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Document 52000AR0187

    Parere del Comitato delle regioni sulla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni — Agire a livello locale in materia di occupazione — Dare una dimensione locale alla strategia europea per l'occupazione"

    GU C 22 del 24.1.2001, p. 13–18 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

    52000AR0187

    Parere del Comitato delle regioni sulla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni — Agire a livello locale in materia di occupazione — Dare una dimensione locale alla strategia europea per l'occupazione"

    Gazzetta ufficiale n. C 022 del 24/01/2001 pag. 0013 - 0018


    Parere del Comitato delle regioni sulla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Agire a livello locale in materia di occupazione - Dare una dimensione locale alla strategia europea per l'occupazione"

    (2001/C 22/05)

    IL COMITATO DELLE REGIONI,

    vista la Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comité economico e sociale e al Comitato delle regioni intitolata "Agire a livello locale in materia di occupazione - Dare una dimensione locale alla strategia europea per l'occupazione" (COM(2000) 196 def.),

    vista la decisione della Commissione del 7 aprile 2000 di consultare il Comitato delle regioni su tale argomento, conformemente al disposto dell'articolo 265 del Trattato che istituisce la Comunità europea,

    vista la decisione, presa dal proprio Presidente il 17 aprile 2000, di elaborare un parere sul tema e di affidare alla Commissione 6 "Occupazione, politica economica, mercato interno, industria, PMI" l'incarico di effettuare i lavori preparatori,

    visto il parere in merito alla "Proposta di regolamento (CE) del Consiglio recante disposizioni generali sui fondi strutturali" adottato dal Comitato delle regioni il 17 settembre 1998 (CdR 167/98 fin)(1),

    visto il parere in merito alla Comunicazione della Commissione "Dagli orientamenti all'azione: i piani nazionali per l'occupazione" e alla Comunicazione della Commissione "Proposta di orientamenti per le politiche dell'occupazione degli Stati membri per il 1999", adottato dal Comitato delle regioni il 19 novembre 1998 (CdR 279/98 fin)(2),

    visto il parere in merito a "Gli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri della Comunità", adottato dal Comitato delle regioni il 19 novembre 1998 (CdR 110/98 fin)(3),

    visto il parere sul tema "I Patti territoriali per l'occupazione e il legame tra essi e le politiche strutturali dell'Unione europea", adottato dal Comitato delle regioni il 3 giugno 1999 (CdR 91/99 fin)(4),

    visto il parere in merito al "Rapporto della task force BEST" e alla Comunicazione della Commissione "Promuovere spirito imprenditoriale e concorrenzialità - Risposta della Commissione al rapporto e alle raccomandazioni della task force BEST", adottato dal Comitato delle regioni il 3 giugno 1999 (CdR 387/98 fin)(5),

    vista la risoluzione in merito al "Patto europeo per l'occupazione", adottata dal Comitato delle regioni il 2 giugno 1999 (CdR 156/99 fin)(6),

    visto il parere sulla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni "Incentivi a favore della competitività delle imprese europee a fronte della globalizzazione", adottato dal Comitato delle regioni il 18 novembre 1999 (CdR 134/99 fin)(7),

    visto il parere in merito alla "Proposta di orientamenti per le politiche dell'occupazione degli Stati membri per il 2000", adottato dal Comitato delle regioni il 18 novembre 1999 (CdR 360/99 fin)(8),

    vista la risoluzione sul tema "L'attuazione della strategia europea per l'occupazione", adottata dal Comitato delle regioni il 12 aprile 2000 (CdR 461/99 fin)(9),

    visto il progetto di parere (CdR 187/2000 riv. 1) adottato all'unanimità dalla Commissione 6 il 30 giugno 2000 (Relatrice: Bresso, I/PSE),

    considerato che la Commissione europea intende avviare con questa comunicazione una discussione ampia che vada oltre le Istituzioni dell'Unione europea cui è indirizzata e che per farlo appoggerà numerosi seminari transnazionali che approfondiranno il dibattito sui temi in essa sollevati;

    considerato che il processo di consultazione iniziato in aprile con un'iniziativa comune tra Commissione europea e Comitato delle regioni si concluderà nel dicembre 2000 nel corso di una Conferenza organizzata a Strasburgo dalla Presidenza francese, e che in questa conferenza si valuterà la discussione e la Commissione presenterà i risultati delle consultazioni e la sua visione del futuro,

    ha adottato (all'unanimità) il 21 settembre 2000, nel corso della 35a sessione plenaria, il seguente parere.

