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Document 52020IP0008

Risoluzione del Parlamento europeo del 15 gennaio 2020 sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune — Relazione annuale (2019/2136(INI))

GU C 270 del 7.7.2021, p. 41–53 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

7.7.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 270/41


P9_TA(2020)0008

Relazione annuale sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune

Risoluzione del Parlamento europeo del 15 gennaio 2020 sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune — Relazione annuale (2019/2136(INI))

(2021/C 270/04)

Il Parlamento europeo,

vista la relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune,

visto il titolo V del trattato sull'Unione europea (TUE),

visti la Carta delle Nazioni Unite e l'Atto finale di Helsinki del 1975 dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE),

visti il trattato del Nord-Atlantico del 1949 e la dichiarazione congiunta, del 10 luglio 2018, sulla cooperazione UE-NATO,

vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulla responsabilità politica (1),

vista la strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea del 2016,

vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 7 giugno 2017, dal titolo «Un approccio strategico alla resilienza nell'azione esterna dell'UE» (JOIN(2017)0021),

viste la dichiarazione di Sofia del 17 maggio 2018 e le conclusioni del Consiglio sull'allargamento e sul processo di stabilizzazione e di associazione del 26 giugno 2018 e del 18 giugno 2019,

vista la risoluzione A/RES70/1 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite «Transforming our World: the 2030 Agenda for Sustainable Development» (Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile), del 25 settembre 2015,

vista la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ha istituito l'agenda sulle donne, la pace e la sicurezza nel 2000,

vista la sua raccomandazione del 15 novembre 2017 al Consiglio, alla Commissione e al Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sul partenariato orientale nella fase preparatoria del vertice di novembre 2017 (2),

visto l'articolo 54 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0054/2019),

A.

considerando che il Parlamento ha il dovere e la responsabilità di esercitare il controllo democratico sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e dovrebbe ricevere i mezzi necessari ed efficaci per svolgere tale ruolo;

B.

considerando che l'azione esterna dell'Unione ha un impatto diretto sul benessere dei suoi cittadini, all'interno e all'esterno dell'Unione europea, e mira a garantire la sicurezza e la stabilità promuovendo nel contempo i valori europei di libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani; che la credibilità dell'Unione europea in quanto attore globale di pace e sicurezza dipende dalla sua adesione, nella pratica, ai suoi valori e che pertanto una politica estera fondata sui valori è nell'immediato interesse dell'Unione;

C.

considerando che l'Unione europea potrà essere promotrice dei propri valori fondamentali solo a condizione che essi siano tutelati e rispettati in tutti i suoi Stati membri;

D.

considerando che stiamo oggi assistendo al ritiro dei partner tradizionali dalla scena mondiale, il che aumenta la pressione sulla cooperazione e le istituzioni multilaterali, e alla crescente affermazione dei poteri regionali;

E.

considerando che l'ambiente strategico dell'Unione è andato deteriorandosi già da qualche tempo, rendendo il più urgente mai la necessità di un'Europa più forte, che agisca in modo univoco nell'ambito delle sue relazioni esterne per fare fronte alle molteplici sfide che, direttamente o indirettamente, incidono sulla sicurezza dei suoi Stati membri e dei suoi cittadini; che le questioni che incidono sulla sicurezza dei cittadini dell'Unione comprendono conflitti armati immediatamente a Est e a Sud del continente europeo e Stati fragili, terrorismo — in particolare jihadismo — attacchi informatici e campagne di disinformazione, ingerenze straniere nei processi politici ed elettorali europei, la proliferazione delle armi di distruzione di massa e la messa in discussione degli accordi sulla non proliferazione delle armi, l'inasprirsi di conflitti regionali che hanno portato a sfollamenti forzati e flussi migratori incontrollati, tensioni riguardo all'approvvigionamento energetico degli Stati membri, competizione per le risorse naturali, la dipendenza energetica e la sicurezza energetica, l'aumento della criminalità organizzata alle frontiere e in Europa, l'indebolimento degli sforzi di disarmo e i cambiamenti climatici;

F.

considerando che il terrorismo jihadista è oggi una delle principali sfide che minaccia la sicurezza dei cittadini dell'Unione e che un'azione rapida, ferma e coordinata dovrebbe essere ingaggiata sia all'interno che all'esterno dell'Unione europea;

G.

considerando che nessuno Stato membro è in grado di affrontare da solo le sfide che confrontano il continente europeo e il suo ambiente immediato; che il principio dell'uguaglianza tra gli Stati membri nella definizione di politiche e azioni inerenti alla politica estera e di sicurezza dell'Unione dovrebbe essere rispettato e garantito; che è opportuno rispettare le prerogative dei parlamenti nazionali nell'ambito delle rispettive politiche nazionali estere e di sicurezza; che una politica estera comune ambiziosa, credibile ed efficace deve essere sostenuta da risorse finanziarie adeguate e da azioni tempestive e decisive da parte dell'Unione; che gli strumenti della politica esterna dell'Unione devono essere utilizzati in modo più coerente e coeso;

H.

considerando che il multilateralismo rappresenta l'unica garanzia di pace, sicurezza e sviluppo sostenibile ed inclusivo in un contesto internazionale notevolmente polarizzato; che le sue fondamenta sono minacciate quando le norme e i valori universali, compresi i diritti umani fondamentali, il diritto internazionale e il diritto umanitario, sono messi in discussione o sono violati; che il multilateralismo è al centro dell'approccio adottato dall'Unione europea riguardo alla sua PESC quale sancita dal TUE;

I.

considerando che il mondo si confronta con un cambiamento globale dei poteri e che la concorrenza geopolitica, che costituisce una delle principali tendenze della politica estera, richiede meccanismi e capacità di risposta rapidi, unificati e adeguati; che, a causa della mancanza di unità tra i suoi Stati membri, l'Unione europea è in larga misura assente da tale processo di cambiamento globale dei poteri e dalla concorrenza geopolitica;

J.

considerando che gli attori statali e le nuove potenze economiche emergenti perseguono ambizioni a livello mondiale e regionale potenzialmente destabilizzanti, mettendo in pericolo la pace e la stabilità nel vicinato europeo, con conseguenze imprevedibili per la pace, oltre che per la sicurezza europea e globale; che l'Unione europea rischia di restare al margine delle sfere decisionali e di trovarsi pertanto in una situazione di grave svantaggio; che questa nuova configurazione globale facilita l'emergere di leader autocratici, attori non statali violenti e movimenti di protesta popolari;

K.

considerando che l'ambiente di sicurezza dell'Unione, che dipende dalla pace e dalla stabilità nel suo vicinato, è più volatile, imprevedibile, complesso e vulnerabile alle pressioni esterne — il che già si manifesta sotto forma di guerre ibride, compresa la propaganda ostile da parte della Russia e di altri attori, e di crescenti minacce provenienti da gruppi terroristici radicali, che impediscono all'Unione europea di esercitare la propria sovranità e la propria autonomia strategica; che l'instabilità e l'imprevedibilità alle frontiere dell'Unione e nelle immediate vicinanze rappresentano una minaccia diretta alla sicurezza del continente; che il legame tra sicurezza interna ed esterna è inseparabile; che tale pressione esterna implica una dimensione sia fisica che online; che la disinformazione e altre forme di interferenza straniera da parte di forze esterne pongono gravi rischi per la sovranità europea e costituiscono una seria minaccia per la stabilità e la sicurezza dell'Unione;

L.

