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Document 52011AE1002

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Integrazione della politica dell'acqua nelle altre politiche europee» (parere esplorativo richiesto dalla presidenza ungherese)

    GU C 248 del 25.8.2011, p. 43–48 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    25.8.2011   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 248/43


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Integrazione della politica dell'acqua nelle altre politiche europee» (parere esplorativo richiesto dalla presidenza ungherese)

    2011/C 248/07

    Relatrice: LE NOUAIL MARLIÈRE

    Il 13 novembre 2010 la futura presidenza ungherese dell'UE ha chiesto al CESE di elaborare un parere esplorativo sul tema:

    Integrazione della politica dell'acqua nelle altre politiche europee.

    La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 20 maggio 2011.

    Alla sua 472a sessione plenaria, dei giorni 15 e 16 giugno 2011 (seduta del 15 giugno), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 106 voti favorevoli, 26 voti contrari e 8 astensioni.

    1.   Conclusioni

    1.1   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE), sulla base della sua esperienza e delle sue conoscenze in materia di ambiente, agricoltura e sfide legate ai cambiamenti climatici in Europa (periodi di alluvioni alternati ad altri di siccità, con conseguente deterioramento delle risorse idriche, dei suoli e delle infrastrutture, come pure delle attività economiche e sociali), raccomanda di affrontare i problemi con un approccio consolidato e trasversale, che integri la dimensione ambientale, quella economica e quella sociale.

    1.2   Il CESE giudica della massima importanza il fatto che, con la direttiva quadro sulle acque, l'UE si sia dotata di una politica delle risorse idriche su scala europea e incoraggia gli Stati membri e le istituzioni europee a consolidare tale politica tenendo ben presente che l'acqua è di primaria importanza per i cittadini, le industrie, l'agricoltura e gli enti locali, sia - innanzitutto - perché indispensabile per la vita umana, sia per il suo ruolo economico, sociale e ambientale.

    1.3   Raccomanda quindi di assegnare alla politica delle risorse idriche un posto centrale in tutte le politiche europee.

    1.4   Sulla base dei bisogni e degli impegni specifici del mondo agricolo e rurale nella fase di discussione del futuro della PAC dopo il 2013, il CESE raccomanda di subordinare maggiormente l'assegnazione dei fondi del primo pilastro alle politiche condotte in materia di risorse idriche, adottando un sistema di attuazione basato sull'ecocondizionalità  (1). Raccomanda inoltre di rafforzare le misure agroalimentari del secondo pilastro e le sovvenzioni destinate alla protezione dell'acqua, in modo da raggiungere livelli sufficienti per ottenere l'adesione degli agricoltori.

    1.5   Considerando che molti cittadini europei i quali non hanno un alloggio o vivono in alloggi inadeguati sono tuttora privi di accesso gratuito all'acqua corrente e/o potabile, il CESE collega le sfide relative all'acqua alla lotta alla povertà e all'obiettivo di sconfiggerla.

    1.6   Evidenzia la dimensione internazionale ed extraeuropea della politica ambientale condotta dall'UE tramite la sua strategia, il suo approccio al tempo stesso commerciale e attento all'ambiente e allo sviluppo nonché il suo coinvolgimento nelle strategie mondiali di difesa dell'ambiente, sia all'interno del proprio territorio (bacini transnazionali) che nelle sue politiche esterne (2).

    1.7   Incita gli Stati membri e l'Unione europea a ratificare la Convenzione dell'ONU del 1997 (3).

    1.8   Sul piano del mercato interno occorre esaminare attentamente, in nome dei diritti fondamentali, dell'integrazione e della coesione sociale e della salute, l'impatto e il costo di una politica delle risorse idriche che non integri tra loro le dimensioni sociale, ambientale ed economica.

    1.9   Per integrare queste tre dimensioni occorre rendere coerenti tra loro le strategie praticate in funzione dei diversi interessi territoriali presenti negli Stati membri e dei diversi settori (occupazione, sanità, ambiente, agricoltura intensiva o biologica, energia, assetto del territorio, finanziamento delle politiche pubbliche, ecc.) e attori (utenti privati e consumatori domestici, industriali, agricoltori), tutti - in generale - interessati.

