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Document 52013IP0202

    Risoluzione del Parlamento europeo del 21 maggio 2013 sui diritti delle donne nei paesi balcanici in via di adesione (2012/2255(INI))

    GU C 55 del 12.2.2016, p. 23–32 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    12.2.2016   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 55/23


    P7_TA(2013)0202

    Diritti delle donne nei paesi balcanici in via di adesione

    Risoluzione del Parlamento europeo del 21 maggio 2013 sui diritti delle donne nei paesi balcanici in via di adesione (2012/2255(INI))

    (2016/C 055/04)

    Il Parlamento europeo,

    visti l'articolo 3 del trattato sull'Unione europea e gli articoli 8 e 19 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

    vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

    vista la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1979,

    vista la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 (UNSCR 1325),

    visto il patto europeo per la parità di genere (2011-2020) adottato dal Consiglio nel marzo 2011 (1),

    viste la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino, adottate durante la quarta Conferenza mondiale sulle donne del 15 settembre 1995, e le risoluzioni del Parlamento del 18 maggio 2000 sul seguito dato alla piattaforma d'azione di Pechino (2), del 10 marzo 2005 sul seguito della quarta Conferenza mondiale sulla piattaforma d'azione per le donne (Pechino+10) (3) e del 25 febbraio 2010 su Pechino+15: Piattaforma d'azione delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere (4),

    vista la comunicazione della Commissione del 21 settembre 2010 dal titolo «Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015» (COM(2010)0491),

    vista la comunicazione della Commissione del 9 novembre 2010 dal titolo «Parere della Commissione sulla domanda di adesione dell'Albania all'Unione europea» (COM(2010)0680), in cui si afferma che di fatto la parità fra i sessi non è pienamente garantita, specialmente per quanto riguarda l'occupazione e l'accesso agli aiuti economici,

    vista la comunicazione della Commissione del 9 novembre 2010 dal titolo «Parere della Commissione sulla domanda di adesione del Montenegro all'Unione europea» (COM(2010)0670), in cui si legge che, di fatto, la parità fra i sessi non è pienamente garantita,

    viste le relazioni della Commissione del 2012 sui progressi compiuti dai paesi candidati e potenziali candidati che accompagnano la comunicazione della Commissione del 10 ottobre 2012 intitolata «Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2012-2013» (COM(2012)0600),

    vista la comunicazione della Commissione del 10 ottobre 2012 su uno studio di fattibilità relativo a un accordo di stabilizzazione e di associazione tra l'Unione europea e il Kosovo (COM(2012)0602),

    vista la comunicazione della Commissione del 10 ottobre 2012 relativa alle principali conclusioni della relazione globale di controllo sul grado di preparazione della Croazia in vista dell'adesione all'UE (COM(2012)0601),

    vista la comunicazione della Commissione del 5 marzo 2008 dal titolo «Rafforzare la prospettiva europea dei Balcani occidentali» (COM(2008)0127),

    vista la comunicazione della Commissione del 27 gennaio 2006 intitolata «I Balcani occidentali sulla strada verso l'UE: consolidare la stabilità e rafforzare la prosperità» (COM(2006)0027),

    viste le conclusioni del Consiglio del 2 e 3 giugno 2005, in cui gli Stati membri e la Commissione sono invitati a rafforzare i meccanismi istituzionali di promozione della parità di genere e a istituire un quadro di valutazione per l'attuazione della piattaforma d'azione di Pechino, nell'ottica di sviluppare un monitoraggio più coerente e sistematico dei progressi compiuti,

    viste le conclusioni del Consiglio del 30 novembre e del 1o dicembre 2006 sull'esame dell'attuazione, da parte degli Stati membri e delle istituzioni dell'UE, della piattaforma d'azione di Pechino relativamente agli indicatori sui meccanismi istituzionali,

    viste le conclusioni del Consiglio, del 30 settembre 2009, sull'esame dell'attuazione, da parte degli Stati membri e delle istituzioni dell'UE, della piattaforma d'azione di Pechino,

    vista la sua risoluzione del 4 dicembre 2008 sulla situazione delle donne nei Balcani (5),

    vista la sua risoluzione del 9 marzo 2011 sulla strategia dell'UE per l'inclusione dei rom (6),

    visto l'articolo 48 del proprio regolamento,

    visti la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e il parere della commissione per gli affari esteri (A7-0136/2013),

    A.

    considerando che sette paesi dei Balcani occidentali — Albania, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Kosovo, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia — si trovano in fasi differenti del processo di adesione all'Unione europea e che devono adottare e applicare l'acquis comunitario dell'Unione e altri obblighi previsti dall'UE nel campo dell'uguaglianza di genere nell'ambito di tale processo;

    B.

    considerando che, per poter applicare misure in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere, occorre una maggiore consapevolezza di tali diritti da parte della popolazione, meccanismi giudiziari e non giudiziari che consentano di rivendicare tali diritti e istituzioni governative e indipendenti che avviino, svolgano e controllino il processo di applicazione;

    C.

    considerando che le donne svolgono un ruolo essenziale nell'impegno per la pace, la stabilizzazione e la riconciliazione, e che i loro contributi devono essere riconosciuti e incoraggiati, in linea con la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 e le successive risoluzioni;

    Osservazioni generali

    1.

    prende atto che i paesi dei Balcani occidentali in via di adesione hanno adottato gran parte della legislazione prevista dal processo di adesione all'UE, ma che in molti casi detta legislazione non viene attuata in modo efficace;