considerando che le disuguaglianze socioeconomiche, l'oppressione, i cambiamenti climatici e una mancanza di inclusione partecipativa sono le principali cause dei conflitti globali; che gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (OSS) sono stati adottati nel 2015 da tutti gli Stati membri dell'ONU al fine di fornire una tabella di marcia verso una cooperazione globale equa, giusta, sostenibile e inclusiva;

M.

considerando che gli effetti dei cambiamenti climatici hanno ripercussioni sempre più gravi su diversi aspetti della vita umana, sulle opportunità di sviluppo, sull'ordine geopolitico mondiale e sulla stabilità globale; che coloro che dispongono di minori risorse per adattarsi ai cambiamenti climatici risentiranno maggiormente dell'impatto degli stessi; che la politica estera dell'Unione dovrebbe concentrarsi maggiormente sulla promozione di attività multilaterali tramite la cooperazione su specifiche questioni climatiche, stabilendo partenariati strategici e rafforzando la cooperazione e le interazioni tra attori statali e non statali, compresi i soggetti che contribuiscono in larga misura all'inquinamento globale;

N.

considerando che i diritti umani stanno perdendo terreno a livello globale; che, quando non sono assistite dai propri governi, le persone di ogni regione mondiale si rivolgono all'Europa affinché le sostenga nel garantire la difesa dei loro diritti umani;

O.

considerando che la politica di allargamento dell'UE rappresenta uno strumento di politica estera efficace dell'Unione; che la politica europea di vicinato (PEV) è uno strumento fondamentale nei rapporti con i paesi del vicinato orientale e meridionale;

P.

considerando che oltre la metà della crescita demografica mondiale entro il 2050 dovrebbe registrarsi in Africa, il che dovrebbe corrispondere a 1,3 miliardi dei 2,4 miliardi di persone supplementari sul pianeta; che il concentrarsi di tale crescita in alcuni dei paesi più poveri, unitamente agli effetti dei cambiamenti climatici, comporterà una serie di nuove sfide che, se non affrontate fin da subito, avranno conseguenze estremamente problematiche sia per i paesi in questione che per l'Unione europea; che la recente relazione della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) sul commercio e lo sviluppo del 2019 calcola che ogni anno saranno necessari 2,5 bilioni di USD supplementari per garantire il conseguimento degli obiettivi delineati nell'Agenda 2030 dell'ONU relativa agli OSS;

Q.

considerando che alla luce del fallimento di importanti accordi sul controllo degli armamenti e sul disarmo, ma anche alla luce delle «tecnologie emergenti», quali la tecnologia informatica e il disarmo dalle armi autonome, il controllo degli armamenti e la non proliferazione dovrebbero diventare prioritari nell'ambito della politica estera e di sicurezza dell'Unione; che la posizione comune del Consiglio 2008/944/PESC (3) deve essere rivista e aggiornata ai fini della rigorosa applicazione e attuazione dei suoi criteri e che occorre istituire un meccanismo sanzionatorio;

Il multilateralismo a rischio: occorre urgentemente un'Europa unita e più forte

1.

ricorda che, in un momento in cui le potenze concorrenti mettono sempre più in discussione l'ordine mondiale fondato su regole, noi, in quanto europei, dobbiamo difendere i valori, le regole e i principi universali, in particolare il multilateralismo, il diritto internazionale, lo Stato di diritto, la democrazia, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, il commercio libero ed equo, la risoluzione non violenta dei conflitti e gli interessi comuni europei, tanto all'esterno, come all'interno dell'Unione; sottolinea che, al fine di mantenere credibilità in quanto portatrice di valori universali quali la democrazia, l'Unione europea deve agire in modo coerente ai suoi principi;

2.

sottolinea che il multilateralismo dev'essere al centro degli sforzi dell'Unione volti a prevenire, mitigare e risolvere i conflitti in base alle norme e ai principi del diritto internazionale, alla Carta delle Nazioni Unite e all'Atto finale di Helsinki del 1975 dell'OSCE e che esso rappresenta il modo migliore per garantire il dialogo politico transnazionale, la pace e la stabilizzazione dell'ordine mondiale; sottolinea la sua profonda convinzione che, in un ambiente strategico che è andato notevolmente deteriorandosi, l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno una crescente responsabilità nel contribuire alla sicurezza internazionale;

3.

sottolinea che il multilateralismo è la chiave di volta della politica estera e di sicurezza dell'Unione e rappresenta il modo migliore per assicurare pace, sicurezza, diritti umani e prosperità; evidenzia che tale approccio porta a benefici per le persone in Europa e in tutto il mondo; riconosce un approccio triplice del multilateralismo fondato sui seguenti principi: sostenere il diritto internazionale e garantire che l'azione dell'Unione europea sia basata sulle norme e le regole del diritto internazionale e della cooperazione, estendere il multilateralismo a una nuova realtà globale che favorisca un approccio collettivo e consideri il potenziale di sfruttare la capacità normativa, l'autonomia e l'influenza dell'Unione in seno alle organizzazioni internazionali, preservandone e ampliandone l'influenza e riformare le organizzazioni internazionali, al fine di rendere le organizzazioni multilaterali idonee alle loro finalità; riconosce inoltre che, affinché il multilateralismo possa essere efficace, deve essere affrontata e risolta la questione delle disuguaglianze di potere tra attori statali e non statali; accoglie positivamente l'azione ingaggiata dall'Unione per il suo decisivo sostegno all'accordo di Parigi, ad accordi di pace regionali e al disarmo nucleare;

4.

deplora il progressivo disimpegno degli Stati Uniti dall'ordine mondiale multilaterale, in particolare il loro ritiro dall'accordo di Parigi, dal piano d'azione congiunto globale (JCPOA), dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e dall'UNESCO e la loro decisione di sospendere i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA); appoggio fermamente il mantenimento e la piena attuazione del JCPOA da parte di tutte le parti, quale elemento integrante di un ordinamento mondiale multilaterale, di un regime di non proliferazione, nonché quale contributo alla sicurezza regionale in Medio Oriente; respinge la nuova imposizione unilaterale ed extraterritoriale di sanzioni da parte degli Stati Uniti in seguito al loro ritiro dal JCPOA, in quanto interferisce gravemente con i legittimi interessi economici e di politica estera dell'Unione; invita l'Unione e gli Stati membri a sviluppare la loro unità, capacità dissuasiva e resilienza nei confronti delle sanzioni secondarie imposte da paesi terzi e a essere preparati ad adottare contromisure nei confronti di qualsiasi paese che leda gli interessi legittimi dell'Unione tramite sanzioni secondarie;

5.

esprime il proprio rammarico per il fatto che il partenariato transatlantico stia affrontando un significativo numero di sfide e perturbazioni, pur rimanendo indispensabile per la sicurezza e la prosperità su entrambe le sponde dell'Atlantico; esprime il proprio rammarico per il progressivo ritiro degli Stati Uniti dall'ordine mondiale multilaterale basato sulle regole;

6.

chiede ancora una volta agli Stati membri di sostenere le riforme della composizione e del funzionamento del Consiglio di sicurezza; sottolinea che l'Unione europea è impegnata a rafforzare il ruolo internazionale delle Nazioni Unite;

7.

