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Document 52006AE1569
Opinion of the European Economic and Social Committee on the Communication from the Commission to the Council and the European Parliament — Towards a sustainable European wine sector COM(2006) 319 final
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo — Verso un settore vitivinicolo europeo sostenibile COM(2006) 319 def.
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo — Verso un settore vitivinicolo europeo sostenibile COM(2006) 319 def.
GU C 325 del 30.12.2006, p. 29–34
(ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)
30.12.2006 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 325/29 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo — Verso un settore vitivinicolo europeo sostenibile
COM(2006) 319 def.
(2006/C 325/07)
La Commissione europea, in data 22 giugno 2006, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di cui sopra.
La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 8 novembre 2006, sulla base del progetto predisposto dal relatore KIENLE.
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 dicembre 2006, nel corso della 431a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 107 voti favorevoli, 2 voti contrari e 4 astensioni.
1. Sintesi delle conclusioni e raccomandazioni
1.1 |
Il Comitato economico e sociale europeo accoglie con favore la relazione sulla riforma dell'organizzazione comune dei mercati nel settore vitivinicolo (OCM del vino) presentata dalla Commissione europea. Il Comitato accoglie con particolare favore il fatto che la Commissione proponga, in linea di principio, il mantenimento di una organizzazione di mercato specifica per il vino, cosa che consente di optare per la formula «riforma profonda». |
1.2 |
Rispetto ai vini provenienti da paesi terzi, in particolare dal cosiddetto «Nuovo mondo», i vini europei hanno perso quote di mercato sia sul mercato interno che su importanti mercati all'esportazione: per migliorare la competitività dei vini europei e far sì che essi riguadagnino quote di mercato è quindi necessario modificare il quadro giuridico. Nella riforma dell'OCM vino la Commissione dovrebbe tenere conto della posizione di leadership di cui gode il settore vitivinicolo europeo sul mercato mondiale. |
1.3 |
Il CESE rimanda al proprio parere del 27 gennaio 1999 (1), nel quale già giudicava inadeguate le proposte di riforma avanzate dalla Commissione. Molti dei suggerimenti contenuti nel parere sono oggi più attuali che mai, in particolare per quanto riguarda la competitività, il ricorso all'intervento, le diversità regionali e l'informazione. |
1.4 |
Il Comitato sottolinea che il vino e la viticoltura sono componenti importanti e fondanti della cultura e dello stile di vita dei cittadini europei: in molte regioni vitivinicole europee, infatti, la viticoltura caratterizza l'ambiente sociale ed economico. Il CESE reputa pertanto fondamentale che la riforma tenga conto non solo delle conseguenze che essa avrà sull'economia, ma anche dell'impatto sull'occupazione, sulla struttura sociale, sull'ambiente (soprattutto con gli interventi di estirpazione), sulla protezione dei consumatori e sulla salute. |
1.5 |
Il Comitato fa presente che nell'Unione europea la viticoltura è fonte di sussistenza per un milione e mezzo di aziende, prevalentemente piccole e a conduzione familiare, e offre lavoro, almeno di tipo stagionale, a oltre 2,5 milioni di persone. Per questo motivo il CESE intende vigilare affinché la riforma dia priorità a quelle misure che hanno effetti positivi sul reddito dei viticoltori e sulle possibilità di occupazione nel settore vitivinicolo. |
1.6 |
Il CESE ritiene che la proposta della Commissione intesa a mettere una dotazione finanziaria a disposizione degli Stati membri produttori di vino costituisca un importante contributo all'attuazione del principio della sussidiarietà e al rispetto delle differenze regionali. Nelle sue proposte sulla ripartizione degli strumenti di aiuto tra la dotazione finanziaria UE e la dotazione finanziaria nazionale, il Comitato si attiene a questi principi e respinge gli interventi intesi a rinazionalizzare la politica di mercato del vino. |
1.7 |
Il CESE auspica che la Commissione proponga misure concrete in materia di informazione dei consumatori e di promozione commerciale sul mercato interno e su quello delle esportazioni. |
