Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52010AR0330

Parere del Comitato delle regioni sul tema «Verso un atto per il mercato unico»

GU C 166 del 7.6.2011, p. 52–58 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

7.6.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 166/52


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Verso un atto per il mercato unico»

2011/C 166/09

IL COMITATO DELLE REGIONI

esprime vivo rammarico poiché i tre assi proposti restano nel complesso squilibrati per quanto riguarda il numero delle misure, la loro natura, la precisione del loro contenuto ma anche lo stato di avanzamento della loro attuazione; chiede alla Commissione di descrivere con maggiore precisione le proposte relative al secondo e terzo asse, in particolare fornendo delle indicazioni in merito a proposte legislative, così da assicurare lo stesso grado di precisione delle proposte del primo asse;

raccomanda alla Commissione di dare attuazione, nel quadro dell'atto per il mercato unico, a tutti i progressi apportati dal Trattato di Lisbona, che possono contribuire a ripristinare la fiducia dei cittadini dell'UE nel mercato unico, in particolare l'articolo 3 TUE che fissa nuovi obiettivi sociali per l'Unione riguardanti la lotta all'esclusione sociale e alle discriminazioni, la promozione della giustizia e della protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore, la Carta dei diritti fondamentali, l'applicazione della «clausola sociale orizzontale» nonché l'accesso universale ai servizi essenziali per i cittadini dell'Unione sul loro territorio (articolo 14 TFUE e protocollo 26);

raccomanda alla Commissione di conferire maggiore leggibilità, in particolare, all'obiettivo di «ritrovare la fiducia degli europei», raggruppando all'interno di un primo pacchetto di misure tutte le proposte relative all'accesso ai servizi essenziali, che costituisce una delle preoccupazioni quotidiane dei cittadini, sulla base dei progressi compiuti grazie al Trattato di Lisbona; raccomanda quindi che questo primo pacchetto di misure comprenda le proposte sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'UE (n. 29), sulla riforma dei sistemi di riconoscimento delle qualifiche professionali e la creazione di un «passaporto europeo delle competenze» (n. 33 e n. 35), sul miglioramento della direttiva sul distacco dei lavoratori (n. 30), sulla semplificazione delle regole per gli appalti pubblici e per i servizi di interesse generale (n. 17 e n. 25), sull'imprenditoria sociale (n. 36), sull'eliminazione degli ostacoli fiscali per i cittadini europei (n. 42) e sull'accesso ai servizi bancari di base (n. 40);

propone di istituire dei patti territoriali nel cui ambito, grazie a un approccio regionale flessibile, gli enti locali e regionali concentrerebbero gli interventi e i finanziamenti sull'attuazione della strategia Europa 2020 e delle iniziative faro. Occorre dedicare un'attenzione particolare ai progetti che promuovono l'innovazione sociale nelle regioni interessate e che producono il maggiore impatto sulla società. L'impiego dei patti territoriali, così come il loro contenuto, rientrano tra i criteri di assegnazione dei fondi dell'UE ai progetti.

Relatore

Jean-Louis DESTANS (FR/PSE), presidente del consiglio generale dell'Eure

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Verso un atto per il mercato unico

COM(2010) 608 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI GENERALI

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

si rallegra dell'iniziativa intrapresa dalla Commissione europea di sottoporre ad un ampio dibattito pubblico la proposta di un «atto per il mercato unico» fondato su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva e basato sull'esigenza di assicurare una vera adesione degli europei a questo progetto; ritiene che tale documento possa servire da tabella di marcia per la Commissione riguardo al fulcro delle politiche interne dell'Unione fino al 2014, e che il bilancio dell'attuale Commissione sarà giudicato alla luce dei risultati ottenuti in materia;

2.

condivide la constatazione, effettuata dalla Commissione sulla base delle conclusioni della relazione Monti, secondo cui vi è una disaffezione crescente e preoccupante dei cittadini dell'Unione europea nei confronti del mercato interno; afferma la necessità assoluta di porre rimedio a tale situazione attuando efficacemente il mercato unico, ma non come un obiettivo in sé, bensì come uno strumento che deve contribuire al conseguimento degli obiettivi stabiliti dal Trattato di Lisbona;

3.

conferma l'opinione della Commissione secondo cui il mercato interno deve consentire all'UE di cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione, aprire nuove frontiere della conoscenza e dell'innovazione basate sull'economia digitale, permettere una crescita sostenibile al fine di creare la piena occupazione e promuovere il benessere sociale;

4.

approva pertanto l'iniziativa della Commissione, basata su un approccio globale per il mercato unico che va oltre il semplice obiettivo di colmarne le lacune;

5.