chiede un'Unione europea più forte, unita, efficace, proattiva e strategica, soprattutto in considerazione del fatto che è appena iniziato un nuovo ciclo politico europeo e che la politica estera e di sicurezza dell'Unione è soggetta a cambiamenti; ritiene che nessuno Stato membro dell'Unione possa, da solo, fornire una risposta efficace alle sfide globali odierne; sottolinea la necessità di una cooperazione europea al fine di esercitare un'influenza sullo scenario mondiale, il che richiede un approccio unitario e non sarebbe possibile con un'Unione europea divisa; invita l'Unione a intensificare gli sforzi volti a proteggere i suoi interessi e valori, agendo nel contempo come partner internazionale affidabile; ritiene che sia importante promuovere l'efficacia e le competenze esecutive della stessa Unione europea a livello internazionale e chiede che le istituzioni dell'Unione pongano al centro i cittadini e agiscano negli interessi delle persone; sottolinea che l'Unione dovrebbe comunicare gli obiettivi politici, fissare priorità e traguardi coinvolgendo i cittadini, concentrarsi sulle persone e non sulle procedure, fornire risultati concreti ed evitare il proliferare della burocrazia; invita l'Unione europea a migliorare il dialogo con gli attori governativi e non governativi dei paesi terzi all'atto di elaborare proposte strategiche aventi una dimensione internazionale, al fine di consentire all'Unione di esprimersi con una sola voce;

8.

ribadisce l'urgente necessità di rafforzare la resilienza e l'indipendenza dell'Unione potenziando una PESC impegnata a favore della pace, della sicurezza regionale e internazionale, dei diritti umani, della giustizia sociale, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto in Europa, nel suo vicinato e nel mondo; sottolinea che la credibilità dell'Unione europea a livello mondiale dipende dalla tutela e dall'adesione a tali principi; ritiene che questa PESC rafforzata dovrebbe essere più coerente, comprendere non solo il potere di persuasione tradizionale, ma anche una forte PSDC, una politica efficace in materia di sanzioni e una cooperazione antiterrorismo a livello transfrontaliero; torna a chiedere di istituire rapidamente un meccanismo sanzionatorio dell'Unione europea in materia di diritti umani (ossia una versione UE della cosiddetta «legge Magnitsky»), che consenta di imporre sanzioni mirate nei confronti di individui implicati in gravi violazioni dei diritti umani;

9.

ritiene che l'Unione europea debba diventare un attore credibile ed efficace a livello mondiale in modo da poter assumere un ruolo guida globale responsabile, tangibile, proattivo e di rilievo sulla scena internazionale e sbloccare il proprio potenziale politico di pensare e agire come un potere geopolitico che produce un impatto significativo, difendendo e promuovendo gli obiettivi dell'articolo 21 TUE, i suoi principi e norme universali, i suoi valori e interessi comuni nel mondo, a partire dalla pace e i diritti umani, e contribuendo a risolvere i conflitti in tutto il mondo e a plasmare la governance mondiale; ribadisce la necessità di assicurare l'autonomia strategica dell'Unione, in particolare migliorando il processo decisionale e strumenti e capacità di difesa adeguati, come riconosciuto nella strategia globale dell'Unione europea e riconfermato nel giugno 2018 dai 28 capi di Stato e di governo, e di mirare a promuovere un'Unione più capace e indipendente in un'epoca di crescente concorrenza geopolitica;

10.

appoggia pienamente la decisione della Presidente della Commissione di trasformare l'esecutivo dell'Unione in una «Commissione geopolitica», incentrata nella costruzione di un attore esterno credibile che affronti sistematicamente le problematiche di azione esterna; si compiace dell'impegno preso dall'AR/VP di coordinare le dimensioni esterne dell'azione della Commissione e di garantire un migliore collegamento tra gli aspetti interni ed esterni delle nostre politiche; sottolinea che ci si aspetterebbe pertanto che una Commissione geopolitica adotti un approccio proattivo piuttosto che uno basato sulla risposta in merito alle problematiche mondiali e che il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) rispecchi un tale mandato; ritiene, al riguardo, che l'Unione europea debba prodigarsi per diventare un attore più determinato, fatta salva la sua posizione di potenza normativa; ritiene che una Commissione geopolitica dovrà proteggere i propri interessi nel pieno rispetto del diritto internazionale e dei suoi stessi valori; sottolinea che l'Unione dovrà dialogare con tutte le potenze in uno spirito di cooperazione e apertura, riservandosi al contempo il diritto di reagire qualora necessario;

11.

ribadisce il suo impegno nell'ambito della strategia globale dell'UE, quale passo avanti decisivo da una gestione ad hoc delle crisi a un approccio integrato alla politica estera dell'Unione europea; ritiene che una revisione strategica della strategia globale dell'Unione sia opportuna e necessaria, in particolare alla luce di alcuni profondi cambiamenti geopolitici verificatisi in seguito alla sua adozione (ad esempio divergenze politiche in seno al partenariato transatlantico, l'emergere di nuove e più determinate potenze quali la Cina, l'aggravarsi dell'emergenza climatica), ognuno dei quali crea serie implicazioni per gli obiettivi di politica estera dell'Unione e per la politica di sicurezza mondiale; invita pertanto l'AR/VP a dare avvio a un processo di consultazioni inclusive globali, iniziando con gli Stati membri e i principali esperti di politica estera dell'UE esterni alle istituzioni dell'Unione e coinvolgendo le organizzazioni della società civile;

12.

ritiene che l'Unione europea debba fare maggiore affidamento su strumenti di commercio e sviluppo quali gli accordi bilaterali e di libero scambio con i paesi terzi, subordinando la ratifica di un accordo alla firma dell'accordo di Parigi e al rispetto dei valori europei fondamentali;

13.

ritiene inoltre che l'Unione, al fine di mantenere la sua credibilità esterna, dovrebbe porre il rispetto delle clausole sui diritti umani al centro dei suoi accordi con i paesi terzi, rendendo tali clausole condizionali e applicandole ove necessario;

14.

ritiene che l'Unione debba essere in grado di rispondere, con tutti gli strumenti diplomatici ed economici in suo possesso, in modo più veloce ed efficace alle crisi e che dovrebbe integrare un maggior numero di missioni civili e militari nell'ambito della PSDC; ricorda, a tal fine, che dovrebbe porre maggiormente l'accento sulla prevenzione dei conflitti, affrontando le cause all'origine delle instabilità e creando gli strumenti per farvi fronte; rammenta, a questo proposito, la necessità di potenziare significativamente le risorse di bilancio dell'Unione in tale ambito per il prossimo QFP e di raddoppiare, come minimo, i fondi destinati alla prevenzione dei conflitti, la costruzione della pace e la mediazione; rammenta il ruolo fondamentale dell'Unione europea nel promuovere la democrazia all'interno del vicinato europeo, in particolare tramite i programmi di sostegno del Fondo europeo per la democrazia;

15.

sottolinea che l'Unione europea deve passare da un approccio di risposta a un approccio preventivo e l'importanza di associarsi con partner strategici dell'Unione che ne condividono i principi, in particolare la NATO e i paesi emergenti, per difendere l'ordine mondiale basato sulle regole e fondato sul diritto internazionale e umanitario e sui trattati multilaterali; ricorda che la PESC dell'Unione si basa sul partenariato e sul multilateralismo, che contribuiscono a unire le pertinenti potenze regionali e mondiali; sottolinea l'urgente necessità di esplorare nuove forme di cooperazione flessibile fondata sull'alleanza, in particolare per quanto riguarda il monitoraggio e il controllo dei flussi di tecnologia, commercio e investimenti e di individuare meccanismi innovativi e inclusivi di cooperazione sviluppando un multilateralismo intelligente; chiede che siano intrapresi sforzi congiunti per riformare le organizzazioni multilaterali al fine di renderle idonee alle loro finalità;

