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Document 52007AR0085

Parere di prospettiva del Comitato delle regioni — Il contributo degli enti regionali e locali alla strategia dell'Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile

GU C 197 del 24.8.2007, p. 21–29 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

24.8.2007   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 197/21


Parere di prospettiva del Comitato delle regioni — Il contributo degli enti regionali e locali alla strategia dell'Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile

(2007/C 197/05)

IL COMITATO DELLE REGIONI

raccomanda che, per permettere alla strategia per lo sviluppo sostenibile di affermare nella pratica la trasversalità e il carattere sovraordinato dello sviluppo sostenibile, le disposizioni degli articoli 99 e 128 del Trattato della Comunità europea, che sono alla base del ciclo triennale delle politiche e della definizione degli orientamenti integrati sulle politiche economiche e dell'occupazione, siano attuate in un quadro complessivo: questo dovrà includere nel pacchetto integrato di linee guida, insieme a quelli economici e sociali, anche gli aspetti ambientali e istituzionali,

propone alla Commissione europea di sviluppare una cooperazione rafforzata per la valutazione del contributo del livello di governo locale e regionale alle politiche di sostenibilità come parte di un partenariato istituzionale pluriennale,

invita la Commissione europea a proporre politiche di scala, quali la fissazione di tetti per la produzione di taluni inquinanti o lo sfruttamento di talune risorse, che accompagnino i meccanismi di regolazione del mercato e la politica fiscale ambientale. Per quanto riguarda quest'ultima è urgente la necessità di eliminare le distorsioni del mercato generate dai sussidi che favoriscono produzioni o prodotti ad elevato impatto o rischio ambientale,

ritiene che la strategia debba specificare che l'obiettivo di fondo, vale a dire la rottura della connessione fra crescita economica e degrado ambientale, richiede il controllo, la riduzione e la stabilizzazione del flusso di energia e materia e dei rifiuti connessi che alimenta il sistema economico per poi tornare all'ecosistema in forme meno utilizzabili,

insiste sull'importanza del ruolo che i livelli locali e regionali possono svolgere nella realizzazione dello sviluppo sostenibile, raccomanda la promozione dell'Agenda 21 locale, anche nell'utilizzo dei fondi europei, quale principale strumento per la realizzazione di ampi processi partecipativi, raccomanda la promozione ad ogni livello della piena attuazione ed estensione delle norme della convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia con riferimento a tutti i settori dello sviluppo sostenibile.

1.   Punti di vista del Comitato delle regioni

IL COMITATO DELLE REGIONI

Considerazioni generali

1.1

accoglie con favore l'approvazione della nuova strategia dell'Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile (SSS);

1.2

si compiace che la nuova strategia riconfermi la trasversalità dell'obiettivo dello sviluppo sostenibile, che è sovraordinato (1) e determina tutte le politiche e attività dell'Unione;

1.3

sottolinea, come fanno le conclusioni del Consiglio europeo del 16 e 17 giugno 2006, che i progressi compiuti a tutt'oggi, successivamente all'adozione a Göteborg nel 2001 della strategia per lo sviluppo sostenibile, sono insufficienti ed esprime la sua preoccupazione sulla mancanza di un adeguato approfondimento delle cause che hanno determinato tali insoddisfacenti progressi e gli andamenti non positivi delle principali variabili ambientali;

1.4

concorda con la Commissione nel ritenere che si debba oramai puntare su un approccio proattivo allo sviluppo sostenibile, su azioni concrete da condurre sul campo e sul ruolo decisivo che il livello locale e regionale può svolgere per realizzare una società sostenibile sia all'interno dell'Unione europea che nel resto del mondo;

1.5

evidenzia, come peraltro già fatto in occasione di un suo precedente parere, l'importanza di integrare e mettere in luce lo sviluppo sostenibile in tutti i settori della politica dell'UE. È ancora oggi attuale il richiamo alla necessità che la politica di coesione sostenga le dimensioni economica, ecologica, istituzionale e sociale e che vengano debitamente valutati gli effetti a lungo termine di tutte le politiche;

1.6

sottolinea che la sicurezza e la protezione sono condizioni necessarie ai fini di una buona qualità della vita e che esse, insieme ad un ampio approccio alla salute pubblica, stanno al centro degli sforzi per promuovere lo sviluppo sostenibile. I concetti di sicurezza e di protezione comprendono tutta una serie di aspetti, che vanno dagli effetti dei cambiamenti climatici e della guerra fino alla violenza nei confronti delle donne e dei bambini; desidera altresì mettere in luce la necessità di inserire nei lavori a favore dello sviluppo sostenibile anche una prospettiva di pari opportunità;

