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Document 52018IR6135

    Parere del Comitato europeo delle regioni — Dimensione transfrontaliera della riduzione del rischio di catastrofi (RRC)

    COR 2018/06135

    GU C 404 del 29.11.2019, p. 39–43 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    29.11.2019   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 404/39


    Parere del Comitato europeo delle regioni — Dimensione transfrontaliera della riduzione del rischio di catastrofi (RRC)

    (2019/C 404/08)

    Relatore

    :

    Roberto CIAMBETTI (ECR/IT), presidente e membro del Consiglio regionale della Regione Veneto

    RACCOMANDAZIONI POLITICHE

    IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

    1.

    sottolinea che l’intensità e la frequenza crescenti dei danni causati dalle catastrofi sta avendo un impatto sulle vite umane e dal punto di vista economico. Ogni anno le catastrofi naturali uccidono circa 90 000 persone e colpiscono quasi 160 milioni di persone in tutto il mondo. Tra il 1980 e il 2016 le catastrofi naturali causate dalle condizioni meteorologiche e dal clima hanno rappresentato circa l’83 % delle perdite monetarie negli Stati membri dell’UE;

    2.

    sottolinea che le catastrofi non conoscono frontiere e pertanto lo sviluppo della prevenzione, della resilienza e la risposta efficace alle emergenze richiedono una cooperazione transfrontaliera. Un’efficace cooperazione transfrontaliera comporterebbe notevoli vantaggi per il 37,5 % della popolazione dell’UE che vive in zone di confine;

    3.

    sottolinea che anche la possibilità di un’interruzione di corrente estesa e transfrontaliera, ossia un «blackout», potrebbe dare luogo a gravi situazioni di emergenza. In quest’ottica, si raccomanda con urgenza di adottare misure concrete di riduzione del rischio di catastrofi e di rafforzare i contatti transfrontalieri;

    4.

    ribadisce la necessità di integrare la capacità di ridurre in modo significativo il rischio e le conseguenze delle catastrofi in tutte le strategie delle politiche dell’UE in materia di investimenti, in modo che il denaro pubblico aiuti le comunità a diventare più resilienti agli effetti negativi delle catastrofi e non metta a rischio la vita dei cittadini. Si rammarica che i fondi strutturali e i fondi d’investimento europei in generale, e il fondo di coesione in particolare, non richiedano che la valutazione del rischio di catastrofi sia condotta come condizione per effettuare i progetti infrastrutturali finanziati dall’UE;

    5.

    pur rilevando che l’UE dispone attualmente di due strumenti (il meccanismo unionale di protezione civile e il Fondo di solidarietà dell’UE) attraverso i quali intende contribuire a coordinare la risposta e a rafforzare la resilienza alle catastrofi naturali, è necessario un approccio di governance multilivello più forte per conseguire gli obiettivi del quadro di Sendai per la riduzione dei rischi di catastrofi 2015-2030 (SFDRR), in stretta collaborazione con l’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi. Inoltre, il principio di investire nella riduzione del rischio di catastrofi deve essere fortemente inserito nel futuro dell’Europa, compresi il semestre europeo e i fondi dell’UE.

    Osservazioni generali

    6.

    osserva che in precedenti pareri il CdR ha richiamato l’attenzione sulle minacce e sulle catastrofi transfrontaliere che colpiscono regioni di due o più Stati membri dell’UE, e ha chiesto una migliore cooperazione tra regioni confinanti per garantire che gli sforzi di prevenzione siano condivisi e le attività di risposta coordinate (1);

    7.

    segnala la necessità di una pianificazione che tenga conto in maniera dinamica delle esigenze delle varie regioni, comprese quelle ultraperiferiche, legate ai rischi, alla vulnerabilità nonché alla esposizione;

    8.

    osserva che l’Europa presenta un panorama molto diversificato di strutture e metodi di gestione dei rischi a livello nazionale o ai livelli subnazionali appropriati. Quindi, un approccio più sistematico nelle future valutazioni dei rischi potrebbe risultare utile per la dimensione transfrontaliera dei rischi;

    9.

