia mondiale fa sì che la cooperazione tra l’UE e gli Stati Uniti, al fine di affrontare ambiti come la protezione della proprietà intellettuale o la sicurezza degli scambi, sarà fondamentale.

    iv) Cina

    La Cina è il grande banco di prova con il quale si dimostrerà la capacità dell’Europa di fare della globalizzazione un’opportunità di creazione di posti di lavoro e di crescita. La Cina si trova ad affrontare sfide enormi per rispondere a problematiche sociali, ambientali e economiche di grande rilievo. L’Europa deve impostare adeguatamente la sua visione della Cina quale opportunità, sfida e partner potenziale.

    La Commissione delineerà nelle prossime settimane una strategia dettagliata in relazione alla Cina. Per quanto concerne le questioni commerciali ed economiche la strategia identificherà un insieme chiaro di priorità, si concentrerà su sfide chiave come il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, l’accesso ai mercati e le possibilità d’investimento, e insisterà sulla necessità di una cooperazione rafforzata nell’esame di queste problematiche, all’interno della Commissione, con gli Stati membri e con altri attori interessati.

    v) Rispetto dei diritti di proprietà intellettuale

    L’UE dovrebbe fare in modo di rafforzare le disposizioni in materia di proprietà intellettuale nei futuri accordi bilaterali e far rispettare gli impegni esistenti per limitare le violazioni ai diritti di proprietà intellettuale, come anche la produzione e l’esportazione di contraffazioni. La Commissione si adopererà per far meglio rispettare tali diritti e rafforzerà la sua cooperazione con un certo numero di paesi prioritari, in particolare la Cina, la Russia, l’ASEAN, la Corea, il Mercosur, il Cile e l’Ucraina. Nel contesto dei negoziati d’adesione ci adopereremo anche per migliorare il rispetto di questi diritti in Turchia. Tra tutte queste misure figureranno il rafforzamento della cooperazione doganale, la creazione e l’intensificazione di dialoghi sui diritti di proprietà intellettuale, il consolidamento della nostra presenza sul terreno, lo stanziamento di maggiori risorse a sostegno dei detentori di diritti, in particolare le PMI, e la sensibilizzazione alle questioni di diritti di proprietà intellettuale tra le imprese dell’UE, in particolare quelle che operano in Cina.

    vi) Nuova strategia d’accesso ai mercati

    La strategia dell’UE in materia d’accesso ai mercati è stata avviata nel 1996 per facilitare l’applicazione degli accordi commerciali multilaterali e bilaterali e aprire mercati nei paesi terzi. Il suo obiettivo è fornire agli esportatori informazioni sulle condizioni d’accesso ai mercati e creare un quadro per lottare contro gli ostacoli al commercio. La base di dati sull’accesso ai mercati (Market Access Database) creata per supportare tale strategia, ha senz’altro aiutato le imprese e i decisori ad acquisire informazioni sulle condizioni dei mercati, ma non ha realizzato appieno le sue potenzialità.

    La Commissione pubblicherà all’inizio del 2007 una comunicazione su una nuova strategia d’accesso ai mercati. Essa dovrebbe prevedere la definizione regolare di priorità vertenti su settori e mercati in cui l’eliminazione degli ostacoli agli scambi produrrebbe i maggiori benefici per gli esportatori dell’UE.

    La Commissione dovrà concentrare le sue risorse su paesi chiave, investire in competenze tecniche, coordinare strumenti strategici e collaborare più strettamente con gli Stati membri e l’industria/gli esportatori. Dobbiamo anche trarre insegnamenti dall’esperienza acquisita in occasione dei negoziati condotti in passato per identificare ciò che funziona o meno allorché tentiamo di rimuovere barriere più complesse.

    vii) Appalti pubblici

    Quasi tutti i grandi partner commerciali dell’UE presentano pratiche restrittive in materia di appalti pubblici che sono discriminatorie per i fornitori europei. La Commissione contempla la presentazione di una proposta relativa a tali pratiche per ottenere condizioni eque per i fornitori dell’UE allorché partecipano ad appalti pubblici all’estero.

