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Document 52016IR6963

Parere del Comitato europeo delle regioni — Le strategie di specializzazione intelligente (RIS3): l’impatto per le regioni e la cooperazione interregionale

GU C 272 del 17.8.2017, p. 25–31 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

17.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 272/25


Parere del Comitato europeo delle regioni — Le strategie di specializzazione intelligente (RIS3): l’impatto per le regioni e la cooperazione interregionale

(2017/C 272/06)

Relatore:

Mikel Irujo Amezaga (ES/EA), Capo della delegazione di Navarra a Bruxelles

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CdR),

1.

rammenta che sia il Consiglio che il Parlamento europeo hanno riconosciuto che le strategie di specializzazione intelligente (RIS3) possono costituire strumenti di grande efficacia per contribuire ad affrontare le sfide della società e promuovere l’innovazione, gli investimenti e la competitività in base alle specificità socio-economiche e territoriali;

2.

sottolinea l’importanza del fatto che il regolamento (EU) n. 1303/2013 abbia elevato le RIS3 al rango di condizionalità ex ante, e si compiace che il quadro di elaborazione della strategia di specializzazione intelligente (S3) lasci dello spazio a un approccio regionale, consentendo così di tener conto delle situazioni regionali;

3.

le regioni hanno aderito alla piattaforma S3 perché si trattava di un’iniziativa utile per gestire lo sviluppo regionale con maggiore efficacia ed efficienza. Esse intendono adesso preservare i principi di questa iniziativa, basata sulla sussidiarietà e su un’impostazione dal basso, in quanto puntano a mantenere la libertà di scegliere le specializzazioni regionali. L’elaborazione delle S3 deve continuare a rispondere in via primaria alla volontà di rafforzare la dinamica di sviluppo regionale e di creare occupazione nel territorio;

4.

sottolinea che le disposizioni e gli orientamenti per l’elaborazione di una strategia di specializzazione intelligente devono rispettare il principio di sussidiarietà e offrire alle regioni un margine di manovra sufficiente per poter far fronte a sfide specifiche.

Sviluppo delle strategie di specializzazione intelligente (RIS3)

5.

rammenta la necessità di garantire la partecipazione di tutti i livelli di governance — statale, regionale, subregionale e/o locale — che abbiano competenze ed eseguano azioni negli ambiti di lavoro delle strategie, e di implicare gli attori pertinenti della cosiddetta «elica quadrupla» (1), sottolineando il ruolo delle imprese, degli istituti di istruzione e di ricerca e degli stessi cittadini, anche se la combinazione precisa delle organizzazioni coinvolte dipenderà dallo specifico contesto regionale;

6.

ritiene che le RIS3 apportino un valore aggiunto agli enti regionali e locali, dando vita a progetti e investimenti comuni transettoriali e interregionali che producono effetti particolarmente positivi in termini di rinnovamento industriale;

7.

rileva che lo sviluppo delle RIS3 deve includere tutte le parti interessate, incoraggiandole a unirsi intorno a una visione condivisa. Il processo deve promuovere la governance multilivello e aiutare a costruire capitale creativo e sociale all’interno del territorio;

8.

ritiene che la concezione e revisione costante delle RIS3 debbano essere soggette a una governance interattiva a supporto del cosiddetto processo di scoperta imprenditoriale, ossia debbano essere accompagnate da una combinazione di processi dall’alto (top-down) e dal basso (bottom-up) in cui anche la cittadinanza, rappresentata attraverso i canali ritenuti opportuni, dovrebbe essere coinvolta in maniera adeguata;

9.

segnala che, benché l’obbligo di realizzare un processo partecipativo derivi dal paragrafo 4.3 dell’allegato I del regolamento (EU) n. 1303/2013, in molti casi il processo di partecipazione continua ad essere inadeguato, e invita pertanto la Commissione a incoraggiare i soggetti interessati pertinenti a livello nazionale, regionale e locale a garantire l’effettiva applicazione di tale disposizione normativa;

10.

rammenta che, per lo sviluppo delle RIS3, è altresì opportuno disporre di una leadership e un consenso politici, ragion per cui si raccomanda la partecipazione attiva di tutte le forze politiche, o almeno di quelle più rappresentative, così come delle parti sociali e delle altre organizzazioni della società civile;