    2.

    sottolinea la necessità che le donne nei Balcani occidentali assumano un ruolo di primo piano nella società attraverso l’attiva partecipazione e rappresentanza nella vita politica, economica e sociale a tutti i livelli; rileva che è di grande importanza compiere passi avanti in materia di parità di genere nel processo decisionale a tutti i livelli di governo (dal locale al nazionale, dal direttivo al legislativo);

    3.

    rileva con preoccupazione che nella maggior parte di questi paesi la popolazione non è pienamente consapevole della legislazione e delle politiche volte a promuovere l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne e che raramente tale consapevolezza raggiunge i membri vulnerabili o emarginati della società, e segnatamente le donne rom; invita la Commissione e i governi dei paesi in via di adesione a rafforzare tale consapevolezza attraverso mezzi di informazione, campagne pubbliche e programmi di istruzione intesi a eliminare gli stereotipi di genere e a promuovere modelli di riferimento femminili, nonché la partecipazione attiva delle donne in tutti i campi della vita inclusi i processi decisionali; invoca soprattutto l'impegno personale di membri del governo e funzionari pubblici;

    4.

    sottolinea l'importanza delle campagne di sensibilizzazione nella lotta contro gli stereotipi, la discriminazione (basata sul genere, la cultura o la religione) e la violenza domestica, e in favore dell'uguaglianza di genere nel suo complesso; rileva che tali campagne dovrebbero essere completate con la promozione di un'immagine positiva attraverso modelli femminili nei media e nella pubblicità, nei materiali didattici e in internet; sottolinea l'importanza di migliorare la situazione delle donne nelle zone rurali, specialmente rispetto a costumi discriminatori e a stereotipi;

    5.

    rileva con preoccupazione che le donne restano sottorappresentate sul mercato del lavoro e nel processo decisionale economico e politico; è favorevole alle quote e invita i paesi che non lo hanno ancora fatto a promuovere la rappresentanza femminile e ove necessario ad introdurre in maniera efficace quote femminili in seno ai partiti politici e alle assemblee nazionali, e incoraggia i paesi che lo stanno già facendo a continuare per garantire la partecipazione delle donne alla vita politica superando la loro sottorappresentazione, rileva che laddove quote di genere siano state introdotte nel processo decisionale politico, esse dovrebbero essere opportunamente attuate e integrate da sanzioni giuridiche efficaci; plaude a tale proposito al recente vertice internazionale «Partenariato per il cambiamento», che si è svolto a ottobre 2012 a Pristina sotto l'egida dell'unico capo di Stato donna nella regione, Atifete Jahjaga;

    6.

    rileva con preoccupazione che i tassi di occupazione delle donne nei paesi dei Balcani occidentali rimangono molto bassi; rimarca che sostenere le politiche di pari opportunità è importante per lo sviluppo economico e sociale dei paesi balcanici candidati; invita i governi a introdurre misure per ridurre il divario retributivo di genere e, di conseguenza, il divario pensionistico tra i sessi e ad adottare misure per contrastare l'elevato tasso di disoccupazione, con particolare riguardo per le donne specialmente quelle nelle aree rurali; invita i governi dei paesi balcanici a istituire un quadro giuridico per la parità di retribuzione a parità di lavoro per entrambi i sessi, aiutare le donne a conciliare vita privata e professionale, garantire migliori condizioni di lavoro, la formazione permanente, orari di lavoro flessibili e inoltre a creare un ambiente di stimolo all'imprenditorialità femminile;

    7.

    constata con preoccupazione che in alcuni Stati della regione le donne imprenditrici sono frequentemente discriminate quando cercano di ottenere prestiti o crediti per la loro attività e spesso si trovano ancora di fronte a barriere basate sugli stereotipi di genere; invita gli Stati in quest'area geografica a prendere in considerazione l'introduzione di piani di tutoraggio e programmi di sostegno che permettano di sfruttare la consulenza e l'esperienza di imprenditori professionisti; invita i paesi dei Balcani occidentali a sviluppare regimi attivi del mercato del lavoro volti a frenare la disoccupazione tra le donne; li esorta a sviluppare programmi di credito e a mettere a disposizione finanziamenti per l'avvio di imprese;

    8.

    sottolinea l'importanza di combattere tutte le forme di discriminazione sul posto di lavoro, inclusa la discriminazione di genere, in materia di assunzioni, promozioni e incentivi;

    9.

    sottolinea che, nel processo volto a creare efficienti istituzioni democratiche, è fondamentale per la governance democratica garantire la partecipazione attiva delle donne, che rappresentano oltre la metà della popolazione nei paesi dell'area balcanica; osserva con preoccupazione la mancata assegnazione di risorse umane e finanziarie al funzionamento di istituzioni governative e indipendenti competenti per l'adozione e l'attuazione di misure per l'uguaglianza di genere e in particolare politiche di integrazione della dimensione di genere, nella maggior parte dei paesi; invita le autorità ad accompagnare misure e piani di azione con risorse adeguate alla loro attuazione, tra cui una presenza adeguata di personale femminile; pone l'accento sul fatto che lo strumento di assistenza preadesione (IPA) può e deve essere utilizzato per progetti concernenti la promozione dei diritti delle donne e l'uguaglianza di genere e che le autorità nei paesi sono pienamente responsabili del buon funzionamento dei meccanismi di attuazione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere; invita la Commissione ad esercitare l'obbligo di diligenza per quanto riguarda l'efficacia di spesa;