esorta a rimuovere gli ostacoli al mercato unico digitale. Occorre agire al più presto per creare un mercato su scala europea, in crescita, efficace e vitale, per la produzione e la diffusione legali di contenuti digitali e di servizi on-line. Ciò consentirà la creazione di nuove imprese globalizzate, il consolidamento di quelle esistenti e, di conseguenza, un rapido aumento dei posti di lavoro europei basati sulla cultura e sulla conoscenza, come pure una crescente partecipazione delle imprese europee al mercato globale dei contenuti e dei servizi digitali;

6.

sostiene l'approccio della Commissione che, per riequilibrare il mercato unico, propone di basarsi su tre assi: uno economico, inteso a sostenere la crescita delle imprese; uno sociale, inteso a ritrovare la fiducia dei cittadini dell'UE, e un terzo relativo al miglioramento della governance;

7.

esprime vivo rammarico, tuttavia, poiché i tre assi restano nel complesso squilibrati per quanto riguarda il numero delle misure proposte, la loro natura, la precisione del loro contenuto ma anche lo stato di avanzamento della loro attuazione; chiede alla Commissione di descrivere con maggiore precisione le proposte relative al secondo e terzo asse, in particolare fornendo delle indicazioni in merito a proposte legislative, così da assicurare lo stesso grado di precisione delle proposte del primo asse;

8.

afferma la necessità di un'articolazione strutturale tra l'atto per il mercato unico e la strategia Europa 2020. Infatti, l'atto per il mercato unico non ha lo status di piattaforma conferito invece alla strategia Europa 2020 ed è considerato dalla Commissione soltanto come una «leva» di tale strategia, alla stregua della politica commerciale o del sostegno finanziario generale dell'Unione. Inoltre, si constata con rammarico che le priorità di crescita per le imprese (crescita «forte, sostenibile ed equa») non corrispondono alle priorità di crescita della strategia Europa 2020;

9.

raccomanda alla Commissione di dare attuazione, nel quadro dell'atto per il mercato unico, a tutti i progressi apportati dal Trattato di Lisbona, che possono contribuire a ripristinare la fiducia dei cittadini dell'UE nel mercato unico, in particolare l'articolo 3 TUE che fissa nuovi obiettivi sociali per l'Unione riguardanti la lotta all'esclusione sociale e alle discriminazioni, la promozione della giustizia e della protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore, la Carta dei diritti fondamentali, l'applicazione della «clausola sociale orizzontale» nonché l'accesso universale ai servizi essenziali per i cittadini dell'Unione sul loro territorio (articolo 14 TFUE e protocollo 26).

Una crescita forte, sostenibile ed equa con le imprese

10.

è convinto che il mercato unico possa funzionare bene soltanto se si garantisce la competitività delle imprese e la creazione di vantaggi sociali per i cittadini dell'UE;

11.

esprime rammarico poiché la parte della comunicazione dedicata alla crescita delle imprese sembra tenere conto esclusivamente delle imprese private, mentre il rilancio del mercato unico è di capitale importanza anche per l'economia sociale. Nel quadro delle misure previste occorre prendere in considerazione sia le situazioni particolari degli enti regionali e locali sia le condizioni che permettono lo sviluppo delle imprese comunali locali;

12.

fa rilevare che i servizi costituiscono un settore essenziale per la ripresa economica dell'UE: tale settore rappresenta infatti oltre il 70 % dei posti di lavoro e della creazione netta di occupazione nel mercato unico;

13.

sottolinea che la direttiva sui servizi è una delle azioni tese a realizzare il mercato unico, ma segnala che la sua attuazione sta incontrando delle difficoltà in diversi Stati membri; chiede quindi alla Commissione di portare avanti il processo di valutazione reciproca associando strettamente gli enti locali e regionali, che sono organizzatori e fornitori di servizi fondamentali, prima di elaborare qualsiasi nuova misura legislativa in tale ambito;

14.

rammenta il ruolo degli enti e delle camere locali e regionali nella realizzazione degli «sportelli unici», che sono un elemento essenziale della direttiva sui servizi e consentono ai fornitori di ottenere tutte le informazioni pertinenti e di effettuare tutte le procedure da un unico punto di accesso;

15.

chiede alla Commissione di effettuare, in via prioritaria, un esame approfondito delle conseguenze derivanti dalla liberalizzazione dei servizi, in termini di qualità del servizio e di posti di lavoro, di sicurezza sul luogo di lavoro, di livello di qualifiche del personale, di prezzi, di coesione territoriale e accessibilità, e di proporre un piano d'azione basato sulle conclusioni di tale esame alla luce degli obiettivi della strategia Europa 2020;

16.