    Il Comitato delle regioni,

    1. Tenuto conto dei pareri fino ad oggi formulati in materia esprime pieno apprezzamento per il documento della Commissione "Agire a livello locale in materia di occupazione. Dare una dimensione locale alla strategia europea per l'occupazione";

    2. Si compiace del fatto che la Commissione annunci sin da ora una nuova comunicazione al termine del dibattito sul documento attuale ed insiste affinché la futura comunicazione promuova delle misure concrete che consentano agli enti locali di svolgere appieno e con rapidità il loro ruolo nel contesto della strategia europea per l'occupazione.

    3. Considera il territorio come luogo per sviluppare la concertazione tra enti locali, sistema delle imprese e attori locali, finalizzata alla promozione di nuove opportunità occupazionali e alla progettazione di politiche integrate di sviluppo;

    4. Sottolinea che nel documento della Commissione il termine "locale" viene usato con due significati:

    a) il primo per indicare che occorre "agire a livello locale" per creare occupazione e per qualificare quella esistente, rimarcando così il fatto che proprio agendo a livello locale (attraverso formazione, concertazione territoriale per lo sviluppo, politiche di incentivazione all'imprenditorialità, sviluppo dei servizi e delle nuove professioni, politiche attive di pari opportunità) si può riuscire a migliorare concretamente le opportunità di occupazione per la popolazione disoccupata di quel territorio;

    b) il secondo per manifestare una precisa volontà dell'Unione europea di perseguire il proprio obiettivo di sostenere le iniziative locali per l'impiego;

    5. Ribadisce che l'effettiva possibilità per gli enti locali di agire efficacemente dipende dalla messa in atto di modelli di rapporti interistituzionali che si richiamino al principio della sussidiarietà, principio cui è profondamente ispirata la stessa Comunicazione della Commissione;

    6. Afferma la disponibilità degli enti locali europei a impegnarsi a fondo nel potenziamento delle iniziative e dei progetti, pur già numerosi, volti a creare nuove e diversificate opportunità di impieghi sostenibili e qualificati. È una sfida fondamentale per gli enti locali europei, che si sono quindi impegnati a raccoglierla insieme alle altre istituzioni dell'Unione e degli Stati membri, consapevoli che una parte importante delle azioni concrete e positive per l'occupazione poggerà su un efficace partenariato tra tutte le entità sociali, economiche e politiche;

    7. Ribadisce che il traguardo occupazionale che l'Unione Europea si propone di raggiungere non può che essere la piena occupazione, intesa come impegno formale di tutte le istituzioni a rendere effettivo l'esercizio del diritto al lavoro per tutti i cittadini;

    8. Evidenzia, a questo proposito, che le responsabilità degli enti locali e la loro vicinanza alle esigenze delle persone fanno di loro dei partner chiave, indispensabili al successo della strategia europea per l'occupazione;

    9. Richiama e sostiene la campagna lanciata dal CCRE con l'adozione della Carta "Azione locale per l'occupazione", adottata nell'aprile 1999, attraverso la quale viene promosso in tutti i consigli regionali e locali il dibattito politico sull'occupazione;

    10. Ribadisce, come già osservato nel parere in merito alla "Proposta di Orientamenti per le politiche dell'occupazione degli Stati membri nel 2000" che gli enti locali e regionali sono unici nel loro duplice ruolo cruciale nel generare occupazione. In primo luogo collaborando strettamente con partner locali e gruppi di specialisti, essi contribuiscono a creare un ambiente favorevole alla creazione di posti di lavoro, in secondo luogo essi promuovono attivamente, con strategie economiche locali, lo sviluppo di imprese;