1.7

rammenta i diversi ambiti in cui il ruolo dei livelli locali e regionali è determinante. Fra questi addita in particolare quello dell'assetto territoriale, dove molte delle misure necessarie per promuovere lo sviluppo — dall'utilizzo del suolo e delle risorse idriche alla gestione dei rifiuti e alle politiche per l'ambiente urbano — si riferiscono principalmente ai livelli locali e regionali; ritiene quindi che il processo di attuazione, monitoraggio e revisione della strategia debba vedere protagonisti i livelli locali e regionali quali partner chiave;

1.8

conferma l'attenzione ai seguenti aspetti: l'inserimento dei requisiti ambientali negli appalti pubblici nel settore della tecnologia, e in particolare nel campo dei rifiuti, dell'energia, dei trasporti, della fornitura idrica e della rete fognaria, delle strade e di altre infrastrutture, nonché la promozione del green public procurement; la diffusione ed estensione al territorio e agli uffici pubblici dei sistemi di ecogestione e audit (EMAS), che andrebbero inoltre migliorati e adattati alle problematiche e alle esigenze dello sviluppo sostenibile tenendo conto delle dimensioni economica, ecologica e sociale. In tale contesto andrebbe ulteriormente considerata la possibilità di tener conto dei vantaggi ambientali di beni e servizi prodotti localmente;

1.9

considera che la possibilità di scambiare esperienze e acquisire nuove conoscenze mediante la cooperazione e l'interazione fra i vari attori costituisce una parte importante degli sforzi diretti allo sviluppo sostenibile;

per quanto riguarda gli obiettivi chiave

1.10

concorda sugli obiettivi chiave definiti dalla nuova strategia, che devono essere ulteriormente esplicitati e arricchiti;

1.11

ritiene necessario specificare che la rottura della connessione fra crescita economica e degrado ambientale richiede che il tasso di rigenerazione delle risorse rinnovabili sia uguale o superiore alla somma del tasso di utilizzo delle risorse rinnovabili e non rinnovabili e che il tasso di produzione dei rifiuti sia inferiore al tasso di rigenerazione degli stessi da parte dei sistemi naturali. È quindi necessario che le strategie adottate non puntino solo ad evitare il deterioramento degli ecosistemi, ma soprattutto a dare impulso al completo ripristino delle loro funzioni, promuovendo misure di gestione finalizzate a recuperare e preservare la salute e l'integrità degli ecosistemi stessi, ed a farsi pertanto carico dell'obbligo di rendere compatibili l'uso e lo sfruttamento dei beni e dei servizi ambientali con la funzionalità socioecologica del territorio;

1.12

ritiene che il richiamo ad un'economia ecoefficiente non sia sufficiente e debba essere accompagnato dalla specificazione che l'ecoefficienza si riferisce al fatto che il benessere generato dalla crescita dovrebbe situarsi a un livello corrispondente ai costi sociali ed ambientali ad essa connessi, o comunque non dovrebbe superarli;

1.13

ritiene opportuno chiarire che in tale contesto la sostenibilità richiede equità nell'utilizzo delle risorse e nella produzione di inquinamento. Non è sostenibile una dimensione globale dove il mondo dei ricchi (11 % della popolazione mondiale) si appropria di oltre l'80 % delle risorse naturali e di una corrispondente quota del reddito globale;

per quanto riguarda i principi guida delle politiche

1.14

concorda sui principi guida definiti dalla nuova strategia, che dovranno essere ulteriormente ampliati ed esplicitati;

1.15

ritiene che, per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini, delle imprese e delle parti sociali, occorra un riferimento più specifico alle forme di partecipatory e deliberative democracy, ovvero a modalità, meccanismi di partecipazione e decisione che, in situazioni diverse, si aggiungano alle forme della tradizionale democrazia rappresentativa; considera che la promozione della responsabilità sociale delle imprese comprenda la sperimentazione di interventi sulla struttura proprietaria delle imprese, quali ad esempio le imprese cooperative e i programmi di diffusione dell'azionariato ai lavoratori o alle comunità interessate;