sostiene la proposta della Commissione di introdurre uno statuto della fondazione europea, tenuto conto del ruolo specifico svolto dalle fondazioni nella creazione efficace di un'economia sociale di mercato fortemente competitiva;

17.

accoglie con favore l'impegno della Commissione a tenere particolarmente conto delle esigenze delle PMI, che sono il motore della crescita e della creazione di posti di lavoro, come pure della diversificazione dell'occupazione; esorta tuttavia la Commissione a rafforzare gli strumenti tesi a incentivare la creazione di nuove imprese, specialmente quelle innovative e a base tecnologica, e a finanziare le PMI, facendo sì che il meccanismo di garanzia previsto nel programma quadro per l'innovazione e la competitività sia mantenuto anche dopo l'attuale periodo di finanziamento;

18.

insiste affinché l'obiettivo di ridurre gli oneri burocratici non vada a vantaggio soltanto delle imprese ma anche degli enti locali e regionali; chiede alla Commissione di tenere pienamente conto di questo obiettivo nell'elaborazione delle sue proposte legislative, in particolare per quanto riguarda i servizi di interesse economico generale (SIEG) nonché le procedure per gli appalti pubblici e le concessioni, conformemente ai principi di libera amministrazione degli enti locali, proporzionalità e sussidiarietà; rimanda, per proposte relative alla semplificazione amministrativa delle procedure di appalto, alla risposta data al Libro verde della Commissione sulla modernizzazione della politica dell'UE in materia di appalti pubblici;

19.

si congratula con la Commissione per le iniziative avviate nel campo del miglioramento della regolamentazione e della riduzione degli oneri burocratici che gravano sulle imprese, in particolare tramite i lavori del gruppo ad alto livello presieduto da Stoiber al quale il CdR è stato associato. Osserva tuttavia che una migliore regolamentazione non significa necessariamente deregolamentazione e che questi lavori non devono sostituirsi al processo democratico;

20.

chiede che la valutazione dello Small Business Act (SBA) sia condotta associando strettamente i soggetti economici, le parti sociali e gli enti locali e regionali, in modo da poter evidenziare le migliori pratiche messe a punto a livello locale e regionale; raccomanda di elaborare, con il sostegno di tali soggetti, una tabella di marcia globale, corredata di un calendario preciso e di risorse da mobilitare per garantire un'attuazione efficace dello SBA, nonostante il suo carattere giuridico non vincolante, in linea con gli obiettivi della strategia Europa 2020; sottolinea l'importanza di adottare uno statuto di società privata europea per integrare concretamente le PMI nel mercato interno;

21.

esorta la Commissione a proseguire con decisione nel settore della fiscalità dell'UE, elemento fondamentale per adottare un approccio globale al mercato unico e portare avanti la costruzione europea, in particolare chiarendo il quadro applicabile in materia di IVA e proponendo la creazione di una base imponibile comune per le società (ACCIS) al fine di semplificare la vita delle imprese; si compiace quindi del fatto che la Commissione intenda presentare una proposta in materia nel secondo semestre del 2011;

22.

è d'accordo con la Commissione sul fatto che la tutela dei diritti di proprietà intellettuale è un elemento essenziale per il corretto funzionamento del mercato unico. Un'efficace protezione della proprietà intellettuale stimola l'innovazione e la creatività, la competitività e la creazione di posti di lavoro; invita quindi la Commissione a presentare una strategia globale in materia di proprietà intellettuale atta a garantire la massima diffusione delle opere e delle conoscenze, nel rispetto dei legittimi diritti dei creatori. In questo contesto sarebbe interessante esaminare modelli come Creative Commons, con il suo sistema di licenze, che sta prendendo sempre più piede nel mondo digitale e creativo;

23.

sostiene la proposta, presentata dalla Commissione nel dicembre 2010, che apre la via ad una «cooperazione rafforzata» tra il maggior numero possibile di Stati membri al fine di creare un brevetto unitario nell'UE. Tale sistema unificato di protezione consentirebbe agli Stati membri che vi aderiscono di creare un brevetto comune, ottenibile con un'unica domanda e valido in tutti gli Stati partecipanti; si compiace quindi della decisione del Consiglio del 10 marzo 2011 che autorizza l'avvio di una cooperazione rafforzata in questo campo;

24.

sottolinea l'importanza di istituire progressivamente un mercato unico verde per tecnologie, servizi e prodotti emergenti rispettosi dell'ambiente e a basse emissioni di carbonio mettendo a punto, a livello UE, delle norme per le emissioni di carbonio; insiste sul fatto che norme precise e un'etichettatura chiara per i prodotti efficienti sotto il profilo energetico devono progressivamente diventare obbligatorie in tutta l'Unione. Nel quadro dell'elaborazione di queste norme europee occorre tenere conto dell'aumento dei costi che esse potrebbero comportare per le PMI;

