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Document 52018AE3220

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione n. 1313/2013/UE su un meccanismo unionale di protezione civile» [COM(2017) 772 final — 2017/0309 (COD)]

EESC 2018/03220

GU C 62 del 15.2.2019, p. 231–237 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

15.2.2019   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 62/231


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione n. 1313/2013/UE su un meccanismo unionale di protezione civile»

[COM(2017) 772 final — 2017/0309 (COD)]

(2019/C 62/37)

Relatore:

Dimitris DIMITRIADIS

Consultazione

Commissione europea, 18/06/2018

Base giuridica

Articoli 196 e 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

 

 

Decisione dell’Ufficio di presidenza

26/06/2018

 

 

Sezione competente

Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente

Adozione in sezione

05/10/2018

Adozione in sessione plenaria

18/10/2018

Sessione plenaria n.

538

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

205/2/1

1.   Conclusioni e raccomandazioni

Conclusioni

1.1.

Il CESE, alla luce delle nuove circostanze in costante evoluzione prodotte dai fenomeni legati ai cambiamenti climatici, le quali incidono profondamente sulle attività e sulla vita umana, esorta le istituzioni europee a lanciare nuove azioni e politiche comuni.

1.2.

Affrontare questi fenomeni richiede una maggiore vigilanza e lo sviluppo solidale non solo di piani, ma anche di soluzioni concrete. In questo senso va la proposta di revisione del meccanismo europeo di protezione civile rescEU, che per la prima volta comprende mezzi aerei europei per combattere gli incendi boschivi, dispositivi di ricerca e soccorso in ambiente urbano, ospedali da campo e squadre mediche di emergenza.

1.3.

Il CESE giudica importante la disposizione in base alla quale, in aggiunta ai quattro mezzi di risposta di cui sopra, la Commissione potrà definire, mediante atti delegati, capacità di risposta supplementari da assegnare a rescEU, garantendo in tal modo la necessaria flessibilità.

1.4.

Il CESE ritiene che la comunicazione tenga conto del concetto di solidarietà europea, ma sottolinea che ciò non modifica le responsabilità e gli obblighi degli Stati membri.

1.5.

Con il nuovo meccanismo di protezione civile, l’UE nel suo complesso e ogni Stato membro separatamente potranno beneficiare insieme delle capacità di un sistema che disporrà di mezzi propri ma anche di mezzi ai quali contribuiranno gli Stati membri.

1.6.

Il CESE ritiene che, con questa proposta, la Commissione dimostri di aver compreso che è necessaria una diffusione coordinata delle informazioni, ma anche che le conoscenze vanno fornite in modo strutturato alle parti interessate perché esse possano trarne vantaggio.

1.7.

La formazione della popolazione in generale e la preparazione che ne consegue devono costituire il fulcro di una politica comune europea condotta in cooperazione sia con gli Stati membri sia con i paesi terzi che partecipano alle azioni comuni, con l’attiva collaborazione degli enti regionali e locali.

1.8.

La protezione civile è una questione che riguarda tutti e ciascuno, individualmente: tuttavia, non è la responsabilità individuale, da sola, che migliorerà la risposta alle sfide, quanto piuttosto l’impegno collettivo e la visione comune. In questo contesto, la società civile, le organizzazioni non governative, i volontari e gli organismi indipendenti devono essere mobilitati e coinvolti sia nella programmazione che nell’attuazione di piani di emergenza in caso di catastrofi naturali.

1.9.

Il settore delle imprese e i lavoratori in esse impiegati, tramite azioni collettive, possono favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici o addirittura l’inversione dei loro effetti negativi, nonché contribuire a ridurre al minimo l’impatto delle catastrofi naturali e le cause di quelle provocate dall’uomo (ad esempio, per quanto riguarda le emissioni di inquinanti gassosi e particolato).

1.10.