    10.

    constata con preoccupazione la mancanza di informazioni statistiche in materia di uguaglianza di genere, violenza contro le donne, accesso e disponibilità di contraccettivi e bisogno insoddisfatto di contraccezione, necessarie ai fini della verifica dell'attuazione, che siano standardizzate e che consentano di effettuare, nel tempo, raffronti tra i vari paesi in via di adesione come pure tra questi ultimi e gli Stati membri dell'UE; esorta i governi dei paesi balcanici in via di adesione a definire una metodologia comune per la raccolta di informazioni statistiche congiuntamente con Eurostat, l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere e altri istituti competenti; sottolinea che devono essere messe a punto strategie specifiche e devono essere attuate quelle già esistenti per migliorare la posizione di donne esposte a discriminazioni multiple, come le donne rom, le donne lesbiche, bisessuali o transgender, le donne affette da disabilità, le donne appartenenti a minoranze etniche e le donne anziane;

    11.

    ritiene che le donne svolgano un ruolo fondamentale per la stabilizzazione e la risoluzione dei conflitti, fattori essenziali per la riconciliazione dell'intera regione, sottolinea l'importanza dell'accesso alla giustizia per le donne vittime di crimini di guerra e in particolare di stupro; ribadisce la responsabilità che hanno tutti gli Stati di porre fine all'impunità e di perseguire i responsabili di genocidi, crimini contro l'umanità e crimini di guerra, compresi crimini con violenze sessuali perpetrate ai danni di donne e bambine, e di riconoscere e condannare questi crimini come crimini contro l'umanità e crimini di guerra, e sottolinea la necessità di escludere tali crimini da provvedimenti di amnistia; accoglie con favore gli sforzi di reti come la lobby regionale delle donne, a sostegno delle donne nella costruzione della pace e nell'accesso alla giustizia nei paesi in situazione postbellica; sottolinea l’attuale necessità di fare i conti con il passato e di assicurare sistematicamente giustizia e riabilitazione alle vittime di violenza sessuale connessa a conflitti; sollecita l'adozione e la messa in atto di adeguati programmi statali per la protezione dei testimoni e il perseguimento di questi crimini;

    12.

    condanna tutte le forme di violenza contro le donne e constata con preoccupazione che la violenza basata sul genere e i maltrattamenti verbali sono tuttora presenti nei paesi balcanici; invita i governi dei paesi balcanici a potenziare gli organismi preposti all'ordine pubblico al fine di risolvere problematiche quali la violenza di genere, la violenza domestica, la prostituzione forzata e la tratta delle donne, a creare case di accoglienza per chi ha subito o sta subendo violenza domestica e a garantire che le istituzioni incaricate dell'applicazione della legge, le autorità giuridiche e i funzionari pubblici diventino più sensibili a questo fenomeno; incoraggia le autorità nazionali in quest'area geografica ad avviare programmi di sensibilizzazione alla violenza domestica;

    13.

    nota con profonda preoccupazione che il 30 per cento delle vittime della tratta transfrontaliera di esseri umani nell'UE è costituito da cittadini di paesi dell'area balcanica, e che donne e ragazze rappresentano la maggior parte delle vittime individuate; sottolinea che l'uguaglianza di genere, le campagne di sensibilizzazione e le iniziative contro la corruzione e la criminalità organizzata sono essenziali per prevenire la tratta e tutelare le potenziali vittime; invita le autorità nazionali in quest'area geografica a collaborare alla costituzione di un fronte comune;

    14.

    invita le autorità dei paesi balcanici candidati all'adesione a fornire fondi adeguati per contrastare la tratta, rafforzare ulteriormente la loro capacità di individuare in modo proattivo e proteggere le vittime nelle fasce di popolazione più vulnerabili, garantire per legge che le vittime della tratta individuate non vengano punite per aver commesso un reato direttamente risultante dalla tratta stessa, sostenere gli sforzi di protezione delle vittime, fornire una formazione ai funzionari incaricati dell'applicazione della legge e migliorare ulteriormente la disponibilità di centri di accoglienza e strutture di ricovero; invita inoltre i rispettivi governi a migliorare l'attuazione della vigente legislazione per creare un ambiente dissuasivo per i trafficanti, ove i casi di tratta siano oggetto di indagini e i responsabili siano perseguiti e condannati; invita la Commissione a fare pressione sugli paesi candidati dei Balcani affinché migliorino i loro risultati sul perseguimento e la punizione e sostengano le iniziative locali per affrontare le cause profonde del traffico, come la violenza domestica e limitate opportunità economiche per le donne;

    15.

    ritiene che l’autentica parità di genere si basi anche su uguaglianza e non discriminazione per quanto riguarda l'orientamento sessuale o l'identità di genere; incoraggia i governi dei paesi candidati ad affrontare la persistente omofobia e transfobia nel diritto, nella politica e nella pratica, legiferando sui crimini ispirati dall'odio, con la formazione della polizia e la legislazione antidiscriminatoria, e chiede alle autorità nazionali nella regione di denunciare l'odio e la violenza per motivi di orientamento sessuale, identità di genere o espressione di genere;

    16.

