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Document 52014IP0022

    Risoluzione del Parlamento europeo del 18 settembre 2014 sulla persecuzione dei difensori dei diritti umani in Azerbaigian (2014/2832(RSP))

    GU C 234 del 28.6.2016, p. 2–6 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    28.6.2016   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 234/2


    P8_TA(2014)0022

    Perecuzione dei difensori dei diritti umani in Azerbaigian

    Risoluzione del Parlamento europeo del 18 settembre 2014 sulla persecuzione dei difensori dei diritti umani in Azerbaigian (2014/2832(RSP))

    (2016/C 234/01)

    Il Parlamento europeo,

    viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Azerbaigian, in particolare quelle del 18 aprile 2012 recante le raccomandazioni del Parlamento europeo al Consiglio, alla Commissione e al SEAE sui negoziati dell'accordo di associazione UE-Azerbaigian (1) e del 13 giugno 2013 sul caso di Ilgar Mammadov (2),

    vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 15 maggio 2012, dal titolo «Realizzare una nuova politica europea di vicinato»,

    vista la relazione 2013 della Commissione sui progressi compiuti dall'Azerbaigian nell'ambito della PEV (SWD(2014)0070) del 27 marzo 2014,

    visto il piano d'azione nell'ambito della PEV UE-Azerbaigian,

    vista la dichiarazione del 2 agosto 2014 dei portavoce del VP/AR e del commissario per l'allargamento e la politica europea di vicinato, Štefan Füle, sull'arresto di Leyla Yunus,

    vista la dichiarazione del 6 agosto 2014 del portavoce del VP/AR sull'arresto di Rasul Jafarov,

    vista la dichiarazione dell'UE del 14 agosto 2014 sulla situazione dei diritti umani e della società civile in Azerbaigian,

    visti la dichiarazione rilasciata l'8 settembre 2014 a Baku dal commissario Füle circa il ruolo cruciale svolto dalla società civile nel Partenariato europeo e il suo annuncio di un nuovo programma UE di sostegno a favore della società civile in Azerbaigian che erogherà 3 milioni di EUR nel periodo 2014-2015,

    vista la dichiarazione del 1o agosto 2014 del Segretario generale del Consiglio d'Europa, Thorbjørn Jagland, relativa all'arresto di Leyla Yunus, Direttrice dell'Istituto per la pace e la democrazia in Azerbaigian,

    vista la dichiarazione di Baku adottata dall'Assemblea parlamentare dell'OSCE in occasione della sessione annuale dal 28 giugno al 2 luglio 2014, nella quale si esprime preoccupazione per l'abuso di procedure amministrative e di legislazione al fine di trattenere in stato di fermo, imprigionare, intimidire o ridurre al silenzio in altri modi i difensori dei diritti umani e le voci critiche in numerosi Stati partecipanti all'OSCE;

    visti l'accordo di partenariato e di cooperazione fra la CE e l'Azerbaigian, entrato in vigore nel 1999, e i negoziati in corso tra le parti su un nuovo accordo destinato a sostituire quello in vigore,

    visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

    A.

    considerando che negli ultimi anni la situazione generale dei diritti umani in Azerbaigian si è deteriorata e che gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da una forte escalation della repressione, da pressioni e intimidazioni da parte del governo nei confronti di ONG, attivisti della società civile, giornalisti e difensori dei diritti umani;

    B.

    considerando che dalla fine di luglio il governo ha preso come bersaglio alcuni dei più importanti difensori dei diritti umani del paese, imprigionandoli con accuse, a quanto pare, di matrice politica, con particolare riferimento ai casi di Leyla Yunus, la nota direttrice dell'Istituto per la pace e la democrazia, di suo marito, lo storico Arif Yunus, e di Rasul Jafarov, presidente del Club per i diritti umani dell'Azerbaigian;

    C.

    considerando che il presidente della Legal Education Society dell'Azerbaigian, Intigam Aliyev, un avvocato per i diritti umani che ha difeso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo più di 200 cause in materia di violazione della libertà di espressione, diritto a un equo processo e legge elettorale in Azerbaigian, è stato arrestato l'8 agosto 2014 ed è soggetto a detenzione per un periodo di tre mesi sulla base di accuse penali, un episodio che conferma la crescente tendenza a ridurre al silenzio e a perseguire a termini di legge importanti difensori dei diritti umani nel paese;

    D.