Le moderne tecnologie innovative e gli strumenti digitali (Internet degli oggetti) devono essere messi al servizio delle forze che gestiscono il ciclo della protezione civile, a tutti i livelli. Se utilizzati correttamente, gli strumenti elaborati sia nel settore della prevenzione che in quello del controllo e dell’indirizzo e/o dell’informazione degli operatori del settore sono in grado di prevenire i rischi.

1.11.

Il CESE ritiene che il meccanismo rescEU proposto dalla Commissione sia in grado di:

a)

trasmettere ai cittadini europei un messaggio forte di solidarietà europea in tempi in cui ciò rappresenta una necessità assoluta per l’UE;

b)

promuovere la collaborazione dei paesi candidati all’adesione ma anche la creazione di un corrispondente atteggiamento mentale di solidarietà che deve regnare tra gli Stati membri dell’UE;

c)

permettere ai paesi che cooperano nel quadro delle istituzioni europee di accedere a settori sensibili e importanti, rendendoli consapevoli di ciò che significa concretamente un’unione di Stati, come l’UE, anche al di là dei settori solitamente oggetto di discussione;

d)

intensificare la cooperazione regionale mediante accordi bilaterali e contribuire a ridurre le tensioni in regioni politicamente sensibili, come è stato dimostrato più volte in passato, quando gravi catastrofi naturali sono state affrontate congiuntamente.

1.12.

Il CESE osserva che, oltre alle informazioni fornite dalla Commissione sull’intensità dei fenomeni e delle catastrofi naturali fino al 2017, anche gli eventi di quest’estate dimostrano la necessità di riesaminare e completare l’attuale quadro del meccanismo di protezione civile dell’UE. Gli incendi, le ondate di caldo e le inondazioni, la cui intensità è senza precedenti su tutto il territorio dell’UE — anche in regioni finora ritenute immuni da tali catastrofi — e che sono fenomeni legati ai cambiamenti climatici, ma anche gli imprevedibili terremoti, di forte intensità e con un elevato tasso di ricorrenza, che producono danni e perdite enormi, dimostrano la necessità di adottare iniziative simili a quella proposta dalla Commissione con rescEU.

1.13.

Il CESE ritiene che nei prossimi anni sarà sempre più necessario affrontare le questioni della protezione civile mediante un approccio olistico, che comprenda politiche d’intervento a tutti i livelli dell’attività umana. Il CESE sottolinea l’urgente necessità di creare un quadro politico e regolamentare più ampio all’interno dell’UE in materia di protezione civile.

Raccomandazioni

1.14.

Il CESE è consapevole dei problemi e degli obblighi derivanti alla Commissione dalla legislazione europea vigente (principalmente dal diritto primario), ma ritiene che si debba compiere ogni sforzo affinché gli Stati membri aderiscano all’idea di un approccio comune alla protezione civile, soprattutto nei settori della prevenzione, della risposta e del recupero.

1.15.

L’elaborazione di studi nazionali di valutazione del rischio e di piani d’azione per la prevenzione e la risposta a livello locale, regionale e nazionale, che — sebbene volontaria — è associata a finanziamenti, dovrebbe costituire un incentivo per gli Stati membri affinché sfruttino al massimo i vantaggi offerti da rescEU.

1.16.

La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, deve definire dei principi generali e degli orientamenti per modificare le legislazioni nazionali al fine di ottenere un quadro legislativo europeo comune, moderno e compatibile su questioni quali l’allerta precoce, il volontariato e la sua inclusione formale in tutti i livelli del ciclo della protezione civile, l’obbligo di stanziare una quota dei bilanci degli Stati membri per le azioni di prevenzione ecc.

1.17.

Il CESE ritiene che la creazione di procedure amministrative comuni negli Stati membri garantirebbe la formazione di una «lingua comune» in tali ambiti, massimizzerebbe i vantaggi apportati dal nuovo meccanismo rescEU e offrirebbe la necessaria flessibilità ed efficacia per sfruttarlo appieno, in particolare per le operazioni di emergenza.