    accoglie con favore l'aumento delle iniziative transfrontaliere regionali nel campo dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere; invita i governi e la Commissione a sostenere tali iniziative e a incoraggiare lo scambio e la promozione delle conseguenti buone prassi attraverso, fra l'altro, l'impiego dei fondi di preadesione e l'erogazione di sovvenzioni sufficienti a favore di dette iniziative, anche nella prospettiva del bilancio di genere;

    17.

    invita i governi del Montenegro, della Serbia, dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (ERIM) e dell'Albania, all'avvio dei negoziati di adesione, a concordare con i rispettivi parlamenti, i partiti politici e la società civile un accordo quadro sul coinvolgimento delle organizzazioni della società civile, anche nel campo dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere, sia nell'ambito dei negoziati di adesione stessi sia nell'elaborazione dei piani di azione per le riforme che derivano da tali negoziati, garantendo l'accesso di detti soggetti alla documentazione concernente il processo di adesione;

    18.

    esorta i governi dei paesi balcanici in via di adesione a riconoscere e sostenere il ruolo che rivestono la società civile e le organizzazioni femminili in determinate aree, quali la promozione dei diritti LGBT, la lotta alla violenza contro le donne, l'incentivazione della partecipazione delle donne alla politica e la promozione dell'impegno di costruire la pace; sostiene con forza le attività volte a responsabilizzare le donne e a rafforzare la loro posizione nella società;

    19.

    osserva con preoccupazione che nella maggior parte dei paesi balcanici in via di adesione il processo per l'inclusione sociale dei rom ha subito un rallentamento e, in alcuni casi, perfino una battuta d'arresto; esorta i rispettivi governi a incrementare i loro sforzi intesi a migliorare l'integrazione dei cittadini rom e garantire l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione e pregiudizio nei confronti dei rom, segnatamente nei confronti delle donne e delle ragazze che sono esposte a discriminazione multipla composta e intersettoriale; esorta la Commissione a incrementare i propri sforzi per coinvolgere i paesi in via di adesione a qualsiasi stadio della procedura di accesso e a mobilitare lo strumento di assistenza preadesione (IPA) e il meccanismo del processo di stabilizzazione e associazione (ASA);

    20.

    osserva con preoccupazione che gli attivisti per i diritti LGBT e per la difesa dei diritti umani che sottolineano l'importanza di fare i conti con il passato sono sempre l'obiettivo di discorsi inneggianti all'odio, minacce e attacchi fisici, e chiede ai governi dei paesi balcanici candidati all'adesione di adottare misure specifiche per prevenire e contrastare la violenza contro i difensori dei diritti umani delle donne;

    21.

    invita altresì la Commissione a rendere prioritarie la tutela dei diritti delle donne, l'integrazione dell'uguaglianza di genere e la lotta costante contro la violenza domestica nell'ambito del processo di adesione dei paesi dei Balcani occidentali continuando a occuparsi di tali temi e a monitorare e a riferire sulla loro applicazione nelle relazioni sui progressi realizzati e a sottolinearne l'importanza nei contatti con le autorità, nonché a dare il buon esempio garantendo che le sue stesse delegazioni, équipe negoziali e rappresentanze in riunioni e presso i mezzi di comunicazione siano caratterizzate da un equilibrio di genere;

    22.

    chiede alle delegazioni dell'UE nei paesi balcanici di monitorare attentamente i progressi compiuti in materia di diritti della donna e uguaglianza di genere in vista di una futura adesione all'UE e invita ogni delegazione a nominare un membro del personale come responsabile per le politiche di genere per facilitare lo scambio di buone prassi nell'area balcanica;

    23.

    incoraggia le autorità nazionali di quest'area geografica a sostenere l'uguaglianza di genere attraverso l'istruzione nelle scuole e nelle università; rileva che, sin dalla giovane età, molte ragazze sono dissuase dalla scelta di materie scolastiche e universitarie percepite come tipicamente «maschili» quali le scienze, la matematica e la tecnologia; raccomanda di introdurre corsi iniziali a scuola e ampliare la gamma delle possibili materie e carriere aperte alle ragazze, affinché esse possano sviluppare la base di conoscenze e tutto il ventaglio di competenze necessarie per riuscire in qualsiasi percorso di vita decidano di intraprendere;

    24.

    sottolinea che ogni donna deve avere il controllo sui propri diritti sessuali e riproduttivi, anche beneficiando dell'accesso a metodi contraccettivi di alta qualità e a prezzi accessibili; esprime preoccupazione per le restrizioni di accesso a servizi di salute sessuale e riproduttiva nei paesi balcanici in via di adesione;

    25.

    invita i governi dei paesi balcanici in via di adesione ad adottare legislazione e politiche che assicurino un accesso universale a servizi di salute riproduttiva e promuovano i diritti riproduttivi, nonché a raccogliere sistematicamente dati necessari a promuovere la situazione di salute sessuale e riproduttiva;

    Albania

    26.

    sollecita il governo albanese a sostenere la partecipazione di un maggior numero di donne al processo decisionale politico, soprattutto in vista delle elezioni parlamentari del 2013;

    27.

    sollecita altresì il governo albanese a dare attuazione alla strategia nazionale per l'integrazione e lo sviluppo e alla legge sulla tutela contro le discriminazioni rafforzando l'ufficio del Commissario per la prevenzione delle discriminazioni e creando un'istituzione competente in materia di ricorsi nella persona di un Commissario dedicato per i casi di discriminazione di genere, al fine di promuovere un ambiente in cui le donne che partoriscono una figlia femmina non siano discriminate;