16.

promuove una politica estera dell'Unione capace di unire le istituzioni dell'Unione e gli Stati membri a sostegno di una politica estera comune e forte a livello dell'Unione, in modo da conferirle maggiore credibilità; condivide l'idea che una tale politica debba sostenere con convinzione il ruolo essenziale svolto dal VP/AR; incoraggia l'istituzione di coalizioni ad hoc tra gli Stati membri che contribuiscano a una maggiore flessibilità e a una migliorata reattività dell'azione esterna dell'Unione, riducendo la pressione creata dalla necessità di raggiungere un consenso tra gli Stati membri; incoraggia il ripristino di forme di cooperazione più stretta tra l'AR/VP e i ministri degli Esteri, affinché sia delegata a questi ultimi la facoltà di agire per conto dell'Unione al fine di rafforzare la coesione e la legittimità democratica dell'Unione; invita l'Unione a comunicare meglio la sua visione e gli obiettivi politici della PESC ai suoi cittadini;

17.

chiede una maggiore solidarietà e un miglior coordinamento tra l'Unione europea e gli Stati membri; rammenta la necessità che le politiche esterne dell'Unione siano coerenti tra loro e con le altre politiche aventi una dimensione esterna, nonché coordinate con i partner internazionali; ritiene che sia essenziale una cooperazione tra gli Stati membri per salvaguardare la democrazia, i valori comuni, le libertà e le norme sociali e ambientali dell'Unione; sottolinea la necessità di estendere la cooperazione tra gli Stati membri, i paesi partner e le organizzazioni internazionali; ribadisce l'importanza dell'articolo 24, paragrafo 3 TUE, che recita «gli Stati membri sostengono senza riserve la politica estera e di sicurezza dell'Unione in uno spirito di lealtà e di solidarietà reciproca e si astengono da qualsiasi azione contraria agli interessi dell'Unione»; sottolinea che, come previsto dal trattato, il Consiglio «Affari esteri» dell'Unione è il consesso in cui i ministri nazionali presentano le loro opinioni e concordano politiche e che, una volta che una politica è concordata, gli Stati membri devono pienamente sostenere l'AR/VP nella sua esecuzione, anche nel quadro della loro attività diplomatica;

18.

sottolinea che l'Unione deve dare piena attuazione alle disposizioni del trattato di Lisbona e utilizzare i suoi strumenti esistenti in maniera più efficace; invita l'Unione ad agire in modo più armonizzato e coerente al fine di migliorare i suoi processi decisionali e diventare un attore esterno efficace e credibile, nell'ambito del quale il SEAE svolga un ruolo fondamentale;

Rafforzare il Parlamento europeo quale pilastro della PESC

19.

sottolinea che l'Unione europea può dispiegare appieno il proprio potenziale solo quando parla e agisce con una sola voce e quando il processo decisionale è gradualmente trasferito dal livello nazionale a quello sovranazionale, sfruttando pienamente le possibilità offerte dai trattati e dalle istituzioni dell'Unione e dalle loro procedure, agendo nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà e rispettando le competenze degli Stati membri; sottolinea che l'Unione europea dovrebbe avvalersi di tutti i mezzi disponibili per raggiungere tale obiettivo, compresi quelli offerti dalla diplomazia parlamentare;

20.

ribadisce, a tale proposito, che nel corso degli anni il Parlamento ha sviluppato una serie di strumenti e di reti nel campo dell'azione esterna, quali commissioni parlamentari miste e commissioni parlamentari di cooperazione con paesi terzi, nonché il lavoro delle delegazioni interparlamentari, delegazioni ad hoc e missioni di osservazione elettorale, che sono distinti e complementari rispetto a quelli del ramo esecutivo dell'Unione; rimarca i poteri di supervisione e di controllo del Parlamento e sottolinea che le sue relazioni e risoluzioni meritano maggiore attenzione; mette in evidenza l'importanza delle assemblee parlamentari quali spazi di cooperazione e dialogo istituzionale e del loro prezioso contributo all'azione esterna dell'Unione, anche in materia di sicurezza e difesa; sottolinea la necessità di promuovere le loro attività e di garantire il corretto svolgimento del loro lavoro;

21.

rimarca il ruolo vitale delle missioni di osservazione elettorale dell'Unione; mette in risalto la responsabilità politica degli osservatori capo, nominati tra le fila dei deputati al Parlamento europeo; chiede pertanto un approccio più integrato alla politica estera e di sicurezza dell'Unione, che includa una dimensione parlamentare; chiede una maggiore cooperazione interistituzionale all'atto di elaborare strategie nei confronti di paesi e regioni terzi, con particolare attenzione ai Balcani occidentali e ai paesi del partenariato orientale; ricorda l'importanza della diplomazia parlamentare e delle relazioni interparlamentari a sostegno di tali obiettivi; afferma che il Parlamento deve svolgere un ruolo più incisivo nell'ambito della PESC e sulla scena internazionale; sottolinea che è necessario che l'Unione e gli Stati membri collaborino al fine di definire una strategia politica globale per una diplomazia parlamentare ripensata che comprenda un approccio maggiormente integrato della politica estera e di sicurezza dell'Unione, e di adeguare il loro modo di operare;

22.

sottolinea il ruolo di ogni istituzione coinvolta nella PESC/PSDC nella revisione dei propri metodi di lavoro e nella valutazione del miglior modo di svolgere la propria funzione a norma dei trattati;

23.

chiede una migliore collaborazione interistituzionale grazie alla quale il Parlamento riceva, in tempo utile, informazioni atte a consentirgli di esprimere il suo parere e a permettere alla Commissione e al SEAE di tener conto del parere del Parlamento; chiede una condivisione efficace e completa delle informazioni da parte della Commissione e del SEAE per consentire al Parlamento di esercitare il proprio ruolo di controllo in modo efficiente e tempestivo, anche nel settore della PESC; si rallegra dell'impegno del AR/VP di informare, coinvolgere e consultare meglio e più tempestivamente il Parlamento sulle scelte fondamentali relative alla PESC;

24.

chiede il rafforzamento del ruolo del Parlamento di supervisione e controllo dell'azione esterna dell'Unione, anche continuando a tenere consultazioni regolari con il VP/AR, il SEAE e la Commissione; chiede la conclusione dei negoziati sull'accesso del Parlamento a informazioni sensibili del Consiglio nel settore della PESC e della PSDC;

25.

osserva che, se/quando la Brexit avrà luogo, la commissione per gli affari esteri del Parlamento (AFET), in quanto commissione responsabile per le relazioni con i paesi terzi, dovrebbe ricevere da parte dell'esecutivo dell'Unione tutte le informazioni necessarie per consentirle di esaminare, a nome del Parlamento, il processo negoziale in linea con l'articolo 218 TFUE e di fornire tempestivamente un contributo sul futuro accordo con il Regno Unito, per il quale occorre il consenso del Parlamento; sottolinea l'importanza della futura cooperazione tra l'Unione europea e il Regno Unito nel settore della PESC e della PSDC e riconosce la necessità di trovare soluzioni creative;

26.

sottolinea gli sforzi dell'Unione affinché un ordinamento internazionale libero e aperto fondato sul rispetto dello Stato di diritto sia mantenuto e rafforzato in modo coerente;

27.

chiede che, prima dell'adozione di una strategia o di una comunicazione connessa alla PESC da parte della Commissione e del SEAE, sia istituito un meccanismo di consultazione con la commissione per gli affari esteri e gli organi competenti;