1.18.

Il CESE reputa che si debbano sfruttare risorse come i gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT), in modo da garantire, anche nel settore della protezione civile, un’azione comune degli Stati membri a livello transfrontaliero.

1.19.

Il CESE ritiene necessario lanciare un’iniziativa volta ad incoraggiare le imprese innovative e le start-up a migliorare, sviluppare e/o creare nuovi strumenti ad alta tecnologia nei settori della prevenzione e della risposta, come, ad esempio, sistemi di previsione, allerta e contrasto.

1.20.

Gli incendi boschivi sono un esempio della necessità di sviluppare tali sistemi sfruttando, in parallelo, il potenziale dell’industria europea nei settori aeronautico, informatico, automobilistico, dei sistemi antincendio ecc.

1.21.

Il CESE ritiene che la Commissione debba coinvolgere attivamente la comunità scientifica e della ricerca nel dialogo sulle azioni appropriate da intraprendere nelle diverse fasi del ciclo della protezione civile.

1.22.

Per realizzare uno scambio di buone pratiche e di informazioni sulle nuove possibilità tecnologiche o su altri aspetti, sarebbe utile lanciare un’iniziativa volta a creare un forum europeo annuale, che potrebbe essere posto sotto l’egida del CESE, cui partecipino la comunità scientifica e i dirigenti politici responsabili delle questioni di protezione civile.

1.23.

È necessario che la Commissione raccomandi agli Stati membri tutta una serie di migliori pratiche, in particolare in materia di recupero e prevenzione, introducendo dei modelli atti a garantire la fattibilità e la sostenibilità.

1.24.

Il CESE ritiene che il movimento del volontariato, e quindi la società civile, siano uno dei motori principali che consentono il funzionamento dei meccanismi della protezione civile. Ritiene quindi necessario prevedere, in parallelo, il rafforzamento dei loro mezzi e attrezzature a livello europeo e il loro coinvolgimento formale nel nuovo meccanismo rescEU.

1.25.

L’inserimento dei lavoratori che lo desiderino nei gruppi di volontari, con disposizioni adeguate per garantire i loro diritti di base, come l’assicurazione e l’astensione obbligatoria dal lavoro almeno quando partecipano alle operazioni di protezione civile sul campo, è un tema che andrebbe forse discusso dagli organi dell’UE al fine di creare un quadro unico di risposta.

1.26.

Sarebbe utile creare un sistema comune europeo di certificazione per le squadre volontarie della protezione civile e per i mezzi impiegati, accompagnato da formazioni appropriate a livello locale, regionale, nazionale e/o europeo.

1.27.

Il CESE rammenta alla Commissione che si dovrebbe conferire direttamente ai fondi strutturali e di investimento europei la flessibilità adeguata per finanziare i lavori di ripresa e recupero dopo le catastrofi naturali, sottolineando che tali interventi dovrebbero essere accompagnati da studi volti a sostenere lo sviluppo sostenibile del progetto, ma anche il rilancio delle attività quotidiane nelle zone colpite, in particolare nelle zone rurali per evitarne lo spopolamento.

1.28.

Sarebbe utile se i «mezzi» da acquistare o noleggiare, come previsto nel quadro del nuovo meccanismo rescEU, potessero, se del caso, combinare più possibilità così da far fruttare al meglio l’investimento compiuto. Ad esempio, i mezzi aerei potrebbero essere utilizzati al tempo stesso per la lotta agli incendi boschivi, la ricerca e il soccorso, la sorveglianza delle frontiere in caso di catastrofi transfrontaliere e, naturalmente, le azioni di prevenzione.

1.29.

Prevedere la possibilità di un uso combinato dei mezzi per coprire i settori della sicurezza (safety) e della protezione (security) è forse una soluzione che non solo permetterebbe di risparmiare risorse, ma favorirebbe anche lo sviluppo di attività operative integrate dell’UE e contribuirebbe all’obiettivo delle azioni complementari.