    1.10   Tradizionalmente, la gestione delle risorse idriche in Europa ha privilegiato un approccio basato sull'offerta e sull'approvvigionamento. Oggi l'UE ha bisogno di dotarsi di nuovi strumenti di anticipazione che le consentano di rispondere alle calamità naturali o legate all'attività antropica che minacciano e danneggiano le risorse idriche a breve termine.

    1.11   Ricordando il ruolo fondamentale dei suoli e della vegetazione, che fanno da cuscinetto rispetto alle acque meteoriche, il Comitato invita il Consiglio a rilanciare la direttiva sui suoli, nella misura in cui essa è indispensabile per una efficace politica dell'acqua (4).

    1.12   L'UE deve inoltre sviluppare un approccio sostenibile alla gestione delle risorse idriche, focalizzando la sua attenzione anche sul contenimento della domanda, onde preservare e proteggere queste risorse tramite un impiego più efficace che preveda una nuova organizzazione dei prelievi e dell'utilizzo delle nuove tecnologie.

    1.13   Pur essendo ancora in gran parte naturale, il ciclo dell'acqua comprende anche delle tappe artificiali rese possibili da nuove tecnologie, la cui scelta deve tuttavia scaturire da una riflessione democratica. Occorre infatti un approccio più equo al prelievo d'acqua, che risponda alle esigenze e alla concorrenza tra settori economici ed energetici, alla necessità di preservare gli ecosistemi d'acqua dolce e all'esigenza di garantire ai cittadini un diritto fondamentale.

    1.14   La gestione integrata dei bacini idrografici è essenziale per conservare e gestire le risorse. Essa favorisce la partecipazione delle parti interessate all'individuazione e all'attuazione delle misure rese necessarie dai problemi regionali, che spesso impongono un compromesso tra interessi e settori diversi: pianificazione urbana, zone di estensione delle piene, utilizzazione dei terreni, specialmente quelli agricoli, settore industriale ed energetico.

    1.15   Il CESE sottolinea che potrebbe essere definito uno spazio di sovvenzioni pubbliche europee e nazionali, stabilendone e/o aumentandone l'importo per inquadrare gli aiuti destinati a preservare l'interesse pubblico collettivo territoriale, come ad esempio il ripristino delle zone umide o la conservazione della biodiversità, in particolare in occasione della riforma delle regole UE in materia di aiuti di Stati ai servizi di interesse economico generale (5).

    1.16   Al fine di garantire ad ogni cittadino il diritto fondamentale di disporre della quantità d'acqua necessaria per vivere, il CESE incoraggia gli Stati membri e gli enti territoriali a rimanere vigilanti e a migliorare i requisiti in materia di trasparenza e reversibilità delle deleghe di servizi pubblici o di interesse generale, sia in ambito giuridico che economico: proprietà pubblica, locazione, tariffazione, reinvestimenti, manutenzione delle opere.

    1.17   Evidenzia la necessità di prevedere una gestione altrettanto integrata delle risorse umane e sociali: formazione iniziale e continua, quadro di certificazione e riconoscimento delle qualifiche, gestione previsionale, globale e integrata per favorire la mobilità professionale e geografica integrando la dimensione di genere, banca dati.

    1.18   Il CESE raccomanda di integrare il dialogo sociale, tanto sullo statuto dei lavoratori che per quanto riguarda la sicurezza del personale e dei cittadini, in quanto elemento che contribuisce a garantire, in tutta la loro diversità e a tutti i livelli, l'insieme dei compiti del servizio di erogazione dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie.

    1.19   In materia di informazione e consultazione degli utenti, i consigli economici e sociali, ovunque essi esistono, costituiscono una risorsa preziosa per la consultazione, data la loro rappresentatività, indipendenza, esperienza e capacità di organizzare audizioni pubbliche.

    2.   Gli strumenti legislativi che trattano delle politiche idriche

    2.1   La politica dell'acqua interessa diverse problematiche: la gestione e la salvaguardia delle risorse idriche, il loro sfruttamento, la gestione delle calamità naturali legate all'acqua, la protezione degli ambienti naturali, la salute pubblica.

    2.2   Di seguito figura un elenco della legislazione UE e delle politiche più pertinenti in materia di gestione dell'acqua.