1.16

concorda sulla necessità di assicurare la coerenza tra le politiche di governance, l'integrazione delle politiche e lo sfruttamento delle migliori conoscenze disponibili; ritiene però che nella situazione attuale tale coerenza non sia realizzata, che l'integrazione sia carente e che le migliori conoscenze facciano prioritariamente riferimento alla competitività e all'innovazione finalizzate alla crescita economica e alla conquista di nuovi mercati e molto meno alle esigenze di sostenibilità dello sviluppo;

1.17

ritiene a tal fine necessario chiarire che lo sviluppo sostenibile si riferisce alla qualità della vita e dell'esistenza, la quale può realizzarsi anche in assenza della crescita economica intesa come maggiore produzione di beni e servizi, ovvero come crescita del prodotto interno lordo (PIL) pro-capite. Si tratta innanzitutto di uno sviluppo «sostenibile», vale a dire in grado di rispondere ai bisogni presenti preservando nel contempo per le generazioni future la capacità di sopperire ai loro bisogni;

1.18

concorda che tutte le istituzioni europee e i paesi membri, ad ogni livello, devono garantire che le principali decisioni politiche si basino su proposte che sono state sottoposte ad una valutazione d'impatto di qualità, effettuata soppesando le dimensioni sociali, ambientali, istituzionali ed economiche dello sviluppo sostenibile;

1.19

richiama, per quanto riguarda le possibili sinergie fra le strategie di Lisbona e Göteborg, quello che aveva rilevato in un suo precedente parere, e cioè che la strategia di Lisbona costituisce la base per la risposta dell'UE all'impatto della globalizzazione sulla concorrenza, l'economia e la forza lavoro in Europa, ma che essa dovrebbe riflettere anche l'impatto sullo sviluppo sostenibile in Europa e a livello internazionale;

1.20

intende evidenziare come il rapporto fra le due strategie abbia smarrito gli orientamenti iniziali, secondo cui la strategia di Göteborg avrebbe dovuto realizzare la sintesi fra la strategia di Lisbona, da un lato, e il processo di revisione del Quinto piano d'azione e di definizione del Sesto piano d'azione in materia ambientale, dall'altro;

1.21

si rammarica che tale sintesi non si sia prodotta, che le due strategie vengano attuate nell'ambito di diversi percorsi decisionali e che la sostenibilità sia stata di fatto confinata nella sola dimensione ambientale, con la strategia per lo sviluppo sostenibile relegata in secondo piano dalla strategia di Lisbona e dalle sue parole chiave: crescita, competitività, innovazione;

1.22

constata che il richiamo ad una maggiore sinergia appare debole e non consistente con la governance dei due processi. Il primo (Lisbona) è infatti incardinato nelle procedure previste dal Trattato agli articoli 99 e 128 e incide sui processi di formazione delle politiche economiche e dell'occupazione dei vari paesi, nonché sulle decisioni dei Consigli che definiscono la politica dell'Unione;

1.23

si rammarica del fatto che il Consiglio di primavera, che avrebbe dovuto essere l'occasione per verificare l'attuazione degli impegni interni ed esterni in materia di sviluppo sostenibile (2), è ormai interamente dedicato al ciclo delle politiche economiche e sociali di Lisbona;

1.24

prende atto dell'intenzione della Commissione di presentare una relazione annuale sull'ambiente che permetta di contribuire ai lavori del Consiglio Ambiente per la fase preparatoria del vertice di primavera;

per quanto riguarda le sfide principali

1.25

prende nota delle sette sfide principali identificate dalla strategia e dei corrispondenti traguardi, obiettivi operativi ed azioni; considera tuttavia il rischio che la ripartizione finisca per trascurare l'interrelazione profonda fra le diverse aree di intervento identificate, diluendo la questione principale, e cioè il controllo integrato e complessivo del flusso di materia ed energia che alimenta il sistema economico;

1.26

considera con preoccupazione che i traguardi e gli obiettivi operativi non fanno riferimento, come sarebbe stato auspicabile, a target precisamente definiti, ma piuttosto a principi o ad orientamenti; annota che gli obiettivi riferiti alla sfida concernente i cambiamenti climatici vanno rivisti alla luce dei risultati dei gruppi di lavoro I e II dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e degli orientamenti recentemente emersi nel Consiglio europeo del marzo 2007;