1.30.

La distribuzione dei mezzi che si prevede di creare nell’ambito di rescEU dovrebbe essere oggetto di uno studio a parte, che tenga conto non solo dei dati geografici, geologici ed economici, ma soprattutto consideri la vulnerabilità, le possibilità di risposta diretta e la copertura delle regioni dell’UE per ciascun rischio.

1.31.

Il CESE propone in generale, e almeno nei casi in cui scatta e interviene il meccanismo europeo, di rendere obbligatoria la costituzione di un dossier della catastrofe da parte dello Stato membro o della regione competente, il cui modello potrebbe essere elaborato dalla Commissione, in modo da «costruire» delle competenze tecniche e migliorare, in futuro, le pratiche operative, creando così una banca dati paneuropea. Si propone inoltre di mettere a punto degli indicatori per misurare tempi di intervento e impatto effettivo di rescEU.

1.32.

Il CESE accoglie con favore la possibilità che l’attuazione delle disposizioni di pianificazione in materia di valutazioni e gestione dei rischi costituisca una condizionalità nel quadro della politica di coesione e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. Rileva tuttavia che tale iniziativa dovrebbe essere preceduta da un’ampia campagna di informazione per evitare perturbazioni del processo di produzione.

1.33.

Il CESE ritiene necessario aumentare la partecipazione degli Stati membri al pool europeo di protezione civile. Tuttavia, le misure preparatorie che gli Stati membri adotteranno per tale partecipazione devono includere anche investimenti degli stessi in attrezzature supplementari, in modo da evitare un loro indebolimento e rafforzare al contempo la capacità operativa globale dell’Unione.

1.34.

Il CESE ritiene necessario rammentare che, nella fase di recupero da catastrofi di qualsiasi tipo, si dovrebbe rivolgere una particolare attenzione al settore delle piccole e medie imprese, in quanto esse rappresentano il motore principale del funzionamento quotidiano dell’economia e della società.

2.   Osservazioni generali (contesto)

2.1.

Il meccanismo unionale di protezione civile dell’UE fornisce un quadro di cooperazione e di assistenza in caso di gravi emergenze all’interno e all’esterno dell’Unione europea. Tale quadro normativo è stato introdotto con la decisione del Consiglio che istituisce un meccanismo comunitario inteso ad agevolare una cooperazione rafforzata negli interventi di soccorso della protezione civile (2001/792/CE, Euratom).

2.2.

Negli anni successivi la decisione originaria è stata modificata, prima, dalla decisione 2007/779/CE, Euratom del Consiglio che istituisce un meccanismo comunitario di protezione civile (rifusione) e, poi, dalla decisione 1313/2013/UΕ del Parlamento europeo e del Consiglio su un meccanismo unionale di protezione civile.

2.3.

A tale meccanismo partecipano attualmente i 28 Stati membri dell’UE, i paesi del SEE (Islanda e Norvegia), nonché il Montenegro, la Serbia, l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Turchia. Il CESE considera particolarmente utile che anche altri Stati partecipino al meccanismo, in modo da aumentarne la flessibilità e la rapidità d’intervento, nonché garantire un miglior utilizzo delle risorse.

2.4.

Il 23 novembre 2017, la Commissione ha adottato una proposta, corredata di una comunicazione, per modificare il quadro legislativo del meccanismo di protezione civile dell’UE. Tale proposta, basata sulla conoscenza derivante dalle esperienze accumulate, è intesa in particolare a:

a)

istituire una riserva specifica di capacità (mezzi) di protezione civile dell’UE;

b)

dispiegare assistenza più rapidamente e ridurre la burocrazia;

c)

attuare misure aggiuntive in materia di prevenzione e preparazione.

2.5.

Il principale strumento finanziario è costituito attualmente dal Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) istituito nel 2002 [regolamento (CE) n. 2012/2002].

2.6.