2. Riflessioni e proposte della Commissione
Obiettivi della riforma
2.1 |
Secondo la Commissione, la riforma deve mirare ai seguenti risultati: migliorare la competitività dei produttori di vino europei, rafforzare la notorietà dei vini europei, recuperare vecchi mercati e conquistarne di nuovi, istituire regole quanto più semplici possibili, tener conto del ruolo sociale e politico delle regioni vitivinicole. |
2.1.1 |
La Commissione si prefigge inoltre di raggiungere l'equilibrio di mercato e ritiene pertanto necessaria l'attuazione di diverse misure, quali, ad esempio, un'estesa opera di estirpazione. |
L'attuale OCM del vino
2.2 |
La relazione della Commissione analizza l'attuale situazione del mercato, descrive i problemi dell'attuale OCM del vino e studia le misure da prendere. |
Quattro opzioni
2.3 |
La Commissione ha preso in esame quattro possibili opzioni di riforma dell'OCM del vino:
|
2.3.1 |
Sulla base delle proprie valutazioni, la Commissione giunge alla conclusione che tra le quattro opzioni disponibili quella che offre i maggiori vantaggi è la riforma profonda dell'OCM, e che il mantenimento di una specifica organizzazione del mercato del vino è necessario. |
Riforma profonda dell'OCM
2.4 |
La Commissione propone una riforma in una fase, o, in alternativa, in due fasi. La variante A prevede l'abolizione immediata (o entro il 1o agosto 2010) della normativa sull'impianto, senza regime transitorio. La variante B prevede l'adeguamento strutturale, ossia una profonda azione di estirpazione prima dell'abolizione della normativa sui diritti di impianto. |
Soppressione delle misure di gestione del mercato e introduzione di misure di più ampio respiro
2.5 |
La Commissione propone di abolire immediatamente le seguenti misure:
|
Dotazione finanziaria nazionale
2.6 |
La Commissione propone di assegnare a ciascuno degli Stati membri produttori di vino una dotazione finanziaria nazionale, calcolata in base a criteri obiettivi. Ciò permetterebbe loro di finanziare misure di loro scelta, selezionate tra diverse opzioni, in base alle proprie necessità. |
Sviluppo rurale
2.7 |
La Commissione propone di attuare molte di queste misure di conversione e ristrutturazione nel quadro dello sviluppo rurale; a questo scopo è necessario un trasferimento di fondi dal capitolo di bilancio destinato alla viticoltura verso quello destinato al secondo pilastro. |
Politica di qualità e indicazioni geografiche
2.8 |
La Commissione propone una revisione sostanziale dell'attuale quadro normativo sulla qualità, per rendere la politica europea sulla qualità più aderente alle norme internazionali, in particolare alle disposizioni dell'accordo ADPIC. |
Pratiche enologiche
2.9 |
La Commissione propone di liberalizzare le pratiche enologiche, sempre nel rispetto delle norme OIV (Organizzazione internazionale della vigna e del vino). |
Arricchimento
2.10 |
La Commissione propone di vietare l'arricchimento con il saccarosio, di sopprimere l'aiuto a favore dell'utilizzo del concentrato di mosto, e di limitare drasticamente le percentuali massime di arricchimento per le regioni vitivinicole settentrionali. |
Etichettatura
2.11 |
La Commissione propone di semplificare le regole in materia di etichettatura istituendo un quadro normativo unico applicabile a tutte le varie categorie di vino e alle relative menzioni. |
Promozione e informazione
2.12 |
La Commissione intende perseguire una politica di promozione e informazione responsabile, avvalendosi di tutte le possibilità offerte dalla normativa comunitaria in vigore. |
Ambiente
2.13 |
La Commissione intende garantire che la riforma del settore contribuisca anche a ridurre al minimo l'impatto ambientale della viticoltura e della vinificazione. |
OMC
2.14 |
La Commissione ritiene importante che la nuova organizzazione comune dei mercati sia compatibile con i requisiti dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC). In questa prospettiva intende eliminare le attuali misure di intervento e consentire di produrre vini da mosti di importazione e tagliare vini comunitari con vini non comunitari. |
3. Osservazioni di carattere generale
Obiettivi della riforma
3.1 |
Fondamentalmente il CESE condivide gli obiettivi menzionati dalla Commissione, pur ritenendo necessari alcuni adattamenti. |