    28.

    chiede al governo albanese di migliorare il coordinamento tra l'autorità nazionale e le autorità locali in particolare per quanto riguarda la lotta contro la violenza domestica e rileva che le donne debbano essere maggiormente coinvolte nel processo decisionale a livello nazionale e locale in Albania;

    29.

    sollecita il governo albanese a proporre riforme sensibili alle tematiche di genere della legislazione su diritti di proprietà, codice penale, legge elettorale e diritto del lavoro;

    30.

    rivolge il proprio plauso all'Albania per la formazione impartita ai giudici sull'attuazione della legislazione in materia di uguaglianza di genere e misure intese a contrastare la violenza contro le donne, nonché per la possibilità offerta alle vittime di discriminazione o di violenza di ricevere assistenza legale a spese dello Stato;

    31.

    esprime il proprio plauso all'Albania per la decisione sull'integrazione della dimensione di genere nel programma di bilancio a medio termine per tutti i ministeri interessati e attende con grande interesse i risultati della relativa attuazione;

    32.

    chiede a tale governo di applicare e, se necessario, adeguare appositi indicatori di risultato al fine di monitorare la tutela dei diritti delle donne e l'attuazione delle misure in materia di uguaglianza di genere;

    33.

    sollecita il parlamento albanese a istituire un'apposita commissione parlamentare competente in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere;

    34.

    sollecita il governo albanese a rafforzare l'attuazione, in particolare a livello locale, di strumenti politici intesi a promuovere i diritti delle donne, quali la Strategia nazionale per l'uguaglianza di genere, la violenza domestica e la violenza contro le donne (2011-2015);

    35.

    esprime il proprio plauso alle autorità albanesi per aver istituito indicatori di performance per monitorare l'attuazione dei diritti delle donne e delle misure di uguaglianza di genere e per la pubblicazione della relazione annuale sullo stato delle donne e l'uguaglianza di genere in Albania nel 2012;

    Bosnia Erzegovina

    36.

    chiede al governo di Bosnia ed Erzegovina di allineare la legislazione in materia di uguaglianza di genere e le relative prassi giuridiche a vari livelli per creare un quadro giuridico uniforme all'interno del paese e di rafforzare il dipartimento competente per l'uguaglianza di genere a livello centrale al fine di affrontare la questione della perdurante carenza di donne ai massimi livelli di governo e monitorare i problemi finora causati dalla mancata attuazione delle disposizioni in materia; chiede alla Commissione di avvalersi di tutti i meccanismi disponibili per una maggiore assunzione di responsabilità e provvedimenti più incisivi da parte delle autorità di Bosnia ed Erzegovina in questa direzione; chiede al governo di Bosnia ed Erzegovina di porre maggiormente l'accento sull'attuazione e armonizzazione della legge sull'uguaglianza di genere di Bosnia ed Erzegovina e della legge sul divieto di discriminazione con le altre leggi a livello nazionale;

    37.

    constata con particolare preoccupazione la discriminazione sul mercato del lavoro nei confronti di gestanti e puerpere, e le differenze in termini di diritti di sicurezza sociale in relazione alla maternità tra diversi entità e cantoni; esorta le autorità della Bosnia e dell'Erzegovina ad allineare i diritti di sicurezza sociale per coloro che prendono il congedo di maternità, di paternità o parentale in tutto il paese a uno standard elevato, tale da creare una situazione uniforme per tutti i cittadini;

    38.

    rileva con preoccupazione lo scarso livello di conoscenza della legislazione in materia di uguaglianza di genere e di lotta alla violenza contro le donne, non soltanto nell'insieme della popolazione, ma anche tra i soggetti incaricati dell'applicazione della legge; sollecita le autorità ad attuare un piano di azione volto a creare una maggiore consapevolezza e a formare le forze di polizia;

    39.

    constata con forte preoccupazione che le leggi sulla protezione delle vittime devono ancora essere armonizzate con le leggi delle entità, in vista di riconoscere la violenza domestica quale reato penale nei codici penali di entrambe le entità di Bosnia ed Erzegovina, non riuscendo così a offrire un'adeguata sicurezza sociale a tali vittime; chiede al governo di Bosnia ed Erzegovina di risolvere al più presto tale questione al fine di incrementare la protezione per le vittime;

    40.

    rivolge il proprio plauso alle donne in seno al parlamento di Bosnia ed Erzegovina per il loro dibattito trasversale ai partiti sulla violenza basata sul genere con i pertinenti ministri; sollecita le autorità di Bosnia ed Erzegovina a dare seguito a tale dibattito con misure concrete per promuovere la lotta alla violenza basata sul genere;

    41.

    chiede alle autorità di Bosnia ed Erzegovina di fornire statistiche ufficiali sul numero di denunce di violenza corredate di dati provenienti da rapporti di polizia, centri di assistenza sociale e istituzioni giudiziarie, nonché di rendere tali statistiche accessibili al pubblico; chiede altresì alle autorità di Bosnia ed Erzegovina di raccogliere e rendere pubblici i dati sulle misure di protezione finalizzate a garantire la tutela delle vittime di violenza domestica;

    42.

    chiede al governo di Bosnia ed Erzegovina di armonizzare la legge sull'uguaglianza di genere di Bosnia ed Erzegovina con la legge elettorale per quanto concerne la composizione degli organismi di governo esecutivo a tutti i livelli decisionali (municipale, cantonale, di entità e statale);