11.

reputa che le RIS3 non dovrebbero limitarsi alle questioni di ricerca, di innovazione e di sviluppo delle imprese. Nello spirito dell’agenda per nuove competenze per l’Europa (New Skills Agenda for Europe), essa deve provvedere anche allo sviluppo di nuove competenze, dell’istruzione e della formazione per tutti i cittadini, e in particolare di giovani, lavoratori dipendenti e disoccupati. Inoltre, ritiene importante promuovere i programmi di formazione e sviluppo, soprattutto nelle regioni con poca esperienza in questo campo, sottolineando i casi di successo settoriali che possono essere usati come punti di riferimento per altre regioni e incoraggiando l’adozione di misure di cooperazione tra le regioni innovative e quelle meno sviluppate;

12.

ritiene che le scelte di specializzazione intelligente delle regioni possano anche costituire un incoraggiamento a rafforzare alcune politiche dell’UE. A titolo di esempio, molte regioni hanno fatto la scelta di sviluppare delle specializzazioni intelligenti nel settore marittimo utilizzando approcci trasversali e intersettoriali rispetto ai quali le politiche europee presentano sicuramente un ritardo di strutturazione che ne limita le capacità di sostegno e l’efficacia;

13.

sottolinea che la prioritarizzazione dei settori nei quali una regione presenta un vantaggio comparativo deve allinearsi agli obiettivi trasversali inerenti alla strategia di Lisbona (formazione dei giovani e accesso all’occupazione, uguaglianza di genere, investimenti nell’insegnamento superiore e nella ricerca, sostegno all’innovazione nelle PMI in tutti i settori dell’economia regionale, sostegno all’innovazione sociale ed ecologica ecc.). Le politiche europee devono poter continuare a sostenere questi obiettivi fondamentali per la strategia di Lisbona, accompagnando nel contempo il processo di affermazione delle S3. In tutte le regioni d’Europa, malgrado gli importanti progressi realizzati in questo campo, si devono ancora compiere passi avanti nel conseguimento di tali obiettivi;

14.

sottolinea l’importanza del ruolo delle strategie di specializzazione e innovazione nello sviluppo sostenibile delle zone rurali, e richiama l’attenzione sull’importanza della formazione al fine di esplorare e sfruttare il potenziale e le capacità racchiusi nelle comunità e nei valori locali;

15.

rammenta che il suddetto regolamento prevede che le RIS3 debbano contemplare «un meccanismo di monitoraggio» che dovrebbe essere in grado di cogliere e monitorare i mutamenti previsti in ogni priorità RIS3 mediante una selezione adeguata degli indicatori di rendimento e dovrebbe promuovere lo scambio delle buone pratiche; e sottolinea l’importanza di concentrarsi sul monitoraggio e la valutazione. Pertanto si dovrebbe istituire un quadro comune, orientativo e flessibile, in grado di cogliere e monitorare i mutamenti previsti in ogni priorità RIS3, nonché di assistere le regioni nello sviluppo dei rispettivi meccanismi di monitoraggio e di indicatori concepiti su misura in funzione della loro situazione e delle loro esigenze. Tale meccanismo di monitoraggio consentirà alle regioni di sviluppare ulteriormente le loro strategie sulla base di dati concreti e in via continuativa. Esso dipenderà essenzialmente dalla natura delle singole RIS3, ragion per cui la sua definizione dovrebbe essere parte integrante dello sviluppo di tali strategie. A tale proposito, il Comitato suggerisce la possibilità, in questa prospettiva, di creare una specifica dotazione finanziaria multifondo per sostenere un processo di attuazione integrato e condiviso da tutti gli attori, riguardante anche le attività di analisi, monitoraggio, valutazione e controllo;

16.

ritiene altresì che le RIS3 non debbano essere limitate all’innovazione e alla ricerca, ma debbano essere estese ad altri ambiti, in modo che in futuro si convertano in strategie di sviluppo regionale maggiormente integrate, che comprendano aspetti ulteriori quali l’istruzione e la formazione;

17.