3.1.1 |
Il CESE ricorda che nel suo precedente parere sull'argomento figuravano, tra gli altri, i seguenti obiettivi:
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3.1.2 |
Il CESE ritiene necessario esaminare con attenzione se l'obiettivo dell'equilibrio di mercato sia ancora raggiungibile in presenza di un mercato del vino globalizzato e dopo l'abolizione di una politica di protezione efficace. |
3.1.3 |
Per questo motivo è opportuno prestare particolare attenzione al rafforzamento della competitività dei produttori europei. È necessario rafforzare l'«azienda Europa», intensificare gli sforzi intesi a migliorare la qualità e orientarsi sempre di più verso gli sviluppi di mercato e i desideri dei consumatori. |
3.1.4 |
Il Comitato ritiene indispensabile concretizzare gli obiettivi economici, nonché integrarli con obiettivi sociali e occupazionali: a tale scopo è in primo luogo necessario migliorare il reddito delle aziende vitivinicole, e prestare particolare attenzione alle possibilità di sviluppo dei giovani viticoltori. È necessario tener conto delle possibilità occupazionali per i lavoratori permanenti e stagionali, nonché delle condizioni idonee a creare un adeguato ritorno economico. |
3.1.5 |
Il Comitato non è favorevole al trasferimento di competenze dal Consiglio dei ministri alla Commissione, ad esempio per quanto riguarda l'ammissione di nuove pratiche enologiche: la Commissione infatti, nel corso della negoziazione di accordi bilaterali, non ha difeso a sufficienza gli interessi dei produttori vitivinicoli europei. |
3.1.6 |
Il CESE ritiene necessario incrementare l'attuale dotazione finanziaria, per tener conto dell'adesione all'UE di due nuovi paesi produttori |
L'attuale OCM del vino: analisi ex post
3.2 |
Il Comitato ritiene necessario sottoporre ad un esame approfondito l'analisi effettuata dalla Commissione e le misure che ne sono scaturite, dato che viene messa in discussione l'analisi degli interessati e delle organizzazioni indipendenti. |
3.2.1 |
Il CESE ritiene necessario osservare il mercato in maniera più attenta e più esauriente, per poter far sì che l'OCM del vino possa basarsi su dati migliori concernenti la produzione, il commercio e il consumo. I dati complessivi usati finora sono sì importanti, ma insufficienti. Sono inoltre necessarie informazioni aggiornate sulle modifiche delle strutture di produzione, sui possibili sbocchi e sull'atteggiamento dei consumatori. |
3.2.2 |
L'affermazione della Commissione sull'aumento delle eccedenze strutturali deve essere verificata. Il Comitato fa osservare che l'aumento delle giacenze è da considerare positivamente, anche alla luce dell'aumento della produzione di vino di qualità. |
Quattro opzioni
3.3 |
Pur riservandosi un'analisi approfondita di queste quattro opzioni, il CESE, dopo una prima analisi, condivide la scelta operata dalla Commissione. La formula dell'opzione «riforma profonda» deve tuttavia essere modificata. |
3.3.1 |
Il Comitato approva espressamente il fatto che la Commissione europea proponga il mantenimento di una organizzazione di mercato specifica per il vino. Nell'OCM del vino devono essere considerati tutti gli aspetti tipici dell'organizzazione di mercato, dalla produzione al consumo, in particolare le misure di protezione del consumatore, di tutela della salute e di informazione al consumatore. |
Riforma profonda
3.4 |
Il CESE ritiene che la nuova OCM del vino debba entrare in vigore nel 2008. Reputa tuttavia necessario un periodo di phasing-out, per consentire alle aziende di adattarsi progressivamente alle nuove condizioni. |
3.4.1 |
Il CESE esprime totale contrarietà circa la proposta di investire su un programma di estirpazione oltre un terzo delle risorse di bilancio disponibili, sottraendo queste risorse agli interventi di mercato o alle misure intese a promuovere la competitività. Riconosce tuttavia l'importanza dell'estirpazione come strumento di organizzazione di mercato (v. sotto), che dovrebbe essere proposto alle regioni vitivinicole come misura volontaria entro un quadro comunitario. |
3.4.2 |