1.27

ritiene che vada riconsiderata, alla luce degli studi più recenti, la promozione dell'uso della biomassa al fine di diversificare le fonti di approvvigionamento dei carburanti nell'UE;

1.28

prende nota del recente sondaggio dell'Eurobarometro, il quale indica come il 61 % della popolazione europea pensi che la quota di energia prodotta con il nucleare debba essere ridotta; ritiene che la strategia debba indicare la necessità di eliminare le distorsioni del mercato generate dal supporto concesso dal bilancio dell'Unione europea all'energia nucleare (oltre 550 milioni di euro l'anno), che è di quattro volte superiore all'impegno per le energie rinnovabili e l'efficienza energetica (168 milioni di euro);

1.29

si rammarica che gli obiettivi quantificati, per quanto riguarda i trasporti, siano limitati alle caratteristiche delle autovetture e non includano anche i modi di trasporto. È necessario definire target specifici per quanto riguarda il rapporto fra i diversi modi di trasporto nonché introdurre regole di mercato che rendano più competitivo il trasporto su rotaia, anche mediante l'introduzione di strumenti innovativi, quali la definizione di tetti ai chilometri percorsi/anno per singolo mezzo di trasporto e di permessi scambiabili per il trasporto merci. Nella definizione dei target occorre tener conto delle situazioni specifiche delle varie persone, famiglie, imprese ed economie, nonché dei diversi tipi di territorio e della gamma di opzioni di trasporto e di altre infrastrutture attualmente disponibili;

1.30

considera con attenzione il ruolo che le amministrazioni locali possono svolgere, come indicato dalla strategia, per elaborare e applicare piani e sistemi di trasporto nell'ambito della strategia tematica sull'ambiente urbano;

1.31

si compiace della rilevanza attribuita alla sfida della povertà mondiale e dello sviluppo, ma esprime preoccupazione per i ritardi connessi al raggiungimento delle quote di aiuto ai paesi in via di sviluppo; ritiene che la strategia debba riconsiderare l'approccio a tale aiuto e alle politiche commerciali sia per l'ampliarsi delle differenze fra il mondo ricco e quello dei poveri, sia per l'incombente crisi ecologica;

per quanto riguarda le politiche trasversali a sostegno della società dei saperi

1.32

concorda che l'istruzione rappresenta una condizione fondamentale per promuovere cambiamenti nei modelli di consumo, e comunque nel comportamento in generale, ed è consapevole che questi possono essere devianti rispetto alle esigenze della sostenibilità, se non si interviene sugli ambiti che li influenzano o addirittura li determinano. Occorre affermare un sistema di valori che si trasmetta più coerentemente agli stili di vita (e quindi anche nei modelli di produzione e di consumo);

1.33

si compiace delle iniziative in atto nel contesto del Decennio dell'educazione allo sviluppo sostenibile proclamato dall'ONU; è tuttavia consapevole del fatto che l'educazione non è comunque sufficiente ad assicurare comportamenti sul mercato coerenti con le esigenze della sostenibilità e che questi si debbono accompagnare a meccanismi di regolazione e controllo sociale;

1.34

ritiene che occorra distinguere i settori dell'educazione e dell'istruzione da quello della formazione; considera la formazione permanente come uno degli strumenti più importanti, nell'ambito di una società di mercato, per assicurare pari opportunità a tutti rafforzando il pilastro sociale per lo sviluppo sostenibile;

1.35

concorda con l'esigenza secondo cui la ricerca sullo sviluppo sostenibile deve includere sia progetti a breve termine di supporto alla decisione sia progetti relativi a visioni a lunga scadenza, e deve affrontare problemi regionali e problemi globali;

1.36

ritiene urgente e necessario sviluppare tecnologie nuove e più rispettose dell'ambiente. In tale contesto appaiono utili gli obiettivi del Settimo programma quadro di ricerca nonché le misure, da rafforzare, a sostegno di iniziative che possano essere tradotte in pratiche per la promozione dello sviluppo sostenibile a livello locale e per il sostegno allo sviluppo di imprese animate da considerazioni ambientali, specie PMI;

1.37

concorda con l'esigenza di promuovere orientamenti interdisciplinari alla luce della continua evoluzione delle relazioni fra i diversi sistemi: economico, ecologico, sociale e istituzionale; ritiene che il grado di incertezza connesso all'evoluzione dei sistemi, i numerosi interessi associati ai processi decisionali, la necessità di rispondere a questioni che coinvolgono lo stesso oggetto dell'investigazione scientifica — da quale punto di vista indagare -, oltre la salvaguardia della salute e della qualità dell'ambiente e la rispondenza dei processi decisionali ai propri valori e principi etici, richiedono una massima trasparenza e partecipazione;

