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Document 52011AR0199

Parere del Comitato delle regioni su «La rinnovata agenda europea per l'integrazione»

GU C 113 del 18.4.2012, p. 11–16 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

18.4.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 113/11


Parere del Comitato delle regioni su «La rinnovata agenda europea per l'integrazione»

2012/C 113/04

IL COMITATO DELLE REGIONI

rileva che la piena partecipazione degli immigrati alla vita economica, sociale e politica delle città e delle regioni di accoglienza costituisce una componente essenziale per il conseguimento degli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale posti dalla strategia Europa 2020;

ritiene che il metodo più adatto per conseguire i migliori risultati in materia di integrazione degli immigrati sia la governance multilivello;

accoglie con favore la posizione della Commissione, la quale ritiene che le politiche di integrazione vadano sviluppate a livello locale con un approccio dal basso verso l'alto;

è dell'avviso che i "patti territoriali" offrano un quadro flessibile di attuazione delle politiche di integrazione, in quanto consentono l'applicazione delle misure e delle priorità tematiche che competono a ciascuna unità territoriale e possono tener conto della ripartizione delle competenze tra i diversi livelli di governance nonché dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità;

accoglie con favore l'iniziativa adottata dalla Commissione europea di creare dei "moduli europei" per l'integrazione;

ritiene utile adottare iniziative per costituire un partenariato strategico tra il CdR, la Commissione e le reti europee di città e regioni;

tale partenariato potrebbe essere creato istituendo una rete degli enti locali e regionali per l'integrazione a cui potranno partecipare gli attori competenti per l'attuazione delle politiche provenienti da tutti i livelli di governance, nonché organizzazioni della società civile. Il CdR conta sul sostegno politico, economico e operativo della Commissione europea per una piena attuazione del partenariato strategico e ritiene che tale partenariato potrebbe essere integrato nel quadro delle strutture e delle iniziative già esistenti.

Relatore

Dimitrios KALOGEROPOULOS (EL/PPE), consigliere comunale di Egaleo

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione - Agenda europea per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi

COM(2011) 455 final

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Quadro di riferimento

1.

osserva che l'immigrazione è una realtà in tutti gli Stati membri dell'Unione europea e figura tra i temi di maggiore attualità, soprattutto all'indomani della "primavera araba", che ha dato il via a nuovi movimenti migratori verso l'Europa;

2.

constata che l'aumento del numero di immigrati è stato accompagnato, negli ultimi dieci anni, da notevoli cambiamenti nella tipologia degli immigrati, nonché nella struttura e morfologia dei flussi migratori;

3.

sottolinea che le strategie per l'integrazione degli immigrati sono collegate alla politica europea in materia di immigrazione e che questa, per essere efficace, dovrebbe essere coerente e coniugarsi al sostegno alle iniziative di sviluppo nei paesi di origine e di transito degli immigrati;

4.

ritiene che il dilagare del fenomeno migratorio imponga la rapida adozione di politiche efficaci per l'integrazione sociale, economica e culturale dei cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente nell'UE;

5.

ricorda che l'integrazione degli immigrati è una questione essenzialmente di competenza delle autorità degli Stati membri. In settori quali l'istruzione, la sanità, l'alloggio e il mercato del lavoro sono infatti le autorità nazionali e gli enti regionali e locali ad applicare le politiche di integrazione. Il Trattato di Lisbona rafforza il ruolo dell'UE in materia di politica di integrazione dei cittadini di paesi terzi, ma non prevede l'armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri;

6.

ricorda che gli 11 principi fondamentali comuni per la politica di integrazione degli immigrati nell'Unione europea, adottati dal Consiglio nel 2004, e l'agenda europea per l'integrazione, pubblicata dalla Commissione nel 2005, definiscono l'integrazione dei cittadini di paesi terzi come "un processo dinamico e bilaterale di adeguamento reciproco da parte di tutti gli immigrati e di tutti i residenti degli Stati membri";

7.

rammenta che, in occasione della terza conferenza ministeriale sull'integrazione, svoltasi a Vichy (Francia) nel novembre 2008, è stata evidenziata la necessità di coinvolgere gli enti regionali e locali nella definizione, applicazione e valutazione delle politiche di integrazione, nonché il ruolo fondamentale che essi svolgono nell'inserimento degli immigrati nelle società locali;