    43.

    esprime encomio a Bosnia ed Erzegovina per la legislazione che prevede l'obbligo della presenza di almeno il 40 % di ciascun genere nelle funzioni amministrative degli organismi di governo statali e locali, ma constata che nella pratica ciò non ha portato la presenza femminile al 40 % del personale nell'amministrazione; chiede alle autorità di Bosnia ed Erzegovina di redigere un piano d'azione con scadenze chiare e una divisione trasparente delle responsabilità per mettere in atto tale legislazione;

    44.

    constata con preoccupazione la mancanza di risorse umane e finanziarie a sostegno dell'attuazione del piano d'azione sulla risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di meccanismi istituzionali che assicurino l'uguaglianza di genere, di un adeguato accesso alla giustizia e di strutture di ricovero per vittime della violenza domestica; sollecita le autorità di Bosnia ed Herzegovina, a tutti i livelli, a stanziare nei propri bilanci fondi sufficienti a tali scopi;

    45.

    deplora il fatto che finora le autorità di Bosnia ed Erzegovina hanno investigato ed emesso condanne in relazione soltanto a un numero limitato di casi di crimini di guerra a carattere sessuale; constata con forte preoccupazione che un ampio numero di responsabili di tali crimini sono sfuggiti al sistema giudiziario restando impuniti; constata altresì che le autorità di Bosnia ed Erzegovina non hanno fornito adeguati programmi di protezione ai testimoni per le vittime; chiede pertanto alle autorità di Bosnia ed Erzegovina di far sì che tutte le vittime di crimini di guerra a carattere sessuale dispongano di un accesso sicuro e adeguato al sistema giudiziario e che tutti i crimini di guerra denunciati siano trattati in modo rapido ed efficiente;

    46.

    chiede al governo di Bosnia ed Erzegovina di migliorare il monitoraggio della legislazione esistente nell'ambito dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere, includendo obiettivi chiari nelle politiche e nei piani d'azione e identificando chiaramente le istituzioni statali competenti per l'attuazione; chiede inoltre alle autorità di Bosnia ed Erzegovina a tutti i livelli di cooperare nella raccolta di dati statistici completi sull'uguaglianza di genere per tutto il paese;

    Croazia

    47.

    incoraggia il governo croato a continuare, dopo l'adesione, ad adeguare la legislazione nazionale all'acquis comunitario dell'UE nell'ambito dell'uguaglianza di genere;

    48.

    chiede alle autorità croate di dare piena attuazione alla legislazione che prevede il 40 % di donne nelle liste elettorali per gli organismi di autogoverno locali e regionali, il parlamento nazionale e il Parlamento europeo, considerando che, in occasione delle elezioni parlamentari del 2011, due terzi dei partiti politici non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati;

    49.

    esprime encomio per l'istituzione, da parte della Croazia, dell'ufficio del difensore civico per l'uguaglianza di genere e per la consapevolezza dei diritti delle donne e delle misure a favore dell'uguaglianza di genere creatasi grazie alla visibilità dell'ufficio stesso; raccomanda a tutti i paesi della regione di valutare la possibilità di seguire tale esempio quale buona prassi da adottare; incoraggia il governo croato a continuare a finanziare l'ufficio dei difensori civici e a dar seguito alle loro raccomandazioni;

    50.

    accoglie con favore i piani d'azione locali intesi a integrare la dimensione di genere, in particolare nella regione dell'Istria, e chiede al governo croato di promuovere l'adozione e attuazione dei suddetti piani d'azione in tutto il paese;

    51.

    chiede altresì al governo croato di avviare un dialogo strutturale con le organizzazioni della società civile, segnatamente nella prospettiva della situazione che caratterizzerà il paese a seguito dell'adesione;

    52.

    accoglie con favore i progressi compiuti dalla Croazia per quanto riguarda l'adeguata gestione da parte della polizia dei casi di violenza contro le donne e la discriminazione di genere a seguito delle misure di formazione mirate a beneficio degli ufficiali di polizia in questo ambito, e incoraggia le autorità a dare seguito a tali iniziative; evidenzia che, tuttavia, gli organi giudiziari continuano a non gestire sempre adeguatamente tali casi, e sollecita le autorità ad avviare iniziative intese a sensibilizzare e formare in materia anche i funzionari giudiziari; esorta infine il governo croato a rendere accessibile l'assistenza legale gratuita alle vittime di violenza e discriminazione basate sul genere;

    53.

    chiede alle autorità croate di chiarire nella Strategia nazionale sulla protezione contro la violenza domestica (2011-2016) le specifiche responsabilità delle autorità in relazione alle singole azioni, e di assegnare fondi adeguati alle autorità e alle organizzazioni della società civile per attuare tale strategia;

    Kosovo

    54.

    valuta positivamente il ruolo attribuito all'assemblea del Kosovo nell'ambito dell'approvazione, del riesame e del monitoraggio del programma per l'uguaglianza di genere; chiede che siano attuate le raccomandazioni contenute nelle relazioni di monitoraggio;

    55.

    chiede al governo kosovaro di promuovere una linea di assistenza telefonica diretta nazionale per le vittime di violenza domestica e violenza legata al genere, nonché di sensibilizzare in merito alle possibilità di denuncia e gestione dei casi;

    56.