1.38

concorda con la necessità di una migliore comprensione delle relazioni fra creazione del reddito, contabilità e benessere. In particolare ritiene che il calcolo del reddito nazionale dovrebbe essere integrato dal calcolo di indicatori intesi a contabilizzare il flusso di energia e materia che alimenta il sistema economico e a misurare la scala complessiva dell'attività economica;

per quanto riguarda gli strumenti di finanziamento ed economici

1.39

ritiene che la gamma degli strumenti per le politiche di sostenibilità non può essere limitata ai soli interventi di regolazione del mercato, pur utili e indispensabili. La ricerca, attraverso la trasparenza ed interventi correttivi, del «giusto prezzo» che rifletta i costi sociali ed ambientali, è un'operazione che non tiene conto dell'impossibilità di considerare con sufficiente approssimazione la dinamica dell'evoluzione fra i diversi sistemi;

1.40

concorda con la necessità di garantire un maggiore coordinamento fra Stati membri e Commissione per il migliore utilizzo dei fondi europei — a tale proposito esprime preoccupazione per la possibilità che i fondi strutturali 2007-2013 finiscano per contribuire, come riportato in un recente rapporto del CEE Bankwatch Network, ad aumentare le emissioni di CO2;

per quanto riguarda comunicazione, mobilitazione degli attori e moltiplicazione dei successi

1.41

concorda con la necessità di agevolare, con adeguate misure di comunicazione, l'informazione e la sensibilizzazione sui temi della sostenibilità e che questi siano in linea con l'elaborazione di una visione coerente e realista dell'UE verso lo sviluppo sostenibile nel lungo periodo;

1.42

concorda sul ruolo che i livelli locali e regionali possono svolgere nella realizzazione dello sviluppo sostenibile con l'azione delle comunità delle zone urbani e rurali. L'Agenda 21 locale è il principale strumento per la realizzazione di politiche definite e attuate attraverso ampi processi partecipativi: il CdR ritiene tuttavia che l'affermazione piena di tale partecipazione non potrà avere luogo in mancanza di una chiara rilevanza dei relativi processi nella gestione dei bilanci dei corrispondenti livelli di governo, specie quando questi veicolano risorse derivanti dal bilancio comunitario;

1.43

ritiene che il monitoraggio debba concentrarsi non solo sulla definizione e il controllo degli andamenti relativi agli indicatori, ma anche sulle politiche e azioni intraprese dall'Unione europea nonchè dai singoli Stati sino ai livelli locali e regionali;

1.44

ritiene che tale sforzo richieda delle modifiche nell'attuale svolgimento dei processi decisionali nell'ambito della governance europea per lo sviluppo sostenibile;

1.45

esprime la convinzione che ciò implica una svolta copernicana nelle attuali relazioni fra i processi di Lisbona e Göteborg, che devono essere ricondotte alle intenzioni iniziali. Esemplificando: non devono essere i risultati della SSS dell'UE a contribuire ai lavori svolti nel contesto di Lisbona, secondo quanto affermato al punto 38 della strategia per lo sviluppo sostenibile, ma piuttosto i risultati della strategia di Lisbona a contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile. La ragione risiede nel riconosciuto carattere sovraordinato di quest'ultimo rispetto alle politiche europee;

1.46

sottolinea l'importanza del fatto che le proposte della Commissione a favore dello sviluppo sostenibile vengano formulate e portate avanti in modo tale da agevolarne l'attuazione a livello locale e regionale nei 27 Stati membri. È essenziale che le misure proposte siano attuabili sul piano locale e regionale, indipendentemente dalle condizioni riscontrabili in ciascuno di essi;

1.47

eprime preoccupazione per l'indicazione della Commissione di un percorso di governance della SSS da riferire al Consiglio europeo di dicembre. Tale soluzione aggraverebbe il distacco fra le strategie di Göteborg e Lisbona e contribuirebbe all'ulteriore marginalizzazione della sotenibilità nella governance europea;

1.48

ricorda, a tale proposito, come il Consiglio di primavera 2005, in occasione del rilancio della strategia di Lisbona, abbia riaffermato che questa si colloca, essa stessa, nel contesto più ampio dell'esigenza di sviluppo sostenibile.