    11. Concorda, pertanto, con quanto rileva la comunicazione, ossia che le azioni degli enti locali e regionali, a causa della molteplicità dei poteri amministrativi da essi esercitati, hanno un impatto considerevole sull'occupazione locale, spesso di importanza vitale per la crescita, in particolare per quanto riguarda l'insediamento di nuove imprese e dei loro dipendenti;

    12. Considera indispensabile offrire alle amministrazioni locali la possibilità di agire in modo innovativo in materia di politica per l'occupazione. Gli enti locali possono, infatti, veramente proporsi come motore progettuale del territorio se sono dotati di professionalità e di strutture operative adeguate. Promuovere lo sviluppo economico ed occupazionale presuppone però competenze e strutture idonee in grado di leggere la realtà economica locale, costruire reti di relazioni e progettare. In particolare vanno migliorate le possibilità di accesso alle banche dati delle amministrazioni centrali responsabili dell'occupazione, come il sistema EURES, avvalendosi della tecnologia informatica e della sua diffusione in rete;

    13. Ritiene che lo sviluppo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (NTIC) nel contesto dell'occupazione locale debba fondarsi su due requisiti essenziali, ovvero che gli enti locali stessi dispongano delle NTIC e le utilizzino, e soprattutto che i pubblici poteri garantiscano l'alfabetizzazione e la formazione alle NTIC;

    14. Ritiene quindi opportuno sviluppare e arricchire gli strumenti che l'Unione europea mette a disposizione delle regioni e degli enti locali per le politiche locali per l'impiego e lo sviluppo, sia all'interno del Fondo sociale europeo, dei fondi strutturali, dei Progetti di iniziativa comunitaria e del FEOGA, sia attraverso l'individuazione di nuovi strumenti, in particolare all'interno del futuro Sesto programma quadro sulla ricerca, analogamente a quanto ha appena fatto la DG Politica regionale con gli orientamenti per le azioni innovatrici del FESR per il periodo 2000-2006;

    15. Concorda con la Commissione sulla necessità di avviare delle azioni preparatorie e sperimentali e dei bandi per individuare le buone pratiche per sviluppare strategie innovative e sperimentali di occupazione a livello locale. In particolare ritiene importante che:

    - si metta a punto e si sperimenti una metodologia per l'integrazione della valenza occupazionale in ogni politica locale e per la valutazione delle sue ricadute in termini di creazione di impiego,

    - si svolga un'opera di integrazione in modo da tenere conto degli ammortizzatori sociali nelle politiche di sviluppo locale,

    - siano incentivati maggiormente tutti gli strumenti di concertazione territoriale per lo sviluppo e l'occupazione (patti territoriali, patti d'area ecc.),

    - si incentivi la predisposizione di piani d'azione locali per l'occupazione;

    16. Sottolinea come molte siano le esperienze di eccellenza sviluppate in questi anni dalle amministrazioni locali, da un lato per creare opportunità di lavoro sul proprio territorio, ma anche per migliorare soprattutto l'occupabilità dei disoccupati di lunga durata, anche grazie a progetti e finanziamenti europei. Il sostegno pubblico all'occupazione resterà quindi indispensabile anche in futuro, ma non dovrà vanificare l'autonomia contrattuale delle parti sociali, né indebolire le norme di tutela dei lavoratori. Andrebbero invece ulteriormente sviluppati gli strumenti di una politica attiva del mercato del lavoro;

    17. Ritiene dovrebbe essere approntato un repertorio di iniziative significative e meritevoli di attenzione nella prospettiva di un benchmarking fra gli enti territoriali;

    18. Ribadisce come il principio di sussidiarietà debba essere applicato con rigore per quanto riguarda le future iniziative dell'Unione europea sulle politiche locali per l'impiego. In tal senso ritiene fondamentale che la programmazione delle politiche e degli interventi sia affidata alle regioni in partenariato con gli enti locali, mentre l'attuazione dei programmi e la proposta degli interventi e dei progetti sia affidata agli enti locali e alle strutture nate dalla concertazione territoriale che meglio possono adottare soluzioni locali a problemi locali; inoltre gli enti locali non devono perdere di vista l'importanza di coordinarsi;