osserva la situazione attuale e propone di sviluppare un quadro orientativo comune di monitoraggio, valutazione ed analisi ex post, che servirà da riferimento a ciascuna regione per elaborare i propri quadri di monitoraggio, tenendo conto delle specificità regionali, e inoltre consentirà alle regioni di adoperare le rispettive pratiche di valutazione e di monitoraggio;

18.

dà atto degli sforzi compiuti dalla piattaforma S3 in termini di assistenza tecnica ed elaborazione di strumenti, ma reputa che un quadro orientativo comune promuoverebbe una maggiore coerenza nell’attuazione e nel monitoraggio delle RIS3;

19.

invita alla gradualità e alla prudenza nel processo di valutazione delle S3, che sono comunque una politica recente, di complessa elaborazione ed attuazione, e che richiede anni per produrre tutti i suoi effetti. Il primo indicatore di riuscita deve continuare ad essere l’efficacia della prioritarizzazione e della mobilitazione locale, e le regioni devono essere strettamente coinvolte nella definizione e nell’applicazione dei dispositivi di valutazione;

20.

chiede alla Commissione, per il prossimo periodo di programmazione, di pubblicare tempestivamente le condizioni per l’elaborazione delle strategie. La comunicazione di «orientamenti» dopo che il periodo di programmazione è già iniziato, come è avvenuto per le condizionalità ex ante del periodo in corso, pone gli organismi di attuazione in una situazione insostenibile;

21.

raccomanda uno stretto coordinamento con il monitoraggio dei programmi operativi regionali finanziati dal ESR e con l’applicazione dei criteri regionali armonizzati stabiliti in tale quadro — sempre tenendo pienamente conto delle specificità territoriali — che la Commissione europea (2) suddivide in «resource indicators», «output indicators» e «result indicators» (qualitativi e quantitativi);

22.

insiste in particolare sul potenziale offerto dagli istituti di istruzione superiore (IIS), da altri organismi d’istruzione, dalle organizzazioni di ricerca e tecnologia (RTO) e dalle imprese, in particolare le piccole start-up e le PMI, nel progettare e attuare le RIS3. Gli IIS fungono da cardine del cosiddetto «triangolo della conoscenza» (ricerca, istruzione e innovazione) e sono particolarmente adatti a sostenere lo sviluppo delle capacità innovative delle regioni, ragion per cui le amministrazioni regionali dovrebbero incoraggiare tali istituti ad assumere un ruolo attivo nel quadro del processo delle RIS3. Al riguardo, si deve puntare a un equilibrio tra, da un lato, l’apertura degli IIS alle esigenze del mercato e, dall’altro, l’apertura dell’istruzione non mirata e della ricerca (di base) alle innovazioni relative a un futuro più lontano; Il Comitato ritiene pertanto essenziale che gli IIS siano accessibili a tutti, contribuiscano all’aumento del livello di istruzione e formazione indispensabile per una società della conoscenza orientata alla creatività e rispondano alle esigenze del mercato del lavoro, sia delle imprese che degli altri datori di lavoro;

23.

raccomanda che, per quanto possibile, le RIS3 prevedano la creazione di organizzazioni o strutture esterne flessibili intese a sostenere le amministrazioni — e specialmente quelle con risorse limitate — nello sviluppo delle capacità degli enti locali e regionali; e considera estremamente utili, ma non sufficienti, l’assistenza e le valutazioni esterne (sostegno alle valutazioni inter pares e visite di esperti) fornite dalla piattaforma S3, poiché ritiene che ogni ente locale e regionale debba essere messo in condizione di sviluppare le proprie capacità interne, compresi i meccanismi di attuazione, monitoraggio e sorveglianza delle RIS3;

24.

sottolinea che anche nell’elaborazione e attuazione delle RIS3 lo sforzo deve essere commisurato al risultato. Nel complesso, si deve sfruttare ogni possibilità per evitare che tali strategie diano luogo a nuovi oneri amministrativi;

25.

fa notare che le RIS3 devono poter essere configurate in modo sufficientemente flessibile lungo l’intero periodo di programmazione dei fondi strutturali pertinente. Esse non devono ostacolare i nuovi sviluppi, la diversificazione intelligente, o anche le innovazioni dirompenti nelle regioni. In particolare, le RIS3 non devono limitare le attività economiche del settore privato — ad esempio quelle delle start-up — nelle regioni interessate.