Il Comitato si oppone ad una liberalizzazione totale delle regole che disciplinano l'impianto: ciò infatti metterebbe a rischio gli obiettivi della riforma del mercato vitivinicolo sotto il profilo economico, sociale, ambientale e di tutela del paesaggio. Non si deve incoraggiare lo spostamento della viticoltura dalle regioni tradizionali verso zone meno costose da coltivare. Qualora la normativa europea sugli impianti, unita al divieto di effettuare nuovi impianti, non venisse mantenuta, sarebbe opportuno consentire alle regioni vitivinicole di mantenere o creare le proprie norme in materia di impianti, conformemente agli obiettivi dell'OMC europea del vino. |
3.4.3 |
Il Comitato deplora che alle parole della Commissione sul «recupero di quote di mercato» non abbiano fatto seguito azioni intese a dare corpo alla riforma. Mancano strumenti e misure per poter realizzare questi lodevoli obiettivi, che meritano di essere appoggiati. |
Abolizione degli strumenti di mercato e introduzione di misure innovative
3.5 |
Il CESE ricorda la propria precedente richiesta di eliminare il ricorso all'intervento come possibilità artificiale di sbocco, e apprezza le proposte intese a raggiungere questo obiettivo. |
3.5.1 |
Il Comitato raccomanda di proporre l'estirpazione, come misura volontaria, a quelle imprese che vogliono abbandonare totalmente o parzialmente la produzione. L'estirpazione in tal caso sarebbe parte integrante di un programma strutturale attento alla dimensione sociale delle regioni vitivinicole. |
3.5.2 |
Il CESE non ritiene accettabile la soppressione immediata delle misure di intervento. Pertanto, per il periodo di phasing-out (2008-2010), raccomanda di proporre le seguenti opzioni da attuare nel quadro delle dotazioni finanziarie nazionali:
|
3.5.3 |
Il CESE ritiene fondamentale che venga mantenuto l'obbligo di eliminazione dei sottoprodotti, per garantire la qualità delle produzioni vinicole ed evitare possibili abusi. |
3.5.4 |
Il Comitato ritiene che all'interno delle dotazioni finanziarie nazionali debbano essere previste misure di prevenzione delle crisi, basate sulla corresponsabilità dei produttori. |
3.5.5 |
Per conseguire gli obiettivi stabiliti, il Comitato ritiene necessaria l'introduzione di strumenti innovativi, tra cui figurano i seguenti:
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3.5.6 |
Il Comitato sottolinea che gli strumenti dell'organizzazione di mercato devono in primo luogo favorire coloro che intendono continuare a sviluppare la viticoltura in Europa, e non coloro che, per le ragioni più disparate, abbandonano il settore. |
Dotazione finanziaria nazionale
3.6 |
Il CESE accoglie con favore questa proposta, che risponde alle sue richieste di tener conto delle differenze regionali e, quindi, di attuare con maggiore coerenza il principio della sussidiarietà nel settore del vino. Ritiene che occorra nondimeno mantenere un quadro comunitario coerente e adeguato, allo scopo di evitare la rinazionalizzazione e di preservare il carattere europeo del settore vitivinicolo dell'UE. |
3.6.1 |
Già nel parere di cui sopra (CES 68/99) il Comitato aveva chiesto che agli Stati membri fosse lasciata la responsabilità di scegliere autonomamente le misure dei programmi di riconversione più adatte alle loro regioni vitivinicole. A questo proposito un ruolo importante può essere attribuito alle organizzazioni di produttori, alle federazioni di settore e alle organizzazioni analoghe. |
3.6.2 |
Il CESE ricorda di avere chiesto un programma speciale di sostegno per le regioni vitivinicole svantaggiate, quali, ad esempio, quelle dove la vite viene coltivata su terreni in pendenza. Anche le zone caratterizzate da condizioni climatiche estreme dovrebbero beneficiare di tale programma. |
3.6.3 |
Il Comitato si esprime a favore di un pacchetto di misure dettagliato, che, a suo avviso, dovrebbe andare al di là degli esempi della Commissione. Rimanda al proprio parere (CES 68/99), con il quale aveva già chiesto di rafforzare il programma inteso a incentivare l'economia vinicola e la commercializzazione del vino. |
3.6.4 |
Il CESE ritiene inoltre che nelle dotazioni finanziarie nazionali debbano essere finanziate misure coerenti e integrate, quanto più possibile incisive. Tali misure dovranno quindi essere integrate in piani di filiera che partano dal vigneto per giungere, attraverso la trasformazione, alla commercializzazione del prodotto. Dovranno inoltre essere finanziate misure volte a consentire ai produttori una gestione corresponsabile del potenziale e la valorizzazione di sbocchi alternativi. Il CESE ritiene che i soggetti centrali che dovranno gestire tali piani siano le organizzazioni dei produttori di vino. |