    Anni '70: prime iniziative

    1976, direttiva sulle acque di balneazione

    1980, direttiva sull'acqua potabile

    Anni '90: il problema delle principali fonti di inquinamento viene affrontato alla fonte

    1991, trattamento delle acque reflue urbane

    1991, inquinamento da nitrati di origine agricola

    1996, prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC)

    Dal 2000 in poi: espansione, coerenza, razionalizzazione

    2000, direttiva quadro sulle acque e direttive derivate del 2006 e 2008 sulle acque sotterranee e le sostanze prioritarie

    2007, direttiva sulle alluvioni

    2007, comunicazione sulla carenza idrica/siccità.

    2.2.1   La direttiva 2000/60/CE (direttiva quadro sulle acque) impone una gestione integrata dei bacini volta a preservare le risorse idriche «nel quotidiano» introducendo il concetto di bacino idrografico. Permette inoltre di integrare la gestione delle acque interne e delle acque costiere.

    2.2.2   Attraverso un insieme di misure attuate a livello di distretti idrografici, la direttiva quadro sulle acque impone di raggiungere un buon livello qualitativo delle acque nel 2015 (con possibilità di deroghe, debitamente motivate) e impedirne il deterioramento in futuro:

    prevenzione e riduzione dell'inquinamento,

    promozione di un utilizzo più sostenibile dell'acqua,

    protezione dell’ambiente,

    miglioramento dello stato degli ecosistemi acquatici e mitigazione degli effetti di inondazioni e siccità.

    2.2.3   Essa incarica inoltre gli Stati membri di individuare e classificare i bacini presenti sul loro territorio, analizzarne le caratteristiche, segnalare i bacini a rischio e studiare l'influsso delle attività umane sui bacini. Prevede altresì l'adozione di piani di gestione per impedirne il deterioramento e l'inquinamento e migliorare e ripristinare i bacini danneggiati, che si tratti di acque superficiali, di acque sotterranee o di zone protette. Prevede infine la riduzione dell'inquinamento dovuto allo scarico e all'emissione di sostanze pericolose. A questo proposito, la DQA è completata dalla direttiva sulle sostanze prioritarie del 2008.

    2.2.4   Il deterioramento temporaneo dei bacini è oggetto di numerose deroghe. Esso non costituisce violazione della direttiva quadro se è dovuto a circostanze eccezionali e non prevedibili legate a un incidente, a cause naturali o a casi di forza maggiore. Le deroghe devono essere motivate e giustificate dagli Stati membri presso la Commissione.

    2.2.5   La direttiva obbliga inoltre gli Stati membri ad adottare, a partire dal 2010, una politica dei prezzi che gravi sui diversi utenti (famiglie, agricoltura, industrie, ecc.) seguendo un approccio proporzionale in funzione del consumo, del principio «chi inquina paga» e di quello del recupero dei costi.

    2.2.6   Gli Stati membri hanno inoltre il compito di adottare un regime di sanzioni per i casi di violazione della direttiva, e la Commissione può avviare procedure di infrazione accompagnate da sanzioni in caso di mancata osservanza della direttiva. Tuttavia, la complessità delle procedure d'infrazione non consente un'applicazione rigorosa delle pene pecuniarie, e questo regime sanzionatorio non è sufficientemente dissuasivo. Sarebbe pertanto opportuno proporre un'ammenda esponenziale in caso di recidiva (raddoppio per ogni caso di recidiva).

    2.2.7   I lavori condotti nel quadro del regolamento REACH per la registrazione, la valutazione e l'autorizzazione delle sostanze chimiche, con l'elenco delle sostanze inquinanti che costituiscono un rischio grave, contribuiranno a ridurre la dispersione delle sostanze inquinanti persistenti nell'acqua e a proteggere gli ecosistemi acquatici, attenuando così i rischi per la salute pubblica.

    2.3   La Commissione affronta il problema dell'acqua nel quadro della valutazione dello stato di salute della politica agricola comune

    2.3.1   Con la «valutazione dello stato di salute» è stato istituito l'obbligo di introdurre delle «fasce di rispetto» lungo i corsi d'acqua, in cui l'uso dei pesticidi è limitato, e di destinare una parte dei finanziamenti alla lotta contro la carenza idrica. Occorre garantire che tali misure siano applicate. Appare inoltre importante realizzare degli studi di impatto sulla quantità d'acqua utilizzata nella produzione di biocombustibili e di biomassa.