8.

ricorda che, nelle conclusioni della conferenza ministeriale sull'integrazione svoltasi a Saragozza (Spagna) nell'aprile 2010, si insiste sulla necessità di "riconoscere gli aspetti positivi della migrazione" a livello europeo e di considerare l'integrazione e la diversità culturale come "motori di sviluppo e coesione sociale";

9.

riconosce che negli ultimi anni l'UE ha creato una serie di utili strumenti che consentono agli Stati membri di configurare meglio le loro politiche di integrazione e di intraprendere azioni efficaci. Sono stati istituiti il Fondo europeo per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi e il Forum europeo sull'integrazione, che si riunisce periodicamente e consente agli attori della società civile e alle organizzazioni degli immigrati di partecipare al dibattito politico. È stato inoltre reso operativo un sito web europeo che offre numerose informazioni sull'argomento e sono stati prodotti tre manuali che contengono esempi utili e buone pratiche;

10.

giudica utile la consultazione da esso stesso condotta e si compiace che i risultati ottenuti e le proposte da esso formulate siano state prese in considerazione dalla Commissione europea per l'elaborazione dell'agenda europea rinnovata per l'integrazione (1);

11.

osserva che nel testo in esame la Commissione riconosce in tale fenomeno un processo evolutivo che comporta la responsabilità comune dei diversi livelli di potere e che, per poter conseguire gli obiettivi, richiede sforzi continui e la collaborazione costante dei diretti interessati;

12.

sottolinea che il presente parere si fonda sul quadro delineato nel proprio parere d'iniziativa sul tema Gli enti locali e regionali in prima linea nelle politiche di integrazione (CONST-IV-019) ed ha l'obiettivo di preparare la risposta del CdR alle sfide future, valorizzando il contributo degli enti locali e regionali all'elaborazione e all'attuazione delle politiche di integrazione degli immigrati legali provenienti da paesi terzi. Esso punta inoltre ad esprimere il punto di vista del CdR su come costruire un partenariato strategico con la Commissione europea.

Principi fondamentali

13.

è dell'avviso che l'integrazione debba essere intesa come il risultato di un processo che consente ai cittadini di paesi terzi di agire indipendentemente da qualunque intervento esterno e di assumere una posizione sociale comparabile a quella occupata dai cittadini residenti nel paese in questione ed europei;

14.

ricorda che l'integrazione è una processo bidirezionale che richiede un impegno reciproco e comporta diritti e doveri sia per la società di accoglienza che per gli immigrati. Essa presuppone tanto la disponibilità da parte degli immigrati ad assumersi la responsabilità di integrarsi nella società di accoglienza, quanto la disponibilità da parte dei cittadini dell'UE di accogliere e integrare gli immigrati;

15.

sottolinea che l'integrazione dovrà essere percepibile ed essere riconosciuta quale processo dinamico e continuo, non come fase intermedia verso l'assimilazione dell'immigrato nella società di accoglienza;

16.

ritiene che le politiche di integrazione degli immigrati debbano essere in armonia con i valori europei fondamentali, come il rispetto dei diritti umani e della diversità, la lotta contro la discriminazione e la promozione delle pari opportunità e della tolleranza. Inoltre tali politiche devono essere conformi alle politiche fondamentali dell'UE in materia di coesione, occupazione, sviluppo, relazioni esterne nonché di libertà, sicurezza e giustizia;

17.

ritiene che l'applicazione del principio della parità di trattamento influisca in modo significativo sulla qualità dei sistemi democratici e costituisca una conquista fondamentale e un elemento insostituibile della cultura dell'UE.

La realizzazione delle politiche di integrazione

18.

rileva che la piena partecipazione degli immigrati alla vita economica, sociale e politica delle città e delle regioni di accoglienza costituisce una componente essenziale per il conseguimento degli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale posti dalla strategia Europa 2020.