    Il modo migliore per affrontare la questione è di incoraggiare i paesi terzi a negoziare accordi sostanziali con l’UE. Poiché i mercati degli appalti pubblici dell’UE sono importanti per la nostra prosperità, la sfida consiste nel trovare nuovi modi per aprire importanti mercati esteri di appalti, senza chiudere quelli nostri. Ragion per cui nei casi in cui importanti partner commerciali hanno fatto chiaramente capire che non intendono impegnarsi sulla strada della reciprocità, dovremmo considerare la possibilità di introdurre restrizioni attentamente mirate per quanto concerne l’accesso ad alcune parti del mercato UE degli appalti pubblici, al fine di incoraggiare i nostri partner a proporre un’apertura reciproca dei mercati. Questa strategia non verrebbe chiaramente utilizzata nei confronti dei paesi in via di sviluppo più poveri.

    viii) Riesame degli strumenti di difesa commerciale

    Gli strumenti di difesa commerciale fanno parte del sistema multilaterale e consentono di garantire che i benefici dell’apertura non siano compromessi dall’applicazione di tariffe, pratiche commerciali o sovvenzioni sleali . Dobbiamo assicurarci che i nostri partner applichino norme elevate allorché fanno ricorso a strumenti di difesa commerciale e rispettino appieno le regole internazionali.

    Dobbiamo anche vigilare acché i nostri strumenti siano efficaci e adattati ai cambiamenti che intervengono nell’economia mondiale. Ad esempio, l’industria manifatturiera dell’UE si trova sempre più in concorrenza con i distributori europei che hanno delocalizzato la produzione all’estero – che è spesso l'unico modo per rispondere alla concorrenza internazionale contribuendo così a preservare posti di lavoro in Europa. I fornitori producono in diversi paesi, all’interno e all’esterno dell’UE. I beni assemblati in un paese contengono spesso parti prodotte in un altro. I consumatori e gli altri fabbricanti vogliono poter beneficiare di una scelta più ampia, di prezzi più bassi e di standard più elevati. Dobbiamo esaminare se i nostri strumenti ci consentono di tener conto di questo ampio ventaglio d’interessi europei.

    Nel caso delle sovvenzioni sleali dobbiamo rafforzare i requisiti di trasparenza a livello internazionale e accrescere la nostra capacità di monitorare le prassi vigenti nei paesi terzi. Ove ciò sia giustificato faremo ricorso ai meccanismi di composizione delle controversie dell’OMC e ai nostri strumenti antisovvenzioni per porre fine alla pratiche estere che determinano una distorsione indebita della concorrenza.

    La Commissione raccoglierà il parere degli esperti e delle parti interessate per esaminare il modo di migliorare la nostra utilizzazione degli strumenti di difesa commerciale nel 21° secolo. Questa consultazione sfocerà nella pubblicazione di un Libro verde entro la fine dell’anno.

    5. CONCLUSION I

    Per assicurare la competitività dell’Europa nell’economia mondiale eliminando gli ostacoli agli scambi dobbiamo definire le nuove priorità e i nuovi approcci in materia di politica commerciale ed elaborare regole europee di qualità. Questi due elementi devono essere strettamente correlati e rientrare appieno nella strategia di Lisbona allargata. Dobbiamo intensificare la cooperazione all’interno della Commissione come anche con gli Stati membri, l’industria e gli altri attori interessati, conformemente alle proposte in materia di coerenza esposte nella comunicazione della Commissione «L’Europa nel mondo».

    Il principale strumento concreto di cui disponiamo per raggiungere i nostri obiettivi è ancora il sistema di negoziazione multilaterale. È il motivo per cui l’Europa rimane fortemente fedele al multilateralismo. Il sistema commerciale mondiale basato sull’OMC è essenziale per assicurare la prevedibilità, la stabilità e le altre condizioni indispensabili per la crescita mondiale. Dobbiamo cercare nuove opportunità, intensificare i nostri sforzi per aprire mercati e lottare contro le distorsioni del commercio nel quadro del sistema multilaterale e tramite iniziative bilaterali. Ci adopereremo per creare le condizioni per una concorrenza mondiale aperta e leale e per condividere le nostre regole e norme con i nostri partner.