    2.4   La direttiva sulla prevenzione dei rischi e delle alluvioni affronta la questione della salvaguardia delle risorse idriche in caso di calamità naturali  (6)

    2.4.1   La direttiva 2007/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni impone agli Stati membri di predisporre una cartografia dei pericoli e dei rischi in questo settore e di elaborare dei piani di gestione dei rischi di alluvione volti a ridurre tali rischi. Per tutta la durata dell'attuazione, la direttiva prevede inoltre una cooperazione transfrontaliera e lo scambio di informazioni nei distretti idrografici transfrontalieri comuni.

    2.5   Il Fondo di solidarietà dell'Unione europea indennizza le vittime delle calamità naturali

    2.5.1   Il CESE ha suggerito in un suo parere (7) dei possibili miglioramenti al funzionamento del Fondo, sottolineando in particolare che i criteri di definizione delle operazioni ammissibili ai finanziamenti del Fondo di cui all'articolo 4 del relativo regolamento sono troppo restrittivi e non tengono conto di certi tipi di danni. Il parere sottolinea l'importanza di includere tra gli eventi ammissibili anche le catastrofi derivanti dall'accumulo o dalla persistenza di determinate situazioni. Tali calamità, come ad esempio le siccità o le ondate di caldo, sono frutto di mutamenti ambientali di cui sono responsabili tutti gli Stati membri. Il CESE afferma inoltre che il Fondo dovrebbe coprire anche il rifornimento idrico e il funzionamento delle infrastrutture, anche se le calamità non hanno origine da un evento improvviso.

    2.6   La direttiva IPPC (direttiva 2008/1/CE) sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento impone un quadro per l'installazione di unità di produzione industriali e agroindustriali  (8)

    2.6.1   Tale direttiva obbliga, almeno sul piano teorico, gli impianti industriali a utilizzare le migliori tecnologie disponibili. Essa non costituisce certo uno degli strumenti principali della politica europea dell'acqua. Tuttavia, il recente scarico di fanghi rossi in Ungheria, che ha inquinato i suoli e i corsi d'acqua della regione di Ajka arrivando fino al Danubio, ha richiamato l'attenzione su diverse questioni riguardanti l'ambiente e la protezione dei corsi d'acqua, il trattamento e l'indennizzo delle vittime in caso di calamità nonché il livello di vigilanza richiesto nell'attuazione delle politiche dell'acqua. In realtà, lungo i 3 019 km delle rive del Danubio (9) vi sono circa 150 siti che costituiscono, secondo il WWF, delle «bombe a orologeria». Ad esempio i fanghi rossi, residui del processo di produzione dell'alluminio, non erano stati trattati malgrado esista già una tecnologia, applicata altrove, che consente di ridurre notevolmente la percentuale di ossido di sodio che rimane nei residui (96 %). Anziché mettere in atto un vero e proprio disinquinamento, poi, molti si accontentano di predisporre dei bacini di ritenzione dei rifiuti, che molto spesso non hanno una capacità di ritenzione commisurata alla produzione (10) Il nuovo obbligo di trattamento con le migliori tecnologie disponibili dovrebbe essere un utile completamento alle infrastrutture di stoccaggio, così da renderle migliori, più sicure e adeguate dal punto di vista delle dimensioni.

    2.7   La direttiva relativa alle procedure di appalto degli enti erogatori di acqua e di energia, degli enti che forniscono servizi di trasporto nonché degli enti che operano nel settore delle telecomunicazioni (90/531 e 98/38/CEE) definisce un quadro per lo sfruttamento delle risorse idriche da parte degli operatori pubblici o privati e fissa le condizioni di aggiudicazione degli appalti.

    2.7.1   Nel periodo di preadesione era stato chiesto ai paesi candidati di adeguare il loro settore industriale alle normative europee. Diversi paesi avevano apportato modifiche alla loro legislazione, abbassando però alcuni valori soglia e minimizzando taluni problemi ambientali.

    2.7.2   Sembra quindi indispensabile che l'UE e gli Stati membri rafforzino gli strumenti di attuazione intesi a fare rispettare la legislazione europea, con l'obiettivo di aumentare l'informazione e la sicurezza dei cittadini in materia di accesso all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie.