Metodo

19.

ritiene che il metodo più adatto per conseguire i migliori risultati in materia di integrazione degli immigrati sia la governance multilivello. Un simile approccio dovrà essere conforme al principio di sussidiarietà, che regola la cooperazione tra l'UE, gli Stati membri e gli enti regionali e locali;

20.

accoglie con favore la posizione della Commissione, la quale ritiene che le politiche di integrazione vadano sviluppate a livello locale con un approccio dal basso verso l'alto;

21.

sottolinea l'esigenza di un metodo organico, che tenga conto non soltanto degli aspetti economici e sociali dell'inclusione, ma anche delle questioni relative alla diversità culturale e religiosa, alla cittadinanza, ai diritti politici e alla partecipazione degli immigrati legali alla vita pubblica e politica;

22.

evidenzia la necessità di un approccio onnicomprensivo e ritiene che gli sforzi di integrazione degli immigrati si debbano estendere a un ampio ventaglio di politiche, comprese, ad esempio, l'istruzione, l'occupazione, la politica sociale, la sanità pubblica, la coesione economica, sociale e territoriale;

23.

è del parere che per conseguire risultati concreti occorra adottare un approccio globale, che preveda la partecipazione dei soggetti interessati a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. È necessario il coinvolgimento delle istituzioni europee competenti, delle autorità nazionali, degli enti regionali e locali, delle organizzazioni non governative (ONG), delle parti sociali e dei rappresentati della società civile, ivi compresi gli immigrati stessi, sia quelli di recente arrivo che quelli presenti già da una o due generazioni, e di tutti gli attori affidabili che operano nei settori dello sport, della cultura e della coesione sociale;

24.

giudica necessario continuare ad impegnarsi a favore di tutti gli immigrati e sostiene che le politiche di integrazione non devono avere come soli beneficiari gli immigrati arrivati di recente nelle città o nelle regioni. Le iniziative di integrazione devono infatti rivolgersi anche agli immigrati di seconda e perfino di terza generazione, dal momento che questo tipo di interventi è necessario per lottare con successo contro la discriminazione;

25.

ribadisce che per gli enti locali e regionali è importante garantire un trattamento equo degli immigrati in termini di parità di accesso al mercato del lavoro, ai servizi pubblici, alla sanità e al welfare; questo approccio costituisce infatti un presupposto essenziale per lottare contro la discriminazione, il razzismo e la xenofobia;

26.

ricorda che le politiche di integrazione devono essere concepite tenendo conto delle specificità e delle esigenze di alcune categorie più vulnerabili di cittadini di paesi terzi. Tra queste figurano i richiedenti asilo e i beneficiari di protezione internazionale, i minori non accompagnati, le donne immigrate, gli anziani, le persone con disabilità, nonché gli appartenenti ad altri gruppi vulnerabili, come i Rom;

27.

sottolinea tuttavia che anche i cittadini dell'UE, quando si spostano per andare a vivere e a lavorare in un altro Stato membro, hanno bisogno di servizi che li aiutino ad integrarsi, come ad esempio di opportunità di studiare la lingua del posto.

Strumenti e modalità di intervento

28.

sostiene la promozione di misure volte a facilitare l'accesso degli immigrati al mercato del lavoro e all'acquisizione di qualifiche professionali. Per gli immigrati, il fatto di trovare lavoro è un elemento fondamentale della riuscita del processo di piena integrazione nelle società di accoglienza;

29.

insiste sul ruolo svolto dall'istruzione ai fini dell'integrazione, e in particolare dall'apprendimento della lingua del paese di accoglienza, fermo restando il diritto degli immigrati di imparare la loro madrelingua;

30.

reputa che l'istruzione dei figli degli immigrati debba essere una priorità e plaude alla promozione della diversità nei sistemi di istruzione nazionali. Ai fini di un rafforzamento della diversità in tali sistemi, invita gli Stati membri, al pari degli enti locali e regionali, a considerare la possibilità di assumere insegnanti con un passato di immigrazione. Spera che, così facendo, il processo di apprendimento servirà al tempo stesso da ponte culturale tra la società di accoglienza e i cittadini di paesi terzi e da forza propulsiva per una società produttiva e coesa;

31.

sostiene gli sforzi condotti per riconoscere e convalidare la formazione e le competenze acquisite dagli immigrati nei paesi d'origine. Così facendo, si agevolerà l'ingresso degli immigrati nel mercato del lavoro e aumenteranno le loro possibilità di accesso ai sistemi di istruzione e formazione dei paesi di accoglienza;

32.

