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Document 92002E003848

    INTERROGAZIONE SCRITTA E-3848/02 di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione. Misure atte a prevenire ogni accusa di parzialità circa l'utilizzo di stanziamenti pubblici in occasione dei referendum sull'adesione all'Unione europea organizzati nei paesi candidati.

    GU C 268E del 7.11.2003, p. 53–54 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

    European Parliament's website

    92002E3848

    INTERROGAZIONE SCRITTA E-3848/02 di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione. Misure atte a prevenire ogni accusa di parzialità circa l'utilizzo di stanziamenti pubblici in occasione dei referendum sull'adesione all'Unione europea organizzati nei paesi candidati.

    Gazzetta ufficiale n. 268 E del 07/11/2003 pag. 0053 - 0054


    INTERROGAZIONE SCRITTA E-3848/02

    di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione

    (9 gennaio 2003)

    Oggetto: Misure atte a prevenire ogni accusa di parzialità circa l'utilizzo di stanziamenti pubblici in occasione dei referendum sull'adesione all'Unione europea organizzati nei paesi candidati

    1. In tutti i dieci paesi candidati ad aderire all'UE il 1o maggio 2004 saranno tenuti dei referendum da cui risulterà l'assenso o il dissenso degli elettori, o esistono delle eccezioni? In quali paesi, il cui governo intende aderire all'UE, non avrà luogo alcun referendum?

    2. Chi è responsabile del finanziamento di tali referendum e chi ripartisce gli eventuali contributi destinati a campagne di informazione o alla propaganda tra i sostenitori dell'adesione e i relativi oppositori?

    3. Quali sono le iniziative adottate per evitare il rischio che eventuali imprese aventi degli interessi o fondi finanziati da imprese abbiano la possibilità di investire notevoli somme di denaro ai fini di pubblicità per un referendum che risponda ai propri supposti interessi?

    4. È vero quanto afferma l'ex membro del Parlamento dell'Estonia, Ivar Raig, che il 99,99 % dei fondi che il suo paese riceverà dalla Commissione per organizzare un referendum andrà al fronte Sì all'Unione europea e lo 0,1 % al fronte No all'Unione europea? Quali sono i criteri di ripartizione degli stanziamenti UE accordati per l'organizzazione dei referendum?

    5. Condivide la Commissione l'opinione dell'interrogante, secondo cui un finanziamento ampio e unilateralmente di parte assicurato dallo Stato o dalle imprese a favore di coloro che sostengono l'adesione può suscitare il sospetto, se non l'accusa, che gli elettori si siano lasciati indurre a votare a favore dell'adesione soltanto grazie a un costoso bombardamento pubblicitario?

    6. Quali iniziative intende adottare la Commissione per evitare che tra breve dai sondaggi di opinione condotti in taluni Stati membri prima e dopo il referendum risultino più oppositori all'adesione che sostenitori, nonostante il fatto che al momento della votazione era stato registrato il contrario?

    7. È disposta la Commissione a intervenire affinché gli eventuali finanziamenti a favore della difesa pubblica di opinioni contrastanti siano ripartiti in eguale misura tra i sostenitori e gli oppositori, di modo che il risultato dei referendum non possa poi diventare a posteriori motivo di un contrasto politico permanente né dia luogo ad accuse di arrecare pregiudizio al diritto di autodeterminazione dei popoli o a critiche sulla credibilità del sistema democratico?

    Risposta data dal sig. Verheugen in nome della Commissione

    (13 febbraio 2003)

    La Commissione è al corrente che in nove dei dieci paesi candidati che intendono ratificare il trattato di adesione, che verrà sottoscritto ad Atene il 16 aprile 2003, vengono organizzati dei referendum.

    Per quanto riguarda Cipro, il referendum è previsto solo per il caso in cui le discussioni in corso, sulla base delle proposte presentate dal Segretario generale delle Nazioni Unite, portino a una soluzione politica.

    Ai sensi dell'art.49 del trattato sull'Unione europea, il trattato di adesione è sottoposto a ratifica da tutti gli stati contraenti conformemente alle loro rispettive norme costituzionali. L'organizzazione del referendum spetta alle autorità competenti del paese candidato interessato. La Commissione non finanzia l'organizzazione dei referendum o delle relative campagne nei paesi candidati né, tantomeno, ne è coinvolta in altro modo.

    La Commissione attua in tutti gli Stati membri e nei paesi candidati una strategia di comunicazione per l'allargamento, largamente decentralizzata e gestita da delegazioni o uffici di rappresentanza. In Estonia tale strategia è sovvenzionata dal bilancio PHARE ed è messa in atto dalla delegazione della Commissione. L'onorevole parlamentare potrà trovare informazioni dettagliate sull'attuazione della strategia di comunicazione negli aggiornamenti periodici disponibili sulle pagine web della Commissione all'indirizzo http://europa.eu.int/comm/enlargement/communication/index.htm.

    Il governo estone ha ricevuto tramite il bilancio PHARE 300 000 EUR per azioni di informazione sull'Unione europea. Tali fondi sono utilizzati per fornire informazioni oggettive sull'Unione europea.

    Il governo estone, in collaborazione con l'Open Estonia Foundation, ha di recente indetto un concorso separato per le organizzazioni della società civile che aspirino a fornire informazioni sull'Unione, incluse quelle relative alla campagna referendaria. Il concorso ha una dotazione finanziaria totale di 2,1 milioni di corone estoni, finanziata dal bilancio statale e dalla Soros Foundation. Alla Commissione risulta che metà di tale somma verrà utilizzata per sovvenzionare progetti di informazione e l'altra metà per sovvenzionare quelli relativi alla campagna referendaria. Il fronte dei sostenitori dell'adesione e quello degli oppositori riceveranno, ciascuno, circa 500 000 corone estoni per finanziare la loro campagna. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito web del Segretariato governativo per l'informazione europea, all'indirizzo: http://www.elis.ee/.

    Non è proponibile un intervento della Commissione negli accordi politici interni di un futuro Stato membro in relazione al finanziamento delle loro campagne elettorali, così come ciò non accade per gli Stati membri attuali.

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