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Document 92003E000073

    INTERROGAZIONE SCRITTA E-0073/03 di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione. Impossibilità e inopportunità di un rimpatrio a breve termine dei profughi in Afghanistan dove non vi sono né lavoro né alloggi.

    GU C 268E del 7.11.2003, p. 68–70 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

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    92003E0073

    INTERROGAZIONE SCRITTA E-0073/03 di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione. Impossibilità e inopportunità di un rimpatrio a breve termine dei profughi in Afghanistan dove non vi sono né lavoro né alloggi.

    Gazzetta ufficiale n. 268 E del 07/11/2003 pag. 0068 - 0070


    INTERROGAZIONE SCRITTA E-0073/03

    di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione

    (23 gennaio 2003)

    Oggetto: Impossibilità e inopportunità di un rimpatrio a breve termine dei profughi in Afghanistan dove non vi sono né lavoro né alloggi

    1. È la Commissione a conoscenza del fatto che Enaytullah Nazari, ministro afghano dei Profughi e del Rimpatrio, gira il mondo consigliando ai suoi compatrioti fuggiti dal paese di non tornare, per il momento, in Afghanistan per i seguenti motivi: Dopo 23 anni di guerra, il nostro paese è distrutto, l'economia è paralizzata, l'assistenza sanitaria e l'agricoltura sono gravemente danneggiate, vi sono più di sei milioni di mine terrestri nel suolo, le condizioni di vita sono impossibili, non vi sono alloggi, non vi è lavoro, il governo esiste da soli dieci mesi e non può assolutamente risolvere tutti questi problemi?

    2. Può la Commissione confermare le informazioni fornite dal ministro secondo le quali una parte dei due milioni di profughi che erano rientrati in Afghanistan è nuovamente fuggita perché il paese non è in grado di accoglierli e che questi nuovi profughi vivono attualmente in condizioni che ne mettono in pericolo l'esistenza?

    3. Può la Commissione condividere la posizione del ministro secondo il quale per il momento non devono tornare in patria neanche i profughi che hanno beneficiato di un elevato livello di formazione perché il loro arrivo sarà necessario solo quando, con l'aiuto finanziario della comunità internazionale, potrà essere avviata la ricostruzione?

    4. Quali provvedimenti adotta l'Unione europea per evitare che profughi afghani rientrino di propria iniziativa in regioni che, pur essendo attualmente considerate sicure, non possono offrire loro né un lavoro né un alloggio e in cui un aumento della popolazione aggraverebbe ulteriormente i problemi che deve risolvere il governo afghano?

    5. Quali provvedimenti adotta la Commissione per consentire ai profughi afghani di continuare a vivere provvisoriamente negli Stati membri dell'UE e abbandonare i progetti precedenti che prevedevano il rientro mensile di 1 500 profughi in un paese che non può accoglierli?

    Fonte: Quotidiano olandese de Volkskrant del 17 dicembre 2002.

    Risposta data dal sig. Vitorino a nome della Commissione

    (26 febbraio 2003)

    1. La Commissione è al corrente che il ministro Nazari ha di recente visitato le capitali europee per discutere con gli Stati membri questioni relative alla condizione di rifugiato e al rimpatrio e che durante questa missione ha anche parlato alla stampa e alle comunità afgane. La Commissione condivide appieno l'opinione espressa dal ministro Nazari, secondo cui i rimpatri dovrebbero essere sostenibili e non dovrebbero mai pregiudicare le iniziative di ricostruzione in atto in Afganistan. La Commissione è molto attiva sul fronte della ricostruzione e della ripresa in Afganistan: dal settembre 2001, essa è uno dei principali finanziatori delle attività di ricostruzione; nel 2002, gli aiuti allo sviluppo ammonteranno a oltre 205 milioni di euro. La Commissione, inoltre, finanzierà aiuti umanitari per circa 73 milioni di euro.

    Se da un lato la Commissione condivide l'opinione largamente diffusa secondo cui il ritorno in massa dei rifugiati debba essere considerato come un indicatore dei progressi compiuti dalle autorità afgane provvisoria e di transizione, dall'altro lato essa si rende perfettamente conto che le autorità afgane avranno bisogno di sostegno continuo per poter reintegrare i rifugiati e conseguire ulteriori sviluppi positivi. La Commissione è dunque fortemente intenzionata a promuovere la sostenibilità di questi rimpatri, sia attraverso gli aiuti umanitari in atto che mediante gli aiuti allo sviluppo, che sono destinati in particolar modo alla ripresa delle zone rurali, alla ricostruzione, nonché allo sminamento e all'offerta di un'assistenza sanitaria di base.