28.

chiede un approccio più strategico e una maggiore coerenza e complementarità, come stabilito dai trattati, tra gli strumenti di finanziamento esterno dell'Unione e la PESC, per consentire all'Unione europea di affrontare le crescenti sfide in materia di sicurezza e di politica estera; sottolinea che una PESC credibile ed efficace deve essere sostenuta da risorse finanziarie adeguate; chiede che tali risorse siano messe a disposizione per l'azione esterna dell'Unione nell'ambito del prossimo QFP (2021-2027) e che l'Unione concentri le proprie risorse sulle priorità strategiche;

29.

prende atto della proposta della Commissione di riunire la maggior parte degli strumenti attuali di azione esterna in un unico strumento, lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI); ribadisce che la fusione degli strumenti di azione esterna in un unico fondo può condurre a sinergie, a processi decisionali e un'erogazione di finanziamenti efficaci e rapidi, ma non dovrebbe deviare i fondi dell'Unione dagli obiettivi di politica estera globali e di lunga data della stessa Unione europea, quali l'eliminazione della povertà, lo sviluppo sostenibile e la tutela dei diritti umani; accoglie con favore la struttura semplificata degli strumenti esterni proposta nell'ambito dello NDICI; chiede un adeguato sistema di bilanciamento dei poteri, un sufficiente livello di trasparenza, un contributo politico strategico e un controllo regolare dell'applicazione da parte del Parlamento; sottolinea l'importanza del principio di differenziazione nell'assistenza destinata ai paesi del vicinato con un maggiore impegno per le riforme europee, in base al principio del «di più a chi fa di più» e «di meno a chi fa di meno»;

30.

sottolinea la necessità di un ruolo rafforzato del Parlamento nel controllo e nella gestione di tutti gli strumenti esteri dell'Unione, compreso lo strumento di assistenza preadesione per il periodo 2021-2027 (IPA III); sottolinea il ruolo dello strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (IcSP), in particolare nel sostenere la pace e la stabilità in tutto il mondo; auspica un'adozione tempestiva degli strumenti post-2020, compreso lo strumento europeo per la pace (EPF), al fine di evitare inutili lacune di finanziamento;

31.

ritiene che nei prossimi anni dovrebbe essere data priorità alla prevenzione dei conflitti, alla costruzione della pace, alla mediazione e alla risoluzione pacifica dei conflitti irrisolti, in particolare nell'immediato vicinato dell'Unione; sottolinea che un tale approccio assicurerebbe un cospicuo valore aggiunto dell'UE in termini politici, sociali, economici e di sicurezza; rammenta che le attività di prevenzione dei conflitti e di mediazione contribuiscono ad affermare la presenza e la credibilità dell'Unione sulla scena internazionale e devono essere articolate in un approccio d'insieme che combini sicurezza, diplomazia e sviluppo; sottolinea la necessità di consolidare l'Unione europea quale influente attore globale e di investire nella prevenzione dei conflitti e nella mediazione; chiede che l'Unione conferisca maggiore priorità alla prevenzione dei conflitti e alla mediazione; sottolinea il prezioso contributo del Parlamento nel settore della risoluzione dei conflitti e il suo apporto alla mediazione, al dialogo e alla promozione dei valori della democrazia, dello Stato di diritto, del rispetto delle minoranze e dei diritti fondamentali, in particolare nei Balcani occidentali, nei paesi del partenariato orientale e del vicinato meridionale e chiede l'ulteriore sviluppo della cooperazione interistituzionale per la mediazione; accoglie positivamente il rafforzato ruolo dell'Unione nell'ambito della soluzione dei conflitti e della costruzione della fiducia, nell'ambito o a sostegno dei formati e dei principi negoziali concordati esistenti;

32.

rammenta l'importanza di una forte PEV, nell'ambito della quale l'Unione si impegni per gli interessi sociali, politici ed economici comuni con i paesi partner orientali e meridionali; sottolinea il ruolo strategico che l'Unione può svolgere attraverso la PEV per rafforzare in linea prioritaria la resilienza dei partner dell'Unione a fronte delle minacce e delle pressioni con cui essi si confrontano attualmente; riconosce che per essere un forte attore globale, l'Unione europea deve essere un attore rilevante per i paesi del vicinato;

33.

rammenta che le democrazie moderne richiedono un ramo legislativo pienamente funzionante e, al riguardo, sottolinea l'importanza di sostenere l'operato dei parlamenti nei Balcani occidentali e nei paesi del vicinato;

34.

riconosce l'importanza della stabilità del vicinato orientale per la stabilità dell'Unione stessa e il potenziale trasformativo dell'Unione per le regioni e i paesi vicini; ribadisce il proprio sostegno al partenariato orientale, che ha celebrato il suo decimo anniversario nel 2019; sottolinea tuttavia che, per essere maggiormente efficace, esso necessita di nuovi impegni e iniziative da entrambe le parti (cioè l'Unione europea e i suoi partner); incoraggia lo sviluppo di relazioni sempre più strette con il partenariato orientale, comprese strategie mirate per l'Ucraina, la Georgia e la Moldova, e l'importanza di prendere atto di idee quali la strategia Trio 2030 e quelle dei paesi associati più avanzati del partenariato orientale; sottolinea che un tale approccio dovrebbe essere basato sul principio del «di più a chi fa di più» e «di meno a chi fa di meno», condotto dalle istituzioni dell'Unione e da una coalizione di Stati membri che condividono gli stessi principi (il cosiddetto processo del trio europeo), rivolgendo particolare attenzione a progetti e programmi tangibili per seguire le migliori pratiche del processo di Berlino e dell'integrazione dello Spazio economico europeo; ritiene che una trasformazione positiva dei paesi del partenariato orientale, segnatamente dei paesi associati all'Unione — Ucraina, Georgia e Moldova — possa produrre effetti positivi suscettibili di ripercuotersi anche sulla società della vicina Russia;

35.

rammenta e sottolinea che la cooperazione con i paesi del partenariato orientale e con altri paesi del vicinato dell'Unione dovrebbe essere prioritaria per la PESC, dato l'interesse vitale dell'Unione per lo sviluppo e la democratizzazione di tali paesi; invita la Commissione e il SEAE a continuare a rafforzare i legami economici e di connettività, a ricorrere ad accordi commerciali e di associazione, all'accesso al mercato unico e a contatti interpersonali approfonditi, anche mediante l'agevolazione e la liberalizzazione dei visti, qualora tutti i requisiti siano soddisfatti; sottolinea che quanto sopra potrà servire da incentivo per la promozione di riforme democratiche e l'adozione di regole e norme dell'Unione;

36.