Sinergie tra i fondi strutturali e di investimento europei e altri programmi

26.

osserva che l’obiettivo fondamentale delle RIS3 va al di là dell’uso più efficiente dei fondi strutturali e consiste nel creare sinergie tra le politiche di innovazione e sviluppo regionali e gli strumenti finanziari, al fine di evitare duplicazioni;

27.

rammenta che la promozione di sinergie tra i Fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) e Orizzonte 2020 costituisce una delle priorità per il periodo 2014-2020, ma fa notare che la complessità normativa sta ostacolando questo processo. Questa ricerca di sinergie deve riguardare anche le altre politiche dell’UE e i relativi strumenti di intervento;

28.

insiste sul valore di un’impostazione di questo tipo, che deve anche puntare a rafforzare il sostegno alle PMI, ai loro progetti individuali e alle loro iniziative collettive, nonché alle start-up.

29.

rileva che è oramai essenziale procedere alla semplificazione del quadro normativo e creare interfacce funzionanti che migliorino l’interazione tra i diversi regimi di sostegno, i quali, a loro volta, dovrebbero essere corredati di una descrizione chiara e comprensibile dei modi in cui essi intendono realizzare e agevolare sinergie;

30.

ritiene che sia importante promuovere programmi di formazione, soprattutto nelle regioni con limitata esperienza in questo campo, dando risalto, in un’ottica settoriale, a storie di successo che possano tradursi in punti di riferimento per altre regioni;

31.

richiama l’attenzione sul fatto che uno dei principali fattori di successo per la creazione di sinergie consiste nel promuovere la comunicazione e la cooperazione tra le parti interessate che hanno familiarità con i diversi strumenti di sostegno (fondi strutturali e Orizzonte 2020), ma che, al momento, dispongono di scarse conoscenze riguardo al rispettivo ambito di intervento — una considerazione, questa, valida a livello sia regionale che europeo; e invita la Commissione e le regioni a sostenere e promuovere lo scambio tra questi gruppi;

32.

rammenta che gran parte delle possibilità di successo dipenderà da una fluida relazione tra i vari livelli di governance — europeo, nazionale, regionale e, se del caso, locale — nonché dal coordinamento tra, per esempio, le autorità di gestione e i punti di contatto nazionali;

33.

deplora che l’armonizzazione incompleta tra il quadro normativo degli aiuti direttamente gestiti dalla Commissione (Orizzonte 2020) e quello degli aiuti a gestione indiretta (fondi SIE), che è soggetto alle limitazioni per gli aiuti di Stato, continui a costituire un notevole ostacolo alla realizzazione di sinergie tra tali interventi; e invita ad applicare le raccomandazioni contenute nel recente studio commissionato in materia dal Parlamento europeo (3).

Razionalizzazione delle iniziative della Commissione europea

34.

riconosce ancora una volta il grande lavoro svolto dalla piattaforma S3, sebbene rilevi una moltitudine di iniziative da parte della Commissione europea che dà luogo a confusione, disconoscimento e mancanza di coordinamento tra le regioni;

35.

ritiene che sia necessario analizzare le sinergie tra i vari strumenti, iniziative, mezzi e organi di sostegno, quali ad esempio la piattaforma di specializzazione intelligente, l’osservatorio europeo dei cluster, i partenariati europei per l’innovazione, il Forum strategico europeo, le iniziative sulle tecnologie abilitanti fondamentali (KET), le infrastrutture di ricerca ecc.;

36.

chiede alla Commissione di garantire una maggiore coerenza nel modo in cui le iniziative vengono intese ed attuate, soprattutto nei confronti delle regioni più piccole o con minore capacità amministrativa;

37.

auspica un chiarimento riguardo alle aree tematiche in cui la Commissione intende adottare misure significative per sviluppare un approccio globale alla catena del valore in un determinato settore a livello europeo, traendo ispirazione da esempi di successo in settori cruciali rilevanti per il maggior numero possibile di Stati membri o di regioni; in tali aree la Commissione, basandosi sulle S3, dovrebbe puntare ad un approccio di messa in rete, di sostegno e di animazione;