    esprime encomio al governo kosovaro per aver istituito l'Agenzia per l'uguaglianza di genere sotto l'egida dell'ufficio del primo ministro, e chiede al governo di assicurare un funzionamento più efficiente dell'Agenzia sul fronte dell'attuazione e del monitoraggio della legge sull'uguaglianza di genere senza interferenze politiche;

    57.

    sollecita il governo kosovaro a istituire quanto prima il proposto Centro per la parità di trattamento;

    58.

    esprime grande apprezzamento per le attività formative in materia di gestione dei casi di violenza di genere rivolte ai funzionari di polizia e per la predisposizione, presso i commissariati di polizia, di appositi spazi per le vittime di violenze e i loro figli; invita il governo kosovaro a provvedere anche a un'analoga formazione della magistratura e a incrementare il numero di strutture di ricovero per le vittime di violenza nonché la potenziale durata dei loro soggiorni all'interno di dette strutture;

    59.

    sollecita il governo kosovaro a riconoscere i principi di Pristina stabiliti dal vertice delle donne kosovare a ottobre 2012 e ad adoperarsi per la relativa attuazione;

    60.

    sottolinea l'esigenza di ulteriore promozione di uso, disponibilità e accessibilità di contraccettivi, visto che la percentuale di donne che utilizzano forme di contraccezione pur essendo aumentata, è ancora lontano dall'essere universale fra le donne kosovare l'uso dei contraccettivi;

    61.

    chiede al governo kosovaro di riconoscere le vittime di violenza sessuale durante il conflitto del 1998-1999 in una categoria speciale in diritto mediante un emendamento alla legge n. 04/L-054 sullo stato e i diritti di martiri, invalidi, veterani, membri dell'esercito di liberazione del Kosovo, vittime civili di guerra e loro famiglie;

    62.

    chiede al governo kosovaro di individuare con chiarezza indicatori di conformità e non conformità alle istruzioni amministrative per le leggi sull'uguaglianza di genere e la discriminazione, al fine di agevolarne l'attuazione e il monitoraggio; chiede inoltre al governo di raccogliere dati e istituire un registro nazionale per i dati sui casi di discriminazione e violenza basata sul genere;

    ex Repubblica jugoslava di Macedonia

    63.

    esprime encomio al governo dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (in appresso governo macedone) per la nuova proposta di legge contro le molestie sessuali o il mobbing sul posto di lavoro, che prevede sanzioni per i responsabili, e sollecita l'armonizzazione della proposta di legge con il codice penale; plaude all'intenzione del governo macedone di emendare la legislazione per consentire ad entrambi i genitori di prevedere congedi parentali o per motivi familiari (per prendersi cura di malati all'interno della famiglia) e le recenti modifiche al diritto del lavoro per garantire una migliore tutela legale sul mercato del lavoro per le gestanti o le puerpere;

    64.

    constata con preoccupazione che le donne rom sono vittime di una doppia discriminazione basata sul genere e l'appartenenza etnica; chiede pertanto al governo macedone di adottare un quadro antidiscriminatorio ad ampio raggio tale da consentire alle donne rom di vedere tutelati i propri diritti;

    65.

    esprime encomio alle autorità macedoni per aver introdotto sanzioni dissuasive in caso di mancato rispetto alla legge che prevede una rappresentazione di almeno il 30 % di ciascun genere nel processo decisionale politico; chiede al governo macedone di monitorare attentamente se ciò comporta che almeno il 30 % dei membri di organi decisionali, in particolare a livello locale, siano donne;

    66.

    esprime encomio al parlamento macedone per l'attivo «club delle donne» in cui le deputate appartenenti a diversi schieramenti cooperano per la promozione dei diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, organizzando dibattiti pubblici, conferenze ed eventi internazionali e di altro tipo, collaborando al contempo con la società civile per affrontare tematiche delicate e trascurate come l'educazione sessuale nelle scuole primarie, la violenza domestica, l'HIV, il cancro alla cervice, i discorsi inneggianti all'odio e la posizione delle donne nelle aree rurali;

    67.

    prende atto del non adeguato funzionamento dei meccanismi predisposti dal ministero del lavoro e delle politiche sociali del rappresentante legale presso il dipartimento per le pari opportunità, cui compete fornire consulenza legale in casi di disparità di trattamento tra uomini e donne; sollecita pertanto il governo macedone ad adottare misure tese a migliorarne il funzionamento;

    68.

    constata con inquietudine la frammentaria attuazione dei piani di azione e delle strategie per l'uguaglianza di genere e la mancanza di coordinamento delle iniziative adottate e chiede al governo macedone di accrescere le risorse umane e finanziarie di cui dispone il dipartimento per l'uguaglianza di genere, nonché a garantire la nomina e l'efficace operatività dei coordinatori per le pari opportunità a livello nazionale e locale;

    69.

    accoglie con favore i progressi compiuti nella lotta contro la violenza basata sul genere, che trovano riscontro nell'incremento delle denunce grazie a campagne di sensibilizzazione, nella formazione di funzionari di polizia specializzati e in accordi su protocolli tra istituzioni nell'ambito della gestione delle denunce; constata tuttavia con preoccupazione che il numero di centri di accoglienza per le vittime di violenza domestica o altre forme di violenza basate sul genere è insufficiente;

    70.

    chiede al governo macedone di eliminare le barriere culturali e finanziarie esistenti affinché le donne possano ottenere accesso alla contraccezione;

    Montenegro

    71.