2.   Raccomandazioni del Comitato delle regioni

IL COMITATO DELLE REGIONI

2.1

esprime la convinzione che l'approccio allo sviluppo sostenibile, che deve comprendere allo stesso tempo gli aspetti economici, ecologici, sociali ed istituzionali, è una condizione preliminare per un crescente benessere, una occupazione elevata e di qualità e una crescita economica che non crei maggiori costi ambientali e quindi un benessere solo apparente: la sua messa in opera richiede una profonda riforma della governance europea della sostenibilità;

2.2

raccomanda che, per permettere alla SSS di affermare nella pratica la trasversalità e il carattere sovraordinato dello sviluppo sostenibile, le disposizioni degli articoli 99 e 128 del Trattato della Comunità europea, che sono alla base del ciclo triennale delle politiche e della definizione degli orientamenti integrati sulle politiche economiche e dell'occupazione, siano attuate in un quadro complessivo: questo dovrà includere nel pacchetto integrato di linee guida, insieme a quelli economici e sociali, anche gli aspetti ambientali e istituzionali;

2.3

raccomanda altresì che tale ciclo riformato preveda nelle diverse fasi, fra i suoi protagonisti, anche i livelli locali e regionali quali partner chiave per determinare e realizzare, anche partendo dai livelli locali, gli obiettivi globali e i cambiamenti necessari per conseguire una società sostenibile. In tale luce occorrerà prevedere che alle relazioni sulle politiche economiche e dell'occupazione che ogni Stato membro deve presentare entro l'ottobre di ogni anno se ne aggiunga una sull'attuazione del Sesto piano d'azione ambientale. Le tre relazioni dovranno essere integrate e mostrare la coerenza e il contributo di ognuna agli obiettivi di sostenibilità definiti dalla SSS;

2.4

ritiene che la strategia debba specificare che l'obiettivo di fondo, vale a dire la rottura della connessione fra crescita economica e degrado ambientale, richiede il controllo, la riduzione e la stabilizzazione del flusso di energia e materia e dei rifiuti connessi che alimenta il sistema economico per poi tornare all'ecosistema in forme meno utilizzabili;

2.5

raccomanda che i documenti programmatici siano accompagnati da un'analisi di tali flussi, al fine di verificarne il contributo al de-coupling fra crescita economica e impatto sull'ambiente; raccomanda altresì che le finalità degli interventi in materia di coesione si riferiscano prioritariamente alla realizzazione degli obiettivi della strategia di sviluppo sostenibile: solo nell'ambito e nel rispetto di quest'ultima tali finalità potranno fare riferimento agli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione dell'Agenda di Lisbona;

2.6

invita quindi la Commissione a presentare una proposta in tal senso e il Consiglio e il Parlamento europeo a prenderla prontamente in considerazione;

2.7

invita la Commissione europea a proporre politiche di scala, quali la fissazione di tetti per la produzione di taluni inquinanti o lo sfruttamento di talune risorse, incluse le pratiche agricole e della pesca, che accompagnino i meccanismi di regolazione del mercato e la politica fiscale ambientale. Per quanto riguarda quest'ultima è urgente la necessità di eliminare le distorsioni del mercato generate dai sussidi che favoriscono produzioni o prodotti ad elevato impatto o rischio ambientale;

2.8

raccomanda la definizione nella SSS di obiettivi definiti con precisione, sia quantitativamente che nella tempistica, e invita gli Stati membri a individuare strategie di sviluppo sostenibile che siano coerenti con quella europea e che portino ad essa un contributo. In questo contesto, impegna i livelli regionali e locali alla definizione di proprie strategie coerenti con gli obiettivi assunti ai livelli nazionale ed europeo e accompagnate da adeguati meccanismi di feedback;

2.9

invita la Commissione a considerare un piano di adattamento ai cambiamenti climatici che comprenda gli aspetti connessi all'impatto dell'innalzamento delle temperature sulla pesca, la protezione delle coste e le acque interne, così come l'impatto delle variazioni delle precipitazioni e di altri eventi avversi sull'agricoltura e sull'allevamento, sull'acquacoltura, sugli incendi forestali, sulla siccità, sulla biodiversità e sulle foreste, sul turismo, sulla protezione delle coste, sulla salute, ecc.;