osserva che la promozione delle pari opportunità per gli immigrati nei settori dell'istruzione, della formazione e dell'occupazione è il metodo più appropriato per evitarne l'esclusione sociale; ritiene che la prospettiva positiva, volta a rivendicare un posto paritario nella società di accoglienza, costituisca il modo migliore per prevenire i fenomeni di violenza che interessano molte città europee;

33.

sottolinea l'importanza di una partecipazione attiva degli immigrati alle strutture e alle istituzioni della società d'accoglienza e ritiene che la partecipazione piena e senza barriere al processo politico a livello locale e regionale fornisca un contributo determinante alla costruzione di un clima di fiducia reciproca tra gli immigrati e le società di accoglienza;

34.

ricorda che si deve prestare speciale attenzione alle donne immigrate, in quanto esse non soltanto svolgono un ruolo determinante nell'educazione dei figli e nella riproduzione dei modelli culturali, ma sono anche le più esposte ai fenomeni di esclusione, violenza e discriminazione;

35.

è dell'avviso che il dialogo interculturale sia un tema di vitale importanza ai fini dell'integrazione e che gli enti locali e regionali debbano continuare a prendere iniziative per promuovere tale dialogo. A suo giudizio, una migliore conoscenza della cultura degli immigrati contribuisce con successo a contrastare i fenomeni di razzismo e xenofobia;

36.

osserva che i media svolgono un ruolo decisivo nel sensibilizzare l'opinione pubblica alla funzione svolta dall'immigrazione e nel circoscrivere i fenomeni dell'emarginazione, del razzismo e della xenofobia;

37.

concorda con la Commissione europea. che nella comunicazione riconosce la dimensione esterna della politica di immigrazione, e rileva la necessità di una collaborazione con i paesi d'origine degli immigrati nell'ambito di iniziative di preparazione all'integrazione.

Strumenti innovativi

38.

è dell'avviso che i "patti territoriali" offrano un quadro flessibile di attuazione delle politiche di integrazione, in quanto consentono l'applicazione delle misure e delle priorità tematiche che competono a ciascuna unità territoriale e possono tener conto delle disposizioni costituzionali in vigore in ciascuno Stato membro, della ripartizione delle competenze tra i diversi livelli di governance, nonché dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità;

39.

accoglie con favore l'iniziativa adottata dalla Commissione europea di creare dei "moduli europei" per l'integrazione. A suo giudizio, essi contribuiranno alla diffusione delle buone pratiche. Costituiscono inoltre uno strumento flessibile al servizio dell'elaborazione delle politiche di integrazione a livello nazionale, regionale o locale. Il CdR auspica che la sistematizzazione delle conoscenze esistenti sia adattata alle esigenze locali e sia utilizzata per migliorare i risultati.

Contributo degli enti locali e regionali

40.

constata con soddisfazione che, nella rinnovata agenda europea, l'integrazione viene presentata come una responsabilità congiunta di tutti i livelli di governance coinvolti e viene riconosciuto il ruolo significativo degli enti locali e regionali nell'attuazione delle politiche di integrazione;

41.

accoglie con favore la decisione della Commissione europea di garantire "il coinvolgimento degli attori locali e regionali nel processo di elaborazione delle politiche di integrazione nell'ambito dei programmi dell'Unione", di armonizzare maggiormente la programmazione degli strumenti finanziari esistenti nell'Unione e di promuovere l'adozione di misure a livello locale;

42.

ricorda che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo determinante nel creare i presupposti più appropriati affinché i cittadini di paesi terzi possano accedere a informazioni e servizi riguardanti l'istruzione, l'assistenza sanitaria, l'occupazione, l'alloggio ed altri servizi pubblici. Essi costituiscono l'anello di congiunzione che consente agli immigrati di sviluppare un rapporto saldo e costruttivo con la società di accoglienza. Questo ruolo comporta costi aggiuntivi per le regioni e i comuni, che sono chiamati spesso a fronteggiare le sfide dell'integrazione;

43.

osserva che gli enti locali e regionali fungono da erogatori di servizi e collaborano strettamente con imprese, organizzazioni ed altri livelli di governance all'attuazione delle politiche di integrazione. In considerazione delle loro responsabilità, essi contribuiscono alla promozione della responsabilità sociale delle imprese a livello locale;