    considerando che, secondo quanto riportato, Leyla Yunus ha subito atti di violenza in carcere commessi dal suo compagno di cella, e che non sono state adottate misure per punire il colpevole o per garantire la protezione di Leyla Yunus; che, malgrado le condizioni di salute di Leyla Yunus siano peggiorate in carcere, non le è stata prestata un'idonea assistenza medica;

    E.

    considerando che il 26 maggio 2014 Anar Mammadli, presidente del Centro per gli studi sulla democrazia e il monitoraggio delle elezioni (EMDS), e Bashir Suleymanli, direttore del medesimo centro, sono stati condannati a pene detentive di, rispettivamente, cinque anni e sei mesi e tre anni e sei mesi, con capi d'accusa che vanno dall'evasione fiscale all'imprenditoria illegale;

    F.

    considerando che nel contempo otto attivisti del movimento giovanile non governativo NIDA sono stati condannati per vandalismo, possesso di droga e detenzione di esplosivi, nonché con l'accusa di avere intenzionalmente causato disordini pubblici, e che gli attivisti dei media sociali Omar Mammadov, Abdul Abilov ed Elsever Murselli sono stati condannati da 5 a 5 anni e mezzo di detenzione con l'accusa di possesso di droga e nessuno di loro ha potuto avvalersi di un avvocato di loro scelta, mentre tutti hanno dichiarato di aver subito maltrattamenti durante la detenzione preventiva;

    G.

    considerando che in Azerbaigian sono state promosse azioni legali a carico di numerosi altri giornalisti, difensori dei diritti umani e attivisti, tra cui Hasan Huseynli, responsabile dell'Intelligent Citizen Enlightenment Centre Public Union, condannato a sei anni di detenzione il 14 luglio 2014, e Rauf Mirkadirov, giornalista d'inchiesta del principale quotidiano in lingua russa «Zerkalo», tenuto in detenzione preventiva con l'accusa di tradimento; che gli uffici dell'Istituto per la libertà e la sicurezza dei giornalisti (IRFS), un'importante ONG che si occupa dei diritti dei media nel paese, diretta dal noto difensore dei diritti umani Emin Huseynov, riconosciuto a livello internazionale, sono stati perquisiti dalla polizia l'8 agosto 2014; che recentemente anche il noto giornalista dell'opposizione Seymur Haziyev è stato arrestato con l'accusa del reato di vandalismo e tenuto due mesi in detenzione preventiva;

    H.

    considerando che tali casi hanno fatto seguito a decine di altri concernenti attivisti politici, difensori dei diritti umani, giornalisti, blogger e attivisti dei media sociali detenuti dalle autorità negli ultimi due anni sulla base di capi d'accusa analogamente costruiti, tra cui il vandalismo, il possesso di droga, l'evasione fiscale e persino il tradimento; che la recente ondata di arresti ha avuto un pesante effetto a cascata, costringendo numerosi noti attivisti a fuggire dal paese o a nascondersi;

    I.

    considerando che il quotidiano azero indipendente Azadliq è stato costretto a interrompere le pubblicazioni a causa di presunti problemi finanziari, avendo in precedenza subito pressioni ufficiali apparentemente in relazione ai casi di corruzione denunciati;

    J.

    considerando che Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha pronunciato numerose sentenze relative a casi di violazioni dei diritti umani in Azerbaigian, l'ultima delle quali il 22 maggio 2014 nel caso di Ilgar Mammadov, presidente del movimento civico alternativo repubblicano (REAL); che nonostante la sentenza abbia stabilito che la sua detenzione era dovuta a motivi politici le autorità hanno rifiutato di rilasciarlo;

    K.

    considerando che dal 2006 è in atto di fatto il divieto di manifestare pacificamente nel centro di Baku e che sono state introdotte di recente nuove ammende alquanto elevate e prolungati i termini di detenzione amministrativa per chiunque organizzi raduni pubblici non autorizzati o vi partecipi;

    L.

    considerando che le autorità azere hanno ignorato i pareri della Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (Commissione di Venezia) del Consiglio d'Europa riguardo alle leggi sulla libertà di associazione, sui partiti politici e sulla tutela dalle diffamazioni; considerando altresì che non hanno preso nella dovuta considerazione i risultati del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa in seguito alla sua visita nel paese;

    M.