Già in passato il CESE ha espresso il proprio punto di vista sui temi della protezione civile, delle catastrofi naturali e del Fondo di solidarietà dell’UE in una serie di pareri: NAT/314 (2006) (1), ΝΑΤ/375 (2008) (2), ΝΑΤ/438 (2009) (3), ECO/355 (2013) (4) e ECO/426 (2017) (5).

2.7.

Il funzionamento del meccanismo di protezione civile si basa attualmente sui seguenti elementi principali: il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC) a Bruxelles, il sistema comune di comunicazione e informazione in caso di emergenza (CECIS), le squadre d’intervento, i moduli di protezione civile e i moduli di supporto tecnico, insieme alle risorse disponibili, nonché sul programma di formazione e sul sistema di scambio di esperti.

3.   Il meccanismo unionale nella sua forma attuale

3.1.

Il trattato di Lisbona ha introdotto nuovi settori di competenza in cui l’Unione europea può intervenire. Nel settore della protezione civile, le nuove competenze prendono principalmente la forma di un sostegno.

3.2.

Il trattato di Lisbona punta tra l’altro a migliorare la capacità dell’UE di far fronte a catastrofi naturali o provocate dall’uomo. L’articolo 196 del trattato dà infatti all’UE la facoltà di adottare misure in materia di prevenzione dei rischi, preparazione degli operatori della protezione civile, intervento in caso di catastrofi naturali o provocate dall’uomo, cooperazione operativa tra i servizi di protezione civile nazionali e coerenza delle azioni intraprese a livello internazionale.

3.3.

Inoltre, queste disposizioni in materia di protezione civile sono collegate con la clausola di solidarietà di cui all’articolo 222 del trattato. Tale clausola dà facoltà all’UE di prestare assistenza a uno Stato membro che abbia subito un attacco terroristico o sia stato vittima di una catastrofe naturale o provocata dall’uomo.

3.4.

È ormai noto che i cambiamenti climatici aggravano l’impatto degli eventi meteorologici estremi anche in Europa. Il CESE concorda con la Commissione e con il Parlamento europeo sul fatto che il 2017 e il 2018 sono stati anni critici per l’Europa dal punto di vista delle catastrofi naturali. Gravi perdite sono state registrate in termini di vite umane, vaste distese di superfici boschive, proprietà immobiliari e infrastrutture. Le attività agricole, silvicole, commerciali e industriali hanno subito un duro colpo, mentre hanno assunto proporzioni preoccupanti fenomeni come gli incendi boschivi nelle zone settentrionali, finora considerate immuni almeno da tale rischio.

3.5.

Il CESE ritiene che, di fronte alle nuove condizioni venutesi a creare, l’attuale meccanismo unionale di protezione civile abbia concluso il proprio ciclo, dato che risulta spesso impotente, lento e inefficace, in particolare quando si verificano catastrofi naturali in regioni diverse in un medesimo periodo di tempo. Un notevole svantaggio è rappresentato anche dal fatto che le risorse sono particolarmente limitate: esse coprono infatti solo i costi di trasporto e non quelli operativi o di altro tipo, che sono molto più consistenti.

3.6.

Allo stesso tempo, emerge ogni giorno chiaramente che gli Stati membri, da soli, non sono in grado di far fronte alle catastrofi gravi, dato che il costo di acquisizione o noleggio di tutte le attrezzature operative non può essere sostenuto da ciascun paese separatamente e sono necessari interventi a livello europeo.

3.7.

Un esempio tipico è il costo di acquisizione di un aereo antincendio moderno ed efficiente, modello Canadair (il tipo di aeromobile utilizzato comunemente negli Stati membri), che è stimato a circa 30 milioni di EUR, ma la cui produzione è stata interrotta e l’azienda fabbricante, anche nel caso di nuovi ordinativi, non può produrre più di uno o due aeromobili nuovi l’anno.

3.8.