2.10

raccomanda la definizione di procedure e il rafforzamento delle capacità istituzionali per lo svolgimento delle procedure di valutazione di sostenibilità e ambientale di piani, programmi e progetti che consentano l'effettiva informazione e partecipazione del pubblico; ritiene che dette procedure debbano avere come primo obiettivo la valutazione della coerenza degli interventi previsti e del loro contributo agli obiettivi definiti ad ogni pertinente livello dalle strategie di sostenibilità;

2.11

insiste sull'importanza del ruolo che i livelli locali e regionali possono svolgere nella realizzazione dello sviluppo sostenibile; invita la Commissione ad elaborare iniziative a sostegno della riqualificazione sociale, urbanistica ed ambientale delle periferie urbane; raccomanda la promozione dell'Agenda 21 locale, anche nell'utilizzo dei fondi europei, quale principale strumento per la realizzazione di ampi processi partecipativi; ritiene necessario a tal fine estendere i processi di partecipazione, sia per assicurare la rispondenza dei processi decisionali rilevanti al sistema di valori di cui sono portatrici le comunità interessate — funzione che data la sua natura il mercato non può assumere — sia per migliorare la qualità della pratica scientifica; raccomanda la promozione ad ogni livello della piena attuazione ed estensione delle norme della Convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia con riferimento a tutti i settori dello sviluppo sostenibile: economia, società, ambiente ed istituzioni;

2.12

raccomanda, per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini, delle imprese e delle parti sociali, di prevedere un riferimento più specifico alle forme di partecipatory e deliberative democracy, la sperimentazione di interventi sulla struttura proprietaria, quali i programmi di diffusione dell'azionariato ai lavoratori e alle comunità, e l'attenzione alle imprese cooperative;

2.13

invita a riconsiderare: i) le dimensioni e modalità dell'aiuto allo sviluppo, ove l'approccio trickle down non è più percorribile a fronte dell'ampliarsi delle differenze fra paesi ricchi e paesi poveri e dei limiti alla crescita economica imposti dalla finitezza dell'ecosistema; ii) il modello di crescita indotto dalla globalizzazione e la sua sostenibilità; iii) i rapporti e priorità fra il mercato regionale europeo e il suo capitale da un lato, e i mercati e i capitali internazionali dall'altro; iv) la rincorsa, nei negoziati WTO, alla privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, come ad esempio l'acqua (privatizzazione che, soprattutto in relazione a quest'ultima, andrebbe a suo parere assolutamente abbandonata); v) i sussidi, incentivi ed altre misure che creano ostacoli commerciali ai paesi in via di sviluppo;

2.14

confida che, nella valutazione in corso della strategia per lo sviluppo sostenibile e nel lavoro sul programma d'azione, la Commissione svilupperà e approfondirà il dialogo con il livello locale e regionale; ribadisce che intende svolgere un ruolo attivo negli sforzi intrapresi per realizzare una società sostenibile sia all'interno dell'Unione europea che nel resto del mondo;

2.15

propone alla Commissione europea di sviluppare una cooperazione rafforzata per la valutazione del contributo del livello di governo locale e regionale alle politiche di sostenibilità come parte di un partenariato istituzionale pluriennale. Nel quadro di tale cooperazione, il Comitato delle regioni elaborerà, inter alia, (cfr. Allegato I) dei pareri specifici su una serie di dossier presenti nel programma di lavoro della Commissione per il triennio 2007-2009 e considerati particolarmente rilevanti per lo sviluppo sostenibile dai livelli di governo regionali e locali e avanzerà altresì proposte concrete per la realizzazione di iniziative congiunte.

Bruxelles, 6 giugno 2007.

Il presidente

del Comitato delle regioni

Michel DELEBARRE

3.   Procedura

Titolo

Il contributo degli enti regionali e locali alla strategia dell'Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile

Riferimenti

Base giuridica

Articolo 265, primo comma

Base regolamentare

Articolo 40, paragrafo 2, del Regolamento interno

Data della consultazione da parte della Commissione europea

11.12.2006

Data della decisione del Presidente

9.1.2007

Commissione competente

commissione per lo Sviluppo sostenibile (DEVE)

Relatore generale

Nichi VENDOLA (IT/PSE), presidente della regione Puglia

Scheda dei lavori

26.2.2007

Esame in commissione

Data dell'adozione in commissione

Esito del voto in commissione

Data dell'adozione in sessione plenaria

6.6.2007

Precedente parere del Comitato

Parere in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeoValutazione 2005 della strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile: bilancio iniziale e orientamenti futuri

CdR 66/2005 fin  (3)— COM(2005) 37 def.