    considerando che nel febbraio 2014 il Presidente Aliyev ha firmato ulteriori modifiche alla legge sulle ONG, che conferisce ormai alle autorità ulteriori poteri di sospensione temporanea o messa al bando permanente delle organizzazioni non governative nazionali ed estere in Azerbaigian e introduce nuove tipologie di reato punibili con ammende, la cui entità ha ormai raggiunto un importo compreso tra 2 500 e 3 000 AZN (circa 2 600 – 3 100 EUR) per le ONG e tra 1 000 e 2 000 AZN (circa 1 000 – 2 000 EUR) per i direttori delle ONG nazionali ed estere;

    N.

    considerando che è stato congelato il conto bancario del sindacato pubblico di tutela dei diritti dei lavoratori nel settore petrolifero, con sede a Baku, unitamente a quello del suo leader, Gahramanova Mirvari Uzeyir, in virtù di una decisione dell'8 luglio 2014 del tribunale distrettuale di Nasimi (città di Baku);

    O.

    considerando che l'Azerbaigian è membro del Consiglio d'Europa ed è firmatario della Convenzione europea dei diritti dell'uomo;

    P.

    considerando che il 14 maggio 2014 l'Azerbaigian ha assunto la presidenza del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa;

    1.

    sottolinea che il pieno rispetto dei diritti umani, dei principi democratici, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto è alla base del quadro per la cooperazione nell'ambito del partenariato orientale e degli impegni assunti dall'Azerbaigian in seno al Consiglio d'Europa e all'OSCE;

    2.

    condanna con il massimo vigore possibile l'arresto e la detenzione di Leyla Yunus, Arif Yunus, Rasul Jafarov, Intigam Aliyev e Hasan Huseynli e chiede il loro rilascio immediato e incondizionato, nonché il ritiro di tutte le accuse a loro carico; sollecita un'indagine immediata e approfondita sull'aggressione subita da Ilqar Nasibov e chiede che i responsabili siano assicurati alla giustizia;

    3.

    invita le autorità azere a garantire l'integrità fisica e psicologica di Leya Yunus, Arif Yunus e di tutti i difensori dei diritti umani in Azerbaigiana, nonché ad assicurare l'urgente fornitura di assistenza medica adeguata, inclusi la somministrazione di farmaci e il ricovero in ospedale;

    4.

    rinnova l'invito rivolto al governo azero affinché adotti misure concrete per migliorare in via prioritaria e urgente la situazione dei diritti umani nel paese, anche mediante la liberazione immediata e incondizionata di tutti i prigionieri politici e la cessazione degli arresti di matrice politica;

    5.

    invita le autorità azere a cessare di vessare e intimidire le organizzazioni della società civile, gli oppositori politici e i giornalisti indipendenti e ad astenersi dall'interferire o minare il loro lavoro, prezioso per lo sviluppo della democrazia nel paese; le invita inoltre a garantire che tutti i detenuti, inclusi i giornalisti e gli attivisti politici e della società civile, godano pienamente del diritto a un giusto processo, in particolare per quanto concerne la possibilità di avvalersi di un avvocato di loro scelta e di avere contatti con le proprie famiglie, e delle altre norme in materia di processo equo;

    6.

    deplora le azioni intraprese dal governo azero per ostacolare i contatti tra la società civile, gli attivisti di gruppi giovanili e gli intellettuali dell'Armenia e dell'Azerbaigian, in quanto tali contatti rivestono un'importanza fondamentale per superare l'ostilità di lunga data tra i due paesi; ricorda a tale proposito l'importante lavoro svolto in questo ambito da Leyla Yunus e da suo marito Arif;

    7.

    esorta il governo dell'Azerbaigian a invitare la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa e il relativo commissario nonché gli esperti delle procedure speciali delle Nazioni Unite e a collaborare appieno con tali istanze per quanto concerne i difensori dei diritti umani, i diritti alla libertà di associazione e di riunione pacifica, la libertà di espressione e le detenzioni arbitrarie, con l'obiettivo di modificare la sua legislazione e di adeguare le sue pratiche in funzione delle conclusioni di tali esperti;

    8.

    invita le autorità azere ad avviare senza ulteriori indugi le riforme in materia di diritti umani a lungo rinviate, tra l'altro per quanto concerne i numerosi impegni assunti dall'Azerbaigian al momento dell'adesione al Consiglio d'Europa e non ancora rispettati, e a conformarsi alle sentenze pronunciate contro il paese dalla Corte europea dei diritti dell'uomo;

    9.