    2.8   Cambiamento climatico e alluvioni

    2.8.1   Le alluvioni che si sono verificate di recente in tutta Europa hanno messo in evidenza diversi problemi in materia di prevenzione. L'Unione europea dispone di fondi per arginare le catastrofi naturali, ma - paradossalmente - non dispone di mezzi per prevenire e anticipare i rischi di calamità risultanti da comportamenti umani intenzionali o da negligenza. Per essere veramente efficaci, gli interventi tesi alla prevenzione delle alluvioni dovrebbero essere inseriti in politiche più globali in materia di gestione del territorio, infrastrutture, protezione degli ecosistemi e lotta contro il cambiamento climatico (11).

    2.9   Cooperazione transfrontaliera: l'esempio del Saarland e della Lorena nel bacino del «Blies a valle»

    2.9.1   Una cooperazione interregionale tra diversi soggetti è stata realizzata per lanciare un partenariato transfrontaliero «Alluvioni» nel quadro del progetto Interreg IV-A. L'accordo ha riunito intorno a un tavolo le commissioni internazionali per la protezione della Mosella e della Sarre (CIPMS), il ministero dell'Ambiente, dell'energia e dei trasporti del Saarland (MUEV), la prefettura della regione Lorena, la sottoprefettura di Sarreguemines, quattro comuni tedeschi e cinque comuni francesi. L'obiettivo è far fronte alle inondazioni grazie a sforzi comuni di prevenzione e a regolari scambi di esperienze. Occorre concertare meglio i piani di allerta e intervento, nonché adeguare la pianificazione comunale ai rischi di alluvione.

    2.9.2   Tale cooperazione sul fiume Blies a valle mira a incoraggiare l'elaborazione di mappe delle zone inondabili e dei rischi di alluvione, a valutare tali rischi e a formulare delle raccomandazioni che si traducano in piani concreti per la loro gestione.

    2.9.3   I fiumi non si fermano alle frontiere tra gli Stati. Le iniziative locali per la gestione a monte delle risorse sono quindi essenziali, come testimoniano alcuni esempi. Delle cooperazioni transnazionali sono in atto in bacini fluviali come il Reno, l'Oder, la Mosa, il Danubio, la Saar, la Mosella e l'Elba: i paesi attraversati da questi fiumi creano degli organismi incaricati di garantire un approccio coordinato alla gestione dei rischi di alluvione e mettono a punto dei piani di protezione transfrontalieri.

    2.9.4   Un esempio in tal senso è costituito dal bacino del Semois, un affluente della Mosa che scorre sia in Belgio che in Francia. Nonostante le differenze tra le misure preventive e legislative, dal 2002 è stato messo in atto un piano d'azione congiunto per lottare contro le inondazioni a monte (Belgio) e a valle (Francia). Il programma finanziario Interreg III Francia-Vallonia-Fiandre (2002-2006) di promozione della cooperazione transeuropea ha permesso di inserire in un'iniziativa comune, tramite la formula del «contratto di fiume» (strumento finalizzato a una gestione partecipativa dell'acqua), le azioni di prevenzione delle alluvioni avviate dai due lati della frontiera.

    2.9.5   Altri progetti, come Eurotas, oppure le strategie transfrontaliere per il Danubio o il Mar Baltico, sono intesi a mettere a punto dei metodi comuni a diversi paesi per la gestione a lungo termine del rischio di inondazioni, la previsione in tempo reale di tali fenomeni o la conservazione delle fonti di acqua dolce.

    2.9.6   Sembra quindi possibile, necessario e opportuno che delle iniziative di collaborazione vengano definite a livello degli enti locali per poi essere sostenute politicamente e finanziariamente dall'Unione europea.

    3.   Posizione e ruolo degli enti locali e della società civile

    Si possono elencare diversi ambiti rispetto ai quali i cittadini europei sono direttamente interessati dall'integrazione di una politica europea in materia di acque:

    3.1   Impatto della gestione delle risorse idriche e delle calamità sulle popolazioni

    3.1.1   La scarsità delle risorse idriche, l'alternanza tra siccità prolungata e alluvioni, o ancora i casi di inquinamento idrico producono gravi conseguenze e problemi economici e sociali, e possono determinare la scomparsa di alcune attività economiche (tra cui l'agricoltura), la perdita di posti di lavoro e quindi un esodo della popolazione e una maggiore vulnerabilità dei territori.