Allo stesso tempo, e nonostante la possibilità attuale di attivare il meccanismo per il reperimento di risorse quando uno Stato membro è minacciato da una catastrofe grave, capita fin troppo spesso che gli altri Stati non possano fornire alcuna forma di assistenza o perché vi è un’evidente mancanza di risorse o perché l’evolversi delle circostanze nei pochi paesi che ne dispongono impedisce loro di intraprendere qualsiasi attività operativa in un altro Stato membro.

3.9.

Le attuali capacità del meccanismo di protezione civile rendono, in molti casi, priva di valore la disposizione dell’articolo 222 del TFUE già citata, in quanto le risorse sono limitate, la burocrazia frena ogni reazione immediata e intervento rapido, e l’interconnettività a livello di conoscenze e di condivisione delle migliori pratiche rimane teorica.

4.   Osservazioni generali

4.1.

Il CESE ribadisce la necessità di migliorare, modificare e trasformare il meccanismo europeo di protezione civile in un sistema europeo integrato incentrato sulla gestione delle catastrofi e volto a coprire il ciclo della protezione civile, che parte dalla prevenzione e finisce con il ripristino della situazione.

4.2.

Con la proposta di rafforzare la gestione unionale delle catastrofi (rescEU), l’UE e gli Stati membri possono mostrare sia in teoria che nella pratica il loro volto umano, ma anche dare prova di unità e solidarietà, che sono concetti fondamentali sia dei trattati istitutivi che degli accordi che ne derivano, in un periodo in cui si rende necessario un ritorno alle radici europee.

4.3.

Occorre sottolineare che, in pratica, non esistono a tutt’oggi seri incentivi europei a elaborare proposte incisive e a creare alleanze solide in risposta alle catastrofi naturali, mentre gli sforzi volontari risultano, di regola, inadeguati e inefficaci. Oggi è una necessità fondamentale aumentare la frequenza delle esercitazioni congiunte tra paesi che sono esposti agli stessi rischi e hanno frontiere comuni, con la partecipazione e l’addestramento di volontari, nonché, parallelamente, fornire incentivi per le collettività (esenzione o riduzione di altre attività come la riserva) al fine di accrescere il numero di volontari.

4.4.

Il CESE concorda con il potenziamento dei meccanismi di prevenzione e preparazione alle catastrofi in combinazione con l’aumento della resilienza delle infrastrutture e degli ecosistemi. Oltre alla riduzione delle perdite di vite umane e alla protezione delle collettività, i vantaggi economici che deriveranno in via diretta da una minore necessità di intervento garantiranno una maggiore tutela delle attività nel settore della produzione agricola, in quanto diminuiranno i rischi di catastrofi dovuti agli incendi o alle inondazioni che hanno un forte impatto sul settore primario.

4.5.

Il riconoscimento da parte della Commissione del fatto che i rischi derivanti da cause naturali (inondazioni, incendi, terremoti ecc.) e provocate dall’uomo (incidenti tecnologici, attacchi terroristici ecc.) sono in fase di mutazione e in aumento è pienamente in linea con la forma assunta dai rischi nell’epoca attuale e con il ruolo dei cambiamenti climatici come fattore moltiplicatore. La nozione importata di «resilienza» riferita alla gestione dei rischi di catastrofi riflette il modo in cui va esercitata qualsiasi attività economica, soprattutto nel settore delle infrastrutture. Per valutare e rafforzare la resilienza delle infrastrutture si dovrebbe ricorrere agli strumenti digitali più avanzati e utilizzare le tecnologie più innovative.

4.6.