    sostiene e incoraggia la definizione di strategie e piani nazionali, regionali e locali di gestione dei rischi e, tra l’altro, lo sviluppo di strategie transfrontaliere congiunte per le regioni transfrontaliere e un efficace coordinamento di tali strategie; il Comitato ha inoltre chiesto che venissero assegnate risorse sufficienti ai programmi che sostengono la cooperazione transfrontaliera nel settore della riduzione del rischio di catastrofi e della gestione delle crisi (2);

    10.

    ritiene che i piani di prevenzione e gestione dei rischi dovrebbero includere, tra gli altri aspetti, scenari di rischio su ampia scala transregionale ai fini della sorveglianza e del monitoraggio degli eventi previsti, affinché tali scenari possano contribuire più efficacemente a una comprensione e una valutazione dei rischi a livello regionale. Gli studi di vulnerabilità ed esposizione al rischio, di caratterizzazione del pericolo e dell’ambiente che si traducono in una mappatura del rischio, costituiscono i necessari presupposti dei piani di prevenzione e gestione dei rischi. Questi ultimi a livello transfrontaliero dovrebbero essere disponibili al pubblico e adeguatamente comunicati su entrambi i lati della frontiera, al fine di prevenire, mitigare e preparare la risposta agli eventi catastrofici;

    11.

    evidenzia la necessità di rafforzare la governance per gestire il rischio promuovendo la collaborazione transfrontaliera;

    12.

    sottolinea l’importanza di una migliore comprensione della dimensione transfrontaliera della riduzione del rischio di catastrofi in Europa, nonché la necessità e il valore aggiunto di tale comprensione ai fini di una riduzione più efficiente e a lungo termine del rischio di catastrofi;

    13.

    ribadisce la propria approvazione (3) alla proposta della Commissione europea di un regolamento che istituisce un meccanismo transfrontaliero europeo (4) nell’ambito degli sforzi volti a rimuovere gli ostacoli alla cooperazione transfrontaliera, incluso nel settore della riduzione del rischio di catastrofi. Per conseguire una migliore cooperazione transfrontaliera e prevenire le catastrofi, si possono avviare nuovi progetti preparatori per le regioni più vulnerabili, come le regioni ultraperiferiche, insulari e costiere;

    14.

    sottolinea che, quando una catastrofe non può essere affrontata da un solo paese, gli Stati partecipanti intervengono e forniscono assistenza tramite il meccanismo unionale di protezione civile. Comunque, quando minacce e catastrofi transfrontaliere colpiscono regioni di due o più Stati membri, serve una cooperazione più efficace tra regioni limitrofe per assicurare la condivisione delle azioni di prevenzione e il coordinamento delle attività di risposta;

    15.

    osserva che, per mettere in atto un’accurata riduzione del rischio di catastrofi e garantire la migliore comunicazione possibile in caso di crisi, oltre a disporre di strategie concrete di coordinamento e comunicazione è molto importante anche conoscere la lingua del paese vicino;

    16.

    in questo contesto nota che la maggior parte dei paesi ha firmato con i paesi vicini accordi bilaterali (non necessariamente limitati a due soli paesi) riguardanti anche la cooperazione transfrontaliera in caso di catastrofi. Occorre tuttavia dedicare maggiore attenzione alla prevenzione e mitigazione del rischio, oltreché alla preparazione di strategie di risposta;

    17.

    accoglie con favore il fatto che il Parlamento europeo e il Consiglio abbiano raggiunto un accordo provvisorio sul rafforzamento dell’attuale meccanismo di protezione civile dell’UE e sulla risposta dell’UE alle catastrofi (rescEU) che, tra le altre considerazioni, pone maggiormente l’accento sui rischi transfrontalieri.

    Ruolo degli enti locali e regionali e progetti transfrontalieri

    18.

    raccomanda un maggiore coinvolgimento degli enti locali e regionali nei progetti finanziati dall’UE nel settore della riduzione del rischio di catastrofi, perché abbiano una continuità nel tempo e perché possano essere replicati in altri territori con analoghe situazioni a rischio;

    19.

    invita gli Stati membri a coinvolgere anche gli enti locali e regionali nel processo di selezione degli investimenti pianificati, in tutti i programmi pertinenti e nella discussione sulle eventuali modifiche;

    20.