38.

invita l’UE a chiarire le ripercussioni delle strategie di specializzazione intelligente sugli altri meccanismi di governance e sull’insieme delle parti coinvolte, nonché a migliorare la sua comunicazione, e raccomanda l’elaborazione di un «atlante delle iniziative, degli strumenti e dei progetti UE» su temi riguardanti le RIS3, sul modello, ad esempio, del portale e-justice della Commissione europea, volto a «semplificare la vita del cittadino» offrendogli informazioni nelle diverse lingue;

39.

raccomanda inoltre di sviluppare una comunità della conoscenza per la formazione e professionalizzazione degli esperti in RIS3, tenendo conto anche del lavoro svolto dall’OCSE, dalla Piattaforma S3 e da un’ampia gamma di accademici.

Promozione della cooperazione interregionale e creazione di catene di valore

40.

sottolinea che la creazione di una massa critica a livello territoriale è essenziale affinché l’UE e le sue imprese siano competitive a livello globale; e ritiene che gli enti locali e regionali siano la sede appropriata per affrontare gli ecosistemi innovativi, generando i necessari legami tra le politiche dell’UE, le imprese, i centri di ricerca, gli istituti di istruzione superiore e i cittadini;

41.

rileva che, sulla base delle priorità individuate dalle RIS3, è necessario sviluppare la cooperazione interregionale per creare catene di valore in tutta l’UE;

42.

è convinto che la cooperazione interregionale genererà sinergie tra attività economiche e risorse già definite nelle regioni, in modo tale da sfruttarne meglio le potenzialità e da evitare duplicazioni inutili negli investimenti, utilizzando i fondi strutturali;

43.

ritiene cruciale poter disporre di informazioni e capacità di coordinamento sufficienti, il cui esito ideale sarebbe un sistema completo e coerente di complementarità che elimini le inefficienze derivanti dalla duplicazione e dalla semplice mimesi;

44.

accoglie con favore le varie iniziative della Commissione europea in tal senso, quali ad esempio le piattaforme tematiche, ma ritiene che tali iniziative dovrebbero nascere con strumenti finanziari e obiettivi ben definiti, che evitino il rischio di incertezza tra i partecipanti così come le duplicazioni con altre iniziative o programmi quali le CCI, ERA-NET, i programmi di cluster di COSME, i progetti Interreg Europe ecc.;

45.

critica il fatto che i grandi strumenti finanziari lascino da parte i progetti di minore portata e restino — malgrado le rilevanti risorse messe a disposizione soprattutto dal FEIS — comunque non sufficienti a permettere alle PMI di colmare le lacune del mercato e facilitare l’accesso al credito e il finanziamento dei rischi. Molto spesso sono fattori come il grado di complessità, le procedure dispendiose in termini di tempo per la preparazione, l’esecuzione e la chiusura di un megaprogetto o i bassi livelli di maturità tecnologica (lontani da qualsiasi ritorno visibile sugli investimenti) a scoraggiare la partecipazione degli attori di minori dimensioni;

46.

sottolinea l’importanza dello sviluppo di piattaforme tematiche da parte della Commissione europea e specialmente l’opportunità che esse offrono di promuovere la cooperazione tra attori regionali. Inoltre, osserva che dette piattaforme di cooperazione interregionale si sono dimostrate fondamentali per l’attuazione, massimizzando la crescita economica e il potenziale di mercato specialmente in termini di innovazione guidata dall’industria. Pertanto, ritiene che dovrebbe essere possibile, per le regioni che lo desiderano, sviluppare l’organizzazione di alcune specializzazioni a livello interregionale:

all’interno di uno stesso paese,

in seno a compagini transfrontaliere,

nelle regioni ultraperiferiche,

in aree appartenenti a una stessa fascia costiera o a uno stesso massiccio montuoso,

nell’ambito di una rete europea priva di continuità territoriale (valga l’esempio delle industrie culturali e creative, dei servizi connessi alle sfide demografiche o dell’iniziativa Vanguard);