25.

raccomanda che le proposte della Commissione in materia di trasporti, in particolare il prossimo Libro bianco sulla politica dei trasporti, non si limitino ad eliminare i rimanenti ostacoli tra i modi e i sistemi di trasporto nazionali. Esse dovranno comprendere anche un obiettivo ambientale, la questione dell'accessibilità e del collegamento in rete dell'intero territorio, riservando una speciale attenzione alla situazione delle aree più periferiche, il cui collegamento con gli assi centrali europei e l'interoperabilità ed integrazione delle cui reti nella rete europea sono fondamentali per la creazione di un mercato unico reale ed efficace. Occorre in particolare promuovere le innovazioni più recenti in materia di trasporti intelligenti che sfruttano la tecnologia digitale e i relativi progetti pilota, nonché la loro utilizzazione su vasta scala in funzione dei risultati;

26.

sottolinea che le infrastrutture transeuropee continuano, il più delle volte, ad essere il risultato di politiche e programmi di acquisizione di attrezzature portati avanti dagli Stati membri in ambito nazionale e dunque restano eccessivamente limitate dal loro riferimento all'ambito geografico nazionale;

27.

ritiene fondamentale poter emettere obbligazioni europee per i progetti (project bonds), con l'obiettivo di finanziare progetti di grandi dimensioni che abbiano ricadute economiche a medio o lungo termine. Questo meccanismo potrebbe aumentare la visibilità degli interventi dell'UE, ma soprattutto la loro efficacia. Inoltre, esso eserciterebbe un importante effetto leva per favorire la dinamica del mercato interno e contribuire al rafforzamento della coesione territoriale;

28.

sottolinea tuttavia che le obbligazioni europee per i progetti (project bonds) non dovranno sostituirsi ai fondi strutturali, bensì avere una funzione ad essi complementare;

29.

chiede alla Commissione di presentare tempestivamente delle proposte relative alla realizzazione di reti interconnesse di distribuzione di energia che coprano tutto il territorio UE, per garantire in tal modo un approvvigionamento energetico sicuro a tutti i cittadini dell'Unione; sarebbe auspicabile che in tali proposte si tenesse conto delle regioni dell'UE geograficamente svantaggiate, come quelle insulari o montane;

30.

chiede che venga esaminata in modo più approfondito l'idea di emettere delle obbligazioni europee (Euro-bonds) che, tramite la messa in comune di una parte del debito pubblico, consentirebbero a tutti gli Stati membri della zona euro di beneficiare di tassi di interesse vicini a quelli concessi agli attuali «primi della classe», limiterebbero la speculazione nei confronti dei titoli obbligazionari nazionali e determinerebbero un salto di qualità nel coordinamento delle politiche di bilancio;

31.

ritiene che le proposte relative al commercio elettronico e all'aggiudicazione on-line degli appalti pubblici debbano comprendere la questione dell'accesso all'alta e altissima velocità e quella del finanziamento delle infrastrutture sull'intero territorio dell'Unione, prestando grande attenzione soprattutto alla copertura delle regioni geograficamente svantaggiate, il cui sviluppo economico dovrebbe trarre particolare beneficio dallo sviluppo di queste reti;

32.

rammenta che la cooperazione tra enti locali e regionali presenta grandi potenzialità di efficacia a vantaggio dei cittadini; chiede alla Commissione che la cooperazione amministrativa tra enti territoriali, nel rispetto dei principi del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, venga considerata come una decisione di tipo organizzativo interna ad uno Stato e non sia quindi sottoposta alle normative sugli appalti pubblici;

33.

afferma che le disposizioni UE sugli appalti pubblici rivestono grande importanza in particolare per gli enti locali e regionali; deplora che, nella comunicazione interpretativa sugli appalti pubblici inferiori alla soglia, la Commissione dimostri scarsa sensibilità agli interessi degli enti regionali e locali in questo campo; raccomanda che, nel quadro dei futuri dibattiti su questo tema, vengano trovate delle soluzioni che garantiscano la certezza giuridica nell'interesse degli enti territoriali, nonché la massima trasparenza e semplificazione delle procedure di selezione e aggiudicazione, soprattutto nel caso in cui le amministrazioni aggiudicatrici intendano avvalersi della facoltà di limitare il numero di candidati invitati a presentare un'offerta;

34.

reputa necessario rafforzare la dimensione esterna del mercato unico, sulla base del principio di reciprocità, per poterne fare il «campo base» di fronte alla globalizzazione e preparare le imprese alla concorrenza internazionale; a questo proposito sostiene ogni iniziativa della Commissione volta ad allineare le norme internazionali alle norme UE, in particolare quelle in campo sociale e ambientale, altrimenti queste ultime potrebbero essere percepite come un freno alla competitività dell'economia dell'UE;