    rileva con preoccupazione che la percentuale di donne nel processo decisionale è rimasta pressoché invariata negli ultimi decenni e chiede al governo montenegrino di riformare la legislazione in questo campo e di garantirne il rispetto;

    72.

    sollecita inoltre il governo a destinare maggiori risorse umane e finanziarie a favore del Dipartimento per l'uguaglianza di genere, dell'attuazione di un quadro giuridico e istituzionale che dia applicazione a tale principio e dell'apposito piano di azione predisposto a tale scopo;

    73.

    elogia il governo del Montenegro per aver redatto il nuovo piano d'azione nazionale per la realizzazione dell'uguaglianza di genere in cooperazione con la società civile, e per l'inclusione di obiettivi strategici e operativi in tale piano; chiede al governo di prevedere risorse umane e finanziarie sufficienti per la sua implementazione e a istituire un ambito per una cooperazione continua con la società civile nella fase di attuazione;

    74.

    accoglie positivamente l'inserimento di provvedimenti in materia di uguaglianza di genere nel programma di riforme elaborato dal Montenegro in vista dell'adesione e sollecita il governo montenegrino ad adottare azioni prioritarie per attuare le disposizioni in materia di uguaglianza di genere nell'ambito dei negoziati di adesione sul capitolo 23, «potere giudiziario e diritti fondamentali» nonché su altri pertinenti capitoli, come il capitolo 19 in materia di politica sociale e occupazione, il capitolo 24 in materia di giustizia, libertà e sicurezza e il capitolo 18 in materia di statistica;

    75.

    elogia il governo del Montenegro per i progressi compiuti nell'affrontare il tema della violenza domestica adottando un codice di condotta sulle procedure per una risposta istituzionale coordinata; rileva tuttavia con rammarico che la violenza domestica resta fonte di grande preoccupazione in Montenegro e chiede al governo di prevedere fondi e sforzi sufficienti all'applicazione della pertinente legislazione e del codice di condotta per l'istituzione di una linea di assistenza telefonica diretta nazionale e la raccolta di dati;

    76.

    nota con preoccupazione il basso numero di denunce di discriminazione e violenza basate sul genere; invita il governo montenegrino a fare gli investimenti necessari per aumentare la consapevolezza circa i diritti delle donne, la legislazione in atto per combattere la violenza e le possibilità disponibili per denunciare e lottare contro le violazioni;

    77.

    accoglie positivamente gli sforzi compiuti dal parlamento del Montenegro di ricercare con metodo l'attuazione della legislazione in materia di uguaglianza di genere;

    Serbia

    78.

    invita il governo serbo a dare seguito all'attuazione del programma nazionale per l'integrazione dell'UE rafforzando gli appositi meccanismi al fine di controllare l'applicazione della legge contro le discriminazioni e migliorare le capacità amministrative degli organismi competenti in materia di uguaglianza di genere, inclusi il commissario per la protezione dell'uguaglianza di genere e il vice difensore civico per l'uguaglianza di genere;

    79.

    elogia il governo serbo per la legge elettorale in base a cui le liste elettorali per il parlamento devono includere un terzo di candidati appartenenti al genere sottorappresentato e per la piena attuazione di tale disposizione, che ha condotto a una presenza del 34 % di donne in parlamento;

    80.

    chiede altresì al governo serbo di rafforzare la formazione di funzionari di polizia e magistratura riguardo alla corretta gestione di casi di discriminazione e violenza basate sul genere, di fornire assistenza legale alle vittime e affrontare in generale il problema dei procedimenti arretrati ancora pendenti dinanzi alle autorità giudiziarie;

    81.

    elogia i progressi compiuti nella lotta alla violenza domestica mediante l'adozione di un protocollo generale sulle procedure per la cooperazione in situazioni di violenza domestica e violenza da parte del partner, l'introduzione di una linea diretta di assistenza telefonica e l'apertura di una nuova struttura di ricovero; nota tuttavia che la violenza domestica è ancora fonte di grande preoccupazione in Serbia; chiede al governo di assegnare fondi e sforzi sufficienti per attuare la legislazione e il protocollo, promuovere la denuncia di casi e raccogliere e condividere informazioni e dati tra istituzioni, agenzie e organizzazioni femminili della società civile;

    82.

    rivolge il proprio plauso al governo e al parlamento serbi per la stretta collaborazione avuta con le organizzazioni della società civile al fine di elaborare un piano di azione mirato ad attuare la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed esorta il governo a stanziare sufficienti risorse umane e finanziarie per tale attuazione;

    83.

    chiede alle autorità serbe di migliorare la cooperazione con le organizzazioni della società civile per l'uguaglianza di genere, in particolare a livello locale tra i governi locali e le organizzazioni della società civile locale, nel redigere, attuare e monitorare leggi e politiche sull'uguaglianza di genere e la violenza basata sul genere nonché di fornire fondi strutturali per il lavoro delle organizzazioni incaricate di gestire la violenza basata sul genere;

    o

    o o

    84.

    incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi dei paesi balcanici in via di adesione.


    (1)  Allegato alle conclusioni del Consiglio del 7 marzo 2011.

    (2)  GU C 59 del 23.2.2001, pag. 258.

    (3)  GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 247.

    (4)  GU C 348 E del 21.12.2010, pag. 11.

    (5)  GU C 21 E del 28.1.2010, pag. 8.

    (6)  GU C 199 E del 7.7.2012, pag. 112.


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