    19. poiché il binomio lavoro dipendente/grande impresa che ha caratterizzato una fase dello sviluppo economico occidentale si sta allentando con il diffondersi di nuove iniziative imprenditoriali o di lavoro autonomo di piccole o piccolissime dimensioni, più dinamiche e capaci di rispondere alle sfide della globalizzazione. Ritiene che vadano sviluppati tutti gli strumenti che permettono la crescita dello spirito di impresa e le forme di flessibilità;

    20. Valuta quindi decisivo che:

    - sia prestata particolare attenzione agli strumenti per la creazione di imprese, in particolare quelli diretti ai giovani, alle donne e allo sviluppo di nuove tecnologie. (Sempre nel campo degli strumenti per creazione di imprese),

    - si incentivi la creazione di incubatori di impresa, a latere delle Università e dei centri di ricerca, per favorire l'imprenditorialità legata alla brevettazione dei risultati di ricerca e la crescita della competitività delle PMI,

    - si valorizzino le strutture di supporto e di consulenza e le strategie del tipo one-stop shop (ad esempio, lo "sportello unico per le attività produttive" in Italia), il cui obiettivo è quello di creare un ambiente più favorevole allo sviluppo delle imprese, in particolare di quelle piccole e micro,

    - si potenzi la ricerca di giacimenti occupazionali legati alle crescenti esigenze della società moderna e alla valorizzazione dei beni naturalistici, artistici e culturali e, in termini di cultura, cura della persona e del tempo libero;

    - si presti particolare attenzione alla promozione e allo sviluppo di azioni che agevolino l'applicazione del principio di pari opportunità e la conciliazione della vita familiare e di quella lavorativa, al fine di incrementare il tasso di attività femminile sul territorio;

    21. Sostiene l'esigenza di fare emergere le potenzialità del territorio e/o nuovi bisogni attraverso un'analisi approfondita della realtà territoriale in modo da avviare nuove iniziative. In questo campo le idee da esplorare e le possibilità sono davvero molte ma occorre un'azione coordinata da parte dei vari soggetti locali per indirizzare lo spirito imprenditoriale emergente verso sbocchi e attività capaci di stare sul mercato;

    22. Sottolinea infine come, nella progettazione delle politiche di sviluppo locale finalizzata alla creazione di impiego, sia necessario:

    - prestare attenzione alla costruzione delle "reti corte" cioè alla formazione di un capitale sociale fatto di relazioni e cooperazione tra attori del processo di sviluppo presenti nel territorio,

    - collocare il territorio nella dimensione globale prestando attenzione alla costruzione delle "reti lunghe", cioè alla dotazione infrastrutturale sia tradizionale sia innovativa;

    23. Preso atto della difficoltà di una definizione condivisa da tutti i paesi del terzo settore, come pure delle differenze esistenti sul piano legale, funzionale, economico e strutturale, valuta che il metodo più praticabile per identificare le organizzazioni di terzo settore sia quello di basarsi sulla legislazione del paese considerato;

    24. Sottolinea che occorre prestare attenzione ai diversi sistemi legali presenti nei diversi Stati membri ed alle diverse definizioni di "organizzazione del terzo settore";

    25. Conferma che il terzo settore ha la doppia potenzialità di creare da un lato posti di lavoro nuovi, di aumentare l'occupazione, inventando lavori utili, sociali e dall'altro di trasformare anche le forme e l'organizzazione del lavoro;

    26. Ritiene decisivo il fatto che il terzo settore venga distinto sia dalla solidarietà attuata dalla società politica sia dall'economia di mercato e dalle reti informali. Infatti esso si organizza dal basso, senza coercizioni;

    27. Giudica decisivo offrire aiuti al terzo settore per la creazione di nuovi posti di lavoro e per il relativo mantenimento, specie se questi riguardano categorie con difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro (ad esempio, portatori di handicap). La legislazione dei rispettivi paesi stabilirà se ciò debba avvenire tramite una serie di misure di carattere fiscale ed economico, in particolare per quanto riguarda l'aiuto all'avviamento;

