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Document 52020IE1591

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Nessun Green Deal senza Social Deal» (parere d’iniziativa)

EESC 2020/01591

GU C 341 del 24.8.2021, p. 23–28 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

24.8.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 341/23


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Nessun Green Deal senza Social Deal»

(parere d’iniziativa)

(2021/C 341/03)

Relatore:

Norbert KLUGE

Decisione dell’Assemblea plenaria

20.2.2020

Base giuridica

Articolo 32, paragrafo 2, del Regolamento interno

 

Parere d’iniziativa

Sezione competente

Sezione Mercato unico, produzione, consumo

Adozione in sezione

11.5.2021

Adozione in sessione plenaria

9.6.2021

Sessione plenaria n.

561

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

213/3/12

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Gli Stati, le imprese e i cittadini sono chiamati ad affrontare insieme sfide fondamentali e in rapida evoluzione, assumendosi la comune responsabilità di non lasciare indietro nessuno. La ripresa dovrà basarsi sui seguenti principi: «tutelare i diritti umani e sociali, i valori democratici e lo Stato di diritto, sfruttare tutte le potenzialità del mercato unico, conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), realizzare un’economia circolare e raggiungere la neutralità climatica nell’UE entro il 2050» (1). Il CESE sottolinea che l’Unione europea deve svolgere un ruolo di guida in tale processo, anche nel contesto mondiale.

1.2.

La transizione verso paradigmi economici più verdi e sostenibili determinerà elevati costi economici, che comporteranno il rischio di un aumento della disuguaglianza sociale e l’erosione della coesione sociale (2). Non potrà esserci alcun Green Deal senza un Social Deal integrato. Esistono diversi elementi strategici cruciali necessari a garantire uno stretto legame fra il Green Deal e la giustizia sociale.

1.3.

La promozione dell’occupazione e delle competenze, transizioni scorrevoli e un dialogo sociale dinamico sono chiaramente fattori importanti. Tuttavia, il concetto di un Social Deal come elemento essenziale di un nuovo Green Deal non è certamente connesso solo al lavoro, ma riguarda i redditi, la sicurezza sociale e il sostegno finanziario per tutti coloro che ne hanno bisogno, compresi quanti non hanno alcun accesso al lavoro. L’inclusione di tutti gli attori della società civile deve configurarsi come un impegno condiviso e una preoccupazione comune, anche nei processi decisionali delle imprese; con ciò s’intende che occorre prestare attenzione all’inclusione dei gruppi più vulnerabili.

1.4.

Le imprese sono tenute a contribuire al Green/Social Deal entro i limiti delle proprie capacità specifiche. Pur mantenendo l’obiettivo della redditività e della competitività, esse possono svolgere nel contempo un ruolo più rilevante nella gestione dei rispettivi contributi specifici per far sì che il Green Deal, i piani per la ripresa e la resilienza e la trasformazione industriale siano efficaci e portino benefici dal punto di vista sociale. Quanto detto vale anche per la promozione dell’imprenditorialità e il ruolo specifico delle PMI, nonché per il ruolo delle imprese dell’economia sociale, che dovrebbero essere considerate attori complementari nel conciliare i mercati del lavoro locali e regionali con la trasformazione industriale.

1.5.

Una componente essenziale di un tale approccio è un dialogo sociale forte e proiettato verso il futuro (3), che contribuirà anche al conseguimento di un governo societario più aperto e orientato alla partecipazione. Sebbene un processo decisionale efficace costituisca uno dei prerequisiti fondamentali per il successo delle imprese, e benché i loro consigli di amministrazione debbano mantenere la flessibilità necessaria per equilibrare gli interessi delle singole parti interessate, il dialogo sociale può svolgere un ruolo costruttivo per migliorare la qualità dei processi decisionali delle imprese, come confermato da numerosi studi empirici. La workers’ voice (voce dei lavoratori) (4) mira a ottenere un cambiamento positivo a lungo termine nell’impresa ricorrendo alle competenze interne relative alle procedure dell’impresa stessa e migliorando in tal modo la gestione dei rischi e il controllo del rispetto delle norme. Questo garantisce un maggior livello di informazione, nonché una più elevata qualità delle decisioni adottate negli organi di gestione.

1.6.