35.

chiede che nel diritto UE vengano trasposti gli impegni di accesso ai mercati sottoscritti dall'Unione nel quadro dell'Accordo OMC sugli appalti pubblici. Questa trasposizione offrirebbe una chiarezza e una certezza giuridica indispensabili alle amministrazioni aggiudicatrici;

36.

rammenta che il mercato unico offre delle potenzialità in termini di occupazione, crescita e competitività, in particolare nell'ambito degli scambi di servizi, e che, per sfruttarle pienamente, occorre adottare forti politiche strutturali di accompagnamento. Insiste con forza affinché tale dimensione venga rapidamente inserita nell'atto per il rilancio del mercato unico, sulla base di una politica di coesione rafforzata, che è anch'essa una politica di sostegno alla competitività dell'UE. Tale politica è infatti il corollario indispensabile del mercato unico, lo strumento di convergenza verso l'alto dei livelli di vita e uno strumento essenziale per articolare le strategie di sviluppo dei territori con le priorità politiche europee definite nella strategia Europa 2020;

37.

sottolinea l'importanza dell'industria per l'economia dell'UE, che da sola garantisce l'85 % degli investimenti nelle attività di R&S delle imprese e rappresenta il motore principale della domanda di servizi; chiede alla Commissione di dare maggiore risalto a questo aspetto nella proposta definitiva di un atto per il mercato unico e stabilire un adeguato collegamento con l'iniziativa faro «Una politica industriale per l'era della globalizzazione»;

38.

osserva inoltre che anche la politica di concorrenza svolge un ruolo determinante per la capacità delle imprese dell'UE di fare fronte alle sfide poste dalla globalizzazione, per quanto riguarda, ad esempio, le fusioni e le concentrazioni, la cooperazione tra imprese, il trasferimento di know-how e di tecnologia, gli aiuti all'esportazione e all'innovazione o, ancora, gli oneri burocratici e amministrativi che gravano su tutte le PMI; deplora l'assenza, nella comunicazione, di ogni riferimento alla politica di concorrenza e di ogni collegamento tra gli obiettivi di tale politica e l'atto per il mercato unico; insiste sulla necessità di mettere la politica di concorrenza al servizio di un'economia sociale di mercato fortemente competitiva;

39.

ritiene che i vantaggi del mercato interno non siano distribuiti in modo omogeneo tra le diverse regioni europee: ne sono un esempio le regioni ultraperiferiche che, a causa dei gravi vincoli di cui risentono, devono far fronte a difficoltà maggiori nell'accedere a detti vantaggi; sostiene pertanto una elaborazione modulata delle politiche europee riguardanti il mercato interno, sulla base dell'articolo 349 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare per quanto riguarda la fornitura dei servizi di interesse generale e una più chiara definizione del quadro applicabile in materia di IVA.

Gli europei nel cuore del mercato unico

40.

esprime rammarico per il fatto che questo asse della comunicazione non sia sufficientemente incentrato sulle preoccupazioni quotidiane dei cittadini dell'UE nei loro territori (occupazione, alloggio, istruzione, sanità, trasporti, ecc.) e deplora che la Commissione non sfrutti tutti i progressi realizzati grazie al Trattato di Lisbona;

41.

ritiene che il modello europeo, soprattutto nella sua dimensione sociale, rappresenti una fonte di competitività nel lungo periodo: poter disporre di lavoratori qualificati, motivati e in buona salute, nonché di imprenditori, di datori di lavoro e di ricercatori, sarà sempre più la chiave di una competitività duratura fondata sull'innovazione e la qualità;

42.

riconosce l'importanza essenziale dell'istruzione e delle qualifiche per la creazione di imprese capaci di generare crescita, posti di lavoro e integrazione sociale, fattori che sono presupposti per la riuscita del mercato unico;

43.

sostiene la proposta di definire un quadro di qualità per i tirocini, che possono costituire un elemento determinante per l'inserimento professionale dei giovani e la loro mobilità in Europa. Tale quadro, messo a punto con il sostegno delle parti sociali, dovrebbe prevedere una soglia minima di diritti e doveri relativi alle condizioni di lavoro e alla previdenza sociale, nonché contenere delle disposizioni in materia di retribuzione, o altre forme di compensazione, dei tirocinanti, modulabili in funzione dei redditi nei rispettivi Stati membri;

44.