    3.1.2   La lotta contro l'inquinamento chimico dell'acqua è essenziale. Da essa dipende infatti la salute delle specie animali e dell'uomo, così come la trasmissione di elementi chimici attraverso la catena alimentare. È importante rivedere regolarmente l'elenco delle sostanze inquinanti il cui impiego è vietato o limitato, come previsto nella direttiva sulle sostanze prioritarie. A tal fine è necessario lavorare in partenariato con gli agricoltori, gli industriali e le associazioni ambientaliste per inquadrare l'impiego di nuovi prodotti e fissare delle soglie al riguardo, come già sottolineato dal CESE (12).

    3.2   I diversi utilizzi dell'acqua

    3.2.1   L'industria, il turismo e l'agricoltura sono direttamente interessati dallo sfruttamento delle risorse idriche, così come dal loro inquinamento. Anche l'urbanizzazione galoppante delle zone fluviali o marittime esercita delle pressioni su questo ambiente fragile. Nell'Unione europea la produzione di energia rappresenta il 44 % dei prelievi totali di acqua, che servono per lo più al raffreddamento. Il 24 % dei prelievi viene utilizzato in agricoltura, il 21 % per la fornitura pubblica e l'11 % a fini industriali. Da queste cifre, tuttavia, non si evincono le variazioni di utilizzo tra le diverse regioni. Nell'Europa meridionale, ad esempio, l'agricoltura rappresenta oltre la metà dei prelievi, arrivando fino all'80 % in alcune regioni, mentre nell'Europa occidentale oltre la metà dell'acqua prelevata serve per la produzione di energia e il raffreddamento (13).

    3.2.2   Da questi dati emergono i rapporti di dipendenza tra la gestione delle risorse idriche e la produzione di elettricità, che dovrebbero dare luogo a una riflessione da parte dell'Unione europea. Solo una quantità minima dell'acqua prelevata per la produzione di energia viene consumata, mentre la maggior parte viene rimessa in circolazione al termine del processo ad una temperatura più elevata. La posta in gioco riguardante la preservazione dei sistemi acquatici è notevole. Esistono delle tecnologie in grado di ridurre la quantità di acqua utilizzata per la produzione di elettricità o di recuperare l'acqua in modo efficace, ma non vengono necessariamente applicate a causa dei costi eccessivi che comportano. Occorre, quindi, non soltanto incoraggiare finanziariamente le attività di R&S relative a questa tematica e promuovere l'impiego delle nuove tecnologie, ma anche integrare le riflessioni sugli investimenti e sulla sostenibilità del loro rendimento tenendo conto del punto di vista sia ambientale che sociale ed economico.

    3.2.3   Le pratiche di utilizzo delle superfici agricole e la pianificazione urbana potrebbero avere un impatto notevole sulla scarsità dell'acqua. Un impiego non controllato accresce lo sfruttamento delle acque sotterranee o superficiali e può provocare delle alterazioni irreversibili dei diversi ambienti, innescando un ciclo di sviluppi socioeconomici non sostenibili che mettono a rischio la sicurezza alimentare ed energetica e la stabilità sociale. Molte aree umide, foreste e terreni alluvionali rilevanti sono stati drenati e arginati, sono stati costruiti sistemi di regolazione del flusso e canali a sostegno dell’urbanizzazione, dell'agricoltura, della domanda di energia e della protezione dalle inondazioni (14). È necessario che le future politiche di gestione del territorio tengano conto dei vincoli legati all'acqua.

    3.3   Il controllo della domanda e la proposta di un'offerta durevole e sostenibile

    3.3.1   Numerosi fattori svolgono un ruolo nello stabilire il fabbisogno idrico delle famiglie: le dimensioni della popolazione e delle famiglie, l'urbanizzazione, il turismo, i redditi, la tecnologia e il comportamento dei consumatori. Inoltre, le «perdite» nelle reti di distribuzione e di approvvigionamento sono fondamentali nel determinare la quantità di acqua che arriva agli utilizzatori finali. È quindi opportuno, laddove necessario, ridurre l'entità di tali perdite. È necessario effettuare degli investimenti per conservare e sviluppare le reti di distribuzione, ma anche le infrastrutture per il trattamento delle acque reflue. Nel 2006 il 10 % della popolazione dell'UE-25 non era ancora collegato a un sistema di raccolta delle acque reflue, con notevoli differenze da uno Stato all'altro (15).