Il CESE prende atto della visione della Commissione europea al riguardo, presentata da quest’ultima nel piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali (marzo 2021): nella transizione dell’Europa dalla risposta alla crisi alla ripresa, il «dialogo sociale, l’informazione, la consultazione e la partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti a vari livelli (compreso quello aziendale e settoriale) svolgono un ruolo importante nel plasmare le transizioni economiche e nel promuovere l’innovazione sul luogo di lavoro, in particolare in vista della duplice transizione in corso e dei cambiamenti nel mondo del lavoro» (5). La Commissione raccomanda che le autorità nazionali e le parti sociali garantiscano l’informazione e la consultazione dei lavoratori e ne promuovano la partecipazione a livello aziendale al fine di incoraggiare l’innovazione sul luogo di lavoro.

1.7.

Questa visione sistematica della workers’ voice nel processo decisionale delle imprese in materia di ristrutturazione e innovazione nel mondo del lavoro dovrebbe essere considerata anche nell’ambito della riforma del semestre europeo e dei piani nazionali per la resilienza e potrebbe essere sfruttata maggiormente dall’UE nell’elaborazione della sua politica commerciale comune.

1.8.

Sebbene l’attuale quadro dell’Unione europea in materia di governo societario fornisca alle imprese orientamenti per tenere conto dei diversi interessi delle parti coinvolte, un governo societario sostenibile richiede una visione pluralistica e più ampia del ruolo delle imprese. Riconoscendo l’importanza fondamentale degli azionisti nella sorveglianza delle imprese, il CESE auspica che sia introdotto un incentivo a prendere in considerazione, nel quadro di riferimento dell’UE, un diritto societario dell’UE più adeguato e maggiormente orientato ai soggetti interessati. Punti di vista più ampiamente condivisi e un approccio di questo tipo orientato al futuro dovrebbero contribuire a far fronte alle enormi sfide poste dai cambiamenti climatici, dalla transizione digitale e dalla ripresa dalla pandemia di COVID-19.

Il concetto di buon governo societario dovrebbe essere inteso dalla prospettiva della società, combinando i «costi» che la sostenibilità comporta per un’impresa con i vantaggi che la società trae da un governo societario più sostenibile. Fra tali vantaggi andrebbero annoverati, oltre ai benefici a livello ambientale, anche progressi verso una società più inclusiva, in particolare attraverso l’assunzione di una forza lavoro maggiormente diversificata.

1.9.

La voce di tutti i soggetti interessati, in particolare dei lavoratori in quanto elementi costitutivi dell’impresa, deve rappresentare una parte integrante degli sforzi per promuovere le imprese sostenibili e competitive di domani in un contesto sano. Le PMI, le cooperative e le attività dell’economia sociale rivestono un ruolo importante in tal senso.

1.10.

Il CESE auspica una riflessione più aperta e inclusiva sul quadro dell’UE nel settore dell’economia, al fine di rafforzare il ruolo dei cittadini proattivi, come imprenditori, lavoratori e consumatori/prosumatori, e di consentire alle relative organizzazioni democratiche e di rappresentanza di anticipare e plasmare i cambiamenti (6). Inoltre, le imprese dovrebbero ricevere gli opportuni orientamenti affinché possano contribuire a una società più inclusiva. È questo il modo più efficace per conseguire l’obiettivo dell’UE di non lasciare indietro nessuno.

1.11.

Il CESE ritiene che andrebbe incoraggiata la creazione di valore a lungo termine, intesa come un dovere degli amministratori, perseguendo interessi a lungo termine e conferendo pertanto agli amministratori una maggiore responsabilità in relazione alla sostenibilità ambientale. Il contributo dei lavoratori tramite canali appropriati può inoltre avere un impatto positivo sulle strategie e gli investimenti a lungo termine delle società. Metodi quali la rappresentanza dei lavoratori negli organi di gestione delle imprese hanno dimostrato in numerose occasioni il loro contributo positivo alle strategie e agli investimenti a lungo termine delle società (7).

1.12.