L’idea che si è venuta affermando di un rafforzamento della capacità di prevenzione, di preparazione, di reazione alle catastrofi e di recupero mette in evidenza, per la prima volta, i pilastri fondamentali volti a sostenere l’obiettivo dello sviluppo sostenibile. Il CESE è concorde con l’esplicitazione completa dell’intero ciclo di protezione civile, in quanto si evidenzia così la necessità di un’assistenza sociale, economica e ambientale. Questo approccio olistico garantisce la partecipazione a tale ciclo dell’intera gamma dei responsabili, nonché la diffusione/comunicazione di conoscenze e di pratiche. Affinché tale approccio abbia successo, saranno necessari programmi ed esercitazioni/formazioni congiunte da parte di gruppi di paesi che presentano caratteristiche comuni di esposizione ai rischi.

4.7.

Il programma rientra nel quadro nel quadro della strategia 20/20 delle Nazioni Unite e della strategia globale per la riduzione del rischio di catastrofi proclamata a Sendai (Sendai framework for disaster risk reduction/UNISDR), e più in particolare nella priorità 1, che consiste nel comprendere i rischi di catastrofi.

4.8.

Il CESE concorda inoltre con il principio generale di creare una rete di conoscenze e formazione in materia di protezione civile, come enunciato nella comunicazione della Commissione. Rileva tuttavia la necessità di coinvolgere formalmente la comunità scientifica/universitaria e di delegarle il compito di effettuare attività di ricerca (progetti e studi) per una mappatura e valutazione dei potenziali rischi, della corrispondente vulnerabilità e dell’esposizione delle comunità ai rischi. Si ritiene necessaria la cooperazione con l’iniziativa privata e le imprese, nonché con la società civile, a motivo delle competenze e delle conoscenze di cui esse dispongono, ma anche di una mobilitazione più facile e immediata a livello locale delle strutture sociali in situazioni di calamità. Inoltre, l’informazione e la formazione dei cittadini rispetto ai diversi rischi che corrono è considerata una questione assolutamente prioritaria.

4.9.

Il CESE è favorevole allo sviluppo delle competenze specifiche proposto dalla Commissione nel quadro di rescEU, ossia una riserva dedicata di risorse composta di mezzi aerei antincendio, unità di pompaggio ad alta capacità, squadre urbane di ricerca e soccorso, nonché capacità operative da potenziare per i rischi che interessano la salute pubblica, mediante l’acquisizione di ospedali da campo e squadre mediche di emergenza, come indicato nel secondo paragrafo del capitolo 3.1 della comunicazione. Il CESE ritiene che questi mezzi debbano essere interoperabili e utilizzabili con la flessibilità necessaria per realizzare economie di scala ai fini dello sviluppo sostenibile. Ad esempio, si potrebbe prendere in considerazione l’acquisizione di mezzi aerei da utilizzare simultaneamente per a) interventi aerei antincendio, b) sorveglianza aerea e vigilanza per l’allerta precoce, c) azioni di ricerca e soccorso, d) evacuazione di malati da regioni difficilmente accessibili o isole remote. In tal modo, l’impiego di questi mezzi aerei sarebbe possibile tutto l’anno, il che porterebbe a un ammortamento più rapido anche in termini economici.

4.10.

Il CESE propone di creare strutture regionali in aree con un livello di rischio più elevato per assicurare una risposta più immediata. Inoltre, occorre rafforzare le comunità locali con mezzi di prima risposta e costituendo gruppi locali, già addestrati, che organizzino sistemi di allerta precoce. Appare inoltre assolutamente necessario elaborare e diffondere dei manuali comuni certificati, contenenti delle linee guida.

4.11.

Il CESE concorda con l’allargamento dei settori di finanziamento delle azioni di protezione civile condotte dagli Stati membri come l’adattamento e il recupero, ma anche con l’incremento del tasso di cofinanziamento nel settore dei trasporti. Ad esempio, nel caso di una grave catastrofe causata da un terremoto è assolutamente legittimo un cofinanziamento UE-Stato membro per il trasporto e l’installazione delle unità abitative e l’allestimento di un sito adeguato tramite i necessari lavori di infrastrutture e servizi pubblici (elettricità, approvvigionamento idrico, comunicazioni, fognature) al fine di ristabilire più rapidamente le attività economiche e sociali e garantire il mantenimento della coesione sociale.