3.6.5 |
La ripartizione del bilancio per la dotazione finanziaria nazionale dovrebbe, come già sperimentato nel caso di ristrutturazione, essere proporzionale alla superficie vitata. Nel periodo di phasing-out si devono prevedere stanziamenti sufficienti per il meccanismo di mercato «uscente», in modo che le aziende che fino a quel momento si saranno avvalse di tali misure possano adattarsi gradualmente al nuovo contesto. |
3.6.6 |
Gli strumenti della dotazione finanziaria nazionale dovrebbero essere definiti a livello UE, nel quadro dell'OCM del vino. Gli Stati membri devono operare una scelta in base alle proprie disponibilità di bilancio (proporzionali alle superfici vitate), per rendere più competitiva la propria economia vitivinicola. I programmi devono essere presentati a Bruxelles. La responsabilità dell'attuazione compete agli Stati membri. |
3.6.7 |
Il Comitato propone di ripartire gli interventi di sostegno come segue (tra le misure UE e quelle adottate nel quadro della dotazione finanziaria nazionale): |
3.6.7.1 |
Interventi comunitari:
|
3.6.7.2 |
Dotazione finanziaria nazionale:
|
Sviluppo rurale
3.7 |
In numerosi pareri il Comitato ha sottolineato l'importanza che per lo sviluppo rurale riveste il secondo pilastro, di cui fanno parte anche le zone vitivinicole europee. |
3.7.1 |
Alla luce di questo obiettivo fondamentale, il Comitato afferma che per poter risolvere i problemi specifici del settore vitivinicolo, tutte le misure esaminate nel quadro della riforma del mercato del vino devono essere finanziate attingendo agli stanziamenti di bilancio destinati al vino, che non possono pertanto essere soggetti a tagli, né a storni. |
Politica di qualità e indicazioni geografiche
3.8 |
Vista la portata delle proposte della Commissione, e considerando che esse, in ultima analisi, sono intese a smantellare l'attuale sistema di qualità, il CESE si aspetta che la Commissione elabori modelli in grado di simulare l'impatto che queste proposte avranno sugli obiettivi della riforma del settore vitivinicolo, sul miglioramento della competitività e della qualità e sulla protezione dei consumatori. |
3.8.1 |
Il CESE chiede che le disposizioni dell'accordo ADPIC, in particolare l'introduzione di un registro per la protezione delle indicazioni di provenienza, vengano realizzate già prima di discutere la modifica dell'attuale sistema di qualità europeo. |
Pratiche enologiche
3.9 |
Il CESE ritiene che le proposte presentino contraddizioni, e che queste debbano essere eliminate. |
3.9.1 |
Il Comitato ritiene assolutamente necessaria una definizione internazionalmente accettata del prodotto «vino». Ciò presuppone anche la definizione di metodi di produzione riconosciuti. |
3.9.2 |
L'autorizzazione di qualsiasi pratica che sia accettata in una qualsiasi zona del mondo contraddice l'intento di una maggiore aderenza alle norme OIV. |
3.9.3 |
Il Comitato è favorevole ad integrare in maniera più coerente il principio della conformità delle pratiche enologiche con le norme OIV nell'orientamento strategico di accordi commerciali bilaterali o internazionali. |
3.9.4 |
Il Comitato non condivide l'intento di autorizzare in Europa la produzione di vino da mosti o concentrati di mosti importati, né il taglio di vini europei con vini di paesi terzi. |
Arricchimento
3.10 |
Nel parere del 1999 il Comitato ha chiesto di tener conto delle diverse condizioni geografiche, climatiche e meteorologiche che caratterizzano le varie regioni viticole dell'Unione europea. È opportuno ricordare che si tratta di un argomento molto delicato, che non deve portare a differenziare il settore vitivinicolo europeo, né tanto meno al blocco delle proposte di riforma. |
3.10.1 |
Il CESE valuta quindi le proposte della Commissione alla luce dei suoi precedenti pareri, delle analisi presentate dalla Commissione stessa, della proposta di liberalizzazione delle pratiche enologiche, del riconoscimento di pratiche enologiche negli accordi bilaterali, nonché degli obiettivi della riforma, in particolare il rafforzamento della competitività e la riduzione dei costi di produzione. Dopo aver valutato i pro e i contro della proposta della Commissione, il Comitato si dichiara favorevole al sostanziale mantenimento delle norme vigenti che disciplinano l'uso del saccarosio e gli aiuti all'utilizzo del concentrato di mosto. |