La dimensione sociale dovrà essere riconosciuta nella futura strategia industriale aggiornata; inoltre, gli aspetti sociali, economici ed ecologici dovranno essere tenuti in considerazione nell’elaborazione degli indicatori chiave di prestazione (ICP), volti a misurare meglio la trasformazione dell’industria europea e la sua resilienza nel periodo successivo alla pandemia, che dovranno essere inclusi nell’aggiornamento della strategia industriale dell’UE pubblicato dalla Commissione il 5 maggio 2021. Gli aspetti sociali (compreso il lavoro) e quelli economici ed ecologici dovranno ricevere un’uguale considerazione. Oltre che nella politica industriale e sui mercati finanziari, le dimensioni ambientale e sociale degli ICP dovrebbero essere prese in considerazione anche nei sistemi di gestione contabile e nei processi decisionali delle società e dovrebbero altresì misurare il capitale naturale (8), sociale e umano oltre al capitale finanziario. La legislazione europea dovrebbe sostenere l’uso di principi contabili in Europa che riflettano adeguatamente i reali costi economici e sociali.

1.13.

Sulla base di queste considerazioni, il CESE intende promuovere la discussione politica a tutti i livelli su come creare un nuovo quadro partecipativo al livello dell’UE. Il Parlamento europeo e le prossime presidenze del Consiglio dell’UE avranno il compito di orientare tale dibattito, inteso a valutare come organizzare a livello politico l’interazione di tutti i gruppi di interessi e anche, da ultimo, come articolarla in un migliore quadro partecipativo giuridico a livello dell’UE, come uno dei requisiti fondamentali per imprese rispettose del clima e resilienti, economicamente redditizie, sostenibili nel lungo termine e nel contempo socialmente responsabili. Tale processo dovrebbe tenere conto del comportamento degli investitori e dei mercati dei capitali.

1.14.

Per consentire la partecipazione a livello europeo e garantire un’informazione diretta, il CESE invita la Commissione europea e il Parlamento europeo a proseguire con la discussione di una direttiva quadro che stabilisca norme minime in materia di informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori agli organi di gestione delle imprese nei casi in cui le imprese adottino il diritto societario dell’UE.

1.15.

Un’elevata qualità del processo decisionale dell’impresa va a vantaggio di tutti i soggetti interessati, compresi gli azionisti. In questo spirito, e alla luce degli obiettivi dell’UE nel quadro del Green Deal e del programma per la ripresa Next Generation, il CESE invita i responsabili politici dell’UE a ripensare il quadro dell’UE in materia di governo societario, compresa la direttiva sugli azionisti, al fine di apportarvi ulteriori miglioramenti. Tuttavia, sottolinea l’importanza di realizzare una valutazione d’impatto e di rispettare i principi del legiferare meglio in ogni eventuale azione normativa al riguardo.

1.16.

Benché le responsabilità di tutti gli attori coinvolti (imprese, autorità e società civile) debbano essere chiare, nell’ambito di tale dibattito, volto al conseguimento di un miglior quadro dell’UE per un buon governo societario, il CESE chiede di dedicare una particolare attenzione al legame con le politiche attive del mercato del lavoro e ai relativi impatti a livello regionale, all’efficacia dei servizi pubblici per l’impiego, a sistemi di sicurezza sociale che si adattino ai modelli in evoluzione dei mercati del lavoro e alla creazione di reti di sicurezza adeguate in termini di reddito minimo e servizi sociali per i gruppi più vulnerabili.

1.17.

Basandosi sul concetto di un buon governo societario per un Green Deal efficace affiancato da un Social Deal inclusivo, il CESE esorta la Commissione europea a includere nel suo programma di lavoro un modello partecipativo più ampio che funga da parametro per un governo societario sostenibile. Il dibattito su questo tema potrebbe attingere a risoluzioni, pareri e relazioni già adottati sia dal CESE che dal PE.

2.   Il Green Deal e la ripresa dalla COVID-19 come protagonisti della transizione giusta dell’Europa

2.1.

Il quadro normativo europeo non equipara ancora pienamente gli obiettivi sociali, ecologici ed economici. Nonostante il «piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile» (9), teso a riorientare i flussi di capitali verso un’economia più sostenibile integrando la sostenibilità nella gestione dei rischi e promuovendo la trasparenza e la visione a lungo termine, faccia riferimento alle dimensioni ambientale, economica e sociale della sostenibilità, ad oggi il sistema di classificazione unificato (o tassonomia) per le attività sostenibili definisce solo i criteri per le attività economiche ecosostenibili, rimandando a un secondo momento la definizione dei criteri sociali (10). In tale contesto, la Commissione europea considera gli investitori (e anche i lavoratori investono nella propria azienda) come uno dei motori dello sviluppo sostenibile, e sta valutando modalità per attribuire ai consumatori e agli altri portatori di interessi un ruolo nella transizione verso la sostenibilità.