ribadisce l'impegno dell'Unione a sostenere la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza politica dell'Ucraina e di tutti i paesi del partenariato orientale all'interno dei loro confini riconosciuti a livello internazionale a norma del diritto, delle norme e dei principi internazionali, al fine di aumentare il sostegno per i cittadini residenti nelle zone di conflitto, per gli sfollati interni e per i rifugiati e di contrastare i tentativi di destabilizzazione da parte di paesi terzi, in particolare la Russia; respinge l'uso o la minaccia della forza nella risoluzione dei conflitti e ribadisce la sua visione secondo cui gli attuali conflitti in tutti i paesi del partenariato orientale dovrebbero essere risolti in conformità delle norme e dei principi di diritto internazionale; permane pienamente a favore della politica di non riconoscimento dell'annessione illegale della Crimea; sottolinea con vigore l'importanza della posizione proattiva basata sul diritto internazionale nei confronti dei conflitti di lunga durata nel vicinato orientale; condanna, inoltre, la continua militarizzazione nei territori georgiani occupati della regione dell'Abkhazia e della regione di Tskhinvali/Ossezia del Sud ed esorta la Russia a rispettare i propri obblighi derivanti dal diritto internazionale; sottolinea che, a oltre un decennio dalla fine dell'aggressione russa in Georgia e dal successivo cessate il fuoco mediato dall'Unione europea, i russi continuano ad agire in manifesta violazione di alcune delle sue disposizioni e che il processo di frontierizzazione continua; chiede il rafforzamento del mandato della missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia (EUMM) e la sua maggiore visibilità; esorta la Federazione russa, in quanto potenza occupante, a onorare i propri obblighi internazionali e ad accordare all'EUMM un accesso senza restrizioni alle regioni occupate;

37.

accoglie con favore la riaffermazione da parte della Presidente della Commissione della prospettiva europea dei Balcani occidentali e sottolinea il suo impegno a favore dell'allargamento, che rimane una politica fondamentale e serve da forza propulsiva dell'Unione; ribadisce la necessità di una posizione ambiziosa e credibile dell'Unione europea in merito all'allargamento;

38.

chiede una credibile strategia di allargamento dell'Unione europea nei Balcani occidentali, fondata su una condizionalità rigorosa ed equa, in linea con l'applicazione dei criteri di Copenaghen, e che permane, per motivi di politica estera, uno strumento importante di promozione della sicurezza, rafforzando la resilienza dei paesi in una regione di importanza strategica per l'Unione;

39.

ribadisce che, a parte la PESC nel suo complesso, l'obiettivo della politica dell'Unione europea relativamente ai paesi dei Balcani occidentali consiste nel guidarli verso l'adesione; sottolinea che tale processo di allargamento è fondato sul merito e dipende dal rispetto dei criteri di Copenaghen, dei principi della democrazia, delle libertà fondamentali, dei diritti umani, delle minoranze e dello Stato di diritto, nonché dai loro risultati individuali nel soddisfare i criteri imposti;

40.

sottolinea la rilevanza di un processo di riforma continuo associato agli effetti trasformativi sui paesi candidati; rimane pienamente impegnato nel sostegno di riforme e progetti orientati all'Unione europea, concentrati in particolare sull'ulteriore rafforzamento dello Stato di diritto e della buona governance, sulla tutela dei diritti fondamentali e sulla promozione della riconciliazione, di buone relazioni di vicinato e della cooperazione regionale; rileva con rammarico il rallentamento di tale processo;

Rafforzare la PESC per contrastare le minacce globali

41.

chiede il rafforzamento della capacità dell'Unione e degli Stati membri di agire autonomamente nel settore della sicurezza e della difesa; sottolinea che una cooperazione efficiente e uno stretto partenariato con organizzazioni partner come l'ONU o la NATO, nonché con altre organizzazioni internazionali quali l'Unione africana e l'OSCE, è più importante che mai; evidenzia che la NATO è il partner di sicurezza fondamentale dell'Unione europea; evidenzia l'importanza di una stretta cooperazione con la NATO in tutte le questioni connesse alla difesa e nell'affrontare le sfide di sicurezza che confrontano l'Europa e il suo vicinato, specialmente quelle riguardanti la risposta alle minacce ibride;

42.

accoglie con favore gli sforzi dell'Unione volti a potenziare la sicurezza e la difesa europee al fine di proteggere meglio l'Unione e i suoi cittadini e di contribuire alla pace e alla stabilità nel vicinato e oltre, conformemente alla dichiarazione congiunta UE-NATO del 10 luglio 2018;

43.

sottolinea il ruolo della NATO quale importante pilastro della sicurezza europea e si compiace dell'attuale processo di allargamento della NATO, che contribuisce alla stabilità e al benessere dell'Europa;

44.

ritiene che il voto a maggioranza qualificata renderebbe la politica estera e di sicurezza dell'Unione più efficace e accelererebbe il processo decisionale; invita il Consiglio a utilizzare regolarmente il voto a maggioranza qualificata nei casi previsti all'articolo 31, paragrafo 2, TUE, e a prendere questa iniziativa ricorrendo alla «clausola passerella» di cui all'articolo 31, paragrafo 3, TUE; incoraggia il Consiglio a considerare la possibilità di estendere il voto a maggioranza qualificata ad altri settori della PESC;

45.

è favorevole a un dibattito in seno all'Unione sulle nuove strutture, come un Consiglio UE della sicurezza, con pieno dialogo e in cooperazione con gli Stati membri, e a mezzi di coordinamento più stretto, all'interno dell'Unione e con gli organismi internazionali, al fine di migliorare il processo decisionale e portare a una più efficace cooperazione intergovernativa in questo settore;

46.

accoglie con favore la decisione della Presidente della Commissione di costruire, entro cinque anni, un'autentica e operativa unione europea della difesa e chiede scambi trasparenti con il Parlamento e gli Stati membri ai fini della creazione di una tale unione; ritiene che, in tale contesto, l'Unione europea debba utilizzare al meglio i meccanismi e gli strumenti già esistenti, quali la cooperazione strutturata permanente (PESCO), la mobilità militare e il Fondo europeo per la difesa (FED), che mira a migliorare le capacità nazionali ed europee e a sostenere il potenziamento dell'efficienza delle industrie europee della difesa; chiede la creazione di un meccanismo per il controllo democratico parlamentare di tutti i nuovi strumenti nel settore della difesa;

47.

sottolinea la necessità di garantire una costante valutazione della PESCO e del FED e della loro capacità di contribuire agli obiettivi della PESC, al fine di garantire la disponibilità di risorse adeguate in linea con gli impegni della PESCO e di attuare in modo coerente ed efficace le decisioni dell'Unione, anche tramite una base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB) più integrata, in modo da garantire che l'Unione rimanga aperta alla cooperazione;

48.

rammenta che l'articolo 20, paragrafo 2, TUE, che stabilisce le disposizioni per la cooperazione rafforzata, fornisce agli Stati membri ulteriori possibilità di compiere passi avanti in materia di PESC e dovrebbe pertanto essere utilizzato;

49.

ricorda che i cambiamenti climatici hanno un impatto su tutti gli aspetti della vita umana e che, tra l'altro, aumentano la probabilità di conflitti e violenze; sottolinea che le preoccupazioni in materia di sicurezza climatica e la volontà di attuare una governance ambientale globale dovrebbero essere integrate nell'ambito della politica estera dell'Unione europea;

50.

sottolinea che l'Unione dovrebbe sviluppare capacità per monitorare i rischi legati ai cambiamenti climatici, che dovrebbero includere politiche di sensibilizzazione ai conflitti e prevenzione delle crisi; riconosce, in tale contesto, che collegando l'adattamento climatico e le misure di costruzione della pace si rafforza la prevenzione dei conflitti; sottolinea la necessità di sviluppare un approccio globale e preventivo ai cambiamenti climatici; invita l'Unione e gli Stati membri a intervenire con un alto livello di ambizione alla conferenza internazionale sul clima e ad adempiere ai loro obblighi; sottolinea il valore della diplomazia climatica al riguardo;

51.