    2. La Commissione conviene con le agenzie umanitarie che le condizioni di alcune parti dell'Afganistan non consentano un rimpatrio sostenibile. Inoltre, dopo aver smaltito l'iniziale euforia che ha accompagnato il loro rientro, molti afgani sono ora confrontati con le grandi difficoltà legate alla rifondazione della propria vita in un paese devastato da 25 anni di conflitti e da anni di siccità.

    La Commissione non ritiene, tuttavia, che gli esodi temporanei al di fuori dell'Afganistan siano sinonimo d'incapacità da parte delle autorità afgane di far fronte alla reintegrazione delle massicce ondate di afgani di ritorno in patria. Da sempre si registrano esodi sul confine afgano/pakistano tra una stagione e l'altra.

    Le agenzie umanitarie sostenute dalla Commissione garantiscono il soddisfacimento delle necessità immediate delle famiglie rientranti. Gli aiuti alla ricostruzione e alla ripresa contribuiscono a promuovere la sostenibilità del rimpatrio offrendo servizi sanitari, istruzione e opportunità d'occupazione.

    3. La Commissione non concorda con l'opinione secondo cui le autorità afgane non appoggerebbero il rientro di cittadini afgani qualificati. Il documento comunitario triennale di strategia nazionale per l'Afganistan (2004-2006) elaborato in stretta collaborazione con le autorità afgane statuisce la necessità di fornire sostegno al rientro di cittadini qualificati. In conformità dell'obiettivo condiviso di assistere i cittadini afgani che desiderano contribuire alla ricostruzione del loro paese d'origine, la Commissione ha stanziato 3,6 milioni di euro affinché cittadini afgani qualificati possano essere integrati nella pubblica amministrazione o nel settore privato in Afganistan. Con sforzi di ricostruzione già in atto, essi potranno apportare un contributo significativo allo sviluppo e alla ripresa del paese e dunque il loro rientro non può che essere accolto favorevolmente.

    4. La Commissione fa presente che la convenzione europea dei diritti dell'uomo sancisce il diritto umano fondamentale di ritornare nel paese d'origine. Ne consegue che essa non intende di certo impedire a nessuno di rientrarvi, nel momento in cui l'individuo decida di farlo volontariamente. La Commissione desidera, tuttavia, assicurare che le persone che decidono di ritornare in Afganistan siano pienamente consapevoli della situazione in loco e pertanto conformemente alle informazioni che si è concordato di diffondere ai rimpatriati nell'ambito del piano di rimpatrio in Afganistan incoraggerà gli Stati membri ad assumersi pienamente le proprie responsabilità in merito. La Commissione, inoltre, non appoggerà sicuramente alcuna iniziativa a livello europeo che possa favorire i rimpatri in zone non sicure. È da notare, altresì, che nel piano di rimpatrio in Afganistan promosso dall'Unione europea e adottato dal Consiglio il 28 novembre 2002(1), si pone l'accento sulla diffusione di informazioni mirate e aggiornate ai rimpatriati prima che essi rientrino in patria e si rechino nel luogo di destinazione prescelto. Tali informazioni riguardano, tra l'altro, la sicurezza, lo stato della ricostruzione della comunità locale e includono inoltre un'adeguata attività di consulenza riguardo ai rischi delle mine e degli ordigni inesplosi.

    5. Il piano di rimpatrio in Afganistan ha previsto l'istituzione di un gruppo di coordinamento per il rimpatrio in Afganistan (ARCG), presieduto dalla Commissione e a cui partecipano gli Stati membri in qualità di membri. Uno dei compiti principali del gruppo consiste nel dare esecuzione a quella parte del piano di rimpatrio che statuisce che l'individuazione dei rimpatriati e l'andamento del processo di rimpatrio debbano prendere in considerazione le migliori informazioni a disposizione sulla situazione in loco, la possibilità di conciliare i rimpatri con le

    attività di ricostruzione nonché il rapporto di partenariato tra l'Unione europea e il governo di transizione dell'Afganistan. In base al piano di rimpatrio, i rimpatri dovranno essere sostenibili e non dovranno in alcun modo ostacolare l'attività di ricostruzione. L'ARCG avrà un ruolo nella valutazione della situazione relativa alla sicurezza in loco, compresa la capacità di accoglienza, come pure nello sviluppo di un quadro preciso e realistico dei possibili beneficiari del piano. La cifra di 1 500 rifugiati rimpatriati non era che una prima stima approssimativa. Spetterà all'ARCG, tra le altre cose, fornire una cifra più precisa e realistica delle persone che potrebbero essere rimpatriate in Afganistan.

    (1) http://ue.eu.int/newsroom/newmain.asp?lang=1.

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