2.2.

La pandemia di COVID-19 ha effetti senza precedenti sull’occupazione e sulle imprese, che interessano la salute, la sicurezza, l’organizzazione del lavoro così come le condizioni economiche e finanziarie delle imprese e che accelerano la ristrutturazione delle società e le tendenze alla digitalizzazione, nonché la polarizzazione all’interno dei nostri mercati del lavoro.

2.3.

A fronte di queste incertezze, le politiche europee devono apportare reali miglioramenti alla vita delle persone (11). Il modello sociale di società inclusive, pluralistiche e democratiche necessita di una società civile resiliente e di un contesto sociale solido e sostenibile, basato su politiche nazionali e sull’integrazione in ambito lavorativo. In caso contrario, il nazionalismo e il populismo minacciano sempre più di rovesciare i valori democratici e di minare la stabilità sociale e politica.

2.4.

Sussiste il reale bisogno di elaborare un concetto ampio di dimensione sociale per sostenere il Green Deal, includendo tutti i soggetti interessati pertinenti. Tale approccio dovrebbe interessare le pertinenti politiche al livello dell’UE e degli Stati membri, quali l’occupazione, la protezione e il benessere sociali, la sanità, l’istruzione e la formazione, prestando particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili della società.

2.5.

Gli Stati membri dovrebbero promuovere riforme strutturali, in particolare nell’ambito delle politiche in materia di protezione sociale, occupazione, istruzione e formazione, per essere più preparati ad affrontare le sfide che la transizione giusta porta con sé. Essi dovrebbero pertanto adoperarsi a favore di politiche attive del mercato del lavoro, servizi pubblici per l’impiego efficaci, sistemi di sicurezza sociali adeguati a modelli del mercato del lavoro in evoluzione, nonché per la creazione di adeguate reti di sicurezza in termini di reddito minimo e servizi sociali per i gruppi più vulnerabili.

2.6.

Le imprese sostenibili devono creare competitività e offrire prospettive di lavoro e di reddito dignitosi in luoghi resilienti e contesti sani. Questo costituisce uno dei requisiti fondamentali per realizzare gli obiettivi e i valori europei durante il passaggio verso una transizione giusta che porti benefici all’intera società civile. In un’epoca di transizione e crisi, la partecipazione dei lavoratori e dei portatori di interessi riveste un ruolo importante e può costruire una base solida per il sostegno dei lavoratori stessi all’interno delle imprese e della società, promuovendo in tal modo la sicurezza e la stabilità. Questo è fondamentale affinché un’impresa possa acquisire un vantaggio competitivo in una società globale.

3.   Verso un governo societario sostenibile dal punto di vista ecologico, sociale ed economico

3.1.

Pur tenendo conto delle differenze tra paesi e tra imprese, l’informazione, la consultazione e la partecipazione agli organi di gestione delle imprese costituiscono una questione strategica fondamentale per le imprese sostenibili, in quanto sostengono una visione più a lungo termine e migliorano la qualità del processo decisionale nell’ambito di un programma di riforme economiche (12). In tale contesto, la «buona reputazione» di un’impresa diventa un vantaggio competitivo. Un governo societario sostenibile deve promuovere un’attenzione pluralistica e orientata al lungo termine nelle decisioni delle imprese, mantenendo nel contempo l’accuratezza, la qualità e l’efficacia del processo decisionale. Gli interessi legali delle imprese, che i loro amministratori sono tenuti a perseguire, dovrebbero essere distinti dagli interessi degli azionisti, che talvolta tendono a concentrarsi sui profitti a breve termine. Un approccio pluralistico, sostenibile e a lungo termine dovrebbe tenere conto anche degli interessi dei lavoratori e degli altri soggetti interessati.

3.2.

A tale scopo, la Commissione europea ha intrapreso alcune azioni preliminari orientate a un’eventuale iniziativa legislativa sul dovere di diligenza vincolante, le quali sono sostenute con vigore dal CESE (13).