sottolinea la necessità di sviluppare un approccio globale in materia di cambiamenti climatici e sicurezza in linea con gli OSS, in particolare l'OSS 13 e l'OSS 16, al fine di garantire flussi equi e sufficienti di finanziamenti per il clima nel quadro dell'accordo di Parigi e di destinare maggiori livelli di finanziamento di tali azioni nell'ambito dell'attuale strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace e dell'imminente NDICI;

52.

sottolinea la crescente importanza geopolitica dell'Artico e i suoi effetti sulla situazione di sicurezza tanto nell'Unione che a livello globale; esorta l'Unione a lavorare per una politica dell'UE interna ed esterna più coerente, una strategia per l'Artico e un piano d'azione concreto sull'impegno dell'Unione nell'Artico, che tenga conto anche degli aspetti geostrategici e di sicurezza; rileva la capacità dell'Unione di contribuire al superamento delle potenziali sfide geostrategiche e in materia di sicurezza;

53.

chiede un maggiore sostegno alla strategia per la sicurezza marittima dell'Unione, in quanto la libertà di navigazione costituisce una sfida crescente nei paesi del vicinato e a livello mondiale; insiste sul fatto che la libertà di navigazione deve essere sempre rispettata e che le misure devono concentrarsi sull'allentamento della tensione e sulla prevenzione di conflitti armati e incidenti militari;

54.

esprime il proprio rammarico per il fatto che le tensioni si inaspriscano e che le violazioni del diritto marittimo e del diritto marittimo internazionale continuino a verificarsi attorno a molti dei principali punti di crisi marittimi mondiali, quali il Mar cinese meridionale, lo Stretto di Hormuz, il Golfo di Aden e il Golfo di Guinea; ricorda la situazione instabile nel Mar d'Azov; rileva che molte di tali tensioni sono di natura geopolitica;

55.

invita l'Unione ad adottare misure attive e a prendere in esame misure restrittive in risposta a gravi violazioni della libertà di navigazione e del diritto marittimo internazionale;

56.

rammenta che il controllo degli armamenti, il disarmo e regimi di non proliferazione efficaci a livello internazionale sono la chiave di volta della sicurezza globale ed europea; rileva che i trasferimenti irresponsabili di armamenti a paesi terzi minano e indeboliscono la PESC, in particolare gli sforzi profusi dall'Unione per la pace, la stabilità e lo sviluppo sostenibile; chiede il rigoroso rispetto degli otto criteri stabiliti nella posizione comune 2008/944/PESC sul controllo delle esportazioni di armi e un meccanismo per il monitoraggio e il controllo a livello di Unione europea al riguardo; sottolinea la necessità di un settore della difesa che impieghi le risorse dei contribuenti in modo efficace ed efficiente, nonché la necessità che l'Unione promuova un mercato interno più integrato per i beni dell'industria della difesa e una politica coordinata di sostegno alla ricerca e allo sviluppo in detto settore; invita gli Stati membri dell'Unione a rendere il disarmo nucleare multilaterale una priorità della politica estera e di sicurezza dell'Unione; ritiene che l'Unione debba proseguire i propri sforzi per mantenere vivo l'accordo sul nucleare iraniano; esorta il VP/AR a utilizzare tutti i mezzi politici e diplomatici disponibili per salvaguardare il piano d'azione globale congiunto (JCPOA) e il nuovo trattato sulla riduzione delle armi strategiche (nuovo START) e ad avviare una strategia coerente e credibile per i negoziati multilaterali su misure regionali di allentamento della tensione e misure miranti a rafforzare la fiducia nel Golfo, che coinvolga tutti gli attori della regione; sottolinea che la capacità dell'Unione di ingaggiare un dialogo diplomatico con tutti gli attori interessati rappresenta un solido vantaggio, che dovrebbe essere pienamente utilizzato a tal fine;

57.

esorta gli Stati membri a rispettare pienamente la posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio sul controllo delle esportazioni di armi, a rispettare rigorosamente i loro obblighi derivanti da tale posizione comune, in particolare il criterio 4 in materia di pace, sicurezza, e stabilità regionale per quanto riguarda la loro politica di esportazione di armamenti verso la Turchia e a imporre un embargo sulle armi alla Turchia in seguito alla sua invasione illegale della Siria settentrionale e alle sue azioni illecite nel Mediterraneo orientale, segnatamente l'invasione della zona economica esclusiva e delle acque territoriali della Repubblica di Cipro; ribadisce la sua opinione che la posizione comune deve essere rivista e aggiornata ai fini della rigorosa applicazione e attuazione dei criteri e che occorre istituire un meccanismo sanzionatorio; invita il VP/AR a trattare tale fascicolo in via prioritaria;

58.

chiede al VP/AR di promuovere una strategia multidimensionale di cooperazione biregionale con l'America latina e i Caraibi in materia di sicurezza e difesa che sostenga la difesa congiunta dell'ordine multilaterale, il rafforzamento della cooperazione nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, il contrasto dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze sulla stabilità sociale, politica ed economica, favorendo al contempo il dialogo quale strumento per trovare soluzioni negoziate e pacifiche ai conflitti politici di cui siamo testimoni;

59.

invita a esplorare la possibilità di creare un nuovo consesso per la cooperazione multilaterale tra gli alleati occidentali, tra cui Unione europea, USA, Giappone, Canada, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, partendo dai risultati raggiunti dalla commissione di coordinamento dei controlli multilaterali sulle esportazioni strategiche; sottolinea che il mandato di un nuovo consesso dovrebbe coprire il monitoraggio e il controllo delle esportazioni di tecnologie, dei flussi commerciali e degli investimenti sensibili nei paesi che destano preoccupazioni;

60.

sottolinea che il rafforzamento delle relazioni sostanziali con l'Asia orientale e il Sud-est asiatico è fondamentale per una strategia dell'Unione in materia di connessione basata sulle regole, globale e sostenibile e viceversa; promuove pertanto la sostenibilità, un approccio basato sulle regole e il QFP, quale strumento decisivo;

61.

prende atto del potenziamento militare nella regione e invita tutte le parti interessate a rispettare la libertà di navigazione, a risolvere le divergenze attraverso mezzi pacifici e ad astenersi dall'adottare azioni unilaterali per cambiare lo status quo, anche nel Mar cinese orientale, nel Mar cinese meridionale e nello stretto di Taiwan; esprime preoccupazione per il fatto che le interferenze estere da parte di regimi autocratici nelle prossime elezioni politiche, tramite azioni di disinformazione e attacchi informatici, minacciano le democrazie asiatiche e la stabilità della regione; ribadisce il suo sostegno alla partecipazione significativa di Taiwan a organizzazioni, meccanismi e attività internazionali;

62.

sottolinea che la Commissione dovrebbe integrare una strategia di sicurezza informatica negli sforzi di digitalizzazione dell'Unione e promuovere tale iniziativa in tutti gli Stati membri, quale impegno politico ed economico forte nell'ambito dell'innovazione digitale;

63.

invita il VP/AR, la Commissione e gli Stati membri a intensificare i loro sforzi volti a far fronte alle minacce informatiche e ibride, che costituiscono una combinazione di posizioni ambigue, rafforzando i meccanismi di difesa informatica dell'Unione e degli Stati membri e la loro resilienza alle minacce ibride, mediante la costruzione di infrastrutture critiche resilienti a tali minacce; chiede, a questo proposito, che siano sviluppati capacità e metodi comuni di ampia portata per analizzare i rischi e le vulnerabilità; sottolinea che è necessario un migliore coordinamento per superare efficacemente tali sfide; rammenta che la comunicazione strategica e la diplomazia pubblica dovrebbero rafforzare l'influenza geopolitica dell'Unione e la sua immagine globale nel mondo, nonché proteggere i suoi interessi;