    28. di fronte ai quesiti posti dalla Commissione a questo proposito ritiene che, seppur pertinenti, essi affrontino solo una parte del problema, e in particolare quella riferita al supporto finanziario di cui il terzo settore ha bisogno per svilupparsi; a tal fine il Comitato sollecita la promozione di studi sull'efficacia di alcuni regimi legislativi innovativi, già adottati in alcuni paesi;

    29. Ritiene che, dal momento che il potenziale occupazionale del terzo settore è quello che può essere meglio sfruttato a livello locale, che occorrerebbe concentrarsi sui nuovi giacimenti occupazionali, come i servizi locali, la gestione e la cura dell'ambiente, l'animazione culturale. D'altra parte, non vanno trascurati la promozione e il sostegno alle imprese di economia sociale, che rappresentano un'alternativa valida ed efficace per l'inserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro;

    30. Sottolinea di avere piena coscienza dei gravi cambiamenti che il terzo settore attraversa e che occorrano professionalità e servizi più elevati, come posto in evidenza dalla comunicazione della Commissione. La profonda trasformazione organizzativa in atto mette in discussione le tradizionali concezioni di management. Si affermano sempre più delle organizzazioni snelle, partecipate e in grado di attivare al meglio le potenzialità umane a disposizione;

    31. È consapevole infine del fatto che gran parte delle attività del terzo settore privilegiano l'attenzione alle persone. La naturale conseguenza di ciò consiste nell'impegno rivolto ai processi di formazione ed educazione, che costituiscono una leva importante nell'incremento delle capacità degli individui;

    32. Sostiene che occorre non perdere di vista la centralità della persona e del suo processo formativo, anche nell'elaborazione di nuovi percorsi di formazione professionale intesi ad un miglioramento continuo dei processi e delle persone che li attivano;

    33. Ritiene infine che molti di questi problemi possano essere risolti da politiche generali di sostegno e di promozione del settore, in particolare con una maggiore attenzione al terzo settore da parte delle istituzioni locali;

    34. Concorda pienamente sull'importanza da assegnare ai servizi pubblici per l'impiego per un incontro proficuo tra domanda ed offerta di lavoro;

    35. Ritiene che la capacità occupazionale possa essere notevolmente incrementata dall'efficacia ed efficienza dei servizi pubblici in grado di raccordare le politiche formative con le esigenze del territorio, creando reti di informazione interistituzionale fra il livello locale, regionale e nazionale, nonché con gli operatori economici e sociali interessati. La formazione delle risorse umane è, di fatto, la vera politica attiva e soltanto attraverso la sintonia tra istruzione, formazione e mercato del lavoro sarà possibile tener fede agli impegni assunti nel vertice di Lisbona che impegna gli Stati membri ad aumentare di 10 punti percentuali il tasso di partecipazione al lavoro nei prossimi 10 anni;

    36. Ritiene che non vi sia contraddizione tra governo locale del mercato del lavoro e misure nazionali di regolazione del medesimo. Infatti risulta del tutto evidente che al quadro normativo nazionale e regionale competono diritti e tutele indisponibili al singolo cittadino, mentre per quanto concerne il raggio d'azione delle specifiche iniziative si riconferma come sede naturale quella locale. Da anni si parla ormai di mercato del lavoro locale e non più di un unico mercato del lavoro;

    37. Sottolinea la necessità di evitare un'eccessiva regolamentazione sia a livello nazionale che locale;

    38. Considera l'innovazione delle forme d'intervento a livello locale non alla stregua di una semplice possibilità, ma come necessità imprescindibile per poter raggiungere gli obiettivi del vertice di Lisbona. Per tale motivo occorrerebbe attribuire agli enti locali le competenze legali necessarie ad agire in materia;

    39. Considera pertanto decisiva la concertazione tra le parti sociali come metodo per progettare ed attuare il governo del mercato del lavoro nel territorio. È consapevole che a questo passo d'avvio debbano seguire forme di partenariato locale, dove più soggetti rappresentanti interessi diversi manifestino volontà comuni, una forte attenzione alla reciproca comunicazione ed una convinta disponibilità verso iniziative flessibili e creative;