    sollecita le autorità azere a revocare il divieto di riunione pubblica in vigore nel centro di Baku e ad abolire le ammende e le detenzioni amministrative imposte ai manifestanti pacifici;

    10.

    ribadisce che il sostegno dell'UE alla Repubblica dell'Azerbaigian e la sua collaborazione con il paese, inclusi i negoziati in corso sul partenariato strategico per la modernizzazione, devono essere subordinati, per mezzo dell'inclusione di apposite clausole, alla tutela e alla promozione dei diritti umani, con particolare riferimento alla libertà dei mezzi di comunicazione – incluse garanzie per quanto concerne la libertà di Internet e l'accesso non soggetto a censure all'informazione e alla comunicazione – e alla libertà di espressione, di associazione e di riunione;

    11.

    sottolinea che la sua approvazione alla firma di un accordo di partenariato con l'Azerbaigian sarà subordinata a talune condizioni, tra cui l'effettiva osservanza dei suddetti requisiti, la liberazione dei difensori dei diritti umani, l'abrogazione della normativa volta a limitare le attività della società civile indipendente come pure la fine della repressione e delle intimidazioni ai danni di ONG, mezzi di comunicazione indipendenti, forze di opposizione, difensori dei diritti umani nonché attivisti per i diritti delle minoranze, attivisti di gruppi giovanili e attivisti operanti sui social network;

    12.

    invita il Consiglio, la Commissione e il SEAE ad applicare rigorosamente il principio «more for more» (maggiori aiuti a fronte di un maggiore impegno), prestando particolare attenzione alla situazione dei difensori dei diritti umani (in linea con gli orientamenti dell'Unione europea sui difensori dei diritti umani), alle detenzioni arbitrarie e dettate da motivi politici, all'indipendenza del sistema giudiziario, alle riforme democratiche e ai diritti e le libertà fondamentali; sollecita in particolare una revisione della programmazione dello strumento europeo di vicinato onde porre fine a tutti gli aiuti che non siano strettamente orientati ai diritti umani/alla società civile;

    13.

    si rammarica che il dialogo tra UE e Azerbaijan in materia di diritti umani non abbia registrato sostanziali progressi per quanto concerne la situazione dei diritti umani nel paese; chiede al SEAE di intensificare tale dialogo nell'ottica di renderlo più efficace e orientato ai risultati e lo invita a riferire periodicamente al Parlamento su questo aspetto;

    14.

    invita il governo dell'Azerbaigian a semplificare l'attuale procedura, eccessivamente lunga e complessa, per la registrazione delle ONG, a introdurre sostanziali emendamenti legislativi volti ad abrogare i recenti provvedimenti che limitano la libertà delle ONG di accettare donazioni in assenza di una registrazione ufficiale, nonché a rispettare la raccomandazione CM/Rec(2007)14 del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa agli Stati membri sullo status giuridico delle ONG in Europa;

    15.

    invita il Consiglio e gli Stati membri a rivolgersi al Comitato Olimpico Internazionale affinché esso esorti le autorità dell'Azerbaigian a porre fine alle repressioni e metta in chiaro che, in quanto organizzatrici dei giochi olimpici europei in programma il prossimo anno, sono tenute a rispettare la libertà di stampa, quale obbligo previsto dalla Carta olimpica;

    16.

    invita il SEAE ad applicare appieno gli orientamenti dell'Unione europea in materia di difensori dei diritti umani e a organizzare, presso la delegazione dell'UE di Baku, riunioni periodiche con le organizzazioni indipendenti per i diritti umani, a coordinare tali riunioni con le rappresentanze degli Stati membri dell'UE e a utilizzarle per esprimere il sostegno pubblico nei confronti del lavoro svolto dai difensori dei diritti umani; esorta il SEAE a monitorare da vicino tutti i processi e i procedimenti giudiziari condotti contro i difensori dei diritti umani e a riferire in materia al Parlamento;

    17.

    ribadisce la sua posizione del 24 maggio 2012 (3) e invita il Consiglio a valutare la possibilità di imporre sanzioni mirate ai responsabili delle violazioni dei diritti umani, se queste dovessero persistere;

    18.

    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al presidente, al governo e al Parlamento dell'Azerbaigian, nonché al SEAE, al Consiglio, alla Commissione e al Consiglio d'Europa.


    (1)  GU C 258 E del 7.9.2013, pag. 36.

    (2)  Testi approvati, P7_TA(2013)0285.

    (3)  GU C 264 E del 13.9.2013, pag. 91.


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