    3.3.2   Il turismo può aumentare notevolmente il consumo di acqua, in particolare durante le vacanze estive e soprattutto sulle coste dei paesi dell'Europa meridionale, dove le regioni sono già sottoposte a un notevole stress idrico. La sensibilizzazione dei consumatori è complementare alle altre misure adottate al fine di preservare le risorse.

    3.3.3   Norme e indipendenza: il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura può costituire un fattore importante di gestione sostenibile delle risorse idriche, e merita di essere reso sicuro in termini di salute pubblica, come le altre risorse, tramite la definizione e il controllo delle norme sanitarie, che devono essere stilate dal legislatore in modo trasparente e controllate in piena indipendenza da appositi organismi certificati o pubblici.

    3.4   La società civile nelle politiche europee in materia di acque

    3.4.1   In anticipo rispetto alla risoluzione dell'Assemblea generale dell'ONU del 26 luglio 2010 (16), il 22 marzo 2010 il Consiglio dell'UE ha comunicato che i 27 Stati membri dell'UE riconoscono il diritto di accesso all'acqua e a strutture igienico-sanitarie, rammentando che «tutti gli Stati hanno obblighi in materia di diritti umani riguardanti l'accesso all'acqua potabile» e osservando che «gli obblighi in materia di diritti umani riguardanti l'accesso all'acqua potabile e alle strutture igienico-sanitarie sono in stretta relazione con i diritti umani individuali, come il diritto all'abitazione, all'alimentazione e alla salute».

    3.4.2   Il diritto della società civile all'informazione sui dati relativi all'acqua è fondamentale. Nel 1999 il Land di Berlino ha privatizzato le sue imprese di gestione idrica a vantaggio di Veolia e del conglomerato tedesco RWE: ne è risultato un aumento dei prezzi per gli utenti. I contratti di delega e le loro clausole, sottoscritte dalle parti contraenti, sono rimasti segreti. Grazie ad un'iniziativa popolare, è stato organizzato il «Berliner Wassertisch», che è riuscito a raccogliere un numero sufficiente di firme per lanciare un referendum popolare. Con il 98 % dei votanti favorevoli e un tasso di partecipazione del 27 %, la popolazione si è pronunciata per la pubblicazione e quindi l'annullamento dei contratti segreti. A seguito di tale iniziativa, dagli estratti dei contratti infine pubblicati si è potuto evincere che i profitti degli azionisti delle due società erano garantiti da un sistema di compensazione. Il Land di Berlino (grazie al denaro pubblico) assicurava quindi i profitti delle imprese negli anni in cui esse non riuscivano a realizzare gli importi stabiliti dalle clausole segrete. Un numero sempre crescente di enti locali in Europa approfitta della scadenza dei contratti di delega conclusi con società private per «rimunicipalizzare» i servizi idrici. Ciò nonostante, alcuni di tali enti, neanche tra i più piccoli, si sono trovati imprigionati da contratti conclusi a condizioni iniziali giuridicamente inique e tali da obbligarli a mantenere gli operatori privati in partecipazione (17). Si potrebbe garantire una maggiore trasparenza per quanto riguarda le concessioni di servizi pubblici o di interesse generale e la loro reversibilità, in particolare esaminando i seguenti aspetti:

    gestione dell'acqua: reinvestire i profitti nella manutenzione delle reti e nella loro modernizzazione;

    le caratteristiche e la notevole entità degli investimenti relativi necessari per l'ingresso sul mercato sia privato che pubblico non dovrebbero determinare situazioni di monopolio e/o di intesa;

    il finanziamento delle maggiori società private dell'acqua è prevalentemente costituito da fondi pubblici (18);

    le condizioni di lavoro, di impiego e di sicurezza del personale: sono e saranno necessari donne e uomini in numero sufficiente, formati e qualificati, che godano di uno statuto unico pubblico dei dipendenti del settore dell'acqua, dei servizi igienico-sanitari, del controllo, della repressione delle infrazioni, della ricerca, ecc., nel quadro di uno statuto dei lavoratori, come garanzia per svolgere tutte le funzioni, in tutta la loro diversità a tutti i livelli;

    in materia di informazione e consultazione degli utenti, i consigli economici e sociali, ovunque essi esistono, costituiscono una risorsa preziosa per la consultazione, data la loro rappresentatività, esperienza e capacità di organizzare audizioni pubbliche.