    40. Ritiene che soltanto all'interno di questo scenario sarà possibile intervenire proficuamente ed introdurre forme di flessibilità in rapporto alla locale situazione del mercato del lavoro ed ai differenziali di produttività del territorio preso a riferimento;

    41. Considera di estrema importanza che le organizzazioni dell'amministrazione locale e regionale possano partecipare concretamente alla formulazione ed all'applicazione dei Piani d'azione nazionali per l'occupazione. Il Comitato aveva già confermato il proprio accordo in merito a questo coinvolgimento, con il parere in merito alla Comunicazione della Commissione "Dagli orientamenti all'azione: i piani d'azione nazionali per l'occupazione", in cui il Comitato aveva ribadito di voler svolgere un ruolo dinamico sia nella consultazione relativa ai piani d'azione nazionali per l'occupazione, sia nella loro attuazione;

    42. Ritiene che tutte le iniziative che incoraggiano le attività di partnership debbano essere sostenute e promosse e che, per recuperare i margini di crescita e di occupazione esistenti nei territori, si debba agire sulla responsabilizzazione degli attori locali, pubblici e privati, la partecipazione e la condivisione delle soluzioni, pur nella distinzione delle responsabilità;

    43. a questo proposito ritiene che le risorse destinate ai progetti pilota debbano essere aumentate e che una chiara strategia di informazione debba seguire la realizzazione di tali progetti, per consentirne la valutazione e la disseminazione dei risultati. Per tale motivo, è necessario poter contare sulla partecipazione delle associazioni di comuni esistenti in ogni Stato membro. Il valore aggiunto dello sviluppo locale lo si trova nel reperimento delle buone pratiche e nella loro disseminazione, nell'assistenza tecnica e nell'organizzazione di scambi di esperienze.

    La fase importante è quella a valle dell'individuazione delle buone pratiche: la capitalizzazione dell'esperienza acquisita e la predisposizione di strumenti e strutture (come le agenzie di sviluppo o le associazioni di comuni) che operino in favore del trasferimento del know-how. Il sostegno per creare e gestire questo tipo di intermediari è quindi necessario. Altrettanto necessaria è la disseminazione dell'informazione, trasformata in strumenti fruibili dagli attori locali;

    44. nel ricordare che il Consiglio europeo di Vienna raccomanda di utilizzare la riforma del FSE per rafforzare il sostegno alla strategia per l'occupazione ed assegna al nuovo obiettivo 3 il compito di sviluppare un'autentica politica occupazionale a livello locale, sottolinea la valenza di questo strumento che, da misura prevalentemente a favore delle attività formative, possiede ormai un'ampia varietà di aspetti e possibilità operative, quali il supporto ai servizi per l'impiego, il sostegno alla creazione e allo sviluppo d'impresa, lo sviluppo di nuove fonti di occupazione anche nel settore dell'imprenditoria sociale, lo stimolo al sorgere di una cultura imprenditoriale negli studenti, e così via. Decisamente importante per l'opportunità che offre di creare partenariati di sviluppo a livello locale per l'occupazione è anche la nuova iniziativa comunitaria EQUAL alla cui implementazione e realizzazione dovranno partecipare gli enti locali e regionali;

    45. Rileva che l'effettivo successo della strategia europea per l'occupazione dipende in gran parte da un efficace coordinamento fra la dimensione regionale e quella locale.

    Bruxelles, 21 settembre 2000.

    Il Presidente

    del Comitato delle regioni

    Jos Chabert

    (1) GU C 373 del 2.12.1998, pag. 1.

    (2) GU C 51 del 22.2.1999, pag. 59.

    (3) GU C 51 del 22.2.1999, pag. 63.

    (4) GU C 293 del 13.10.1999, pag. 1.

    (5) GU C 293 del 13.10.1999, pag. 48.

    (6) GU C 293 del 13.10.1999, pag. 70.

    (7) GU C 57 del 29.2.2000, pag. 23.

    (8) GU C 57 del 29.2.2000, pag. 17.

    (9) GU C 226 dell'8.8.2000, pag. 43.

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