3.3.

Oltre agli indicatori relativi ai costi e alla produttività, occorre discutere e mettere a punto un nuovo paradigma di anticipazione e gestione dei cambiamenti come pratica di buon governo societario che tenga conto anche dei costi sociali della ristrutturazione e del cambiamento, nonché del contributo di un’impresa a una società più inclusiva. È necessario inoltre tenere conto degli effetti sulla distribuzione dei redditi, sull’uguaglianza di genere e relativa all’età, sui luoghi di lavoro, sulla qualità e la sostenibilità dal punto di vista ambientale e occupazionale, nonché sull’inclusione sociale (14).

3.4.

Le questioni sociali non sono ancora altrettanto rappresentate negli ICP per l’analisi finanziaria e la valutazione d’impresa. Benché la Commissione europea abbia incaricato il gruppo consultivo europeo sull’informativa finanziaria (EFRAG) di elaborare un principio europeo in materia di rendicontazione, non esiste ancora uno standard globale di misurazione e valutazione degli impatti che consenta di monetizzare gli effetti delle attività delle società e diffondere informazioni in proposito. La misurazione e la determinazione dei costi relativi all’impatto delle società, nonché la relativa rendicontazione, renderebbero più agevole il passaggio alla neutralità climatica.

3.5.

A tale riguardo, il CESE auspica che si compiano dei chiari progressi nell’imminente riesame della direttiva sulle comunicazioni non finanziarie nell’ambito dei principi in materia di rendicontazione relativi agli aspetti sociali e lavorativi della governance, fra cui le condizioni di lavoro, l’uguaglianza negli organi di gestione e l’impiego di lavoratori svantaggiati o con disabilità. La sostenibilità delle imprese su tutti i fronti dovrebbe essere misurata e valutata con precisione.

3.6.

Coerentemente con gli obiettivi del Green Deal e della ripresa, l’obiettivo degli organi di gestione delle società, finora incentrato sulla generazione di profitti per gli azionisti, dovrà ora essere integrato parimenti dalla percezione di una responsabilità sociale ed ecologica (15). È pertanto essenziale garantire dei canali sistematici per la workers’ voice nei processi decisionali delle imprese.

3.7.

Come già affermato nel parere del CESE sul tema Transizione industriale verso un’economia europea verde e digitale (16), il Comitato esorta la Commissione a rafforzare e sviluppare la dimensione sociale nella strategia industriale aggiornata e adeguata. Tale operazione dovrebbe avere un impatto anche sugli ICP da sviluppare, ad esempio con l’inclusione di indicatori sociali. I lavoratori e i rappresentanti della società civile devono avere voce in capitolo nelle consultazioni relative a ICP adeguati per misurare il successo del Green Deal, sia a livello di industria che a livello di impresa.

3.8.

È opportuno valutare se il quadro giuridico dell’UE debba contribuire a definire uno standard minimo obbligatorio di informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori attraverso canali adeguati per la workers’ voice (17), ad esempio negli organi di gestione delle imprese, al fine di garantire l’informazione e la consultazione tempestive dei lavoratori e l’anticipazione dei cambiamenti. Nonostante i risultati positivi conseguiti in questo ambito, è necessario migliorare l’attuazione e l’applicazione.

3.9.

Allo stesso tempo, è necessario conseguire una maggiore uguaglianza di genere negli organi di gestione delle imprese e nelle posizioni dirigenziali. Occorre prevenire l’elusione o la riduzione della partecipazione dei lavoratori agli organi di gestione delle imprese, le manovre di ingegneria giuridica da parte delle società e le strutture artificiali, come le imprese fittizie, create allo scopo di evitare la partecipazione dei lavoratori. Ai fini della partecipazione dei lavoratori agli organi di gestione delle imprese, quale prevista nel diritto nazionale di almeno dodici Stati membri e generalmente definita codeterminazione, ciò si traduce in un approccio che sviluppa e promuove attivamente una base minima obbligatoria di diritti di partecipazione sulla base di norme minime di rappresentanza a livello europeo. Un esempio in tal senso è offerto dalla direttiva CAE, che ha lo scopo di conciliare meglio le realtà attuali e le esigenze future di ristrutturazione transnazionale, fornendo nella pratica ai comitati aziendali europei le risorse e le competenze necessarie e imponendo sanzioni nei confronti delle imprese che violano le norme. Anche le consultazioni settoriali dovrebbero svolgere un ruolo più attivo.