giudica indispensabile favorire le «passerelle» e il riconoscimento dei diplomi tra gli Stati membri senza per questo evolvere verso un modello di istruzione europeo unificato; è tuttavia dell'avviso che l'obiettivo della Commissione di aggiornare la direttiva sulle qualifiche professionali (2005/36/CE) vada realizzato solo a seguito di una valutazione motivata del sistema attuale. L'obiettivo deve essere quello di semplificare le regole vigenti e integrare maggiormente le professioni all'interno del mercato unico;

45.

ricorda in tale contesto che la concorrenza globale e l'orientamento verso un'economia della conoscenza e dei servizi comportano nuove sfide sul piano dello sviluppo delle qualifiche e dell'istruzione. Bisogna evitare di creare una nuova fascia di «lavoratori poveri» poco qualificati e sottopagati. I servizi sociali dovranno quindi privilegiare l'assistenza a questo tipo di persone attraverso l'istruzione, la formazione, retribuzioni e condizioni di lavoro dignitose per tutti e misure volte ad aumentare la mobilità sociale;

46.

sottolinea l'assoluta necessità di tenere conto della specificità delle funzioni del servizio pubblico. La priorità data ai SIEG, compresi i servizi sociali, in quanto beni pubblici, costituisce un punto di forza per la riuscita di un'economia sociale di mercato fortemente competitiva. Rammenta che gli enti regionali e locali svolgono un ruolo strategico nella promozione della crescita dell'Europa, soprattutto per via della funzione del settore pubblico infranazionale, che rappresenta il 17,2 % del PIL dell'Unione e investimenti per 221 miliardi di euro; lo sviluppo di tali enti deve quindi essere sostenuto dall'UE;

47.

rammenta che il Protocollo sui servizi di interesse generale e l'articolo 14 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea riconoscono al tempo stesso la specificità e la diversità di questi servizi, compresi i servizi sociali di interesse generale (SSIG), e la competenza prioritaria degli Stati membri per quanto riguarda la loro prestazione, esecuzione ed organizzazione; sottolinea tuttavia che l'ampio margine di manovra di cui gli enti regionali e locali devono poter disporre in conformità del Trattato di Lisbona richiede, per venire effettivamente attuato, una base giuridica di diritto derivato che definisca le interazioni con altre politiche europee. Deplora pertanto che la Commissione non abbia ancora adottato iniziative in tal senso in base all'articolo 14 del TFUE, lasciando che sia la Corte di giustizia dell'Unione europea a pronunciarsi su questioni che meriterebbero invece un chiarimento da parte del legislatore, conformemente al principio di responsabilità democratica;

48.

fa notare che il diritto dell'UE influenza in vari modi i sistemi di protezione sociale nazionali. In particolare, è stato osservato in passato che l'UE interveniva in misura considerevole, tramite le disposizioni giuridiche in materia di appalti pubblici, concorrenza e aiuti di Stato, nell'organizzazione dei servizi comunali di interesse generale, senza che fosse garantita una vera certezza giuridica per i fornitori e i beneficiari di tali servizi;

49.

rammenta che il 3o Forum sui servizi sociali di interesse generale (SSIG), organizzato dalla presidenza belga dell'UE, ha presentato 25 proposte concrete di adeguamento del diritto UE alle specificità organizzative e di finanziamento di tali SSIG, in particolare in materia di controllo degli aiuti di Stato e di modalità di contrattualizzazione; raccomanda alla Commissione di far proprie tali proposte, soprattutto nel quadro della revisione del pacchetto Monti-Kroes e in vista di una semplificazione del diritto UE pertinente, tenendo conto del carattere essenzialmente locale di tali servizi e dell'elevata densità del tessuto dei soggetti incaricati di promuoverli localmente e verso le popolazioni locali;

50.

deplora che nell'atto per il mercato unico non figuri alcun riferimento allo statuto europeo delle associazioni, che pure sono soggetti sociali ed economici essenziali, in particolare nel settore dei servizi sociali d'interesse generale;

51.

sottolinea che, ai sensi della giurisprudenza della Corte di giustizia dell'UE, le concessioni di servizi non rientrano nel campo di applicazione delle direttive relative all'aggiudicazione degli appalti pubblici, ma devono rispettare i principi generali stabiliti dal Trattato sul funzionamento dell'UE (divieto di ogni discriminazione, principio di parità di trattamento e trasparenza). Le amministrazioni aggiudicatrici pubbliche hanno quindi il diritto di garantire la prestazione di servizi mediante una concessione qualora esse reputino che si tratti del modo migliore per assicurare il servizio di interesse generale in oggetto e che il rischio legato alla gestione - pur se molto ridotto - sia interamente trasferito (1). Ritiene quindi che questa giurisprudenza offra la base necessaria per un consolidamento legislativo inteso al mantenimento dello statu quo, e si oppone ad una procedura unica di aggiudicazione di tali concessioni che ostacolerebbe la libertà di organizzazione e amministrazione degli enti locali, in particolare imponendo il rispetto del requisito UE di un'adeguata pubblicità preliminare;