Etichettatura
3.11 |
Il Comitato reputa molto complesse le proposte, e auspica che la Commissione proceda ad una attenta simulazione del loro impatto. |
3.11.1 |
Fa presente che la legge che disciplina la denominazione è stata modificata poco tempo fa dopo diversi anni di discussione, e invita la Commissione a spiegare quali sono le considerazioni che hanno motivato la modifica, delle quali non si era tenuto conto nel lungo dibattito ormai conclusosi. |
3.11.2 |
Il Comitato auspica la semplificazione delle norme di etichettatura, se ciò consente al consumatore di essere meglio informato. Tali modifiche tuttavia non possono accrescere il rischio di distorsioni di concorrenza, né fuorviare il consumatore, né provocare un'ondata di conflitti giuridici. Da questo punto di vista si deve anche rivedere la proposta della Commissione di indicare, su base facoltativa, il vitigno e l'annata per i semplici vini da tavola, che devono soddisfare requisiti meno stringenti rispetto ai vini con indicazione geografica e ai vini di qualità. |
3.11.3 |
Il CESE fa presente che la crescita dell'Unione europea comporta l'aumento della varietà linguistica: ciò può costituire un ostacolo agli scambi, come attualmente avviene per l'indicazione dei solfiti. È quindi opportuno che per le indicazioni obbligatorie, quali ad esempio gli ingredienti, si preveda la possibilità di usare simboli comprensibili per tutti. |
Promozione e informazione
3.12 |
Nel parere CES 68/99, il Comitato aveva già chiesto che le informazioni relative ai vantaggi di un consumo moderato di vino e ai rischi legati al consumo eccessivo diventassero un elemento centrale dell'OCM del vino. |
3.12.1 |
Dato che le proposte della Commissione sono molto vaghe, il CESE invita la Commissione a proporre misure concrete in materia di informazione dei consumatori e di promozione commerciale sul mercato interno e su quello delle esportazioni, che vadano al di là delle disposizioni attuali, non sufficienti, e che consentano di riacquistare quote di mercato o di sviluppare quelle esistenti. |
3.12.2 |
In questo processo si deve dedicare particolare attenzione all'informazione sui vantaggi di un consumo moderato di vino come parte integrante di un'alimentazione consapevole e di uno stile di vita moderno. |
3.12.3 |
È inoltre necessario arrestare il degrado della bilancia commerciale con l'estero, che perdura da anni, e ristabilire l'equilibrio attraverso programmi di promozione delle esportazioni. |
Ambiente
3.13 |
Nel parere CES 68/99 il CESE aveva già chiesto un approccio più globale. |
3.13.1 |
Le regioni vitivinicole sono, di norma, paesaggi straordinari, che i viticoltori devono curare applicando metodi di coltura rispettosi dell'ambiente. La viticoltura è parte integrante della cultura di intere regioni, e da essa dipende la vitalità economica, sociale e culturale di queste ultime. |
3.13.2 |
La riforma deve quindi tener conto in maniera globale dell'ambiente, della struttura sociale, delle infrastrutture, dell'economia e della qualità della vita. |
OMC
3.14 |
Nel parere CES 68/99, il CESE aveva già espresso un giudizio negativo quanto alla possibilità di tagliare prodotti europei con prodotti importati e di produrre vini nell'UE utilizzando prodotti di paesi terzi, in considerazione dei problemi che ciò comporterebbe per i produttori europei e dei rischi di pratiche abusive nei confronti dei consumatori. Aveva deplorato l'assenza nelle proposte della Commissione di misure intese a rafforzare la competitività negli scambi commerciali internazionali, in particolare sui mercati dell'esportazione. In vista dell'imminente riforma del settore vitivinicolo, il Comitato ribadisce tale critica. |
3.14.1 |
Alla luce delle sue precedenti analisi, il CESE chiede alla Commissione di tenere maggiormente conto, nella riforma dell'OCM vino, e in particolare delle regole che disciplinano il commercio esterno, della posizione di leadership del settore vitivinicolo europeo sul mercato mondiale. |
Bruxelles, 14 dicembre 2006
Il Presidente
del Comitato economico e sociale europeo
Dimitris DIMITRIADIS
(1) GU C 101 del 12.4.1999, pagg. 60-64 .