3.10.

Un’Europa sociale deve essere guidata da norme comuni che garantiscano che le società e i loro proprietari si attengano a un buon governo societario. Tale aspetto costituisce un elemento essenziale di un dialogo sociale efficace (18). A tale riguardo, un quadro giuridico dell’UE vincolante in materia di dovuta diligenza e condotta responsabile delle imprese, che includa il coinvolgimento dei lavoratori, svolgerà un ruolo importante.

3.11.

L’integrazione della partecipazione dovrebbe diventare un elemento strutturale trasversale in tutte le normative e le iniziative europee che hanno un impatto sulle condizioni di vita e di lavoro, al fine di promuovere la crescita e la sicurezza sociali.

Bruxelles, 9 giugno 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Le proposte del CESE per la ripresa e la ricostruzione dopo la crisi della COVID-19: verso un nuovo modello di società.

(2)  GU C 47 dell'11.2.2020, pag. 30.

(3)  GU C 10 dell'11.1.2021, pag. 14.

(4)  Le attività di rappresentanza degli interessi dei lavoratori a livello di base e di impresa da parte di comitati aziendali e rappresentanti dei lavoratori negli organi di gestione delle imprese interagiscono sempre in maniera differente, come equivalenti funzionali, con il dialogo sociale e i sistemi di contrattazione collettiva negli specifici contesti nazionali. Al livello dell’UE, la direttiva sul comitato aziendale europeo (CAE) fornisce una definizione di informazione e consultazione. Quanto alla partecipazione agli organi di gestione delle imprese, la legislazione dell’UE sulla Società europea (SE) fa riferimento solo alle disposizioni nazionali preesistenti. Per questo motivo il termine workers’ voice è qui utilizzato come termine generico per agevolare una comprensione comune dell’obiettivo del presente parere.

(5)  https://ec.europa.eu/info/files/european-pillar-social-rights-action-plan_it

(6)  La Commissione europea sta elaborando un’iniziativa sul rafforzamento del ruolo dei consumatori in ambito ecologico, che coprirà anche taluni elementi sociali. Sarà inoltre avviata un’iniziativa sui prodotti sostenibili che richiederà di fornire informazioni in merito ai criteri di sostenibilità di talune categorie di prodotti e comprenderà anche aspetti sociali.

(7)  Tali aspetti saranno affrontati nell’imminente proposta legislativa della Commissione su un governo societario sostenibile e, in particolare, nella parte relativa ai doveri degli amministratori. La Commissione ritiene che i sindacati e i soggetti interessati debbano essere coinvolti fin dalle prime fasi della discussione concettuale.

(8)  La Commissione europea sta già lavorando alla contabilità del capitale naturale insieme alle imprese. Dal momento che esistono varie metodologie, il lavoro in corso sta tentando di ottimizzare queste ultime per sviluppare norme comuni a tale scopo. I sindacati e i soggetti interessati dovrebbero essere coinvolti nell’elaborazione di tali norme.

(9)  COM(2018) 97 final.

(10)  Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del del Consiglio, del 18 giugno 2020, relativo all’istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili e recante modifica del regolamento (UE) 2019/2088 (GU L 198 del 22.6.2020, pag. 13).

(11)  GU C 228 del 5.7.2019, pag. 24

(12)  GU C 161 del 6.6.2013, pag. 35

(13)  GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 136.

(14)  Le considerazioni dell’iniziativa Value Balancing Alliance, ad esempio, potrebbero contribuire ad attribuire maggiore importanza agli investimenti in personale qualificato nell’ambito dei conti patrimoniali. L’alleanza prevede la collaborazione degli organi di gestione di diverse grandi imprese tedesche. https://www.value-balancing.com/.

(15)  GU C 106 del 31.3.2020, pag. 1.

(16)  GU C 56 del 16.2.2021, pag. 10.

(17)  GU C 10 dell'11.1.2021, pag. 14.

(18)  GU C 10 dell'11.1.2021, pag. 14.


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