52.

ritiene che la libera circolazione dei lavoratori e dei servizi non debba dare luogo a fenomeni di dumping sociale. Le quattro libertà del mercato unico devono essere conciliate con la clausola sociale orizzontale introdotta dal Trattato di Lisbona (articolo 9 TFUE);

53.

chiede alla Commissione di effettuare senza indugio, in applicazione dell'articolo 9 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e conformemente alla proposta n. 29 dell'atto per il mercato unico, un'analisi preliminare e approfondita dell'impatto sociale di tutte le proposte legislative sul mercato unico e dichiara la propria disponibilità ad assistere la Commissione contribuendo con la propria esperienza territoriale a queste analisi di impatto, in particolare mobilitando la piattaforma di monitoraggio Europa 2020 e la rete di controllo della sussidiarietà;

54.

osserva che attualmente l'interpretazione e l'attuazione della direttiva sul distacco dei lavoratori appaiono problematiche alla luce del rispetto dei diritti fondamentali e del principio della libera circolazione dei lavoratori; si rallegra che i servizi della Commissione abbiano costituito, insieme agli Stati membri e alle parti sociali in qualità di osservatori, un gruppo di esperti ad alto livello sull'attuazione della direttiva incaricato di esaminare le difficoltà che si osservano oggi in questo campo; ritiene che la revisione della direttiva dovrà tenere conto delle conclusioni formulate da tale gruppo di esperti ad alto livello e permettere di definire chiaramente il livello di protezione giudicato adeguato nonché il margine di manovra che occorre lasciare alle parti sociali e agli Stati membri nel caso della mobilità temporanea dei lavoratori.

Gli strumenti di una buona governance del mercato unico

55.

deplora vivamente lo sfasamento tra l'obiettivo dichiarato di buona governance e le misure proposte. È evidente che un lavoro globale inteso a consolidare il mercato interno deve tenere conto delle relazioni con il livello regionale e locale e non concentrarsi principalmente sulle relazioni tra le amministrazioni nazionali e dell'UE;

56.

sottolinea che il ruolo degli enti locali e regionali in tale ambito è di due tipi: dati i loro poteri, competenze e politiche, essi svolgono innanzitutto un ruolo di primo piano nella realizzazione del mercato unico. Tali enti, infatti, agiscono al livello più vicino ai cittadini dell'UE tramite i diversi servizi alla popolazione che assicurano, e sono quindi in grado di individuare le incomprensioni suscitate dal mercato unico e di farsi portavoce delle aspettative dei cittadini. Gli enti locali e regionali non devono pertanto essere considerati unicamente come cinghia di trasmissione «discendente» del mercato unico (attuazione del mercato unico), bensì devono fungere anche da cinghia di trasmissione «ascendente» (trasmettere le aspettative dei cittadini ai livelli più alti) per contribuire a definire il «punto di equilibrio» del mercato unico e garantire l'adesione dei cittadini a tale progetto. Queste considerazioni, che valgono per la definizione della strategia globale di rilancio del mercato unico, dovranno essere applicate anche in occasione dell'ulteriore esame di ciascuna delle 50 proposte che la Commissione si è impegnata a presentare;

57.

ritiene che l'articolazione dell'atto per il mercato unico costituisca, data la molteplicità dei soggetti di diversi livelli di governo coinvolti e la diversità degli strumenti regolatori, uno spazio politico idoneo ad un'effettiva attuazione dei principi della governance multilivello;

58.

approva l'intenzione della Commissione europea di estendere il processo di valutazione reciproca della direttiva sui servizi ad altre normative chiave del mercato unico, precisando che, per essere efficace, tale processo deve essere sistematicamente allargato alle parti interessate, compresi gli enti locali e regionali per i settori di loro competenza, in modo da diventare un processo multilaterale; raccomanda che tale processo sia esteso in priorità ad ogni iniziativa della Commissione riguardante gli appalti pubblici, le concessioni di servizi, i servizi di interesse generale, l'attuazione effettiva della Carta dei diritti fondamentali e la mobilità dei lavoratori;

59.

propone l'organizzazione di forum territoriali del mercato interno incentrati sui bisogni fondamentali degli europei e sulle condizioni di accesso, sul loro territorio, ai servizi che li interessano più direttamente: occupazione, formazione, alloggio, istruzione, trasporti, sanità, ecc.;

60.

ritiene che i gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT) si prestino in modo particolare alla sperimentazione transfrontaliera di pratiche innovative in materia di mercato interno e di soddisfazione delle esigenze di base dei cittadini europei;