    chiede un’attuazione più attiva di progetti transfrontalieri in materia di riduzione del rischio di catastrofi, al fine di utilizzare in modo più ampio i fondi strutturali destinati a tal fine;

    21.

    auspica che maggiori incentivi dell’UE vengano diretti ai livelli locali e regionali per promuovere la cooperazione transfrontaliera nella riduzione dei rischi, non da ultimo nel campo della prevenzione, della formazione e dell’addestramento;

    22.

    sottolinea il ruolo centrale che svolgono i soggetti locali nella riduzione dei rischi di catastrofi e nello sviluppo della resilienza, nonché il valore di iniziative in corso volte a rafforzare la riduzione del rischio di catastrofi a livello locale, ad esempio la campagna Making Cities Resilient («Rendere le città resilienti») promossa dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi.

    23.

    ritiene di particolare attenzione investire, anche finanziariamente, in questa tematica pianificatoria legata alla riduzione dei rischi, soprattutto nell’ottica dei cambiamenti climatici e dei conseguenti eventi estremi, attraverso il meccanismo unionale di protezione civile e il Fondo di solidarietà dell’UE.

    Cooperazione transfrontaliera

    Pianificazione

    24.

    osserva la necessità di creare una pianificazione transfrontaliera di continuità che tenga conto degli scenari di rischio che interessano più nazioni, individuando e valutando in maniera congiunta i rischi e la loro mappatura, sia per lo sviluppo degli ambiti transfrontalieri sia per la tutela del territorio di area vasta, anche al fine di una sorveglianza e monitoraggio degli eventi attesi;

    25.

    auspica la costituzione di comitati scientifici per una migliore definizione degli scenari di rischio e per la messa in rete di conoscenze e competenze, composti per tipologie di specializzazioni in base ai fattori di rischio simili per ambiti omogenei (ad esempio, incendi boschivi nel Mediterraneo, inondazioni improvvise o inondazioni graduali nell’Europa centrale ecc.), con possibilità di rapido intervento e di dialogo con le autorità locali, ciò al fine di poter disporre di risorse finanziarie, umane e di mezzi;

    26.

    osserva che, con la diminuzione dei finanziamenti osservata in alcuni enti locali e regionali, diventa ancora più importante per i responsabili delle decisioni in materia di protezione civile avere una migliore valutazione delle comunità, dei singoli e dei progetti di protezione civile. Ritiene che l’indice di resilienza sociale INDRIX, un risultato del progetto transfrontaliero INDRIX cofinanziato dall’UE, sia adatto per la valutazione della resilienza della comunità, sulla base di dati statistici nonché di dati inseriti proprio a tale scopo: il progetto ha permesso di stimare, attraverso determinati indicatori sociali (livello di istruzione, condizioni di salute, tasso di disoccupazione, servizi offerti ecc.), la percezione di rischio delle diverse comunità ed in particolare di individuare le comunità più esposte al rischio e più fragili; invita le istituzioni competenti a valutare lo sviluppo di strumenti assicurativi obbligatori contro le catastrofi naturali, uniformati al livello europeo e con premi assicurativi legati al livello di rischio, anche per favorire la consapevolezza e stimolare la comprensione dell’importanza della prevenzione da parte dei privati, riducendo il rischio morale e garantendo risarcimenti equi e omogenei a tutti i cittadini europei;

    27.

    osserva che nelle aree transfrontaliere è necessario creare una banca dati del territorio transfrontaliero, condivisa tra le nazioni confinanti, che individui materiali, mezzi, attrezzature e specializzazione dei volontari, nonché dislocazione e logistica dei mezzi;

    28.

    osserva che tale banca dati dovrebbe essere costituita e gestita, oltre che per potenziare la preparazione ai disastri, anche al fine di rafforzare il recupero socioeconomico e culturale delle zone colpite da catastrofi in un’ottica transfrontaliera condivisa;

    29.

    ritiene importante considerare e replicare degli esempi positivi già esistenti di cooperazione transfrontaliera quali ad esempio:

    esercitazioni congiunte di protezione civile tedesco-danese come DANGEREX 07, DANGERFloodEx 2010 e risposta di emergenza senza frontiere;

    predisposizione alle inondazioni e mitigazione dei danni transnazionali nel bacino della Sava (contea di Brod Posavina in Croazia e distretto di Mačva in Serbia);

    il RiKoSt: strategie di comunicazione del rischio (in Carinzia, Austria e Alto Adige, Italia fino a ottobre 2020);

    U-SCORE-II: valutazioni inter pares tra città (progetti pilota in Portogallo, Italia e Regno Unito).

    l’impianto mobile di esercitazione per il controllo dei rischi fluviali (MÜB) dell’Alto Reno e il Congresso della Conferenza tedesco-franco-svizzera dell’Alto Reno sul tema Blackout - un’interruzione di corrente estesa e transfrontaliera (2016).