    Per i prossimi mesi la Commissione propone le seguenti misure:

    Sul piano interno ,

    - vigileremo affinché le nostre proposte strategiche interne promuovano non solo le norme europee, ma siano anche adattate alle sfide da affrontare in materia di competitività mondiale ;

    - vigileremo acché i benefici dell’apertura degli scambi arrivino fino ai cittadini monitorando l’evoluzione dei prezzi all’importazione e al consumo;

    - daremo agli europei i mezzi per far fronte al cambiamento , grazie alla nuova generazione di programmi di coesione e al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione.

    Sul piano esterno ,

    - resteremo fedeli al nostro impegno in relazione al ciclo di negoziati di Doha e all’OMC, che restano il nostro migliore strumento per aprire e gestire il commercio mondiale;

    - formuleremo proposte sui rapporti commerciali e d’investimento con la Cina , nel quadro di un’ampia strategia volta a istituire un partenariato vantaggioso ed equo;

    - avvieremo la seconda fase della strategia europea per far rispettare i diritti di proprietà intellettuale ;

    - formuleremo proposte in vista di una nuova generazione di accordi di libero scambio attentamente selezionati e stabiliti in ordine di priorità ;

    - formuleremo proposte in vista di una strategia d’accesso ai mercati rinnovata e rafforzata ;

    - proporremo misure per aprire gli appalti pubblici all’estero;

    - riesamineremo l’efficacia dei nostri strumenti di difesa commerciale .

    Si tratta di un programma ambizioso che intende delineare con maggiore precisione il contributo che la politica commerciale reca alla crescita e all’occupazione in Europa, migliorare la liberalizzazione degli scambi mondiali e integrare altri obiettivi esterni della nostra politica commerciale, in particolare gli obiettivi legati alla politica di sviluppo e di vicinato. Esso costituirà un elemento centrale per giudicare l’efficacia della politica commerciale europea nei mesi e anni a venire.

    Statistical Annex (intra-EU trade excluded)

    Table 1: Market potential and key economic indicators of main EU trade partners

    Market potential 2005-25 (€ bn)** | GDP (2005, €Bn) | Annual average growth rates 2005-25 (%)* | Trade with the EU (2005, €Bn) | Share of EU trade (2005, %) |

    USA | 449 | 10.144 | 3.2 | 412.7 | 18.5 |

    China | 204 | 1.573 | 6.6 | 209.4 | 9.4 |

    Japan | 74 | 3.920 | 1.6 | 116.4 | 5.2 |

    India | 58 | 607 | 5.5 | 40.0 | 1.8 |

    ASEAN | 57 | 714 | 4.9 | 115.1 | 5.2 |

    Korea | 45 | 598 | 4.7 | 53.3 | 2.4 |

    Mercosur | 35 | 677 | 3.6 | 51.0 | 2.3 |

    Canada | 28 | 849 | 2.6 | 40.8 | 1.8 |

    GCC | 27 | 412 | 4.3 | 87.6 | 3.9 |

    Russia | 21 | 526 | 3.0 | 163.0 | 7.3 |

    Taiwan | 18 | 268 | 4.3 | 36.5 | 1.6 |

    Australia | 17 | 526 | 2.5 | 30.1 | 1.4 |

    HK | 12 | 149 | 4.8 | 31.1 | 1.4 |

    Iran | 10 | 151 | 4.3 | 24.2 | 1.1 |

    Ukraine | 5 | 61 | 4.9 | 20.7 | 0.9 |

    Source: World Bank, Global Insights and own calculations. Note: * Growth figures from Global Insights 2007-15.