64.

sottolinea che le interferenze straniere negli affari dell'UE pongono gravi rischi alla sicurezza e alla stabilità dell'Unione; sostiene fermamente il rafforzamento delle capacità di comunicazione strategica dell'Unione europea; chiede, a tale proposito, un ulteriore sostegno alle tre task force di comunicazione strategica (Balcani orientali, meridionali e occidentali); chiede di sostenere ulteriormente la divisione per le comunicazioni strategiche del SEAE, che svolge un ruolo vitale, trasformandola in una unità a pieno titolo all'interno del SEAE, responsabile per il vicinato orientale e meridionale, dotandola di idoneo personale e adeguate risorse di bilancio, eventualmente mediante la creazione di una linea di bilancio supplementare a essa dedicata;

65.

invita gli Stati membri a rafforzare le loro capacità e a incoraggiare la cooperazione e la condivisione di informazioni al fine di impedire ad attori statali e non statali di paesi terzi di esercitare interferenze ostili sui processi decisionali dell'Unione e degli Stati membri; ritiene che maggiori capacità di comunicazione strategica dell'Unione potrebbero contribuire a tale obiettivo;

66.

sottolinea che le interferenze nelle elezioni sono parte di una strategia più ampia di guerra ibrida e che pertanto darvi una risposta rimane una questione centrale di politica estera e di sicurezza; invita il VP/AR, la Commissione e gli Stati membri a elaborare una strategia globale sulla lotta alle interferenze elettorali straniere e alla disinformazione nell'ambito dei processi democratici nazionali ed europei, compresi quelli provenienti dalla propaganda russa sponsorizzata dallo Stato;

67.

rileva che la Russia è la fonte più prossima di minacce ibride e convenzionali alla sicurezza dell'Unione e degli Stati membri e che si sta impegnando attivamente per minare l'unità e l'indipendenza europee, i valori universali e le norme internazionali; ritiene che, anche se non ci si può aspettare un cambiamento di tale politica aggressiva sotto l'attuale leadership di Mosca, un mutamento positivo verso un paese più democratico e di stile europeo sarà possibile in un futuro più lontano; invita pertanto ad aumentare gli sforzi per rafforzare la resilienza dell'Unione e degli Stati membri e per l'elaborazione di una strategia di lungo termine nei confronti della Russia che sia fondata sui tre pilastri di dissuasione, contenimento e trasformazione;

68.

invita il Consiglio a integrare i dispositivi sui diritti umani e sulla politica estera dell'Unione con un regime di sanzioni globale ispirato alla «legge Magnitsky» al fine di rafforzare quello già esistente consentendo di imporre il congelamento dei beni e il divieto di visto a individui implicati in gravi violazioni dei diritti umani;

69.

sottolinea la necessità di trarre beneficio dal vantaggio competitivo dell'Unione in modo che essa possa definire rapidamente una posizione strategica nella corsa internazionale alle tecnologie emergenti, all'informazione, alla difesa, alle industrie delle energie rinnovabili, al dispiego del 5G, all'ecosistema dell'impresa comune per il calcolo ad alte prestazioni europeo (EuroHPC) e all'accesso autonomo, affidabile ed economicamente sostenibile dell'Unione allo spazio, al fine di evitare che l'Unione divenga dipendente da colossi del mercato digitale e tecnologico di paesi terzi non europei; sottolinea che lo sviluppo di tecnologie affidabili di intelligenza artificiale è essenziale per assicurare l'autonomia strategica dell'Unione, in particolare nell'ambito dei processi e delle capacità decisionali; invita pertanto l'Unione a mantenere e aumentare i propri investimenti in questo settore;

70.

riconosce il ruolo fondamentale svolto dalle missioni civili e militari nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, che devono essere dotate delle necessarie risorse umane e materiali, per il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti, il rafforzamento della sicurezza internazionale, dell'identità europea e dell'autonomia strategica dell'Unione; deplora, tuttavia, che l'efficacia di tali missioni e operazioni nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune sia compromessa da persistenti carenze strutturali, da una grande disparità nei contributi degli Stati membri e dai limiti dei suoi mandati;

71.

ritiene che l'Unione europea non abbia ancora utilizzato in modo adeguato le sue abbondanti risorse nel settore della PSDC; invita l'AR/VP, la Commissione e gli Stati membri a incrementare i propri sforzi nel settore della cooperazione in materia di PESC, al fine di rendere più robuste le missioni civili e militari della PSDC, di migliorare la loro capacità operativa tramite una maggiore flessibilità, di aumentare l'efficienza e l'efficacia sul terreno e di rendere i loro mandati più globali, chiari e ottimizzati; ritiene che i nuovi strumenti quali lo strumento europeo per la pace potrebbero migliorare la solidarietà e la condivisione degli oneri tra gli Stati membri all'atto di contribuire alle missioni della PSDC e, più in generale, potrebbero aiutare ad aumentare l'efficacia dell'azione esterna dell'Unione;

72.

ricorda che un approccio inclusivo alla prevenzione, all'attenuazione e alla risoluzione dei conflitti è fondamentale per la loro sostenibilità a lungo termine e rammenta il maggiore successo della risoluzione dei conflitti quando la parità di genere e l'uguaglianza sono rispettate nell'ambito del processo; chiede una maggiore partecipazione delle donne e una loro maggiore presenza nelle posizioni manageriali, in tali missioni, come anche nei processi decisionali e nei negoziati; sottolinea che una prospettiva di genere dovrebbe essere integrata in modo più sistematico nelle missioni e operazioni della PSDC e contribuire attivamente all'attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza e le sue risoluzioni di follow-up sulle donne, la pace e la sicurezza e la risoluzione 2250 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sui giovani, la pace e la sicurezza; invita pertanto la Commissione a provvedere all'inclusione strutturale di donne, giovani, difensori dei diritti umani e minoranze etniche e religiose in tutte le sue attività connesse alla gestione dei conflitti;

73.

invita a un'efficace integrazione della parità di genere e dei diritti delle minoranze negli aspetti strategici e operativi dell'azione esterna dell'Unione, che potrebbe comprendere una programmazione mirata del nuovo strumento finanziario NDICI; si compiace dell'impegno dell'AR/VP di conseguire l'obiettivo del 40 % di donne in posizioni dirigenziali e nel ruolo di capo delegazione entro la fine del suo mandato; in tale contesto, invita il SEAE a fornire al Parlamento aggiornamenti periodici sull'esecuzione di tale impegno;

74.

sottolinea che la minaccia terroristica rimane presente in Europa e oltre; ritiene fermamente che la lotta al terrorismo debba rimanere una priorità per l'Unione europea nei prossimi anni; invita la nuova Commissione a presentare un piano d'azione dell'Unione contro il terrorismo;

75.

sottolinea l'importanza di rafforzare e garantire la cooperazione in materia di intelligence nell'Unione, dal momento che il terrorismo costituisce una minaccia al cuore dei nostri valori europei e alla nostra sicurezza che richiede un approccio multidimensionale che coinvolga le autorità di frontiera, di polizia, giudiziarie e di intelligence di tutti gli Stati membri oltre che dei paesi terzi;

o

o o

76.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza nonché agli Stati membri.

(1)  GU C 210 del 3.8.2010, pag. 1.

(2)  Testi approvati, P8_TA(2017)0440.

(3)  GU L 335 del 13.12.2008, pag. 99.


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