47.

ritiene che le RIS3 dovrebbero incoraggiare le regioni a lavorare insieme per sviluppare, tra i cluster, la cooperazione internazionale settoriale o in taluni segmenti di mercato comuni, contribuendo così a rafforzare le catene di valore internazionali di cui si è detto. Il ruolo che i cluster possono svolgere come ponti tra gli attori all’interno e al di fuori delle regioni e come canali di sostegno imprenditoriale alle PMI deve trovare riscontro nelle politiche dell’UE;

48.

deplora il fatto che il quadro normativo vigente per l’impiego interregionale e transnazionale dei fondi SIE non venga utilizzato in misura soddisfacente dalle autorità nazionali e regionali. Ciò vale anche per l’esecuzione di progetti al di fuori dell’area coperta dal programma — progetti che, nella pratica, non vengono quasi mai realizzati;

49.

sottolinea che, secondo numerosi studi, permangono notevoli ostacoli che frenano l’impiego dei fondi SIE per la cooperazione interregionale e transnazionale, quali ad esempio la scarsità di risorse o capacità amministrativa, l’assenza di buone prassi di riferimento, l’incertezza sui modi di realizzare tale cooperazione, la mancanza di un quadro di riferimento e metodologico, la scarsa chiarezza sugli obiettivi, l’asimmetria dei livelli di competenza politica, gli ostacoli normativi e la mancanza di un quadro finanziario che promuova l’attività in questione;

50.

ritiene, pertanto, che il quadro normativo attuale limiti la cooperazione interregionale anziché promuoverla; invita dunque la Commissione europea a sostenere il lavoro svolto dalle reti delle autorità di gestione del FESR e del FSE fornendo assistenza pratica — ad esempio in termini di scambio di informazioni — ed eliminando le incertezze in merito all’ammissibilità delle misure previste in singoli casi specifici, nonché ad astenersi da qualsiasi interpretazione restrittiva del quadro normativo esistente; e riconosce peraltro che talune delle barriere più consistenti sono dovute non all’insufficienza del quadro normativo vigente bensì alla scarsa capacità amministrativa e a livelli asimmetrici di competenze politiche, amministrative o scientifiche.

Un nuovo quadro normativo e finanziario

51.

reputa che la S3 delle regioni debba essere presa realmente in considerazione in tutte le politiche dell’UE, dunque anche nell’attuazione dell’intera politica di coesione, e non soltanto per l’utilizzo del FESR;

52.

considera che potrebbe rivelarsi problematico pretendere di promuovere nuove politiche valendosi sempre del medesimo quadro normativo e finanziario, e ritiene pertanto che sarebbe opportuno accordare ai programmi una certa flessibilità sì da permettere loro di promuovere le nuove politiche con maggiore versatilità;

53.

è dell’avviso che, per sviluppare le proprie cooperazioni intorno alle RIS3, le regioni abbiano bisogno di uno strumento semplice che consenta loro di tener conto effettivamente dei costi del collegamento in rete e non soltanto di quelli dei progetti operativi finanziati in comune;

54.

respinge qualsiasi tentativo di rinazionalizzare la politica di coesione per il dopo 2020, dato che essa rimane un elemento essenziale per promuovere strategie di specializzazione intelligente in tutte le regioni dell’UE e la sua rinazionalizzazione metterebbe a repentaglio i molteplici sviluppi positivi già prodotti a livello locale e regionale nell’attuale periodo di finanziamento.

55.

di conseguenza, raccomanda di:

riformare l’attuale quadro normativo entro la fine del periodo 2014-2020, per dare impulso tanto alle sinergie tra i fondi strutturali e di investimento europei quanto ad altri programmi come la cooperazione interregionale. Tale riforma deve comportare una semplificazione e una maggiore flessibilità nella gestione dei fondi SIE, grazie all’applicazione di metodi di giustificazione semplificati, basati ad esempio sul grado di conseguimento degli obiettivi, sull’impiego dei costi unitari e su altre misure più idonee a garantire un’applicazione efficiente dei fondi alla specializzazione intelligente,

rafforzare, nell’ambito delle S3, gli obiettivi di crescita sostenibile e inclusiva nonché di creazione di posti di lavoro,