44.

sottolinea il ruolo svolto dagli enti locali e regionali nella valorizzazione delle esperienze e delle prassi europee tramite lo scambio di buone pratiche e la diffusione dei risultati derivanti in particolare, dalla loro partecipazione alla realizzazione di programmi comunitari (ad es. CLIP, Erlaim, Routes, City2City e Eurocities - Integrating Cities) e dal funzionamento di reti regionali transnazionali;

45.

ritiene che gli enti locali e regionali contribuiscano in modo determinante a creare le condizioni necessarie affinché i cittadini di paesi terzi abbiano accesso all'informazione e ai servizi riguardanti l'occupazione, l'istruzione, la sanità, l'alloggio, la cultura e altri servizi pubblici, dando loro la possibilità di formare un legame stabile con la società di accoglienza;

46.

osserva che gli enti regionali e locali, data la loro vicinanza ai cittadini, attribuiscono particolare importanza alla collaborazione, alla comunicazione e allo scambio di informazioni con i cittadini, le organizzazioni di immigrati e le ONG. In questo modo, essi contribuiscono in misura sostanziale alla creazione di un clima di fiducia, al mantenimento della coesione nelle società di accoglienza e quindi alla valorizzazione dell'immigrazione in quanto fattore di sviluppo e di progresso.

Monitoraggio dei risultati

47.

accoglie con favore la definizione di indicatori europei comuni concordata dagli Stati membri a Saragozza e ritiene che essi possano costituire uno strumento efficace per monitorare e valutare le politiche di integrazione;

48.

giudica particolarmente importante il contributo del Fondo europeo per l'integrazione dei cittadini dei paesi terzi alla concezione e all'attuazione delle politiche di integrazione e ricorda che, pur svolgendo un ruolo sostanziale nell'attuazione di tali politiche, finora gli enti locali e regionali non hanno partecipato attivamente né alla definizione delle priorità finanziarie né alla valutazione dei risultati; ritiene che la partecipazione del CdR alla valutazione dei risultati contribuirebbe alla definizione di approcci più mirati, nonché al sostegno di strategie di integrazione più coerenti.

Partenariato strategico con la Commissione europea

49.

accoglie con soddisfazione la posizione espressa dalla Commissione secondo cui le azioni a livello locale rappresentano un aspetto fondamentale della strategia di integrazione e, in base al principio di sussidiarietà e al metodo della governance multilivello, ritiene utile adottare iniziative per costituire un partenariato strategico tra il CdR, la Commissione e le reti europee di città e regioni, in modo da mettere a frutto la considerevole esperienza degli enti locali e regionali, favorire lo scambio di buone pratiche e di opinioni, garantire un miglior coordinamento delle iniziative e conseguire una più ampia diffusione dei risultati.

Proposte per realizzare gli obiettivi

50.

ritiene che l'integrazione degli immigrati dovrebbe essere una priorità fondamentale dell'UE e sostiene le iniziative da questa intraprese per la formulazione di proposte, la concezione di nuovi strumenti e l'applicazione di politiche efficaci;

51.

reputa che gli sviluppi economici e demografici rendano necessaria la creazione di una strategia europea comune ai fini di una gestione equilibrata dei flussi migratori e della promozione dell'integrazione;

52.

si dichiara favorevole a condurre un'azione collettiva e a promuovere la cooperazione e il dialogo tra i soggetti coinvolti nell'integrazione a livello locale, regionale, nazionale ed europeo;

53.

invita gli Stati membri e gli enti regionali competenti ad adottare iniziative volte a facilitare la valutazione e il riconoscimento delle qualifiche professionali degli immigrati;

54.

propone la messa a punto di programmi di apprendimento delle lingue che rispondano alle esigenze di gruppi specifici di immigrati;

55.

propone di incoraggiare l'adozione di misure innovative specifiche a livello locale e regionale per affrontare con successo le sfide demografiche che interessano determinate regioni;

56.

invita gli enti regionali e locali a incoraggiare le imprese locali a rafforzare la responsabilità sociale delle imprese a livello locale;

57.

invita gli Stati membri e la Commissione a sostenere dal punto di vista politico ed economico gli enti locali e regionali che svolgono un ruolo determinante nell'applicazione delle politiche di integrazione;