    Bruxelles, 15 giugno 2011

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Staffan NILSSON


    (1)  Rimborso delle sovvenzioni in caso di mancato rispetto degli strumenti legislativi europei (DQA) e nazionali (recepimenti) relativi all'inquinamento da nitrati, alla qualità dell'acqua, alla direttiva quadro sulle acque, in base al principio «chi inquina paga».

    (2)  Relazione informativa sul tema Il lavoro dignitoso e lo sviluppo sostenibile nella regione del Mediterraneo, con particolare attenzione ai settori dell'acqua dolce, dell'acqua marina e delle reti fognarie.

    (3)  Convenzione sulla legge relativa all'uso dei corsi d'acqua internazionali per fini diversi dalla navigazione - http://untreaty.un.org/ilc/texts/instruments/english/conventions/8_3_1997.pdf.

    (4)  COM(2006) 232 definitivo - 2006/0086 (COD); COM(2009) 665 definitivo.

    (5)  COM(2011) 146 definitivo, parere CESE «Riforma delle norme UE in materia di aiuti di Stato relativamente ai servizi di interesse economico generale» (Cfr. pagina 149 della presente Gazzetta ufficiale).

    (6)  GU C 195 del 18.8.2006, pag. 20.

    (7)  GU C 28 del 3.2.2006, pag. 69.

    (8)  GU C 182 del 4.8.2009, pag. 46, GU C 97 del 28.4.2007, pag. 12 e GU C 80 del 30.3.2004, pag. 29.

    (9)  WWF, Usine nouvelle, 21 ottobre 2010.

    (10)  La SANOFI AVENTIS, che ha sede a Ivry (Francia), ha riversato per anni sostanze inquinanti, tra cui il benzene, sostanza altamente cancerogena, nelle reti fognarie del SIAAP (Syndicat interdépartementale pour l'assainissement de l'agglomération parisienne), a causa delle capienza inadeguata dei suoi bacini di ritenzione.

    (11)  GU C 195 del 18.8.2006, pag. 20.

    (12)  GU C 97 del 28.4.2007, pag. 3.

    (13)  Water Resourses across Europe - Confronting Water Scarcity and Drought (Le risorse idriche in Europa - Affrontare la carenza d'acqua e la siccità), relazione dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA), ISSN 1725-9177, febbraio 2009.

    (14)  L'ambiente in Europa - Stato e prospettive nel 2010, Agenzia europea dell''ambiente, SOER 2010.

    (15)  European Environment State and Outlook Report (SOER) pagina 103 + relazione AEA, pag. 5 + Comunicato stampa di Eurostat del 2006.

    (16)  Risoluzione dell'Assemblea generale dell'ONU, Il diritto umano all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, 26/7/2010, A/64/L.63/Rev.1, vedere: http://www.internationalwaterlaw.org/documents/intldocs/UNGA_Resolution_HR_to_Water.pdf.

    (17)  Public Citizen, «Campagna dell'acqua per tutti», 2007;

    Veolia Environment: A Corporate Profile - A Special Report by Public Citizen’s Water for All Program (Veolia Ambiente: Profilo d'impresa. - Rapporto speciale di Public Citizen nel quadro della campagna Acqua per tutti) (http://documents.foodandandwaterwatch.org/Vivendi05.pdf) e

    Il contratto segreto di privatizzazione dell'acqua a Berlino è stato pubblicato nel quotidiano berlinese Die Tageszeitung (TAZ) nell'edizione di sabato 30 ottobre 2010 (http://www.taz.de/1/zukunft/wirtschaft/artikel/1/die-raeuberische-wasser-privatisierung).

    (18)  http://www.psiru.org/reports/2010-W-EWCS.doc.


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