4.12.

Il CESE non è contrario all’inclusione dei costi operativi nell’ambito del cofinanziamento, ma sottolinea che occorre prevedere un meccanismo obiettivo per stimare e soprattutto per valutare a posteriori tali costi, in modo che si faccia un uso corretto delle risorse. Ritiene inoltre necessario utilizzare tutte le fonti alternative di finanziamento, quali i fondi strutturali e il cofinanziamento attraverso la Banca europea per gli investimenti.

4.13.

Il CESE ha sistematicamente sostenuto, in numerosi pareri, la necessità di ridurre i meccanismi burocratici e di assicurare la necessaria flessibilità nell’utilizzo dei fondi europei, senza venir meno all’obbligo di trasparenza e di controllo indipendente al fine di garantire la legalità e l’efficacia dei percorsi seguiti dai contributi dei cittadini europei.

4.14.

Il CESE accoglie con favore i riferimenti della Commissione alla lotta contro gli effetti del terrorismo e ritiene che dovrebbe esistere un quadro chiaro di azioni di prevenzione, di contrasto (degli effetti) e di recupero. In tale contesto, la Commissione potrebbe elaborare, in un prossimo futuro, un progetto di sviluppo di un pool di risorse anche per le catastrofi naturali prodotte dall’uomo a seguito di eventi chimici, biologici, radiologici e nucleari (CBRN), senza che per questo vengano meno le responsabilità e gli obblighi delle imprese che operano in questi settori. Il CESE osserva che una risposta scarsamente tempestiva a tali incidenti può oltretutto infliggere un duro colpo alla produzione primaria, con gravissime conseguenze a lungo termine per l’alimentazione e la salute della popolazione in generale.

4.15.

Il CESE ritiene che, nel quadro di rescEU, sia necessario mobilitare formalmente la società civile, incentivandone la partecipazione al monitoraggio delle politiche, alla prevenzione, ma anche alla risposta, qualora ciò sia possibile. È altresì importante coinvolgere il Corpo europeo di solidarietà.

5.   Osservazioni particolari

5.1.

Il CESE ritiene necessario anche rafforzare il ruolo degli enti regionali e locali nel campo della protezione civile e del nuovo meccanismo unionale tramite:

a)

l’inclusione di tali enti nelle fasi di prevenzione, pianificazione e attuazione delle misure di gestione dei rischi e di contrasto dei rischi naturali e provocati dall’uomo;

b)

il rafforzamento e l’integrazione delle competenze specifiche di tali enti, che per primi sono chiamati ad affrontare le catastrofi;

c)

l’utilizzo delle competenze di cui essi dispongono nelle attività di coordinamento e sviluppo operativo di ogni tipo che vengono realizzate per ridurre al minimo la duplicazione e accrescere l’interoperabilità;

d)

il rafforzamento del loro ruolo nelle situazioni di cooperazione transfrontaliera mediante l’attuazione di progetti e programmi congiunti nonché di una formazione comune.

Bruxelles, il 18 ottobre 2018

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  GU C 139 dell’11.5.2001, pag. 27.

(2)  Parere del CESE sul tema Migliorare il meccanismo comunitario di protezione civile: una risposta alle catastrofi naturali (GU C 204 del 9.8.2008, pag. 66).

(3)  Parere del CESE sul tema Un approccio comunitario alla prevenzione delle catastrofi naturali e di origine umana (GU C 318 del 23.12.2009, pag. 97).

(4)  Parere del CESE sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 2012/2002 del Consiglio che istituisce il Fondo di solidarietà dell’Unione europea (GU C 170 del 5.6.2014, pag. 45).

(5)  Parere del CESE sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 per quanto riguarda le misure specifiche volte a fornire assistenza supplementare agli Stati membri colpiti da catastrofi naturali (GU C 173 del 31.5.2017, pag. 38).


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