(1)  CdR 66/2005 fin.

(2)  «RAMMENTANDO che, conformemente alla strategia per lo sviluppo sostenibile adottata al Consiglio europeo di Göteborg, i Consigli europei di primavera esamineranno i progressi compiuti nell'attuazione di tale strategia e forniranno ulteriori orientamenti politici per promuovere lo sviluppo sostenibile; che il Consiglio europeo di Barcellona darà inizio a questo nuovo approccio politico in base ad un'analisi equilibrata e coordinata delle tre dimensioni della strategia (sociale, economica e ambientale) in sede di definizione, esame, valutazione e controllo degli orientamenti politici strategici dell'Unione europea». Conclusioni della presidenza, Consiglio europeo di Barcellona, 15 e 16 marzo 2002.

(3)  GU C 81 del 4.4.2006, pag.28.


ALLEGATO I

Tabella di marcia del Comitato delle regioni relativa alla strategia dell'Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile — Periodo 2007-2009

Tipi di attività

1.   Attività consultiva

1a.   In prospettiva del Consiglio europeo di dicembre 2007

Riferimento del documento della Commissione europea

Titolo del documento della Commissione europea

Procedura

Possibile adozione da parte del CdR

2006/ENV/012

Libro verde sull'adattamento ai cambiamenti climatici

Proposta non legislativa

Novembre 2007

1b.   In prospettiva del Consiglio europeo di marzo 2008

Riferimento del documento della Commissione europea

Titolo del documento della Commissione europea

Procedura

Possibile adozione da parte del CdR

2006/ENV/012

Libro verde sull'adattamento ai cambiamenti climatici

Proposta non legislativa

Novembre 2007

Parere di prospettiva sull'avvenire della Politica agricola comune

Febbraio 2008

2007/EMPL/013

Comunicazione sull'esame intermedio dell'attuazione dell'Agenda sociale (2005-2010)

Proposta non legislativa

Febbraio 2008

1c.   Altre attività consultive

Riferimento del documento della Commissione europea

Titolo del documento della Commissione europea

Procedura

Possibile adozione da parte del CdR

COM(2006) 571 def.

Comunicazione della Commissione — Il futuro demografico dell'Europa, trasformare una sfida in un'opportunità

Proposta non legislativa

Giugno 2007

Parere di prospettiva sulla situazione delle donne migranti nell'Unione europea

Ottobre 2007

Parere di prospettiva sul tema Educazione e sviluppo sostenibile

Novembre 2007

2007/ENV/012

Piano d'azione a favore della produzione e del consumo sostenibili

Proposta non legislativa

Febbraio 2008

2007/FISH/001

Comunicazione della Commissione — Verso una politica marittima dell'Unione: conclusioni politiche sulla consultazione del Libro verde

Proposta non legislativa

Febbraio 2008

2007/FISH/003

Comunicazione e proposta di regolamento del Consiglio sull'intensificazione della lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN)

Proposta legislativa

Febbraio 2008

2007/TREN/005

Libro verde sui trasporti urbani

Proposta non legislativa

Secondo trimestre 2008

2006/SANCO/004

Libro bianco sulla strategia in materia di salute

Proposta non legislativa

Secondo trimestre 2008

2006/SANCO/005

Quadro comunitario per servizi sanitari migliori

Proposta legislativa

Secondo trimestre 2008

2.   Azioni complementari all'attività consultiva

Tipo di attività

Possibile data di esecuzione

Analisi delle possibilità di creazione di un Osservatorio congiunto permanente per il monitoraggio del contributo dei livelli regionale e locale alle politiche di sostenibilità (eventualmente in collaborazione con il Comitato economico e sociale europeo)

Seconda metà del 2007

Studio del Comitato delle regioni sul tema Il contributo degli enti regionali e locali alle strategie per lo sviluppo sostenibile

Secondo trimestre 2008

Dialogo territoriale 2009: inclusione nella Mutual Learning Platform della strategia di Lisbona di aspetti rilevanti della strategia dell'Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile

Primo trimestre 2009

Partecipazione a conferenze tematiche e gruppi di lavoro in materia di sviluppo sostenibile

Biennio 2007-2009


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