    Formazione

    30.

    sottolinea l’importanza di incentivare percorsi formativi per i giovani e incoraggia gli Stati membri e le autorità locali e regionali a promuovere corsi universitari specifici e progetti per attività di mitigazione del rischio. Inoltre, sottolinea che i giovani possono partecipare alle attività di solidarietà nel settore della prevenzione del rischio di catastrofi attraverso il Corpo europeo di solidarietà (5). Queste attività possono assumere la forma di volontariato, apprendistato, tirocini ed esperienze di lavoro;

    31.

    osserva la necessità di creare una specifica formazione per gli amministratori locali (anche nell’ottica della campagna «rendere le città resilienti») per renderli più consapevoli e dar loro maggiori strumenti di conoscenza viste le dirette responsabilità che hanno verso i cittadini e la tutela e lo sviluppo del territorio;

    32.

    raccomanda maggiore attenzione alla formazione di volontari e di tecnici per renderli più specializzati, incentivando e creando percorsi formativi in base ai rischi presenti nelle varie nazioni in particolare per quelle transfrontaliere, con le finalità di una maggiore conoscenza del territorio ed azioni congiunte e coordinate per il monitoraggio e sorveglianza ed intervento in emergenza;

    33.

    ribadisce che occorre creare delle campagne divulgative tramite gli enti locali o volontariato per far conoscere i rischi esistenti e il comportamento di autotutela da tenere, e che sono anche necessarie iniziative di apprendimento reciproco a livello locale e regionale attuate tramite valutazioni inter pares tra città e regioni;

    34.

    sottolinea che la formazione transnazionale dovrebbe essere conforme agli scenari di rischio definiti nei piani di prevenzione e gestione dei rischi transfrontalieri. Tra gli esperti tecnici e le organizzazioni di volontariato, tutte le parti direttamente collegate al rischio dovrebbero essere coinvolte in questi corsi di formazione da entrambi i lati del confine, possibilmente congiuntamente;

    35.

    sottolinea la necessità di rafforzare le piattaforme di e-learning, come ad esempio il programma di formazione del meccanismo unionale di protezione civile, e di aumentare la disponibilità di corsi online aperti nel campo della protezione civile;

    36.

    sostiene che il Fondo di solidarietà dell’UE fornisce campagne di informazione potenziate per le regioni attraverso le misure di sostegno già ben funzionanti per gli Stati membri dell’UE e i paesi candidati. Il Fondo di solidarietà dell’UE è uno strumento essenziale di supporto per le regioni interessate quando sono necessari sforzi eccezionali per ricostruire le aree colpite da catastrofi naturali e meteorologiche, poiché i disastri naturali non si fermano alle frontiere.

    Risposte emergenziali

    37.

    mette l’accento sulla necessità di incentivare un sistema di allarme transfrontaliero condiviso e standardizzato, anche per assicurare la comunicazione in tempo reale di ogni dissesto e di ogni evento catastrofico che può produrre ricadute sul territorio regionale di un altro Stato;

    38.

    osserva l’esigenza di creare accordi transfrontalieri per uniformare e velocizzare i tempi di attivazione dei sistemi di soccorso e dei volontari, individuando gli ostacoli giuridici e sollecitando la cooperazione, ottimizzando la logistica dei mezzi e del personale. Esorta a concludere accordi anche nel campo idraulico per sviluppare una migliore conoscenza della gestione organizzativa e funzionale delle dighe ai fini di azioni tempestive per la riduzione del rischio idraulico a valle in territori di un altro Stato membro;

    39.

    esorta ad elaborare degli acronimi utilizzati per indicare i centri di coordinamento soccorsi ai vari livelli territoriali al fine di uniformare e omogenizzare le terminologie lessicali utilizzate;