    ** Indicates cumulative changes in market size: economic size x growth .

    Table 2: World market shares in 2003 and change over the 1995-2003 period

    market share 2003 (in %) | change in market share between 1995 and 2003 (in percentage points) |

    EU | 21.3 | -1.1 |

    Japan | 10.5 | -4.0 |

    Korea | 4.4 | 0.3 |

    Russia | 1.4 | 0.3 |

    India | 1.2 | 0.2 |

    Ukraine | 0.3 | 0.2 |

    USA | 13.8 | -2.7 |

    China | 1.2 | 5.1 |

    Hong Kong | 1.8 | 0.5 |

    Mediterranean | 1.7 | 0.3 |

    GCC | 0.6 | 0.1 |

    Mercosur | 2.2 | -0.1 |

    Brazil | 1.6 | 0.0 |

    ASEAN | 8.3 | 0.2 |

    Rest of the world | 18.6 | 0.6 |

    Note ( The sum of figures in the first column equals 100, the sum of figures in the last column is 0.

    Source : UN Comtrade – Calculation by CEPII (2006) – report for DG Trade

    Table 3: World market shares in low-, medium-, and high-quality products in 2003 and change over the 1995-2003 period

    (level in percent and variation in percentage points)

    down-market | mid-market | up-market |

    2003 | Variation | 2003 | Variation | 2003 | Variation |

    EU | 12.9 | -1.8 | 20.0 | 2.0 | 32.3 | 3.1 |

    Japan | 6.7 | -2.2 | 11.7 | -4.4 | 15.2 | -6.9 |

    Korea | 5.1 | -0.1 | 4.4 | 0.8 | 3.1 | -0.6 |

    USA | 12.0 | -3.7 | 13.6 | -4.1 | 17.9 | 0.2 |

    China | 20.4 | 8.1 | 8.2 | 4.6 | 3.7 | 1.5 |

    Mercosur | 3.0 | 0.1 | 4.2 | 0.6 | 0.9 | -0.1 |

    ASEAN | 7.4 | -2.8 | 7.7 | -1.5 | 5.3 | -0.3 |

    Source : UN Comtrade – Calculation by CEPII (2006) – report for DG Trade

    Table 4: Contribution to the trade balance by quality of traded goods in 1995 and 2003

    EU | USA | Japan | Korea | India | Russia | China |

    2003 |

    Low-market | -56.6 | -47.1 | -18.9 | 74.8 | 73.2 | 14.1 | 182.7 |

    Mid-market | -15.8 | 5.2 | 30.1 | -19.2 | -43.8 | 39.3 | -57.0 |

    Up-market | 75.8 | 20.2 | -0.9 | -55.4 | -36.9 | -66.5 | -88.9 |

    not classified | -3.4 | 21.7 | -10.3 | -0.3 | 7.6 | 13.1 | -36.8 |

    Low-market | -36.5 | -36.4 | -16.0 | 108.4 | 49.9 | 59.3 | 109.7 |

    Mid-market | -20.8 | 25.1 | 23.9 | -39.0 | -29.6 | 42.6 | -41.3 |

    Up-market | 61.0 | 10.1 | -4.6 | -68.5 | -61.3 | -112.5 | -63.4 |

    not classified | -3.7 | 1.3 | -3.3 | -0.9 | 41.0 | 10.6 | -5.0 |

    Table 5: Contribution to Trade Balance of high technology products by quality in 2003

    [pic]

    [pic]

    [1] Vedi «Un’agenda dei cittadini per l’Europa», adottata dalla Commissione nel maggio 2006, la «Nuova strategia dell’UE in materia di sviluppo sostenibile», adottata dal Consiglio nel giugno 2006 e «L’Europa nel mondo», adottata dalla Commissione nel giugno 2006.

    [2] L’allegato documento di lavoro dei servizi della Commissione contiene un’analisi più dettagliata a supporto della presente comunicazione.

    [3] Vedi la comunicazione della Commissione «Una nuova politica industriale: creare le condizioni adatte a a far prosperare l’industria manifatturiera» (ottobre 2005)

    [4] CEPII (2004), European industry's place in the International Division of Labour: situation and prospects

    [5] Vedi «Promuovere la possibilità di un lavoro dignitoso per tutti» adottato dalla Commissione nel maggio 2006.

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