58.

ritiene che il processo di integrazione debba cominciare nei paesi d'origine e propone di valorizzare le iniziative già esistenti di cooperazione transfrontaliera tra gli enti locali e regionali situati lungo i confini esterni dell'UE;

59.

propone di affrontare temi riguardanti l'immigrazione della forza lavoro e l'integrazione in occasione dei contatti tra rappresentanti degli enti locali e regionali nel quadro della politica europea di vicinato. Per tale motivo ritiene che l'Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM) e la neonata Conferenza annuale degli enti locali e regionali dei paesi del partenariato orientale (Corleap) costituiscano strumenti utili per un approfondimento di questi temi;

60.

è dell'avviso che le politiche di integrazione debbano rivolgersi a tutti gli immigrati, siano essi temporanei o circolari; ricorda tuttavia che l'immigrazione circolare non può sostituire quella permanente e propone che siano analizzate le possibilità di partecipazione degli enti locali e regionali - dei paesi sia d'origine che di accoglienza - ai partenariati per la mobilità e alla loro procedura di negoziazione;

61.

ribadisce la propria richiesta di una partecipazione attiva degli enti locali e regionali all'elaborazione delle strategie di integrazione sin dalle fasi più precoci e in tutta la fase di attuazione;

62.

sollecita la partecipazione del CdR alla definizione delle priorità degli strumenti finanziari dell'UE destinati all'integrazione, nonché alla valutazione dei risultati dei programmi in materia;

63.

si dichiara favorevole all'istituzione di un Fondo per la migrazione e l'asilo e chiede che siano stanziate le risorse necessarie per poter finanziarie adeguatamente e per incoraggiare concretamente l'integrazione degli immigrati a livello locale e regionale, ivi compreso il finanziamento di progetti a livello regionale. Per quanto riguarda il quadro più generale delle spese nel settore degli affari interni, sottolinea l'esigenza di garantire un cauto equilibrio tra, da un lato, la parte di spesa destinata alla sicurezza e ai confini e, dall'altro, le spese in settori come l'integrazione degli immigrati e le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo; si tratta infatti di settori in cui gli enti locali e regionali possono offrire un chiaro valore aggiunto;

64.

esprime il desiderio di svolgere un ruolo più attivo nel coordinamento delle azioni a livello europeo. A tal fine chiede di poter partecipare su base regolare, in quanto rappresentante degli enti locali e regionali, alle conferenze ministeriali a livello UE in materia di integrazione, propone che sia rafforzata la sua presenza nelle concertazioni del Forum europeo sull'integrazione e si dichiara disponibile a svolgere un ruolo centrale nella promozione dei patti territoriali;

65.

è disposto a contribuire alla creazione di un sistema paneuropeo di monitoraggio del processo di integrazione che utilizzi indicatori comuni;

66.

ritiene che si debba facilitare l'adozione di nuovi strumenti, come i patti territoriali, e che si debba prevederne il finanziamento tramite i fondi strutturali, nonché gli strumenti finanziari tematici nell'ambito del nuovo periodo di programmazione;

67.

propone che vengano indetti premi per l'integrazione dei cittadini dei paesi terzi, da conferire agli immigrati e/o agli attori coinvolti nel processo di integrazione (enti locali e regionali, imprese, organizzazioni, associazioni, fondazioni, ecc.). Questa iniziativa potrebbe essere inserita nel quadro delle manifestazioni già esistenti come, ad esempio, la Giornata internazionale degli immigrati che si svolge sotto l'egida dell'ONU;

68.

auspica di poter sviluppare un partenariato strategico con la Commissione europea e con le reti europee di città e regioni per agevolare l'integrazione degli immigrati e promuovere politiche efficaci. Tale partenariato potrebbe essere creato istituendo una rete degli enti locali e regionali per l'integrazione a cui potranno partecipare gli attori competenti in materia di attuazione della politica provenienti da tutti i livelli di governance, nonché organizzazioni della società civile. Il CdR conta sul sostegno politico, economico e operativo della Commissione europea per una piena attuazione del partenariato strategico e ritiene che tale partenariato potrebbe essere integrato nel quadro delle strutture e delle iniziative già esistenti.

Bruxelles, 15 febbraio 2012

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  CdR 261/2011 fin


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