61.

rammenta che gli strumenti informali di risoluzione delle controversie, in particolare la rete Solvit, non sono ancora sufficientemente conosciuti dalle imprese e dai cittadini. Occorre quindi lanciare una campagna di comunicazione strutturata per fare conoscere alle PMI e ai cittadini questi meccanismi e le soluzioni extragiudiziali che essi offrono e, al tempo stesso, dotarli di risorse e personale supplementari;

62.

invita tutti gli enti locali e regionali ad iscriversi al sistema di informazione del mercato interno che contribuisce al corretto funzionamento di quest'ultimo offrendo uno spazio di collaborazione e di scambio tra enti dei diversi Stati membri, e incoraggia la Commissione ad estendere le applicazioni di tale sistema al di là della direttiva sui servizi e della direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali.

II.   CONCLUSIONI

Verso un patto per affrontare le principali sfide del nostro tempo

63.

ritiene che la natura strategica delle sfide attuali imponga di andare oltre le proposte della Commissione e, come suggerito da Mario Monti nella relazione al Presidente Barroso, di concludere un vero patto tra tutte le istituzioni UE, gli Stati membri, gli enti territoriali, i cittadini europei e le imprese al fine di realizzare insieme un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che è l'unica in grado di fornire risposte sostenibili;

64.

propone che tale patto venga concluso sulla base dei principi di equilibrio, stabiliti dai Trattati, tra l'esercizio effettivo delle libertà fondamentali del mercato unico, la garanzia dei diritti fondamentali degli europei, il rispetto dei principi di coesione e solidarietà tra i popoli europei e il corretto svolgimento delle funzioni assegnate dalle autorità pubbliche, compresi gli enti territoriali, ai servizi di interesse generale garantendo a tutti l'accesso ai servizi essenziali;

65.

ritiene che questo patto dovrà essere comprensibile agli europei e alle PMI e che, a tal fine, la Commissione dovrà definire, nel suo pacchetto di 50 proposte, un numero limitato di azioni faro che siano più visibili per i cittadini e le PMI, in particolare in termini di effetti concreti sulle loro condizioni quotidiane di vita e lavoro, sul loro territorio di vita e di attività;

66.

propone che queste azioni faro formino oggetto di un seguito specifico in termini di attuazione e di impatto reale sulla vita degli europei e delle PMI, come pure di una campagna di comunicazione rivolta al grande pubblico e intesa a rendere comprensibile il patto e i suoi assi principali di attuazione;

67.

raccomanda alla Commissione di conferire maggiore leggibilità, in particolare, all'obiettivo di «ritrovare la fiducia degli europei», raggruppando all'interno di un primo pacchetto di misure tutte le proposte relative all'accesso ai servizi essenziali, che costituisce una delle preoccupazioni quotidiane dei cittadini, sulla base dei progressi compiuti grazie al Trattato di Lisbona; raccomanda quindi che questo primo pacchetto di misure comprenda le proposte sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'UE (n. 29), sulla riforma dei sistemi di riconoscimento delle qualifiche professionali e la creazione di un «passaporto europeo delle competenze» (n. 33 e n. 35), sul miglioramento della direttiva sul distacco dei lavoratori (n. 30), sulla semplificazione delle regole per gli appalti pubblici e per i servizi di interesse generale (n. 17 e n. 25), sull'imprenditoria sociale (n. 36), sull'eliminazione degli ostacoli fiscali per i cittadini europei (n. 42) e sull'accesso ai servizi bancari di base (n. 40);

68.

propone di istituire, accanto al patto applicabile a tutte le parti descritto più sopra, dei patti territoriali nel cui ambito, grazie a un approccio regionale flessibile, gli enti locali e regionali concentrerebbero gli interventi e i finanziamenti sull'attuazione della strategia Europa 2020 e delle iniziative faro. Occorre dedicare un'attenzione particolare ai progetti che promuovono l'innovazione sociale nelle regioni interessate e che producono il maggiore impatto sulla società. L'impiego e il contenuto dei patti territoriali rientrano tra i criteri di assegnazione dei fondi dell'UE ai progetti;

69.

ritiene che la Commissione, in virtù dell'articolo 349 del TFUE, dovrebbe condurre una riflessione complementare e realistica che tenga conto degli svantaggi e delle difficoltà cui devono far fronte le regioni ultraperiferiche per partecipare e cercare di beneficiare dei vantaggi offerti dal mercato unico europeo, oltre che per poter realizzare gli obiettivi fissati dalla strategia Europa 2020.

Bruxelles, 1o aprile 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  Sentenza del 10 settembre 2009, causa C-206/08, punti da 72 a 75.


Top