adottare un quadro comune orientativo e flessibile, sotto forma di raccomandazione per le RIS3, che colmi il vuoto normativo e la mancanza di coordinamento oggi esistenti in materia di concezione, sviluppo, attuazione, monitoraggio e sorveglianza di tali strategie. Cosicché, sulla base del principio di sussidiarietà, il documento dovrà essere flessibile, dinamico e in continua evoluzione, lasciando spazio all’emergere di nuove nicchie di specializzazione che prima neppure esistevano,

attivare con urgenza strumenti di finanziamento ad hoc appropriati per promuovere la cooperazione interregionale. Tali strumenti potrebbero consistere in misure combinate di finanziamento (ad esempio, sovvenzioni e prestiti combinati con finanziamenti pubblici e privati a diversi livelli) e nell’uso innovativo di fondi per sostenere progetti pilota di reti di cooperazione interregionale in cui il contatto con le imprese sia tangibile e i cui risultati abbiano un impatto sul mercato,

proporre, nel quadro del programma Orizzonte 2020, un approccio territoriale che connetta la politica europea in materia di ricerca e innovazione con le RIS3, tenendo presente che tale programma dovrà continuare a essere guidato dal principio di eccellenza,

garantire che questo approccio territoriale tenga conto del fatto che alcune regioni — ad esempio quelle ultraperiferiche lontane dai centri economici e tecnologici — incontrano difficoltà nel partecipare a determinati progetti,

trarre insegnamento dai progetti pilota realizzati dalla DG Regio con le regioni in ritardo di sviluppo per aiutarle efficacemente a ridurre il divario in termini di innovazione nell’UE,

condurre un’approfondita valutazione ex ante dell’impatto territoriale per quanto riguarda l’integrazione della strategia di specializzazione intelligente in varie politiche dell’UE, come quella di ricerca (PQ 9), la politica industriale e la futura politica di coesione,

allocare urgentemente risorse ad Interreg Europa, che nei prossimi anni costituirà per le regioni lo strumento di sostegno più adatto, nonché ad esse ben noto, al loro collegamento in rete in relazione alle RIS3,

attuare il piano Juncker in modo tale da favorire la creazione di piattaforme regionali di sostegno alla messa a punto e al finanziamento dei progetti, sì da consentire al FEIS di venire concretamente in aiuto delle RIS3. Per garantire una selezione responsabile dei progetti, le parti interessate coinvolte nella valutazione dei progetti devono ricevere informazioni complete sul sostegno necessario agli enti locali e regionali e sulle loro esigenze. Il potenziamento dell’assistenza tecnica a livello regionale nel quadro del FEIS rappresenta una priorità assoluta,

prevedere la partecipazione del Comitato europeo delle regioni alle attività del gruppo ad alto livello sulla massimizzazione dell’impatto dei programmi di R&S dell’UE;

56.

raccomanda alla Commissione europea di istituire un gruppo di lavoro, con la partecipazione attiva del Comitato europeo delle regioni, che affronti tutti gli aspetti da considerare per dotare la suddetta condizionalità ex ante delle RIS3 di maggior concretezza, nonché di obiettivi e strumenti.

Bruxelles, 22 marzo 2017

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  Composta, cioè, dalle autorità di gestione nazionali o regionali nonché dalle parti interessate, come le università e altri istituti d'istruzione superiore, le imprese e le parti sociali, ma anche i cittadini impegnati nella ricerca di opportunità imprenditoriali.

(2)  Come ad esempio nel Guidance document on monitoring and evaluation — European Regional Development Fund and Cohesion Fund [Documento orientativo sul monitoraggio e la valutazione — Fondo europeo di sviluppo regionale e Fondo di coesione] pubblicato dalla Commissione europea nel 2014.

(3)  Maximisation of synergies between European Structural and Investment Funds and other EU instruments to attain Europe 2020 Goals [Massimizzazione delle sinergie tra i fondi strutturali e d'investimento europei e altri strumenti UE per raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020] (IP/B/REGI/IC/2015-131), pubblicato nel giugno 2016 dalla DG Politiche interne del Parlamento europeo.


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