    40.

    esorta a creare procedure armonizzate per la comunicazione preventiva e la condivisione delle procedure operative in emergenza;

    41.

    raccomanda l’utilizzo di applicazioni informatiche che servano ad allertare i cittadini in tempo reale;

    42.

    incoraggia gli Stati membri a riconoscere e certificare le figure professionali (meglio definite Disaster Risk Managers), dotate di conoscenza, abilità e competenza multidisciplinare e trasversale, che riescano ad affiancare gli amministratori locali e regionali in particolare nei momenti emergenziali oltre che pianificatori.

    Principio di sussidiarietà

    43.

    concorda sul fatto che nel settore della protezione civile l’Unione europea ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l’azione degli Stati membri.

    Migliori prassi

    44.

    sottolinea che ci sono svariati esempi di migliori prassi di cooperazione transfrontaliera nella riduzione del rischio di catastrofi che potrebbero essere seguite e sviluppate in maniera ottimale quali:

    esercitazioni congiunte che garantirebbero un approccio comune, una comprensione reciproca e un uguale livello di preparazione in caso di catastrofe;

    divulgazione di informazioni armonizzate, scambio di migliori pratiche e apprendimento da iniziative, metodi, strumenti ecc., delle regioni limitrofe;

    campagne congiunte di sensibilizzazione e educazione per le persone che vivono in zone transfrontaliere ad alto rischio, con la partecipazione di varie parti interessate (ad esempio, giornate della riduzione del rischio di catastrofi in città e comuni differenti);

    45.

    sostiene fortemente il progetto b-solutions realizzato dall’Associazione delle regioni frontaliere europee (AEBR), che mira a individuare ostacoli giuridici e amministrativi alla cooperazione transfrontaliera in materia di prevenzione delle catastrofi e riduzione delle catastrofi. Rileva che nel primo invito a presentare proposte del 2018 l’AEBR ha individuato 10 casi, che sono stati trasformati in progetti pilota, ma che molti casi non sono ancora risolti (ambulanze, vigili del fuoco o elicotteri che possono entrare nel territorio di alcune regioni frontaliere ma non in quello di altre, formalità amministrative per il trasferimento delle salme, prestazione asimmetrica dei servizi a livello transfrontaliero, problemi relativi alle assicurazioni, riconoscimento dei diplomi ecc.). Incoraggia tutte le regioni che devono affrontare ostacoli simili a partecipare ai futuri inviti a presentare proposte;

    46.

    sottolinea la necessità che le regioni colpite da catastrofi propongano congiuntamente soluzioni ai rispettivi governi nazionali. Si possono portare ad esempio la cooperazione tra il nord del Portogallo e la regione della Galizia in Spagna, che presentano le loro priorità ai loro governi centrali per quanto riguarda le questioni che possono essere risolte nell’ambito dei «vertici iberici», oppure la stretta cooperazione tra le regioni ultraperiferiche delle isole Madera, Azzorre e Canarie attraverso il programma Interreg-MAC, a cui hanno aderito anche paesi terzi vicini come Capo Verde, Mauritania e Senegal.

    Bruxelles, 27 giugno 2019

    Il presidente

    del Comitato europeo delle regioni

    Karl-Heinz LAMBERTZ


    (1)  Parere del Comitato europeo delle regioni su «Il quadro d’azione di Hyogo per il dopo 2015: gestire i rischi per conseguire la resilienza» (GU C 271 del 19.08.2014, pag. 61).

    (2)  Parere del Comitato europeo delle regioni sul «Piano d’azione concernente il quadro di Sendai per la riduzione dei rischi di catastrofi 2015-2030» (GU C 272 del 17.08.2017, pag. 32).

    (3)  Parere del Comitato europeo delle regioni sul «Meccanismo transfrontaliero» (adottato il 5 dicembre 2018; non ancora pubblicato in GU).

    (4)  Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un meccanismo per eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in ambito transfrontaliero, COM(2018) 373 final.

    (5)  Parere del Comitato europeo delle regioni 2018/03892, Il corpo europeo di solidarietà e la nuova strategia dell’UE per la gioventù (relatore: Matteo Bianchi).


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